Numero 1/07 Il blog magazine del network Blogo.it
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Numero 1/07 QUANTO È NEUTRALE LA RETE? MONDI PARALLELI SU SKYPE DA PULPFICTION A LUXURIAMUSIC SLAM POETRY 501st Legion members line up for 2007 Rose Parade practice. Photo by Bonnie Burton for starwars.com RETROSFERA PINUP ON FLICKR L’INDIE PORN DI ZAK SMITH Il blog magazine del network Blogo.it INBOX LA POSTA Anche questo mese apriamo la cartella della posta in arrivo solo per spirito di indagine scientifica: cosa non è impossibile per una mente umana lasciata libera davanti al monitor, in un ambiente virtuale come il nostro? Vogliamo capire e capirci: se nostri concittadini ci scrivono cose di questo genere, un motivo ci deve essere. Stop alle viete paginate fruste di inchiostro: l’Italia è nella posta dei lettori di Blogo! Terex, idolatrato da Filippo di Autoblog per la sconclusionataggine assoluta, ci scrive: “ho gli occhi verdi piu belli del pianeta,se ch qualche ricca ereditiera che li vuole vedere contattami”. Caro lettore, servizi da mezzana noi non ne facciamo, però ci puoi mandare una cartolina dalla tua suite matrimoniale quando sei a Dubai, abbiamo già messo in white list la tua mail [email protected] Gabriele segnala da Cineblog un’altra storia di anime gemelle, questa volta una coppia persa nel solito sogno celebre. Siamo umidi e tumidi per questo tipo di storie, sesso tra 3 donne di cui 2 nemmeno lesbiche... Ragazze che la sanno lunga, in bilico tra porno e soap opera. Le amate anche a voi? ““Noi siamo 2 mitiche fun di Anne Hathaway ora direte anche noi lo siamo ma il problema e che se ci conoscereste direste che siamo pazze…amiamo le sue labbra…vorremmo morderle è la ragazza più bella dell’universo!!! x precisare non siamo mica lesbiche assolutamente vi chiediamo una sola cosa noi possiamo andare sulserio al treno dei desideri da antonella clerici vi supplichiamo fate arrivare questo Permalink n.1 Febbraio 2007 messaggio ad anne hathaway x favore rischiamo di morire…. traducetegli tutto x favore x favore x favore noi siamo sulserio pazze di lei siamo di palermo ( sicilia ) grazie se farete questo x noi cioè di tradurre a lei tutto vi baceremo pure i piedi vi adoriamo By carolina e gabriela errols””. Sempre dalla Sicilia arriva anche il messaggio disperato di Daniele, in arte Johnvite, che segna in maniera indelebile il post “Johnny Depp e il fascino delle Barbie”. “ciao.io sn un ragazzo di 14 anni abito a palermo.da ormai tre anni o quattro sto impazzendo voglio conoscere johnny.vabbene tanto questa e-mail non la leggere nessuno cmq se mi potete fare sapere il numero di casa sua ve ne sarò molto grato. Ps: io so il prefisso della sua casa in francia 0033 e basta perfavore aiutatemi ciao” Il paese reale urla di amore solitario e un pò ignorante, ma non tutti sono esibizionisti del grande teatro virtuale. Giampiero Binda Caduto da piccolo nel televisore di casa, oggi cura con qualche sforzo l’enorme community di Blogo. Su Fashionblog, con eleganza, di amore se ne parla in maniera sommessa, tra le quattro mura di casa. Quasi all’antica, per noi questa è poesia. Arrivederci, al mese prossimo. “CANNAVARO E’ MOLTO BELLO.IN CAMERETTA HO LE SUE FOTO E IO E UNA LA MIA MIGLIORE AMICA DICIAMO QUANTO E’ BELLO.” SOMMARIO Febbraio 07 QUESTO NUMERO DI PERMALINK HA PRESO IL VOLO: SPAGO: Eugenio, Francesco, Giovanni STECCATURA, FORME E COLORI: Dario Agosta. Special guest Laura P. Palio SCELTA DELLA COLLINA MIGLIORE: Graziano Nani, Valerio Mattioli, Federico Anastasi, Natalia De Marco, Raimondo di Pienaimprovvisa, Simone Sbarbati DANZA DEL VENTO: Pigneto + Amsterdam Crew, Fede, Francina, Veronica, Muna, Letizia, Andrea, Flavia, Laura, Laura, Elena, Michela, Francesca, Natalia, Luca, Alessio, Luisella, Laura2, Eliana, Irene, Giorgio, Enzo, Ghigango, Dario, Chiara WWW.BLOGO.IT WWW.PERMALINK.IT 4 War of words Il gioco e le sue declinazioni ai tempi della neolingua 5 Retrosfera: Siberian Light La nuova rubrica che scava negli angoli segreti della rete. Cominciamo da Est 7 La fine della Neutralità La democrazia su internet è sotto tiro. Una distribuzione preferenziale dei contenuti ed una rete a due velocità sono il nuovo pericolo 11 Skype La vita quotidiana ai tempi del software che doveva permetterci di telefonare gratis. E che invece ci ha cambiato tutto 15 Miei stupendi compagni di viaggio La Mauritania. Uno speciale di Travelblog nei mondi del Sahara occidentale 17 Luxuria Music Da Pulp Fiction alla web radio. Incontro con i dj guru della musica lounge contemporanea 21 Slam Poetry, Verba Manent Il fenomeno artistico che ha violato le barriere fra poeti e rapper. Incontro con gli autori 25 John Titor Futurologia incredibile dell’uomo arrivato dal domani e atterrato nei forum di internet 28 Il Recuperatore Nuova rubrica per riportare alla luce la fantascienza migliore: quella del passato 29 Flickrismi Appunti dalla comunità di fotoamatori più bella del mondo. Prendete ad esempio un tag: “pin up” 31 Le 100 ragazze di Zak Smith Pittore, punk e attore alt porno. Potevamo non interessarci a lui? 33 Racconto del mese “Più pulito del vero” dalla penna di Luciano Pagano 34 Autoproduzioni: Revolver Lover A caccia dei Pdf magazine del mondo. Quando lo stile è tutto on line 36 Oroscopo Chi non crede è perduto Permalink n.1 Febbraio 2007 WAR OF WORDS I neologismi veri e propri, formati a partire da giocare, sono ovviamente interessanti soprattutto dall’inglese. Considerando la parola playlist ormai parte del vocabolario italiano, uno dei primi neologismi in senso stretto che ne sono derivati è “playlistismo”. Il termine indicherebbe quel particolare tipo di discriminazione o spesso razzismo istituito in base alle canzoni contenute nelle playlist del proprio iPod. Fenomeno particolarmente in voga quando l’apparecchio in questione viene nascostamente sottratto al titolare (e spesso il primo elemento ad essere sottoposto a ingiusta critica è il colore dell’iPod sock (o calzino) utilizzato), e le canzoni contenutevi sono perlopiù di interpreti italiani con molto successo in Spagna, o interpreti spagnoli con molto successo in Italia. GIOCARE Ovviamente, il neologismo in questione ha fatto sì che gli iPod di mezzo mondo, come in una sorta di guerra preventiva, si popolassero di brani di Peter, Bjorn and John che non tutti ascoltano fino in fondo. I soliti tremendi su UrbanDictionary. com, nel partecipare alla definizione del neologismo, aggiungono pure “Be’, se qualcuno ha gusti abbastanza cattivi da includere Daniel O’Donnell nella propria playlist, probabilmente se lo merita [il playlistismo]”. La definizione più rigorosa è tuttavia su http://www.wordspy.com/words/ playlistism.asp lcune parole, a volte, vengono utilizzate sotto altre forme, perdendo il loro significato iniziale, e diventando improvvisamente - da comuni e rassicuranti - quasi ricercate e insopportabili. Il tutto è simile a un neologismo, dal solo punto di vista del significato, e molto, molto più antipatico. Una delle più abusate è il verbo giocare. La maggior parte di noi associa il termine “gioco” a ricordi d’infanzia: giocare a pallone, giocare con le bambole, giocare con il fratellino. I più ribelli, al massimo, associano il termine al giocare al dottore, o d’azzardo. Allora, il termine acquisisce una valenza sicuramente più misteriosa o pericolosa, ma non certo fastidiosa. Eppure, ultimamente si usa sempre di più la parola gioco in modo assolutamente inedito, inappropriato e soprattutto irritante. A chi non è mai capitato di entrare in un ristorante super moderno, con arredamenti ultra fichi e, dopo aver dato un’occhiata a un menu dai termini incomprensibili, chiedere spiegazione sui piatti e sentirsi rispondere - in tono annoiato - dal proprietario: «Si, nei bigoli rossi del Madagascar con salsa al porro e amaretto, lo chef ha voluto giocare con sapori diversi e accostamenti inusuali, mentre il filetto d’osso d’anatra al sapore di caffè è tutto un gioco di finezze degustative». Lo chef ha voluto giocare con i sapori? È tutto un gioco di finezze degustative? Ma dico io: dopo che lui avrà giocato con i sapori e finezze degustative, il mio stomaco giocherà a flipper con me? Ma non solo. Ci basterà entrare in un qualsiasi negozio d’arredamento, o parlare al giovane pittore super quotato; o più semplicemente accendere un qualsiasi canale satellitare che si occupa di ultime tendenze in fatto di moda o arte, per sentire espressioni Permalink n.1 Febbraio 2007 come: «Nelle mie opere ho giocato con citazioni storico-artistiche e rievocazioni del passato»; oppure: «L’intera collezione gioca sui tagli e le lunghezze diverse delle gonne». Ma sicuramente il re dell’utilizzo inappropriato del termine giocare è lui: l’ultimo giovane interior designer. L’interior designer è il massimo esperto del termine giocare. Il suo demiurgo. Lui gioca con i chiaroscuri della casa; gioca con i colori caldi e freddi; gioca con i tessuti dei divani; gioca con le luci del terrazzo; gioca con il parquet e la moquette. Gioca addirittura con il porta cartaigenica e lo scopetto per il water. Insomma: come direbbero a Roma, l’interior designer sta sempre a giocà! Beato lui - mi verrebbe da dire - io, l’ultima volta che ho giocato, è stato a nascondino anni e anni fa. Però quanto era più bello e naturale e soprattutto quanto era più in! ■ Natalia de Marco Vorrebbe andare a Valladolid, in compagnia di Lou Reed. Shhht! Sua madre non lo deve sapere. Ha un cane che sembra finto che adora. Va matta per il l’odore che emana la farmacia di Spongano (LE). LOST & FOUND a prima cosa in assoluto che ho comperato ad Irkutsk è stato un bollitore elettrico. È stato il mio acquisto migliore. Non per farci una bella tazza di chai (anche se lo faceva). Ma per la doccia. Oh, una doccia l’avevo. E il più delle volte funzionava come una doccia normale. Spruzzava quell’acqua bollente di cui alla mattina ho bisogno come prima cosa. Per me è di importanza fondamentale perché, senza la doccia mattutina, non sono in grado di funzionare come un normale essere umano razionale. Ma una mattina la doccia ha iniziato a spruzzare solo acqua fredda. La mia versione personale dell’inferno. Un inferno ghiacciato, ma sempre un inferno. Al momento (troppo impegnato ad urlare oscenità per ricordarmi dei buoni consigli che avevo ricevuto prima della partenza) non mi son reso conto che, ogni estate, una settimana per volta, le autorità russe tagliano i rifornimenti di acqua calda. Vedi, l’acqua calda in Russia non viene scaldata in un boiler normale, in casa. Invece, è scaldata in una vecchia e grossa centrale in fondo alla strada, e da lì viene pompata fino agli appartamenti. I tubi caldi, oltre ad essere veramen- RetroSfera te inefficienti, sono anche un terreno di coltura per i batteri, e per bloccare la strada ai piccoli esserini malefici, i tubi vanno sconnessi e ripuliti. La gran parte dei russi non se la prende se manca l’acqua calda. Qualcuno, chi non ha amici, non si preoccupa troppo per una doccia. I più tosti non se ne accorgono nemmeno - fanno la doccia con l’acqua fredda, col pretesto che fa bene alla salute. Ma la maggior parte delle persone, in ogni caso, fa visita ad un amico e si fa la doccia lì (le autorità chiudono i rifornimenti solo in un quartiere alla volta). Ma cosa fanno le persone di costituzione cagionevole? La gente come me, che non funziona in maniera regolare senza acqua calda? ph: www.pomor.no Da questo numero prende il via una rubrica che chiameremo, confidenzialmente, Retrosfera, dedicata al recupero di post rimasti nel cuore o nei bookmark di noi lettori di blog. Con Retrosfera ci piacerebbe tracciare una punteggiatura storica di tanti blog. Alcuni finiti abbandonati; altri che, per un motivo o per l’altro, hanno detto qualcosa che val la pena di non lasciar sedimentare nelle veloci ere geologiche del web. Iniziamo con un post da Irkurtsk prelevato di forza dal blog Siberian Light, ottimo punto d’accesso alla blogosfera sociopolitica, ad est di Berlino. Mandateci i vostri suggerimenti, come al solito, alla mail di Permalink. Yup, doccia col bollitore. Ora, anche un babbeo sa che un bollitore non contiene acqua a sufficienza per una doccia completa e soddisfacente. Ce ne vogliono almeno due, meglio tre. Un babbeo sa anche che i bollitori di solito scaldano l’acqua al punto di ebollizione e che quindi, far la doccia col bollitore è una storia pericolosa. Elettricità ed acqua sono, come Permalink n.1 Febbraio 2007 LOST & FOUND RETROSFERA minimo, una brutta coppia. Se ci metti insieme le prese russe, che vomitano fiamme blu ci quando metti la spina, le cose si fanno ancora meno sicure. Passaporto russo Mark Michaelson, art director e collezionista di ID card, ma non solo, uploada tutto su Flickr a beneficio delle generazioni future. Insomma, com’è che si fa una doccia col bollitore? Semplice. La prima cosa, ovviamente, è di scaldare l’acqua. Ma bisogna fare attenzione. I bollitori non hanno un termostato. Bisogna trovare la maniera di scalda- re l’acqua fino alla temperatura giusta, e spegnere il bollitore nell’istante giusto. Come si sente la temperatura dell’acqua? Beh, un po’come nel bagnetto dei bebè, solo che usi un dito invece che il gomito. L’unica cosa da non fare è arrivare col dito a toccare la bobina. È molto più calda dell’acqua. Toccarla fa male! Lavarsi i capelli è il primo punto della lista. In teoria è una cosa abbastanza semplice ma, come ogni cosa in Russia, molto più complicata alla prova dei fatti. prendi 1/3 dell’acqua e te la versi in testa per bagnare i capelli. Poi, sistemato con attenzione il bollitore sul bordo del bagno, ti fai lo shampoo. Ora viene la parte difficile. Mezzo accecato dallo shampoo, con le dita scivolose di sapone, cerchi a tentoni il bollitore. Cerca di non rovesciarlo, altrimenti hai acqua dappertutto sul pavimento (col risultato di dar fastidio al vicino del piano di sotto, quando poi gli filtra dal soffitto) e ti ritrovi pure la testa piena di shampoo, senza l’acqua per sciacquarti. Se riesci ad prendere il bollitore, alzalo sulla testa e sciacquati i capelli con la massima cura. Ricorda - non c’è molta acqua in un bollitore, quindi devi farla sgocciolare più che versarla. Una volta fatti i capelli, la strada è tutta in discesa, davvero. Ripeti il procedimento per quante volte necessario al resto del corpo. Per me questo vuol dire altri due bollitori pieni. Persone più odorose o corpulente vorranno di sicuro far le cose con comodo. Ma stavolta ricorda di far particolare attenzione a come attacchi il bollitore alla presa - per quanto ti possa asciugare bene, le dita avranno sempre quel tanto di umidità che richiama la fiamma blu della morte dalle iperattive prese di casa. Finalmente, una volta finita la routine della doccia mattutina, non dimenticarti di riempire ancora una volta il bollitore questa volta per la meritata tazza di chai! ■ http://siberianlight.net/2004/06/10/what-to-do-when-the-water-runs-cold Permalink n.1 Febbraio 2007 LIBERTÀ DIGITALI LA FINE DELLA NEUTRALITÀ Il cuore della democrazia di internet sono i contenuti e il modo in cui vengono distribuiti. Alcuni saranno più uguali degli altri? di Giovanni de Stefano a network neutrality - per gli anglofobi: la neutralità di rete - è il principio su cui, fino a ora, si è basata la maggior parte delle reti di successo. Alcune di esse sono semplici e geniali come un circuito elettrico, altre complesse ed affascinanti come la rete per eccellenza: internet. questo fenomeno - colpì per la prima volta Tim Wu, docente di diritto delle telecomunicazioni alla Columbia University, nel 2002; ed è paradossale che, in origine, questa sensazione riguardò il fatto che alcuni fornitori di accesso alla rete avessero bloccato dei siti VPN (di virtual private network), ovvero facenti parte di reti di comunicazione private. La teoria che guida l’affermazione di reti del genere è quella secondo cui un network meno è specializzato e discriminante nei confronti dei suoi utilizzi, e più è ampio il raggio di essi, a parità di condizioni di funzionamento, più il network è valido ed efficiente. Come, Più in generale, il timore diffuso riguarda il fatto che alcune aziende provider di particolari contenuti di alto profilo (almeno dal punto di vista del consumo di banda, come servizi di video-news in streaming) possano richiedere ad aziende provider di accesso a internet un Alcune reti sono semplici e geniali come un circuito elettrico, altre complesse ed affascinanti come la rete per eccellenza: internet per una rete elettrica, non ci devono essere favoritismi fra tostapani e decoder satellitare, internet non può discriminare fra blog di mio cugino e sito della CNN. trattamento di migliore qualità ed efficienza, rispetto alla loro concorrenza, al prezzo dell’accordo e di mettere a repentaglio la qualità e l’efficienza del resto del network pubblico. Il timore di una tendenza alla mancanza di neutralità, applicata ad internet - e, insieme, l’idea di una definizione per Sarebbero dei nuovi standard nati non per una naturale evoluzione, com’è avvenuto fin’ora, ogni volta che una piccola Permalink n.1 Febbraio 2007 rivoluzione è stata lanciata, all’interno della rete; ma per spirito imprenditoriale. Secondo i più convinti sostenitori del principio della neutralità di rete, i fornitori di banda stanno per richiedere o hanno già richiesto di poter discriminare fra i fornitori di contenuti, favorendo dunque chi sia disposto a pagare di più per un servizio differenziato. Se tali richieste cominciassero effettivamente ad essere prese in considerazione dai legislatori, si passerebbe ben presto da un’età dell’oro, in cui a pacchetto scambiato non si guardava in bocca, ad una rete a due o più velocità; una rete che per questo si svincolerebbe quasi dalla definizione di sé, che non sarebbe più tale: né giusta né tantomeno funzionale al suo sviluppo ulteriore, che, per quante innovazioni e successi si siano verificati negli anni del suo boom e della sua definitiva affermazione come media il più possibile libero, è comunque atteso febbrilmente. Giovanni de Stefano Prossimo alla laurea, prossimo all’innamoramento. Lotterebbe per la libertà a colpi di sumo, se solo avesse la stazza adeguata. Permeabile al nuovo. Tutto ciò potrebbe costituire una sorta di “trusted networking” ancora più insopportabile del cugino di primissimo grado, noto dietro il nome di “trusted computing” (il sistema grazie al quale determinati software possono funzionare solo con determinati LIBERTÀ DIGITALI NET NEUTRALITY hardware). Ed è evidente che i due parenti sarebbero prontissimi a lavorare molto volentieri insieme, per fermare una delle poche versioni della globalizzazione funzionanti: la stessa che ha permesso a Google di partire da zero, e a Microsoft di risultare così antipatica ai geek di tutto il mondo. savetheinternet.com un sito che è il cuore pulsante del movimento per proteggere il principio della net neutrality, con una lunga lista di adesioni illustri. La vera ingiustizia della nonneutrality è l’essere al di là delle potenzialità delle macchine che ci si possono permettere, e anche indipendente dalle capacità dei software. Il browser più aggiornato e patchato anti-intrusioni, che giri sul laptop high-end nuovo di corriere espresso, che crediamo ancora indistruttibile, così, di fatto può poco contro una capacità di rete non neutralmente distribuita, che non somigli, purtroppo, ad alcuno di quei famosi vasi, il più possibile comunicanti (“a series of tubes”) della definizione di internet, ormai un classico della politica statunitense del 2006, del senatore dell’Alaska Ted Stevens. Una rete non neutrale, condizionata, prima ancora che nella sua struttura, nella sua stessa concezione, potrebbe essere il cavallo di troia che gli utenti di computer dovrebbero temere di più, l’unico che molti ignari, fra loro, davvero sarebbero Permalink n.1 Febbraio 2007 felicissimi di introdurre in casa propria, scambiandolo per il dono di una qualche divinità magnate dei media, in vena di offerte speciali. E qui non si tratta solo di di difendere minoranze, ma anche di considerare che se dei successi hanno avuto lo spazio che si sono meritati, a volte anche nella meritata brevità di qualche anno, il merito è anche e soprattutto di questo particolare modello di pari opportunità. Trusted computing Dedicata al giorno in cui il vostro rivenditore di hardware di fiducia vi farà un’offerta che non potrete rifiutare... Le due parti in causa, i pro e i contro la neutralità, si sono sfidate in una battaglia in cui è difficile tenersi neutrali. Una battaglia che, almeno a sentire il parere di una delle due parti, avrebbe dovuto essere pareggiata in partenza. A favore del dumb network, vale a dire non selettivo né differenziato - in contrasto con un sistema, invece che discrimi- Non si tratta solo di di difendere minoranze, ma anche di considerare quei successi che hanno avuto spazio grazie a questo particolare modello di pari opportunità ni fra utenza e utenza, intelligente, più o meno come certe bombe o la stessa sfortuna, quando ci vedono benissimo - non hanno tardato a schierarsi coalizioni talmente trasversali da contare fra le proprie fila LIBERTÀ DIGITALI NET NEUTRALITY mercato di internet vada tenuto fuori dalla politica il più a lungo possibile. Che insomma l’evoluzione naturale della rete possa fare liberamente il suo corso, sebbene con una valida mano da parte dell’uomo. Slowpoke Una vignetta di Jen Sorensen che illustra perfettamente i rischi che l’alterazione della neutralità della rete potrebbe comportare. tanto la “Grand Rapids Hip Hop Coalition” quanto i “Gun Owners of America” dal grilletto più facile (come risulta dalle firme su savetheinternet.com, e se non cogliete la trasversalità rappresentata dai due campioni citati non siete evidentemente abbastanza neutrali). In particolare Byron Dorgan del North Dakota e Olympia Snowe del Maine, fra i senatori degli USA - un democratico e una repubblicana - si sono fatti portavoce della difesa della net neutrality nella nazione in cui questo problema è più sentito. Ciò che sostengono nel loro ramo del Parlamento, dopo che il Congresso si è pronunciato a favore del mantenimento in vigore del principio tanto dibattuto, è che il successo di internet derivi soprattutto dalla possibilità di fare esperienza di un mondo proprio, solo apparentemente uguale per tutti, nei propri modi e tempi. Nonostante questo, non manca anche chi grida all’eccessiva regolamentazione liberticida, quando discorsi come questi vengono pronunciati. Chi sostiene che il Permalink n.1 Febbraio 2007 È significativo che quanto di più onesto intellettualmente la tendenza opposta al principio della net neutrality abbia prodotto fino ad oggi, quando anche fosse apparentemente svincolato da interessi commerciali o politici, è principalmente timore da benpensante di qualcosa di molto simile ad un anarchismo sprecone di banda, da parte di giovanotti inneggianti al diritto alla pornografia low-cost. Anche una pubblicazione autorevole come il Wall Street Journal si è macchiata di pareri non dissimili a quello ora riassunto, e perfino tramite le pagine della sua versione online. Quanto di più onesto economicamente, d’altro canto, somiglia molto a una lamentazione più o meno accorata riguardo a mancati profitti, soprattutto da parte di produttori di cellulari. Per fare un esempio, si è perfino giunti ad affermare che la neutrality possa svantaggiare i consumatori, perché saranno Quanto di più onesto si possa dire a sfavore della net neutrality è principalmente timore di un anarchismo da spreconi di banda principalmente essi stessi a farsi carico delle spese per gli aggiornamenti tecnici del network (Information Week, 13/01/07). In realtà, il fatto che Internet voglia essere censurata, e che tentativi siano fatti, in questa direzione, anche con discreto successo, non vuol dire però che Internet sia censurabile a ragione. Ma gli unici in grado di dire davvero l’ultima su ciò Ha! Ha! Un tipico quacchero che si prende giuoco di una nostra profonda riflessione riguardo internet, e del ruolo dell’excerpt in un pdf magazine (realizzato su hetemeel.com). LIBERTÀ DIGITALI NET NEUTRALITY che può passare e su come può passare per un cavo, non solo coloro che producono o gestiscono tale cavo, ma chi governa il territorio che tale cavo si trovi a percorrere. I provider di banda e di contenuti possono solo gridare allo scandalo, ampliare la censura o, semplicemente, vantarsene come di un ulteriore ed esclusivo servizio offerto, come dire: alla clientela più affezionata. I tempi delle muraglie in pietra dovrebbero essere finiti. Eppure, la stessa Cina, oggi, non è soprannominata “the great firewall” a caso. Internet deve somigliare di più alla vita o ai mercati, che spesso sono una rappresentazione molto poco realistica della vita stessa? Da una parte, è vero che l’idea che, anche a regime di piena net neutrality si possa realmente essere tutti uguali di fronte a internet, può risultare relativamente tardo-romantica ai più smaliziati investitori nella new-new-economy, che sta raccogliendo le forze di questi tempi. Ma è anche vero che questa idea è esattamente Permalink n.1 Febbraio 2007 quanto resta a molti per continuare a sviluppare quel tipo di progetti - che siano essi diari online su interi errori di gioventù mai compiuti; estensioni ora incompatibili con Firefox 2; vandalizzazioni-dono per il compleanno di un amico su Wikipedia - che altrimenti non solo non vedrebbero la luce, ma non farebbero di internet una metafora della varietà delle esistenze reali accurata quanto è in realtà. Così, quello che dobbiamo chiederci con la maggiore attenzione possibile è solo se internet deve o può somigliare più alla vita, con tutte le sue assurde contraddizioni, sprechi e ingiustizie; oppure più ai mercati, con le loro contraddizioni, sprechi, ingiustizie quasi sempre ancora più assurdi di quelli di cui la vita, di cui dovrebbero essere anch’essi, a loro volta, una forma di imitazione o rappresentazione, ci rende ogni giorno, nonostante tutto, ancora grati. ■ 10 MONDI PARALLELI Ovvero come imparai a smettere di preoccuparmi e ad amare il VoIP kype è un network creato da due sviluppatori nordeuropei, che permette agli utenti abilitati al relativo servizio (tramite una registrazione gratuita), e dotati di un’apposita applicazione-client, di poter dialogare fra di essi, in tempo reale, tramite l’invio di testi, la trasmissione della propria voce o dell’imma- gine di sé in movimento, o una combinazione variabile di questi tre diversi stati della materia della comunicazione online. Si potrà obiettare che Yahoo! Messenger o Msn di Microsoft, ad esempio, forniscano già da tempo possibilità come queste ai propri iscritti. Eppure, Skype ha Il mood message avuto quantomeno il merito di e i suoi usi e fini rendere queste possibilità più efficaci e soprattutto più Dire qualcosa di sè sinergiche fra loro; fino a rendersi, di fatto, un Ho quattro teste e ognuna di un colore diverso, per stupire le amiche fumando quattro pipe insieme possibile standard per la comunicazione orale al computer (VoIP, Voice over Internet I miei nemici mi credevano morto. AhahahAHAH Protocol). Disintossicarsi da Skype stesso solo urgenze per cortesia Il mio analista ha detto di non usare più Skype, mandatemi una mail Autopromozione SIAMO ON LINE! www.unimagazine.it E autopromozione estrema Cliccate e fate cliccare su Greenplanet. Permalink n.1 Febbraio 2007 Grazie a Skype, non è necessario essere studenti modello di Scienze della Comunicazione - o una delle ultime ruote del carro a Ingegneria delle Telecomunicazioni - per poter affermare che nicchie e nicchie di utenza di computer che, senza Skype, sarebbero state destinate ad essere murate vive (ad esempio i nonni in blue-jeans, come vedremo più sotto), sono state invece spinte a un’esplorazione sempre più critica dei nuovi mezzi di comunicazione, in continuo e proficuo confronto con quelli tradizionali. Un confronto che gli stessi produttori di quelle tecnologie non dimenticano di studiare, e all’occorrenza di utilizzare a loro vantaggio. Tutto ciò, anche e soprattutto in base ad una questione di numeri, oltre che di usabilità, sul luogo di lavoro, come in casa, o anche, in particolar modo, quando i due posti coincidano. Il paradosso dello Skype-nonno basti a rendere l’idea della portata epocale di questo cambiamento. La qualità e la facilità della chiamata fra due pc dotati di Skype sono talmente allettanti, che sarà grazie ad esse che lo Skype-nonno entrerà nel mondo del computer, e scoprirà, ad esempio, quando illusoria sia la superiorità del comunicare a voce rispetto alla ormai tradizionale chat, di cui però non si sarebbe mai reso complice se l’avesse così conosciuta. Uno Skype-nipote, specie se emigrato, compierà il percorso opposto. Sarà la stessa possibilità, preesistente a Skype, di saper usare un computer, che lo porterà, tramite un metaforico Skype-nonno connesso dalla terra d’origine, a rivalutare le meraviglie della tradizione orale degli usi e costumi impopolari. Sarà come avviene per la maggior parte delle altre applicazioni che, 11 MONDI PARALLELI SKYPE un Mac, un Pc o una macchina Linux. Di fatto la globalità della sua diffusione ha costituito una rivoluzione di portata talmente ampia che, mentre cambiava la geografia della nostra vita professionale, la politica di quella affettiva delle nostre donne non stava a guardare. Jonas Kjellber uno degli uomini chiave di Skype non solo dal punto di vista dall’estetismo delle camicie. tramite computer, cercano di emulare e rendere, in un certo senso multi-mediale un vecchio aspetto mono-mediale della vita precedente, come ad esempio il rinverdimento del vecchio linguaggio del sesso telefonico per mezzo della chat erotica con fregnacce sul proprio aspetto, e così via. Le due tecniche, sdoganandosi a vicenda, agiscono chiaramente l’una come il cavallo di Troia dell’altra. L’esempio, che speriamo diventi un classico a breve, mostra come Skype abbia cambiato tutto questo. Istituendo di fatto una sorta di hyperchat, in cui la relativamente vecchia messagistica istantanea si fonda con l’ormai “antica” conversazione telefonica, in un’avvincente gara fra media come non se ne vedevano dai tempi delle contese fra scultura e musica, nella pittura profana rinascimentale; o tra la ginnastica artistica e l’architettura d’interni, in certe sessioni del vecchio gioco da pavimento del Twister. L’invenzione di Skype - ovvero: la reinvenzione non solo dell’epistolarità, o della conversazione a voce, ma di una nuova combinazione delle due cose - ha contribuito enormemente a ridisegnare i confini tanto del mondo del lavoro, quanto dei territori della menzogna, ambienti che nemmeno i romanzi della chick-lit alla Sophie Kinsella avevano sospettato potessero sovrapporsi fino a questo punto. Skype si è reso lo strumento di una continua contaminazione fra gli amici e i colleghi, lo scritto e il parlato, la realtà e l’immaginazione, il lucroso e il ludico, e i loro rispettivi linguaggi. E, se questa tendenza non si era spinta oltre un certo limite coi network egemoni in precedenza, questo era dovuto alla mancanza di una diffusione non tanto capillare, ma trasversale come quella che sta conoscendo Skype. Serenità L’ora di punta nella sede Skype a Tallinn. Si sarà trattato dell’estrema semplicità della configurazione del servizio, o del fatto di essere, unico fra i concorrenti, del tutto multi-piattaforma anche nel client da installare, che si abbia Permalink n.1 Febbraio 2007 12 MONDI PARALLELI SKYPE C’è voluto solo qualche mese, in principio, perché si passasse dal brivido walkie-talkie, fra ragazzini distanti qualche isolato, seriosi ed equipaggiatissimi con l’ultimo modello di cuffia Skype certified, impegnati per ore in tecnicissimi piani da perfetti Goonies; a certi dirimpettai di scrivania, in ufficio, che, fingendosi distanti continenti pur di sentirsi spiritualmente più vicini alla pausa pranzo, trascorrevano le ore che li separavano dalla ricreazione a urlarsi richieste di articoli di cancelleria, nei microfoni incorporati al pc, a voce tanto alta che le matite piombavano da ogni parte, prima ancora che l’altro avesse potuto, alzandosi dalla sedia, impostare l’icona di assente. Compiuta questa iniziazione collettiva, c’è mancato poco perché ci si rendesse conto, innanzitutto, quanto, in ogni ambiente, valga il teorema per cui meglio uno sa imbrogliare con la voce o con la faccia, peggio se la cava scrivendo. È un continuo reality sulla falsariga de “La pupa e il secchione” fra le fanciulle che riescono a convincerci, con un sorriso piazzato al momento giusto, in webcam, di correggere ciascuno degli strafalcioni di cui hanno dotato il loro rapporto; e, d’altra parte, tutti quei guru della comunicazione aziendale, aggiunti su consiglio fidatissimo, che, a poterli vedere in faccia, nessuna degnerebbe di un’attenzione, ma che digitano con tanta invidiata competenza consigli last minute su come si tiene a distanza un collega spasimante. (Con l’eccezione, ovviamente, di certe donne, talmente fatali che, nella vita, giungono ad essere subdole al punto da simulare persino i preliminari). Permalink n.1 Febbraio 2007 Per il resto, è innegabile che Skype abbia molto facilitato la vita di certe categorie. Una per tutte: il collaboratore esterno di giornali. Non ci sarà una capitale morale di sultanato indocinese di cui non saprà googlare all’istante. Illuminare un direttore su quello che si sa, per esempio, sui fondatori di Skype sarà facile come fare una terza prova di maturità a risposta aperta, in collegamento diretto con l’amico più sapientone che abbiamo, e senza il disagio di isolarsi ogni volta in toilette al momento della richiesta (sebbene nulla ci vieti di localizzare in bagno tutta la conversazione). Al lavoro! Un momento di relax, sempre nella sede di Tallinn, Estonia. E con delle emoticons animate finalmente universalizzate, fra versioni Mac, Windows e Linux non ci sarà più gaffe, altrove insormontabile, che non sapremo alleviare non semplicemente con la classica faccina che strizza l’occhio, in extremis, roba datata, che non fa più presa su nessuno: un bel boccale di birra e via, come non detto. Ancora bruciano le prime volte che abbiamo accettato una videochiamata dal nuovo laptop con microscopica camera incastonata nella schermo, e ci siamo fatti cogliere non solo in accappatoio, ma prima della doccia, che già ci rifacciamo con perfidia, spingendo gli amici più vanitosi ai dubbi 13 MONDI PARALLELI SKYPE tremendi cui può andare incontro chi stia pensando di negarsi, stavolta consapevolmente, ad una videochiamata. Uno dei lati più oscuri della faccenda, è che questo continuo scambio di competenze fra dovere e piacere ha portato, per fare un esempio, alla piega dello skypecast incontrollato. Diffonderne uno è quasi facile come conversare su Skype. È una conferenza multiutente. Solo, uno di essi gioca il ruolo di conduttore, mentre gli altri sono ospiti o spettatori con la facoltà di parola. Ormai, ci si chiede se sia ancora il podcast ad imitare la vita, o piuttosto non avvenga ormai viceversa, in questa ultima frontiera del giornalismo dilettantesco e dell’esibizionismo professionale. Dolce perversione, spesso neanche tanto inconfessata, di considerare interessanti anche per le sensibilità altrui non solo i nostri pensieri, ma addirittura il nostro modo di esprimerli a voce. I messaggi di stato, poi, che accompagnano il nostro nickname come una breve commento da auto-coro greco, non sono che un altro dei modi di questo programma di rivedere la tradizione in cui si colloca. Sono sempre esistiti nelle varie edizioni di Messenger di Microsoft, ma, in Skype, l’apparentemente semplice idea di rappresentarli dentro balloons uniti al nostro avatar da piccole bolle, come quelle che, nei fumetti, indicano il pensiero di un personaggio ne ha fatto, in breve, un nuovo medium nel medium con cui gareggiare con gli amici a colpi di spacconate su viaggi, incontri, piccole e grandi vittorie sentimentali. Non ci sarà: “La mia nuova patria è Cuba” cui non sapremo ribattere: “Anche a Cosenza, c’è chi sa usare la lenza”, come nelle lotte intestine Permalink n.1 Febbraio 2007 e interminabili fra “scemo chi legge e “fesso chi scrive” nei bagni delle facoltà meno tecniche delle nostre università. Un altro superpotere, più prestigioso ancora del “non disturbare” (l’unico stato che blocchi i messaggi e le chiamate in entrata) è a disposizione di tutti, ma non tutti possono permetterselo: l’invisibilità. Una specie di morte apparente, in cui sarà un po’come essere presenti al nostro funerale virtuale. Così, in certi giorni in cui siamo ritenuti in vacanza, ed invece ci connettiamo anche a costo di chiedere una password in boemo a un portiere notturno dotato di wireless - ci aggireremo per la lista contatti in cerca di una traccia una qualche reazione (rassegnazione, sollievo, sgomento) negli avatar e nei messaggi di stato degli amici online, di capi ufficio o di spasimate non disponibili per mesi e, finalmente, perfino pronti ad una chiamata vocale - alcuni addirittura con icona Skype me - ma solo ora che appariamo loro, più o meno temporaneamente, assenti. NIklas Zennström Uno dei due fondatori di Skype e attuale CEO dell’azienda. Il bello degli strumenti come Skype è lo stesso di una parte di internet, ma alle estreme conseguenze, perché ci coinvolge tutti, tanto da spettatori-lettori quanto da attori: dovranno cercare dappertutto, scovarci e farci prigionieri perché confessiamo per una volta chi siamo veramente. GdS 14 SPECIALE TRAVEL Miei stupendi compagni di viaggio, eccomi in Mauritania Ecco il liveblogging dal Sahara Occidentale, la prima parte di un diario in esclusiva per Travelblog.it di Raimondo - Pienaimprovvisa.it ono arrivato ieri sera distrutto da 4 giorni di viaggio nei quali ho attraversato parte del Marocco e tutta l’area chiamata Sahara Occidentale. Sono a Nouadibou! po’assonnata e hanno deciso che forse è tempo di cambiare macchina e siccome a Dakar c’è un buon commercio di macchine usate sono saliti sulla loro vecchia Renault e la stanno andando a vendere, (questi sono tutti francesi). A sud di Agadir, dopo Guildmime inizia una regione del Marocco che si chiama Sahara Occidentale. È fuori da ogni itinerario turistico, qui di turisti se ne vedono proprio pochi e di solito sono di due categorie: quelli tipo Indiana Jones con Land Rover super attrezzato e cappello da esploratore che stanno facendo un viaggio per raggiungere Cape Town in tre mesi o altre prove del genere; e quelli che sembrano appena usciti di casa, con la faccia un Vedo ogni tanto dei bambini, qualche pastore ma non vedo case, sono invisibili. In questo niente improvvisamente del verde. Incredibile. Dell’erba, non è abbastanza per dire un prato, è troppo rada, ma è erba. Un verde che non mi è mai sembrato così forte. In questo giallo sembra disegnato. Permalink n.1 Febbraio 2007 Raimondo Non lo abbiamo mai visto di persona, essendo lui in viaggio. Quando tornerà organizzeremo un aperitivo di benvenuto. Siete tutti invitati: [email protected] A Dakla, sul tropico del Capricorno salgo sul mio ultimo pulmino che mi porterà a Nouadibou. Fino a pochi 15 Informazioni per i viaggiatori Tutto l’attraversamento del Marocco è semplice, ci sono molti mezzi. Bisogna solo prevedere che le distanze sono molto lunghe e quindi è meglio partire la mattina presto. La Lonely Planet è piena di dettagli. Da Dakla per arrivare a Nouadibou l’unico mezzo oltre l’autostop sono dei furgoncini privati. Bisogna prendere un petit taxi fino alla gendarmerie, il posto di blocco a qualche kilometro dalla città (4 euro) e da lì partono i pulmini. La tariffa è di 30 euro. Il tragitto diventa lunghissimo a causa dei posti di blocco e per l’attesa alla frontiera Marocchina (2 o 3 ore). Siccome il confine Mauritano chiude alle 18:30, non ci sono pulmini che partono dopo le 10. Per entrare in Mauritania c’è bisogno di un visto turistico che dura un mese. Io l’ho fatto in Italia (30 euro) ma lì al confine ho scoperto che lo si può fare anche alla dogana e costo solo 20 euro. Buon Viaggio anni fa questo tratto non era percorribile. Si doveva aspettare un convoglio militare che due volte alla settimana scortava le macchine che volevano passare in Mauritania. 1978: Il Marocco costruisce l’ennesimo muro di questo mondo. Questa volta non è un muro di pietra ma di sabbia. Vi giuro che non ho capito come ha fatto ma nel deserto ha innalzato un muro di dune altissimo che rende quasi impossibile il transito tra il Sahara Occidentale e l’Algeria. Cinguetti mi sembra un posto che non c’è, troppo stanco, consumato per esistere. Mi sembra di essere in una puntata dell’assurdo, in un paese che mostra le mura distrutte di case disabitate, che vende il folclore della propria vita che fa sfoggio dei cumuli di sabbia alti metri nelle strade. E anche gli abitanti lo sanno che in realtà questo posto non esiste. Quasi tutti quelli che hanno due lire si sono aperti un albergo, trasformando le case, appunto, in non luoghi. Chi soldi non ne ha fa la guida portando i turisti in giro sui luoghi della morte e sogna di fare innamorare una francese o una tedesca per toccare il mondo reale, oppure come ha fatto la guida del nostro albergo si è cambiato nome per dichiarare che lui in realtà non esiste proprio. Mi ha stretto la mano e senza il minimo accenno di ironia ha detto “mi chiamo Tom Cruise, piacere”. L’Adrar muore, si consuma, soffia… La sensazione è che qui il tempo sia cominciato molto prima. Intendo dire il tempo dell’infanzia, come se questa terra avesse conosciuto gli anni della giovinezza molto tempo prima delle montagne e del suolo dell’Europa e che quindi sia più tempo che si lasci consumare dal vento, dall’acqua, dal peso degli anni. ■ Permalink n.1 Febbraio 2007 16 MUSICA LuxuriaMusic Due ore al giorno di easy listening cambiano la vita. La web radio più stilosa di internet e suoi autori (che sono quelli della colonna sonora di Pulp Fiction) di Jenny P. a lounge music - o meglio: l’easy life - non passerà mai di moda. Certo, non sarà mai popolare come le ondate di brit-pop che ciclicamente invadono le terre emerse. Ma fino a quando non sarà vietato immaginare un aerojet che plana verso Rio de Janeiro (con a bordo 8 hostess - o entrambi i piloti gay, secondo i casi) la lounge ci sarà. La lounge vive di un immaginario potentissimo: i più oggigiorno non hanno nemmeno mai visto dal vivo un divano arancione o una lava lamp, ma le tinte di questa musica sono parte di noi. O meglio: di un nostro sogno. Infatti, potrete anche ascoltare un’intera partitura per marimba, seduti nel più angusto ufficio, sotto una gelida pioggia invernale: se i diffusori staranno facendo il loro dovere, la mente sarà già ad ore 18, verso l’aperitivo e un mondo migliore. Politicamente, la lounge è ambigua. Dietro un groove di basso - che si ripete innocuo per 15 minuti - si potrebbe nascondere un intellettuale dinamitardo e segretamente idealista. Ma, al contempo, il tipico stile di vita easy, sofisticato e cerebralmente appagante ha distolto generazioni di potenziali maoistileninisti dalla rivoluzione, dirottandoli fra scollature e cuscini. Nel 2007, secondo una mia teoria, la lounge dovrebbe essere un genere musicale residuale. Apprezzato, ph: kendra Jenny P. Più che la Barbie della porta accanto, la Brat del piano di sopra. E non ci è andata male: la sua competenza musicale, a tutto volume, ci fa risparmiare su dj e SIAE nei giorni di festa. ma residuale. Ogni locale, istituzioni pubbliche incluse, dovrebbe suggerire almeno un elemento tipico della cultura downtempo, rallegrando e distendendo i nervi. Ma un lounge bar che nasca oggi è indice di colpevole passatismo e, insomma, vacuità, se non morale, per lo meno estetica. Dal nuovo millennio, la cultura easy è più interessante su Internet che nei locali ed ha anche una web radio di riferimento a livello globale. Si chiama LuxuriaMusic e sì, certo, potrebbe essercene una ancora migliore in giro, la rete è grande, ma vi sfido a trovarla. Fra i teorici di questa radio c’è anche un nome noto al grande pubblico, Chuck Kelley, consulente musicale di Pulp Fiction, la cui colonna sonora ha segnato l’immaginario degli anni ‘90 e la grande riscoperta di generi musicali bizzarri, indimenticabili, Permalink n.1 Febbraio 2007 ma dimenticati. Con un po’di fatica ho contattato oltreoceano Chuck Kelley e Cliff Chase, guru di LuxuriaMusic e abbiamo parlato di business e produzione (anche voi potete lanciare una vostra web radio, fatelo: è facile!) Cosa ne pensi del business delle web radios? C’è lo stesso hype che c’è intorno al blogging al momento? Cliff Chase Al momento la sfida è generare abbastanza revenue per supportare i costi operativi vivi di una stazione radio su Internet. Questo è in procinto di cambiare dal momento che gli inserzionisti stanno cominciando a realizzare il valore di una internet radio nella capacità raggiungere un pubblico - loro hanno la possibilità di sapere 17 MUSICA LUXURIAMUSIC esattamente quanti ascoltatori stanno ricevendo il loro messaggio pubblicitario. C’è un ampliamento dei network di advertising (?) per le internet radio previsto per il 2007 e questo dovrebbe cambiare lo scenario sulle revenue. Come la maggior parte delle mode, ogni hype sulle internet radio svanirà e solo quelli con contenuti originali in grado di innovare come fa LuxuriaMusic continueranno a guidare il mercato. È stato difficile iniziare con LuxuriaMusic? Credete che chiunque con una buona idea e buona volontà possa iniziare la sua personale radio online? Serve attrezzatura particolare? C.C. In realtà io ho rilanciato LuxuriaMusic. Il formato è stato sviluppato da Chuck Kelley (famoso per essere stato il consulente della colonna sonora di “Pulp Fiction” e “From Dusk till Dawn”) e The Millionaire (chitarrista dei Combustible Edison) e lanciato nel febbraio del 2000. Io ho cominciato a pianificare il rilancio nel 2001. Ci sono sempre molte sfide per sviluppare un business e anche LuxuriaMusic non è differente in questo senso. Le barriere tecnologiche di ingresso invece sono basse, un computer con una scheda audio, musica, un software per trasmettere e larghezza di banda. Provate a notare quante radio 80s, “smooth jazz” e rap troverete in internet. Il componente chiave è la qualità e a questo proposito ciò che rende il formato di Luxuria unico è 1) Noi suoniamo musica che non puoi trovare da nessun’altra parte; 2) Investiamo nella migliore attrezzatura per supportare i nostri Live Dj - il “brain trust” di Luxuria, autori locali e musicisti che che sono specialisti nei loro generi musicali. Cosa pensate sul rapporto fra radio in internet e convenzionali? C’è un conflitto? Chi lo vincerà? Gli ascoltatori sono i veri vincitori. Quanto più maturano le tecnologie, come stream per la musica attraverso network wireless ai telefoni cellulari o altri dispositivi, gli ascoltatori avranno sempre più opzioni per ascoltare la loro musica preferita. Cosa pensate sul potenziale commerciale dei podcast? La prima: abbiamo esplorato diversi modelli per monetizzare le trasmissioni, ma l’infrastruttura per supportare la pubblicità in una web radio non è ancora abbastanza matura. La seconda questione aperta è quella delle royalties, perché negli USA non è ancora stato definita la natura del podcast rispetto al diritto d’autore e ai pagamenti delle royalties: è una replica di trasmissioni normali da inquadrare in quel regime giuridico o c’è bisogno di una struttura completamente nuova? L’interpretazione legale sulla natura del podcast è ancora aperta. Homepage L’headquarter della radio e i suoi dipendenti. Luxuria è famosa per presentare dischi introvabili, puoi citarmi un paio di artisti che è impossibile trovare su internet ma non su LuxuriaMusic? Michael Paris, The Group, The Launchers, Judge & Jury, The Seals of Approval. ■ Chuck Kelley Ha curato la colonna sonora di Pulp Fiction e ha lanciato LuxuriaMusic: Chuck Kelley è il Dj che ha dato vita ad un revival che ha attraversato gli anni ‘90. Chuck, hai firmato una soundtrack che ha fatto storia, almeno noi la vediamo così... Spero che sia servito alla gente che stava crescendo in quegli anni a realizzare che c’è un sacco di bella musica, là fuori, che sta aspettando di essere riscoperta. Ma anche prima di questa colonna sonora ci sono stati musicologi come The Millionare, Brother Cleve, Domenic Priore, Byron Werner e persone come me, che andavano ai mercatini dell’usato e ai negozi di dischi comprando ogni disco che avesse una ragazza carina in copertina, o qualche tiki, o di cui si capiva che andava forte durante la “Stereo craze” della fine degli anni ‘50. Le copertine ci facevano comprare i dischi e infine, qualche anno dopo, abbiamo tutti cominciato a prenderne sul serio anche la musica. Questo ha portato alla resurrezione di Juan Esquivel, Martin Denny, Arthur Lyman e tutto il resto, le loungecore compilations, i libri “Incredibly Strange Music”, le serie Cd di Capitol’s Ultra-Lounge e l’avvento dei Combustible Edison. Questo materiale era, ed è, grandioso ed è una parte importante Permalink n.1 Febbraio 2007 della biblioteca di LuxuriaMusic, ma guardiamo sempre a nuovi generi musicali perché ci piace sempre essere freschi ed eccitanti. Nelle parole di LuxuriaMusic - i Tiki vanno di pari passo con i Banana Split e il rock hollywoodiano soft psichedelico degli anni ‘60 coesiste con le musiche delle attrazioni di Disneyland, Bollywood se la fa con i cumbieros e i Beach Boys imperano sui Beatles. ■ Chuck Kelley al lavoro nello studio di LuxuriaMusic. 18 MUSICA LUXURIAMUSIC Facile Duo Robert Passera e Vanni Parmigiani, ovvero il Facile Duo, ovvero l’anima italiana di LuxuriaMusic, parliamo di storie, artisti e lifestyle. Robert Passera elegantissimo Dj, studia la puntina. Come vi siete avvicinati alla lounge, insomma, all’easy listening in generale? Vanni Parmigiani. A metà degli anni ‘90 ho iniziato a proporre nei locali dove lavoravo come DJ vere perle del passato, dall’easy listening al jazz; dalla bossa nova, alla colonna sonora più ricercata. Di quel periodo potrei citarti due o tre nomi molto importanti per la mia crescita artistica: Bruno Bolla, eccellente DJ di rare grooves; Paolo Scotti,grande esperto di colonne sonore Jazz. E Maurizio “ErMan” Mansueti leader del gruppo The Transistors (Il gruppo più Exotico d’Italia). Ovviamente, il primo incontro con Robert nel 2000 ad un concerto dei nostri comuni amici Montefiori Cocktail. Robert Passera. Ho sempre apprezzato le sonorità orchestrali melodiche come piacere personale, anche se fino alla metà degli anni 90 era quantomai improbabile condividere pubblicamente il gusto per un lp per esempio di Nicola di Bari senza suscitare almeno l’ilarità, ma poi il vento della moda, portando quest’ondata musicale, ha cambiato le cose. radio Capital, Cocktail Shaker lancia “raccolta n.1” dei Montefiori Cocktail Storicamente mi viene da dire che l’Italia ricopre un ruolo importante. Penso alle colonne sonore dei b-movie nostrani, ai tour, a Napoli, forse la Sicilia addirittura. Sto vaneggiando? V. L’Italia è riconosciuta internazionalmente molto importante per tutta la scena EZ. Compositori, etichette discografiche, DJs, luoghi magnifici in tutta la penisola mettono il nostro paese tra i più apprezzati. Esiste un triangolo del lounge? O comunque le città al mondo più importanti a riguardo. V. Citarne tre è riduttivo ma ci provo: Colonia – Parma – Los Angeles. R. Sicuramente le capitali e le località turistiche internazionali Anche il Giappone sembra avere un ruolo privilegiato... V. Apprezzo molto la cultura musicale giapponese sempre all’avanguardia, mi piace citare gente come Sunaga T Experience, Pecombo, The Fascinations, Quanto e in che modo è attiva la scena lounge in Italia? V. Penso che tutto l’interesse per questo genere sia iniziato alla metà degli anni ’90. Il culmine si è avuto al primo International Lounge Festival di Montecchio Emilia nel 1999. La stessa località in cui Robert teneva un importante serata Easy come Resident DJ al Bainait. R. Data ufficiale luglio 1997: su Permalink n.1 Febbraio 2007 19 MUSICA LUXURIAMUSIC Sleep Walker, Masanori Suzuki, Kei Kobayashi, Mari Natsuki, April Set, Izanami…. E il nostro amico di Tokyo Junya DJ. R. Ma in fondo secondo me i giapponesi si interessano oltremodo praticamente di qualsiasi fenomeno, poi lo replicano e molto spesso la loro riproduzione è addirittura migliore. R. Le forme tondeggianti, le tinte piatte e i colori pastello V. Ti lascio questo indirizzo http://www.myspace.com/jetsetterlounge (vedi foto a sinistra). Questo è il mio posto ideale. Come è nata la collaborazione con LuxuriaMusic? V. Conosco Chuck Kelley dal 2002. Quasi per scherzo, io e Robert gli abbiamo proposto un nostro programma chiamato Easitaly, e la cosa è piaciuta. Da Febbraio 2004 Easitaly è trasmesso su Luxuria tutti i mesi con un discreto successo d’ascolto. Quali sono le vostre band o musicisti preferiti di sempre? V. Potrei citarti un migliaio di nomi ne faccio 10: Ennio Morricone, Burt Bacharach, Antonio Carlos Jobim, The Style Council, Chet Baker, Cal Tjader, Sergio Mendes & Brasil ’66, Caterina Valente, Walter Wanderley, Sestetto Basso Valdambrini. R. Veramente troppi: Burt Bacharach, Henry Mancini, Ennio Morricone, Jobim, Armando Trovaioli, Piero Piccioni, Piero Umiliani, Cal Tjader, Sergio Mendes, Astrud Gilberto, Herb Alpert, Walter Wanderlay, Les Baxter, Mina, Johnny Dorelli... E le uscite più interessanti degli ultimi anni? V. Anche per questa risposta Permalink n.1 Febbraio 2007 ci vorrebbe una lista di titoli lunghissima ne faccio 10: Idea6 Metropoli, Nicola Conte Other directions, Koop Koop Islands, Sunaga T Experience A letter from all nighters, The Five Corners Quintet Chasin the jazz gone by, Sestetto Basso Valdambrini The best modern jazz in Italy 1962 (Ristampa), Montefiori Cocktail Appetizer Vol. 2, The Transistors Atelier, Sam Paglia The rare Sam Paglia, Robert Passera Easy Life. R. Anche qui veramente troppi: Koop, Nicola Conte, Gerardo Frisina, Montefiori Cocktail, Sam Paglia, Ursula 1000, Karmisky Experience, Frank Popp ensamble, doktor Zoil, Dimitri from Paris, Pizzicato Five, Sunaga T Experience, e altre decine di artisti, alcuni dei quali, però, non credo gradiscano “l’aggettivo” lounge per definire la loro musica Cosa canta un dj lounge sotto la doccia? V. 11 uomini d’oro (Inno del A.C. Milan anni ’70) R. Gocce di pioggia su di me I film che ognuno di noi dovrebbe vedere per capire qualcosa di questo mondo. V. Hollywood party è un esempio validissimo. R. Tutte le scene dei film quando c’è il party, il cocktail o il ricevimento, da quelli più famosi di “Hollywood party” e “Colazione da Tiffany”, fino ai banchetti dei film peplum Oltre alla filosofia del cocktail, che cosa accomuna il lounger medio, quale il retroterra socioculturale di chi vive “easy”? V. La ricerca estrema di star bene con il prossimo e con noi stessi. La parola d’ordine è Relax in un MondoEZ. R. Un forte desiderio di “easy life”, di “dolce vita” e di “vie en rose”. ■ 20 FENOMENI SLAM POETRY, verba manent Poeti performativi si sfidano a colpi di metrica di Graziano Nani uello verbale della parola, e quello tangibile della performance, sono due mondi che raramente capita di veder collaborare a filo diretto. Il primo è astratto, impalpabile, inesorabilmente segno. Il secondo è tangibile, corporeo, carne e sangue. Quando dialogano, questi due mondi, ne richiedono sempre un terzo: uno strumento, se parliamo di un brano musicale, un palcoscenico, se siamo nell’ambito dell’opera teatrale, e così via. Ma c’era un tempo, anni di bardi e cantastorie, in cui la parola mostrava un lato performativo che conteneva in sé una valenza estetica propria. Secoli dopo, verso la fine degli anni Ottanta, qualcuno oltreoceano sembra rivalutare le potenzialità della parola recitata. Uno su tutti: Saul Williams, vero e proprio antesignano di quello che sarebbe diventato il movimento della Slam Poetry. Da quegli anni in poi, in tutti gli Stati Uniti cominciano a comparire gruppi di poeti performativi pronti a sfidarsi su un palco a colpi di metrica. Oggi di questo movimento si comincia a vedere traccia anche in Italia. Nel corso del 2006 la Arcipelago Edizioni è uscita sul mercato editoriale con incastRIMEtrici, la prima antologia italiana dedicata al mondo della Slam Poetry di casa nostra. L’antologia mette in campo un coraggioso accostamento tra testi rap e poesie concepite da autori contemporanei, lanciando un sasso concreto nel grande stagno della contaminazione culturale dei nostri giorni, a volte prolifico e fruttuoso, più spesso molto raccontato e troppo poco vissuto. Sono riuscito a fare due chiacchiere con Marco Borroni, che insieme a Paolo Ornaghi ha curato l’edizione di incastRIMEtrici. Milanese, 27 anni, e il fervore di chi, all’ombra della Madunina, di stare fermo proprio non ne vuole sapere. Insieme abbiamo provato a districare il bandolo di una matassa chiamata Slam Poetry, che rotolando fagocita rap e poesia, pensiero e azione, strada e accademia. Marco, cosa significa Slam Poetry? Se dovessimo dargli un nome in italiano, si chiamerebbe… Slam Poetry in sostanza significa “gara di poesia”. Dall’espressione è facile cogliere l’analogia con i contest rap, in cui gli artisti si sfidano con i loro brani e una giuria costituita dal pubblico ha il compito di decretare il vincitore della manifestazione. Le origini? Americane? Sì, così come per il movimento hip hop, trattasi di radici afro-americane. Esiste un film, chiamato Slam, in cui partendo Permalink n.1 Febbraio 2007 da un affascinante personaggio si analizzano i contesti del ghetto americano in cui, con un approccio ludico, alcuni poeti di strada si sfidavano tra loro verbalmente. Man mano che le persone si riunivano intorno a loro, in base agli applausi o ai fischi della folla venivano decretati i vincitori. Mentre fuor di America… Il dato interessante è che, arrivati ad oggi, si può affermare che la Slam Poetry è un fenomeno che si è espanso a livello internazionale. Ho partecipato recentemente ad un contest paneuropeo, lo Slam Review di Berlino. Insieme al mio gruppo Folli tra Fogli ho potuto toccare con mano il livello di espansione del fenomeno in gran parte dei paesi d’Europa, come UK, Svezia, Polonia, e in alcuni paesi degli altri continenti, come Sudafrica e Giappone. Graziano Nani Milanese per dovere, copy pure, non saprà tener testa ad un word processor, ma è l’anima artistica di Permalink. Rap, e poesia: come si innestano questi due mondi l’uno nell’altro? È la poesia a scendere nelle strade, o il rap a invadere le biblioteche? O ancora, la Slam Poetry rappresenta una realtà a se stante? Ognuna delle tue affermazioni racchiude un fondo di verità. Oggi sicuramente in Italia la poesia sta scendendo nelle strade manifestando i suoi lati più strettamente connessi alla performance e al conseguente 21 FENOMENI MARCO BORRONI Di seguito L’amante di Fante, di Angelo Zabaglio, e un brano tratto da Rap di fine secolo [e millennio] (o di G. M. Hopkins) di Lello Voce. Opere che gli autori hanno interpretato, e continuano a interpretare, su principali palchi della Slam Poetry italiana. Dagli stessi testi, ad ogni Slam scaturiscono performance differenti e mai uguali a se stesse. feedback del pubblico in ascolto. Abbiamo quindi un’interessante connessione tra poesia e aggregazione sociale. Dall’altro lato il rap, grazie a personaggi come Paolo Ferrari, Pierfrancesco Pacoda, e altri studiosi stranieri, è entrato nelle biblioteche attraverso alcuni saggi che hanno segnato, dal punto di vista scientifico, tappe fondamen- L’amante di Fante Angelo Zabaglio Sono l’amante di John Fante, quante copie ha venduto chi è stato l’ultimo acquirente? Devo acquistare un diamante bollente pesante, ma occorre contante. Potrei rivolgermi a Carlito Brigante ma ormai è latitante! Inoltre leggo che: ‘IL FUMO NUOCE GRAVEMENTE’ ai polmoni e all’aria circostante! Certo, anche un brillante in escrementi di elefante! Non le pare comandante?! Preferisce sparare ad un mendicante o al presidente? Certamente il primo è l’anello debole mancante di una vita benestante, il secondo è il fabbricante di anelli invitanti. Non le pare insegnante?! Preferisce studenti nullatenenti arrapanti, onnivori di domande, che si curan con risposte riposte nei posti più puzzolenti di enoteche, ossia biblioteche? o giovani artisti arrivisti lettori di mille e mille riviste novelle, frequentatori di mostre impressionanti, spettacoli teatrali imbarazzanti, dove l’attore muto in scena batte nocche sulle ante e beve fanta da un idrante?! O ancora… preferisce un poeta ignorante che susciti noia (anche quella è importante) con testi ormai ceneri in tombe? O un poeta militante che utilizza rime come il pugile un montante battendo la cultura imperante per k.o. tecnico e ritmico?! Potrei sempre assoldare soldati da poi assolvere! Potrei sempre mungere mucche da poi rivendere! Non mi resta che chiedere alla polvere, per poi diluire e piangere. Io sinceramente preferisco la maschera di Arlecchino. Più colori, mi ricorda molto meno la Bandiera! Fossi foco accenderei le consonanti! Ed ora tutti a casa, felici, svuotati e contenti! tali per la storia di questo fenomeno culturale. Questo a mio avviso è accaduto perché il rap, oltre che una forma musicale, contiene in sé anche un gesto prettamente letterale, e lirico. C’è un messaggio interessante che stai passando: i testi rap vengono posti sullo stesso piano della poesia. O meglio: si permette ai testi rap, e a quelli poetici, di manifestarsi in un territorio comune. E in fondo i due lati - A e B - di incastRIMEtrici, il tuo nuovo saggio, stanno proprio a comunicare questo concetto. Una sezione di testi scritti da poeti, e un’altra di brani concepiti da rapper italiani per essere rappati. Permalink n.1 Febbraio 2007 Sì, con l’antologia che ho appena pubblicato - e ancor più con il saggio Rime di Sfida, uscito due anni fa – analizzando il panorama dei cantautori italiani contemporanei ho identificato gli artisti rap come quelli più vicini al contesto poetico. Lavorando a Rime di Sfida, in particolare, ho rilevato alcuni fattori che mi hanno condotto a questa affermazione. Il primo è l’utilizzo frequente, a volte quasi ridondante, della rima da parte dei rapper. C’è poi da considerare l’utilizzo di una metrica molto ritmata, e l’esigenza di musicare il verso. Tutto questo delinea alcune caratteristiche comuni ai due ambiti, che permettono a un lavoro come incastRIMEtrici di trarre la propria liceità, e di porre i due contesti in un territorio comune dove coesistere in armonia. I rapper cosa pensano del tuo libro, e del contesto della Slam Poetry in genere? E i poeti? In questi ultimi 3 anni - quelli in cui ho analizzato, studiato, e soprattutto vissuto il fenomeno della Slam Poetry - ho trovato una grande attenzione da parte della maggioranza dei rapper, diciamo il 90% di loro. Si sono interessati agli argomenti che ho trattato e alle ricerche, e si sono avvicinati ai miei testi con grande rispetto. Beh certo, il tuo pensiero legittima i loro lavori, conferisce loro un certo spessore… Sì. Effettivamente, a parte rarissimi casi, l’accostamento tra rap e poesia non ha mai disturbato nessuno, nemmeno i più radicali e intransigenti tra i b-boy. Quello che caso mai alcuni, pochi per la verità, mi hanno contestato con una certa veemenza, è che ci si può avvicinare al mondo del rap solamente se si è parte integrante dello stesso dal giorno uno. E io non ne faccio parte dal giorno uno… Questa posizione porta argomentazioni deboli, mi pare… Eh, lo so. Personalmente con22 FENOMENI MARCO BORRONI divido l’opinione di Next One quando dice che un esterno può sì avvicinarsi all’hip hop, a patto che lo faccia “in punta di piedi”. Questo è un contesto talmente di nicchia che se sbagli approccio, come hanno fatto la maggior parte dei giornalisti che vi si è avvicinata, finisci per scrivere delle boiate assurde. Buon senso e rispetto, insomma… E i poeti, che ne dicono? Tra i poeti devo dire che ho trovato un po’di più di titubanza. È vero che se alla gran parte dei rapper fa piacere vedere la propria figura accostata a quella del poeta, non vale il contrario. Passando dagli Stati Uniti all’Italia, anche il contesto della Slam Poetry ha vissuto l’atterraggio brusco che ha subìto il mondo del rap, con problemi come quello della provincializzazione, o peggio dello scimmiottamento, di certi modi e canoni d’oltreoceano? Oppure si è trattato di un atterraggio più morbido? Io considero l’atterraggio della Slam Poetry sul suolo italiano, così come nella maggior parte dei paesi europei, molto più soft di quello che invece si è verificato per quanto riguarda l’hip hop. Questo per un semplice motivo. L’hip hop aveva una provenienza comunicativa che partiva dal ghetto americano e dalle sue problematiche, che a un certo punto ha generato un’esigenza del dire e del comunicare all’esterno quel tipo di disagio. Nel momento in cui la subcultura è sbarcata in altri paesi che non conoscevano la realtà del ghetto, è scattato una sorta di adattamento dell’hip hop al contesto sociale del singolo paese. Questo, tra i personaggi più superficiali, ha significato una mera emulazione degli atteggiamenti tipicamente americani, un rendersi portavoce di disagi mai vissuti e provati sulla propria pelle. Accanto a questo, ovviamente, si esprimendo contenuti e realtà sociali che tutti noi possiamo sentire sulla nostra pelle. sono verificati anche casi felici di armonizzazione culturale. Il caso della Slam Poetry è differente. L’adattamento culturale è stato caratterizzato da dinamiche più soft. La ragione non è difficile da comprendere. Già nell’antichità i nostri padri, i Greci in primis, vivevano situazioni di sfida poetica. Arrivando fino ai nostri giorni, le premesse che reggono l’atto performativo e gli conferiscono un senso non sono venute meno. può essere organizzata a priori, oppure manifestarsi spontaneamente all’interno di altri contesti, come ad esempio happening artistici e culturali. L’Mc, che si può tradurre in Maestro di Cerimonia, è la figura che ha il compito di coinvolgere il pubblico, presente per seguire una manifestazione di stampo ludico. Per divertirsi, insomma. L’Mc deve avere una certa scioltezza lessicale, deve saperci fare con gli artisti, gestire sul palco le loro performance. Deve essere, in breve, un bravo intrattenitore. Da un altro punto di vista, credo che la Slam Poetry sia una delle manifestazioni più democratiche che esistano. Il fatto che il pubblico partecipante attraverso applausi, fischi, ululati, ha la possibilità di svolgere il ruolo di giuria, decretando la vittoria di uno degli slammer, mi sembra una condizione assolutamente interessante. Qual è il senso della Slam Poetry in Italia, perché viene fatta? Per portare la poesia ad essere fruibile anche dalla gente comune. Il tentativo, dal mio punto di vista, è quello di comunicare che la poesia è un connotato specifico anche della nostra società attuale. E che vuole tornare ad essere efficace e a comunicare con lo smalto di un tempo, Permalink n.1 Febbraio 2007 Raccontami la situazione della Slam Poetry. Dove si fa? Chi è l’Mc? Come si compone la giuria? Chi sceglie i partecipanti? I luoghi fisici dove si svolgono le iniziative di Slam Poetry possono essere i più disparati. Ti faccio qualche esempio: abbiamo organizzato degli eventi alla FNAC di Milano, Torino e Roma, in diversi teatri sparsi per tutta Italia, fino a piazze e altre location all’aperto. La Slam Poetry 23 FENOMENI MARCO BORRONI Rap di fine secolo [e millennio] (o di G. M. Hopkins) (Tratto da) Lello Voce è meglio morire che perdere la vita Frei Tito de Alencar Lima fine finalmente finita fine fissato flusso di flutti feroci a finis-mondo a finis-terra a finis-tempo fibula finta e fine fetta-fibroma frutta friabile e frugale filo e fiore fretta fugace fine fra fini fine fra feste fine fra folti boschi d’inganni e utopie e terrori che vagano tra il ponte e il fondo della stiva del mondo col fumaiolo in stelle e feste e fuochi e fumi verso il cielo e la prua a contro-mare che taglia tempo e millennio e scorcia l’orizzonte con l’universo in bonaccia e le galassie in espansione con moto ondoso e calmo e le luci accese nel salone e quelli sul ponte di passeggiata poi che salutavano coi fazzoletti bianchi gli altri a terra le frotte di morti rimasti a riva e la musica era jazz ovviamente musica da ballo a tacchi alti per correre fino alla Rivoluzione alla prua dove c’è la bandiera e vedere solo mare davanti a sé polena-Potemkin dell’avvenire protagonista proletario e rosso di rabbia io che di falce e martello il mondo già costello Nelle nevi sfreccia Scagliando all’indietro il porto Il Deutschland, di Domenica, e il cielo già s’infeccia Perché l’aria è infinita e senza conforto E il mare silice schiumascaglia, nero-dorsuto al soffio regolare, Stabile da EstNordEst, nel quadrante maledetto, il vento sorto; Neve irta e bianca-fiammante tutt’attorta in turbinare Vortica verso gli abissi di sole vedove dove di padri e figli non c’è traccia due guerre due mondiali intendo e una mondializzazione che è pure peggio dico per quelli della stiva e i primi spazzati dal ponte a colpi d’onda finanziaria dopo onda finanziaria col mare delle valute a forza sette-otto e strani figuri italo-americani che si aggirano nei corridoi e nel salone e in sala macchine e fino al timone al radar con bottiglie e bottiglie di whisky di contrabbando strette sotto i pastrani inseguiti a sirene spiegate da alcolizzati in divisa che deràpano-àpano sul cassero e sgommano a proravia ma ce n’erano a milioni poi acquattati dietro trincee e barricate da Parigi a Stalingrado studenti e filosofi e soldati e intellettuali e imboscati contro il Reich e la società porca e borghese nella tundra innevata e al sole dei boulevard e a Berlino poi gruppi sparuti ma armati e a Roma sui tetti i tiratori scelti tutti tesi a centrare raffica dopo raffica il cadavere accosciato nel bagagliaio rosso che pulsa ad ogni pallottola come di nuova vita poi la vite spietata che gira e stringe ogni nostro respiro col fumo nero della stiva E poi quanto al conforto del cuore, Il basso-capezzoluto terra-brancicato grigio Si libra, i cieli blu-ghiandaia il fulgore Di uno screziato e scorticato maggio! Azzurra-palpitante e canuta-iridescente altezza; o notte ancor più alta Con fuoco tintinnante e la Via Lattea falena dal morbido piumaggio Qual è il cielo del desiderio a tua sembranza Il tesoro mai visto di cui nessuno - nemmeno per sentito dire - immagina lo splendore? […] Questo però da un altro punto di vista rappresenta un rischio. Nessuno garantisce, o legittima, l’autorevolezza della giuria, che sostanzialmente è legata al caso, o comunque alla contingenza della specifica situazione. Sì certo, ma tieni conto che nel momento in cui la giuria presente non ha filtri né secondi fini, ad esempio commerciali, essa rappresenta un punto di vista quantomeno trasparente. E comunque a prescindere da questo il bravo slammer è anche, e soprattutto, quello capace di trascinare il pubblico, di conquistarlo. Perché la gente percepisce il ritmo, la musicalità, la metrica. Il flow, insomma. Permalink n.1 Febbraio 2007 Cosa sta accadendo oggi in Italia? Quali sono i nomi più importanti nell’ambito della Slam Poetry? I personaggi che hanno assunto il ruolo di capostipiti, tracciando un po’la rotta, sono diversi. Sicuramente il padre della Slam Poetry italiana è Lello Voce, un poeta contemporaneo che ha avuto il merito di portare in Italia questo fenomeno culturale, oltre che di appoggiare e valorizzare l’aspetto performativo del verso poetico e il senso del poeta che vive per la strada, in mezzo alla gente. Un altro personaggio fondamentale per la scena italiana è Angelo Zabaglio. Nasce come rapper, ma nel corso dei suoi lavori si è via via avvicinato al mondo della poesia performativa, traendo da questo tipo di esperienza canoni specifici da riflettere nella sua testualità. C’è poi Guido Catalano, che dopo aver vinto diverse Slam Poetry ha avuto la fortuna (o la sfortuna) di poter presentare le sue opere in una trasmissione di Mtv. Anche lui, come gli altri, si distingue per un’incredibile quanto genuina indole verso l’atto performativo legato al verso. A livello di gruppi citerei sicuramente i Folli tra Fogli, il collettivo cui appartengo e del quale fanno parte Gomez e Mary Nicole, oltre allo stesso Zabaglio. Interessante infine la figura di Paolo Ornaghi, uno dei componenti del gruppo di poeti performativi del Viandante, nonché protagonista di tour poetici come quello ideato da Tiziano Fratus, Arsenio Bravuomo e Giudo Catalano denominato Love Poetry Tour. E lo scenario futuro? Cosa ti immagini tra dieci anni? La sensazione è che la gente abbia voglia di situazioni culturali come quella della Slam Poetry. Questo mi fa intravedere delle prospettive interessanti… In bocca al lupo Marco. E lunga vita alla parola performata. ■ 24 FUTUROLOGIA L’infanzia rubata di John Storia di un timetraveller a spasso nel futuro e fra i forum di Valerio Mattioli acendo un paio di calcoli, viene fuori questo: oggi, febbraio 2007, da qualche parte negli Stati Uniti si trova un ragazzino chiamato John Titor, nove anni appena eppure già vecchio. Se il suo nome vi è familiare, è perché ne conoscete la travagliata vicenda. Altrimenti, leggete quanto segue. Trentadue anni fa, John Titor aveva 39 anni. E lo stesso sei anni fa, nel 2001. Non è né un caso di omonimia, né una singolare forma di reversione anagrafica. È, come da manuale, la storia di un timetraveller, di un crononauta, di un viaggiatore nel tempo. Io mi immagino l’infanzia di Titor come un’infanzia serena, piccolo-borghese: la scuola, gli amici, la famiglia. Poi il dramma. È il 2011, e lui ha da poco compiuto i tredici anni. Il giovane John è costretto a indossare divisa e fucile, un bambino-soldato in terra d’America. Perché negli Usa è scoppiata la guerra civile, e dalle due parti si fronteggiano Città e Forze Rurali. John milita nelle fila dei Rurali, e così sarà per altri quattro, sanguinosi anni, interrotti alla fine nel peggiore dei modi: è la Russia che si incarica di sganciare, sulle principali metropoli americane, una serie di bombe atomiche che innescheranno una reazione a catena. Dalla Cina al Medio Oriente, il conflitto dilaga. È la Terza Guerra Mondiale. Me lo immagino, il giovane Titor, che ha diciassette anni è già un uomo finito. Quelli che dovevano essere i momenti più belli della sua vita, gli anni dell’adolescenza americana, tutti vitamine e belle ragazze, si sono rivelati un’immane sequenza di catastrofi. Uno scontro fratricida che si chiude in apocalisse, un delirio di sangue e violenza. Certo, dopo il conflitto gli Stati Uniti risorgono. Si riorganizzano in una confederazione a cinque stati, con capitale Omaha, nel Nebraska. Seppelliscono il passato di orrori per gettare di nuovo lo sguardo al futuro. La vita continua, il progresso accelera. E d’accordo, la gente è costretta a lavorare nei campi, l’acqua è contaminata, ma intanto la scienza fa passi da gigante: ingegneria genetica, viaggi nello spazio, nel tempo. John prosegue la vita da soldato, e come poteva essere altrimenti? Non ha nemmeno fatto in tempo ad andare alla high school, che già maneggiava mitragliatrici e bombe a mano. La sua sorte è segnata. Ma, lo stesso, tenta il riscatto, e lo fa nel più classico dei modi: sui libri. Si interessa di scienza, si appassiona alla storia, Permalink n.1 Febbraio 2007 si muove nei tortuosi meandri della filosofia. È un ragazzo intelligente, John Titor. Per questo, è destinato a fare strada. Passano gli anni. Non so quali missioni gli vengano affidate, non conosco i particolari né della sua carriera, né della sua vita privata. Quello che so, è quello che sanno tutti: nel 2036, viene spedito indietro nel tempo – precisamente nel 1975 – perché recuperi un esemplare del computer Ibm 5100. Il motivo è che questo contiene la soluzione a un problema di overflow che potrebbe sconvolgere il sistema Unix a partire dal gennaio 2038. Valerio Mattioli Giornalista capitolino. Esperto di letteratura contemporanea e di trepanation. Nel tempo libero dirige una rivista di culto: Catastrophe. La missione di Titor ha successo, ma l’uomo, tornato a casa nel 2036, è insoddisfatto. Lo capisco. A tredici anni, io andavo in giro per via Tuscolana a guardare le ragazze, facevo vita da banda, e mi trastullavo – in rigorosa solitudine – con le mie prime soddisfazioni genitali. John invece, a quell’età stava già a fare la guerra. Il suo passato gli è stato rubato. Calpestato, violentato, umiliato dalla veemenza dei cannoni. Mi immagino a questo punto il trentanovenne Titor da solo in camera, a rileggere i suoi libri di storia, col pensiero che va a quando, a inizi 2000, la vita era felice e il mondo filava liscio. L’age d’or, il paradiso perduto: la sua infanzia. 25 FUTUROLOGIA JOHN TITOR Titor ha deciso: tenterà di nuovo un viaggio nel passato, ma stavolta non sarà né per recuperare macchine, né per rimediare codici. Sarà per vedere se stesso da bambino. È una scelta che commuove, che fa piangere il cuore. L’anno prescelto è il 2000. Se John è nato nel 1998, vuol dire che a questo punto ha due anni. A quell’età, credo, non è che tra i due (il John bambino e il John adulto) si possano intavolare chissà quali conversazioni. E allora ecco che Titor si affaccia al mondo, un mondo che all’epoca aveva a malapena sfiorato, col mezzo dei mezzi, lo strumento per eccellenza: internet, la Rete. Il suo nome comincia a circolare sui forum, i suoi interventi si fanno via via più fitti, ed è a questo punto che la vicenda John Titor, da storia del futuro, diventa ricordo del passato. L’avvento in diretta di un “uomo del 2036” non è faccenda da passare inosservata, e allora è facile immaginare le reazioni del popolo on line: incredulità, scetticismo, sorpresa, curiosità. Miriadi di utenti si affannano a porre a Titor le più svariate tipologie di domande, ricevendo sempre cortesi risposte e pazienti spiegazioni. Quello che la gente vuole sapere è, prevedibilmente, cosa accadrà domani, cosa ci riserva il futuro, come sarà il mondo tra trent’anni. E Titor non lesina certo particolari, a partire proprio dall’evento traumatico della sua esistenza: la guerra civile. Secondo Titor, i primi sintomi del conflitto saranno evidenti già nel 2005, ma come sappiamo l’apice interverrà solo dieci anni dopo, con conseguente bombardamento atomico dei russi. Parallelamente al deteriorarsi della Permalink n.1 Febbraio 2007 situazione americana, la guerra si diffonderà in Asia, in Europa, nel Medio Oriente, partorendo un’ecatombe di tre miliardi di morti su tutto il globo. Abbiamo però detto che nemmeno questo sarà in grado di frenare un progresso scientifico che, in tutti i campi, arriverà a vette fino a quel momento impensabili: la fisica dei quanti, le ricerche sui buchi neri, gli studi sul concetto di multiverso, porteranno infine alla possibilità pratica del viaggio nel tempo – e Titor è lì a dimostrarcelo, con tanto di foto e schemi sulle macchine che lo consentiranno. In brevissimo tempo la vicenda Titor diventa un autentico caso, e dalla Rete si riversa sul mondo reale. La sua figura alimenta un dibattito isterico tra scienziati, scrittori, opinionisti, semplici navigatori, al suo personaggio si ispirano registi televisivi e teatrali, di Titor si occupano testate di ogni dove (compresa la nostrana Focus), mentre appassionati del fantastico e ricercatori in fisica si danno a uno scontro a metà tra il cronachistico e l’ideologico. A quel punto, John ha già abbandonato, avendo annunciato al mondo il suo imminente “ritorno nel futuro”. Nel frattempo però il mondo va avanti. L’11 settembre 2001 due aerei si schiantano sul World Trade Center di New York, e a tutti sembrò un po’strano che il crononauta, nelle sue cronache del domani, abbia omesso il particolare. Il 2005 passa senza che in America vi siano segni né di rivolte né tantomeno di guerre civili latenti. Già nel 2004, appare in Rete una prima ammissione, da parte di tal Samson Rodriguez, che afferma: Titor sono io, era tutto uno scher26 FUTUROLOGIA JOHN TITOR zo. I detrattori del fenomeno hanno buon gioco nel ritenere l’intera vicenda una pagliacciata, accusando i titoriani di ingenuità e creduloneria. Ma niente, il popolo di John non ci sta. Secondo loro la questione è semplice: Titor è realmente un timetraveller, e se gli eventi da lui descritti non si avverano (o se al contrario se ne avverano altri da lui non predetti), è semplicemente perché lo stesso Titor, con la sua incauta presenza nel passato, ha finito per alterare la worldline modificando gli sviluppi della Storia. Fa niente che Robert Brown, fisico dell’Università di Duke in North Carolina, si prodighi a dimostrare la fallacia degli esempi titoriani: in teoria, quanto descritto dal crononauta, può realmente succedere, può essere vero – o quantomeno, avrebbe potuto. D’altronde, a confermare che Titor esistette (o, dal nostro punto di vista, esisterà), ci penserà nel 2006 un altro viaggiatore nel tempo: Ethan Jensen. Lui viene da un’era ancora più remota, il 2118, ed è tornato da noi proprio per poter documentare in prima persona la vicenda del vecchio John. Che, ci dice Jensen, le generazioni successive alla nostra osanneranno come uno Permalink n.1 Febbraio 2007 dei più importanti personaggi del suo periodo. Non contento, Jensen decide poi di riportare con sé, di ritorno nel futuro, un giovane della nostra era, il tedesco Erik Hanselmann. Il buon Erik vivrà cinque anni nel ventiduesimo secolo, così che quando tornerà a noi (non si sa quando: con queste macchine del tempo, si sa, tutto è possibile), potrà a sua volta spiegarci il mondo che verrà, visto con gli occhi del presente. Di viaggiatori nel tempo, insomma, il mondo è pieno, già adesso, già nel passato. Laggiù, nel futuro, è tutto un turbinio di arrivi e partenze, che a loro volta provocano paradossi spaziotemporali, sconquassano la worldline, rimescolano le carte degli eventi, e si aggiustano gli anni a piacimento. E noi, qui nel 2007, altro non siamo che inerti spettatori, ignari di conquiste che non ci appartengono, e che però arriveranno. Questo, quantomeno, è quello che ci insegna la vicenda di John Titor: bambino-soldato e pioniere del timetravel. E pensare che al momento, quest’uomo che ha già alterato il corso della Storia, è null’altro che un infante di nove anni, intento a giocare con gli amici da qualche parte negli States. Di guerre civili, da quelle parti, al momento non c’è traccia. Ma un momento: e se fosse stato proprio questo l’obiettivo di John e del suo viaggio nei 2000? Cambiare il corso degli eventi per impedire al sé bambino di affrontare gli orrori della guerra? Salvare una fanciullezza in apparenza condannata alla catastrofe? Il futuro è cosa lontana. Ma un’infanzia rubata, John lo sa, è perenne. ■ 27 CINEMA Way Back Machine Il cinema di fantascienza contemporaneo è spazzatura. Il futuro della fantascienza è nel passato. Permalink presenta una nuova rubrica: “Il Recuperatore” di Federico Anastasi uale film poteva essere più rappresentativo di “Repo-Man – il recuperatore”? A metà degli anni Ottanta la copertina di questa perla troneggiava tra gli scaffali polverosi delle neonate videoteche. Un film marginale, da recuperare in home video, non degno nemmeno di una vera carriera cinematografica. Un film che parla di un “recuperatore” di auto (Emilio Estevez), le cui rate non sono state pagate. Spietato, furbissimo, ma con un codice d’onore (il “repo-code”). Di qui in poi, cercare di descrivere la trama è impossibile. Il filo conduttore sembra essere un arbre magique che appare, senza motivo, dappertutto. Repo-man è emblematico anche perché già di per sè recupera un passato mediatico, nella forma del “pastiche” e nella prassi del riciclaggio culturale: alieni dalla grande testa design anni 50 (immortalati in un curioso museo), celebrazione della para-informazione-spazzatura dei tabloid, raggi di luce verde, paranoia nucleare... A differenza di Guerre Stellari, che, pur operando un riciclaggio ad ampio raggio dell’immaginario pulp, cerca di cancellare le tracce delle sue incursioni nella spazzatura culturale, Repo man esibisce in bella mostra l’eterogeneità dei suoi accumuli come vistoso e sgraziato collage di produzioni di serie B. I numerosi riferimenti ad elementi della cultura americana, nella forma di religioni usa-e-getta, avanguardia letteraria, e marche di prodotti, formano una fitta trama interetestuale: i nomi di una serie di personaggi richiamano note marche di birra, un personaggio canticchia un jingle pubblicitario della 7-Up; la Dianetics (religione inventata da Ron Hubbard) è parodiata nella “Dioretix”; il personaggio del Dottor Benwey tratto dal celebre Pasto Nudo di William Burroughs viene citato in una sequenza ospedaliera; le tre regole della robotica inventate Permalink n.1 Febbraio 2007 nella letteratura fantascientifica (mainstream) di Asimov sono parodiate nel “codice dei recuperatori”, mentre un personaggio presenta una fisionomia simile ad Asimov stesso (le folte basette e la pesante montatura degli occhiali non lasciano spazio a equivoci). Federico Anastasi Regista sci-fi, bolognese, domiciliato a Parigi. Viaggia nel futuro grazie al suo temperamento iperattivo. Scrive, ascolta, dirige e crede nel domani. Ed ecco che la presenza ossessiva degli alberelli deodoranti per auto si scopre dovuta al fatto che la fabbrica produttrice era in effetti uno sponsor, mentre tutti gli altri prodotti del film sono etichettati con il nome generico, ad esempio “food”, “beer”, dopo che fallirono i tentativi di attrarre finanziatori tramite “product placement”. In una schizofrenia tipicamente postmoderna sembra esserci in Repo Man sia una cancellazione della marca che una sua giocosa e parodica celebrazione come elemento della cultura popolare. Autentico gioiello di fantascienza beat, un proto-pulp-fiction fantascientifico, ironico, frammentario, delirante... fino al finale mistico-zen-new wave. In breve: da recuperare. ■ 28 FOTOGRAFIA Flickerismi A caccia di Pin Up e di Storia fra i tag della più bella community della grande rete di Carlotta Ghost Carlotta Ghost Le piace tutto, ma è un po’preoccupata. Intanto aspetta, osserva e fotografa il mondo. u Flickr ogni giorno si consuma una splendida contraddizione. La più grande community di fotoamatori della rete passa il tempo spammando commenti sulla cui genuinità di intenti non si discute nemmeno più (tutte le gradazioni di entusiasmo che vanno da “nice shot” a “wonderful” sono fake, punto), o parlando morbosamente di macchine fotografiche e di Photoshop, ad un livello talmente tecnico, che metterebbe in difficoltà gli stessi sviluppatori di Adobe o di Canon. Eppure, nonostante tutta questa aridità apparente, c’è vita su Flickr. Una vita ricca, immensa e virtuale, che ci mostra quella reale. La realtà su Flickr viene narrata, archiviata e moltiplicata, ogni giorno. Fate una query con un tag a caso che vi interessa, per capire cosa intendo. Io ho provato “pin up”, argomento la cui estetica mi sta a cuore, ma l’esperimento funziona quasi con tutto. Il risultato è quanto di più distante da una cruda tassonomia o da una progressione in stile “elenco telefonico”. Al contrario, vi troverete davanti ad un panorama completo di ogni sfumatura, a un qualcosa di simile ad un organismo, ad un ecosistema in evoluzione. Ci si trova il passato... l’old school... Permalink n.1 Febbraio 2007 29 ph: marcodede ph: anheuser le varie reinterpretazioni contemporanee e, ovviamente... l’interpretazione flickeriana sul tema... ph: Paul Robinson ph: Naturalezza ph: Cryptdang FOTOGRAFIA FLICKERISMI in chiave più... o meno amatoriale. Potrei andare avanti a lungo, ma quello che conta è notare quanto i confini che circoscrivono il tag che ho scelto siano mutevoli e si definiscano sempre meglio all’upload di ogni nuova immagine. E, questa la sorpresa più inaspettata, ne nasce una descrizione esaustiva, migliore di qualsiasi libro illustrato, della storia dell’estetica pin up, che non viene perseguita intenzional- Permalink n.1 Febbraio 2007 mente da nessuno, ma che nasce spontaneamente come risultato di un processo. Se poi notate che manca qualcosa all’appello, vi basterà intervenire con le vostre facoltà cognitive, stabilendo connessioni, similitudini e differenze fra ciò che vedete, insomma, osservando. E se ancora non vi torna qualcosa, potete sempre uplodare quella cosa voi stessi. No? ■ 30 INTERVISTA Le 100 ragazze di di Trasanda Come Mr Hyde, Zak Sabbath dipinge donne di notte per scoparle di giorno 100 Girls & 100 Octopuses, 2005 Acrilico e inchiostro metallico su carta: 98 parti che formano un quadro di 1.7x2.8 metri. ak Smith è illustratore, punk e attore di film porno con il nome d’arte Zak Sabbath. Potete acquistare su Amazon i suoi ritratti di attrici oppure la sua versione illustrata del romanzo Gravity’s Rainbow. Lo abbiamo contattato per il suo enorme lavoro 100 Girls, chiaramente in odore di porno tentacolare. Ecco cosa ci ha raccontato da un piccolo mondo detto “porno alternativo”. Permalink n.1 Febbraio 2007 Qual è la tua definizione di indie-porn? Porno dove può darsi che il regista mi prenda come attore. Il miglior film di indie-porn e il peggior porno in assoluto. Guardo film porno solo per vedere se ho lavorato bene o per vedere una persona con cui magari dovrei scopare per lavoro, quindi non credo di essere la persona giusta cui chiedere - in tutti i film che ho visto ci sono persone che conosco. “Barbed 31 INTERVISTA ZAK SABBATH mie illustrazioni per le scenografie di un suo film porno. E gli ho detto di sì, poi gli ho chiesto con grande tatto e cortesia, se gli serviva qualcuno per scopare le ragazze nel suo film porno. È saltato fuori per combinazione che gli serviva un punk - così gli ho spedito qualche foto e mi hanno dato il lavoro. È stato solo dopo che mi son reso conto, non si trattava di un filmetto qualsiasi fatto in garage - era un film per Hustler con un vero budget e tutto il resto. La scena dell’indieporn è molto piccola e io conoscevo già molta gente per il fatto dei miei ritratti, quindi tutti son venuti a saperlo appena ho finito di girare la mia prima scena… Zak Smith Varrick in the Shirt I Made That Has a Monkey. Wire Kiss” è stato sicuramente il più interessante da girare. Tutti, regista compreso, invece son d’accordo che “Alpha 15” è stato un disastro. Come hai iniziato nel porno? C’era un regista che conosceva i miei lavori di grafica - oltre ai ritratti di attrici porno, ho illustrato per intero un romanzo di Thomas Pinchon. Così il regista, Benny Profane, che ha preso il nome d’arte da un personaggio di Pinchon, non ci eravamo mai conosciuti, mi ha chiamato un giorno chiedendomi con grande tatto e cortesia se poteva usare le Permalink n.1 Febbraio 2007 La cosa più pazzesca che ti è successa sul set. Nella prima scena che ho fatto con Pixie Pearl, stavamo scopando e il cameraman se ne esce così. “Hey, abbiamo finito la pellicola, ne serve altra - voi continuate a scopare che arriviamo subito.” Non ci siamo resi conto che non stavano andando al furgone per prendere una pizza nuova, stavano girando la città a cercare un negozio aperto. Pixie e io siamo andati avanti a scopare sul divano per un’ora senza nessuno intorno e con le macchine spente - ci siamo pure divertiti - prima di vederli tornare pronti a girare di nuovo ■ 32 Luciano Pagano Luciano Pagano è cresciuto a Novara. Attualmente vive a Lecce. È il curatore del sito letterario Musicaos.it. Sue poesie, suoi racconti e testi critici sono sparsi su numerose riviste cartacee, webzine e antologie. A breve uscirà il suo primo romanzo, “Re Kappa”, pubblicato dalla casa editrice Besa. In “Più pulito del vero” incubi generati da un uso smodato del computer si intrecciano a frammenti di vita quotidiana, dando origine ad un bozzetto paradossale con risvolti stranianti ed ironici. Racconto del mese Più pulito del vero di Luciano Pagano n mattino di luglio, dopo una notte afosa passata a tormentarmi senza riuscire a prendere sonno, mi sono ritrovato nel letto, trasformato in un desktop pc. All’inizio non riuscivo a crederci, non capivo come mai sentivo più caldo del solito. Tutto è incominciato con la fastidiosa sensazione di tutta l’afa presente nella camera da letto. Le cose peggiori succedono sempre in condizioni atmosferiche sfavorevoli, il troppo caldo o il troppo freddo sono segnali, è la norma. Io sentivo caldo perché la mia superficie metallica, il case, era battuto dai primi raggi di sole che filtravano nella stanza. Quel giorno di luglio inoltrato non dovevo andare a lavorare, sarei rimasto a dormire fino a mezzogiorno, avrei lasciato acceso il ventilatore appeso al soffitto e mi sarei rinfrescato il cervello, ma adesso, come avrei potuto? Per accendere il ventilatore avrei dovuto tirare la cordicella che pendeva dal muro, mi resi conto di non avere braccia, ero un desktop dalla superficie grigia, rettangolare, senza fori d’areazione. D’improvviso capii tutto. Nella notte che precedeva il disastro mi ero lamentato del mio computer, un pentium III che faceva acqua da ogni dove, la ventola del sistema non raffreddava a sufficienza, l’harddisk era troppo poco capiente, il clock troppo lento, nemmeno cinquecento megahertz, e adesso il caldo, ci mancava questa goccia di sudore a far traboccare una brocca oramai colma. Un giorno sì e uno no mi toccava spegnere e riavviare il sistema per via del surriscaldamento quasi istantaneo della scheda madre, il segnale d’allarme era un bip intermittente, lo stesso delle casse nei supermercati, ascoltare quel sibilo e sobbalzare pensando alla perdita dei dati era un tuttuno. Ieri notte dovevo fare l’upload del sito, il sistema non ha retto allo sforzo, prima di spegnere tutto ho masterizzato i dati più importanti. Cazzo. Hanno suonato il citofono, deve essere arrivato l’uomo delle scale. Una volta alla settimana viene a pulire le scale del condominio, cinque euro al mese per ogni condomino. L’uomo delle scale ha l’abitudine di citofonare alle sette del mattino, quando i condomini dormono, qui per lavorare escono alle nove, penso al profumo di limone che ognuno degli inquilini sentirà quando uscirà dall’appartamento girando la chiave nella toppa. Come posso aprire all’uomo delle scale? Penserà che non voglio aprire la porta perché non voglio pagare i soldi del mese, è un vecchietto silenzioso, mi ricorda uno sciamano fuggito da un x-files. Qualcuno dovrà pure accorgersi di me! L’uomo delle scale inizia a pulire dal piano dove abito, suona sempre il campanello di casa, io apro, mi porge il secchio vuoto e mi chiede con gentilezza se posso riempirlo di acqua del rubinetto. Eccolo, Permalink n.1 Febbraio 2007 ha suonato e io sono un computer spento, abbandonato sulle lenzuola e non posso muovermi, è una sensazione terribile. Clack. La porta che si apre, è lei. Lei c’è. Cazzo. Lei è a casa. Deve essersi svegliata prima di me senza accorgersi che mi ero trasformato durante la notte, sarà andata in bagno senza nemmeno aprire gli occhi. Deve essere stanca, la sento che striscia fino alla porta, va ad aprire, si sposta in cucina, deve aver riempito il secchio, la porta si chiude. L’uomo delle scale saluta. Sono salvo, lei può aiutarmi, dobbiamo capire se posso tornare uomo, almeno potrà accendere il ventilatore sul soffitto finché non scopriremo assieme che cos’è successo durante la notte. La porta oscilla, una brezza improvvisa sembra sbatterla, invece no, la porta resta ferma a metà. La mia ragazza ha chiuso la porta e sta per entrare nella stanza, finalmente, sono salvo. “Cosa ci fai ancora a letto, alzati, devo pulire!”. La voce secca del comando proviene da una fessura nel manico di una imetec-piuma-800w a sacchetto riciclabile. Cazzo. Si è trasformata anche lei. “Allora…cosa aspetti…vuoi alzarti o no?!? Vuoi alzarti o noooooooooo”. Mi risveglio nel letto, sudato, mi tocco le braccia con le mani, ci sono, sono io, sono un corpo. Prometto di non passare più le nottate a lavorare davanti ad un computer, a patto che lei non passi più i miei giorni liberi ad aspirare la polvere dagli angoli invisibili. ■ Rossano Astremo Entra con stile in scuderia Permalink da questo numero per dispensare un gustoso pugno di letteratura. Un minuto dopo l’ultimo minuto. Scompiglio e caos. Occhio tipografico, temperamento deciso, libromane di classe. 33 AUTOPRODUZIONI REVOLVER LOVER di Simone Sbarbati azario Graziano, trentunenne di Campobasso, lavora ad Osimo (AN) per la famosa agenzia di grafica e webdesign Canenero. Fondatore di Revolver Lover, portale di grafica e design, collabora con riviste di tutto il mondo. Raggiungo al telefono Nazario perché preferisce parlare in tempo reale piuttosto che rispondere freddamente ad una mail. Ecco i nostri 20 minuti di intervista. Nazario, innanzitutto spiegami come hai iniziato a fare grafica. Sono totalmente autodidatta e, come quasi tutti quelli che fanno il mio lavoro, ho iniziato smanettando sul pc, imparando tecniche e prendendo ispirazioni dalla rete, frequentando le prime community ed i primi portali che stavano nascendo. Grazie al confronto virtuale con altri artisti sono cresciuto molto e quando ho iniziato ad avere i primi risultati concreti ho deciso di fondare un piccolo portale per dare a mia volta il mio contributo. Riunendo poi un gruppo di amici che ho avuto occasione di conoscere negli anni precedenti piano piano si è formata una crew internazionale. Revolver Lover, da qualche mese, ha anche lanciato Anti, una webzine in Pdf dedicata alle arti visive. Simone Sbarbati Etnologo digitale. Non esclude di lavorare come Internet sherpa. Destinazione: editoria indipendente, 8000 metri. Come fate a conciliare i vostri lavori tradizionali, i side-project, il portale, ed ora anche la rivista. Fate come me, che Freshcut lo porto avanti durante il normale orario di lavoro, praticamente di nascosto? [Risata] No, per il momento Permalink n.1 Febbraio 2007 34 AUTOPRODUZIONI REVOLVER LOVER riusciamo a tenere tutto sotto controllo! La cosa assurda è che nessuno della crew si è mai incontrato... ma poi oggi con internet il bello è proprio questo, che non ci sono distanze a poter fermare i rapporti umani. L’unica eccezione è stato un incontro con un ragazzo di Monaco che per un certo periodo ha anche collaborato con Revolver Lover. L’ho incontrato proprio in Germania durante il Toca-Me, un evento dedicato alla grafica dove trovi duemila persone che la pensano tutte come te e ti trovi a bere birra con dei mostri sacri della Ecco, forse in Italia manca proprio questo. Non la community, quella c’è. Manca piuttosto un evento che catalizzi l’attenzione dei media tradizionali e che rafforzi l’idea di un gruppo unitario. grafica. Con cose del tipo: arriva Joshua Davis, tatuatissimo, sopra al suo skateboard. Sale sul palco, fa la sua conferenza nella chiesa sconsacrata, sede dell’evento, e finita quella è già nella hall a chiacchierare con tutti gli altri. In questo mondo, fatto da giovani creativi, ognuno con la propria storia, non c’è divismo, non c’è rivalità. Si collabora, si rema tutti nello stesso verso. tempo ho visto spessissimo ragazzi che hanno fatto le scuole giuste, i corsi giusti, ma che poi non riescono a tirare fuori qualcosa di originale. Le scuole sono importanti ma bisogna letteralmente divorare siti, grafica, opere altrui. Assorbire continuamente, non smettere mai di aggiornarsi. Alla fine è come per scrivere un libro. Bisogna prima leggerne molti... Infatti. ■ Permalink n.1 Febbraio 2007 Per concludere, un consiglio a tutti quei ragazzi che volessero diventare come te. Lavorare, entrare a far pare del club delle occhiaie [club fondato questa sera da me e Nazario N.d.R.], cioè passare la notte a lavorare, a provare. Stringere amicizie, collaborare. In tutto questo 35 OROSCOPO Ariete Toro Gemelli Inutile negarlo, questo mese il mondo pretenderà molto da voi. Vi saranno richiesti sforzi quasi al limite delle vostre possibilità mentali, fisiche ed emotive. Ce la potete fare, sia chiaro. Ma difendetevi con forza. Parlate con tutti anche se a volte avrete la sensazione di perdere tempo, ma ricordate: chi si lamenta senza proporre soluzioni è parte del problema. Lifehacker.com è il blog giusto per questo mese. Produttività, tips, schemi e tabelle per diventare hacker della vita e raggiungere i vostri obiettivi. È strano vero? Vivete in un mondo dove l’abbondanza di informazione è tale da diventare un problema concreto. Eppure non vi sentite ispirati in questi giorni. Ora però non dovete agitarvi, è un problema che risolverete trovando gli stimoli giusti. Conoscete già Stumble? È un magnifico aggeggino, una toolbar per essere precisi, dove voi mettete le keyword e lui vi guida verso la felicità, intuendo quali webpage fanno al caso vostro. Credevo fosse una macumba, ma un amico ingegnere mi ha detto che prosaicamente si tratta di un algoritmo sofisticatissimo. È stato bello, ma alla lunga potreste anche stancarvi di passare da un affetto all’altro, da un corpo ad un altro, come una nave che sta facendo il giro del mondo. Per non parlare delle malattie e della vostra pessima abitudine a non usare precauzioni. Febbraio sarà la vostra svolta monogamica e Deltadivenere.com sarà l’unico vostro vizio. Cancro Leone Vergine Mai come nel 2007 la vostra sete di conoscenza vi farà sentire la bocca riarsa. Sarà un periodo bellissimo e intenso, la vostra evoluzione personale farà un salto di cui vi accorgerete solo in un secondo momento. Ma non dovete pensare al sapere solo come una cosa che si acquisisce. Dovete anche donarlo. Wikipedia ha bisogno di donazioni deducibili dalle tasse per sostenere il carico di successo e responsabilità che ha guadagnato lo scorso anno. Non siete obbligati, ma il vostro karma ne godrà. Da quando vivo ad Amsterdam continuo a ripensare a questa frase: “Dio creò il mondo tranne l’Olanda, l’Olanda l’hanno creata gli olandesi”. E questa la chiave della bellezza unica dei Pasi Bassi, qui tutto è stato creato, nessun intermediario, nessuno sconto. Compresa la terra su cui poggiamo i piedi. È questa la svolta che vi chiede il nuovo anno. Costruitevi la vostra casa, i vostri mezzi di trasporto, ogni macchinario, strumento e oggetto di cui avete bisogno. Do it yourself, leoncini! Makeblog il vostro pane quotidiano. Vi ricordate Upiano, verginelle mie? Come darvi torto. Eppure questo misconosciuto dotto ha suggellato in poche fulminati parole uno stile di vita: “Vivere con onore, non recare danno ai propri simili e dare a tutti ciò che gli spetta”. Con l’aggiunta di questa piccola postilla: “e chiedete a chi di dovere ciò che vi spetta”, seguite questa ricetta per tutto febbraio, senza impegno per il mese seguente. Ma se vi conosco bene non tornerete indietro. Usate Google per scoprire chi è Upiano, ma non sarà facile. Permalink n.1 Febbraio 2007 Orsoluminoso Vive in rada al porto di Amsterdam. Legge le stelle per vivere e per amore. Appassionato di fenomeni migratori del merluzzo e di fish&chips. 36 OROSCOPO Bilancia Scorpione Sagittario L’equilibrio di cui il vostro segno vi fa portatori è sia una dote, che un talento da coltivare. Non scherzo: iniziate con il funambolismo. Sentirete il bilanciere oscillare lieve, la vertigine sotto il filo su cui posano delicati i vostri piedi. Ne sareste inghiottiti se non fosse che il vostro equilibrio è più forte di ogni paura. Ho trovato un tag suDel.icio.us da cui partire. Siete bellissimi e più solari del solito. Ma un po’fuori forma, fisicamente intendo. Non voglio entrare nei dettagli, ma queste settimane affronterete qualche percorso un po’più irto del solito. Soddisfazioni in vista dunque, ma a patto di un buon allenamento fisico e mentale. E visto che di neve non se ne parla questo inverno, cominciate a scalare roccia in free climbing partendo da un blog dolomitico. Detto da me, che passo il tempo a mirar le stelle, potrebbe suonare poco incisivo, ma provo lo stesso: la fortuna non esiste. Non per questo mese almeno, non per voi, non per i vostri pianeti. Tutta la vostra fortuna sarà costruita come un seguito di mosse giuste, una combo dopo l’altra. Passare qualche serata con pedoni, regine e alfieri sarà anche divertente oltre che edificante. Usate quelli veri, di legno possibilmente, ma quando siete on line provate questi. Capricorno Acquario Pesci “Quando la dolcezza interiore scoprirà il dolore celato, il dolore stesso spaccherà la roccia e ah! l’anima sarà libera”. Fermatevi a riflettere e a pensare su questo verso fin quando non sentirete di aver capito a fondo il segreto che cela. Poi iniziate a cercare di capire meglio chi è il poeta Rumi e l’universo della poesia sufi. Partite da Sufipoetry.com ma ricordatevi di meditare sul verso che vi ho proposto durante questo mese. Siete il segno più affascinante in questi giorni ;-) Vi siete dilatati durante le vacanze. Come se, dopo mesi in una boccetta stretta e sporca, foste stati liberati nell’ampio stagno di un giardino all’italiana solo per il piacere sadico di farvi poi rientrare a stento nella sede precedente. Un po’di movimento è quello che ci vuole. Il link per voi è una favola ecologica interattiva, da giocare con l’entusiasmo delle grandi occasioni, come la prima volta che ascoltaste la hit dello Zecchino d’Oro “Pesciolino rosso” comprendendo realmente dove andasse a parare la metafora che ne era il fondamento. Basta. È ora di smetterla. Second Life sta colonizzando la vostra vita reale. Non distinguete più il digitale dall’analogico. Siete più interessati agli enormi seni di pixel del vostro giochino che a quelli off line. Disinstallate il client di Second Life, aprite l’agenda telefonica. Per le prime due settimane uscite solo con seni di silicone. Appena cominciate a sentirvi a vostro agio, provate un primo riapproccio con la carne umana. Se vi fa troppo senso, tornate al silicone per un altra settimana. Continuate il ciclo a piacere. Permalink n.1 Febbraio 2007 37