Numero 1/07 Il blog magazine del network Blogo.it

Transcript

Numero 1/07 Il blog magazine del network Blogo.it
Numero 1/07
QUANTO È NEUTRALE LA RETE?
MONDI PARALLELI SU SKYPE
DA PULPFICTION A LUXURIAMUSIC
SLAM POETRY
501st Legion members line
up for 2007 Rose Parade
practice.
Photo by Bonnie Burton
for starwars.com
RETROSFERA
PINUP ON FLICKR
L’INDIE PORN DI ZAK SMITH
Il blog magazine del network Blogo.it
INBOX
LA POSTA
Anche questo mese apriamo la cartella della posta
in arrivo solo per spirito di indagine scientifica:
cosa non è impossibile per una mente umana
lasciata libera davanti al monitor, in un ambiente
virtuale come il nostro?
Vogliamo capire e capirci: se
nostri concittadini ci scrivono
cose di questo genere, un motivo
ci deve essere. Stop alle viete paginate fruste di inchiostro: l’Italia
è nella posta dei lettori di Blogo!
Terex, idolatrato da Filippo di
Autoblog per la sconclusionataggine assoluta, ci scrive:
“ho gli occhi verdi piu belli del
pianeta,se ch qualche ricca ereditiera
che li vuole vedere contattami”.
Caro lettore, servizi da mezzana
noi non ne facciamo, però ci puoi
mandare una cartolina dalla tua
suite matrimoniale quando sei a
Dubai, abbiamo già messo in white list la tua mail [email protected]
Gabriele segnala da Cineblog
un’altra storia di anime gemelle,
questa volta una coppia persa
nel solito sogno celebre. Siamo
umidi e tumidi per questo tipo
di storie, sesso tra 3 donne di cui
2 nemmeno lesbiche... Ragazze
che la sanno lunga, in bilico tra
porno e soap opera. Le amate
anche a voi?
““Noi siamo 2 mitiche fun di
Anne Hathaway ora direte anche
noi lo siamo ma il problema e che
se ci conoscereste direste che siamo
pazze…amiamo le sue labbra…vorremmo morderle è la ragazza più
bella dell’universo!!! x precisare non
siamo mica lesbiche assolutamente vi
chiediamo una sola cosa
noi possiamo andare sulserio al treno
dei desideri da antonella clerici vi
supplichiamo fate arrivare questo
Permalink n.1 Febbraio 2007
messaggio ad anne hathaway x
favore rischiamo di morire…. traducetegli tutto x favore x favore x favore
noi siamo sulserio pazze di lei siamo
di palermo ( sicilia ) grazie se farete
questo x noi
cioè di tradurre a lei tutto vi baceremo pure i piedi vi adoriamo By
carolina e gabriela errols””.
Sempre dalla Sicilia arriva anche
il messaggio disperato di Daniele, in arte Johnvite, che segna
in maniera indelebile il post
“Johnny Depp e il fascino delle
Barbie”.
“ciao.io sn un ragazzo di 14 anni
abito a palermo.da ormai tre anni
o quattro sto impazzendo voglio conoscere johnny.vabbene tanto questa
e-mail non la leggere nessuno cmq
se mi potete fare sapere il numero di
casa sua ve ne sarò molto grato. Ps: io
so il prefisso della sua casa in francia
0033 e basta perfavore aiutatemi
ciao”
Il paese reale urla di amore solitario
e un pò ignorante, ma non tutti
sono esibizionisti del grande teatro
virtuale.
Giampiero Binda
Caduto da piccolo nel
televisore di casa, oggi
cura con qualche sforzo
l’enorme community di
Blogo.
Su Fashionblog, con eleganza,
di amore se ne parla in maniera
sommessa, tra le quattro mura
di casa. Quasi all’antica, per noi
questa è poesia. Arrivederci, al
mese prossimo.
“CANNAVARO E’ MOLTO
BELLO.IN CAMERETTA HO LE
SUE FOTO E IO E UNA LA MIA
MIGLIORE AMICA DICIAMO
QUANTO E’ BELLO.”
SOMMARIO
Febbraio
07
QUESTO NUMERO
DI PERMALINK HA PRESO
IL VOLO:
SPAGO:
Eugenio, Francesco,
Giovanni
STECCATURA, FORME
E COLORI:
Dario Agosta.
Special guest Laura P. Palio
SCELTA DELLA COLLINA
MIGLIORE:
Graziano Nani, Valerio
Mattioli, Federico
Anastasi, Natalia De
Marco, Raimondo di
Pienaimprovvisa, Simone
Sbarbati
DANZA DEL VENTO:
Pigneto + Amsterdam
Crew, Fede, Francina,
Veronica, Muna, Letizia,
Andrea, Flavia, Laura,
Laura, Elena, Michela,
Francesca, Natalia, Luca,
Alessio, Luisella, Laura2,
Eliana, Irene, Giorgio,
Enzo, Ghigango, Dario,
Chiara
WWW.BLOGO.IT
WWW.PERMALINK.IT
4
War of words
Il gioco e le sue declinazioni ai tempi della neolingua
5 Retrosfera: Siberian Light
La nuova rubrica che scava negli angoli segreti della rete. Cominciamo da Est
7 La fine della Neutralità
La democrazia su internet è sotto tiro. Una distribuzione preferenziale dei contenuti ed una rete a due velocità sono il nuovo pericolo
11
Skype
La vita quotidiana ai tempi del software che doveva permetterci di telefonare gratis.
E che invece ci ha cambiato tutto
15 Miei stupendi compagni di viaggio
La Mauritania. Uno speciale di Travelblog nei mondi del Sahara occidentale
17 Luxuria Music
Da Pulp Fiction alla web radio. Incontro con i dj guru della musica lounge contemporanea
21 Slam Poetry, Verba Manent
Il fenomeno artistico che ha violato le barriere fra poeti e rapper. Incontro con gli autori
25
John Titor
Futurologia incredibile dell’uomo arrivato dal domani e atterrato nei forum di internet
28
Il
Recuperatore
Nuova rubrica per riportare alla luce la fantascienza migliore: quella del passato
29
Flickrismi
Appunti dalla comunità di fotoamatori più bella del mondo. Prendete ad esempio
un tag: “pin up”
31 Le 100 ragazze di Zak Smith
Pittore, punk e attore alt porno. Potevamo non interessarci a lui?
33 Racconto del mese
“Più pulito del vero” dalla penna di Luciano Pagano
34 Autoproduzioni: Revolver Lover
A caccia dei Pdf magazine del mondo. Quando lo stile è tutto on line
36
Oroscopo
Chi non crede è perduto
Permalink n.1 Febbraio 2007
WAR OF WORDS
I neologismi veri e propri, formati a
partire da giocare, sono ovviamente
interessanti soprattutto dall’inglese.
Considerando la parola playlist ormai
parte del vocabolario italiano, uno
dei primi neologismi in senso stretto
che ne sono derivati è “playlistismo”.
Il termine indicherebbe quel
particolare tipo di discriminazione
o spesso razzismo istituito in
base alle canzoni contenute nelle
playlist del proprio iPod. Fenomeno
particolarmente in voga quando
l’apparecchio in questione viene
nascostamente sottratto al titolare
(e spesso il primo elemento ad
essere sottoposto a ingiusta critica
è il colore dell’iPod sock (o calzino)
utilizzato), e le canzoni contenutevi
sono perlopiù di interpreti italiani
con molto successo in Spagna,
o interpreti spagnoli con molto
successo in Italia.
GIOCARE
Ovviamente, il neologismo in
questione ha fatto sì che gli iPod di
mezzo mondo, come in una sorta di
guerra preventiva, si popolassero di
brani di Peter, Bjorn and John che non
tutti ascoltano fino in fondo.
I soliti tremendi su UrbanDictionary.
com, nel partecipare alla definizione
del neologismo, aggiungono
pure “Be’, se qualcuno ha gusti
abbastanza cattivi da includere
Daniel O’Donnell nella propria
playlist, probabilmente se lo merita
[il playlistismo]”.
La definizione più rigorosa è tuttavia
su http://www.wordspy.com/words/
playlistism.asp
lcune parole, a
volte, vengono utilizzate
sotto altre forme,
perdendo il loro
significato iniziale, e diventando
improvvisamente - da comuni
e rassicuranti - quasi ricercate e
insopportabili. Il tutto è simile a
un neologismo, dal solo punto di
vista del significato, e molto, molto
più antipatico.
Una delle più abusate è il verbo
giocare. La maggior parte di noi
associa il termine “gioco” a ricordi
d’infanzia: giocare a pallone, giocare con le bambole, giocare con il
fratellino. I più ribelli, al massimo,
associano il termine al giocare
al dottore, o d’azzardo. Allora, il
termine acquisisce una valenza
sicuramente più misteriosa o pericolosa, ma non certo fastidiosa.
Eppure, ultimamente si usa sempre
di più la parola gioco in modo
assolutamente inedito, inappropriato e soprattutto irritante. A chi
non è mai capitato di entrare in
un ristorante super moderno, con
arredamenti ultra fichi e, dopo aver
dato un’occhiata a un menu dai
termini incomprensibili, chiedere
spiegazione sui piatti e sentirsi
rispondere - in tono annoiato - dal
proprietario: «Si, nei bigoli rossi
del Madagascar con salsa al porro e
amaretto, lo chef ha voluto giocare
con sapori diversi e accostamenti
inusuali, mentre il filetto d’osso
d’anatra al sapore di caffè è tutto
un gioco di finezze degustative».
Lo chef ha voluto giocare con i
sapori? È tutto un gioco di finezze
degustative? Ma dico io: dopo
che lui avrà giocato con i sapori e
finezze degustative, il mio stomaco
giocherà a flipper con me?
Ma non solo. Ci basterà entrare
in un qualsiasi negozio d’arredamento, o parlare al giovane pittore
super quotato; o più semplicemente accendere un qualsiasi
canale satellitare che si occupa di
ultime tendenze in fatto di moda
o arte, per sentire espressioni
Permalink n.1 Febbraio 2007
come: «Nelle mie opere ho giocato
con citazioni storico-artistiche e
rievocazioni del passato»; oppure:
«L’intera collezione gioca sui tagli e
le lunghezze diverse delle gonne».
Ma sicuramente il re dell’utilizzo
inappropriato del termine giocare
è lui: l’ultimo giovane interior
designer.
L’interior designer è il massimo
esperto del termine giocare. Il suo
demiurgo. Lui gioca con i chiaroscuri della casa; gioca con i colori
caldi e freddi; gioca con i tessuti
dei divani; gioca con le luci del
terrazzo; gioca con il parquet e la
moquette. Gioca addirittura con il
porta cartaigenica e lo scopetto per
il water. Insomma: come direbbero a Roma, l’interior designer
sta sempre a giocà! Beato lui - mi
verrebbe da dire - io, l’ultima volta
che ho giocato, è stato a nascondino anni e anni fa. Però quanto era
più bello e naturale e soprattutto
quanto era più in! ■
Natalia de Marco
Vorrebbe andare a
Valladolid, in compagnia
di Lou Reed. Shhht! Sua
madre non lo deve sapere.
Ha un cane che sembra
finto che adora. Va matta
per il l’odore che emana la
farmacia di Spongano (LE).
LOST & FOUND
a prima cosa in
assoluto che ho
comperato ad
Irkutsk è stato un
bollitore elettrico.
È stato il mio acquisto migliore.
Non per farci una bella tazza di
chai (anche se lo faceva). Ma per
la doccia.
Oh, una doccia l’avevo. E il più
delle volte funzionava come
una doccia normale. Spruzzava
quell’acqua bollente di cui alla
mattina ho bisogno come prima
cosa. Per me è di importanza
fondamentale perché, senza la
doccia mattutina, non sono in
grado di funzionare come un
normale essere umano razionale.
Ma una mattina la doccia ha
iniziato a spruzzare solo acqua
fredda. La mia versione personale
dell’inferno. Un inferno ghiacciato, ma sempre un inferno.
Al momento (troppo impegnato
ad urlare oscenità per ricordarmi
dei buoni consigli che avevo
ricevuto prima della partenza)
non mi son reso conto che, ogni
estate, una settimana per volta, le
autorità russe tagliano i rifornimenti di acqua calda. Vedi,
l’acqua calda in Russia non viene
scaldata in un boiler normale,
in casa. Invece, è scaldata in una
vecchia e grossa centrale in fondo
alla strada, e da lì viene pompata
fino agli appartamenti. I tubi
caldi, oltre ad essere veramen-
RetroSfera
te inefficienti, sono anche un
terreno di coltura per i batteri, e
per bloccare la strada ai piccoli
esserini malefici, i tubi vanno
sconnessi e ripuliti.
La gran parte dei russi non
se la prende se manca
l’acqua calda. Qualcuno,
chi non ha amici, non
si preoccupa troppo per
una doccia. I più tosti
non se ne accorgono
nemmeno - fanno la doccia con l’acqua fredda,
col pretesto che fa bene
alla salute. Ma la maggior parte delle persone, in
ogni caso, fa visita ad un
amico e si fa la doccia lì (le
autorità chiudono i rifornimenti
solo in un quartiere alla volta).
Ma cosa fanno le persone di costituzione cagionevole? La gente
come me, che non funziona in
maniera regolare senza acqua
calda?
ph: www.pomor.no
Da questo numero prende il via
una rubrica che chiameremo,
confidenzialmente, Retrosfera,
dedicata al recupero di post rimasti
nel cuore o nei bookmark di noi
lettori di blog.
Con Retrosfera ci piacerebbe tracciare
una punteggiatura storica di tanti
blog. Alcuni finiti abbandonati; altri
che, per un motivo o per l’altro,
hanno detto qualcosa che val la pena
di non lasciar sedimentare nelle
veloci ere geologiche del web.
Iniziamo con un post da Irkurtsk
prelevato di forza dal blog Siberian
Light, ottimo punto d’accesso
alla blogosfera sociopolitica, ad
est di Berlino. Mandateci i vostri
suggerimenti, come al solito, alla
mail di Permalink.
Yup, doccia col bollitore.
Ora, anche un babbeo sa che
un bollitore non contiene acqua
a sufficienza per una doccia
completa e soddisfacente. Ce ne
vogliono almeno due, meglio
tre. Un babbeo sa anche che
i bollitori di solito scaldano
l’acqua al punto di ebollizione
e che quindi, far la doccia col
bollitore è una storia pericolosa.
Elettricità ed acqua sono, come
Permalink n.1 Febbraio 2007
LOST & FOUND RETROSFERA
minimo, una brutta coppia. Se ci
metti insieme le prese russe, che
vomitano fiamme blu ci quando
metti la spina, le cose si fanno
ancora meno sicure.
Passaporto russo
Mark Michaelson, art
director e collezionista
di ID card, ma non solo,
uploada tutto su Flickr a
beneficio delle generazioni
future.
Insomma, com’è che si fa una
doccia col bollitore? Semplice.
La prima cosa, ovviamente, è di
scaldare l’acqua. Ma bisogna fare
attenzione. I bollitori non hanno
un termostato. Bisogna trovare
la maniera di
scalda-
re l’acqua
fino alla temperatura
giusta, e spegnere il bollitore nell’istante giusto. Come si sente la
temperatura dell’acqua? Beh, un
po’come nel bagnetto dei bebè,
solo che usi un dito invece che
il gomito. L’unica cosa da non
fare è arrivare col dito a toccare
la bobina. È molto più calda
dell’acqua. Toccarla fa male!
Lavarsi i capelli è il primo punto
della lista. In teoria è una cosa
abbastanza semplice ma, come
ogni cosa in Russia, molto più
complicata alla prova dei fatti.
prendi 1/3 dell’acqua e te la versi
in testa per bagnare i capelli. Poi,
sistemato con attenzione il bollitore sul bordo del bagno, ti fai
lo shampoo. Ora viene la parte
difficile. Mezzo accecato dallo
shampoo, con le dita scivolose di
sapone, cerchi a tentoni il bollitore. Cerca di non rovesciarlo,
altrimenti hai acqua dappertutto
sul pavimento (col risultato di
dar fastidio al vicino del piano
di sotto, quando poi gli filtra
dal soffitto) e ti ritrovi pure
la testa piena di shampoo, senza l’acqua per
sciacquarti. Se riesci ad
prendere il bollitore,
alzalo sulla testa e
sciacquati i capelli
con la massima cura.
Ricorda - non c’è
molta acqua in un
bollitore, quindi
devi farla sgocciolare più che
versarla.
Una volta
fatti i capelli,
la strada è
tutta in discesa, davvero. Ripeti
il procedimento per
quante volte necessario
al resto del corpo. Per me questo
vuol dire altri due bollitori pieni.
Persone più odorose o corpulente
vorranno di sicuro far le cose con
comodo. Ma stavolta ricorda di
far particolare attenzione a come
attacchi il bollitore alla presa
- per quanto ti possa asciugare
bene, le dita avranno sempre
quel tanto di umidità che richiama la fiamma blu della morte
dalle iperattive prese di casa.
Finalmente, una volta finita la
routine della doccia mattutina,
non dimenticarti di riempire
ancora una volta il bollitore questa volta per la meritata tazza
di chai! ■
http://siberianlight.net/2004/06/10/what-to-do-when-the-water-runs-cold
Permalink n.1 Febbraio 2007
LIBERTÀ DIGITALI
LA FINE DELLA
NEUTRALITÀ
Il cuore della democrazia di internet sono i
contenuti e il modo in cui vengono distribuiti.
Alcuni saranno più uguali degli altri?
di Giovanni de Stefano
a network
neutrality - per
gli anglofobi: la
neutralità di rete
- è il principio
su cui, fino a ora, si è basata
la maggior parte delle reti di
successo. Alcune di esse sono
semplici e geniali come un circuito elettrico, altre complesse
ed affascinanti come la rete per
eccellenza: internet.
questo fenomeno - colpì per la
prima volta Tim Wu, docente
di diritto delle telecomunicazioni alla Columbia University,
nel 2002; ed è paradossale che,
in origine, questa sensazione
riguardò il fatto che alcuni
fornitori di accesso alla rete
avessero bloccato dei siti VPN
(di virtual private network),
ovvero facenti parte di reti di
comunicazione private.
La teoria che guida l’affermazione di reti del genere è quella
secondo cui un network meno
è specializzato e discriminante
nei confronti dei suoi utilizzi, e più è ampio il raggio di
essi, a parità di condizioni di
funzionamento, più il network
è valido ed efficiente. Come,
Più in generale, il timore diffuso riguarda il fatto che alcune
aziende provider di particolari
contenuti di alto profilo (almeno dal punto di vista del consumo di banda, come servizi di
video-news in streaming) possano richiedere ad aziende provider di accesso a internet un
Alcune reti sono semplici e geniali come
un circuito elettrico, altre complesse ed
affascinanti come la rete per eccellenza:
internet
per una rete elettrica, non ci
devono essere favoritismi fra
tostapani e decoder satellitare,
internet non può discriminare
fra blog di mio cugino e sito
della CNN.
trattamento di migliore qualità
ed efficienza, rispetto alla loro
concorrenza, al prezzo dell’accordo e di mettere a repentaglio
la qualità e l’efficienza del resto
del network pubblico.
Il timore di una tendenza alla
mancanza di neutralità, applicata ad internet - e, insieme,
l’idea di una definizione per
Sarebbero dei nuovi standard
nati non per una naturale evoluzione, com’è avvenuto fin’ora,
ogni volta che una piccola
Permalink n.1 Febbraio 2007
rivoluzione è stata lanciata,
all’interno della rete; ma per
spirito imprenditoriale.
Secondo i più convinti sostenitori del principio della
neutralità di rete, i fornitori
di banda stanno per richiedere
o hanno già richiesto di poter
discriminare fra i fornitori di
contenuti, favorendo dunque
chi sia disposto a pagare di più
per un servizio differenziato.
Se tali richieste cominciassero
effettivamente ad essere prese in
considerazione dai legislatori, si
passerebbe ben presto da un’età
dell’oro, in cui a pacchetto
scambiato non si guardava
in bocca, ad una rete a due o
più velocità; una rete che per
questo si svincolerebbe quasi
dalla definizione di sé, che non
sarebbe più tale: né giusta né
tantomeno funzionale al suo
sviluppo ulteriore, che, per
quante innovazioni e successi
si siano verificati negli anni del
suo boom e della sua definitiva
affermazione come media il più
possibile libero, è comunque
atteso febbrilmente.
Giovanni de Stefano
Prossimo alla
laurea, prossimo
all’innamoramento.
Lotterebbe per la libertà
a colpi di sumo, se solo
avesse la stazza adeguata.
Permeabile al nuovo.
Tutto ciò potrebbe costituire una sorta di “trusted
networking” ancora più
insopportabile del cugino di
primissimo grado, noto dietro
il nome di “trusted computing” (il sistema grazie al quale
determinati software possono
funzionare solo con determinati
LIBERTÀ DIGITALI NET NEUTRALITY
hardware). Ed è evidente che i
due parenti sarebbero prontissimi a lavorare molto volentieri
insieme, per fermare una delle
poche versioni della globalizzazione funzionanti: la stessa
che ha permesso a Google di
partire da zero, e a Microsoft di
risultare così antipatica ai geek
di tutto il mondo.
savetheinternet.com
un sito che è il cuore pulsante
del movimento per proteggere
il principio della net neutrality,
con una lunga lista di adesioni
illustri.
La vera ingiustizia della nonneutrality è l’essere al di là delle
potenzialità delle macchine che
ci si possono permettere, e anche
indipendente dalle capacità dei
software. Il browser più aggiornato e patchato anti-intrusioni,
che giri sul laptop high-end
nuovo di corriere espresso, che
crediamo ancora indistruttibile,
così, di fatto può poco contro
una capacità di rete non neutralmente distribuita, che non
somigli, purtroppo, ad alcuno di
quei famosi vasi, il più possibile
comunicanti (“a series of tubes”)
della definizione di internet,
ormai un classico della politica
statunitense del 2006, del senatore dell’Alaska Ted Stevens.
Una rete non neutrale, condizionata, prima ancora che nella
sua struttura, nella sua stessa
concezione, potrebbe essere il
cavallo di troia che gli utenti di
computer dovrebbero temere
di più, l’unico che molti ignari,
fra loro, davvero sarebbero
Permalink n.1 Febbraio 2007
felicissimi di introdurre in casa
propria, scambiandolo per il
dono di una qualche divinità
magnate dei media, in vena
di offerte speciali. E qui non
si tratta solo di di difendere
minoranze, ma anche di considerare che se dei successi hanno
avuto lo spazio che si sono meritati, a volte anche nella meritata brevità di qualche anno, il
merito è anche e soprattutto di
questo particolare modello di
pari opportunità.
Trusted computing
Dedicata al giorno in cui
il vostro rivenditore di
hardware di fiducia vi farà
un’offerta che non potrete
rifiutare...
Le due parti in causa, i pro e
i contro la neutralità, si sono
sfidate in una battaglia in cui
è difficile tenersi neutrali. Una
battaglia che, almeno a sentire
il parere di una delle due parti,
avrebbe dovuto essere pareggiata in partenza.
A favore del dumb network,
vale a dire non selettivo né
differenziato - in contrasto con
un sistema, invece che discrimi-
Non si tratta solo di di difendere minoranze,
ma anche di considerare quei successi
che hanno avuto spazio grazie a questo
particolare modello di pari opportunità
ni fra utenza e utenza, intelligente, più o meno come certe
bombe o la stessa sfortuna,
quando ci vedono benissimo
- non hanno tardato a schierarsi
coalizioni talmente trasversali
da contare fra le proprie fila
LIBERTÀ DIGITALI NET NEUTRALITY
mercato di internet vada tenuto
fuori dalla politica il più a
lungo possibile. Che insomma
l’evoluzione naturale della rete
possa fare liberamente il suo
corso, sebbene con una valida
mano da parte dell’uomo.
Slowpoke
Una vignetta di Jen
Sorensen che illustra
perfettamente i rischi
che l’alterazione della
neutralità della rete
potrebbe comportare.
tanto la “Grand Rapids Hip
Hop Coalition” quanto i “Gun
Owners of America” dal grilletto più facile (come risulta dalle
firme su savetheinternet.com, e
se non cogliete la trasversalità
rappresentata dai due campioni
citati non siete evidentemente
abbastanza neutrali).
In particolare Byron Dorgan
del North Dakota e Olympia
Snowe del Maine, fra i senatori
degli USA - un democratico e
una repubblicana - si sono fatti
portavoce della difesa della net
neutrality nella nazione in cui
questo problema è più sentito.
Ciò che sostengono nel loro
ramo del Parlamento, dopo che
il Congresso si è pronunciato
a favore del mantenimento
in vigore del principio tanto
dibattuto, è che il successo di
internet derivi soprattutto dalla
possibilità di fare esperienza di
un mondo proprio, solo apparentemente uguale per tutti, nei
propri modi e tempi. Nonostante questo, non manca anche
chi grida all’eccessiva regolamentazione liberticida, quando
discorsi come questi vengono
pronunciati. Chi sostiene che il
Permalink n.1 Febbraio 2007
È significativo che quanto di
più onesto intellettualmente
la tendenza opposta al principio della net neutrality abbia
prodotto fino ad oggi, quando
anche fosse apparentemente
svincolato da interessi commerciali o politici, è principalmente timore da benpensante di
qualcosa di molto simile ad un
anarchismo sprecone di banda,
da parte di giovanotti inneggianti al diritto alla pornografia
low-cost. Anche una pubblicazione autorevole come il Wall
Street Journal si è macchiata
di pareri non dissimili a quello
ora riassunto, e perfino tramite
le pagine della sua versione
online. Quanto di più onesto
economicamente, d’altro canto,
somiglia molto a una lamentazione più o meno accorata
riguardo a mancati profitti,
soprattutto da parte di produttori di cellulari.
Per fare un esempio, si è perfino giunti ad affermare che la
neutrality possa svantaggiare i
consumatori, perché saranno
Quanto di più onesto si possa
dire a sfavore della net neutrality
è principalmente timore di un
anarchismo da spreconi di banda
principalmente essi stessi a farsi
carico delle spese per gli aggiornamenti tecnici del network
(Information Week, 13/01/07).
In realtà, il fatto che Internet
voglia essere censurata, e che
tentativi siano fatti, in questa
direzione, anche con discreto
successo, non vuol dire però
che Internet sia censurabile a
ragione. Ma gli unici in grado
di dire davvero l’ultima su ciò
Ha! Ha!
Un tipico quacchero che
si prende giuoco di una
nostra profonda riflessione
riguardo internet, e del
ruolo dell’excerpt in un pdf
magazine (realizzato su
hetemeel.com).
LIBERTÀ DIGITALI NET NEUTRALITY
che può passare e su come può
passare per un cavo, non solo
coloro che producono o gestiscono tale cavo, ma chi governa
il territorio che tale cavo si
trovi a percorrere. I provider di
banda e di contenuti possono solo gridare allo scandalo,
ampliare la censura o, semplicemente, vantarsene come di un
ulteriore ed esclusivo servizio
offerto, come dire: alla clientela
più affezionata. I tempi delle
muraglie in pietra dovrebbero
essere finiti. Eppure, la stessa
Cina, oggi, non è soprannominata “the great firewall” a caso.
Internet deve somigliare di più alla
vita o ai mercati, che spesso sono
una rappresentazione molto poco
realistica della vita stessa?
Da una parte, è vero che l’idea
che, anche a regime di piena
net neutrality si possa realmente essere tutti uguali di
fronte a internet, può risultare
relativamente tardo-romantica
ai più smaliziati investitori
nella new-new-economy, che
sta raccogliendo le forze di
questi tempi. Ma è anche vero
che questa idea è esattamente
Permalink n.1 Febbraio 2007
quanto resta a molti per continuare a sviluppare quel tipo di
progetti - che siano essi diari
online su interi errori di gioventù mai compiuti; estensioni
ora incompatibili con Firefox
2; vandalizzazioni-dono per il
compleanno di un amico su
Wikipedia - che altrimenti non
solo non vedrebbero la luce,
ma non farebbero di internet
una metafora della varietà delle
esistenze reali accurata quanto
è in realtà.
Così, quello che dobbiamo chiederci con la maggiore attenzione
possibile è solo se internet deve
o può somigliare più alla vita,
con tutte le sue assurde contraddizioni, sprechi e ingiustizie; oppure più ai mercati, con le loro
contraddizioni, sprechi, ingiustizie quasi sempre ancora più
assurdi di quelli di cui la vita, di
cui dovrebbero essere anch’essi, a loro volta, una forma di
imitazione o rappresentazione,
ci rende ogni giorno, nonostante
tutto, ancora grati. ■
10
MONDI PARALLELI
Ovvero come imparai a smettere di
preoccuparmi e ad amare il VoIP
kype è un
network creato
da due sviluppatori nordeuropei,
che permette agli
utenti abilitati al relativo servizio
(tramite una registrazione gratuita), e dotati di un’apposita applicazione-client, di poter dialogare
fra di essi, in tempo reale, tramite
l’invio di testi, la trasmissione
della propria voce o dell’imma-
gine di sé in movimento, o una
combinazione variabile di questi
tre diversi stati della materia della
comunicazione online.
Si potrà obiettare che Yahoo!
Messenger o Msn di Microsoft,
ad esempio, forniscano già da
tempo possibilità come queste ai
propri iscritti. Eppure, Skype ha
Il mood message
avuto quantomeno il merito di
e i suoi usi e fini
rendere queste possibilità più efficaci e soprattutto più
Dire qualcosa di sè
sinergiche fra loro; fino
a rendersi, di fatto, un
Ho quattro teste e ognuna di un colore diverso, per stupire le amiche fumando quattro pipe insieme
possibile standard per
la comunicazione orale
al computer (VoIP,
Voice over Internet
I miei nemici mi credevano morto. AhahahAHAH
Protocol).
Disintossicarsi da Skype stesso
solo urgenze per cortesia
Il mio analista ha detto di non usare più Skype, mandatemi una mail
Autopromozione
SIAMO ON LINE! www.unimagazine.it
E autopromozione estrema
Cliccate e fate cliccare su Greenplanet.
Permalink n.1 Febbraio 2007
Grazie a Skype, non
è necessario essere
studenti modello di
Scienze della Comunicazione - o una
delle ultime ruote del
carro a Ingegneria delle
Telecomunicazioni
- per poter affermare
che nicchie e nicchie
di utenza di computer
che, senza Skype, sarebbero state destinate
ad essere murate vive
(ad esempio i nonni in
blue-jeans, come vedremo più sotto), sono
state invece spinte a
un’esplorazione sempre
più critica dei nuovi
mezzi di comunicazione, in continuo e proficuo confronto con
quelli tradizionali. Un confronto
che gli stessi produttori di quelle
tecnologie non dimenticano
di studiare, e all’occorrenza di
utilizzare a loro vantaggio. Tutto
ciò, anche e soprattutto in base
ad una questione di numeri,
oltre che di usabilità, sul luogo di
lavoro, come in casa, o anche, in
particolar modo, quando i due
posti coincidano.
Il paradosso dello Skype-nonno
basti a rendere l’idea della portata
epocale di questo cambiamento.
La qualità e la facilità della chiamata fra due pc dotati di Skype
sono talmente allettanti, che sarà
grazie ad esse che lo Skype-nonno
entrerà nel mondo del computer,
e scoprirà, ad esempio, quando
illusoria sia la superiorità del
comunicare a voce rispetto alla ormai tradizionale chat, di cui però
non si sarebbe mai reso complice
se l’avesse così conosciuta.
Uno Skype-nipote, specie se
emigrato, compierà il percorso
opposto. Sarà la stessa possibilità, preesistente a Skype, di
saper usare un computer, che lo
porterà, tramite un metaforico
Skype-nonno connesso dalla
terra d’origine, a rivalutare le
meraviglie della tradizione orale
degli usi e costumi impopolari.
Sarà come avviene per la maggior
parte delle altre applicazioni che,
11
MONDI PARALLELI SKYPE
un Mac, un Pc o una macchina
Linux.
Di fatto la globalità della sua
diffusione ha costituito una
rivoluzione di portata talmente
ampia che, mentre cambiava
la geografia della nostra vita
professionale, la politica di quella
affettiva delle nostre donne non
stava a guardare.
Jonas Kjellber
uno degli uomini chiave di
Skype non solo dal punto
di vista dall’estetismo delle
camicie.
tramite computer, cercano di
emulare e rendere, in un certo
senso multi-mediale un vecchio
aspetto mono-mediale della vita
precedente, come ad esempio
il rinverdimento del vecchio
linguaggio del sesso telefonico
per mezzo della chat erotica con
fregnacce sul proprio aspetto,
e così via. Le due tecniche,
sdoganandosi a vicenda, agiscono
chiaramente l’una come il cavallo
di Troia dell’altra.
L’esempio, che speriamo diventi
un classico a breve, mostra come
Skype abbia cambiato tutto
questo. Istituendo di fatto una
sorta di hyperchat, in cui la relativamente vecchia messagistica
istantanea si fonda con l’ormai
“antica” conversazione telefonica,
in un’avvincente gara fra media
come non se ne vedevano dai
tempi delle contese fra scultura
e musica, nella pittura profana
rinascimentale; o tra la ginnastica
artistica e l’architettura d’interni,
in certe sessioni del vecchio gioco
da pavimento del Twister.
L’invenzione di Skype - ovvero: la reinvenzione non solo
dell’epistolarità, o della conversazione a voce, ma di una nuova
combinazione delle due cose
- ha contribuito enormemente
a ridisegnare i confini tanto del
mondo del lavoro, quanto dei
territori della menzogna, ambienti che nemmeno i romanzi
della chick-lit alla Sophie Kinsella avevano sospettato potessero
sovrapporsi fino a questo punto.
Skype si è reso lo strumento di
una continua contaminazione fra
gli amici e i colleghi, lo scritto
e il parlato, la realtà e l’immaginazione, il lucroso e il ludico, e
i loro rispettivi linguaggi. E, se
questa tendenza non si era spinta
oltre un certo limite coi network
egemoni in precedenza, questo
era dovuto alla mancanza di una
diffusione non tanto capillare,
ma trasversale come quella che
sta conoscendo Skype.
Serenità
L’ora di punta nella sede
Skype a Tallinn.
Si sarà trattato dell’estrema
semplicità della configurazione
del servizio, o del fatto di essere,
unico fra i concorrenti, del tutto
multi-piattaforma anche nel
client da installare, che si abbia
Permalink n.1 Febbraio 2007
12
MONDI PARALLELI SKYPE
C’è voluto solo qualche mese, in
principio, perché si passasse dal
brivido walkie-talkie, fra ragazzini distanti qualche isolato, seriosi
ed equipaggiatissimi con l’ultimo
modello di cuffia Skype certified,
impegnati per ore in tecnicissimi piani da perfetti Goonies; a
certi dirimpettai di scrivania, in
ufficio, che, fingendosi distanti
continenti pur di sentirsi spiritualmente più vicini alla pausa
pranzo, trascorrevano le ore che li
separavano dalla ricreazione a urlarsi richieste di articoli di cancelleria, nei microfoni incorporati al
pc, a voce tanto alta che le matite
piombavano da ogni parte, prima
ancora che l’altro avesse potuto,
alzandosi dalla sedia, impostare
l’icona di assente.
Compiuta questa iniziazione collettiva, c’è mancato poco perché
ci si rendesse conto, innanzitutto, quanto, in ogni ambiente,
valga il teorema per cui meglio
uno sa imbrogliare con la voce
o con la faccia, peggio se la cava
scrivendo. È un continuo reality
sulla falsariga de “La pupa e il
secchione” fra le fanciulle che
riescono a convincerci, con un
sorriso piazzato al momento
giusto, in webcam, di correggere
ciascuno degli strafalcioni di cui
hanno dotato il loro rapporto;
e, d’altra parte, tutti quei guru
della comunicazione aziendale,
aggiunti su consiglio fidatissimo,
che, a poterli vedere in faccia,
nessuna degnerebbe di un’attenzione, ma che digitano con tanta
invidiata competenza consigli
last minute su come si tiene a
distanza un collega spasimante.
(Con l’eccezione, ovviamente, di
certe donne, talmente fatali che,
nella vita, giungono ad essere
subdole al punto da simulare
persino i preliminari).
Permalink n.1 Febbraio 2007
Per il resto, è innegabile che
Skype abbia molto facilitato la
vita di certe categorie. Una per
tutte: il collaboratore esterno di
giornali. Non ci sarà una capitale
morale di sultanato indocinese di
cui non saprà googlare all’istante.
Illuminare un direttore su quello
che si sa, per esempio, sui fondatori di Skype sarà facile come
fare una terza prova di maturità a
risposta aperta, in collegamento
diretto con l’amico più sapientone che abbiamo, e senza il disagio
di isolarsi ogni volta in toilette al
momento della richiesta (sebbene nulla ci vieti di localizzare in
bagno tutta la conversazione).
Al lavoro!
Un momento di relax,
sempre nella sede di
Tallinn, Estonia.
E con delle emoticons animate
finalmente universalizzate, fra
versioni Mac, Windows e Linux
non ci sarà più gaffe, altrove
insormontabile, che non sapremo
alleviare non semplicemente
con la classica faccina che strizza
l’occhio, in extremis, roba datata,
che non fa più presa su nessuno:
un bel boccale di birra e via,
come non detto.
Ancora bruciano le prime volte
che abbiamo accettato una videochiamata dal nuovo laptop con
microscopica camera incastonata
nella schermo, e ci siamo fatti
cogliere non solo in accappatoio,
ma prima della doccia, che già ci
rifacciamo con perfidia, spingendo gli amici più vanitosi ai dubbi
13
MONDI PARALLELI SKYPE
tremendi cui può andare incontro chi stia pensando di negarsi,
stavolta consapevolmente, ad una
videochiamata.
Uno dei lati più oscuri della
faccenda, è che questo continuo
scambio di competenze fra dovere
e piacere ha portato, per fare un
esempio, alla piega dello skypecast
incontrollato. Diffonderne uno
è quasi facile come conversare su
Skype. È una conferenza multiutente. Solo, uno di essi gioca il
ruolo di conduttore, mentre gli
altri sono ospiti o spettatori con
la facoltà di parola. Ormai, ci si
chiede se sia ancora il podcast ad
imitare la vita, o piuttosto non
avvenga ormai viceversa, in questa
ultima frontiera del giornalismo
dilettantesco e dell’esibizionismo
professionale. Dolce perversione,
spesso neanche tanto inconfessata,
di considerare interessanti anche
per le sensibilità altrui non solo i
nostri pensieri, ma addirittura il
nostro modo di esprimerli a voce.
I messaggi di stato, poi, che accompagnano il nostro nickname
come una breve commento da
auto-coro greco, non sono che
un altro dei modi di questo programma di rivedere la tradizione
in cui si colloca. Sono sempre
esistiti nelle varie edizioni di
Messenger di Microsoft, ma,
in Skype, l’apparentemente
semplice idea di rappresentarli
dentro balloons uniti al nostro
avatar da piccole bolle, come
quelle che, nei fumetti, indicano
il pensiero di un personaggio
ne ha fatto, in breve, un nuovo
medium nel medium con cui
gareggiare con gli amici a colpi
di spacconate su viaggi, incontri, piccole e grandi vittorie
sentimentali. Non ci sarà: “La
mia nuova patria è Cuba” cui
non sapremo ribattere: “Anche
a Cosenza, c’è chi sa usare la
lenza”, come nelle lotte intestine
Permalink n.1 Febbraio 2007
e interminabili fra
“scemo chi legge e
“fesso chi scrive”
nei bagni delle
facoltà meno tecniche delle nostre
università.
Un altro superpotere, più prestigioso ancora del
“non disturbare”
(l’unico stato che
blocchi i messaggi e le chiamate
in entrata) è a
disposizione di
tutti, ma non tutti
possono permetterselo: l’invisibilità. Una specie
di morte apparente, in cui sarà
un po’come essere presenti al
nostro funerale virtuale. Così,
in certi giorni in cui siamo
ritenuti in vacanza, ed invece ci
connettiamo anche a costo di
chiedere una password in boemo
a un portiere notturno dotato di
wireless - ci aggireremo per la lista contatti in cerca di una traccia una qualche reazione (rassegnazione, sollievo, sgomento)
negli avatar e nei messaggi di
stato degli amici online, di capi
ufficio o di spasimate non disponibili per mesi e, finalmente,
perfino pronti ad una chiamata
vocale - alcuni addirittura con
icona Skype me - ma solo ora
che appariamo loro, più o meno
temporaneamente, assenti.
NIklas Zennström
Uno dei due fondatori
di Skype e attuale CEO
dell’azienda.
Il bello degli strumenti come
Skype è lo stesso di una parte di
internet, ma alle estreme conseguenze, perché ci coinvolge
tutti, tanto da spettatori-lettori quanto da attori: dovranno
cercare dappertutto, scovarci e
farci prigionieri perché confessiamo per una volta chi siamo
veramente. GdS
14
SPECIALE TRAVEL
Miei stupendi compagni di viaggio, eccomi in
Mauritania
Ecco il liveblogging dal Sahara Occidentale, la prima parte di
un diario in esclusiva per Travelblog.it
di Raimondo - Pienaimprovvisa.it
ono arrivato ieri
sera distrutto
da 4 giorni di
viaggio nei quali
ho attraversato
parte del Marocco e tutta l’area
chiamata Sahara Occidentale.
Sono a Nouadibou!
po’assonnata e hanno deciso
che forse è tempo di cambiare
macchina e siccome a Dakar
c’è un buon commercio di
macchine usate sono saliti sulla
loro vecchia Renault e la stanno
andando a vendere, (questi sono
tutti francesi).
A sud di Agadir, dopo Guildmime inizia una regione del
Marocco che si chiama Sahara
Occidentale. È fuori da ogni
itinerario turistico, qui di turisti
se ne vedono proprio pochi e
di solito sono di due categorie:
quelli tipo Indiana Jones con
Land Rover super attrezzato
e cappello da esploratore che
stanno facendo un viaggio per
raggiungere Cape Town in tre
mesi o altre prove del genere;
e quelli che sembrano appena
usciti di casa, con la faccia un
Vedo ogni tanto dei bambini,
qualche pastore ma non vedo
case, sono invisibili. In questo
niente improvvisamente del verde. Incredibile. Dell’erba, non
è abbastanza per dire un prato,
è troppo rada, ma è erba. Un
verde che non mi è mai sembrato così forte. In questo giallo
sembra disegnato.
Permalink n.1 Febbraio 2007
Raimondo
Non lo abbiamo mai visto
di persona, essendo lui in
viaggio. Quando tornerà
organizzeremo un aperitivo
di benvenuto. Siete tutti
invitati: [email protected]
A Dakla, sul tropico del Capricorno salgo sul mio ultimo pulmino che mi porterà
a Nouadibou. Fino a pochi
15
Informazioni per i
viaggiatori
Tutto l’attraversamento del Marocco
è semplice, ci sono molti mezzi. Bisogna solo prevedere che le distanze
sono molto lunghe e quindi è meglio
partire la mattina presto. La Lonely
Planet è piena di dettagli. Da Dakla
per arrivare a Nouadibou l’unico mezzo oltre l’autostop sono dei furgoncini privati. Bisogna prendere un petit
taxi fino alla gendarmerie, il posto di
blocco a qualche kilometro dalla città
(4 euro) e da lì partono i pulmini. La
tariffa è di 30 euro. Il tragitto diventa
lunghissimo a causa dei posti di
blocco e per l’attesa alla frontiera
Marocchina (2 o 3 ore). Siccome il
confine Mauritano chiude alle 18:30,
non ci sono pulmini che partono
dopo le 10. Per entrare in Mauritania
c’è bisogno di un visto turistico che
dura un mese. Io l’ho fatto in Italia
(30 euro) ma lì al confine ho scoperto
che lo si può fare anche alla dogana e
costo solo 20 euro. Buon Viaggio
anni fa questo tratto non era
percorribile. Si doveva aspettare
un convoglio militare che due
volte alla settimana scortava le
macchine che volevano passare
in Mauritania.
1978: Il Marocco costruisce
l’ennesimo muro di questo
mondo. Questa volta non è un
muro di pietra ma di sabbia.
Vi giuro che non ho capito
come ha fatto ma nel deserto
ha innalzato un muro di dune
altissimo che rende quasi impossibile il transito tra il Sahara
Occidentale e l’Algeria.
Cinguetti mi sembra un posto
che non c’è, troppo stanco,
consumato per esistere. Mi
sembra di essere in una puntata
dell’assurdo, in un paese che
mostra le mura distrutte di case
disabitate, che vende il folclore
della propria vita che fa sfoggio
dei cumuli di sabbia alti metri
nelle strade. E anche gli abitanti
lo sanno che in realtà questo
posto non esiste.
Quasi tutti quelli che hanno
due lire si sono aperti un albergo, trasformando le case, appunto, in non luoghi. Chi soldi
non ne ha fa la guida portando
i turisti in giro sui luoghi della
morte e sogna di fare innamorare una francese o una tedesca
per toccare il mondo reale,
oppure come ha fatto la guida
del nostro albergo si è cambiato
nome per dichiarare che lui in
realtà non esiste proprio.
Mi ha stretto la mano e senza
il minimo accenno di ironia ha
detto “mi chiamo Tom Cruise, piacere”. L’Adrar muore, si
consuma, soffia… La sensazione
è che qui il tempo sia cominciato molto prima. Intendo dire
il tempo dell’infanzia, come se
questa terra avesse conosciuto
gli anni della giovinezza molto
tempo prima delle montagne
e del suolo dell’Europa e che
quindi sia più tempo che si lasci
consumare dal vento, dall’acqua, dal peso degli anni. ■
Permalink n.1 Febbraio 2007
16
MUSICA
LuxuriaMusic
Due ore al giorno di easy listening cambiano la vita. La web
radio più stilosa di internet e suoi autori (che sono quelli della
colonna sonora di Pulp Fiction)
di Jenny P.
a lounge music - o
meglio: l’easy life
- non passerà mai
di moda. Certo,
non sarà mai popolare come le ondate di brit-pop
che ciclicamente invadono le terre
emerse. Ma fino a quando non sarà
vietato immaginare un aerojet che
plana verso Rio de Janeiro (con a
bordo 8 hostess - o entrambi i piloti
gay, secondo i casi) la lounge ci sarà.
La lounge vive di un immaginario
potentissimo: i più oggigiorno non
hanno nemmeno mai visto dal vivo
un divano arancione o una lava
lamp, ma le tinte di questa musica
sono parte di noi. O meglio: di un
nostro sogno. Infatti, potrete anche
ascoltare un’intera partitura per
marimba, seduti nel più angusto
ufficio, sotto una gelida pioggia
invernale: se i diffusori staranno
facendo il loro dovere, la mente sarà
già ad ore 18, verso l’aperitivo e un
mondo migliore.
Politicamente, la lounge è ambigua.
Dietro un groove di basso - che si
ripete innocuo per 15 minuti - si
potrebbe nascondere un intellettuale dinamitardo e segretamente
idealista. Ma, al contempo, il
tipico stile di vita easy, sofisticato e
cerebralmente appagante ha distolto
generazioni di potenziali maoistileninisti dalla rivoluzione, dirottandoli fra scollature e cuscini.
Nel 2007, secondo una mia teoria,
la lounge dovrebbe essere un genere musicale residuale. Apprezzato,
ph: kendra
Jenny P.
Più che la Barbie della
porta accanto, la Brat
del piano di sopra. E non
ci è andata male: la sua
competenza musicale,
a tutto volume, ci fa
risparmiare su dj e SIAE nei
giorni di festa.
ma residuale. Ogni locale, istituzioni pubbliche incluse, dovrebbe
suggerire almeno un elemento
tipico della cultura downtempo,
rallegrando e distendendo i nervi.
Ma un lounge bar che nasca oggi
è indice di colpevole passatismo e,
insomma, vacuità, se non morale,
per lo meno estetica. Dal nuovo
millennio, la cultura easy è più
interessante su Internet che nei
locali ed ha anche una web radio
di riferimento a livello globale. Si
chiama LuxuriaMusic e sì, certo,
potrebbe essercene una ancora
migliore in giro, la rete è grande,
ma vi sfido a trovarla. Fra i teorici
di questa radio c’è anche un nome
noto al grande pubblico, Chuck
Kelley, consulente musicale di Pulp
Fiction, la cui colonna sonora ha
segnato l’immaginario degli anni
‘90 e la grande riscoperta di generi
musicali bizzarri, indimenticabili,
Permalink n.1 Febbraio 2007
ma dimenticati.
Con un po’di fatica ho contattato
oltreoceano Chuck Kelley e Cliff
Chase, guru di LuxuriaMusic
e abbiamo parlato di business
e produzione (anche voi potete
lanciare una vostra web radio,
fatelo: è facile!)
Cosa ne pensi del business delle
web radios? C’è lo stesso hype
che c’è intorno al blogging al
momento?
Cliff Chase Al momento la sfida
è generare abbastanza revenue per
supportare i costi operativi vivi
di una stazione radio su Internet.
Questo è in procinto di cambiare
dal momento che gli inserzionisti
stanno cominciando a realizzare il
valore di una internet radio nella
capacità raggiungere un pubblico
- loro hanno la possibilità di sapere
17
MUSICA LUXURIAMUSIC
esattamente quanti ascoltatori
stanno ricevendo il loro messaggio
pubblicitario. C’è un ampliamento
dei network di advertising (?) per le
internet radio previsto per il 2007
e questo dovrebbe cambiare lo
scenario sulle revenue.
Come la maggior parte delle mode,
ogni hype sulle internet radio
svanirà e solo quelli con contenuti
originali in grado di innovare come
fa LuxuriaMusic continueranno a
guidare il mercato.
È stato difficile iniziare con
LuxuriaMusic? Credete che
chiunque con una buona idea e
buona volontà possa iniziare la
sua personale radio online? Serve
attrezzatura particolare?
C.C. In realtà io ho rilanciato
LuxuriaMusic. Il formato è stato
sviluppato da Chuck Kelley (famoso per essere stato il consulente della
colonna sonora di “Pulp Fiction” e
“From Dusk till Dawn”) e The Millionaire (chitarrista dei Combustible
Edison) e lanciato nel febbraio del
2000. Io ho cominciato a pianificare il rilancio nel 2001. Ci sono
sempre molte sfide per sviluppare
un business e anche LuxuriaMusic
non è differente in questo senso.
Le barriere tecnologiche di ingresso
invece sono basse, un computer
con una scheda audio, musica, un
software per trasmettere e larghezza
di banda. Provate a notare quante
radio 80s, “smooth jazz” e rap troverete in internet. Il componente
chiave è la qualità e a questo proposito ciò che rende il formato di
Luxuria unico è 1) Noi suoniamo
musica che non puoi trovare da
nessun’altra parte; 2) Investiamo
nella migliore attrezzatura per supportare i nostri Live Dj - il “brain
trust” di Luxuria, autori locali e
musicisti che che sono specialisti
nei loro generi musicali.
Cosa pensate sul rapporto fra radio
in internet e convenzionali? C’è un
conflitto? Chi lo vincerà?
Gli ascoltatori sono i veri vincitori. Quanto più maturano
le tecnologie, come stream per
la musica attraverso network
wireless ai telefoni cellulari o altri
dispositivi, gli ascoltatori avranno
sempre più opzioni per ascoltare
la loro musica preferita.
Cosa pensate sul potenziale commerciale dei
podcast?
La prima: abbiamo
esplorato diversi modelli
per monetizzare le trasmissioni, ma l’infrastruttura per supportare
la pubblicità in una
web radio non è ancora
abbastanza matura. La seconda
questione aperta è quella delle
royalties, perché negli USA non è
ancora stato definita la natura del
podcast rispetto al diritto d’autore
e ai pagamenti delle royalties: è
una replica di trasmissioni normali
da inquadrare in quel regime giuridico o c’è bisogno di una struttura
completamente nuova? L’interpretazione legale sulla natura del
podcast è ancora aperta.
Homepage
L’headquarter della radio e
i suoi dipendenti.
Luxuria è famosa per presentare
dischi introvabili, puoi citarmi un
paio di artisti che è impossibile
trovare su internet ma non su
LuxuriaMusic?
Michael Paris, The Group, The
Launchers, Judge & Jury, The
Seals of Approval. ■
Chuck Kelley
Ha curato la colonna sonora di
Pulp Fiction e ha lanciato LuxuriaMusic: Chuck Kelley è il Dj
che ha dato vita ad un revival che
ha attraversato gli anni ‘90.
Chuck, hai firmato una
soundtrack che ha fatto storia,
almeno noi la vediamo così...
Spero che sia servito alla gente
che stava crescendo in quegli
anni a realizzare che c’è un sacco
di bella musica, là fuori, che
sta aspettando di essere riscoperta. Ma anche prima di questa
colonna sonora ci sono stati
musicologi come The Millionare,
Brother Cleve, Domenic Priore,
Byron Werner e persone come
me, che andavano ai mercatini
dell’usato e ai negozi di dischi
comprando ogni disco che avesse
una ragazza carina in copertina, o
qualche tiki, o di cui si capiva che
andava forte durante la “Stereo
craze” della fine degli anni ‘50. Le
copertine ci facevano comprare
i dischi e infine, qualche anno
dopo, abbiamo tutti cominciato a
prenderne sul serio anche la musica. Questo ha portato alla resurrezione di Juan Esquivel, Martin
Denny, Arthur Lyman e tutto
il resto, le loungecore compilations, i libri “Incredibly Strange
Music”, le serie Cd di Capitol’s
Ultra-Lounge e l’avvento dei
Combustible Edison.
Questo materiale era, ed è, grandioso ed è una parte importante
Permalink n.1 Febbraio 2007
della biblioteca
di LuxuriaMusic, ma guardiamo sempre
a nuovi generi
musicali perché
ci piace sempre
essere freschi
ed eccitanti.
Nelle parole di
LuxuriaMusic
- i Tiki vanno di
pari passo con i
Banana Split e il
rock hollywoodiano soft psichedelico degli anni ‘60 coesiste con
le musiche delle attrazioni di
Disneyland, Bollywood se la fa
con i cumbieros e i Beach Boys
imperano sui Beatles. ■
Chuck Kelley
al lavoro nello studio di
LuxuriaMusic.
18
MUSICA LUXURIAMUSIC
Facile Duo
Robert Passera e Vanni Parmigiani, ovvero il Facile Duo, ovvero
l’anima italiana di LuxuriaMusic, parliamo di storie, artisti e
lifestyle.
Robert Passera
elegantissimo Dj, studia la
puntina.
Come vi siete avvicinati alla
lounge, insomma, all’easy listening in generale?
Vanni Parmigiani. A metà degli
anni ‘90 ho iniziato a proporre
nei locali dove lavoravo come DJ
vere perle del passato, dall’easy
listening al jazz; dalla bossa nova,
alla colonna sonora più ricercata.
Di quel periodo potrei citarti due
o tre nomi molto importanti per
la mia crescita artistica:
Bruno Bolla, eccellente DJ di
rare grooves; Paolo Scotti,grande
esperto di colonne sonore Jazz.
E Maurizio “ErMan” Mansueti
leader del gruppo The Transistors
(Il gruppo più Exotico d’Italia).
Ovviamente, il primo incontro
con Robert nel 2000 ad un
concerto dei nostri comuni amici
Montefiori Cocktail.
Robert Passera. Ho sempre
apprezzato le sonorità orchestrali
melodiche come piacere personale, anche se fino alla metà degli
anni 90 era quantomai improbabile condividere pubblicamente
il gusto per un lp per esempio
di Nicola di Bari senza suscitare
almeno l’ilarità, ma poi il vento
della moda, portando quest’ondata musicale, ha cambiato le
cose.
radio Capital, Cocktail Shaker
lancia “raccolta n.1” dei Montefiori Cocktail
Storicamente mi viene da dire
che l’Italia ricopre un ruolo
importante. Penso alle colonne
sonore dei b-movie nostrani, ai
tour, a Napoli, forse la Sicilia
addirittura. Sto vaneggiando?
V. L’Italia è riconosciuta internazionalmente molto importante
per tutta la scena EZ.
Compositori, etichette discografiche, DJs, luoghi magnifici
in tutta la penisola mettono il
nostro paese tra i più apprezzati.
Esiste un triangolo del lounge?
O comunque le città al mondo
più importanti a riguardo.
V. Citarne tre è riduttivo ma ci
provo: Colonia – Parma – Los
Angeles.
R. Sicuramente le capitali e le
località turistiche internazionali
Anche il Giappone sembra avere
un ruolo privilegiato...
V. Apprezzo molto la cultura
musicale giapponese sempre
all’avanguardia, mi piace citare
gente come Sunaga T Experience, Pecombo, The Fascinations,
Quanto e in che modo è attiva la
scena lounge in Italia?
V. Penso che tutto l’interesse per
questo genere sia iniziato alla
metà degli anni ’90.
Il culmine si è avuto al primo
International Lounge Festival di
Montecchio Emilia nel 1999.
La stessa località in cui Robert
teneva un importante serata Easy
come Resident DJ al Bainait.
R. Data ufficiale luglio 1997: su
Permalink n.1 Febbraio 2007
19
MUSICA LUXURIAMUSIC
Sleep Walker, Masanori Suzuki, Kei Kobayashi, Mari Natsuki,
April Set, Izanami….
E il nostro amico di
Tokyo Junya DJ.
R. Ma in fondo secondo me i giapponesi si
interessano oltremodo
praticamente di qualsiasi fenomeno, poi lo
replicano e molto spesso la loro riproduzione
è addirittura migliore.
R. Le forme tondeggianti, le tinte piatte e i colori
pastello
V. Ti lascio questo indirizzo
http://www.myspace.com/jetsetterlounge (vedi foto a sinistra).
Questo è il mio posto ideale.
Come è nata la collaborazione
con LuxuriaMusic?
V. Conosco Chuck Kelley dal
2002. Quasi per scherzo, io e
Robert gli abbiamo proposto
un nostro programma chiamato
Easitaly, e la cosa è piaciuta.
Da Febbraio 2004 Easitaly è
trasmesso su Luxuria tutti i
mesi con un discreto successo
d’ascolto.
Quali sono le vostre band o
musicisti preferiti di sempre?
V. Potrei citarti un migliaio di
nomi ne faccio 10: Ennio Morricone, Burt Bacharach, Antonio
Carlos Jobim, The Style Council,
Chet Baker, Cal Tjader, Sergio
Mendes & Brasil ’66, Caterina Valente, Walter Wanderley,
Sestetto Basso Valdambrini.
R. Veramente troppi: Burt Bacharach, Henry Mancini, Ennio
Morricone, Jobim, Armando
Trovaioli, Piero Piccioni, Piero
Umiliani, Cal Tjader, Sergio
Mendes, Astrud Gilberto, Herb
Alpert, Walter Wanderlay, Les
Baxter, Mina, Johnny Dorelli...
E le uscite più interessanti degli
ultimi anni?
V. Anche per questa risposta
Permalink n.1 Febbraio 2007
ci vorrebbe una lista di titoli
lunghissima ne faccio 10: Idea6
Metropoli, Nicola Conte Other
directions, Koop Koop Islands,
Sunaga T Experience A letter
from all nighters, The Five Corners Quintet Chasin the jazz gone
by, Sestetto Basso Valdambrini
The best modern jazz in Italy
1962 (Ristampa), Montefiori
Cocktail Appetizer Vol. 2, The
Transistors Atelier, Sam Paglia
The rare Sam Paglia, Robert
Passera Easy Life.
R. Anche qui veramente troppi:
Koop, Nicola Conte, Gerardo
Frisina, Montefiori Cocktail,
Sam Paglia, Ursula 1000, Karmisky Experience, Frank Popp
ensamble, doktor Zoil, Dimitri
from Paris, Pizzicato Five, Sunaga T Experience, e altre decine di
artisti, alcuni dei quali, però, non
credo gradiscano “l’aggettivo”
lounge per definire la loro musica
Cosa canta un dj lounge sotto la
doccia?
V. 11 uomini d’oro (Inno del
A.C. Milan anni ’70)
R. Gocce di pioggia su di me
I film che ognuno di noi dovrebbe vedere per capire qualcosa di
questo mondo.
V. Hollywood party è un esempio validissimo.
R. Tutte le scene dei film quando
c’è il party, il cocktail o il ricevimento, da quelli più famosi di
“Hollywood party” e “Colazione
da Tiffany”, fino ai banchetti dei
film peplum
Oltre alla filosofia del cocktail,
che cosa accomuna il lounger
medio, quale il retroterra socioculturale di chi vive “easy”?
V. La ricerca estrema di star bene
con il prossimo e con noi stessi.
La parola d’ordine è Relax in un
MondoEZ.
R. Un forte desiderio di “easy
life”, di “dolce vita” e di “vie en
rose”. ■
20
FENOMENI
SLAM POETRY,
verba manent
Poeti performativi
si sfidano a colpi di metrica
di Graziano Nani
uello verbale
della parola, e
quello tangibile
della performance, sono due
mondi che raramente capita di
veder collaborare a filo diretto.
Il primo è astratto, impalpabile,
inesorabilmente segno. Il secondo è tangibile, corporeo, carne
e sangue. Quando dialogano,
questi due mondi, ne richiedono
sempre un terzo: uno strumento,
se parliamo di un brano musicale, un palcoscenico, se siamo
nell’ambito dell’opera teatrale, e
così via. Ma c’era un tempo, anni
di bardi e cantastorie, in cui la
parola mostrava un lato performativo che conteneva in sé una
valenza estetica propria.
Secoli dopo, verso la fine
degli anni Ottanta, qualcuno
oltreoceano sembra rivalutare le
potenzialità della parola recitata.
Uno su tutti: Saul Williams,
vero e proprio antesignano di
quello che sarebbe diventato il
movimento della Slam Poetry.
Da quegli anni in poi, in tutti gli
Stati Uniti cominciano a comparire gruppi di poeti performativi
pronti a sfidarsi su un palco a
colpi di metrica. Oggi di questo
movimento si comincia a vedere
traccia anche in Italia. Nel corso
del 2006 la Arcipelago Edizioni è
uscita sul mercato editoriale con
incastRIMEtrici, la prima antologia italiana dedicata al mondo
della Slam Poetry di casa nostra.
L’antologia mette in campo un
coraggioso accostamento tra testi
rap e poesie concepite da autori
contemporanei, lanciando un
sasso concreto nel grande stagno
della contaminazione culturale
dei nostri giorni, a volte prolifico
e fruttuoso, più spesso molto
raccontato e troppo poco vissuto.
Sono riuscito a fare due chiacchiere con Marco Borroni, che
insieme a Paolo Ornaghi ha curato l’edizione di incastRIMEtrici.
Milanese, 27 anni, e il fervore di
chi, all’ombra della Madunina,
di stare fermo proprio non ne
vuole sapere. Insieme abbiamo
provato a districare il bandolo di
una matassa chiamata Slam Poetry, che rotolando fagocita rap e
poesia, pensiero e azione, strada e
accademia.
Marco, cosa significa Slam
Poetry? Se dovessimo dargli un
nome in italiano, si chiamerebbe…
Slam Poetry in sostanza significa
“gara di poesia”. Dall’espressione
è facile cogliere l’analogia con i
contest rap, in cui gli artisti si
sfidano con i loro brani e una
giuria costituita dal pubblico ha
il compito di decretare il vincitore della manifestazione.
Le origini? Americane?
Sì, così come per il movimento hip hop, trattasi di radici
afro-americane. Esiste un film,
chiamato Slam, in cui partendo
Permalink n.1 Febbraio 2007
da un affascinante personaggio si
analizzano i contesti del ghetto
americano in cui, con un approccio ludico, alcuni poeti di strada
si sfidavano tra loro verbalmente.
Man mano che le persone si
riunivano intorno a loro, in base
agli applausi o ai fischi della folla
venivano decretati i vincitori.
Mentre fuor di America…
Il dato interessante è che, arrivati
ad oggi, si può affermare che la
Slam Poetry è un fenomeno che
si è espanso a livello internazionale. Ho partecipato recentemente ad un contest paneuropeo, lo Slam Review di Berlino.
Insieme al mio gruppo Folli
tra Fogli ho potuto toccare con
mano il livello di espansione del
fenomeno in gran parte dei paesi
d’Europa, come UK, Svezia,
Polonia, e in alcuni paesi degli
altri continenti, come Sudafrica e
Giappone.
Graziano Nani
Milanese per dovere, copy
pure, non saprà tener testa
ad un word processor,
ma è l’anima artistica di
Permalink.
Rap, e poesia: come si innestano
questi due mondi l’uno nell’altro? È la poesia a scendere nelle
strade, o il rap a invadere le
biblioteche? O ancora, la Slam
Poetry rappresenta una realtà a
se stante?
Ognuna delle tue affermazioni
racchiude un fondo di verità. Oggi sicuramente in Italia
la poesia sta scendendo nelle
strade manifestando i suoi lati
più strettamente connessi alla
performance e al conseguente
21
FENOMENI MARCO BORRONI
Di seguito L’amante di
Fante, di Angelo Zabaglio,
e un brano tratto da Rap di
fine secolo [e millennio] (o
di G. M. Hopkins) di Lello
Voce. Opere che gli autori
hanno interpretato, e
continuano a interpretare,
su principali palchi della
Slam Poetry italiana. Dagli
stessi testi, ad ogni Slam
scaturiscono performance
differenti e mai uguali a se
stesse.
feedback del pubblico in ascolto.
Abbiamo quindi un’interessante
connessione tra poesia e aggregazione sociale. Dall’altro lato il rap,
grazie a personaggi come Paolo
Ferrari, Pierfrancesco Pacoda, e altri studiosi stranieri, è entrato nelle
biblioteche attraverso alcuni saggi
che hanno segnato, dal punto di
vista scientifico, tappe fondamen-
L’amante di Fante
Angelo Zabaglio
Sono l’amante di John Fante,
quante copie ha venduto chi è stato l’ultimo acquirente?
Devo acquistare un diamante bollente pesante, ma occorre contante.
Potrei rivolgermi a Carlito Brigante ma ormai è latitante!
Inoltre leggo che:
‘IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE’ ai polmoni e all’aria circostante!
Certo, anche un brillante in escrementi di elefante!
Non le pare comandante?!
Preferisce sparare ad un mendicante o al presidente?
Certamente il primo è l’anello debole mancante di una vita benestante,
il secondo è il fabbricante di anelli invitanti.
Non le pare insegnante?!
Preferisce studenti nullatenenti arrapanti, onnivori di domande,
che si curan con risposte riposte nei posti più puzzolenti di enoteche,
ossia biblioteche?
o giovani artisti arrivisti lettori di mille e mille riviste novelle,
frequentatori di mostre impressionanti, spettacoli teatrali imbarazzanti,
dove l’attore muto in scena batte nocche sulle ante e beve fanta da un idrante?!
O ancora…
preferisce un poeta ignorante che susciti noia (anche quella è importante)
con testi ormai ceneri in tombe?
O un poeta militante che utilizza rime come il pugile un montante
battendo la cultura imperante per k.o. tecnico e ritmico?!
Potrei sempre assoldare soldati da poi assolvere!
Potrei sempre mungere mucche da poi rivendere!
Non mi resta che chiedere alla polvere,
per poi diluire e piangere.
Io sinceramente preferisco la maschera di Arlecchino.
Più colori, mi ricorda molto meno la Bandiera!
Fossi foco accenderei le consonanti!
Ed ora tutti a casa, felici, svuotati e contenti!
tali per la storia di questo fenomeno culturale. Questo a mio avviso
è accaduto perché il rap, oltre che
una forma musicale, contiene in sé
anche un gesto prettamente letterale, e lirico.
C’è un messaggio interessante che
stai passando: i testi rap vengono posti sullo stesso piano della
poesia. O meglio: si permette ai
testi rap, e a quelli poetici, di manifestarsi in un territorio comune.
E in fondo i due lati - A e B - di
incastRIMEtrici, il tuo nuovo saggio, stanno proprio a comunicare
questo concetto. Una sezione di
testi scritti da poeti, e un’altra di
brani concepiti da rapper italiani
per essere rappati.
Permalink n.1 Febbraio 2007
Sì, con l’antologia che ho appena
pubblicato - e ancor più con il saggio Rime di Sfida, uscito due anni
fa – analizzando il panorama dei
cantautori italiani contemporanei
ho identificato gli artisti rap come
quelli più vicini al contesto poetico. Lavorando a Rime di Sfida,
in particolare, ho rilevato alcuni
fattori che mi hanno condotto a
questa affermazione. Il primo è
l’utilizzo frequente, a volte quasi
ridondante, della rima da parte
dei rapper. C’è poi da considerare
l’utilizzo di una metrica molto
ritmata, e l’esigenza di musicare il
verso. Tutto questo delinea alcune
caratteristiche comuni ai due ambiti, che permettono a un lavoro
come incastRIMEtrici di trarre la
propria liceità, e di porre i due
contesti in un territorio comune
dove coesistere in armonia.
I rapper cosa pensano del tuo
libro, e del contesto della Slam
Poetry in genere? E i poeti?
In questi ultimi 3 anni - quelli
in cui ho analizzato, studiato, e
soprattutto vissuto il fenomeno
della Slam Poetry - ho trovato una
grande attenzione da parte della
maggioranza dei rapper, diciamo
il 90% di loro. Si sono interessati
agli argomenti che ho trattato e
alle ricerche, e si sono avvicinati ai
miei testi con grande rispetto.
Beh certo, il tuo pensiero legittima i loro lavori, conferisce loro un
certo spessore…
Sì. Effettivamente, a parte rarissimi
casi, l’accostamento tra rap e poesia non ha mai disturbato nessuno,
nemmeno i più radicali e intransigenti tra i b-boy. Quello che caso
mai alcuni, pochi per la verità, mi
hanno contestato con una certa
veemenza, è che ci si può avvicinare al mondo del rap solamente
se si è parte integrante dello stesso
dal giorno uno. E io non ne faccio
parte dal giorno uno…
Questa posizione porta argomentazioni deboli, mi pare…
Eh, lo so. Personalmente con22
FENOMENI MARCO BORRONI
divido l’opinione di Next One
quando dice che un esterno può
sì avvicinarsi all’hip hop, a patto
che lo faccia “in punta di piedi”.
Questo è un contesto talmente di
nicchia che se sbagli approccio,
come hanno fatto la maggior parte
dei giornalisti che vi si è avvicinata, finisci per scrivere delle boiate
assurde.
Buon senso e rispetto, insomma… E i poeti, che ne dicono?
Tra i poeti devo dire che ho
trovato un po’di più di titubanza.
È vero che se alla gran parte dei
rapper fa piacere vedere la propria
figura accostata a quella del poeta,
non vale il contrario.
Passando dagli Stati Uniti all’Italia, anche il contesto della Slam
Poetry ha vissuto l’atterraggio
brusco che ha subìto il mondo
del rap, con problemi come
quello della provincializzazione,
o peggio dello scimmiottamento,
di certi modi e canoni d’oltreoceano? Oppure si è trattato di un
atterraggio più morbido?
Io considero l’atterraggio della
Slam Poetry sul suolo italiano,
così come nella maggior parte dei
paesi europei, molto più soft di
quello che invece si è verificato
per quanto riguarda l’hip hop.
Questo per un semplice motivo.
L’hip hop aveva una provenienza comunicativa che partiva dal
ghetto americano e dalle sue
problematiche, che a un certo
punto ha generato un’esigenza del
dire e del comunicare all’esterno
quel tipo di disagio. Nel momento
in cui la subcultura è sbarcata in
altri paesi che non conoscevano
la realtà del ghetto, è scattato una
sorta di adattamento dell’hip hop
al contesto sociale del singolo
paese. Questo, tra i personaggi
più superficiali, ha significato una
mera emulazione degli atteggiamenti tipicamente americani, un
rendersi portavoce di disagi mai
vissuti e provati sulla propria pelle.
Accanto a questo, ovviamente, si
esprimendo contenuti e realtà sociali
che tutti noi possiamo sentire sulla
nostra pelle.
sono verificati anche casi felici di
armonizzazione culturale.
Il caso della Slam Poetry è differente. L’adattamento culturale è
stato caratterizzato da dinamiche
più soft. La ragione non è difficile
da comprendere. Già nell’antichità
i nostri padri, i Greci in primis, vivevano situazioni di sfida poetica.
Arrivando fino ai nostri giorni,
le premesse che reggono l’atto
performativo e gli conferiscono un
senso non sono venute meno.
può essere organizzata a priori,
oppure manifestarsi spontaneamente all’interno di altri contesti, come
ad esempio happening artistici e
culturali. L’Mc, che si può tradurre
in Maestro di Cerimonia, è la figura
che ha il compito di coinvolgere il
pubblico, presente per seguire una
manifestazione di stampo ludico.
Per divertirsi, insomma. L’Mc deve
avere una certa scioltezza lessicale,
deve saperci fare con gli artisti,
gestire sul palco le loro performance. Deve essere, in breve, un bravo
intrattenitore. Da un altro punto
di vista, credo che la Slam Poetry
sia una delle manifestazioni più democratiche che esistano. Il fatto che
il pubblico partecipante attraverso
applausi, fischi, ululati, ha la possibilità di svolgere il ruolo di giuria,
decretando la vittoria di uno degli
slammer, mi sembra una condizione
assolutamente interessante. Qual è il senso della Slam Poetry
in Italia, perché viene fatta?
Per portare la poesia ad essere
fruibile anche dalla gente comune.
Il tentativo, dal mio punto di vista,
è quello di comunicare che la poesia
è un connotato specifico anche della
nostra società attuale. E che vuole
tornare ad essere efficace e a comunicare con lo smalto di un tempo,
Permalink n.1 Febbraio 2007
Raccontami la situazione della
Slam Poetry. Dove si fa? Chi è
l’Mc? Come si compone la giuria?
Chi sceglie i partecipanti?
I luoghi fisici dove si svolgono le
iniziative di Slam Poetry possono essere i più disparati. Ti faccio qualche
esempio: abbiamo organizzato degli
eventi alla FNAC di Milano, Torino
e Roma, in diversi teatri sparsi per
tutta Italia, fino a piazze e altre
location all’aperto. La Slam Poetry
23
FENOMENI MARCO BORRONI
Rap di fine secolo [e millennio]
(o di G. M. Hopkins)
(Tratto da) Lello Voce
è meglio morire che perdere la vita
Frei Tito de Alencar Lima
fine finalmente finita fine fissato flusso di flutti feroci a finis-mondo a
finis-terra a finis-tempo fibula finta e fine fetta-fibroma frutta friabile e
frugale filo e fiore fretta fugace fine fra fini fine fra feste fine fra folti
boschi d’inganni e utopie e terrori che vagano tra il ponte e il fondo della
stiva del mondo col fumaiolo in stelle e feste e fuochi e fumi verso il cielo
e la prua a contro-mare che taglia tempo e millennio e scorcia l’orizzonte
con l’universo in bonaccia e le galassie in espansione con moto ondoso e calmo
e le luci accese nel salone e quelli sul ponte di passeggiata poi che salutavano coi
fazzoletti bianchi gli altri a terra le frotte di morti rimasti a riva e la musica era jazz
ovviamente musica da ballo a tacchi alti per correre fino alla Rivoluzione alla prua
dove c’è la bandiera e vedere solo mare davanti a sé polena-Potemkin dell’avvenire
protagonista proletario e rosso di rabbia io che di falce e martello il mondo già costello
Nelle nevi sfreccia
Scagliando all’indietro il porto
Il Deutschland, di Domenica, e il cielo già s’infeccia
Perché l’aria è infinita e senza conforto
E il mare silice schiumascaglia, nero-dorsuto al soffio regolare,
Stabile da EstNordEst, nel quadrante maledetto, il vento sorto;
Neve irta e bianca-fiammante tutt’attorta in turbinare
Vortica verso gli abissi di sole vedove dove di padri e figli non c’è traccia
due guerre due mondiali intendo e una mondializzazione che è pure peggio dico per
quelli della stiva e i primi spazzati dal ponte a colpi d’onda finanziaria dopo onda
finanziaria col mare delle valute a forza sette-otto e strani figuri italo-americani che
si aggirano nei corridoi e nel salone e in sala macchine e fino al timone al radar con
bottiglie e bottiglie di whisky di contrabbando strette sotto i pastrani inseguiti a sirene
spiegate da alcolizzati in divisa che deràpano-àpano sul cassero e sgommano a proravia
ma ce n’erano a milioni poi acquattati dietro trincee e barricate da Parigi a Stalingrado
studenti e filosofi e soldati e intellettuali e imboscati contro il Reich e la società porca
e borghese nella tundra innevata e al sole dei boulevard e a Berlino poi gruppi sparuti
ma armati e a Roma sui tetti i tiratori scelti tutti tesi a centrare raffica dopo raffica il
cadavere accosciato nel bagagliaio rosso che pulsa ad ogni pallottola come di nuova
vita poi la vite spietata che gira e stringe ogni nostro respiro col fumo nero della stiva
E poi quanto al conforto del cuore,
Il basso-capezzoluto terra-brancicato grigio
Si libra, i cieli blu-ghiandaia il fulgore
Di uno screziato e scorticato maggio!
Azzurra-palpitante e canuta-iridescente altezza; o notte ancor più alta
Con fuoco tintinnante e la Via Lattea falena dal morbido piumaggio
Qual è il cielo del desiderio a tua sembranza
Il tesoro mai visto di cui nessuno - nemmeno per sentito dire - immagina lo splendore?
[…]
Questo però da un altro punto
di vista rappresenta un rischio.
Nessuno garantisce, o legittima,
l’autorevolezza della giuria, che
sostanzialmente è legata al caso, o
comunque alla contingenza della
specifica situazione.
Sì certo, ma tieni conto che nel
momento in cui la giuria presente
non ha filtri né secondi fini, ad
esempio commerciali, essa rappresenta un punto di vista quantomeno trasparente. E comunque
a prescindere da questo il bravo
slammer è anche, e soprattutto,
quello capace di trascinare il
pubblico, di conquistarlo. Perché
la gente percepisce il ritmo, la
musicalità, la metrica. Il flow,
insomma.
Permalink n.1 Febbraio 2007
Cosa sta accadendo oggi in Italia?
Quali sono i nomi più importanti
nell’ambito della Slam Poetry?
I personaggi che hanno assunto il
ruolo di capostipiti, tracciando un
po’la rotta, sono diversi. Sicuramente il padre della Slam Poetry
italiana è Lello Voce, un poeta
contemporaneo che ha avuto il
merito di portare in Italia questo
fenomeno culturale, oltre che di
appoggiare e valorizzare l’aspetto
performativo del verso poetico e
il senso del poeta che vive per la
strada, in mezzo alla gente. Un
altro personaggio fondamentale
per la scena italiana è Angelo
Zabaglio. Nasce come rapper, ma
nel corso dei suoi lavori si è via via
avvicinato al mondo della poesia
performativa, traendo da questo
tipo di esperienza canoni specifici
da riflettere nella sua testualità.
C’è poi Guido Catalano, che dopo
aver vinto diverse Slam Poetry ha
avuto la fortuna (o la sfortuna) di
poter presentare le sue opere in
una trasmissione di Mtv. Anche
lui, come gli altri, si distingue per
un’incredibile quanto genuina
indole verso l’atto performativo
legato al verso. A livello di gruppi
citerei sicuramente i Folli tra Fogli,
il collettivo cui appartengo e del
quale fanno parte Gomez e Mary
Nicole, oltre allo stesso Zabaglio.
Interessante infine la figura di Paolo Ornaghi, uno dei componenti
del gruppo di poeti performativi
del Viandante, nonché protagonista di tour poetici come quello
ideato da Tiziano Fratus, Arsenio
Bravuomo e Giudo Catalano
denominato Love Poetry Tour.
E lo scenario futuro? Cosa ti immagini tra dieci anni?
La sensazione è che la gente abbia
voglia di situazioni culturali come
quella della Slam Poetry. Questo
mi fa intravedere delle prospettive
interessanti…
In bocca al lupo Marco. E lunga
vita alla parola performata. ■
24
FUTUROLOGIA
L’infanzia rubata di John
Storia di un timetraveller
a spasso nel futuro e fra i forum
di Valerio Mattioli
acendo un paio
di calcoli, viene
fuori questo:
oggi, febbraio
2007, da qualche parte negli Stati Uniti si trova un ragazzino chiamato John
Titor, nove anni appena eppure
già vecchio. Se il suo nome vi è
familiare, è perché ne conoscete
la travagliata vicenda. Altrimenti,
leggete quanto segue.
Trentadue anni fa, John Titor
aveva 39 anni. E lo stesso sei
anni fa, nel 2001. Non è né
un caso di omonimia, né una
singolare forma di reversione
anagrafica. È, come da manuale,
la storia di un timetraveller, di
un crononauta, di un viaggiatore
nel tempo.
Io mi immagino l’infanzia di
Titor come un’infanzia serena,
piccolo-borghese: la scuola, gli
amici, la famiglia. Poi il dramma.
È il 2011, e lui ha da poco compiuto i tredici anni. Il giovane
John è costretto a indossare divisa e fucile, un bambino-soldato
in terra d’America. Perché negli
Usa è scoppiata la guerra civile,
e dalle due parti si fronteggiano
Città e Forze Rurali. John milita
nelle fila dei Rurali, e così sarà
per altri quattro, sanguinosi
anni, interrotti alla fine nel
peggiore dei modi: è la Russia
che si incarica di sganciare, sulle
principali metropoli americane,
una serie di bombe atomiche
che innescheranno una reazione
a catena. Dalla Cina al Medio
Oriente, il conflitto dilaga. È la
Terza Guerra Mondiale.
Me lo immagino, il giovane
Titor, che ha diciassette anni
è già un uomo finito. Quelli
che dovevano essere i momenti
più belli della sua vita, gli anni
dell’adolescenza americana, tutti
vitamine e belle ragazze, si sono
rivelati un’immane sequenza di
catastrofi. Uno scontro fratricida che si chiude in apocalisse,
un delirio di sangue e violenza.
Certo, dopo il conflitto gli Stati
Uniti risorgono. Si riorganizzano
in una confederazione a cinque stati, con capitale Omaha,
nel Nebraska. Seppelliscono
il passato di orrori per gettare
di nuovo lo sguardo al futuro.
La vita continua, il progresso
accelera. E d’accordo, la gente
è costretta a lavorare nei campi,
l’acqua è contaminata, ma intanto la scienza fa passi da gigante:
ingegneria genetica, viaggi nello
spazio, nel tempo. John prosegue la vita da soldato, e come
poteva essere altrimenti? Non
ha nemmeno fatto in tempo
ad andare alla high school, che
già maneggiava mitragliatrici e
bombe a mano. La sua sorte è
segnata. Ma, lo stesso, tenta il
riscatto, e lo fa nel più classico
dei modi: sui libri. Si interessa di
scienza, si appassiona alla storia,
Permalink n.1 Febbraio 2007
si muove nei tortuosi meandri
della filosofia. È un ragazzo intelligente, John Titor. Per questo, è
destinato a fare strada.
Passano gli anni. Non so quali
missioni gli vengano affidate,
non conosco i particolari né
della sua carriera, né della sua
vita privata. Quello che so, è
quello che sanno tutti: nel 2036,
viene spedito indietro nel tempo
– precisamente nel 1975 – perché recuperi un esemplare del
computer Ibm 5100. Il motivo è
che questo contiene la soluzione
a un problema di overflow che
potrebbe sconvolgere il sistema
Unix a partire dal gennaio 2038.
Valerio Mattioli
Giornalista capitolino.
Esperto di letteratura
contemporanea e di
trepanation. Nel tempo
libero dirige una rivista di
culto: Catastrophe.
La missione di Titor ha successo,
ma l’uomo, tornato a casa nel
2036, è insoddisfatto. Lo capisco.
A tredici anni, io andavo in giro
per via Tuscolana a guardare le
ragazze, facevo vita da banda, e mi
trastullavo – in rigorosa solitudine
– con le mie prime soddisfazioni
genitali. John invece, a quell’età
stava già a fare la guerra. Il suo
passato gli è stato rubato. Calpestato, violentato, umiliato dalla
veemenza dei cannoni. Mi immagino a questo punto il trentanovenne Titor da solo in camera, a
rileggere i suoi libri di storia, col
pensiero che va a quando, a inizi
2000, la vita era felice e il mondo
filava liscio. L’age d’or, il paradiso
perduto: la sua infanzia.
25
FUTUROLOGIA JOHN TITOR
Titor ha deciso: tenterà di nuovo
un viaggio nel passato, ma
stavolta non sarà né per recuperare macchine, né per rimediare
codici. Sarà per vedere se stesso
da bambino. È una scelta che
commuove, che fa piangere il
cuore. L’anno prescelto è il 2000.
Se John è nato nel 1998, vuol
dire che a questo punto ha due
anni. A quell’età, credo, non è
che tra i due (il John bambino e
il John adulto) si possano intavolare chissà quali conversazioni. E
allora ecco che Titor si affaccia al
mondo, un mondo che all’epoca
aveva a malapena sfiorato, col
mezzo dei mezzi, lo strumento
per eccellenza: internet, la Rete.
Il suo nome comincia a circolare sui forum, i suoi interventi
si fanno via via più fitti, ed è
a questo punto che la vicenda
John Titor, da storia del futuro,
diventa ricordo del passato.
L’avvento in diretta di un “uomo
del 2036” non è faccenda da
passare inosservata, e allora è
facile immaginare le reazioni
del popolo on line: incredulità,
scetticismo, sorpresa, curiosità.
Miriadi di utenti si affannano
a porre a Titor le più svariate
tipologie di domande, ricevendo
sempre cortesi risposte e pazienti
spiegazioni. Quello che la gente
vuole sapere è, prevedibilmente,
cosa accadrà domani, cosa ci
riserva il futuro, come sarà il
mondo tra trent’anni. E Titor
non lesina certo particolari,
a partire proprio dall’evento
traumatico della sua esistenza: la
guerra civile.
Secondo Titor, i primi sintomi
del conflitto saranno evidenti già
nel 2005, ma come sappiamo
l’apice interverrà solo dieci anni
dopo, con conseguente bombardamento atomico dei russi. Parallelamente al deteriorarsi della
Permalink n.1 Febbraio 2007
situazione americana, la guerra
si diffonderà in Asia, in Europa,
nel Medio Oriente, partorendo
un’ecatombe di tre miliardi di
morti su tutto il globo. Abbiamo però detto che nemmeno
questo sarà in grado di frenare
un progresso scientifico che, in
tutti i campi, arriverà a vette fino
a quel momento impensabili: la
fisica dei quanti, le ricerche sui
buchi neri, gli studi sul concetto di multiverso, porteranno
infine alla possibilità pratica del
viaggio nel tempo – e Titor è lì a
dimostrarcelo, con tanto di foto
e schemi sulle macchine che lo
consentiranno.
In brevissimo tempo la vicenda
Titor diventa un autentico caso,
e dalla Rete si riversa sul mondo
reale. La sua figura alimenta un
dibattito isterico tra scienziati,
scrittori, opinionisti, semplici
navigatori, al suo personaggio si
ispirano registi televisivi e teatrali, di Titor si occupano testate di
ogni dove (compresa la nostrana
Focus), mentre appassionati del
fantastico e ricercatori in fisica si
danno a uno scontro a metà tra
il cronachistico e l’ideologico. A
quel punto, John ha già abbandonato, avendo annunciato al
mondo il suo imminente “ritorno nel futuro”.
Nel frattempo però il mondo
va avanti. L’11 settembre 2001
due aerei si schiantano sul World
Trade Center di New York, e a
tutti sembrò un po’strano che il
crononauta, nelle sue cronache
del domani, abbia omesso il
particolare. Il 2005 passa senza
che in America vi siano segni né
di rivolte né tantomeno di guerre
civili latenti. Già nel 2004,
appare in Rete una prima ammissione, da parte di tal Samson
Rodriguez, che afferma: Titor
sono io, era tutto uno scher26
FUTUROLOGIA JOHN TITOR
zo. I detrattori
del fenomeno hanno
buon gioco nel ritenere l’intera vicenda una pagliacciata,
accusando i titoriani di ingenuità
e creduloneria. Ma niente, il popolo di John non ci sta. Secondo
loro la questione è semplice: Titor è realmente un timetraveller,
e se gli eventi da lui descritti non
si avverano (o se al contrario se
ne avverano altri da lui non predetti), è semplicemente perché
lo stesso Titor, con la sua incauta
presenza nel passato, ha finito
per alterare la worldline modificando gli sviluppi della Storia.
Fa niente che Robert Brown,
fisico dell’Università di Duke in
North Carolina, si prodighi a
dimostrare la fallacia degli esempi titoriani: in teoria, quanto
descritto dal crononauta, può
realmente succedere, può essere
vero – o quantomeno, avrebbe
potuto. D’altronde, a confermare
che Titor esistette (o, dal nostro
punto di vista, esisterà), ci penserà nel 2006 un altro viaggiatore
nel tempo: Ethan Jensen. Lui
viene da un’era ancora più remota, il 2118, ed è tornato da noi
proprio per poter documentare
in prima persona la vicenda del
vecchio John. Che, ci dice Jensen, le generazioni successive alla
nostra osanneranno come uno
Permalink n.1 Febbraio 2007
dei più importanti personaggi
del suo periodo. Non contento,
Jensen decide poi di riportare
con sé, di ritorno nel futuro,
un giovane della nostra era, il
tedesco Erik Hanselmann. Il
buon Erik vivrà cinque anni
nel ventiduesimo secolo,
così che quando tornerà
a noi (non si sa quando:
con queste macchine del
tempo, si sa, tutto è possibile), potrà a sua volta
spiegarci il mondo che
verrà, visto con gli occhi
del presente.
Di viaggiatori nel tempo,
insomma, il mondo è pieno, già
adesso, già nel passato. Laggiù,
nel futuro, è tutto un turbinio di
arrivi e partenze, che a loro volta
provocano paradossi spaziotemporali, sconquassano la worldline, rimescolano le carte degli
eventi, e si aggiustano gli anni a
piacimento. E noi, qui nel 2007,
altro non siamo che inerti spettatori, ignari di conquiste che non
ci appartengono, e che però arriveranno. Questo, quantomeno,
è quello che ci insegna la vicenda
di John Titor: bambino-soldato e
pioniere del timetravel. E pensare che al momento, quest’uomo
che ha già alterato il corso della
Storia, è null’altro che un infante
di nove anni, intento a giocare
con gli amici da qualche parte
negli States. Di guerre civili, da
quelle parti, al momento non
c’è traccia. Ma un momento:
e se fosse stato proprio questo
l’obiettivo di John e del suo viaggio nei 2000? Cambiare il corso
degli eventi per impedire al sé
bambino di affrontare gli orrori
della guerra? Salvare una fanciullezza in apparenza condannata
alla catastrofe? Il futuro è cosa
lontana. Ma un’infanzia rubata,
John lo sa, è perenne. ■
27
CINEMA
Way Back Machine
Il cinema di fantascienza contemporaneo è spazzatura. Il
futuro della fantascienza è nel passato. Permalink presenta
una nuova rubrica: “Il Recuperatore”
di Federico Anastasi
uale film poteva essere più
rappresentativo di
“Repo-Man – il
recuperatore”?
A metà degli anni Ottanta la
copertina di questa perla troneggiava tra gli scaffali polverosi
delle neonate videoteche. Un film
marginale, da recuperare in home
video, non degno nemmeno di
una vera carriera cinematografica.
Un film che parla di un “recuperatore” di auto (Emilio Estevez), le
cui rate non sono state pagate.
Spietato, furbissimo, ma con un
codice d’onore (il “repo-code”).
Di qui in poi, cercare di descrivere la trama è impossibile. Il filo
conduttore sembra essere un arbre
magique che appare, senza motivo,
dappertutto.
Repo-man è emblematico anche
perché già di per sè recupera un
passato mediatico, nella forma del
“pastiche” e nella prassi del riciclaggio culturale: alieni dalla grande
testa design anni 50 (immortalati
in un curioso museo), celebrazione
della para-informazione-spazzatura
dei tabloid, raggi di luce verde,
paranoia nucleare... A differenza di
Guerre Stellari, che, pur operando
un riciclaggio ad ampio raggio
dell’immaginario pulp, cerca di
cancellare le tracce delle sue incursioni nella spazzatura culturale,
Repo man esibisce in bella mostra
l’eterogeneità dei suoi accumuli
come vistoso e sgraziato collage di
produzioni di serie B.
I numerosi riferimenti ad elementi della cultura americana, nella
forma di religioni usa-e-getta,
avanguardia letteraria, e marche di
prodotti, formano una fitta trama
interetestuale: i nomi di una serie
di personaggi richiamano note
marche di birra, un personaggio
canticchia un jingle pubblicitario
della 7-Up; la Dianetics (religione
inventata da Ron Hubbard) è
parodiata nella “Dioretix”; il
personaggio del Dottor Benwey
tratto dal celebre Pasto Nudo di
William Burroughs viene citato
in una sequenza ospedaliera; le
tre regole della robotica inventate
Permalink n.1 Febbraio 2007
nella letteratura fantascientifica
(mainstream) di Asimov sono
parodiate nel “codice dei recuperatori”, mentre un personaggio
presenta una fisionomia simile ad
Asimov stesso (le folte basette e la
pesante montatura degli occhiali
non lasciano spazio a equivoci).
Federico Anastasi
Regista sci-fi, bolognese,
domiciliato a Parigi.
Viaggia nel futuro grazie
al suo temperamento
iperattivo. Scrive, ascolta,
dirige e crede nel domani.
Ed ecco che la presenza ossessiva
degli alberelli deodoranti per auto
si scopre dovuta al fatto che la
fabbrica produttrice era in effetti
uno sponsor, mentre tutti gli altri
prodotti del film sono etichettati
con il nome generico, ad esempio
“food”, “beer”, dopo che fallirono i
tentativi di attrarre finanziatori tramite “product placement”. In una
schizofrenia tipicamente postmoderna sembra esserci in Repo Man
sia una cancellazione della marca
che una sua giocosa e parodica
celebrazione come elemento della
cultura popolare.
Autentico gioiello di fantascienza beat, un proto-pulp-fiction
fantascientifico, ironico, frammentario, delirante... fino al finale
mistico-zen-new wave. In breve: da
recuperare. ■
28
FOTOGRAFIA
Flickerismi
A caccia di Pin Up e di Storia fra i tag della più
bella community della grande rete
di Carlotta Ghost
Carlotta Ghost
Le piace tutto, ma è un
po’preoccupata. Intanto
aspetta, osserva e
fotografa il mondo.
u Flickr ogni
giorno si
consuma una
splendida
contraddizione.
La più grande community di
fotoamatori della rete passa il
tempo spammando commenti
sulla cui genuinità di intenti non
si discute nemmeno più (tutte
le gradazioni di entusiasmo che
vanno da “nice shot” a “wonderful” sono fake, punto), o parlando morbosamente di macchine
fotografiche e di Photoshop,
ad un livello talmente tecnico,
che metterebbe in difficoltà gli
stessi sviluppatori di Adobe o di
Canon. Eppure, nonostante tutta
questa aridità apparente, c’è vita
su Flickr. Una vita ricca, immensa e virtuale, che ci mostra quella
reale. La realtà su Flickr viene
narrata, archiviata e moltiplicata,
ogni giorno.
Fate una query con un tag a
caso che vi interessa, per capire
cosa intendo. Io ho provato “pin
up”, argomento la cui estetica
mi sta a cuore, ma l’esperimento funziona quasi con tutto. Il
risultato è quanto di più distante
da una cruda tassonomia o da
una progressione in stile “elenco
telefonico”. Al contrario, vi
troverete davanti ad un panorama completo di ogni sfumatura,
a un qualcosa di simile ad un
organismo, ad un ecosistema in
evoluzione.
Ci si trova il passato...
l’old school...
Permalink n.1 Febbraio 2007
29
ph: marcodede
ph: anheuser
le varie reinterpretazioni contemporanee e, ovviamente...
l’interpretazione flickeriana sul
tema...
ph: Paul Robinson
ph: Naturalezza
ph: Cryptdang
FOTOGRAFIA FLICKERISMI
in chiave più...
o meno amatoriale.
Potrei andare avanti a lungo,
ma quello che conta è notare
quanto i confini che circoscrivono il tag che ho scelto siano
mutevoli e si definiscano sempre
meglio all’upload di ogni nuova
immagine. E, questa la sorpresa
più inaspettata, ne nasce una
descrizione esaustiva, migliore
di qualsiasi libro illustrato, della
storia dell’estetica pin up, che
non viene perseguita intenzional-
Permalink n.1 Febbraio 2007
mente da nessuno, ma che nasce
spontaneamente come risultato
di un processo.
Se poi notate che manca qualcosa
all’appello, vi basterà intervenire
con le vostre facoltà cognitive,
stabilendo connessioni, similitudini e differenze fra ciò che
vedete, insomma, osservando.
E se ancora non vi torna qualcosa, potete sempre uplodare quella
cosa voi stessi. No? ■
30
INTERVISTA
Le 100 ragazze di
di Trasanda
Come Mr Hyde,
Zak Sabbath
dipinge donne
di notte per
scoparle di
giorno
100 Girls & 100 Octopuses, 2005
Acrilico e inchiostro metallico su carta: 98
parti che formano un quadro di 1.7x2.8 metri.
ak Smith è
illustratore,
punk e attore di
film porno con il
nome d’arte Zak
Sabbath. Potete acquistare su
Amazon i suoi ritratti di attrici
oppure la sua versione illustrata
del romanzo Gravity’s Rainbow.
Lo abbiamo contattato per il
suo enorme lavoro 100 Girls,
chiaramente in odore di porno
tentacolare. Ecco cosa ci ha
raccontato da un piccolo mondo
detto “porno alternativo”.
Permalink n.1 Febbraio 2007
Qual è la tua definizione di
indie-porn?
Porno dove può darsi che il regista mi prenda come attore.
Il miglior film di indie-porn e
il peggior porno in assoluto.
Guardo film porno solo per
vedere se ho lavorato bene o per
vedere una persona con cui magari dovrei scopare per lavoro,
quindi non credo di essere la
persona giusta cui chiedere - in
tutti i film che ho visto ci sono
persone che conosco. “Barbed
31
INTERVISTA ZAK SABBATH
mie illustrazioni per
le scenografie di un
suo film porno. E gli
ho detto di sì, poi gli
ho chiesto con grande
tatto e cortesia, se gli
serviva qualcuno per
scopare le ragazze nel
suo film porno.
È saltato fuori per
combinazione che gli
serviva un punk - così
gli ho spedito qualche
foto e mi hanno dato
il lavoro. È stato solo
dopo che mi son reso
conto, non si trattava
di un filmetto qualsiasi fatto in garage - era
un film per Hustler
con un vero budget e
tutto il resto.
La scena dell’indieporn è molto piccola
e io conoscevo già
molta gente per il
fatto dei miei ritratti,
quindi tutti son venuti a saperlo appena ho
finito di girare la mia
prima scena…
Zak Smith
Varrick in the Shirt I Made That Has a Monkey.
Wire Kiss” è stato sicuramente il
più interessante da girare. Tutti,
regista compreso, invece son
d’accordo che “Alpha 15” è stato
un disastro.
Come hai iniziato nel porno?
C’era un regista che conosceva
i miei lavori di grafica - oltre ai
ritratti di attrici porno, ho illustrato per intero un romanzo di
Thomas Pinchon. Così il regista,
Benny Profane, che ha preso il
nome d’arte da un personaggio
di Pinchon, non ci eravamo mai
conosciuti, mi ha chiamato un
giorno chiedendomi con grande
tatto e cortesia se poteva usare le
Permalink n.1 Febbraio 2007
La cosa più pazzesca
che ti è successa sul
set.
Nella prima scena
che ho fatto con Pixie
Pearl, stavamo scopando e il cameraman
se ne esce così. “Hey, abbiamo
finito la pellicola, ne serve altra
- voi continuate a scopare che arriviamo subito.” Non ci siamo resi
conto che non stavano andando
al furgone per prendere una pizza
nuova, stavano girando la città a
cercare un negozio aperto. Pixie e
io siamo andati avanti a scopare
sul divano per un’ora senza nessuno intorno e con le macchine
spente - ci siamo pure divertiti
- prima di vederli tornare pronti a
girare di nuovo ■
32
Luciano Pagano
Luciano Pagano è cresciuto a Novara.
Attualmente vive a Lecce. È il curatore
del sito letterario Musicaos.it. Sue
poesie, suoi racconti e testi critici
sono sparsi su numerose riviste
cartacee, webzine e antologie. A
breve uscirà il suo primo romanzo,
“Re Kappa”, pubblicato dalla casa
editrice Besa. In “Più pulito del
vero” incubi generati da un uso
smodato del computer si intrecciano
a frammenti di vita quotidiana, dando
origine ad un bozzetto paradossale
con risvolti stranianti ed ironici.
Racconto del mese
Più pulito
del vero
di Luciano Pagano
n mattino di luglio, dopo una notte
afosa passata a
tormentarmi senza
riuscire a prendere
sonno, mi sono ritrovato nel letto,
trasformato in un desktop pc.
All’inizio non riuscivo a crederci,
non capivo come mai sentivo più
caldo del solito. Tutto è incominciato con la fastidiosa sensazione di
tutta l’afa presente nella camera da
letto. Le cose peggiori succedono
sempre in condizioni atmosferiche
sfavorevoli, il troppo caldo o il
troppo freddo sono segnali, è la
norma. Io sentivo caldo perché la
mia superficie metallica, il case, era
battuto dai primi raggi di sole che
filtravano nella stanza.
Quel giorno di luglio inoltrato
non dovevo andare a lavorare, sarei
rimasto a dormire fino a mezzogiorno, avrei lasciato acceso il ventilatore appeso al soffitto e mi sarei
rinfrescato il cervello, ma adesso,
come avrei potuto? Per accendere
il ventilatore avrei dovuto tirare la
cordicella che pendeva dal muro, mi
resi conto di non avere braccia, ero
un desktop dalla superficie grigia,
rettangolare, senza fori d’areazione.
D’improvviso capii tutto. Nella
notte che precedeva il disastro mi
ero lamentato del mio computer,
un pentium III che faceva acqua
da ogni dove, la ventola del sistema
non raffreddava a sufficienza, l’harddisk era troppo poco capiente,
il clock troppo lento, nemmeno
cinquecento megahertz, e adesso il
caldo, ci mancava questa goccia di
sudore a far traboccare una brocca
oramai colma. Un giorno sì e uno
no mi toccava spegnere e riavviare il
sistema per via del surriscaldamento
quasi istantaneo della scheda madre,
il segnale d’allarme era un bip
intermittente, lo stesso delle casse
nei supermercati, ascoltare quel
sibilo e sobbalzare pensando alla
perdita dei dati era un tuttuno. Ieri
notte dovevo fare l’upload del sito,
il sistema non ha retto allo sforzo,
prima di spegnere tutto ho masterizzato i dati più importanti.
Cazzo. Hanno suonato il citofono, deve essere arrivato l’uomo
delle scale. Una volta alla settimana
viene a pulire le scale del condominio, cinque euro al mese per
ogni condomino. L’uomo delle
scale ha l’abitudine di citofonare
alle sette del mattino, quando i
condomini dormono, qui per
lavorare escono alle nove, penso al
profumo di limone che ognuno
degli inquilini sentirà quando uscirà
dall’appartamento girando la chiave
nella toppa. Come posso aprire
all’uomo delle scale? Penserà che
non voglio aprire la porta perché
non voglio pagare i soldi del mese, è
un vecchietto silenzioso, mi ricorda
uno sciamano fuggito da un x-files.
Qualcuno dovrà pure accorgersi
di me! L’uomo delle scale inizia a
pulire dal piano dove abito, suona
sempre il campanello di casa, io
apro, mi porge il secchio vuoto e mi
chiede con gentilezza se posso riempirlo di acqua del rubinetto. Eccolo,
Permalink n.1 Febbraio 2007
ha suonato e io sono un computer
spento, abbandonato sulle lenzuola
e non posso muovermi, è una sensazione terribile.
Clack. La porta che si apre, è lei. Lei
c’è. Cazzo. Lei è a casa. Deve essersi
svegliata prima di me senza accorgersi che mi ero trasformato durante
la notte, sarà andata in bagno senza
nemmeno aprire gli occhi. Deve essere stanca, la sento che striscia fino
alla porta, va ad aprire, si sposta
in cucina, deve aver riempito il
secchio, la porta si chiude. L’uomo
delle scale saluta. Sono salvo, lei
può aiutarmi, dobbiamo capire se
posso tornare uomo, almeno potrà
accendere il ventilatore sul soffitto
finché non scopriremo assieme che
cos’è successo durante la notte. La
porta oscilla, una brezza improvvisa
sembra sbatterla, invece no, la porta
resta ferma a metà. La mia ragazza
ha chiuso la porta e sta per entrare
nella stanza, finalmente, sono salvo.
“Cosa ci fai ancora a letto, alzati,
devo pulire!”. La voce secca del comando proviene da una fessura nel
manico di una imetec-piuma-800w
a sacchetto riciclabile. Cazzo. Si è
trasformata anche lei. “Allora…cosa
aspetti…vuoi alzarti o no?!? Vuoi alzarti o noooooooooo”. Mi risveglio
nel letto, sudato, mi tocco le braccia
con le mani, ci sono, sono io, sono
un corpo. Prometto di non passare
più le nottate a lavorare davanti
ad un computer, a patto che lei
non passi più i miei giorni liberi
ad aspirare la polvere dagli angoli
invisibili. ■
Rossano Astremo
Entra con stile in scuderia
Permalink da questo
numero per dispensare
un gustoso pugno di
letteratura. Un minuto
dopo l’ultimo minuto.
Scompiglio e caos.
Occhio tipografico,
temperamento deciso,
libromane di classe.
33
AUTOPRODUZIONI
REVOLVER
LOVER
di Simone Sbarbati
azario Graziano,
trentunenne di
Campobasso,
lavora ad Osimo
(AN) per la
famosa agenzia di grafica e webdesign Canenero. Fondatore di
Revolver Lover, portale di grafica
e design, collabora con riviste di
tutto il mondo.
Raggiungo al telefono Nazario
perché preferisce parlare in tempo reale piuttosto che rispondere
freddamente ad una mail. Ecco i
nostri 20 minuti di intervista.
Nazario, innanzitutto spiegami
come hai iniziato a fare grafica.
Sono totalmente autodidatta
e, come quasi tutti quelli che
fanno il mio lavoro, ho iniziato
smanettando sul pc, imparando
tecniche e prendendo ispirazioni
dalla rete, frequentando le prime
community ed i primi portali
che stavano nascendo. Grazie
al confronto virtuale con altri
artisti sono cresciuto molto e
quando ho iniziato ad avere i
primi risultati concreti ho deciso
di fondare un piccolo portale per
dare a mia volta il mio contributo. Riunendo poi un gruppo di
amici che ho avuto occasione di
conoscere negli anni precedenti
piano piano si è formata una
crew internazionale. Revolver
Lover, da qualche mese, ha anche
lanciato Anti, una webzine in
Pdf dedicata alle arti visive.
Simone Sbarbati
Etnologo digitale. Non
esclude di lavorare
come Internet sherpa.
Destinazione: editoria
indipendente, 8000 metri.
Come fate a conciliare i vostri
lavori tradizionali, i side-project,
il portale, ed ora anche la rivista.
Fate come me, che Freshcut lo
porto avanti durante il normale
orario di lavoro, praticamente di
nascosto?
[Risata] No, per il momento
Permalink n.1 Febbraio 2007
34
AUTOPRODUZIONI REVOLVER LOVER
riusciamo a tenere tutto sotto
controllo! La cosa assurda è
che nessuno della crew si è mai
incontrato... ma poi oggi con
internet il bello è proprio questo,
che non ci sono distanze a poter
fermare i rapporti umani. L’unica
eccezione è stato un incontro con
un ragazzo di Monaco che per un
certo periodo ha anche collaborato con Revolver Lover. L’ho
incontrato proprio in Germania
durante il Toca-Me, un evento
dedicato alla grafica dove trovi
duemila persone che la pensano
tutte come te e ti trovi a bere
birra con dei mostri sacri della
Ecco, forse in Italia manca proprio questo.
Non la community, quella c’è.
Manca piuttosto un evento che
catalizzi l’attenzione dei media
tradizionali e che rafforzi l’idea di
un gruppo unitario.
grafica. Con cose del tipo: arriva
Joshua Davis, tatuatissimo, sopra
al suo skateboard. Sale sul palco,
fa la sua conferenza nella chiesa
sconsacrata, sede dell’evento, e
finita quella è già nella hall a chiacchierare con tutti gli altri. In
questo mondo, fatto da giovani
creativi, ognuno con la propria
storia, non c’è divismo, non c’è
rivalità. Si collabora, si rema tutti
nello stesso verso.
tempo ho visto spessissimo ragazzi
che hanno fatto le scuole giuste,
i corsi giusti, ma che poi non
riescono a tirare fuori qualcosa di
originale. Le scuole sono importanti ma bisogna letteralmente
divorare siti, grafica, opere altrui.
Assorbire continuamente, non
smettere mai di aggiornarsi. Alla
fine è come per scrivere un libro.
Bisogna prima leggerne molti...
Infatti. ■
Permalink n.1 Febbraio 2007
Per concludere, un consiglio a
tutti quei ragazzi che volessero
diventare come te.
Lavorare, entrare a far pare del
club delle occhiaie [club fondato questa sera da me e Nazario
N.d.R.], cioè passare la notte a
lavorare, a provare. Stringere amicizie, collaborare. In tutto questo
35
OROSCOPO
Ariete
Toro
Gemelli
Inutile negarlo,
questo mese il
mondo pretenderà molto da voi.
Vi saranno richiesti sforzi quasi
al limite delle vostre possibilità
mentali, fisiche ed emotive. Ce la
potete fare, sia chiaro. Ma difendetevi con forza. Parlate con tutti
anche se a volte avrete la sensazione di perdere tempo, ma ricordate: chi si lamenta senza proporre
soluzioni è parte del problema.
Lifehacker.com è il blog giusto
per questo mese. Produttività,
tips, schemi e tabelle per diventare hacker della vita e raggiungere
i vostri obiettivi.
È strano vero? Vivete in un mondo
dove l’abbondanza
di informazione
è tale da diventare un problema
concreto. Eppure non vi sentite
ispirati in questi giorni. Ora però
non dovete agitarvi, è un problema
che risolverete trovando gli stimoli
giusti. Conoscete già Stumble? È un
magnifico aggeggino, una toolbar
per essere precisi, dove voi mettete
le keyword e lui vi guida verso la
felicità, intuendo quali webpage
fanno al caso vostro. Credevo
fosse una macumba, ma un amico
ingegnere mi ha detto che prosaicamente si tratta di un algoritmo
sofisticatissimo.
È stato bello,
ma alla lunga
potreste anche
stancarvi di
passare da un
affetto all’altro, da un corpo ad
un altro, come una nave che sta
facendo il giro del mondo. Per
non parlare delle malattie e della
vostra pessima abitudine a non
usare precauzioni. Febbraio sarà
la vostra svolta monogamica e
Deltadivenere.com sarà l’unico
vostro vizio.
Cancro
Leone
Vergine
Mai come nel
2007 la vostra
sete di conoscenza vi farà sentire
la bocca riarsa.
Sarà un periodo bellissimo e
intenso, la vostra evoluzione
personale farà un salto di cui vi
accorgerete solo in un secondo momento. Ma non dovete
pensare al sapere solo come una
cosa che si acquisisce. Dovete
anche donarlo. Wikipedia ha
bisogno di donazioni deducibili
dalle tasse per sostenere il carico
di successo e responsabilità che
ha guadagnato lo scorso anno.
Non siete obbligati, ma il vostro
karma ne godrà.
Da quando vivo
ad Amsterdam
continuo a
ripensare a questa
frase: “Dio creò il mondo tranne
l’Olanda, l’Olanda l’hanno creata gli olandesi”. E questa la chiave della bellezza unica dei Pasi
Bassi, qui tutto è stato creato,
nessun intermediario, nessuno
sconto. Compresa la terra su
cui poggiamo i piedi. È questa
la svolta che vi chiede il nuovo anno. Costruitevi la vostra
casa, i vostri mezzi di trasporto,
ogni macchinario, strumento e
oggetto di cui avete bisogno. Do
it yourself, leoncini! Makeblog il
vostro pane quotidiano.
Vi ricordate
Upiano, verginelle mie? Come
darvi torto.
Eppure questo
misconosciuto dotto ha suggellato in poche fulminati parole uno
stile di vita: “Vivere con onore,
non recare danno ai propri simili
e dare a tutti ciò che gli spetta”.
Con l’aggiunta di questa piccola postilla: “e chiedete a chi di
dovere ciò che vi spetta”, seguite
questa ricetta per tutto febbraio,
senza impegno per il mese
seguente. Ma se vi conosco bene
non tornerete indietro. Usate
Google per scoprire chi è Upiano,
ma non sarà facile.
Permalink n.1 Febbraio 2007
Orsoluminoso
Vive in rada al porto di
Amsterdam. Legge le stelle
per vivere e per amore.
Appassionato di fenomeni
migratori del merluzzo e di
fish&chips.
36
OROSCOPO
Bilancia
Scorpione Sagittario
L’equilibrio di cui
il vostro segno vi
fa portatori è sia
una dote, che un
talento da coltivare. Non scherzo: iniziate con il
funambolismo. Sentirete il bilanciere oscillare lieve, la vertigine
sotto il filo su cui posano delicati
i vostri piedi.
Ne sareste inghiottiti se non
fosse che il vostro equilibrio
è più forte di ogni paura. Ho
trovato un tag suDel.icio.us da
cui partire.
Siete bellissimi
e più solari del
solito. Ma un
po’fuori forma,
fisicamente
intendo. Non voglio entrare nei
dettagli, ma queste settimane
affronterete qualche percorso un
po’più irto del solito. Soddisfazioni in vista dunque, ma a patto
di un buon allenamento fisico
e mentale. E visto che di neve
non se ne parla questo inverno,
cominciate a scalare roccia in
free climbing partendo da un
blog dolomitico.
Detto da me, che
passo il tempo
a mirar le stelle,
potrebbe suonare
poco incisivo, ma provo lo stesso: la fortuna non esiste. Non
per questo mese almeno, non
per voi, non per i vostri pianeti.
Tutta la vostra fortuna sarà
costruita come un seguito di
mosse giuste, una combo dopo
l’altra. Passare qualche serata
con pedoni, regine e alfieri sarà
anche divertente oltre che edificante. Usate quelli veri, di legno
possibilmente, ma quando siete
on line provate questi.
Capricorno Acquario
Pesci
“Quando la
dolcezza interiore
scoprirà il dolore
celato, il dolore
stesso spaccherà la roccia e ah!
l’anima sarà libera”. Fermatevi
a riflettere e a pensare su questo
verso fin quando non sentirete
di aver capito a fondo il segreto
che cela. Poi iniziate a cercare
di capire meglio chi è il poeta
Rumi e l’universo della poesia
sufi. Partite da Sufipoetry.com
ma ricordatevi di meditare sul
verso che vi ho proposto durante
questo mese. Siete il segno più
affascinante in questi giorni ;-)
Vi siete dilatati durante le
vacanze. Come se,
dopo mesi in una
boccetta stretta e
sporca, foste stati liberati nell’ampio stagno di un giardino all’italiana solo per il piacere sadico di farvi
poi rientrare a stento nella sede
precedente. Un po’di movimento è
quello che ci vuole. Il link per voi
è una favola ecologica interattiva,
da giocare con l’entusiasmo delle
grandi occasioni, come la prima
volta che ascoltaste la hit dello
Zecchino d’Oro “Pesciolino rosso”
comprendendo realmente dove
andasse a parare la metafora che ne
era il fondamento.
Basta. È ora
di smetterla.
Second Life sta
colonizzando la
vostra vita reale.
Non distinguete più il digitale
dall’analogico. Siete più interessati agli enormi seni di pixel del
vostro giochino che a quelli off
line. Disinstallate il client di Second Life, aprite l’agenda telefonica. Per le prime due settimane
uscite solo con seni di silicone.
Appena cominciate a sentirvi a
vostro agio, provate un primo
riapproccio con la carne umana.
Se vi fa troppo senso, tornate al
silicone per un altra settimana.
Continuate il ciclo a piacere.
Permalink n.1 Febbraio 2007
37