Cristina Marinelli, Hide and Seek, Fusion Art

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Cristina Marinelli, Hide and Seek, Fusion Art
Cristina Marinelli, Hide and Seek, Fusion Art Gallery, 8 dicembre 2015, Torino
Nessun significato può essere trasmesso se non gli si dà una forma
(G. Kubler, La forma del tempo)
Qualsiasi opera d’arte provoca sensazioni e inquietudini in chi la osserva, indipendentemente
dal medium adottato dall’artista. Questi, in ogni caso, carica di significato la forma espressiva
prescelta, tanto in un dipinto quanto in un’azione. La performance art spesso esula dal
sistema dell’arte, basato sulla produzione, esposizione e commercializzazione di “cose”, ma
non prescinde dall’enunciazione visiva, e soprattutto esperienziale, di un messaggio, non
necessariamente univoco.
La performance art, imprevedibile, interattiva, composita e interdisciplinare, per sua natura
sfugge a ogni definizione.
Manuela Macco e Guido Salvini, curatori e ideatori del tpa, sono prima di tutto artisti.
Entrambi in occasione di hide and seek presentano una video-performance che riflette sul
senso dell’arte.
Guido Salvini con Temporary landscape indaga il ruolo dell’artista nella società
contemporanea attraverso un’azione provocatoria. Un quadro, che a uno sguardo più attento
si rivela un semplice objet trouvé, designato come protagonista della performance proprio per
la banalità estetica del paesaggio raffigurato, è al centro dell'operazione. Questa, ponendo in
evidenza il fattore spazio-temporale, analizza, mettendoli in discussione, i paradigmi del
sistema dell’arte, sottolineandone la natura labile ed effimera.
Una riflessione sul processo creativo e sulle sue dinamiche, invece, viene compiuta da
Manuela Macco con A rebours, realizzata nel 2013 durante la residenza in Svizzera al Centre
Artistique Ferme Asile di Sion. Un’azione che prende le mosse dalla contrapposizione tra
Pensiero e Natura, esplicitata attraverso un percorso impervio. L’artista, nascosta in una
scatola che le occlude la vista, procede incerta e con un equilibrio precario lungo la riva del
Rodano. Manuela Macco dà forma al processo creativo nell’incontro con il fiume,
affiancandone il flusso delle acque ma muovendosi nella direzione opposta.