Gli ebrei e il sionismo

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Gli ebrei e il sionismo
Gli ebrei e il sionismo
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Indice
Voci
Religione ebraica
1
Torah
10
Talmud
13
Israele
18
Palestina
41
Voci
Religione ebraica
1
Torah
10
Talmud
13
Israele
18
Palestina
40
Gerusalemme
54
Sionismo
70
Riferimenti
Fonti e autori del articolo
84
Fonti, licenze e autori delle immagini
85
Licenze della voce
Licenza
87
Religione ebraica
1
Religione ebraica
Ebraismo
Fondatore
Abramo e Isacco
Divinità
Dio (YHWH)
Tipologia
Monoteismo, Abramitica
Nome dei seguaci e numero degli stessi
Ebrei, 13 milioni
Testo sacro
Antico Testamento
Nato in
Accad e Canaan
Terra Santa
→ Palestina
Primo paese che ha adottato l'Ebraismo
Paese con più seguaci
Regno di Israele
→ Israele
Rami
Ebraismo ortodosso, Ebraismo riformato, Ebraismo conservativo, Ebraismo ricostruzionista
Simbolo
stella di Davide
Comunità
Ebrei
Edifici religiosi
Sinagoga
Prima sinagoga ebraica
Sinagoga più grande del Mondo
Regno di Israele Tempio di Salomone → Gerusalemme
Stati Uniti Sinagoga di New York
Clero
Rabbino
Religioni relazionate
Cristianesimo e Islam
L'Ebraismo (‫ )יהדות‬è una religione monoteistica.
È stata forse la prima religione monoteistica documentata, sviluppatasi (secondo la tradizione) prima dell'anno 1001
a.C. all'interno delle popolazioni cananee monolatriche, o, secondo altri, tra i popoli stranieri schiavi in Egitto.
Assieme a Cristianesimo e Islam, l'Ebraismo viene classificato come religione abramitica.
In modo generale si può dire che si sia diffusa in tutto il mondo grazie alla dispersione degli ebrei iniziata all'epoca
dell'impero romano (Diaspora)[1] [2]
Sacre Scritture e monoteismo
Il testo sacro per antonomasia, ma non l'unico nella religione ebraica, è la Torah, scritta in ebraico, corrispondente ai
5 libri del Pentateuco e contenente le istruzioni impartite da Dio al Popolo di Israele sul Monte Sinai, 49 giorni dopo
l'uscita dall'Egitto. Essa contiene la descrizione della storia dell'umanità dalla Creazione fino all'arrivo degli Ebrei in
Terra d'Israele. Inoltre essa include i precetti comandati da Dio al Popolo d'Israele e che suggellano il patto stretto da
Questi con gli Ebrei. Il Canone ebraico delle Sacre Scritture venne definito nel I secolo e. V. Il fulcro della fede
Religione ebraica
israelitica è la dichiarazione monoteistica (Dt. 6,4: Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno...), la
quale, malgrado i precedenti tentativi compiuti in Egitto dal faraone Amenofi IV (XIV secolo a.C.), solo
nell'Ebraismo trova la sua più compiuta affermazione.
La fede monoteistica si incentra nella definizione che Dio medesimo offre di sé in Es. 3,14: o Io Sarò Colui Che
Sarò. Se ci atteniamo alla lettera al testo biblico, questa affermazione (in ebraico Ehyèh ashèr èhyèh) è di fatto,
intraducibile, poiché si dovrebbe disporre di un tempo verbale in grado di rendere, contemporaneamente, il presente,
il passato ed il futuro. Infatti, Dio è Colui che, pur non mutando nella Sua essenza, accompagna il popolo ebraico in
tutte le vicissitudini storiche. In questo senso, Dio è legato all'uomo nel passato, nel presente e nel futuro.
La principale conseguenza di questa consapevolezza monoteistica è, in primo luogo, l'idea della signoria di Dio sul
mondo e sulla storia, anche se ciò non significa che la realtà terrena non goda di una sua autonomia espressa dal
libero arbitrio; anzi, il principio stesso di vita terrena intesa come prova da superare per accedere alla vita eterna è
basato sul libero arbitrio: l'uomo ha davanti a sé la scelta tra il bene e il male e la sua missione consiste nello
scegliere liberamente il bene, cioè la Torah ed i suoi precetti. Nell' Ebraismo però Dio è visto come colui che regna e
che si trova nel più alto dei cieli, mentre nel Cristianesimo dio è diventato come noi, per mezzo di suo figlio Gesù
Cristo. Dice Sant'Agostino: "Dio si è fatto uomo perché gli uomini si facessero Dio" e anche il Siracide: "Dio ha
messo le tende in mezzo a noi".
L'uomo non può percepire la reale essenza della Divinità, come viene detto nell'Esodo 33:20 "Un uomo non può
vedermi e vivere"; Dio è conoscibile soltanto dalle Sue opere e dai Suoi attributi, le Sue middòt.
Etica
A partire da questa dottrina morale, l'Ebraismo sviluppa sia l'idea della creazione, quale creatio ex nihilo (creazione
dal nulla, fino ad allora sconosciuta), che l'idea di uno sviluppo lineare e non ciclico della storia. Percepito dagli
uomini nella sua limitatezza, il tempo viene considerato come l'insieme di quelle irripetibili occasioni offerte
all'uomo per manifestare la sua libertà all'interno della creazione.
Un'altra caratteristica dell'Ebraismo è l'idea di un legame con Dio, che non ha nulla di ascetico. Questo legame si
instaura nella comunione dell'alleanza, in cui il Creatore e la creatura mantengono, separate, le rispettive identità. È
esattamente la categoria teologica dell'Alleanza ad essere costitutiva dell'Ebraismo: essa rappresenta il reciproco
impegno, per cui all'elezione e alla benevolenza di Dio deve corrispondere, da parte di Israele, l'osservanza delle 613
mitzvòt, i precetti che abbracciano ogni aspetto della vita dell'uomo.
Pur garantendo il regno della → Torah su ogni aspetto della vita umana, nell'Ebraismo la teocrazia si combina con
una particolare concezione dell'autonomia creaturale che conferisce all'uomo il potere di agire sul creato, seguendo le
relative regole, per completare l'opera del Signore e far coesistere il Divino con il libero arbitrio dell'uomo.
Mosè e i profeti
Nell'elaborazione teologica dell'Ebraismo, è di notevole importanza il ruolo che viene attribuito a Mosè, il quale è
considerato il più grande dei profeti non perché la sua speculazione su Dio sia superiore a quella di Isaia o di
Ezechiele, quanto piuttosto perché è stato l'unico uomo ad abbattere, per usare le parole del Rambam (Mosè
Maimonide), tutte le barriere che impediscono di contemplare la visione del Santo Benedetto, tutte tranne che quella
dell'intelletto umano impossibilitato appunto a concepire Dio tramite il pensiero (cfr. Mosè Maimonide, "Gli Otto
Capitoli, La dottrina etica" cap. VII; e Moshe Chaim Luzzatto, "L'Articolo sui Princìpi" cap. VII). In altre parole,
secondo la Tradizione Rabbinica Mosè è stato l'unico uomo a raggiungere il massimo grado dello spirito profetico,
ed è in ciò che sta la sua grandezza. A Mosè è stata consegnata la Torah e a lui è stato affidato il compito di condurre
il Popolo Ebraico attraverso il deserto, fino in Eretz Israel: la terra promessa. Solo ad un uomo di così alte virtù
poteva essere affidato un così grande compito.
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Religione ebraica
Naturalmente, una funzione importantissima svolgono anche gli altri profeti, i quali richiamano all'essenzialità e allo
scopo ultimo della Torah, così come i "Libri sapienziali" approfondiscono il significato dei precetti morali contenuti
nella → Torah.
Il valore attribuito alla Parola divina e all'elemento escatologico esercita una grande influenza sul Cristianesimo
primitivo (basti pensare al prologo del Vangelo giovanneo che da questa trae la propria elaborazione teologica sul
Logos), ma anche sulla prima speculazione dell'età giudeo-ellenistica di (Filone d'Alessandria, che è il primo
pensatore a tentare una conciliazione fra le categorie filosofiche greche e la fede ebraica). Anche lo sviluppo
dell'apocalittica cristiana risente molto dell'influsso ebraico e, in particolare, del Libro di Daniele.
Giudaismo
La storia del Giudaismo inizia con l'esilio a Babilonia (587 a.C.), che mette fine al Regno di Giuda, ultima
propaggine del Regno di Israele. La deportazione individua sostanzialmente il resto d'Israele; cioè quei deportati
fedeli alla religione originaria e che torneranno in seguito in Palestina per fondare un nuovo stato ebraico. Questo
termine viene usato una sola volta nel Nuovo Testamento (Gal. 1,13-14). I giudei di → Palestina e quelli che vivono
lontano (ad Alessandria, a Babilonia ecc.) formano una comunità religiosa unita dalla fede monoteista, lo studio della
legge (→ Torah) e la speranza messianica. Qualche tempo dopo il ritorno dall'esilio, l'attività religiosa riprende nel
Tempio di Gerusalemme, ma il giudaismo palestinese si dà nuove istituzioni: il Sinedrio e la sinagoga, dove scribi e
dottori della Legge acquistano sempre maggiore importanza.
Nel I secolo, il giudaismo è già un mondo polimorfo come quello che Gesù conoscerà, frammentato in numerose
correnti: Farisei, Sadducei, Esseni, Zeloti, Battisti, Erodiani, Samaritani, Terapeuti. Il Cristianesimo nasce in seno a
questa complessa molteplicità. Dopo la distruzione del Tempio (70), i soli a sussistere furono i Farisei, l'unico
gruppo che era rimasto fedele alla tradizione dei Maestri. Uno di questi Yochanan Ben Zakkai, fonda l'accademia di
Yavneh e riorganizza il giudaismo, permettendogli di sopravvivere alla catastrofe del 70.
In quest'ambito si sviluppa la tradizione rabbinica, che distingue la Torah scritta, codificata nel Pentateuco, dalla
Torah orale, codificata nella Mishna e nel → Talmud, entrambe considerate di origine divina, poiché rivelate
contemporaneamente a Mosè sul Monte Sinai. Per vivere secondo la Torah, un ebreo è tenuto ad osservare i precetti
che si applicano alla sua condizione (nessuno ha l'obbligo di osservare tutti i 613 precetti, perché alcuni riguardano
solo i sacerdoti, altri soltanto i re, e così via). Fra questi, la circoncisione, la celebrazione del Sabato, e l'osservanza
dei divieti alimentari sono, oggi come ieri, precetti della religione ebraica. La Torah spiega che questi precetti sono
imposti all'ebreo come prova: se egli la supera e compie i precetti, otterrà una ricompensa eterna infinitamente
superiore ai suoi meriti.
Sotto la spinta dei movimenti di emancipazione, molti ebrei hanno abbandonato la pratica dei riti, ma continuano a
considerare l'ebraismo un patrimonio culturale ed intellettuale comune. Il XX secolo segna il risveglio dei movimenti
politico-laici e l'assimilazione dell'ebraismo ad una entità nazionale da una parte ed una nuova scoperta
dell'osservanza dei precetti dall'altra; l'incontro di queste due anime forti ha dato vita a nuovi dibattiti sulle
metodologie di analisi e soluzione delle dispute rabbiniche.
Commenti della Bibbia
In epoca rabbinica il problema fondamentale dell'Ebraismo diviene quello di preservare la propria identità all'interno
di un mondo a volte ostile che lo concepisce come una dottrina propedeutica alla comprensione del Cristianesimo.
Pertanto, i Maestri si preoccupano di preservare e di attualizzare la → Torah orale (interpretazione del pentateuco del
I e del II secolo d.C.) e questa preoccupazione inizia a trovare una sua prima concreta applicazione già nella stesura
della Mishna e del → Talmud (babilonese e gerosolimitano). Sempre in questo periodo si assiste alla stesura dei
primi midrashim che, come la Mishna, ma soprattutto come il → Talmud, contengono parti di Halakhah e parti di
Haggadah ossia di tradizione esegetica ed omiletica, che si esprime per mezzo di racconti, basati sul testo biblico, e
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Religione ebraica
aventi il compito di trasmetterne i significati più reconditi ai Saggi delle generazioni successive.
Filosofia e mistica
L'Ebraismo ha prodotto anche una filosofia vera e propria, la quale passa attraverso l'influenza stoica, neoplatonica
ed aristotelica, quest'ultima mediata dai pensatori arabi (Avicenna e Averroè in particolare). Per quanto riguarda
l'apporto filosofico, si ricordano, nel Medioevo ebraico, le figure di Yehudah HaLevi e di Mosè Maimonide.
L'Ebraismo sefardita si distingue per i suoi studi di natura filosofico-teologica, mentre l'Ebraismo ashkenazita si
caratterizza per una maggiore concentrazione sugli studi talmudici e sulla mistica, la quale sfocerà nel movimento
chassidico dell'Europa orientale.
Il misticismo ebraico si radica nell'esperienza profetica e, soprattutto, nelle interpretazioni del Ma'asè Merkava
(l'"opera del carro") con cui si apre il Libro di Ezechiele. Gli studi mistici danno vita alla Qabbalah che, trascurata
durante un millennio, risorge nel XIII secolo in Provenza ad opera di Rambàn e di Abramo Abulafia e viene poi
approfondita, nel XVI secolo, dalla scuola di Safed, di cui il Maestro Isaac Luria è l'esponente di spicco. In epoca
moderna un grande studioso e riscopritore della Kabalah e della mistica ebraica in genere è stato il Gershom
Scholem che le ha rivalutate da secoli di relegamento nella pseudo-magia.
L'illusione pseudomessianica del sabbatianismo prima (con le sue catastrofiche conseguenze), e poi la nascita del
movimento chassidico polacco (seconda metà del XVIII secolo), rappresentano i momenti più significativi nello
sviluppo del misticismo ebraico, misticismo che ha molto influenzato anche la dottrina ascetica cristiana. È
interessante notare la costante tensione, in seno all'Ebraismo, fra misticismo e filosofia, poiché, malgrado la diversa
prospettiva, i problemi di fondo sono comuni: il rapporto fra Creatore e creatura, il legame fra finito ed infinito, la
realtà del Male.
In età moderna, Moses Mendelssohn è il filosofo che, cerca di conciliare la haskalah o Illuminismo ebraico con la
stessa modernità occidentale, mostrando come l'Ebraismo si armonizzi con le esigenze della ragione. Strade simili
hanno percorso, più avanti, Hermann Cohen, Franz Rosenzweig e Martin Buber.
Correnti
Quattro sono le principali correnti dell'Ebraismo:
• Ebraismo ortodosso: Si riconosce nella tradizione ebraica come codificata nel testo fondamentale dello Shulchan
Aruch, e nell'esegesi dello stesso testo e nel suo adattamento alle mutate realtà sociali, senza però contraddirne i
fondamenti. Sono congregazioni particolari all'interno del movimento ortodosso i gruppi chassidici, che si rifanno
all'insegnamento del Baal Shem Tov, un sapiente della fine del XVIII secolo che teorizzò l'etica ebraica come
accettazione gradita delle Mitzvot, anziché vederne il solo aspetto di obbligo. L'ebraismo ortodosso, non
considerando rispettose della halakhah le altre correnti dell'ebraismo, non accetta le conversioni che non siano
fatte in ambito ortodosso e dunque non tutti coloro che negli altri gruppi ebraici si considerano ebrei sono tali da
un punto di vista ortodosso. In ambiente ortodosso questo è un punto considerato di fondamentale importanza per
l'identità ebraica, i matrimoni e le sepolture.
• Ebraismo riformato: nato in Germania nel XIX secolo, si è ben presto diffuso negli Stati Uniti. L'Ebraismo
riformato cerca di ridurre e relativizzare l'imponente complesso delle mitzvòt della Torah, che separano di fatto il
popolo di Israele dal resto del mondo. Nel tempo si è diviso in numerosi rami, più o meno aderenti alle tradizioni
ebraiche, fino, nei casi estremi, a rinunciare al riposo sabbatico e all'accettazione di un Messia (Unto),
mantenendo comunque l'attesa di un Messia futuro. Una derivazione dal movimento riformato è l'Ebraismo laico
umanista
• Ebraismo conservativo, anche detto Masoretico, nacque nel XX secolo negli USA, come derivazione
dell'Erbraismo riformato. Conferma il valore etico-filosofico delle Mitzvot, determinandone l'obbligo di
osservanza; rispetto all'ortodosso ha però modificato importanti punti, specie della tradizione liturgica - il più
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Religione ebraica
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eclatante dei quali è la preghiera comune tra uomini e donne.
• Ebraismo ricostruzionista: fondato negli Stati Uniti dal rabbino conservativo Mordecai Kaplan e dalla rabbina Ira
Eisenstein si caratterizza da una forte somiglianza con l'Ebraismo riformato, da cui però si differenzia per una
maggiore considerazione dell'aspetto tradizionale.
L'ebraismo ortodosso è largamente maggioritario in Israele e nei paesi della Diaspora diversi dagli Stati Uniti
d'America. Qui la maggioranza è divisa tra Conservativi e Riformati, essendo gli Ortodossi una minoranza. Gli Stati
Uniti sono anche l'unico paese con una presenza significativa di Ricostruzionisti. L'Italia è un paese attualmente
Modern Orthodox ossia la comunità ebraica italiana si accredita come ortodossa nel senso moderno del termine; non
mancano piccoli gruppi che rimandano ad altre correnti dell'ebraismo.
Il pensiero filosofico e religioso ebraico è entrato in grande fermento dalla nascita del → Sionismo, e soprattutto a
seguito della fondazione, nel 1948, dello → Stato di Israele.
Oggetti liturgici
Tra gli oggetti liturgici e culturali più importanti nella religione ebraica vi sono:
• Menorah, candelabro 'a sette braccia' ne esisteva soltanto uno d'oro puro ed era situato nel Tempio di Gerusaleme,
simbolo ebraico ed attualmente dello Stato d'Israele; in quasi tutte le case ebraiche ne è presente una riproduzione.
Quando ancora esisteva il Tempio veniva acceso un lume al giorno ( partendo la settimana dalla domenica) fino a
giungere a sette lo Shabbat.
• Mezuzzah, pergamena affissa (dentro un piccolo contenitore) agli stipiti delle porte e contenente due brani dello
Shema (preghiera fondamentale dell'ebraismo, da recitare ogni giorno al mattino e alla sera), proprio quelli
contenenti il precetto della Mezuzzah.
• Tefillin, conosciuti come filattèri, sono scatole nere di cuoio indossate sul braccio e sulla fronte per mezzo di
cinghie di pelle. Esse contengono le pergamene con i quattro brani della Torah che citano questo precetto.
• Kippah, il copricapo indossato dagli Ebrei maschi.
• Talled, scialle in tessuto bianco spesso con fasce, comunemente di colore scuro, caratterizzato da quattro lunghe
sfrangiature di tessuto alle estremità, chiamate Tzitzit. La versione grande (talit gadol)è portata durante la
preghiera del mattino e a Yom Kippur per tutto il lungo ciclo di preghiere, quella piccola (talit katàn) è indossata
quotidianamente.
• Hanukkiah, plurale Hanukkioth, candelabro ad 'otto braccia' utilizzato per accendere i lumi durante la
celebrazione della festa di Hanukkah (Festa delle luci) in ricordo della riconsacrazione del Tempio dopo la guerra
maccabaica il cui casus belli fu il sacrificio di un maiale nel Tempio ad opera di un sacerdote elenizzante.
Altri simboli
• Maghen David (traduz. Scudo di Davide), stella a sei punte presente nella bandiera
dello Stato di Israele insieme alle fasce blu del Talled, è diventato il simbolo del →
Sionismo fin dai primi congressi a cavallo tra XIX e XX secolo.
• BS"D in ebraico ‫בס"ד‬, è un tipico, tradizionale acronimo che si può facilmente
trovare in molti documenti ebraici, come anche in molte delle moderne pagine web
che trattano di ebraismo. Tiene il posto della frase, scritta in lingua aramaica, b'siyata
de'Shemaya, che significa letteralmente "con l'aiuto del Cielo" e viene scritto nella
Maghen David
parte alta dei documenti, per ricordare allo scrittore ed al lettore che, senza l'aiuto del
Signore, è impossibile per l'uomo realizzare qualcosa che intrinsecamente possegga i
valori eterni che Lui ci ha rivelato.
Religione ebraica
Usi e costumi
Casherut
• La Casherut è una serie di regole alimentari prescritte dalla → Torah. Esse costituiscono un corpo di normative
molto complesse, che forma il fondamento dell'alimentazione dell'ebreo, a casa come all'esterno.
Il termine kasher significa "adatto" e riguarda la purità degli alimenti: la Torah distingue infatti anche tra animali
puri ed animali impuri, quelli permessi e quelli proibiti. Molti ebrei usano la parola taref per indicare il contrario a
quanto permesso nell'alimentazione casher.
Gli elenchi degli animali di cui è permesso cibarsi sono contenuti nella Bibbia, capitolo 11 del Levitico, ed alcuni
vengono ripetuti nel capitolo 14 del Deuteronomio.
Sono permessi i quadrupedi ruminanti con gli zoccoli bipartiti come, ad esempio, mucca, pecora, capra e cervo, ma
non maiale, cammello, cavallo o coniglio; viene fornito un elenco dei volatili proibiti, da cui deriva che tutti gli altri
sono permessi, che contiene tutti i rapaci e gli uccelli notturni. Tranne alcuni casi, si possono mangiare i pesci con
squame e pinne: sono pertanto esclusi molluschi e crostacei (polpi, frutti di mare, granchi ecc.), oltre alle anguille, al
pescecane e alcuni altri pesci che si ritiene non abbiano le squame complete.
Certi tipi di locusta sono permessi agli ebrei sefarditi residenti nei paesi arabi, ma non a quelli sia sefarditi sia
ashkenaziti residenti in occidente a causa della proibizione di mangiare qualsiasi cosa possa suscitare disgusto (anche
con riguardo agli usi locali). Gli animali ovini, bovini, caprini ed i volatili permessi non sono ritenuti kasher se non
vengono uccisi con il metodo noto come shechitah. Lo shochet, che per eseguire la shechitah deve avere un apposito
titolo di idoneità: mozza con un coltello la trachea e l'esofago dell'animale, e così facendo recide le arterie principali
causando una perdita di coscienza praticamente istantanea. Il sangue restante viene eliminato dalla carne attraverso
un processo di lavatura, salatura e risciacquo oppure attraverso l'arrostitura: per secoli il processo di lavatura,
salatura e risciacquo della carne è stato prerogativa delle donne di casa, ma ormai è praticato soprattutto dal
macellaio o dal fornitore kasher.
Una casa strettamente kasher avrà almeno due servizi di utensili per la preparazione ed il consumo dei cibi, uno è il
servizio "da carne" (non intendendosi per carne il pesce), da utilizzare con la carne e i suoi derivati, l'altro è quello
"da latte", che si usa con latticini, poiché è vietato mescolare latte e carne. È anche proibito mescolare carne e pesce,
ma questa proibizione ha delle restrizioni minori e non implica dunque l'uso di servizi di stoviglie separati, ma
soltanto la proibizione di ingerire insieme carne e pesce e di usare per l'uno stoviglie sporche dell'altro alimento.
• Shalom aleichem (Ebraico: ‫ )שלום עליכם‬è un tipico saluto ebraico. Il significato è "che la pace sia su di voi".
Sepoltura
Secondo la religione ebraica tutti i corpi delle persone di cui vi è la
certezza che siano decedute vanno sepolte nella terra secondo
prescrizioni rabbiniche Halakhiche; viene infatti ammesso che anche
un Kohen sarebbe obbligato a seppellire un morto nel caso non vi sia
nessun'altra persona presente per farlo e la stessa sepoltura deve
avvenire in un luogo adibito a ciò. Nel Talmud, Trattato Sotah,
Tombe in un cimitero ebraico
vengono anche specificate alcune delle regole necessarie alla procedura
obbligatoria per un corpo nel caso esso non venga trovato in un luogo
consono alla sepoltura specificando anche i casi in cui si trovino ossa separate non costituendo più quindi il corpo
nella propria interezza. Si ritiene che nell'era messianica i primi individui a resuscitare con il ritorno dell'anima nel
corpo siano quelli sepolti in Terra d'Israele.
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Religione ebraica
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Diffusione geografica
Gli ebrei nel mondo sono circa 13 milioni e sono distribuiti in più di cento paesi; di questi, → Israele è l'unico paese
in cui l'Ebraismo costituisce la religione della maggioranza degli abitanti.
Le comunità ebraiche più numerose si trovano negli USA ed in Europa, dove il Paese con il maggior numero di ebrei
è la Francia con 600.000 appartenenti, e la presenza ebraica è forte anche in Russia, in Asia, nell'America Latina ed
in Australia.
Ebrei nel mondo
Nazionalità
Residenti
→ Israele
5.309.000
Stati Uniti
5.275.000
Francia
492.000
Canada
373.000
Regno
Unito
297.000
Russia
228.000
Argentina
184.000
Germania
118.000
Australia
103.000
Brasile
Ungheria
96.000
80.000-100.000
Ucraina
80.000
Sud Africa
72.000
Messico
40.000
Bielorussia
45.000
Italia
45.000
Belgio
32.000
Turchia
18.000-30.000
Paesi Bassi
18.000-30.000
Cile
21.000
Iran
11.000-35.000
Etiopia
12.000-22.000
Azerbaijan
20.000
Uruguay
20.000
Spagna
12.000-20.000
Svezia
18.000
Religione ebraica
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Italia
La sinagoga di Firenze nel panorama cittadino
La comunità ebraica italiana trae le sue origini nel II secolo a.C.,
quando i primi ebrei arrivarono a Roma grazie all'intenso scambio
commerciale nel Mediterraneo. Già nel I secolo la comunità
ebraica romana era fiorente e stabile tant'è che poté riscattare gli
ebrei fatti schiavi durante l'assedio di Gerusalemme del 70. La
maggioranza degli ebrei italiani di conseguenza non appartiene a
nessuno dei due gruppi rituali maggiori presenti in seno
all'ebraismo
(quello
sefardita-spagnolo
e
quello
askenazita-tedesco), ma sono di rito romano che è probabilmente il
rito ebraico più antico da cui poi è derivato quello askenazita; già
nel Talmud si trovano accenni ad usi tipici dei "bene romi" (figli di
Roma).
Oggi, gli ebrei italiani sono circa 35.000 - 38.000 (secondo alcuni 45.000) su una popolazione di 57 milioni di
abitanti; la metà circa vive a Roma con un numero che va dai 13.500 ai 14.000, circa 7.000 risiedono a Milano,
mentre gli altri sono sparsi in Comunità medie o piccole in tutta la penisola. La sinagoga più grande d'Italia, nonché
una delle più grandi d'Europa si trova a Trieste. Casale Monferrato ospita una Sinagoga ebraica come diverse ne
ospita Venezia, situate nei caratteristici ghetti ebraici, una Sinagoga molto bella, con annesso museo si trova anche a
Merano ; in particolare la Sinagoga di Venezia è riconosciuta come una delle più belle d'Europa. Di particolare
pregio le Tavole della Legge in legno dorato risalenti al secolo XVIII secolo, numerosi Rimonim (terminali per rotoli
della Legge) e Atarot (corone per i rotoli della Legge) sbalzati, cesellati o in filigrana d'argento.
In lingua italiana è presente un newsgroup di cultura ebraica moderato da Joram Marino ([news:it.cultura.ebraica
it.cultura.ebraica]).
Il Nome di Dio
Gli ebrei ritengono che il nome di Dio non si debba pronunciare, per questo il Tetragramma JHWH viene
pronunciato come Ad-onai ("mio Signore") o HaShem (il Nome).
Sebbene in altri credi religiosi siano presenti alcune forme di scrittura e pronuncia, secondo l'Ebraismo è proibita
ogni forma di pronuncia del Nome eccelso ad esclusione dei casi ammessi e concessi al Kohen Gadol; la scrittura
dello stesso può avvenire solo in ambito religioso ed è cosa permessa solo ad un Sofer, uno scriba che usualmente
compie bagni di purificazione prima della stesura sia su un Sefer Torah, sia su pergamene come le Mezuzzot. È
possibile poi trovare la stampa del Tetragramma su testi di studio o sul Siddur delle preghiere: nel caso poi non si
voglia più utilizzare oggetti liturgici o testi sacri logori dall'uso e dal tempo, essi vengono usualmente portati dai
fedeli a persone addette alla Ghenizah.
Bibliografia
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2, Ebraismo e Cristianesimo, Bari-Roma, Gius. Laterza & Figli, 1995.
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88-8057-144-3
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• Yeshayahu Leibowitz . La fede ebraica. Firenze, Giuntina, 2001. ISBN 88-805-7128-1
• Haddad Philippe. L'ebraismo spiegato ai miei amici. Firenze. Giuntina. 2005. ISBN 88-8057-167-2
Religione ebraica
• Smith Mark. S. The Origins of Biblical Monotheism: Israel's Polytheistic Background and the Ugaritic Texts (EN)
. New York, Oxford University Press, 2001. ISBN 019513480X
• M. Perani (a cura di), L'interculturalità dell'ebraismo. Atti del Convegno, Bertinoro (Forlì) e Ravenna, 2003,
Longo, Ravenna 2004.
Voci correlate
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Diaspora ebraica
Ebraismo in Italia
Ebraismo in Africa
Ebraismo Laico Umanista
Ebraismo ortodosso
Ebraismo riformato
→ Israele
Shimmurim
Struttura sacerdotale ebraica dopo la diaspora
Concetti fondamentali dell'ebraismo:
• Messia
Altri progetti
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Wikizionario contiene la voce di dizionario «religione ebraica»
Collegamenti esterni
Siti istituzionali
In rete si trovano centinaia di siti sull'ebraismo che possono anche essere inattendibili, per completezza qui vengono
riportati quelli istituzionali nazionali in ordine alfabetico:
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Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo [3]
Ebraismo Lubavitch in Italia [4]
Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea [5]
Ebraismo in rete [6] - Newsgroup it.cultura.ebraica
Ebraismo Liberale in Italia [7]
Associazione Maccabi Italia [8]
Unione delle Comunità ebraiche italiane [9]
Unione Giovani Ebrei d'Italia [10]
Altri Siti Web curati da comunità ebraiche ortodosse o loro iscritti
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Ghetto Ebraico di Venezia [11]
European Association for Jewish Studies - EAJS [12]
La porta dell'ebraismo italiano in rete [13]
Global Directory of Jewish Museums [14]
Commenti sulla Torah [15]
La casa editrice ebraica [16]
L'Ebraismo spirituale e non solo [17]
mwl:Judaísmo
9
Religione ebraica
10
Riferimenti
[1] Religion, Religions, Religious, essay by Jonathan Z. Smith, pubblicato su Mark C. Taylor. cap. XV in Critical Terms for Religious Studies
(http:/ / www. press. uchicago. edu/ Misc/ Chicago/ 791572. html). University of Chicago Press, 1998. ISBN 978-0226791562
[2] "Once More, Once More: Derrida, the Jew, the Arab" by Gil Anidjar Acts of Religion (http:/ / www. arsdisputandi. org/ index. html?http:/ /
www. arsdisputandi. org/ publish/ articles/ 000080/ index. html). New York & London, Routledge 2001 ISBN 0-415-92400-6/0-415-92401-4
Torah
Torah (ebraico: ‫)תורה‬, a volte scritto Thorah, è
una parola ebraica che significa insegnamento o
legge. Con questo termine si indicano i primi 5
libri del Tanakh, conosciuti anche col nome greco
di Pentateuco (pente in greco significa cinque,
teuchos significa libro), forse in riferimento al
rotolo di pergamena in cui sono scritti.
Con il medesimo termine, l'→ ebraismo indica
anche la Legge ebraica intesa in senso generale.
Più precisamente si utilizza la dicitura Torah
shebiktav (traduz. La legge che è scritta) per
indicare i 5 libri del Pentateuco o l'insieme dei 24
Libri del Tanakh e la dicitura Torah shebehalpeh
per indicare tutto l'insieme di tradizioni orali
codificate successivamente. Lo studio della Torah,
come compendio di istruzioni divine date all'ebreo,
è uno dei principali precetti dell'ebraismo.
I libri della Torah sono (I nomi ebraici sono presi
dalle parole iniziali del primo verso dei rispettivi
libri):
• Genesi (Gen; ‫בראשית‬, Bereshit: "In
principio...")
• Esodo (Es; ‫שמות‬, Shemot: "Nomi")
Testo sacro ebraico nella sua forma tradizionale di rotolo
• Levitico (Lv; ‫ויקרא‬, Vayikra: "Ed egli chiamò...")
• Numeri (Nm; ‫במדבר‬, Bamidbar: "Nel deserto..."), e
• Deuteronomio (Dt; ‫דברים‬, Devarim: "Parole", o "Discorsi")
È consuetudine completare la lettura della Torah in un anno e per questo scopo essa è stata suddivisa in 54
parashoth, (plurale di parashà, ossia "porzione") quanti sono i sabati negli anni lunghi (di 13 mesi lunari). Negli
anni di 12 mesi lunari, in alcuni sabati si legge una doppia parashà. Le parashoth prendono il nome dalla prima o da
una delle prime parole con cui hanno inizio, e che ne riassume il messaggio principale.
Torah
Struttura dei cinque libri
La Torah non è un codice legislativo completo e sistematico, ma una base filosofica di tipo generale con un gran
numero di leggi specifiche e con la storia sacra del popolo d'Israele a cominciare dalla creazione del mondo. Le leggi
sono spesso la reminiscenza di abitudini esistenti nell'Antico Oriente, ma hanno delle importanti variazioni
concettuali rispetto ad esse.
La struttura del libro del Deuteronomio è differente dai precedenti, così talvolta i primi libri della Bibbia sono
conosciuti come Tetrateuco (quattro libri). Dal punto di vista storico il sesto libro della Bibbia, il Giosuè, è la
prosecuzione del Deuteronomio, per cui qualche autore parla di Esateuco.
I Samaritani avevano la loro versione della Torah contenente molte varianti, molto più vicine alla versione greca dei
Septuaginta che al testo masoretico, portando alla conclusione che il testo samaritano si avvicina a versioni che erano
comuni in → Palestina ma sono state rigettate dai Masoreti.
Il punto di vista ebraico sulla Torah
La Torah è il documento primario dell'ebraismo ed è la sorgente delle 613 mitzvot (613 precetti) e della maggior
parte della sua struttura etica.
Secondo la tradizione ogni parola del Tanakh ed ogni aspetto anche successivo della Torah furono dati a Mosè da
Dio sul Monte Sinai, il dettato include sia le citazioni che ogni parola contenuta nel Pentateuco, anche frasi del tipo:
Dio parlò a Mosè.... Importante l'opinione Rabbinica secondo cui ogni giorno deve essere considerato come il giorno
in cui il popolo d'Israele ricevette la Torah ed invero si considera che essa venga rivelata in ogni momento.
I rabbini considerano che le parole del libri non solo forniscono un messaggio divino esplicito ma sono anche
portatrici di un messaggio intrinseco che si estende oltre il loro significato. Infatti sostengono che anche il più
piccolo segno della lettera ebraica è stato messo là da Dio come insegnamento. A monito di questo viene posta una
yod nella frase: Io sono il Signore tuo Dio ed in quella spesso ripetuta: E Dio disse a Mosè poiché la yod è il più
piccolo segno indipendente dell'alfabeto ebraico.
Anche rabbi Akiva, che morì nell'anno 135, disse che aveva imparato una nuova legge da ogni et della Torah (→
Talmud, trattato Pesachium 22b); la parola et non ha alcun significato da sola, serve soltanto a segnalare il caso
accusativo. Cioè per concludere che, secondo la tradizione ebraica ortodossa, la frase E Dio disse a Mosè è tanto
importante quanto lo è quello che Dio ha detto a Mosè.
Un'interpretazione della Qabbalah è che la Torah costituisca il lungo nome di Dio che si è spezzato in più parole per
permettere alle menti umane di comprenderlo, ma non è l'unico modo in cui può essere spezzato: secondo gli Ebrei
Ortodossi le lettere e i suoni della Torah possono dare origine a significati differenti se spostati.
Il punto di vista cristiano
Comunque la cristianità tradizionale afferma che mentre le citazioni di Dio sono letteralmente pronunciate da Lui, il
resto del testo non sarebbe una citazione diretta ma parole umane scritte da un profeta sotto l'ispirazione divina. Così
l'intera Torah è dovuta ad una santa rivelazione ma non è tutta una citazione. La credenza cristiana che Gesù sia
completamente umano e completamente divino ha una analogia molto vicina al punto di vista dei cristiani riguardo la
scrittura
11
Torah
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L'origine divina della Torah
Come affermato in precedenza il punto di vista ebraico è che la Torah sia stata dettata direttamente da Dio a Mosè e
messa per iscritto prima della morte di Mosè; il punto di vista cristiano è che sia stata scritta sotto ispirazione divina.
Nell'ebraismo il concetto di Tradizione è, anche secondo quanto già espresso da Alexandre Safran in merito alla
Qabbalah come trasmissione da Maestro ad allievo o da Dio al prescelto, la trasmissione della parola e della sapienza
divine, già iniziata da Dio a Moshè che poi la trasmise a Yeoshua, Yeoshua la trasmise agli Anziani e gli Anziani ai
Profeti; ed i Profeti la trasmisero ai membri della Grande Assemblea... (Talmud, Pirké Avòt). Secondo questo
principio la Legge e la Sapienza ebraiche devono essere regolate ed inserite in ambito rigorosamente attinente. Le
interpretazioni dei Testi, quando queste avvengano, restano nell'ambito delle fonti riconosciute e possibili solo
secondo le regole interpretative.
Secondo il testo di Qabbalah Sefer ha-Bahir la Torah inizia con la seconda lettera dell'alfabeto ebraico ‫ ב‬che,
secondo la Ghematriah, vale 2 in quanto la Torah esisteva già 2000 anni prima della Creazione, momento in cui Dio
si dilettava nella stessa: mille anni per Dio sono come il giorno di ieri; in questo senso anche la prima parola stessa
della Torah Bereshit, parola tradotta letteralmente con l'espressione In principio, può significare Con il principio
laddove il principio è la sapienza di Dio, ovvero la Torah con cui Egli creò appunto il Mondo. Viene infatti
esplicitamente insegnato che Dio guardò nella Torah per creare.
Un'altra ipotesi sulla stesura della Torah
Alcuni studi moderni iniziati alla fine del XIX secolo affermano che il testo della Torah sembra essere stato redatto
unendo differenti precedenti sorgenti: questa teoria è nota come Ipotesi Documentale, anche chiamata teoria [JEDP].
Traduzioni
Traduzioni di questi libri esistono da più di 2000 anni, la più antica e famosa delle quali è quella greca detta dei
Settanta che, secondo la leggenda, si dice sia stata voluta da un faraone della dinastia tolemaica.
La più conosciuta traduzione dell'antichità è forse quella del Targum di Onkelos il Proselita, la quale è ancora usata
come strumento per gli studi della Torah e citata ampiamente da Rashi in dibattiti di etimologia.
La Torah, che sta alla base del Vecchio Testamento cristiano, ebbe la sua ufficializzazione terminologica solo
intorno al VII secolo. Infatti prima di tale periodo della Torah esistevano più versioni che differivano nelle
interpretazioni delle singole parole. Causa di ciò risiede nella natura consonantica della lingua ebraica. L'ebraico
scritto infatti non ha vocali, queste sono inserite mentalmente da chi legge a seconda del contesto. Un esempio in
italiano potrebbe essere dato dalle due lettere "CS", le cui possibili vocalizzazioni possono essere, a causa del
contesto, "CaSa", "CoSa", "CaSo", "CoSo". Prima del VII secolo ognuna delle quattro parole sarebbe potuta essere
accettata, in quanto potenzialmente corretta.
Voci correlate
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Bibbia
Mosè
→ Talmud
Tanach
Torah celeste
Torah
Collegamenti esterni
• Approfondimenti sulla Torà e sull'ebraismo [1]
• Ebraismo italiano [6]
• - Motore di ricerca ED ELENCO BRANI ,con tutti i testi in italiano della Torah , Neviìm, Ketuvìm avente come
acronimo di Ta.Na.K , ricerche testo, libro, titolo, verso tramite motore di ricerca:Fonte www.kosherlive.com [2]
• Torah.it - Sito completamente dedicato allo studio della Torah e dell'Ebraismo (in italiano). [15]
• Centro Mondiale Bnei Baruch per gli Studi di Kabbalah [3]
• Radio Cabalà [4] collegamento a file musicali e interviste radiofoniche in lingua spagnola.
• Kabbalah TV [5] Tv satellitare in italiano - Nella sezione lezioni principianti troverete video di lezioni del
kabbalista Rav Michael Laitman PhD su articoli di Shamati.
Talmud
Il Talmud (‫( )תלמוד‬che significa insegnamento, studio, discussione dalla radice ebraica LMD) è uno dei testi sacri
dell'Ebraismo: diversamente dalla → Torah, il Talmud è riconosciuto solo dall'Ebraismo, che lo considera come la
Torah orale, rivelata sul Sinai a Mosè e trasmessa a voce, di generazione in generazione, fino alla conquista romana.
Il Talmud fu fissato per iscritto solo quando, con la distruzione del Secondo Tempio, gli ebrei temettero che le basi
religiose di → Israele potessero sparire.
Il Talmud consiste in una raccolta di discussioni avvenute tra i sapienti (hakhamim) e i maestri (rabbanim) circa i
significati e le applicazioni dei passi della Torah scritta, e si articola in due livelli:
• la Mishnah (o ripetizione) raccoglie le discussioni dei maestri più antichi (giungendo fino al II secolo);
• la Ghemarah (o completamento), stilata tra il II e il V secolo, fornisce un commento analitico della Mishnah.
Il Talmud è anche conosciuto con il nome di Shas, acronimo di Shisha Sedarim, i sei ordini (Zeraim, Moed, Nashim,
Nezikin, Kodashin, Tohorot) in cui è divisa la Mishnà. La suddivisione del Talmud è identica a quella della Mishnà:
i Shisha Sedarim si suddividono in Massechtot - trattati, i quali a loro volta sono composti da capitoli.
Secondo la tradizione ebraica la Torah scritta non può essere applicata senza la Torah orale.
La trasmissione della Torah orale
Nel 587 a.C., il tempio di Salomone viene distrutto e il popolo ebraico deportato in Babilonia. Allora fu necessario
precisare in che modo mantenere una vita ebraica in terra d'esilio e in mancanza del santuario di → Gerusalemme.
Questa è stata l'opera degli scribi (Sopherim), fondatori della sinagoga, interpreti della → Torah scritta e maestri
della Torah orale.
Dopo il ritorno da Babilonia, i tre ultimi profeti (Aggeo, Zaccaria e Malachia), lo scriba Esdra, poi gli uomini della
Grande Sinagoga assicurarono la trasmissione della tradizione orale, che passa successivamente attraverso i farisei e
le loro grandi scuole (Yeshivoth).
13
Talmud
La formazione del Talmud
Presto, di fronte a situazioni nuove e a divergenze di scuola, fu necessario ricavare dalla Torah, scritta e orale, le
decisioni pratiche. Questa fu opera dei rabbini e specialmente dei 71 membri del Sinedrio.
Più tardi le persecuzioni e la necessità di tener conto della distruzione del secondo Tempio (70 d.C.) e della diaspora
ebraica, indussero Rabbi Akiva e poi Rabbi Meir a raccogliere e a classificare gli appunti dei loro allievi. All'inizio
del III secolo, Rabbi Yehudah Hanassì, soprannominato il Santo, li ordinò in 60 trattati, raggruppati in sei ordini, il
cui insieme costituisce la Mishnah (Insegnamento da ripetere), compendio della Torah orale e destinato a essere
imparato a memoria. La Mishnah è scritta in ebraico, benché l'aramaico già a quell'epoca fosse la lingua corrente
anche in Terra d'Israele.
Col passare degli anni e con l'inasprirsi della situazione degli Ebrei, divenne evidente che il testo della Mishnah era
troppo conciso per poter essere usato correntemente come guida di Halachah. Si venne quindi alla redazione del
Talmud.
I Maestri del Talmud ed il loro insegnamento
Maestri ebrei della Mishnah sono chiamati Tannaim (Insegnanti). Quelli della Ghemarah accettarono soltanto il
titolo di Amoraim (Interpreti). Quanto a coloro che redassero il testo definitivo, essi si considerarono modestamente
come Saboraim (Opinanti). Molti di questi illustri rabbini esercitavano il mestiere di artigiano.
Il messaggio del Talmud si presenta in due forme: quella della Halakhah (Via da seguire) che riguarda le
prescrizioni legali, e quella della Haggadah (Racconto), consistente in racconti di episodi, alcuni dei quali possono
parere immaginosi e in parabole che spesso ricordano i Vangeli. L'insieme costituisce una vera enciclopedia delle
conoscenze dell'epoca (matematica, medicina, astronomia ecc.).
Il Talmud ha autorità per tutte le generazioni, tant'è che oggi vi è un vero risveglio di studi talmudici.
In ogni epoca i quesiti posti al Talmud hanno permesso di applicarlo tenendo conto dei nuovi dati scientifici,
economici, sociali. Così viene garantita la continuità della tradizione vivente, da Mosè ai giorni nostri.
La tradizione orale, messa per iscritto, continuò a essere materia di discussione e approfondimento in Terra d'Israele
e a Babilonia: la Ghemarah (complemento) è il commentario prodotto dagli Amoraim (i Maestri della Ghemarah
III-V secolo).
Mishnah e Ghemarah = Talmud (insegnamento; abbreviazione di Talmud Torah). Ne esistono due redazioni diverse
per contenuto, metodo e lingua: il Talmud di Gerusalemme (Talmud Yerushalmi, TY), terminato verso la fine del IV
secolo, e il Talmud Babilonese (Talmud Bavli, TB), di un secolo più tardi. Ambedue commentano la metà circa dei
trattati della Mishnah, quello di Babilonia in modo assai più esteso. Le circostanze storiche spiegano come il TB
abbia presto eclissato il suo corrispondente deifinito di Gerusalemme e sia stato considerato come il solo canonico e
normativo. Il testo della Mishnah ha numerose varianti nei due Talmudim (plurale di Talmud), al punto che si è
persino pensato a due recensioni.
Il TB contiene il doppio di haggadot (insieme delle tradizioni non giuridiche) rispetto al TY, ove aveva posto tra i
midrashim. Il Talmud si presenta come il verbale conciso e appena ritoccato delle dispute accademiche (coi nomi dei
protagonisti): e ciò spiega la ricchezza esuberante del suo contenuto, come pure la difficoltà della sua
interpretazione. La redazione del Talmud Bavli risale al periodo compreso tra Rav e Shmuel, ossia la prima metà del
III secolo e la fine dell'attività di Ravina (499). Le accademie talmudiche più importanti avevano sede a Sura,
Pumbedita, Nehardea, Machoza, Mata Mechasya e Naresh.
Opera di virtuosi consumati nell'esegesi e nel diritto, che attingono alle risorse della dialettica per cavare tutti i
significati possibili da un testo e motivare i propri punti di vista, la Ghemarah affronta, spesso senza ordine e
continuità, ogni specie di argomenti (casistica, filosofia, morale geografia, zoologia, botanica, superstizioni e
credenze popolari), esprime le opinioni più diverse e contraddittorie, ma senza imporle; per questo J. Neusner mette
14
Talmud
15
in risalto giustamente questa «undogmatic quality of Talmudic discourse» (Invitation to the Talmud 241). Anzi, una
delle caratteristiche più sorprendenti delle discussioni talmudiche è l'appassionata ricerca della verità da parte dei
Maestri, ognuno dei quali difende la propria opinione fino a quando non capisce che la ragione è dalla parte
dell'avversario. Questa illimitata onestà intellettuale in un dibattito religioso è forse una delle caratteristiche più
affascinanti dello studio talmudico.
Il Talmud ci è giunto quindi in due versioni diverse: il Talmud di Gerusalemme (Talmud Yerushalmì) (redatto tra il
IV e il VI secolo nella Terra d'→ Israele) e il Talmud di Babilonia (Talmud Bavlì) (redatto tra il V e il VII secolo in
Babilonia). Il Talmud Babilonese, la cui Ghemarà è scritta in aramaico e che fu compilato inizialmente da rav Ashi e
terminato da Ravina, ambedue capi della famosa Yeshivah di Sura, è molto più lungo di quello di Gerusalemme.
Quest'ultimo viene impropriamente chiamato Talmud Yerushalmi (Talmud di Gerusalemme), poiché in realtà non fu
redatto nella città del Santuario bensì a Tiberiade. Il Talmud Yerushalmi differisce dal primo per il linguaggio, lo
stile e la terminologia. Oggi, di quest'ultimo possediamo solo quattro dei sei ordini: Zeraim, Moed, Nashim e
Nezikin (in cui mancano però ‘Eduyot e Avot), oltre alle prime tre sezioni di Nidda. Secondo il Rambam fu Rabbi
Yochanan, aiutato dai suoi discepoli, a compilare il Talmud Yerushalmi durante l'ultimo quarto del III secolo d.C.
Durante il VIII secolo nacque il movimento dei Caraiti, che respingono l'autorità del Talmud e accettano la Scrittura
(Miqra') come unica norma. Le edizioni del TB riproducono l'editio princeps di Venezia (1520-1524). Molte
contengono anche i 12 «Piccoli Trattati» considerati non canonici.
Contenuto e struttura del Talmud
Il Talmud si compone di diverse parti ed approfondisce ogni piano dell'esistenza di Dio, della Creazione e dell'uomo.
1 Zeraim:
Semente
2 Moed:
Stagione
3 Nashim:
Donne
4 Nezkin:
Danni
5 Kodashim:
Cose sante
6 Teharot: Cose
pure
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Berakhot:
benedizioni
Peah: angolo
Dammai: dubbio
Kilaim: misture
Shevi'it: settimo
Terumot: offerte
Ma'aserot:
decime
Ma'aser Sheni:
seconda decima
Challah: pasta
Orlah:
incirconcisione
Bekkurim:
primizie
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Shabbat:
Sabato
Eruvin:
collegamenti
Pesachim:
Pasque
Shekalim: sicli
Yoma: il giorno
Succot:
capanne
Betzah: uovo
Rosh
Hashanah:
capo d'anno
Taanit: digiuno
Megillah:
rotolo
Moed Katan:
piccola Festa
Chagigah:
offerta festiva
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Yebamot:
matrimonio di
Levirato
Ketubot: Atti
matrimoniali
Nedarim: voti
Nazir: Nazireo
Sotah: adultera
presunta
Gittin: divorzi
Kiddushim:
Santificazione
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Baba Kamma:
Prima Porta
Baba Metzia:
Porta Media
Baba Batra:
Ultima Porta
Sanhedrin:
tribunali
Makkot:
percosse
Shebuot:
giuramenti
Eduyyot:
testimonianze
Avoda Zarah:
idolatria
Pirkè Avot:
Capitoli dei
Padri
Horayot:
decisioni
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Zevachim: sacrifici
Menachot: offerte di
farina
Chullin: cose profane
Bechorot: primogeniti
Arachin: stime
Temurah: sostituzione
Keritot: recisoni di un
individuo dalla
Comunità spirituale
Ebraica
Me'ilah: profanazione
Tamid: offerta
quotidiana
Kinnim: Nidi di uccelli
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Kelim: vasi,
recipienti
Ohalot: tende
Negaim: piaghe
Parah: mucca rossa
Teharot: cose pure
Mikvaot: immersioni
di purificazione
Niddah: impurità
dovuta al ciclo
mestruale della donna
Machshirim:
preparazioni
Zabaim: blenorragia
Tebul Yom:
immersioni durante il
giorno
Yadaim: purità ed
impurità delle mani
Uktzim: picciuoli
Talmud
Meccanismo concettuale del Talmud
Il Talmud è sorto come tradizione orale senza alcuna formula scritta; in seguito alla crisi spirituale vissuta dal popolo
ebraico i Maestri decisero di metterla per iscritto. Alcuni Rabbini considerarono che, per l'immenso volume dello
scritto, non vi fosse un vero e proprio ordine cronologico nella struttura del Talmud, con ciò non escludendo la
possibilità che un ordine strutturale esista nel Talmud in quanto rivelazione divina.
Interessante notare come spesso ogni argomento, come quello delle cure mediche effettuate tramite gli elementi
reperibili in natura, quello delle feste o ancora espliciti riferimenti alla mistica, venga inserito nel contesto di trattati
riguardanti discussioni più ampie. Così il Talmud risulta essere una risorsa in continuo movimento, movimento
offerto allo studioso che si applichi sul Talmud consapevole della grandiosità dello stesso come opera divina.
Le 13 Middot esegetiche
Sono state individuate 13 categorie esegetiche definite Middot, regole, e riportate come metodi di interpretazione da
Rabbi Yishmael:
• 1- per deduzione a maggior ragione;
• 2- per espressione uguale;
• 3- per costruzione base derivata da un versetto o due;
• 4- per espressione generica ed espressione particolare;
• 5- per espressione particolare ed espressione generica;
• 6- per espressione generica ed espressione particolare seguita da un'altra generica: non si può applicarla altro che
a ciò che è analogo all'espressione particolare;
• 7- un'espressione generica che richiede un'espressione particolare o un'espressione particolare che ne richiede
un'altra generica;
• 8- ogni concetto che era compreso in un'espressione generica e si è staccato da essa per insegnare, non se n'è
staccato per insegnare solo a proposito di sé, ma per insegnare a proposito di tutto il gruppo;
• 9- ogni concetto che era compreso in un'espressione generica e si è staccato da essa per insegnare un punto affine
al concetto generale, se n'è staccato solo per facilitare e non per aggravare;
• 10- ogni concetto che era compreso in un'espressione generica e si è staccato da essa per insegnare un punto
nuovo, se n'è staccato sia per facilitare sia per aggravare;
• 11- ogni concetto che era compreso in un'espressione generica e si è staccato per essere sottoposto ad una nuova
norma, non si può riportarlo all'espressione generica a meno che il testo non lo faccia esplicitamente;
• 12- un soggetto che si chiarisce dal suo contesto o anche da un testo seguente;
• 13- due versetti che si contraddicono fino a che un terzo non li chiarisca.
Le 13 Middot esegetiche si offrono a ciascuno dei differenti livelli d'intepretazione della Torah secondo le peculiarità
ad essi proprie.
Il Talmud ricchezza sconosciuta
Nel Medioevo le comunità ebraiche erano esposte a vessazioni, persecuzioni e sfruttamento economico.
Mal conosciuto negli ambienti cristiani, il Talmud divenne ben presto il bersaglio preferito. A Parigi, nel 1240 fu
istruito un processo, durante il quale si affermò che i testi ebraici erano incompatibili con la fede cristiana, e a questo
seguì il rogo solenne di 24 carri di copie del Talmud sequestrate agli ebrei. Da quel momento, e per secoli, il Talmud
fu vietato in molti luoghi; presso la Chiesa cattolica fu inserito nell'Indice dei libri proibiti e ritenuto un testo che un
cristiano poteva leggere solo previo consenso del proprio vescovo. Il pretesto, o la giustificazione, di questo divieto
potrebbe ricavarsi da ciò che il Talmud dice, ripetutamente, di Gesù e Maria, l'uno impostore e l'altra donna poco
seria; inoltre vien suggerito e codificato l'atteggiamento, tutt'altro che di amore e tolleranza, che un buon ebreo deve
avere di fronte ad un cristiano, com'è lecito raggirarlo, con quale tipo di rifiuto deve essere trattato l'ebreo che passa
16
Talmud
17
al cristianesimo [1]. Nell'opinione pubblica, questa condanna ebbe come effetto la diffidenza: si era convinti che il
Talmud contenesse «cose malvagie, contro ogni ragione e diritto», cose che gli ebrei utilizzavano per trarne
«malefici». Gli autori antisemiti avrebbero sfruttato questo tema fino ai nostri giorni. Anche i filosofi del XVI secolo,
che pure reclamavano l'emancipazione degli ebrei, consideravano il Talmud una raccolta di «leggi ridicole».
L'emancipazione dai vincoli religiosi più stretti rende, d'altra parte, possibile la lettura del testo attraverso l'uso di
categorie ermeneutiche scevre da significati aggiuntivi: il Talmud è un libro poetico, tuttavia non è possibile ridurne
la portata con una interpretazione laterale. Come sostiene il mistico Friedrich Christoph Oetinger nei Pensieri, «La
sacra scrittura non conosce una morte eterna».
Bibliografia
Abraham Cohen, il Talmud, traduzione di Alfredo Toaff, Laterza, Bari 1999
Voci correlate
• Esegesi ebraica
• Ghemarah
• Halakhah
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•
Mishnah
Mosè
Pardes
Rabbini del Talmud
Talmud di Babilonia
Talmud di Gerusalemme
→ Torah
Altri progetti
•
Wikiquote contiene citazioni di o su Talmud
Collegamenti esterni
• Cos'è il Talmud [2]
• Chavruta.net [3], parziale traduzione in italiano del Talmud
Israele
18
Israele
Israele
Israele Bandiera
(dettagli)
Generalità
Nome completo:
Israele
Nome ufficiale:
‫( מדינת ישראל‬Medinat Yisra'el)
‫( دولة اسرائيل‬Dawlat Isrā'īl)
Lingue ufficiali:
ebraico, arabo
Capitale:
→ Gerusalemme (681.000 ab. / 2006; non riconosciuta dalla comunità internazionale.
[1]
Politica
Forma di governo:
Repubblica parlamentare
Presidente:
Shimon Peres
Primo Ministro:
Benjamin Netanyahu
Indipendenza:
14 maggio 1948
Ingresso nell'ONU:
11 maggio 1949
Superficie
[2]
Totale:
20.770 / 22.145
% delle acque:
~2 %
km² (151º)
Popolazione
[3]
Totale (2009):
7.411.000
Densità:
324 ab./km²
ab. (98º)
Geografia
Continente:
Asia
Fuso orario:
UTC +2
Economia
)
Israele
19
Valuta:
Nuovo Shekel israeliano
PIL (PPA) (2006):
215.853 milioni di $ (44º)
PIL procapite
(PPA) (2006):
30.464 $ (23º)
ISU (2005):
0,932 (alto) (23º)
Varie
TLD:
.il
Prefisso tel.:
+972
Sigla autom.:
IL
Inno nazionale:
Hatikvah
Festa nazionale:
Yom HaAtzmaut (5 Iyar)
Lo Stato d'Israele (in ebraico: , Medinat Yisra'el; in arabo: ‫دولة اسرائيل‬, Dawlat Isrā'īl) è uno stato del Vicino
Oriente che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Confina con l'Egitto a Sud, la Giordania a Est, il Libano a Nord e la
Siria a Nord-Est.
La popolazione israeliana superava i sette milioni di abitanti nel 2006. È l'unico Stato a maggioranza ebraica al
mondo (circa il 76,4% della popolazione), con una consistente minoranza di arabi (in prevalenza di religione
musulmana, ma anche cristiana o drusa).[4]
L'attuale Stato d'Israele è sorto il 14 maggio 1948, alla scadenza del Mandato britannico della Palestina. La Legge
Fondamentale del 1980 (Israele, come la Gran Bretagna, non ha una Costituzione scritta) afferma che la capitale è →
Gerusalemme; tuttavia, lo status di Gerusalemme non è riconosciuto dalla comunità internazionale in quanto
territorio occupato, ed è contestato dalla Autorità Nazionale Palestinese che rivendica la parte orientale della città
quale sua capitale. Tutti gli Stati che hanno relazioni diplomatiche con Israele mantengono infatti le proprie
ambasciate a Tel Aviv o nelle vicinanze, in ossequio a quanto disposto in sede di Consiglio di Sicurezza e
Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ris. ONU 252 (1968) 21 .05. 1968 e Ris.ONU.267 (1969) 03.07.1969.[5]
I suoi confini e la sua stessa esistenza furono oggetto di molti conflitti con i paesi limitrofi. Ad oggi, Israele ha
raggiunto accordi ufficiali sui confini solo con Egitto (1979) e Giordania (1994); continuano a non essere
mutuamente riconosciuti quelli con Siria e Libano. Resta a tutt'oggi in discussione anche lo status finale di
Cisgiordania e Striscia di Gaza (da cui Israele si è ritirata completamente nell'estate del 2005). La comunità
internazionale considera come confini internazionali con Siria e Libano quelli vigenti all'epoca dei Mandati tra le due
guerre mondiali, e come confine de facto tra Israele e territori palestinesi la Linea verde tracciata al tempo degli
armistizi successivi alla guerra arabo-israeliana del 1948.
Israele
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Etimologia
Il documento più antico su cui appare la parola "Israele" è la cosiddetta "Stele di Merenptah", una stele risalente al
1209-1208 a.C. circa che documenta le campagne militari nella terra di Canaan del Faraone della XIX dinastia. La
stele parla di Israele come di uno tra i tanti popoli di pastori-nomadi della regione, piuttosto che di una Nazione bene
organizzata:[6]
« [...] I principi prosternati gridano pietà! Nessuno alza la testa fra i Nove Archi. Il paese di Tjehnu è distrutto, il Khatti è in
pace, Canaan è stata saccheggiata con tutto il male, Ascalona è presa e Gezer catturata, Yenoam è ridotta come se non fosse
[7]
mai esistita. Israele è desolata e non ha più seme, Khor è rimasta vedova per To-meri. [...] »
Il nome Israele viene citato anche nel Libro della Genesi (32,28
cambia il nome a Giacobbe, chiamandolo, per l'appunto, Israele.
[8]
), dove viene raccontato l'episodio in cui Dio
Sull'etimologia del nome "Israele" non esiste una opinione comune. Secondo Hamilton, il nome deriva dall'unione
del verbo śarar ("governare", "avere autorità") e del sostantivo el ("Dio"). Il significato sarebbe dunque "Dio
governa" o "Possa Dio governare".[8]
Secondo Geller, invece, l'etimo è da rintracciarsi nel verbo śarah ("combattere"), dal momento che Giacobbe cambia
nome dopo la lotta con una possibile manifestazione divina. In questo caso, il significato sarebbe "Colui che ha
combattuto con Dio" o "Dio combatte".[9]
Una interpretazione comune fa derivare il nome dal soprannome di Giacobbe, ovvero Israele (‫איש רואה אל‬, Ish roe
El, che tradotto significa "l'uomo che vide (l'angelo di) JHWH"). Eretz Yisrael avrebbe dunque il significato di
"Terra di Giacobbe". La grafia di questa interpretazione (‫ )ישראל‬è quella più aderente alla parola Israele (‫)ישראל‬.
Infine, secondo quanto riportato dalla Bibbia di Re Giacomo, il nome potrebbe derivare dal sostantivo śur
("principe"), determinando dunque il significato di "Principe di Dio".
Lo Stato moderno prende comunque il nome dal termine biblico, nonostante fossero stati proposti altri nomi (Eretz
Yisrael, Sion o Zion, Giudea e Nuova Giudea).
Storia
Il popolo ebraico prima della nascita di Israele
Il popolo ebraico nell'antichità e nel medioevo
Una serie di regni e stati ebraici (vedi Dodici tribù di Israele) ebbe vita nella regione per oltre un millennio a partire
dalla metà del secondo millennio a.C. Ricordiamo per brevità il Regno di Israele distrutto nel 722 a.C., anno
dell'invasione assira, e il Regno di Giuda (distrutto nel 607 a.C.). Questo, dopo l'esilio babilonese fu ricostruito nel
530 a.C., e fu posto sotto protettorati diversi, dai Persiani ai Romani, fino al fallimento della grande rivolta ebraica
contro l'Impero Romano, che provocò la massiccia espulsione degli Ebrei dalla loro patria o il loro volontario esilio
(Diaspora ebraica).
Nel VII secolo, l'Impero Bizantino perse la regione per mano degli Arabi che, insediandosi, vi attrassero nuovi
coloni, specialmente dalle regioni meridionali della Penisola araba. Dopo un fortunato periodo sotto il califfato
omayyade, l'area decadde progressivamente in età abbaside, trovando una qualche nuova vitalità in periodo tulunide
prima di ricadere sotto il controllo delle tribù nomadi dei Banū Kalb e dei Banū Kilāb.
Con le Crociate e le successive dominazioni dei Fatimidi, Zengidi, Ayyubidi e Mamelucchi, la regione riacquistò una
certa importanza. I nuovi dominatori Ottomani non furono invece del tutto all'altezza del compito, abbandonando
l'amministrazione dell'area nelle poco capaci mani degli sconfitti Mamelucchi, trasformati in loro vassalli.
Malgrado un tentativo della dinastia khediviale di Mehmet Ali di annettersi la regione, grazie ad alcune azioni
militari tentate dal figlio del fondatore Isma'ìl Pascià, gli Ottomani rimasero al potere fino alla I guerra mondiale che
Israele
li vide soccombenti per la loro alleanza con gli Imperi Centrali.
Nell'immediato dopoguerra fu creato in → Palestina e in Transgiordania un Mandato della Società delle Nazioni,
affidato alla Gran Bretagna, mentre in Siria un altro Mandato fu attribuito alla Francia.
Il Sionismo e il Mandato britannico
La popolazione ebraica, ridottasi a circa 10.000 unità all'inizio del XIX secolo, ricominciò ad aumentare alla fine
dell'Ottocento. Fu in quel periodo che si sviluppò il → sionismo, movimento nazionale che auspicava la creazione di
un'entità politica ebraica in → Palestina e che ebbe da allora prima in Theodor Herzl e poi in David Ben Gurion i
suoi promotori.
Alla fine della prima guerra mondiale, la Società delle Nazioni trasferisce la → Palestina sotto il controllo
dell'Impero britannico, togliendola all'Impero Ottomano. I britannici, con la Dichiarazione Balfour, si erano fatti
promotori della costituzione di una patria (national home) ebraica in Palestina. Gli arabi si ribelleranno a più riprese,
con i moti palestinesi del 1920 e con i moti in Palestina del 1929.
Ciononostante, a seguito della massiccia immigrazione di popolazioni ebraiche provenienti in gran parte dall'Europa
orientale, organizzata per lo più dal movimento sionista, la popolazione ebraica nella regione che poi sarebbe
divenuta Israele, passò dalle circa 80.000 unità registrate nel 1918 a 175.000 nel 1931 e a 400.000 nel 1936.
A tale movimento migratorio, a partire dal 1935 e sino al 1939, si oppose, anche con la violenza, la maggioranza
araba della popolazione locale, dando vita a quella che fu poi definita come Grande rivolta araba (1935-1939):
un'esplosione di violenza e terrore tesa sia a rivendicare l'indipendenza dal mandato britannico e la creazione di uno
Stato indipendente palestinese, sia la fine dell'immigrazione ebraica e l'espulsione dei nuovi arrivati. Vari movimenti
sionisti, dotati di bracci militari clandestini, frattanto, e sin dalla metà degli anni trenta, passarono ad operare
attivamente per la creazione dello Stato d'Israele, operando violenze (a volte con caratteri terroristici) contro gli
Arabi di Palestina e le istituzioni britanniche, provocando a loro volta centinaia di morti e feriti. Nel marzo 1939, alla
fine della rivolta, secondo fonti britanniche, si contavano tra i caduti circa 5.000 arabi, 400 ebrei e 200 britannici, a
cui andavano ad aggiungersi diverse centinaia di feriti da entrambe le parti.
Per porre fine alla grande rivolta, nel 1939 l'amministrazione britannica pose forti limitazioni all'immigrazione e alla
vendita di terreni a ebrei e respinse le navi cariche di immigranti ebrei in arrivo, purtroppo proprio alla vigilia della
Shoah. L'avvento del Nazismo e la tragedia della Shoah portarono a un ulteriore flusso migratorio di ebrei
provenienti da diverse nazioni europee incoraggiati anche da Ben Gurion che vedeva nell'immigrazione e
nell'aumento della popolazione l'unico mezzo per Israele di affermarsi.
Storia dello Stato di Israele
Nascita dello stato
Nel 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite (che allora contava 52 Paesi membri), dopo sei mesi di lavoro da parte
dell'UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine), il 29 novembre approvò la Risoluzione
dell'Assemblea Generale n. 181[10] , che prevedeva la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in
Palestina, con la città e la zona di → Gerusalemme sotto l'amministrazione diretta dell'ONU. Secondo il piano, lo
stato ebraico avrebbe compreso tre sezioni principali, collegate da incroci extraterritoriali; lo stato arabo avrebbe
avuto anche un'enclave a Giaffa.
Nella sua relazione l'UNSCOP[11] si pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giungendo alla
conclusione che soddisfare le pur motivate richieste di entrambi era "manifestamente impossibile", ma che era anche
"indifendibile" accettare di appoggiare solo una delle due posizioni. Nel decidere su come spartire il territorio
considerò, per evitare possibili rappresaglie da parte della popolazione araba, la necessità di radunare tutte le zone
dove i coloni ebrei erano presenti in numero significativo (seppur spesso in minoranza [12] ) nel futuro territorio
ebraico.
21
Israele
La Gran Bretagna, che negli anni trenta durante la Grande Rivolta Araba aveva già tentato diverse volte senza
successo di spartire il territorio tra la popolazione araba preesistente e i coloni ebrei in forte aumento, si astenne nella
votazione e rifiutò apertamente di seguire le raccomandazioni del piano, che riteneva si sarebbe rivelato inaccettabile
per entrambe le parti, e ben presto annunciò che avrebbe terminato comunque il proprio mandato il 15 maggio 1948.
Le reazioni alla risoluzione dell'ONU furono diversificate: la maggior parte degli ebrei, rappresentati ufficialmente
dall'Agenzia Ebraica, l'accettarono, pur lamentando la non continuità territoriale tra le varie aree assegnate allo stato
ebraico. Gruppi più estremisti, come l'Irgun e la Banda Stern, la rifiutarono, essendo contrari alla presenza di uno
stato arabo in quella che consideravano "la Grande Israele" nonché al controllo internazionale di Gerusalemme.
Tra la popolazione araba la proposta fu rifiutata, con diverse motivazioni: alcuni negavano totalmente la possibilità
della creazione di uno stato ebraico; altri criticavano la spartizione del territorio che ritenevano avrebbe chiuso i
territori assegnati alla popolazione araba (oltre al fatto che lo stato arabo non avrebbe avuto sbocchi sul Mar Rosso
né sulla principale risorsa idrica della zona, il Mar di Galilea); altri ancora erano contrari perché agli ebrei, che allora
costituivano una minoranza (un terzo della popolazione totale che possedeva solo il 7% del territorio), fosse
assegnata la maggioranza (56%, ma con molte zone desertiche) del territorio (anche se la commissione dell'ONU
aveva preso quella decisione anche in virtù della prevedibile immigrazione di massa dall'Europa dei reduci delle
persecuzioni della Germania nazista); gli stati arabi infine proposero la creazione di uno Stato unico federato, con
due governi.
Tra il dicembre del 1947 e la prima metà di maggio del
1948 vi furono cruente azioni di guerra civile da ambo
le parti. Il piano Dalet (o "Piano D") dell'Haganah,
messo a punto tra l'autunno del 1947 e i primi mesi del
1948, aveva come scopo la difesa e il controllo del
territorio neonato stato israeliano e degli insediamenti
ebraici a rischio posti al di là del confine di questo. Il
piano, seppur ufficialmente solo difensivo, prevedeva
comunque, tra le altre cose, la possibilità di occupare
"basi nemiche" poste oltre il confine (per evitare che
venissero impiegate per organizzare infiltrazioni
David Ben Gurion (Primo Ministro di Israele) durante la
all'interno del territorio) e prevedeva la distruzione dei
dichiarazione della nascita dello Stato di Israele, il 14 maggio 1948, a
villaggi palestinesi ("setting fire to, blowing up, and
Tel Aviv, sotto un grande ritratto di Theodor Herzl, comunemente
considerato il fondatore del pensiero sionista
planting mines in the debris" ovvero "dar fuoco,
distruggere e minare le rovine") espellendone gli
abitanti oltre confine, ove la popolazione fosse stata "difficile da controllare"[13] , situazione che ha portato diversi
storici a considerare il piano stesso indirettamente responsabile di massacri e azioni violente contro la popolazione
palestinese (seppur non presenti nè giustificate esplicitamente dal piano), in una specie di tentativo di pulizia
etnica[14] . L'impatto emotivo sull'opinione pubblica del massacro di Deir Yassin, avvenuto il 9 aprile ad opera di
membri dell'Irgun e della Banda Stern ed all'insaputa dell'Haganah, fu una delle cause principali della fuga degli
abitanti nei mesi seguenti.
Il 14 maggio del 1948 venne dichiarata unilateralmente la nascita dello Stato di Israele, un giorno prima che l'ONU
stessa, come previsto, ne sancisse la creazione.
Il 15 maggio, le truppe britanniche si ritirarono definitivamente dai territori del Mandato.
22
Israele
La guerra d'indipendenza
Lo stesso 15 maggio 1948 gli eserciti di Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania, attaccarono l'appena nato Stato
di Israele. L'offensiva venne bloccata dall' esercito israeliano e le forze arabe vennero costrette ad arretrare. Israele
distrusse centinaia di villaggi palestinesi [16], concausa all'esodo degli abitanti. La guerra terminò con la sconfitta
araba nel maggio del 1949 e produsse 726mila profughi palestinesi; a loro ed ai loro discendenti è tuttora vietato il
ritorno in territorio israeliano.
In seguito all'armistizio ed al ritiro delle truppe ebraiche l'Egitto occupò la striscia di Gaza mentre la Transgiordania
occupò la Cisgiordania, assumendo il nome di Giordania. Israele si annetté la Galilea e altri territori a maggioranza
araba conquistati nella guerra. Negli anni immediatamente successivi, dopo l'approvazione (5 luglio 1950) della
Legge del Ritorno, da parte del governo israeliano, si assistette ad una nuova forte immigrazione, che portò al
raddoppio della popolazione di Israele. In gran parte, inizialmente, si trattò di profughi ebrei sefarditi provenienti dai
paesi arabi, espulsi dai loro paesi di origine dopo la nascita dello stato.
Per il suo ruolo nel negoziare gli armistizi del 1948 e 1949, Ralph Bunche ricevette il Premio Nobel per la Pace
1950.
Israele mantenne la legge militare per gli arabi israeliani fino al 1966.
La crisi di Suez, la guerra dei sei giorni e la guerra del Kippur
Il 23 luglio 1952 un gruppo chiamato "Liberi Ufficiali" depose l'allora sovrano d'Egitto Re Faruk e salì al potere il
loro leader Gamal Abd el-Nasser conosciuto in occidente semplicemente come Nasser. Egli procedette ad un
progressivo distaccamento dall'Inghilterra stipulando con essa degli accordi secondo i quali avrebbero sgombrato il
canale di Suez a patto che l'Egitto chiedesse loro aiuto in caso di minacce esterne. Nei tre anni seguenti vennero
smantellate tutte le vecchie istituzioni e nel '55 le truppe egiziane subentrarono a quelle inglesi nel controllo del
canale. Gli Inglesi interuppero immediatamente i rifornimenti di armi e i finanziamenti per la costruzione della diga
di Assan e in tutta risposta, nel 1956, Nasser nazionalizzò il canale di Suez e lo chiuse alle navi commerciali di
Israele iniziando al contempo un avvicinamento all'URSS. Israele, alleato a Francia e Regno Unito (paesi degli
azionisti della società di costruzione e gestione del canale), intervenne militarmente.
Per il suo ruolo nell'imporre una soluzione pacifica, Lester Pearson ricevette il Premio Nobel per la Pace 1957.
Nel 1956 scoppia la seconda guerra arabo-israeliana: preoccupati del riarmo egiziano sostenuto dalla Cecoslovacchia
gli Israeliani, appoggiati da Inghilterra e USA, sferrano un attacco preventivo contro l'Egitto riportando numerosi
successi e annettendo la Striscia di Gaza e la Penisola del Sinai. Il conflitto si risolse tuttavia grazie ad una trattativa
tra USA e URSS che aveva addirittura minacciato l'utilizzo del nucleare in difesa dell'Egitto.
Nel 1967, scoppiò un nuovo conflitto (il terzo) fra Israele e i vicini Paesi arabi, denominato guerra dei sei giorni per
la sua esigua durata. Constatato che Egitto, Siria e Giordania stavano ammassando truppe a ridosso dei propri
confini, Israele decise nuovamente di optare per un attacco. Sotto il comando dei generali Ytzhak Rabin (Capo di
Stato Maggiore) e Moshe Dayan (Ministro della Difesa), in soli sei giorni, a partire dal 5 giugno 1967, Israele
sconfisse gli eserciti dei tre paesi arabi, conquistando la Cisgiordania con Gerusalemme Est (che erano sotto
l'amministrazione giordana), la Penisola del Sinai, le Alture del Golan, la Striscia di Gaza,occupando così vaste aree
di territorio (i cosiddetti Territori occupati) al di fuori dei propri confini originari.
Nei Territori Occupati Israele rifiuta di applicare la Quarta Convenzione di Ginevra. I palestinesi dei Territori
Occupati non hanno i diritti politici dei cittadini israeliani, né dei benefici accordati dalle leggi di Israele [17].
Dopo la guerra, Israele annesse non solo la città di Gerusalemme (6 km²), ma anche i villaggi cisgiordani circostanti
(64 km²). I palestinesi che abitano a Gerusalemme Est non hanno i diritti dei cittadini israeliani ma solo quelli
riconosciuti ai 'residenti permanenti' nello stato di Israele; non possono votare per la Knesset, ma solo per le elezioni
locali [18].
23
Israele
Nel 1973 Egitto e Siria attaccarono a sorpresa Israele nel giorno della festività ebraica dello Yom Kippur. Nei primi
giorni di conflitto, denominato oggi appunto guerra del Kippur, i due paesi arabi ebbero la meglio ma, dopo una fase
di stallo, le truppe israeliane riuscirono a riprendere il controllo della situazione e a rovesciare le sorti del conflitto,
ricacciando egiziani e siriani al di là delle posizioni iniziali. Fu la quarta guerra arabo-israeliana.
In seguito, nel 1978, con gli accordi di Camp David, Israele si impegnava a restituire la Penisola del Sinai mentre
l'Egitto si impegnava al riconoscimento dello Stato di Israele affiancandosi agli USA e uscendo (cacciato) dalla Lega
Araba. Con il trattato per la prima volta si crearono normali relazioni diplomatiche fra Israele e uno dei Paesi
confinanti.
Gerusalemme, capitale contestata
→ Gerusalemme è stata proclamata capitale d'Israele nel 1950 e confermata come tale, nel 1980, con "legge
fondamentale" promulgata dalla Knesset.
Dal 1949 in poi, quasi tutte le istituzioni governative israeliane furono trasferite a Gerusalemme-Ovest, mentre
alcune, come il Ministero della Difesa, rimasero a Tel Aviv (città dalla quale Ben Gurion proclamò la nascita dello
Stato d'Israele).
Le proclamazioni di Gerusalemme a capitale di Israele non sono state riconosciute come valide dalla comunità
internazionale e sono state anzi condannate da Risoluzioni ONU non vincolanti, poiché la città di Gerusalemme
comprende territori non riconosciuti internazionalmente come israeliani. La Corte Internazionale di Giustizia ha
confermato nel 2004 che i territori occupati dallo Stato di Israele oltre la "Linea Verde" del 1967 continuano ad
essere "territori occupati" e dunque con essi anche la parte est di Gerusalemme, unilateralmente annessa da Israele
nel 1980, senza riconoscimento internazionale. A rimarcare questa situazione, tutti gli Stati che hanno rapporti
diplomatici con Israele mantengono le proprie ambasciate fuori da Gerusalemme, in genere a Tel Aviv o nelle
immediate vicinanze.
Nel 2006 gli unici due Stati che avevano l'ambasciata a Gerusalemme, il Salvador e la Costa Rica, hanno notificato
al governo israeliano la decisione di spostare le proprie rappresentanze diplomatiche verso Tel Aviv.
Successivamente a tale notifica il Salvador l'ha spostata a Herzliya Pituach (un sobborgo di Herzliya, città fondata da
coloni sionisti nel 1924 e che prende il nome da Theodor Herzl) e la Costa Rica a Ramat Gan (un sobborgo di Tel
Aviv).
Il processo di pace
Gli accordi di pace di Camp David (1978) fra Israele ed Egitto furono preceduti dalla storica visita di Anwar Sadat,
presidente dell'Egitto, alla Knesset a Gerusalemme il 19 novembre 1977. Anwar Sadat e Menachem Begin
ricevettero il Premio Nobel per la Pace 1978, ma Sadat fu ucciso da fondamentalisti islamici il 6 ottobre 1981.
Comunque, il ritiro di Israele dai territori egiziani occupati (Sinai) si completò come previsto nel 1983. Da allora la
pace ha tenuto e l'Egitto ha spesso mediato fra Israele e i palestinesi.
Tra Israele e la Giordania il trattato di pace fu siglato a Wadi Araba il 26 ottobre 1994 da re Hussein di Giordania e
Yitzhak Rabin. La pace ha tenuto da allora.
Gli accordi di Oslo tra Israele e l'OLP , conclusi il 20 agosto 1993 da Mahmud Abbas e Shimon Peres e firmati a
Washington D.C. il 13 settembre da Yasser Arafat, Yitzhak Rabin e Bill Clinton, erano stati preceduti dalla prima
Intifada (1987-1993). Yasser Arafat, Yitzhak Rabin e Shimon Peres ricevettero il Premio Nobel per la Pace 1994, ma
Rabin fu ucciso da un estremista ebreo nel 1995. Gli accordi istituirono l'Autorità Nazionale Palestinese. La seconda
Intifada (2000- ) sancì il fallimento del processo avviato a Oslo.
24
Israele
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Israele nell'Unione Europea
Sulla fine degli anni ottanta il Partito Radicale Transnazionale di Marco Pannella inizia una campagna di
sensibilizzazione e promozione della proposta di far entrare lo Stato d'Israele all'interno dell'Unione Europea [15] .
Geografia
Israele si trova all'estremità orientale del Mar
Mediterraneo. Il territorio sovrano internazionalmente
riconosciuto, esclusi cioè tutti i territori occupati nel
1967, ha una superficie di circa 20.770 km², di cui il
2% sono acque.[16] . Il territorio sottoposto alla legge
dello Stato di Israele, inclusi cioè → Gerusalemme Est
e il Golan, ha una superficie di 22.072 km².[17] Il
territorio sotto controllo israeliano, inclusi cioè i
territori occupati, ha una superficie di 27.799 km².[18]
Morfologia
Il territorio di Israele, è prevalentemente arido e
desertico.
Saline nel Mar Morto
Presenta a ovest, parallela alla costa, una pianura
(HaShefela o HaSharon) fertile e ricca d'acqua, che
ospita il 70% della popolazione. Al centro si estende
una zona occupata da colline e altopiani che
attraversano in lunghezza tutto il Paese. Mentre i
versanti occidentali scendono dolcemente verso il
Mediterraneo, quelli orientali precipitano verso la valle
del fiume Giordano. La stretta valle, solcata dal
Giordano, si trova al confine con i Paesi vicini: è parte
della Great Rift Valley che prosegue con il Mar Morto,
Wadi Araba, il golfo di Eilat (o golfo di Aqaba) e il
Mar Rosso. A sud si estende il Negev, un territorio in
prevalenza desertico, che occupa circa la metà della
Visione del monte Tabor
superficie del Paese; alla sua estremità sud si trova
l'unico sbocco al mare non mediterraneo. Tipici del Negev e della adiacente penisola del Sinai sono i crateri erosivi
(makhteshim),[19] di cui il più ampio del mondo è il cratere Ramon,[20] lungo 40 km e largo 8 km.[21]
Le montagne più importanti sono il Monte Meron che si trova nell'Alta Galilea e il Monte Ramon (o Makhtesh
Ramon)situato nel deserto del Negev. Altri rilievi sono il Monte Carmelo sopra Haifa e il Monte Hermon (occupato
dal 1967) da cui scende il Giordano.
Israele
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Idrografia
Il fiume principale è il Giordano, che scende dal Monte
Hermon; ne appartiene ad Israele solo la parte del corso
superiore, segnando per il resto il confine tra la
Giordania e i Territori occupati palestinesi; ad esso
tributano corsi d'acqua di modeste dimensioni, a regime
spiccatamente torrentizio, che tendono a prosciugarsi
nella stagione secca.
Altro fiume con portata cospicua è il Yarqon (15 km),
che scende nel Mar Mediterraneo vicino a Tel Aviv.
Deserto del Negev
È incluso quasi interamente in territorio nazionale il lago di Tiberiade (Kinneret), mentre il Mar Morto bagna Israele
solo nel il settore sud-occidentale ed è prossimo al punto più basso del pianeta (400 m sotto il livello del mare).
Clima
Pur essendo un paese di modeste dimensioni, vi sono discrete differenze climatiche da zona a zona, e le temperature
variano molto, specie durante l'inverno.
La costa ha un tipico clima mediterraneo, con estati lunghe, calde e asciutte e inverni freschi e piovosi. Il caldo è
anche maggiore nella valle del Giordano. Sulle alture, invece, il clima è da fresco a freddo e umido, comprese
precipitazioni nevose (a Gerusalemme almeno una volta l'anno,[22] sul monte Hermon per gran parte dell'anno).
Da maggio a settembre le precipitazioni sono rare[23] [24] ; da novembre a marzo il clima è relativamente umido.
Ambiente
La scarsità di acqua ha spinto Israele a sviluppare svariate tecnologie di risparmio idrico, inclusa l'irrigazione a
goccia.[25] L'abbondanza di insolazione ha invece spinto Israele a sviluppare le tecnologie per lo sfruttamento
dell'energia solare, per la cui produzione pro capite è prima al mondo.[26]
Lo Stato di Israele è molto attivo nella tutela dell'ambiente naturale in regioni periferiche, anche tramite l'opera del
Keren Kayemeth LeIsrael.
Demografia
Israele obbliga tutti i suoi cittadini a dichiarare o a farsi attribuire la propria appertenenza etnica e religiosa (ebraica,
araba, ...). Sulla base di tali dati - che vengono riportati sulle carte d'identità[27] - vengono riconosciuti doveri
differenziati, gli arabi non debbono prestare la leva obbligatoria.
Popolazione
Densità
350 per km²
Alfabetizzazione
95,4%
Israele
27
La popolazione è aumentata nel dopoguerra, a causa dell' arrivo di numerosi coloni. le zone più popolate sono quelle
costiere, dove il territorio è più fertile. La massima densità demografica si riscontra nei distretti di Tel Aviv e di
Gerusalemme.
Etnie
Secondo il CIA Factbook del 2005[28] , che riportava stime del 1996, in Israele la popolazione sarebbe stata
composta da un 80,1% di ebrei (di cui solo poco più di un quarto nato in Israele) e il 19,9% di non ebrei,
prevalentemente arabi.
Secondo il più recente CIA Factbook del 2007,[29] che riporta stime del 2004, in Israele la popolazione sarebbe così
suddivisa:
• Ebrei 76,4%, così suddivisi:
nati in Israele 67,1%
nati in Europa e America 22,6%
nati in Africa 5,9%
nati in Asia 4,2%
• non ebrei 23,6% (principalmente arabi)
Nel dicembre del 2006, secondo l'Ufficio Centrale di Statistica israeliano, vi sono in Israele 7,1 milioni di abitanti.
Di questi il 76% sono ebrei e il 20% arabi; il 4% sono classificati come altri.[30]
Un sondaggio del dicembre del 2006, svolto per conto del Center for the Campaign Against Racism, ha evidenziato
che metà della popolazione ebraica israeliana ritiene che lo stato debba favorire l'emigrazione dei cittadini arabi.[31]
Agli inizi del dicembre 2008 il ministro degli esteri Tzipi Livni, principale esponente del partito Kadima e come tale
candidata alle vicine elezioni politiche del febbraio 2009, ha affermato che dopo l'eventuale costituzione di uno stato
palestinese, alla popolazione araba di cittadinanza israeliana (circa 1.400.000 persone) verrà chiesto di trasferirsi in
questo. La dichiarazione ha suscitato le proteste dei deputati arabo-israeliani e del presidente palestinise Abu
Mazen.[32]
Religione
Secondo il Libro dei fatti della CIA americana del 2007,[29] che riporta stime del 2004, in Israele la popolazione
sarebbe così suddivisa:
•
•
•
•
•
•
Ebrei 76,4%
Musulmani 16%
Arabi cristiani 1,7% (per i cattolici vedi Chiesa cattolica in Israele)
Altri cristiani 0,4%
Drusi 1,6%
Altri (Bahai, ecc.): 3,9%
Secondo l'Ufficio Centrale di Statistica israeliano, nel 2005 la popolazione era suddivisa tra un 76,1% di ebrei, un
16,2% di musulmani, 2,1% cristiani, e 1,6% drusi, con il rimanente 3,9% (principalmente immigrati dall'ex Unione
Sovietica) non classificati per religione. Tra gli arabi residenti in Israele l'82,7% era musulmano, l'8,4% druso e
l'8,3% cristiano [33] .
Gli arabi che abitavano sui territori che dal 1948 costituiscono lo Stato d'Israele sono cittadini israeliani. Hanno il
passaporto, ma con una restrizione: non possono entrare liberamente a Gaza o in Cisgiordania. Sono circa 1.400.000.
Israele paga ai propri cittadini musulmani il pellegrinaggio (Hajj) alla Mecca [34] .
Gli abitanti di Gerusalemme Est, dopo l'occupazione israeliana del 1967, hanno ottenuto la carta d'identità israeliana
come "residenti permanenti". Non sono cittadini israeliani, ma possono muoversi liberamente sia in Israele che in
Israele
Cisgiordania. Nel gergo burocratico sono chiamati "arabi blu" (dal colore del documento) e sono circa 253.000.
Gli abitanti della Cisgiordania hanno il passaporto palestinese, di colore verde. Il documento viene rilasciato
dall'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), ma con l'autorizzazione israeliana. Non possono entrare in Israele e nella
Striscia di Gaza, se non con uno speciale permesso rilasciato dalle autorità israeliane. Sono circa 1.980.000.
Cultura
Folklore e cultura popolare
La variegata cultura israeliana deriva dalla diversità della sua popolazione: ebrei provenienti da tutto il mondo hanno
portato con sé le proprie tradizioni religiose e culturali, dando vita a un originale melting pot. Israele è il solo paese
al mondo in cui la vita è organizzata secondo il calendario ebraico: il giorno di riposo ufficiale è il sabato (con inizio
nel tardo pomeriggio del venerdì) e le vacanze sono determinate dalle feste ebraiche. La consistente minoranza araba
ha pure influenzato la cultura di Israele, soprattutto nella cucina, nella musica e nell'architettura.
Musica
La musica d'Israele rivela influenze da tutto il mondo: la scena musicale offre musica yemenita, melodie hassidiche,
musica araba, musica greca, jazz, pop, rock, musica classica. Le tipiche canzoni popolari ("Canzoni della Terra
d'Israele") narrano le esperienze dei pionieri del Sionismo nella prima metà del XX secolo.
L'orchestra più prestigiosa è la Israel Philharmonic Orchestra, fondata negli anni 30, che tiene più di 200 concerti
l'anno. Fra i musicisti classici di fama internazionale i più noti sono Itzhak Perlman e Pinchas Zukerman, anche
Daniel Barenboim ha cittadinanza israeliana.
Israele ha participato all'Eurovisione (Eurovision Song Contest) quasi ogni anno a partire dal 1973, vincendo tre
volte e ospitandola due volte.
Ogni estate dal 1987 a Eilat si tiene il Red Sea Jazz Festival, un evento internazionale.
Arti e lettere
Israele ha due lingue ufficiali: la lingua ebraica e la lingua araba. Sono molto diffusi anche la lingua inglese, la
lingua russa e la lingua francese.
Israele continua la forte tradizione teatrale della cultura Yiddish in Europa orientale. A Tel Aviv HaBima, fondato
nel 1918, è la più antica compagnia teatrale ed è teatro nazionale.
La letteratura israeliana è principalmente (85%) poesia e prosa scritta in lingua ebraica, parte della sua rinascita come
lingua parlata a partire da Eliezer Ben-Yehuda (metà del XIX secolo); la produzione letteraria è pubblicata anche in
yiddish, ladino, inglese e arabo. Durante la settimana del libro ebraico, che si tiene ogni giugno, oltre a fiere, letture
pubbliche e conferenze ha luogo la consegna del Premio Sapir, il principale premio letterario di Israele. Nel 1966
Shmuel Yosef Agnon condivise il premio Nobel per la letteratura con Nelly Sachs (ebrea tedesca). Altri autori
israeliani noti all'estero sono: Abraham Yehoshua, Amos Oz, Yoram Kaniuk, Aharon Appelfeld, David Grossman,
Uri Orlev, Meir Shalev.
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Israele
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Comunicazioni
La stampa è diffusa e indipendente; fra i maggiori quotidiani:
•
•
•
•
•
•
•
Jerusalem Post, liberal-nazionalista, anglofono
Haaretz (La Terra), liberal-progressista, online anche in versione inglese
Maariv (Sera), popolare
Yediot Aharonot (Ultime Notizie), popolare a grande tiratura
HaTzofe (L'Osservatore), sionista religioso
Globes, economico-finanziario
Israeli, gratuito
Sono attive numerose emittenti televisive e radiofoniche. Tra le radio più seguite, per la tempestività con cui fornisce
notizie urgenti e l'affidabilità dei suoi servizi, vi è la Israel Army Radio, gestita dalle Forze Armate (Tsahal).
All'inizio del 2009, Reporters Sans Frontieres nel suo "Press freedom index" riporta la stampa israeliana al 46 posto
su 173 paesi e territori[35] ; come segnala la medesima organizzazione, durante l'operazione Piombo fuso di inizio
2009 nella striscia di Gaza il governo israeliano non ha consentito ai giornalisti stranieri di seguire le operazioni[36] .
Archeologia e architettura
Israele è sede di numerosissimi e importanti scavi archeologici di scuola israeliana e di scuole straniere di
archeologia biblica e di archeologia paleocristiana. Tra questi siti, Masada è Patrimonio dell'Umanità dal 2001, i tell
di Megiddo, Hazor e Be'er Sheva dal 2005.
Oltre all'aspetto archeologico, → Gerusalemme mostra importantissimi edifici religiosi e uno stile uniforme suo
proprio: sono Patrimonio dell'Umanità dal 1981 la Città Vecchia di Gerusalemme e le sue mura.
Tel Aviv, la città bianca, è un esempio di livello mondiale dell'architettura razionalista in stile Bauhaus (movimento
moderno), Patrimonio dell'Umanità dal 2003.
Sono Patrimonio dell'Umanità anche la Città vecchia di Acri dal 2001 e la Via dell'incenso - città nel deserto del
Negev dal 2005.
Musei
Israel Museum, a Gerusalemme, è una delle principali istituzioni culturali: ospita i rotoli del Mar Morto come
gioiello in un'ampia collezione di arte ebraica ed europea.
Yad Vashem, a Gerusalemme, è il museo nazionale sulla Shoah, il primo al mondo, e ospita il più ampio archivio di
informazioni sulla tragedia.
Altri musei a Gerusalemme: il Museo Herzl, il Museo delle Terre della Bibbia, il Museo Rockfeller e il Museo
dell'Arte Islamica.
Beth HaTefutsoth (il museo della Diaspora), sul campus dell'Università di Tel Aviv, è un museo interattivo dedicato
alla srtoria delle comunità ebraiche nel mondo.
Altri musei a Tel Aviv: il Museo di Eretz Israel, il Museo della HaGanah, il Museo delle Antichità, il Museo d'Arte
Moderna.
Nel Negev (Rahat? Beersheba?) c'è il Museo dei Beduini e della cultura beduina.
Israele
Istruzione e ricerca
Secondo le Nazioni Unite Israele ha il più alto tasso di durata degli studi e di scolarizzazione del Medio Oriente, e in
Asia è al vertice con Corea del Sud e Giappone. La Legge sull'Istruzione Statale, approvata nel 1953, istituì cinque
tipi di scuole: laiche di stato (il più vasto), religiose di stato, ultra-ortodosse, di kibbutz/moshav e in lingua araba.
L'obbligo scolastico va dai 3 ai 18 anni, diviso in materna, primaria (1°-6°), media (7°-9°) e superiore (10°-12°), al
termine del quale si sostiene un severo esame di maturità o baccalaureato (Bagrut).
Israele è il terzo paese al mondo per numero di laureati (20% della popolazione), anche grazie al fatto che il flusso di
immigrati dall'ex Unione Sovietica negli anni 90 era laureato al 40%. Israele ha prodotto quattro vincitori di Premio
Nobel ed è fra i primissimi paesi al mondo per articoli scientifici pubblicati pro capite. Nel 2003, Ilan Ramon
divenne il primo astronauta israeliano. Israele ha otto università pubbliche, sussidiate dallo stato:
• Hebrew University of Jerusalem (→ Gerusalemme), la più antica d'Israele (1918), sede della Biblioteca
Nazionale, fra le migliori al mondo,
• Technion-IIT (Haifa), fondato anch'esso prima dell'indipendenza (1924),
• Weizmann Institute of Science (Rehovot), fondato prima dell'indipendenza (1934) e aperto solo a studi
post-laurea,
• Bar-Ilan University (Ramat Gan), fondata nel 1955 e l'unica religiosa (ma comunque sionista),
• Tel Aviv University (Tel Aviv), fondata nel 1956,
• University of Haifa (Haifa), fondata nel 1963,
• Ben-Gurion University of the Negev (Beersheba), fondata nel 1969,
• Open University (Tel Aviv), fondata nel 1974 per gli studenti a distanza.
A Gerusalemme è presente anche l'università araba Al Quds University, fondata nel 1984.
Economia
Israele ha una economia di mercato mista ed è considerato uno dei paesi più avanzati del Medio Oriente per quanto
riguarda il progresso economico e industriale, nonché uno di quelli più competitivi [37] e dove è più semplice fare
affari [38] e creare nuove imprese. Nel 2007 il PIL (PPP) era pari a 232,7mld US$ (44° al mondo) e il PIL pro capite
(PPP) era pari a 33.299 US$ (22° al mondo); di conseguenza, in quell'anno è stato invitato ad aderire all'OCSE,
organismo di cooperazione fra paesi democratici e ad economia di mercato.
Malgrado la limitatezza delle risorse naturali, lo sviluppo dei settori industriale e agricolo, protrattosi per decenni, ha
reso Israele ampiamente autosufficiente per la produzione alimentare, eccetto per le granaglie e per le carni. Israele è
un grande importatore di idrocarburi, materie prime, equipaggiamenti militari. Per l'export, si distingue per frutta,
verdura, farmaceutici, software, chimici, tecnologia militare, diamanti. È un leader mondiale per la conservazione
dell'acqua e per l'energia geotermica. Fin dagli anni settanta, Israele riceve aiuto economico dagli Stati Uniti
d'America, in particolare per sostenere il debito estero e il debito pubblico.
Agricoltura
Dotato di risorse idriche esigue, il paese non è ambiente favorevole a una grande agricoltura. I coloni ebraici hanno
saputo, però, sviluppare una tecnologia irrigua che ha moltiplicato la produttività di ogni litro d'acqua imponendo la
propria agricoltura come modello insuperato di efficienza di irrigazione. Agronomi e ingegneri di Israele vantano il
titolo di creatori delle metodologie di "irrigazione a goccia", più in generale delle tecniche di "microirrigazione".
Seppure l'acqua disponibile per l'agricoltura continui a diminuire, gli agricoltori israeliani la usano con efficienza
crescente, dedicandola a colture di sempre maggiore pregio, primizie, fiori, piante di vivaio. Il primato tecnologico
consente, peraltro, di sopperire al calo delle vendite di prodotti agricoli con la vendita crescente di impianti sempre
più sofisticati, richiesti, con il know how relativo, in tutto il mondo [39]
30
Israele
Attualmente i terreni israeliani, che per una delle leggi fondamentali (Basic Laws, che nel loro insieme svolgono più
o meno la funzione di una Costituzione) di Israele non possono essere venduti (se non a ebrei che abitano all'estero),
per il 92% sono proprietà dello stato, del Fondo Nazionale Ebraico o dell'Amministrazione Israeliana dei Terreni.
Detti terreni possono essere affittati a lungo termine (99 anni) solo ad ebrei. Gli arabi israeliani non possono tuttora
far parte di comunità agricole collettive, i moshav e i kibbutz.
Industria
Per ovvie esigenze di autosufficienza nella difesa (dovuta a ripetuti embargo, anche da parte di alleati), l'industria
militare è avanzatissima. Per la sua competenza nella produzione e ricerca info-telematica, Israele è stato paragonato
alla Silicon Valley (Silicon Wadi). Intel e Microsoft hanno creato qui i loro primi centri di ricerca e sviluppo fuori
degli USA, e anche IBM, Cisco Systems e Motorola hanno strutture qui. Grazie alle ottime infrastrutture di ricerca
scientifica è di buon livello anche l'industria chimico-farmaceutica
Trasporti
Trasporto ferroviario
La rete ferroviaria israeliana si sviluppa attorno ad una dorsale nord - sud Naharia - Haifa - Tel Aviv - Beersheva,
con rami verso est (→ Gerusalemme via Latrun e Zin, presso il Mar Morto). La rete è a trazione diesel; i treni sono
frequenti e ragionevolmente confortevoli, ma la velocità operativa è piuttosto bassa. È in programma una linea ad
alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme, attualmente in fase di progetto.
Turismo
Il turismo (benché comprensibilmente ostacolato dalle condizioni geopolitiche, che inducono a protocolli di
sicurezza sensibilmente elevata), in particolare quello religioso, è un cespite industriale di grande rilievo, anche per
merito del clima gradevole e dell'importanza storico-artistica dei siti archeologici tuttora esistenti. In tale cornice,
spicca la funzione strategica della compagnia di bandiera El Al, sia come vettore internazionale, sia per i
collegamenti interni.
Politica
Israele è una democrazia parlamentare a suffragio universale. Non è previsto il referendum.
Il voto spetta a tutti i cittadini israeliani che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età.
Il potere legislativo spetta alla Knesset (Assemblea nazionale), composta da 120 deputati (MK) eletti ogni quattro
anni con sistema proporzionale (con applicazione del metodo D'Hondt), nelle liste dei partiti (non è previsto alle
elezioni legislative il voto di preferenza). Il territorio costituisce un unico collegio elettorale ed è prevista una soglia
di sbarramento (dal 1996 fissata al 2%).
Il potere esecutivo spetta al governo, con a capo il Primo ministro, che è soggetto alla fiducia del Parlamento (dal
1996 al 2003 è stato scelto con elezione popolare diretta) ed è di norma il leader del partito con più seggi.
Il Presidente dello Stato d'Israele (in Ebraico: ‫נשיא המדינה‬‎, Nesi HaMedina, lett. Presidente dello Stato) è il Capo
dello Stato israeliano. La sua funzione è puramente rappresentativa, risultando l'esercizio del potere esecutivo
delegato nella sua totalità al Primo Ministro.
Il Primo Ministro israeliano è il capo del Governo dello Stato d'Israele ed è la carica politica più importante della
nazione. Essenzialmente ha un ruolo guida dell'esecutivo. La sua residenza ufficiale è nella capitale di Israele, →
Gerusalemme.
Il Presidente nomina il Primo Ministro sulla base dei risultati elettorali, dopo essersi consultato con i leader della
coalizione vincitrice; unica eccezione a questa prassi si è avuta tra il 1996 e il 2001, quando l'elezione del Primo
31
Israele
32
Ministro è avvenuta disgiuntamente da quella del Knesset.
Il termine ebraico utilizzato per designare il Primo Ministro è Rosh HaMemshala (in Ebraico: ‫ראש הממשלה‬‎,
letteralmente Capo del Governo), denominazione applicata anche per i Primi Ministri stranieri, occasionalmente
sostituita dal termine inglese "Premier".
La situazione politica attualmente é:
• Presidente: Shimon Peres.
• Primo Ministro: Benjamin Netanyahu, del partito Likud.
• Assemblea nazionale: 120 membri (in carica per 4 anni, ultima elezione nel 2009).
Sistema legale
Israele non ha una Costituzione scritta, sebbene il punto B della Risoluzione 181 dell'Assemblea dell'ONU, che
aveva sancito la divisione del Mandato Britannico in uno stato ebraico e in uno arabo[40] , lo richiedesse. Hanno
funzione di norme materialmente costituzionali la Dichiarazione d'Indipendenza del 1948 (sebbene non costituisca in
senso tecnico una "legge") e le Leggi base della Knesset. Nel 2003, a partire da queste, la Knesset ha iniziato a
redigere una costituzione, che è comunque respinta per ragioni di principio dai partiti religiosi non sionisti.
L'obiettivo del servizio sanitario nazionale, garantire uguali cure sanitarie a tutti i residenti del paese, è stato fondato
in una legge base nel 1995.
Il sistema legale di Israele combina la civil law dell'Europa continentale, la common law inglese e le leggi religiose
dell'ebraismo. Si fonda sul principio del precedente (stare decisis) e del processo accusatorio e impiega (anziché
giurie) giudici professionali e indipendenti, nominati da un comitato composto da giudici della Corte suprema,
avvocati e parlamentari.
Il sistema giudiziario è articolato in tre livelli di giudizio: la maggior parte delle città ospita un tribunale, mentre in
cinque dei sei distretti (vedi sotto) sono istituiti tribunali distrettuali (sia d'appello sia di prima istanza) e a
Gerusalemme siede la Corte Suprema (sia di ultimo appello sia di cassazione e di fatto costituzionale).
La disciplina dell'istituto matrimoniale è rimessa alle confessioni religiose cui gli sposi appartengono, le cui autorità
esercitano la relativa giurisdizione, mentre non esiste il matrimonio civile[41] .
Suddivisione amministrativa
Israele è suddiviso in sei distretti principali, conosciuti in ebraico come mehozot (singolare: mehoz) e tredici
sub-distretti conosciuti come nafot (singolare: nafa). Schema dei sei distretti:
Distretti di Israele
Distretto
Capoluogo
Settentrionale Nazaret
Abitanti Superficie Abitanti
Densità
nel
[km²]
(stima 1988)
capoluogo
50.600
3.325
746.500
224
Haifa
Haifa
222.600
854
605.000
708
Centrale
Ramla
44.500
1.242
949.400
764
Tel Aviv
Tel Aviv
317.800
170
1.032.000
6072
Gerusalemme → Gerusalemme
493.500
557
544.200
977
Meridionale
113.200
14.107
533.000
38
Be'er Sheva
Lista dei distretti con relativo capoluogo e relativi sub-distretti:
Distretto di Gerusalemme (Mehoz Yerushalayim). Capitale distrettuale: → Gerusalemme
Distretto Settentrionale (Mehoz HaTzafon).
Israele
33
Capitale distrettuale: Nazaret
•
•
•
•
•
•
Sub-distretti
Zefat.
Kinneret.
Yizre'el.
Akko.
Golan.
Distretto di Haïfa(Mehoz Hefa).
Capitale distrettuale: Haifa
• Sub-distretti.
• Haifa.
• Hadera.
Distretto Centro (Mehoz HaMerkaz).
Capitale distrettuale: Ramla
• Sub-distretti.
• Sharon.
• Petah Tiqwa.
• Ramla.
• Rehovot.
Distretto di Tel Aviv (Mehoz Tel-Aviv).
Capitale distrettuale: Tel Aviv-Yafo
Distretto Meridionale. (Mehoz HaDarom).
•
•
•
•
Capitale distrettuale: Be'er Sheva
Sub-distretti:
Ashqelon.
Be'er Sheva.
Distretto di Giudea e Samaria (Mehoz Yehuda VeShomron), ovvero la Cisgiordania
• Città principale: Ma'ale Adumim.
Diritti umani
La legge base (di rango costituzionale) Libertà e Dignità Umana tutela i diritti umani, sociali, civili e politici. La
maggiore organizzazione israeliana per i diritti umani è B'Tselem.
Israele è riconosciuta da varie ONG come l'unica democrazia del Vicino Oriente, e lo Stato più avanzato in termini
di diritti civili e politici,[42] di libertà d'espressione[43] e di economia di mercato.[44]
Tuttavia, la minoranza araba residente in Israele si lamenta di discriminazioni ai suoi danni, sia nella quotidiana
pratica amministrativa sia nel mantenimento in vigore di normative formalmente neutrali ma di fatto discriminatorie.
Per quanti riguarda i non ebrei che vivono nei territori occupati da Israele nel 1948 e sono sopravvissuti alla
conseguente cacciata, ci sono molti diritti - soprattutto politici - negati. Molti di loro hanno perso le terre, che sono
state confiscate dallo Stato e ridistribuite a soli ebrei. Da allora, nonostante rappresentino il 17% della popolazione
israeliana, gli arabi non ha mai avuto incarichi importanti nell'amministrazione o nell'economia israeliana. Un ebreo
non può legalmente sposare un non-ebreo. Per quanto riguarda poi i circa 1,8 milioni palestinesi che vivono nei
territori occupati nel 1967 (tra cui Gerusalemme, striscia di Gaza e West Bank) i diritti sono quelli di un popolo sotto
occupazione militare[45] .
Israele
Inoltre, le stesse ONG hanno spesso criticato la condotta dello Stato di Israele nei territori a maggioranza
arabo-palestinese posti sotto controllo militare israeliano.
L'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, una delle figure di maggiore spicco nella lotta contro l'apartheid in Sud
Africa, ha criticato ripetutamente il trattamento dei palestinesi da parte di Israele, definendo anche questo una forma
di apartheid[46] [47] . Lo stesso paragone è stato fatto nel novembre 2008 anche dal presidente dell'assemblea
dell'ONU Miguel d'Escoto Brockmann, durante un incontro nell'ambito della Giornata internazionale di solidarietà
con il popolo palestinese. D'Escoto Brockmann ha anche definito la non esistenza di uno stato palestinese e la
continua situazione di tensione in medio oriente "Il più grande fallimento nella storia delle Nazioni Unite".[48] [49]
In Cisgiordania, utilizzando leggi diverse, in particolare ottomane, e la possibilità stabilita dopo il 1967 di dichiarare
statale il territorio occupato da nazioni "nemiche", Israele ha ottenuto il controllo di parte dei terreni, che usa per
costruire ed ampliare colonie [50] .
Migliaia di detenuti palestinesi presenti nelle carceri israeliane sarebbe trattenuti per motivazioni politiche (circa
5.600 stimati nel 2003), in parte (circa 530 sempre nel 2003) sono in regime di "detenzione amministrativa", vale a
dire senza che sia stato fissato un processo. Il fatto che spesso Israele, nell'ambito dei colloqui di pace, liberi alcune
decine o centinaia di questi prigionieri come "gesto di buona volontà", è stato indicato come una prova del fatto che
queste detenzioni avvengono senza un reale motivo. In alcuni casi gruppi umanitari come Amnesty International
hanno ricevuto segnalazioni di maltrattamenti, torture e negazione di assistenza legale.[51] [52]
Un rapporto ufficiale ha ammesso che i servizi segreti israeliani hanno torturato detenuti palestinesi durante la prima
intifada, fra il 1988 e il 1992 [53] . Uno dei metodi è lo scuotimento, che nel 1995 ha causato la morte di un detenuto.
Secondo Yitzhak Rabin, questo metodo è stato usato contro 8.000 prigionieri [54] Il 4 dicembre 2008 il Conciglio per
i diritti umani dell'ONU, dopo due anni di ricerche sul territorio israeliano, ha prodotto un rapporto in cui si chiedeva
a Israele di sospendere le "pratiche di tortura fisica e mentale" sui detenuti palestinesi e di rimuovere il blocco alla
Striscia di Gaza.[55] [56] [57] Pochi giorni dopo la presentazione del rapporto, il 15 dicembre, Israele ha negato il
rinnovo del visto di ingresso a Richard Falk, docente di diritto internazionale all'Università di Princeton e
rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani nei terriotri palestinesi. Falk, uno degli autori del rapporto, era
stato criticato dalle autorità israeliane (che avevano fin da allora preannunciato il non rinnovo del visto di ingresso)
già nella primavera del 2008, dopo la sua assegnazione all'incarico (che doveva durare 6 anni), quando aveva
paragonato la situazione tra israeliani e palestinesi a quella tra nazisti ed ebrei.[58] [59] [60]
Dal 2003, Israele vieta l'unificazione famigliare agli israeliani (in grandissima maggioranza cittadini arabi dello
stato), e ai palestinesi che abitano a Gerusalemme Est, se il coniuge risiede in Cisgiordania o nella Striscia di
Gaza.[61]
In Cisgiordania ci sono ora più di 500 posti di blocco[62] [63] . Sono costrette ad attendere anche le ambulanze:
secondo un rapporto dell'ONU dal 2000 al 2005 più di 60 donne hanno partorito a posti di blocco, il che ha causato
la morte di 36 neonati [64] . Occorre dire tuttavia che questi blocchi sono motivati dal fatto che in passato le
ambulanze sono state utilizzate anche per trasportare esplosivi e terroristi suicidi in territorio israeliano.
34
Israele
35
Politica estera
Relazioni diplomatiche con Israele██ relazioni diplomatiche██ relazioni
diplomatiche sospese██ nessuna relazione stabilita e lo stato non riconosce
Israele██ nessuna relazione stabilita
Lo stato d'Israele è riconosciuto da una forte maggioranza degli stati del mondo (161 su 192 nel 2007), in coerenza
con la risoluzione 181 delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947.
Tuttavia, a causa della questione palestinese, Israele è in uno stato di costante tensione con una grande maggioranza
di Stati arabi. Israele, come stato, non viene riconosciuto da nessuno dei paesi arabi e/o islamici, ad esclusione della
Turchia, Giordania, Egitto e Mauritania con i quali intrattiene normali relazioni diplomatiche. Alcuni paesi arabi
(p.es. Marocco, Qatar) intrattengono relazioni diplomatiche a basso livello o informali.
Le seguenti 31 nazioni non hanno relazioni diplomatiche ufficiali con Israele (al 19 novembre 2006):
•
•
•
•
•
•
Africa: Algeria, Chad, Comore, Gibuti, Guinea, Libia, Mali, Niger, Somalia, Sudan
Americhe: Cuba
Asia Orientale: Nord Corea, Taiwan
Asia del Sud: Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Maldive, Pakistan
Sud-est asiatico: Brunei, Indonesia, Malaysia
Asia occidentale: Iran, Iraq, Libano, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Emirati Arabi Uniti, Yemen,
Bahrain
• La Repubblica Araba Saharawi Democratica e la Repubblica di Cina (Taiwan) non riconoscono Israele, ne' sono
membri delle Nazioni Unite.
In aggiunta, diversi stati (tra cui il Venezuela) non intrattengono relazioni diplomatiche con Israele (vedi mappa).
Forze armate
I militari di Israele consistono nelle forze unificate della difesa d'Israele (IDF Israel Defense Forces), conosciute in
ebraico con l'acronimo Tzahal (‫)צה"ל‬.
Diversamente dall'organizzazione delle forze armate in altri paesi la marina militare e l'aeronautica sono subordinati
all'esercito. Ci sono altre agenzie governative paramilitari che si occupano di differenti aspetti della sicurezza
d'Israele (quali, il MAGAV e lo Shin Bet).
L'IDF è considerato una delle forze militari più forti nel Medio Oriente ed è quella che ha maggior esperienza pratica
avendo difeso il proprio paese in più di cinque conflitti. Punti di forza dell'IDF sono l'alta qualità dell'addestramento
e l'uso di armamenti tecnologicamente avanzati prodotti in Israele o importati dagli Stati Uniti.
La maggior parte degli israeliani, maschi e femmine, sono chiamati alle armi all'età di 18 anni. Il servizio
obbligatorio è di tre anni per gli uomini e di 20 mesi per le donne. A seguito del servizio obbligatorio, gli uomini
Israele
israeliani diventano parte delle forze di riserva dell'IDF e solitamente sono tenuti a servire per parecchie settimane
ogni anno da riservisti, fino ai loro 40 anni.
Per gli Arabo-israeliani il servizio militare è facoltativo. I Circassi e Beduini si arruolano attivamente nell'IDF. Dal
1956, i Drusi vengono considerati come israeliani sotto coscrizione, su richiesta della comunità drusa. Gli uomini
che studiano a tempo pieno nelle istituzioni religiose possono ottenere un rinvio della leva; la maggior parte degli
ebrei Haredi estendono questi rinvii fino a raggiungere un'età in cui sono troppo vecchi per la coscrizione. Israele
non dispone nel suo ordinamento di una legge sull'obiezione di coscienza. Sono esonerati i pacifisti dichiarati solo se
giudicati tali da una speciale commissione non militare e le donne che si dichiarano religiosamente osservanti. I
refusenik sono coloro i quali rifiutano di prestare servizio per motivi politici legati all'occupazione della West Bank.
Vengono giudicati dalla Corte marziale e rischiano pene detentive fino a un massimo di tre anni.
Nel 1986 Mordechai Vanunu rivelò l'esistenza di un arsenale atomico e di un programma nucleare israeliano.
Riferimenti
Bibliografia
Libri
• Sergio Della Pergola, Israele e Palestina: la forza dei numeri. Il conflitto mediorientale fra demografia e politica,
Il Mulino, Bologna, 2007
• Eli Barnavi, Storia d'Israele. Dalla nascita dello Stato all'assassinio di Rabin, Bompiani, 2001
• Tania Groppi, Emanuele Ottolenghi, Alfredo Mordechai Rabello (a cura di), Il sistema costituzionale dello Stato
d'Israele, Giappichelli editore, 2006, Torino
• Beniamino Irdi Nirenstein,Israele e la guerra al terrorismo , Luiss University Presso 2006
• Theodor Herzl, Lo stato ebraico, Il Melangolo, 2003, Genova
• Vittorio Dan Segre, Le metamorfosi di Israele, Utet, 2008
• Claudio Vercelli, Breve storia dello Stato di Israele (1948-2008), Carocci, 2008
• Claudio Vercelli, Israele. Storia dello Stato (1881-2008). Giuntina, 2008
Saggi e articoli
• Pasquale Amato, Unità socialista in Israele, Intervista con Victor Shemtov, in "Mondoperaio", Roma, gennaio
1981, pp. 47–51
• Aldo Baquis, Regno di Giudea vs. Stato d'Israele, in "Limes" n. 3, 2005
• Emanuele Ottolenghi, Ebrei e Israeliani: due identità in una?, in "Limes" n. 4, 1995
• Charles Urjewicz, La nuova aliyà: se gli israeliani parlano russo, in "Limes" n. 4, 1995
• Alberto Castaldini, Il ruolo dell'ortodossia religiosa in Israele alla luce delle recenti elezioni, "Aggiornamenti
Sociali", 7-8 (1999), pp. 557–568
• Matteo Miele, L'identità di Israele tra laicità e religione, in "Mondoperaio", numero 2, marzo-aprile 2008
36
Israele
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Voci correlate
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Aziende
Città
Dodici tribù di Israele
Ebrei
Letteratura
Neturei Karta
Passaporto israeliano
Pena di morte in Israele
Scrittori
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• Proposte per uno Stato di Palestina
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Gebel al-Maqrah (1.206 m)
Gebel Asur (1.073 m)
Gebel Germaq (1.200 m)
Gebel Heidel (1.049 m)
Israele
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Collegamenti esterni
• Scheda di Israele dal sito Viaggiare Sicuri [69]
Sito curato dal Ministero degli Esteri e dall'ACI
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Ministry of Foreign Affairs [70]
Israel Government Gateway [71]
Prime Minister's Office [72]
Ministry of Tourism [73]
Ministry of Education [74]
Ministry of Transportation [75]
Bureau of Statistics [76]
The Knesset (Parliament) [77]
Israel Defense Forces site [78]
israele.net (in italiano) [79]
Predecessore: Stati per indice di sviluppo umano Successore:
Hong Kong
23° posto
Grecia
ace:Israel mwl:Eisrael
Riferimenti
[1] Cfr. sezione, "Gerusalemme, capitale contestata".
[2] Escluse / Incluse le Alture del Golan, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.
[3] Inclusi gli abitanti della Cisgiordania.
[4] Cfr. (EN) (HE) Statistical abstract of Israel 2006 (http:/ / www1. cbs. gov. il/ shnaton57/ st02_07x. pdf), Israeli Central Bureau of Statistics
(.pdf file).
[5] Cfr. (EN) Israel - Government (https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ the-world-factbook/ geos/ is. html#Govt), CIA World Factbook.
[6] Cfr. (EN) The Stones Speak: The Merneptah Stele (http:/ / www. ebonmusings. org/ atheism/ otarch2. html#merneptah), Ebonmusings.org.
Una traduzione in italiano dell'estratto riportato è disponibile qui (http:/ / www. geocities. com/ athens/ oracle/ 4168/ history/ merenpth. htm).
[7] Qui il termine "seme" è inteso come "discendenza".
[8] Cfr. (EN) Victor P. Hamilton, The Book of Genesis: Chapters 18-50, Wm. B. Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids (Michigan),
1995, ISBN 0-8028-2309-2.
[9] Cfr. (EN) Stephen A. Geller, The Struggle at the Jabbok: The Uses of Enigma in a Biblical Narrative, saggio contenuto in "The Journal of the
Ancient Near Eastern Society", numero 14, pag. 46.
[10] Il testo della Risoluzione 181 dell'ONU (http:/ / www. yale. edu/ lawweb/ avalon/ un/ res181. htm)
[11] relazione dell'UNSCOP (http:/ / www. mideastweb. org/ unscop1947. htm)
[12] Si veda la mappa della distribuzione della popolazione (http:/ / www. passia. org/ images/ pal_facts_MAPS/
dist_of_pop_jews_and_palestinians_1946. gif) nel 1946, dal sito passia.org
[13] (EN) Il Piano Dalet (http:/ / www. mideastweb. org/ pland. htm), dal sito MidEast Web Historical Documents
[14] Si veda per es (EN) FAQ on Plan Dalet (http:/ / imeu. net/ news/ article008084. shtml) dal The Institute for Middle East Understanding o la
recensione (http:/ / www. ariannaeditrice. it/ articolo. php?id_articolo=19095) del libro dello storico Ilan Pappe, La pulizia etnica della
Palestina, Fazi Edizioni.
[15] http:/ / coranet. radicalparty. org/ israel/ La sezione speciale del sito internet del Partito Radicale Transanzionale sulla proposta d'ingresso
dello Stato d'Israele nell'Unione Europea
[16] Pagina su Israele del CIA World Factbook (https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ the-world-factbook/ geos/ is. html)
Israele
[17] Cfr. (EN) (HE) Area of Districts, Sub-Districts, Natural Regions and Lakes. Statistical abstract of Israel 2006 (http:/ / www1. cbs. gov. il/
shnaton57/ st02_07x. pdf), Israeli Central Bureau of Statistics (.pdf file).
[18] Israel (Geography). Country Studies. The Library of Congress. Retrieved on 2007-07-20.
[19] Makhteshim Country. UNESCO. Retrieved on 2007-09-19.
[20] Jacobs 1998, p. 284. "The extraordinary Makhtesh Ramon - the largest natural crater in the world..."
[21] Ramon R&D Center. Ben-Gurion University of the Negev. Retrieved on 2007-09-19.
[22] Goldreich 2003, p. 85
[23] Average Weather for Tel Aviv-Yafo. The Weather Channel. Retrieved on 2007-07-11.
[24] Average Weather for Jerusalem. The Weather Channel. Retrieved on 2007-07-11.
[25] Sitton, Dov (2003-09-20). Development of Limited Water Resources- Historical and Technological Aspects. Israeli Ministry of Foreign
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[26] Grossman, Gershon; Ayalon, Ofira; Baron, Yifaat; Kaufman, Debby. Solar energy for the production of heat. Samuel Neaman Institute.
Retrieved on 2007-11-07.
[27] http:/ / en. wikipedia. org/ wiki/ Teudat_Zehut
[28] Pagina di Download del CIA Factbook 2005 (https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ download/ download-2005/ index. html)
[29] Pagina su Israele del CIA Factbook (https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ the-world-factbook/ geos/ is. html)
[30] (HE) Population, by religion and population group (http:/ / www. cbs. gov. il/ hodaot2006n/ 11_06_279b. pdf), documento del Central
Bureau of Statistics
[31] Poll: 50% of Israeli Jews support state-backed Arab emigration (http:/ / www. haaretz. com/ hasen/ spages/ 842641. html), articolo del
quotidiano Haaretz del 27 marzo 2007
[32] Tzipi Livni: Via i palestinesi dallo Stato di Israele (http:/ / www. osservatorioiraq. it/ modules. php?name=News& file=article& sid=6810)
articolo di, del 12 dicembre 2008
[33] (EN) (HE) Statistical Abstract of Israel 2006 (No. 57), Table 2.1 -- Population, by Religion and Population (http:/ / www1. cbs. gov. il/
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[34] La Voce di Romagna, 12 febbraio 2009.
[35] (EN) Only peace protects freedoms in post-9/11 world (http:/ / www. rsf. org/ article. php3?id_article=29031). Reporters Sans
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[36] Ouvrez la bande de Gaza à la presse! (http:/ / www. rsf. org/ article. php3?id_article=29925), Appel des médias du monde entier et de
Reporters sans frontières aux autorités israéliennes.
[37] World Economic Forum, Global Competitiveness Report.
[38] World Bank, Ease of Doing Business Index.
[39] Antonio Saltini, Israele: prodigi irrigui nel paese delle contraddizioni, in Terra e vita, n. 19 1993 e Innovazione tecnologica dal Negev a
Tiberiade, in Terra e vita, n. 22 1993
[40] Risoluzione 181 dell'ONU (http:/ / www. yale. edu/ lawweb/ avalon/ un/ res181. htm), dal sito dell'Università di Yale.
[41] Rapporto 2007 sulla libertà religiosa in Israele (http:/ / www. state. gov/ g/ drl/ rls/ irf/ 2007/ 90212. htm), da parte del Dipartimento di Stato
USA.
[42] Cfr. (EN) Country Report 2007 - Israel (http:/ / www. freedomhouse. org/ template. cfm?page=22& country=7199& year=2007), Freedom
House.
[43] Cfr. (EN) Annual Worldwide Press Freedom Index 2006 (http:/ / www. rsf. org/ rubrique. php3?id_rubrique=639), Reporters Sans
Frontières.
[44] Cfr. (EN) Index of Economic Freedom 2007 - Israel (http:/ / www. heritage. org/ research/ features/ index/ country. cfm?id=israel), The
Heritage Foundation.
[45] cfr. Uri Davis, Israel, an Apartheid State, Zed Books Ltd., London 1987; Ed. A.W. Kayyali, Zionism, Imperialism and Racism, Croom
Helm, London, 1979; Roselle Tekiner, Jewish Nationality Status as the Basis for Institutionalized Racism in Israel. The International
Organisation for the Elimination of All Forms of Racial Discrimination (EAFORD), Washington, 1985
[46] (EN) Apartheid in the Holy Land (http:/ / www. guardian. co. uk/ world/ 2002/ apr/ 29/ comment), articolo del 29 aprile 2002 di Desmond
Tutu sulle condizioni dei palestinesi nello stato d'Israele, pubblicato dal sito del quotidiano The Guardian
[47] (EN) Tutu condemns Israeli apartheid (http:/ / news. bbc. co. uk/ 2/ hi/ africa/ 1957644. stm), articolo del 29 aprile 2002, sulle critiche da
parte Desmond Tutu sul trattamento dei palestinesi da parte di Israele, dal sito della BBC
[48] (EN) Top UN official: Israel's policies are like apartheid (http:/ / www. haaretz. com/ hasen/ spages/ 1040955. html), articolo di Haaretz, del
[49] L'ONU accusa israele di politiche razziste, lancio di agenzia della Missionary International Service News Agency (www.misna.org),
25/11/2008 12.31
[50] (EN) Land Grab: Israel's Settlement Policy in the West Bank (http:/ / www. btselem. org/ English/ Publications/ Summaries/
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[51] (EN) Palestinians languish in Israeli jails (http:/ / news. bbc. co. uk/ 2/ hi/ middle_east/ 3130623. stm), articolo della BBC, del 8 augusto
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[52] Israele e Territori Palestinesi Occupati (http:/ / www. amnesty. it/ flex/ cm/ pages/ ServeBLOB. php/ L/ IT/ IDPagina/ 837#595ab6), nel
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[53] (EN) Israel admits torture (http:/ / news. bbc. co. uk/ 2/ hi/ middle_east/ 637293. stm), articolo della BBC, del 9 febbraio 2000
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Israele
[54] (EN) Legitimizing Torture: The Israeli High Court of Justice Rulings in the Bilbeisi, Hamdan and Mubarak Cases (http:/ / www. btselem.
org/ English/ Publications/ Summaries/ 199701_Legitimizing_Torture. asp), report del 1997 del The Israeli Information Center for Human
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[55] "Diritti umani: consiglio ONU accusa Israele di torture", lancio di agenzia della Missionary International Service News Agency
(www.misna.org), 10 dicembre 2008 12.32
[56] (EN) UN official slams Israel 'crimes' (http:/ / news. bbc. co. uk/ 2/ hi/ middle_east/ 7774988. stm), articolo della BBC online del 10
dicembre 2008
[57] (EN) UN rights advocates consider Israel, Colombia on anniversary eve (http:/ / www. google. com/ hostednews/ afp/ article/
ALeqM5hhGQc7lmGzIhg93isxMnmc98JdQg) agenzia dell'Agence France-Presse, del 9 dicembre 2008, ospitato da google
[58] Auguri da un muro : a Ramallah... (http:/ / www. osservatoriosullalegalita. org/ 08/ int/ 12/ 142palestina. htm), articolo di
osservatoriosullalegalita.org, del 21 dicembre 2008
[59] "Diplomatico ONU espulso per aver denunciato 'crimini contro l'umanità'", agenzia della Missionary International Service News Agency
(www.misna.org), 15 dicembre 2008 22.48
[60] M.O./ Onu attacca Israele per espulsione emissario diritti umani (http:/ / notizie. alice. it/ notizie/ esteri/ 2008/ 12_dicembre/ 16/
m_o_onu_attacca_israele_per_espulsione_emissario_diritti_umani,17253900. html), articolo di APCOM, del 16 dicembre 2008, riportato da
Virgilio Notizie
[61] (EN) Israel and the Occupied Territories: Torn Apart: Families split by discriminatory policies (http:/ / web. amnesty. org/ library/ index/
engmde150632004), report di Amnety International, del 13 luglio 2004
[62] Comunicato (http:/ / www. juragentium. unifi. it/ it/ surveys/ palestin/ doc14/ dugard. pdf) stampa dell'ONU sui diritti umani in Palestina
[63] Rapporto (http:/ / www. amnesty. org/ en/ library/ asset/ MDE15/ 033/ 2007/ en/ dom-MDE150332007en. pdf) di Amnesty International
sulle condizioni degli abitanti delle terre occupate in Palestina
[64] UN Fears over checkpoint births (http:/ / news. bbc. co. uk/ 2/ hi/ middle_east/ 4274400. stm), articolo della BBC, del 23 settembre 200
Palestina
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Le possibili cause del problema sono (a) un bug nel software che crea il file PDF (b) un errore nel markup
MediaWiki (c) una tabella troppo grande
Questa pagina è semiprotetta. Può essere modificata solo da utenti registrati.La regione del Mandato britannico vista
dal satellite, con indicati i confini nazionaliLa Palestina (lingua latinalatino: Syria Palestina; lingua ebraicaebraico
biblico: ‫תשלּפ‬, Pelesheth, o ‫םייתשלּפ ץרא‬, erezt Pelishtiyim, "terra dei Filistei"; lingua ebraicaebraico moderno:
‫הניתשלפ‬, Palestina, o ‫לארשי־ץרא‬, Eretz Yisrael; Lingua arabaarabo: ‫نيطسلف‬, Filasṭīn) è una regione storica del
Vicino Oriente compresa tra il Mar Mediterraneo ed il fiume Giordano. Attualmente il suo territorio è diviso tra lo
Stato di Israele, i territori palestinesi, ed in parte tra Giordania, Libano e Siria, ovvero l'area del Mandato britannico
della Palestina (1920-1948) ad ovest del fiume Giordano. Il termine Palestina è anche usato per riferirsi al proposte
per uno Stato di Palestinaproposto Stato Palestinese. All'interno del conflitto israelo-palestinese questa accezione
suscita violente polemiche.Said and Hitchens, 2001, p. 199.Il nome Palestina è la denominazione romana della
provincia che risale all'epoca dell'imperatore Publio Elio Traiano AdrianoAdriano, nel 135 d.C., quando il nome
ufficiale Syria Palaestina sostituì il precedente Iudaea includendo anche altre entità amministrative: Samaria,
Galiaelea, Philisaeta e Perea. Il cambio di denominazione del governatorato suggerisce la rottura politica fra l'impero
e le autorità locali presso gli Ebrei (o Giudei). Il nome Palestina era tuttavia un toponimo già noto, introdotto da
Erodoto e utilizzato dai Greci. Nei più antichi documenti il territorio è noto con nomi diversi. Antichi documenti
egiziani si riferiscono alla regione con il nome Traslitterazione della lingua egiziatraslitterato rṯnu (pronuncia
convenzionale retenu o recenu). Nella Bibbia la Palestina è indicata con diversi nomi e risulta una presenza
contemporanea di più stati sul suo territorio. Oltre ai termini Eretz Yisrael "Terra di Israele", Eretz Ha-Ivrim "Terra
degli ebrei", "Terra in cui scorre latte e miele", Terra promessa, tutto il territorio ad occidente del fiume Giordano in
40
Palestina
epoca antecedente era chiamato "Terra di Canaan", in quanto precedentemente abitato dai Canaaniti (o Cananei).
Nella mitologia biblica i cananei sono i discendenti di Canaan figlio di Cam (Bibbia)Cam. Secondo la Bibbia questa
popolazione sarebbe stata sopraffatta e sterminata dall'invasione degli Ebrei, popolo originario della Mesopotamia
meridionale (considerati discendenti di Abramo) cui Dio avrebbe promesso la terra di Canaan. Con l'arrivo del
popolo ebraico la 'Terra di Canaan' prese il nome di "Terra di Israele". La storia del territorio a questo punto coincide
con la storia del popolo d'Israele. A seguito vi fu una divisione del regno ebraico in due regni separati, quello
meridionale regno di Giuda, quello settentrionale regno di Israele o Samaria. La regione costiera in un'epoca
probabilmente intorno al 1000 a.C. era stata colonizzata anche da un popolo le cui origini non sono definitivamente
chiarite, forse indoeuorpeo, i Filistei o pheleset, che possedeva almeno cinque città: Gaza, Ashdod, Ekron, Gath, e
Ashkelon. Di questo popolo gli Egiziani antichi danno per primi notizia come P-r/l-s-t (convenzionalmente
Peleshet), uno dei Popoli del mare che invasero l'Egitto durante il regno di Ramses III ma su le cui origini vi è ancora
dibattito. "Filistea" (italianizzazione del termine biblico "Peleshet", ebraico ‫ תשלפ‬Pəléšeth, P(e) léshet) è il toponimo
da cui è derivato il latino "Palaestina", dunque "Palestina" è un nome ispirato al popolo dei Filistei. In epoca biblica i
Filistei si scontrarono con gli Israeliti per un lungo periodo, subirono sconfitte ma vinsero alcune battaglie ai tempi
del profeta Amos (profeta)Amos, vennero infine sottomessi da Davide (Bibbia)re David e forse definitivamente
sterminati, scomparvero definitivamente come nazione e non sono più citati dai tempi delle invasioni degli Assiri. La
terra di Israele in seguito venne sottoposta al dominio romano. Uno dei regni ebraici - il Regno di Israele - continuò
ad esistere come stato formalmente indpendente per almeno due secoli. I Romani intorno al 130 a.C. intervennero
proprio su richiesta di uno dei due regni da parte della tribù regnante dei Maccabei, lo stesso patriarca Giuda
Maccabeo ottenne la cittadinanza onoraria di Roma e un seggio nel Senato Romano. Con il tempo il regno
settentrionale divenne de facto uno stato vassallo e diversi territori della Palestina furono frazionati e passarono sotto
diretta amministrazione romana. La complessa organizzazione amministrativa della provincia riflette una certa
turbolenza politica, in gran parte dovuta a motivi religiosi di conflitto tra Ebrei e Romani. La popolazione di Israele
tentò di ribellarsi a più riprese al potere romano. La prima guerra giudaica iniziata nel 70 d.C. portò alla distruzione
del Tempio. Il famoso episodio della presa dell fortezza di Masada risale a questo conflitto. La seconda guerra
giudaica (132-134 d.C.) fu causata in parte anche dalla decisione di Adriano cambiare il nome della capitale in Aelia
Capitolina e di inquadrare completamente la provincia tra le istituzioni dell'Impero. la guerra terminò con la vittoria
dell'esercito romano, ma a costo di pesanti perdite. La guerra provocò la morte di un parte consistente della
popolazione ebraica del territorio. Adriano decise, nel 135 al termine del conflitto, per stornare il pericolo di future
rivolte, di emettere la disposizione drastica che proibiva agli Ebrei di risiedere dalla città sacra di Gerusalemme, il
centro religioso del Giudaismo, pur continuando a risiedere nel territorio circostante la capitale (le comunità ebraiche
che vivono lontane dalla Terra di Israele sono nota come Diaspora ed erano già molto consistenti in epoca romana).
Adriano cambiò anche il nome della provincia che da ‘Provincia Judaea’ divenne ‘Provincia Syria Palaestina’ (più
tardi abbreviato in ‘Palaestina’). Il nome Syria Palaestina era quello greco utilizzato da Erodoto per indicare il
territorio meridionale da distinguere della semplice Syria, che si limita alla parte settentrionale. Nell'utilizzare il
toponimo non ebraico, Adriano umiliava gli ebrei anche per il fatto di ribattezzare la loro terra con il nome di loro
antichi nemici, i Filistei appunto.Storia Lo status giuridico, politico e istituzionale della Palestina storica al giorno
d'oggi è tuttora controverso. È l'oggetto di uno dei più gravi conflitti della storia contemporanea, dando luogo ad uno
stato di ostilità internazionale, con una serie di confronti militari, tuttora aperto da circa sessant'anni. La Prima guerra
mondiale, la dichiarazione di Balfour e l'istituzione del Mandato Britannico La "Palestina" rimase sotto il dominio
dei turchi (Impero Ottomano) per 400 anni, fino a quando essi la persero alla fine della Prima guerra mondiale a
favore della Gran Bretagna. La spartizione dei possedimenti dell'Impero Ottomano nella regione tra Gran Bretagna e
Francia al termine della guerra, era stata già decisa nel 1916 con l'Accordo Sykes-Picot (inizialmente
segreto)(Lingua ingleseEN) Sykes-Picot agreement - Key maps. Zone di influenza frencese e britannica stabilite
dall'accordo Sykes-kes-PicotPer l'area della Palestina l'accordo prevedeva che: (Lingua ingleseEN) « That in the
brown area there shall be established an international administration, the form of which is to be decided upon after
consultation with Russia, and subsequently in consultation with the other allies, and the representatives of the sheriff
41
Palestina
of Mecca. » (Lingua italianaIT)« Che nella zona marrone [la Palestina] potrà essere istituita un'amministrazione
internazionale la cui forma dovrà essere decisa dopo essersi consultati con la Russia ed in seguito con gli altri alleati
ed i rappresentanti dello sceriffo della Mecca. »(Accordo Sykes-PicotTesto dell'accordo di Sykes-Picot disponibile
(in inglese) su en.wikisource)La Gran Bretagna espresse con Dichiarazione Balfour (1917)la dichiarazione di
Balfour del 1917 l'intenzione di creare in Palestina, un focolare ebraico ("national home") che potesse dare asilo non
soltanto ai pochi ebrei di Palestina che vi abitavano da secoli, ma anche agli ebrei dispersi nelle altre nazioni. La
questione fu comunque molto combattuta, da cui la scelta del termine ambiguo "national home" che non richiamava
direttamente alla costituzione di uno stato e l'esplicito riferimento ai "diritti civili e religiosi delle comunità non
ebraiche della Palestina" che non dovevano essere danneggiati. Nel censimento del 1922, a 5 anni dalla dichiarazione
e dall'inizio dell'ondata migratoria che ne era conseguita, la popolazione ebrea era di 83.790 unita su un totale di
752.048 persone, pari al 11,14% della popolazione totale, di poco superiore come dimensioni alla comunità cristiana
di 71.464 unità(Lingua ingleseEN) Report on Palestine administration 1922, riportato sul sito dell'ONU, ed inferiore
alla comunità di nomadi beduini di circa 103.331 persone (il cui stile di vita nomade e dedicato alla pastorizia causò
alcuni attriti con i coloni ebrei per l'uso dei terreni, soprattutto nella Valle del Giordanovalle del fiume
Giordano)(Lingua ingleseEN) Hope Simpson Royal Commission Report, October 1930, Chapter III . (Lingua
ingleseEN) « Dear Lionel Walter RothschildLord Rothschild, I have much pleasure in conveying to you, on behalf of
His Majesty's Government, the following declaration of sympathy with Jewish Zionist aspirations which has been
submitted to, and approved by, the Cabinet. "His Majesty's Government view with favour the establishment in
Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their best endeavours to facilitate the achievement of
this object, it being clearly understood that nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights
of existing non-Jewish communities in Palestine, or the rights and political status enjoyed by Jews in any other
country." I should be grateful if you would bring this declaration to the knowledge of the Zionist Federation. Yours
sincerely, Arthur James Balfour » (Lingua italianaIT)« Egregio Lord Rotschild, È mio piacere fornirle, in nome del
governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell'ebraismo sionista che sono state
presentate, e approvate, dal governo. "Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un
focolare nazionale per il popolo ebraico, e si adoprerà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo
chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della
Palestina, ne' i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni" Le sarò grato se vorrà portare questa
dichiarazione a conoscenza della federazione sionista. Con sinceri saluti Arthur James Balfour »(Dichiarazione
Balfour (1917))I britannici avevano tuttavia promesso nel 1915 la Palestina agli arabi (tramite accordi tra Sir Henry
McMahon, in nome del governatore britannico, e lo sharif di La MeccaMecca, Husayn ibn Ali) come paese
indipendente o come parte di Panarabismouna grande nazione araba, per l'aiuto prestato con la Rivolta Araba nella
lotta contro l'impero Turco-Ottomano e questo fece sì che il sostegno britannico alle richieste del movimento sionista
si scontrasse ben presto sia con i progetti degli altri stati arabi, sia con l'opposizione della maggioranza araba
palestinese alla formazione di uno stato non islamico in Palestina. Il territorio del mandato Britannico, diviso tra
Palestina e TransgiordaniaLa Società delle Nazioni affidò dunque alla Gran Bretagna un Mandato britannico della
PalestinaMandato per la Palestina, che fino a quel momento e per tutti i secoli precedenti aveva coinciso con il
territorio degli odierni Stati di Israele e Giordania. La Società delle Nazioni riconosceva gli impegni presi da
Balfour, pur rimarcando che questo non doveva essere effettuato a discapito dei diritti civili e religiosi della
popolazione non ebraica preesistente. Per permettere l'adempimento degli impegni presi la Società delle Nazioni
riteneva necessario istituire un'agenzia che coordinasse l'immigrazione ebraica e collaborasse con le autorità
britanniche per istituire norme atte a facilitare la creazione di questo focolare nazionale, come per esempio la
possibilità per gli immigrati ebrei di ottenere facilmente la cittadinanza palestinese; l'organizzazione Sionista veniva
ritenuta la più adatta per questo compito. Oltre a questo il Mandatario doveva predisporre il territorio allo sviluppo di
un futuro governo autonomo.(Lingua ingleseEN) The Palestine MandateCosì, nel 1922 l'Inghilterra, seguendo
quanto già deciso negli accordi di Sykes-Picot, concesse tutti i territori ad est del fiume Giordano (quasi il 73%
dell'intera area del Mandato) all'Emiro Abd Allah I. Questo divenne la Transgiordania, con una maggioranza di
42
Palestina
popolazione araba (nel 1920 circa il 90% della popolazione, stimata in un totale di circa 4.000.000 di abitanti(Lingua
ingleseEN) Transjordan 1920, dalla The Encyclopedia of World History, Houghton Mifflin Company, 2001), (e non
permettono a tutt'oggi La Legge Civile giordana N. 6 afferma esplicitamente: "Qualunque uomo sarà un suddito
giordano a condizione che non sia ebreo" - Jordanian Nationality Law, Official Gazette, No. 1171, Articolo 3(3)
della Legge No. 6, 1954, (February 16, 1954), p. 105.) a nessun ebreo di ottenere la cittadinanza giordana. La
Transgiordania sarebbe diventata, il 25 maggio del 1946, il Regno Hashemita di Giordania. Con il Libro
BiancoLibro Bianco del 1922 (Lingua ingleseEN) British White Paper of June 1922 gli inglesi rassicurarono la
popolazione araba sul fatto che la Jewish National Home in Palestine promessa nel 1917 non era da intendesi come
una nazione ebraica in Palestina, e che la commissione Sionista della Palestina non aveva nessun interesse ad
amministrare il territorio, rimarcando però al contempo l'importanza della comunità ebraica presente e la necessità di
una sua ulteriore espansione e del suo riconoscimento internazionale: (Lingua ingleseEN) (Lingua
italianaIT)« During the last two or three generations the Jews have recreated in Palestine a community, now
numbering 80,000, of whom about one fourth are farmers or workers upon the land. This community has its own
political organs; [...] Its business is conducted in Hebrew as a vernacular language, and a Hebrew Press serves its
needs. It has its distinctive intellectual life and displays considerable economic activity. This community, then, with
its town and country population, its political, religious, and social organizations, its own language, its own customs,
its own life, has in fact "national" characteristics. When it is asked what is meant by the development of the Jewish
National Home in Palestine, it may be answered that it is not the imposition of a Jewish nationality upon the
inhabitants of Palestine as a whole, but the further development of the existing Jewish community, with the
assistance of Jews in other parts of the world, in order that it may become a centre in which the Jewish people as a
whole may take, on grounds of religion and race, an interest and a pride. But in order that this community should
have the best prospect of free development and provide a full opportunity for the Jewish people to display its
capacities, it is essential that it should know that it is in Palestine as of right and not on the sufferance. That is the
reason why it is necessary that the existence of a Jewish National Home in Palestine should be internationally
guaranteed, and that it should be formally recognized to rest upon ancient historic connection. »« Durante le ultime
due o tre generazioni gli Ebrei hanno ricreato in Palestina una comunità, ora di 80.000 persone, di cui circa un quarto
sono agricoltori e lavoratori della terra. La comunità ha i suoi organi politici [...] I suoi affari sono effettuati usando
la lingua ebraica e la stampa ebraica soddisfa le sue necessità. [La comunità ] ha la sua vita intellettuale e mostra una
considerevole attività economica. La comunità quindi, con le sue cittadine e la sua popolazione rurale, con la sua
organizzazione politica, religiosa, sociale, la sua lingua e i suoi costumi, e la sua vita, ha di fatto caratteristiche
"nazionali". Quando viene chiesto cosa significa lo sviluppo di un focolaio nazionale ebraico in Palestina, la risposta
è che non si tratta dell'imposizione della nazionalità ebraica sugli abitanti palestinesi in toto, ma l'ulteriore sviluppo
della comunità ebraica esistente, con l'assistenza degli Ebrei del resto del mondo, in modo che questa possa diventare
un centro di cui il popolo ebraico intero possa avere, per motivi di religione e razza, un interesse ed un vanto. Ma,
per poter far sì che questa comunità abbia le migliori prospettive di libero sviluppo e possa offrire la piena possibilità
al popolo ebraico di mostrare le proprie capacità, è essenziale che sia riconosciuto che questo è in Palestina di diritto
e non con sofferenza. Questa è la ragione per cui è necessario che l'esistenza di un focolaio nazionale ebraico in
Palestina dovrebbe essere garantita internazionalmente, e riconosciuta la sua esistenza in base agli antichi legami
storici. »(British White Paper of June 1922)Gli anni del Mandato e la Seconda guerra mondiale I successivi 25 anni
(1922-1947), che videro un massiccio aumento della popolazione ebraica (passata dai poco più di 80.000 abitanti
agli inizi degli anni 20 ai circa 610.000 del 1947) tramite l'immigrazione prima legale e poi (dopo il 1939 e le
limitazioni imposte dal Libro Bianco (Palestina)Libro Bianco del 1939(Lingua ingleseEN) British White Paper of
1939) illegale, furono comunque caratterizzati da episodi di violenza e di reciproca intolleranza, che sfociarono in
diverse rivolte generalizzate nel Moti palestinesi del 19201920, Moti in Palestina del 1929nel 1929 e Grande Rivolta
Araba (1936-1939)nel triennio 1936-39. Il piano di spartizione suggerito dalla Commissione Peel nel 1937. Secondo
il rapporto della commissione c'erano 225.000 arabi nel territorio del possibile stato ebraico e 1.250 ebrei in quello
del possibile stato arabo.(Lingua ingleseEN) Report of the Palestine royal commission, il rapporto della
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Palestina
commissione Peel del 1937 sul sito dell'ONUAlcuni tentativi di suddivisione del mandato in due Stati distinti, a
seguito della proposta della Commissione Peel nel 1937 (che suggeriva anche di trasferire la popolazione in modo da
creare uno stato ebraico abitato solo da ebrei e uno stato arabo abitato solo da arabi, creando sistemi di irrigazione e
distribuzione idrica in quest'ultimo, che altrimenti non sarebbe stato in grado di reggere l'aumento di popolazione di
circa 225.000 arabi che sarebbe stato necessario trasferirvi), della Commissione Woodhead del 1938Questi i tre piani
di spartizione proposti dalla Commissione Woodhead A B C sul sito del Dartmouth College e della Conferenza di
St. James del 1939, fallirono perché respinti da ambo le parti. Nel 1939 i britannici, alla fine di 3 anni di guerra
civile, nell'impossibilità di creare due stati indipendenti e con continui attentati, sia da parte di gruppi terroristici
ebraici contro i suoi soldati e contro la popolazione civile, sia da parte araba contro i coloni ebrei, produssero il Libro
Bianco, con cui si metteva un freno all'immigrazione ebraica (un massimo di 75.000 coloni nei successivi 5 anni, a
patto che fosse possibile assorbirli nel tessuto sociale ed economico palestinese) secondo quanto già raccomandato
dal Rapporto Shaw del 1929 e dalla Commissione Hope Simpson del 1930; queste ultime avevano individuato nella
massiccia immigrazione ebraica, nelle politiche di assegnazione delle terre ai coloni e nella conseguente crescita
della disoccupazione tra la popolazione araba preesistente, uno dei principali motivi di instabilità sociale della
Palestina. Nel Libro Bianco veniva anche evidenziato che gli atti ostili dei gruppi armati arabi contro i coloni ebrei,
comunque da condannare, e in generale l'ostilità generale della popolazione araba verso quella ebraica, trovavano
spiegazione nel timore di ritrovarsi con il tempo ad essere etnia di minoranza in una nazione ebraica. Oltre a questo
la Gran Bretagna decise di porre fine al suo mandato nel 1949 e di istituire per quella data un unico stato multietnico
e dichiaravano conclusi gli impegni presi con la dichiarazione di Balfour, ritenendo che i circa 300.000 immigrati
ebraici (che avevano portato la popolazione ad essere quasi un terzo del totale) e le capacità mostrate da questi nello
sviluppo della loro comunità fosse comunque da considerarsi un vanto per il popolo ebraico. relativamente alle
aspirazioni nazionali dei coloni, il Libro Bianco richiamava il fatto che già nel precedente testo del 1922 si era
esplicitamente esclusa la possibilità di una "nazione ebraica" sul territorio della Palestina. D'altro canto esso definiva
altresì la promessa della creazione di nazione araba, che sarebbe derivata da comunicazione epistolari svoltesi nel
1915 tra Sir Henry McMahon (in nome del governatore britannico) e lo sceicco della Mecca, come frutto di un
fraintendimento tra le parti, soprattutto per quello che riguardava la zona in cui questa nazione sarebbe sorta, che
doveva escludere i territori ad ovest del Giordano: (Lingua ingleseEN) « For their part they can only adhere, for the
reasons given by their representatives in the Report, to the view that the whole of Palestine west of Jordan was
excluded from Sir Henry McMahon's pledge, and they therefore cannot agree that the McMahon correspondence
forms a just basis for the claim that Palestine should be converted into an Arab State » (Lingua italianaIT)« [Sua
Maestà] da parte sua può aderire, per le ragioni espresse dai suoi rappresentanti nel rapporto, al parere per cui l'intera
Palestina ad ovest del Giordano era esclusa dalla richiesta di Sir McMahon, e dunque [Sua Maestà] non può
concordare sul fatto che la corrispondenza di McMahon formi una giusta base per la dichiarazione che la Palestina
debba essere convertita in uno stato arabo »(The White Paper, Section 1 – The Constitution)Una lettera datata 24
ottobre 1915 è a proposito cruciale. In essa si diceva che: « I due distretti di Mersina e Alessandretta, e le parti della
Siria poste ad ovest dei distretti di Damasco, Homs, Hama e Aleppo, non si possono dire puramente arabi, e
andrebbero esclusi dai confini richiesti. Con le modifiche suddette, e senza pregiudizio dei nostri precedenti trattati
con capi arabi, accettiamo detti confini. »(Ettore Rossi (orientalista)E. Rossi, Documenti sull'origine e gli sviluppi
della Questione Araba (1875-1944), Roma, Istituto per l'Oriente Carlo Alfonso NallinoIstituto per l'Oriente, 1944, p.
27.)Nel documento appare chiaro che la Palestina è una regione ormai abitata da due popolazioni distinte. Parlando
della proposta di un unico stato palestinese, il testo afferma: (Lingua ingleseEN) « His Majesty's Government are
charged as the Mandatory authority "to secure the development of self governing institutions" in Palestine. Apart
from this specific obligation, they would regard it as contrary to the whole spirit of the Mandate system that the
population of Palestine should remain forever under Mandatory tutelage. It is proper that the people of the country
should as early as possible enjoy the rights of self-government which are exercised by the people of neighbouring
countries. His Majesty's Government are unable at present to foresee the exact constitutional forms which
government in Palestine will eventually take, but their objective is self government, and they desire to see
44
Palestina
established ultimately an independent Palestine State. It should be a State in which the two peoples in Palestine,
Arabs and Jews, share authority in government in such a way that the essential interests of each are shared. » (Lingua
italianaIT)« Sua Maestà, come autorità del Mandato, è incaricata di "assicurare lo sviluppo dei forme di governo
autonome" in Palestina. Oltre a questo obbligo specifico, [Sua Maestà] considera contrario allo spirito del
funzionamento del Mandato che la popolazione della Palestina rimanga per sempre sotto la tutela del Mandatario. È
corretto che la popolazione della nazione possa il più facilmente possibile godere del diritto all'auto-governo come è
esercitato dalla popolazione delle nazioni vicine. Il governo di Sua Maestà non è in grado di prevedere l'esatta forma
costituzionale che prenderà lo stato Palestinese, ma l'obiettivo è l'auto-governo e il desiderio di vedere nascere infine
uno stato Palestinese indipendente. Deve questo essere uno stato in cui i due popoli della Palestina, Arabi ed Ebrei,
condividano l'autorità di governo in un modo grazie al quel gli interessi essenziali di entrambi siano condivisi. »(The
White Paper, Section 1 – The Constitution)Con la seconda guerra mondiale la maggior parte dei gruppi ebraici si
schierarono con gli Alleati, mentre molti gruppi arabi guardarono con interesse l'Asse, nella speranza che una sua
vittoria servisse a liberarli dalla presenza britannica. La Germania cercò anche di finanziare e armare alcuni gruppi
palestinesi con lo scopo di colpire obiettivi ebraiciSi veda per es l'"Operazione Atlas" citata nei documenti
desecretati (References: KV 2/400–402) dell'MI15 dei Military Intelligenceservizi inglesi. La situazione di
temporanea alleanza contro l'Asse non diminuì però l'opposizione dei gruppi ebraici contro il Libro Bianco e contro
le limitazioni all'immigrazione che introduceva: David Ben-Gurion (futuro presidente dell'Agenzia Ebraica e futuro
Primo Ministro di Israele), relativamente alla collaborazione tra l'Haganah e i soldati britannici nelle operazioni
contro le forze naziste, dichiarò comunque che: (Lingua ingleseEN) « We shall fight the White Paper as if there were
no war, and the war as if there were no White Paper » (Lingua italianaIT)« Dobbiamo combattere il Libro Bianco
come se la guerra non ci fosse, e la guerra come se non ci fosse il Libro Bianco »(Dichiarazioni di David
Ben-Gurion(Lingua ingleseEN) Prophet with a Gun, articolo del Times su David Ben-Gurion)Il gruppo dell'Irgun,
molto più attivo dell'Haganah per quello che riguarda la lotta contro i britannici, dichiarò una tregua (che restò in
vigore dal 1940 al 1943) e arruolò molti dei suoi componenti nell'esercito inglese e nella Brigata Ebraica. A causa di
questa tregua l'ala più estremista del movemento si staccò, dando vita al gruppo Lohamei Herut Israel (o Lehi,
conosciuto anche come Banda Stern, dal nome di Avraham Stern, il suo fondatore), che negli anni seguenti
concentrò le proprie azioni contro bersagli britannici e che tra il 1940 e il 1941 tentò per due volte, senza successo, di
stringere accordi con le forze nazifasciste in chiave anti-britannica(Lingua ingleseEN) Biografia di Avraham Stern,
sulla jewishvirtuallibrary(Lingua ingleseEN) Studies in the History of Zionism, dal sito Jewish Zionist Education.Il
piano di spartizione dell'ONU Distribuzione degli insediamenti ebraici in Palestina nel 1947La spartizione del
territorio secondo la risoluzione dell'ONUDopo la Seconda guerra mondiale e i Olocaustotragici fatti che colpirono
la popolazione di origine o religione ebraica in molti paesi europei, le neonate Nazioni Unite si interrogarono sul
destino della regione, che nel frattempo era sempre più instabile. Il problema chiave che l'ONU si pose in quel
periodo fu se i rifugiati europei scampati alle persecuzioni naziste dovessero in qualche modo dover essere
ricollegati alla situazione in Palestina. Nella sua relazione (Lingua ingleseEN) United Nations Special Committee on
Palestine, Recommendations to the General Assembly, A/364, 3 September 1947 l'UNSCOP (United Nations
Special Committee on Palestine, la commissione dell'ONU sulla questione, formata da Canada, Cecoslovacchia,
Guatemala, Olanda, Peru, Svezia, Uruguay, India, Iran, Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, Australia) si
pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giungendo alla conclusione che era "manifestamente
impossibile", ma che era anche "indifendibile" accettare di appoggiare solo una delle due posizioni . Sette di queste
nazioni (Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Olanda, Perù, Svezia, Uruguay) votarono a favore di una soluzione
con due Stati divisi e Gerusalemme sotto controllo internazionale (sulla falsariga del piano di spartizione proposto
nel 1937 dalla Commissione Peel), tre (India, Iran, Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia) per un unico stato
federale (sulla falsariga di quanto previsto dal Libro Bianco), e una si astenne (Australia).L'UNSCOP raccomandò
anche che la Gran Bretagna cessasse il prima possibile il suo controllo sulla zona, sia per cercare di ridurre gli scontri
tra la popolazione di entrambe le etnie e le forze britanniche, sia per cercare di porre fine alle numerose azioni
terroristiche portate avanti dai gruppi ebraici, che avevano raggiunto il loro massimo pochi mesi prima proprio
45
Palestina
contro il personale britannico, con l'attentato dell'King David HotelHotel "King David" di Gerusalemme e i suoi 91
morti. Nel decidere su come spartire il territorio l'UNSCOP, partendo dai precedenti piani di spartizione britannici,
considerò, per evitare possibili rappresaglie da parte della popolazione araba nei confronti degli insediamenti ebraici
o delle minoranze ebraiche residenti nelle cittadine abitate da entrambe le etnie, la necessità di radunare sotto il
futuro stato ebraico tutte le zone dove i coloni erano presenti in numero significativo (seppur nella maggior parte dei
casi etnia di minoranza distribuzione della popolazione nella Palestina del 1946), a cui veniva aggiunta la quasi
totalità delle zone allora sotto la diretta gestione mandataria (per la maggior parte desertiche, come il deserto del
Negev), in previsione di una massiccia immigrazione dall'Europa (l'UNISCOP valutava in 250.000 gli ebrei europei
presenti in centri di accoglienza), per un totale del 56% del territorio assegnato al futuro stato ebraico. Gerusalemme,
anche in virtù della sua importanza per tutte e tre le Religioni del Libro e per l'elevata presenza di luoghi di culto,
sarebbe rimasta sotto controllo internazionale, mentre i territori circostanti, a maggioranza araba, che nella proposta
di spartizione del 1937 rimanevano sotto il controllo mandatario, furono assegnati allo stato arabo.Nella sua
relazione l'UNISCOP prendeva anche in considerazione la situazione economica dei futuri due stati ( United Nations
Special Committee on Palestine, Recommendations to the General Assembly, A/364, 3 September 1947 - PART I.
Plan of partition with economic union justification), consigliando di istituire una moneta comune e una rete di
infrattuture che si estendesse a tutta la Palestina indipendentemente dalle divisioni; oltre a questo si evidenziava che
agli ebrei sarebbe stata assegnata la parte più sviluppata economicamente e che comprendeva quasi del tutto le zone
di produzione degli agrumeagrumi, ma che in questa lavoravano molti produttori arabi e che con un sistema
economico comune ai due stati non era nell'interesse di quello ebraico far rimanere quello arabo in una condizione di
povertà e di precarietà economica. Sempre per la parte economica l'UNSCOP prevedeva il possibile arrivo di aiuti
internazionali per la costruzione di sistemi di irrigazione in entrambi gli stati.La situazione della popolazione,
secondo la visione proposta, diveniva quindi:: Territorio Popolazione araba % Arabi Popolazione ebraica % Ebrei
Popolazione Totale Stato Arabo 725.000 99% 10.000 1% 735.000 Stato Ebraico 407.000 45% 498.000 55% 905.000
Zona Internazionale 105.000 51% 100.000 49% 205.000 Totale 1.237.000 67% 608.000 33% 1.845.000 Fonte:
Report of UNSCOP - 1947 (oltre a questo era presente una popolazione Beduina di 90.000 persone nel territorio
ebraico). Voti favorevoli (verde), contrari (marrone), astenuti (verdolino) e assenti (rosso) alla risoluzione 181Il 30
novembre le Nazioni Unite decisero (con la Risoluzione 181(Lingua ingleseEN) Resolution 181 (II). Future
government of Palestine), con il voto favorevole di 33 nazioni, quello contrario di 13 (tra cui gli Stati arabi) e
l'astensione di 10 nazioni (tra cui la stessa Gran Bretagna, che rifiutò apertamente di seguire le raccomandazioni del
piano, ritenendo, in base alle sue precedenti esperienze, che si sarebbe rivelato inaccettabile sia per gli ebrei che per
gli arabi), la Piano di Partizione della Palestinaspartizione della Palestina in due Stati, uno arabo e uno ebraico, il
controllo dell'ONU su Gerusalemme e chiesero la fine del Mandato britannico della Palestinamandato britannico il
prima possibile e comunque non oltre il 1º agosto 1948. Le reazioni alla risoluzione dell'ONU furono diversificate: la
maggior parte dei gruppi ebraici, come l'Agenzia Ebraica, l'accettò, pur lamentando la non continuità territoriale tra
le varie aree assegnate allo stato ebraico. Gruppi più estremisti, come l'Irgun e la Banda Stern, la rifiutarono, essendo
contrari alla presenza di uno Stato arabo in quella che era considerata "la Grande Israele" e al controllo
internazionale di Gerusalemme. Tra i gruppi arabi la proposta fu rifiutata, ma con posizioni diversificate: alcuni
negavano totalmente la possibilità della creazione di uno stato ebraico, altri erano possibilisti, ma criticavano la
spartizione del territorio, sia perché i confini decisi per lo stato arabo, avrebbero, secondo loro, limitato i contatti con
le altre nazioni, e lo stesso non avrebbe avuto sbocchi sul Mar Rosso e sul Mar di Galilea (quest'ultimo la principale
risorsa idrica della zona), oltre al fatto che sarebbe stato assegnato loro solo un terzo della costa mediterranea; altri
ancora erano contrari per via del fatto che a quella che era una minoranza ebraica (circa un terzo della popolazione
totale della Palestina) e che possedeva nel 1947 meno del 10% del territorioErano 26.625.600 dunum (equivalenti
26.625,600 km², di cui 8.252.900 dunum coltivabili) i possedimenti del Mandato Britannico nel 1931 secondo Stein,
Kenneth W (The Land Question in Palestine, 1917–1939, University of North Carolina, 1984, ISBN 0-8078-1579-9,
pag 4). Secondo le statistiche del Palestine Lands Department, preparate per il Anglo-American Committee of
Inquiry, 1945, ISA, Box 3874/file 1, nel 1945 i coloni ebrei possedevano (sia privatamente sia collettivamente)
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Palestina
1.393.531 dunum (pari al 5,23% del territorio) saliti a 1.850.000 dunum (pari al 6,95% del territorio) nel 1947
secondo Arieh L. Avneri, The Claim of Dispossession: Jewish Land Settlement and the Arabs, 1878–1948,
Transaction Publishers, 1984, p. 224 (ma la cifra è difficile da stimare a causa di trasferimenti di terreni illegali o non
registrati e per la mancanza di dati sulle concessioni ottenute dall'amministrazione palestinese dopo il 31 marzo
1936). Mappa con la suddivisione della Palestina del 1945 per possesso delle terre, dal sito dell'ONU sarebbe stata
assegnata la maggioranza della Palestina. La nazioni arabe, contrarie alla suddivisione del territorio e alla creazione
di uno stato ebraico, fecero ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo la non competenza
dell'assemblea delle Nazioni Unite nel decidere la ripartizione di un territorio andando contro la volontà della
maggioranza (araba) dei suoi residenti, ma il ricorso fu respinto. Allo stato ebraico sarebbe toccato dunque circa il
55% di quel 27% della terra originariamente affidata al Mandato Britannico (originariamente comprendente anche il
territorio della Giordania, ceduta agli arabi nel 1922), con una popolazione mista (55% di origine ebrea e 45% di
origine araba), Gerusalemme sarebbe rimasta sotto il controllo internazionale, mentre il restante territorio (quasi del
tutto abitato dalla preesistente popolazione araba) sarebbe stato assegnato allo stato arabo. La prima guerra
arabo-israeliana La decisione delle Nazioni Unite fu seguita da un'ondata di violenze senza precedenti che precipitò
nel caos la Palestina nel 1948, sia da parte dei gruppi militari e paramilitari sionisti (Haganah, Palmach, Irgun e
Banda Stern, che avevano operato anche durante gli anni precedenti), sia da parte dei gruppi paramilitari arabi
incoraggiati dalla propaganda bellicosa di segno contrario di leader politico-religiosi quali il Mufti di Gerusalemme
Hajji Amin al-Husayni. Oltra a questa situazione interna vi erano continue scaramucce ai confini, provocate
dall'azione dalle forze militari delle vicine nazioni arabe, sia con i coloni che con i militari britannici. La Lega Araba
organizzò alcune milizie da introdurre in Palestina per attaccare obiettivi ebraici, a cui si aggiunsero gruppi di
volontari palestinesi arabi locali: il gruppo maggiore fu l'Esercito Arabo di Liberazione, comandato dal nazionalista
Fawzi al-QawuqjiFawzī al-Qawuqjī. In gennaio e febbraio, forze irregolari arabe attaccarono comunità ebraiche nel
nord della Palestina, ma senza conseguire sostanziali successi; in generale gli arabi concentrarono i loro sforzi nel
tagliare le vie di comunicazione fra le città ebraiche e il loro circondario in aree a popolazione mista: alla fine di
marzo tagliarono del tutto la vitale strada che univa Tel Aviv a Gerusalemme, dove viveva un sesto circa della
popolazione ebraica palestinese. Intanto i gruppi ebraici diedero il via al Piano Dalet (o Piano D), che ufficialmente
prevedeva solo la difesa dei confini del futuro stato israeliano e la neutralizzazione delle base dei possibili oppositori
(anche eventualmente con la distruzione degli insediamenti arabi di difficile controllo), fossero questi interni al
confine od oltre, ma che, secondo alcuni studiosi (principalmente filo-palestinesi, ma a partire dagli anni cinquanta e
sessanta anche alcuni storici israeliani Il Peccato originale d’Israele. L’espulsione dei Palestinesi rivisitata dai «nuovi
storici» israeliani, seminario di Dominique Vidal, del 8 marzo 2006, dal sito cartografareilpresente.org (titolo
originale "Le Péché originel d'Israël. L'expulsion des Palestiniens revisitée par les «nouveaux historiens»
israéliens")), fu tra le motivazioni che permisero ai gruppi più estremisti la realizzazione di veri e propri Massacro di
Deir Yassinmassacri senza essere fermati.(Lingua ingleseEN) Plan Dalet, il testo del piano(Lingua ingleseEN) Deir
Yassin: The Conflict as Mass Psychosis, articolo sul Massacro di Deir Yassin, con approfondimento su come questo
viene usato dalla propaganda filo-Israele e filo-PalestineseYoav Gelber, Palestine 1948, Appendix II - Propaganda as
History: What Happened at Deir Yassin?Fra il 30 novembre 1947 e il 1º febbraio 1948 furono uccisi 427 arabi, 381
ebrei e 46 britannici e furono feriti 1.035 arabi, 725 ebrei e 135 britannici e nel solo mese di marzo morirono 271
ebrei e 257 arabi.(Lingua ingleseEN) The 1948 War, dalla Jewish Virtual LibraryIl 14 maggio 1948,
contestualmente al ritiro degli ultimi soldati britannici alla vigilia della fine del mandato, il Consiglio Nazionale
Sionista, riunito a Tel Aviv, dichiarò costituito nella terra di Israele lo IsraeleStato Ebraico, col nome di Medinat
Israel(Lingua ingleseEN) Declaration of Israel's Independence 1948. Uno dei primi atti del governo israeliano fu
quello di abrogare le limitazioni all'immigrazione contenute nel Libro Bianco del 1939. Gli arabi palestinesi (che in
generale si erano opposti alla soluzione con due stati proposta dalla Risoluzione ONU 181) non proclamarono il
proprio stato e gli stati arabi iniziarono apertamente Guerra arabo-israeliana del 1948le ostilità contro Israele.In un
cablogramma ufficiale cablogramma del Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi al suo omologo dell'ONU
del 15 maggio 1948, gli Stati arabi pubblicamente proclamarono il loro intento di creare uno "Stato unitario di
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Palestina
Palestina" al posto dei due Stati, uno ebraico e l'altro arabo, previsti dal piano dell'ONU. Essi reclamarono che
quest'ultimo non era valido perché ad esso si opponeva la maggioranza degli arabi palestinesi, e confermarono che
l'assenza di un'autorità legale rendeva necessario intervenire per proteggere le vite e le proprietà arabe. 'The Origins
and Evolution of the Palestine Problem: 1917–1988. Part II, 1947–1977.Israele, gli USA e l'URSS definirono
l'ingresso degli Stati arabi in Palestina un'aggressione illegittima, il Segretario Generale dell'ONU, Trygve Lie, lo
descrisse come "la prima aggressione armata che il mondo abbia mai visto dalla fine della seconda guerra mondiale".
La Cina sostenne con decisione le rivendicazioni arabe. Entrambe le parti accrebbero la loro forza umana nei mesi
seguenti, ma il vantaggio d'Israele crebbe continuamente come risultato della mobilitazione progressiva della società
israeliana, incrementata dall'afflusso di circa 10.300 immigranti ogni mese (alcuni dei quali veterani della recente
Guerra Mondiale e quindi già addestrati all'uso delle armi ed integrabili da subito nell'esercito del neonato stato). Il
26 maggio 1948, le Forze di Difesa Israeliane (FDI) furono ufficialmente istituite e i gruppi armati dell'Haganah, il
Palmach ed Etzel furono ufficialmente assorbiti dall'esercito del nuovo Stato ebraico.L'ONU proclamò una tregua il
29 maggio ed essa entrò in vigore l'11 giugno con una durata di 28 giorni dopo. Un embargo di armi fu dichiarato
con l'intenzione che nessuna delle parti potesse trarre vantaggi dalla tregua. Il mediatore delle Nazioni Unite, lo
Sveziasvedese Folke Bernadotte, presentò un nuovo Piano di partizione che avrebbe assegnato la Galilea (la regione
più settentrionale della Palestina) agli ebrei e il Negev (la regione più meridionale della Palestina) agli arabi, ma
entrambe le parti contendenti respinsero il Piano. Confronto tra i confini decisi dalla partizione ONU del 1947 e
l'armistizio del 1949I 18 luglio, grazie agli sforzi diplomatici condotti dall'ONU, entrò in vigore la seconda tregua
del conflitto e il 16 settembre Folke Bernadotte propose una nuova partizione per la Palestina in base alla quale la
Transgiordania avrebbe annesso le aree arabe, incluso il Negev, al-Ramla e Lydda. Vi sarebbe stato uno Stato
ebraico nell'intera Galilea, l'internazionalizzazione di Gerusalemme e il ritorno alle proprie terre dei Rifugiati
palestinesirifugiati, o il loro indennizzo. Anche questo piano fu respinto da entrambe le parti. Il giorno dopo, 17
settembre, Bernadotte fu assassinato dal gruppo ebraico della Banda Stern (Lehi) e venne sostituiro dal suo vice, lo
statunitense Ralph Bunche. Nel 1949, Israele firmò Accordi di armistizio del 1949armistizi separati con l'Egitto il 24
febbraio, col Libano il 23 marzo, con la Transgiordania il 3 aprile e con la Siria il 20 luglio. Israele fu in grado in
generale di tracciare i suoi propri confini, che comprendevano il 78% della Palestina mandataria, circa il 50% in più
di quanto le concedeva il Piano di partizione dell'ONU. Tali linee di cessate-il-fuoco divennero più tardi come la
"Green Line" (Linea Verde). La Striscia di Gaza e la Cisgiordania furono occupate rispettivamente da Egitto e
Transgiordania.Le Nazioni Unite stimarono che 711.000 palestinesi, metà della popolazione araba della Palestina
dell'epoca, fuggirono, emigrarono o furono allontanati con la forza durante il conflitto e nelle violenze dei mesi
precedenti. Rapporto Generale e Rapporto Supplementare della Commissione di Conciliazione dell'ONU per la
Palestina, sul periodo 11 dicembre 1949 - 23 ottobre 1950, pubblicato dalla Commissione di Conciliazione
dell'ONU, 23 ottobre 1950. (U.N. General Assembly Official Records, 5th Session, Supplement No. 18, Document
A/1367/Rev. 1) Alcuni hanno rivelato che numerosi palestinesi seguitarono a credere che gli eserciti arabi avrebbero
prevalso ed affermarono pertanto di voler tornare nelle loro terre d'origine, una volta vinta la guerra con il neonato
stato israeliano.(Lingua ingleseEN) "The Arab Refugees", The New York Post. 30 novembre 1948. Reproduction.I
10.000 ebrei che risiedevano nella zona della Palestina assegnata al territorio arabo furono costretti ad abbandonare i
loro insediamenti (alcuni esistenti da ben prima della Dichiarazione di Balfur) e circa 758.000 - 866.000 ebrei che
vivevano nei Paesi e nei territori arabi lasciarono o furono indotti a lasciare i loro luoghi natali, a causa dell'insorgere
di sentimenti anti-ebraici.(Lingua ingleseEN) The Encyclopedia of World History, Sixth edition Peter N. Stearns,
general editor. Hughton Mifflin Company, 2001.; 600.000 di loro emigrarono in Israele, con altri 300.000 che
cercarono rifugio in vari paesi occidentali, innanzi tutto la Francia. Nel dicembre 1948 l'Assemblea Generale
dell'ONU approvò (con voto contrario o astensione di molti paesi mussulmani Yearbook of theUnited Nations
1948-49 III. Political and Security Questions A. THE PALESTINE QUESTION) la Risoluzione 194 (Lingua
ingleseEN) 194 (III). Palestine -- Progress Report of the United Nations Mediator Risoluzione 194 dell'ONU,
A/RES/194 (III) 11 dicembre 1948 che (tra le altre cose), riguardo ai profughi sia palestinesi che ebrei della
Palestina, dichiarava che doveva essere consentito il ritorno alle loro case ai profughi che volessero tornare in pace e
48
Palestina
che dovevano essere risarciti per la perdita della proprietà quelli che avessero scelto altrimenti: (Lingua ingleseEN)
« Resolves that the refugees wishing to return to their homes and live at peace with their neighbours should be
permitted to do so at the earliest practicable date, and that compensation should be paid for the property of those
choosing not to return and for loss of or damage to property which, under principles of international law or in equity,
should be made good by the Governments or authorities responsible » (Lingua italianaIT)« Dichiara che i rifugiati
che hanno volontà di tornare alle loro case e vivere in pace con i loro vicini dovrebbero essere possibilitati a farlo il
prima possibile, e che deve essere pagata una compansazioni per coloro che decideranno di non tornare, per
rimborsarli della perdita delle proprietà o per i danni alle stesse di cui, secondo i principi della legge internazionale o
secondo equità, devono essere indennizzati dal governo o dalle autorità responsabili »(Risoluzione 194 dell'ONU,
A/RES/194 (III) 11 dicembre 1948)Dopo la vittoria, Israele approvò una legge che permetteva ai rifugiati palestinesi
di ristabilirsi in Israele a condizione di firmare una dichiarazione di rinuncia alla violenza, giurare fedeltà allo stato
di Israele e diventare pacifici e produttivi cittadini. Tuttavia successivamente l'interpretazione della risoluzione che
voleva il ritorno di tutti i rifugiati e il loro rimborso venne negata da Israele e dai sostenitori della presenza dello
stato ebraico, specificando che la risoluzione usava "should" (una forma del verbo "dovere" meno rigida rispetto a
"must") e che, visto lo stato di guerra permanente, la "earliest practicable date" ("prima data possibile") in cui i
rifugiati palestinesi possano voler tornare in patria per vivere in pace con i loro vicini non era ancora giunta. La
risoluzione e il diritto di ritorno dei profughi fu però confermato più volte dall'ONU in diverse raccomandazioni e
risoluzioni successive.La guerra dei sei giorni La guerra dei sei giorni ebbe inizio il 6 giugno 1967 e si annovera
nella storia del conflitto arabo-israeliano come il terzo scontro militare. Fu combattuta da Israele contro Egitto, Siria,
e Giordania. L'Iraq, l'Arabia Saudita, il Kuwait e l'Algeria appoggiarono con truppe ed armi la fazione dei paesi
arabi. Il conflitto si risolse in pochi giorni a favore di Israele che occupò i territori palestinesi; l'esito della guerra
influenza ancora oggi la situazione geopolitica del vicino oriente. Storia recente Mappa della Palestina, con la
suddivisione del territorio, aggiornata alla situazione del 2004 (secondo fonti ONU) L'Autorità Nazionale
Palestinese, la cui presidenza è stata tenuta fino alla sua morte da Yasser Arafat, si è sempre dichiarata favorevole
alla nascita di uno Stato Palestinese arabo indipendente a fianco dello IsraeleStato di Israele, ma tali dichiarazioni
sono sempre state smentite, sia pubblicamente di fronte al mondo arabo, che nella continuazione delle ostilità contro
Israele. Come più volte ripetuto nei documenti ufficiali dell'ex OLP, di Fatah e di altre organizzazioni arabe
palestinesi, o nei discorsi pubblici di vari esponenti del mondo politico e religioso arabo, l'intento dichiarato degli
arabi sembrerebbe l'annientamento totale dello Stato di Israele, piuttosto che la divisione della Palestina fra i due
popoli. Un tale "Stato palestinese", secondo l'attuale politica araba, dovrebbe accogliere i numerosissimi Esodo
palestinese del 1948profughi palestinesi causati dai vari conflitti arabo-israeliani (specialmente del 1948) e i loro
discendenti, che i vari Stati arabi sconfitti hanno sempre rifiutato o avuto difficoltà di assorbire nel proprio territorio
(con la sola eccezione della Giordania). Gli arabi ritengono i profughi vittime di una pulizia etnica perpetrata da
Israele che avrebbe cacciato i legittimi proprietari dalle loro terre. Gli ebrei ritengono i governi arabi i soli veri
responsabili della creazione del problema dei profughi. Su quest'ultimo punto nuovi materiali documentari, forniti
dall'apertura degli archivi israeliani relativa agli Anni 1940anni quaranta, ha dato modo a una nutrita serie di Nuova
storiografia israelianaNuovi Storici israeliani e palestinesi di riaprire efficacemente il discorso, mostrando la
sensibile divaricazione esistente fra le dichiarazioni ufficiali finora fatte in merito dalle autorità civili e militari
israeliane e la dimensione reale del fenomeno e le sue cause. I confini che dovrebbe avere questo Stato nascituro non
sono ben definiti: l'opinione araba è che Israele dovrebbe tornare all'interno dei suoi confini precedenti la Guerra dei
sei giorni del 1967, cioè cedere agli arabi le regioni di Giudea e Samaria, o Cisgiordania (o West Bank) in cambio di
un suo riconoscimento che ne garantisca la sicurezza (la cosiddetta Linea Verde). Mentre gli arabi richiedono questa
cessione in quanto quelle terre sarebbero legittimamente loro e 'occupate' dall'esercito israeliano, gli israeliani a loro
volta sostengono che quel territorio era già stato loro offerto nel 1947, ma da loro rifiutato e perso definitivamente
con le sconfitte belliche del 1948 e del 1967.In assenza di un trattato di pace tra i belligeranti, le leggi internazionali
permettono l'annessione della terra di un aggressore dopo un conflitto – esattamente come la terra in questione era
stata persa dai turchi ai tempi della Prima guerra mondiale, a favore degli Alleati. Israele offrì la restituzione delle
49
Palestina
terre acquisite mentre difendeva la sua sopravvivenza dall'aggressione araba in cambio di una pace formale.
Un'offerta ribadita in occasione dell'Armistizio di Rodi e della Conferenza di Losanna del 1949. Al tempo leader
arabi rifiutarono le terre (e quindi la creazione di uno stato palestinese arabo) pur di mantenere lo stato di guerra allo
scopo di distruggere lo stato ebraico e riprendere il controllo di quelle terre. Assai distanti sono i punti di vista
riguardanti Gerusalemme Est. Il 14 agosto 2005, nonostante la risoluzione ONU 242 non lo prevedesse, il governo
israeliano ha disposto e completato l'evacuazione della popolazione israeliana (militare e civile) dalla Striscia di
Gaza e lo smantellamento delle colonie che vi erano state costruite, nella speranza di un progresso di pace. Tuttavia,
dallo stesso agosto sono cominciati ininterrotti lanci di razzi di tipo Kassām da Striscia di GazaGhaza verso
l'insediamento israeliano di Sderot e altre località, che proseguono in modo intermittente fino ad oggi.Gli arabi
palestinesi considerano come loro capitale al-Quds (lett. "la Santa"). L'attribuzione di questa città a Gerusalemme è
controversa, anche fra gli studiosi dell'Islam, poiché Gerusalemme non viene mai menzionata in tutto il Corano,
anche se fin dal secondo decennio del Egiracalendario islamico, il racconto Coranocoranico narrante l'Isrà e
Mi'rajisrāʾ e il miʿrāj di Maometto viene creduto come avvenuto fra La MeccaMecca e Gerusalemme. La perdurante
situazione di precarietà e di conflitto con lo Stato d'Israele, unitamente alla sostanziale assenza di un vero e proprio
Stato palestinese, ha fatto della città di RamallahRāmallāh la capitale virtuale, o tacitamente provvisoria,
dell'amministrazione palestinese.Demografia La stima della popolazione palestinese del passato si basa
principalmente su due metodologie: Censimentocensimenti e testimonianze scritte del tempo oppure statisticastudi
statistici basati sulla presenza e densità di insediamenti di una determinata zona ed epoca storica. Le prime
popolazioni Joseph Jacobs (che era stato presidente della Jewish Historical Society of England) nella Jewish
Encyclopedia (redatta nel 1901-1906) Statistics sostiene che il Pentateuco contiene una serie di affermazioni relative
al numero di ebrei che lasciarono l'Egitto e che i discendenti dei 70 figli e nipoti di Giacobbe, inclusi i Leviti, fossero
611.730 uomini sopra i 20 anni (abili alle armi). Tale cifra porterebbe il totale della popolazione a circa 3.154.000
abitanti. Il censimento effettuato da Davide (Bibbia)Re Davide (circa metà del X secolo a.C.) avrebbe registrato
1.300.000 uomini sopra i 20 anni, che porterebbe a 5.000.000 di abitanti la popolazione stimata. Il numero di esiliati
che tornò da Babilonia sarebbero stati 42.360. Publio Cornelio Tacito (55 d.C. – 117 d.C.) dichiara Gerusalemme,
nel periodo della sua sconfitta, avrebbe avuto una popolazione di 600.000 abitanti. Flavio Giuseppe (37 d.C. circa –
100 d.C. circa) dichiara che questi erano 1.100.000. Secondo l'archeologo israeliano Magen Broshi ritiene che la
popolazione palestinese nel periodo antico non abbia superato il milione di abitanti e che questa cifra sia simile a
quella della popolazione all'inizio del Impero bizantino nel VI secolo,Magen Broshi, The Population of Western
Palestine in the Roman-Byzantine Period, Bulletin of the American Schools of Oriental Research, No. 236, p.7,
1979. Studi effettuati da parte di Yigal Shiloh dell'Università Ebraica, partendo dagli studi di Broshi (ritenuti
corretti), ipotizzano che durante l'età del ferro la popolazione fosse inferiore a quella dell'epoca romana e
bizantina.Yigal Shiloh, "The Population of Iron Age Palestine in the Light of a Sample Analysis of Urban Plans,
Areas, and Population Density", in: Bulletin of the American Schools of Oriental Research, No. 239, 1980, p. 33.Lo
scrittore israeliano Shmuel Katz, nel suo libro Battleground: Fact and Fantasy in Palestine (Shapolsky Pub, 1973) in cui sostiene apertamente la tesi sionista relativa al fatto che non sarebbe mai esistita una popolazione araba
sufficiente per nutrire aspirazioni nazionali, mentre gli ebrei avrebbero, seppur in minoranza, costantemente abitato il
territorio) - ritiene che al momento della distruzione del tempio di Gerusalemme la popolazione fosse compresa tra i
5 e i 7 milioni di abitanti (a seconda delle stime) e che, 6 decenni dopo, nel 132, secondo quando affermato da Cassio
Dione Cocceiano, sarebbe stata stimabile in almeno 3 milioni di abitanti.La seguente tabella mostra le stime relative
alla popolazione palestinese nel I secolo (in base ai calcoli di Byatt, 1973). Autorità Ebrei Popolazione totale1
Condor, C. R.Hastings Bible Dictionary, Vol. 3, p. 646. - 6 milioni Juster, J.Les Juifs dans l'empire romain (1914), 1,
209f. 5 milioni >5 milioni Mazar, BenjaminRiprendendo W. C. Lowdermilk, Palestine, Land of Promise,(1944), p.
47. - >4 milioni Klausner, JosephFrom Jesus to Paul (1944), p. 33. 3 milioni 3,5 milioni Grant, MichaelHerod the
Great (1971), p. 165. 3 milioni non fornita Baron, Salo WA Social and Religious History of the Jews, 2nd ed. (1952),
Vol. 1, pp. 168, 370-2. 2 - 2,5 milioni 2,5 - 3 milioni Socin, AEncyc. Biblica colonna 3550. - 2,5 - 3 milioni
Lowdermilk, W CReferred to by W C Lowdermilk, Palestine, Land of Promise (1944), p. 47. - 3 milioni Avi-Yonah,
50
Palestina
MThe Holy Land (1966), pp. 220-221. - 2,8 milioni Glueck, N.Lettera del 16 dicembre 1941 riportata da
Lowdermilk, ibid., p. 47. - 2,5 milioni Beloch, K. J.Die Bevolkerung der griechischromischen Welt (1886), pp.
242-9. 2 milioni non fornita Grant, F. C.Economic Background of the Gospels (1926), p. 83. - 1,5 - 2,5 milioni
Byatt, AByatt, 1973. - 2,265 milioni Daniel-Rops, H.Daily Life in Palestine at the Time of Christ (1962), p. 43. 1,5
milioni 2 milioni Derwacter, F. M.Preparing the Way for Paul (1930), p. 115. 1 milione 1,5 milioni Pfeiffer, R.
H.History of New Testament Times (1949), p. 189. 1 milione non fornita Harnack, A.Mission und Ausbreitung des
Christentums (1915), 1, p. 10. 500.000 non fornita Jeremias, J.Jerusalem in the Time of Jesus (1969), p. 205.
500.000 - 600.000 non fornita McCown, C. C."The Density of Population in Ancient Palestine", Journal of Biblical
Literature, Vol 66 (1947), pp. 425-36. <500.000 <1 milione 1. Non v'è accordo circa la popolazione della Palestina
nel I secolo della nostra era; le stime oscillano fra 1 e 6 milioni di abitanti.Demografia durante l'Impero Ottomano e
il periodo del Mandato britannico La questione dell'immigrazione araba La presenza o meno di immigrazione
proveniente dai paesi arabi durante il periodo del Mandato britannico e dopo l'inizio dell'insediamento dei coloni
ebraici è incerta ed è fonte di dibattito tra gli storici. La presenza o meno di questa immigrazione, oltre alla sua
eventuale entità e durata, spesso sono impiegate per fini propagandistici. Dal punto di vista della propaganda
filo-israeliana la presenza di un'immigrazione di abitanti di origine araba dimostrerebbe che anche la popolazione
locale e quella dei paesi confinanti (divenuti apertamente nemici dopo il 1948) hanno beneficiato dei miglioramenti
economici portati dai coloni. Oltre a questo una forte immigrazione di origine araba proveniente dall'esterno della
Palestina, potrebbe dimostrare che la popolazione palestinese araba preesistente (o i discendenti diretti di questa) era
minore rispetto alle stime e ai censimenti effettuati negli anni e quindi erano meno gli abitanti che potevano vantare
un diritto a considerare come "terra d'origine" i territori assegnati ai coloni prima e ad Israele poi, così come
sarebbero di meno coloro ai quali si potrebbe applicare il diritto di ritorno(Lingua ingleseEN) Economic, social and
cultural rights, documento redatto dall'ONG Europe-Third World Centre e trasmesso al Segretario Generale
dell'ONU il 28 luglio 2003. Relativamente a quest'ultimo punto parte del movimento sionista (soprattutto il sionismo
cristiano), per giustificare l'esistenza di un stato ebraico, dalla seconda metà del XIX secolo ai primi decenni XX
secolo, spesso si rifaceva allo slogan "Land Without People for a People Without Land" ("Una terra senza popolo,
per un popolo senza terra"), frase coniata da Lord Anthony Ashley Cooper, interpretato però non nell'accezione
originale (secondo cui la Palestina, sotto il dominio ottomano, non aveva nessun popolo che mostrasse aspirazioni
nazionali), ma come la negazione della presenza di una significativa popolazione preesistente all'arrivo dei primi
coloni.(Lingua ingleseEN) Interrupting a History of ToleranceGarfinkle, Adam M. (ottobre 1991). "On the Origin,
Meaning, Use and Abuse of a Phrase.", Middle Eastern Studies 27 (4.); ancora oggi diverse fonti filo-israeliane
sostengono la tesi per cui la Palestina sarebbe stata una zona quasi del tutto non abitata all'arrivo dei coloni ebrei Si
veda per es Israele: 21 domande, 21 risposte su informazionecorretta.comÈ da notare che spesso le fonti che
sostengono questa tesi, nel citare la Dichiarazione Balfour (1917)Dichiarazione di Balfour, riportano solo la prima
parte, relativa al focolare nazionale promesso agli ebrei ("His Majesty's Government view with favour the
establishment in Palestine of a national home for the Jewish people"), ma omettono la seconda, relativa al fatto che
dovevano essere tutelati i diritti civili e religiosi della popolazione preesistente ("it being clearly understood that
nothing shall be done which may prejudice the civil and religious rights of existing non-Jewish communities in
Palestine"), che ovviamente dimostra l'esistenza di quest'ultima.Dal punto di vista della propaganda filo-palestinese
la presenza di un'immigrazione ridotta, quando non direttamente di un'emigrazione, dimostrerebbe che l'arrivo dei
coloni ebrei, soprattutto dopo la Dichiarazione di Balfour, non avrebbe giovato alla popolazione araba preesistente,
né a quella delle regioni confinanti, ed anzi sarebbe la causa dell'aumento di povertà e disoccupazione riscontrato
dalle varie commissioni britanniche. Le stesse commissioni, a partire dall'inizio degli anni 1930anni trenta,
suggerirono di introdurre norme per limitare l'immigrazione ebraica, poi attuate con il White Paper del 1939.Per
quello che riguarda l'immigrazione legale, secondo i dati ufficiali, tra il 1920 e il 1945, immigrarono in zona 367.845
ebrei e 33.304 non-ebrei.A Survey of Palestine: Prepared in December, 1945 and January, 1946 for the Information
of the Anglo-American Committee of Inquiry, volume 1, pag. 185 Sia il rapporto della commissione Hope Simpson
del 1930 , sia quello della commissione Peel del 1937 , confermano un aumento del benessere e della popolazione
51
Palestina
araba come conseguenza dell'immigrazione, ma entrambi riportano anche problematiche e gli attriti dovuti allo
squilibro nelle condizioni economiche, educative e sanitarie tra le aree a maggioranza araba e quelle soggette
all'immigrazione ebraica e al suo conseguente apporto di capitali ovviamente destinati ai soli coloni. Entrambe le
commissioni poi citano le problematiche relative all'assegnazione e all'acquisto delle terre da parte dei coloni e
dell'Agenzia Ebraica, che se da un lato permettevano lo sfruttamento intensivo di terreni precedentemente incolti,
dall'altro avevano causato un aumento della disoccupazione tra la popolazione preesistente, anche per via delle
politiche di gestione di molte colonie decise dal movimento sionista (lavoro e assegnazione dei terreni acquisiti
esclusivamente ad ebrei). La commissione Peel cita anche le richieste di circa 40.000 arabi che avevano dovuto
lasciare la Palestina a causa della Prima guerra mondiale e non avevano quindi potuto acquisire la cittadinanza
palestinese, consigliando che questa venga concessa a coloro che erano in grado di dimostrare collegamenti con la
Palestina e l'intenzione certa di ritornare a risiedere nel suo territorio. Lo storico Stati Uniti d'Americastatunitense
Howard Sachar, esperto di questioni ebraiche, ha stimato che il numero di arabi immigrati in Palestina tra il 1922 e il
1946 sia circa 100.000.Sachar, Howard M., A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our Time, 2nd ed.,
revised and updated, New York: Alfred A. Knopf., 2006, ISBN 0-679-76563-8, p. 167. La stima è stata effettuata
basandosi sulle opportunità economiche prodotte dalla colonie ebraiche e dalle maggiori spese (ridistribuite anche
nei territori a maggioranza araba) che il governo mandatario poteva permettersi grazie ad un aumento delle entrate
tributarie, oltre al fatto che anche all'interno del paese vi era stato un movimento migratorio delle popolazione arabe
verso le zone in cui vi era una più elevata presenza di coloni ebrei, per lo meno prima dello scoppio della guerra
civile del 1936. Secondo Sachar l'aumento della partecipazione araba nel campo industriale, valutabile in un aumento
del 25%, era da ricondursi alla richiesta di produzione dovuto all'immigrazione ebraica. Secondo lo storico
britannico, e biografo ufficiale di Winston Churchill, Martin Gilbert, sarebbero circa 50.000 gli arabi immigrati in
Palestina dalle nazioni vicine tra il 1919 e il 1939, attratti dalle opportunità di lavoro create dalla presenza degli
ebrei.# Gilbert, Martin, The Routledge Atlas of the Arab-Israeli Conflict, Routledge, 2005, ISBN 0-415-35900-7 p.
16.Secondo l'economista americano Fred M. Gottheil si potrebbe ipotizzare che sia avvenuta un'immigrazione
significativa durante gli anni 1920anni venti, in base al fatto che l'immigrazione si verifica verso zone più benestanti
e ricche di occasioni di lavoro (come erano divenute alcune di quelle soggette alla forte importazione di capitali che
accompagnavano i coloni ebrei), e rimarca come questo tipo di spostamento di popolazione sia avvenuto anche
all'interno della stessa Palestina. Secondo Gottheil gli studiosi che ritengono minima l'immigrazione araba
sottostimano quella illegale e non tengono conto delle carenze e degli errori nei censimenti effettuati dall'Impero
Ottomano prima e dal Mandato britannico poi.(Lingua ingleseEN) The Smoking Gun: Arab Immigration into
Palestine, 1922-1931, articolo di Fred M. Gottheil, Middle East Quarterly, 2003Secondo Justin McCarthy
(storico)Justin McCarthy, che nel 1990 ha pubblicato uno studio a proposito ("The Population of Palestine"),
l'immigrazione araba è sempre stata molto ridotta, fin dal periodo in cui la Palestina era sotto il controllo dell'Impero
Ottomano: in base alle sue valutazioni dal 1870 non si è registrata nessuna immigrazione significativa, in quanto
questa sarebbe risultata dai registri anagrafici e dai censimenti, mostrando un aumento non giustificato
dell'incremento di popolazione araba, che invece non è avvenuto. McCarthy nel suo studio cita anche gli studi di
Roberto Bachi (membro dell'Israel Academy of Sciences and Humanities e primo presidente dell'Israeli Statistical
Association) secondo il quale vi sarebbe stata un'immigrazione araba non registrata di circa 900 persone all'anno per
un totale di 13.500 nel periodo compreso tra il 1931 e il 1945Justin McCarthy, The Population of Palestine,
Columbia University Press, 1990, pag 33. Secondo lo studioso la popolazione araba presente al tempo del piano di
spartizione del 1947 sarebbe stata composta quasi totalmente dai discendenti della popolazione precedente all'inizio
dell'immigrazione ebraica. McCarthy ritiene anche che l'incremento di popolazione araba in alcune zone della
Palestina e le migrazioni interne non siano conseguenze dell'arrivo dei coloni ebraici in uelle zone, ma rientrino in un
fenomeno più vasto di movimento di popolazione avuto in tutta l'area mediterranea grazie allo svilupparsi delle
infrastrutture e al boom mercantile ed industriale di quegli anni; a questo proposito cita il caso della provincia di
Jerusalem Sanjak, che al maggior indice di incremento della popolazione ebraica (3,5% annuo) della Palestina, fa
registrare il più basso indice di incremento della popolazione musulmana (0,9% annuo).Justin McCarthy, The
52
Palestina
Population of Palestine, Columbia University Press, 1990, p. 16Lo storico Gad G. Gilbar ha sostenuto che l'aumento
di prosperità della Palestina nel cinquantennio precedente alla prima Guerra Mondiale era dovuto alla
modernizzazione dell'area e alla sua integrazione con l'economia europea. Nonostante questa crescita sia dovuta a
motivazioni esterne alla Palestina, la sua realizzazione pratica sul territorio nons arebbe dovuta all'arrivo di coloni
ebrei, ad interventi di stati esteri o alle riforme dell'impero Ottomano, ma principalmente all'attività delle comunità
arabe e cristiane locali.Gar G. Gilbar (1986), The Growing Economic Involvement of Palestine With the West,
1865-1914. In David Kushner (Ed.), Palestine in the Late Ottoman Period: Political, Social and Economic
Transformation. Brill Academic Publishers. ISBN 90-04-07792-8, pag 188Dati recenti Secondo il Israel's Central
Bureau of Statistics, nel maggio 2006 Israele ha 7 milioni di abitanti, di cui il 77% ebrei, il 18,5% arabi e un restante
4,3% di "altro".Government of Israel Central Bureau of Statistics. Population, by religion and population group
(PDF). URL consultato il 2006-04-08. Tra gli ebrei il 68% è nato in Israele (principalmente israeliani di seconda o
terza generazione), il 22% proeviene dall'Europa o dalle Americhe mentre il 10% proviene dall'Asia e dall'Africa
(inclusi quelli provenienti da nazioni Arabe).Government of Israel Central Bureau of Statistics. Jews and others, by
origin, continent of birth and period of immigration (PDF). URL consultato il 2006-04-08.Secondo stime palestinesi,
la West Bank è abitata da circa 2,4 milioni di palestinesi, mentre la Striscia di Gaza da altri 1,4 milioni, mentre la
somma della popolazione di Israele e dei territori palestinesi sarebbe stimabile tra i 9,8 e i 10,8 milioni di abitanti.
Secondo uno studio presentato nel 2006 al The Sixth Herzliya Conference on The Balance of Israel's National
Security dall'American-Israel Demographic Research GroupBennett Zimmerman & Roberta Seid. Arab Population
in the West Bank & Gaza: The Million Person Gap. American-Israel Demographic Research Group, 23 gennaio
2006. URL consultato il 2006-09-27. vi sarebbero 1,4 milioni di palestinesi nella West Bank. Lo studio è stato
tuttavia criticato dal demografo e studioso di origine italiana Sergio Della Pergola, che stima alla fine del 2005 in
3,33 milioni i residenti palestinesi di Gaza e West Bank.Sergio Della Pergola. Letter to the Editor. Azure, Winter
2007, No. 27. URL consultato il 2007-01-11. Sempre secondo Della Pergola la popolazione araba nel 2005 era
composta, oltre che dai 3,3 milioni di palestinesi presenti nei territori occupati, anche da 1,3 milioni di arabi
israeliani, mentre la popolazione ebraica era circa il 50% del ex-territorio del mandato britannico (su 10,5 milioni di
abitanti). Intervista a Sergio Della Pergola, del 29 settembre 2005, dal sito web ufficiale della Comunità ebraica di
MilanoLa Giordania, il cui territorio era inizialmente parte del mandato britannico e fu suddiviso fin dal 1921 da
quello della Palestina (divenendo la Transgiordania), ha una popolazione stimata di circa 6,2 milioni di abitanti
(2008)(Lingua ingleseEN) CIA - The World Factbook -- Jordan (visionato il 13 novembre 2008), di cui la metà
composta di palestinesi, in parte presenti sul territorio quando nacque lo stato giordano nel 1946, in parte rifugiati
provenienti dalla Palestina durante le varie guerre avvenute con Israele.(Lingua ingleseEN) Assessment for
Palestinians in Jordan, Minorities at RiskAltri progetti Collabora a Wikinotizie Wikinotizie contiene notizie di
attualità
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PalestinaVoci
correlate
PalestinesiMandato
britannico
della
PalestinaConflitti
arabo-israelianiIsraeleAutorità Nazionale PalestineseProposte per uno Stato di PalestinaFilmografia sulla
PalestinaBibliografia Justin McCarthy, The Population of Palestine, Columbia University Press, 1990, ISBN
0-231-07110-8Collegamenti esterni Essendo la Palestina al centro di uno dei più aspri e lunghi conflitti della Storia
recente, la polarizzazione delle opinioni è tale da consigliare una suddivisione delle risorse esterne segnalate secondo
i principali punti di vista coinvolti. Demografia (Lingua ingleseEN) The Population of Palestine Prior to 1948, dal
sito MidEastWeb (Lingua ingleseEN) Demography of Palestine & Israel, the West Bank & Gaza (1553-2006), dal
sito della Jewish Virtual Library (Lingua ingleseEN) 1923-1948: Nationalism, immigration, and "economic
absorptive capacity", da Aaron T. Wolf, Hydropolitics along the Jordan River, United Nations University Press,
1995, riportato sul sito della The United Nations University.La "Questione palestinese" Per una sintesi storica:
Progetto Novecento(Lingua ingleseEN) Una timeline riassuntiva: Palestine-Israel timeline Informazioni ed
approfondimenti Palestina newsCollegamenti ONU Questione della Palestina presso le Nazioni Unite Missione
Permanente di Osservazione della Palestina presso le Nazioni UniteCollegamenti filo-palestinesi B'Tselem The
Palestine monitor Palestine Solidarity Campaign Islamic Association for Palestine 50th anniversary of the Nakba
(Palestinian cataclysm) Website The Khalil Sakakini Cultural Center of Palestine Israel/Palestine Center for
53
Palestina
54
Research and Information Palestine Ministry of Information homepage Palestinian National Authority Hizbollah
Website of Al-Awda: The Palestine Right To Return Coalition "Welcome to Palestine" Honor Killings in Palestine
Gush Shalom - A left wing peace movement PEACE NOW - an Israeli Peace Movement Documenti sul Sito del
Torino Social Forum News journal - Updated daily The Palestinian Human Rights Monitoring Group The Union of
Palestinian Medical Relief Committees "Palestina una terra troppo promessa" - casa editrice
ControcorrenteCollegamenti filo-israeliani Israeli Government Main Page - English Israeli Defence Forces Main
Page - English From "Occupied territories" to "Disputed territories" - Israel's legal perspective Grassroots
organization dedicated to counteracting the myth of Palestine Arutz 7 news service Palestinian Media Watch
"Backgrounders" from The Committee for Accuracy in Middle East Reporting in America Middle East Media and
Research Institute Myths and Facts Guide to the Arab Israeli Conflict Honest Reporting - claims to expose anti-Israel
media bias Palestine Facts Final Status Proposal designed by Israeli tourism minister Binyamin Elon La storia di
Israele in 21 domande e 21 risposte a cura di Luciano Tas La Storia e il significato di Palestina e Palestinesi La
Sinistra per Israele Blog informativo sulle attività de La Sinistra per Israele e dei suoi membriace:Palèstina
Gerusalemme
Gerusalemme
‫ירושלים‬
Gerusalemme - Bandiera
Stato:
Distretto:
→ Israele (lo status di Gerusalemme Est è oggetto di controversia internazionale)
Distretto di Gerusalemme
Coordinate: 31°47′″N 35°13′″E
Gerusalemme
55
Altitudine:
745 m s.l.m.
Superficie:
200 km²
Abitanti :
724.000 (30-09-2006)
Densità:
3.525 ab./km²
Prefisso tel: 02
Sindaco:
Nir Barkat
Gerusalemme
Sito istituzionale
[1]
Gerusalemme vista dal Satellite SPOT
« Quale gioia, quando mi
dissero:
“Andremo alla casa del Signore”.
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte Gerusalemme! »
(Salmo 121 (122))
Gerusalemme (in ebraico: ‫ירושלים‬, ; in arabo: ‫القُدس‬, al-Quds, "la (città) santa", arabo: ‫أُورْشَلِيم‬, Ūrshalīm),
antichissima città di grande importanza storica e geopolitica nonché città santa per le tre principali religioni
monoteistiche (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), è sin dal 1949[1] la capitale dello → Stato di Israele, sebbene lo
Gerusalemme
status internazionale della città sia oggetto di una complessa controversia internazionale[2] . Si trova sull'altopiano
che separa la costa orientale del Mediterraneo dal Mar Morto, a est di Tel Aviv, a sud di Ramallah, a ovest di Gerico
e a nord di Betlemme.
La Città Vecchia e le sue mura, considerate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, racchiudono in meno di un
chilometro quadrato luoghi di grande significato religioso come il Monte del Tempio, il Muro del pianto, il Santo
Sepolcro, la Cupola della Roccia, la Moschea al-Aqsa. Nel corso della storia Gerusalemme è stata distrutta e
ricostruita due volte, e fu assediata, conquistata e riconquistata in decine di occasioni.
Considerata già in epoca antica cuore religioso e culturale della nazione ebraica e, sin dal sorgere del movimento →
sionista[3] , quale capitale dello Stato di → Israele, fu così proclamata nel 1950 e designata come tale, completa e
indivisa, nella legislazione israeliana il 30 luglio 1980[4] . I → Palestinesi, di contro, rivendicano Gerusalemme Est
quale propria capitale[5] . Attualmente le maggiori autorità giuridiche e diplomatiche internazionali considerano
Gerusalemme Est quale territorio occupato[6] .
Geografia
Gerusalemme è sita a 31°47′N, 35°13′E sull'estremità meridionale di un altopiano dei monti di Giudea, che include il
Monte degli Olivi (Har HaZeitim) a est e il Monte Scopus (Har HaTzofim) a nord-est; l'altitudine (della città antica)
è circa 760 m s.l.m. (la moderna è percorsa da continui saliscendi), la sua superficie è 125 km².
Gerusalemme dista 60 km a est di Tel Aviv e del mar Mediterraneo e 35 km a ovest del Mar Morto. Le città vicine
sono Betlemme e Beit Jala a sud, Abu Dis e Maale Adumim a est, Ramallah e Givat Zeev a nord e Mevaseret Zion a
ovest.
Città antica
In Gerusalemme possiamo identificare la città antica, circondata ancora oggi da mura difensive con camminamento
perimetrale e passaggi obbligati (Porta Nuova, Porta Damasco e Porta di Erode a Nord; Porta di Santo Stefano o dei
Leoni e Porta d'Oro murata sulla fiancata della Spianata a Est; Porta del letame o dei Magrebini ePorta di Sion a Sud;
Porta di Jaffa ad Ovest) posta su quattro colline:
• a NordOvest è presente il monte Golgota, che con una propaggine meridionale detta "sperone centrale", si insinua
tra la valle del Tyropoeon e la valle trasversale. Lo sperone centrale è stato, fin dai tempi antichi, sede di mercato,
difeso dalle Mura di Manasse nel 650 a.C. circa. Il Golgota fu usato stabilmente dai Romani per le crocifissioni,
ai tempi extra muras.
• a NordEst un complesso collinare che, col rilievo di NordOvest, fu compreso nelle mura della città in epoca
romana, sotto Tito, prendendo il nome di "Città Nuova".
• a SudOvest c'è una grossa collina (detta "di Gareb") che raggiunge i 770 m s.l.m., le cui falde meridionali e
occidentali costituiscono la valle della Geenna. Il punto più basso di questa è alla confluenza col Cedron, e risulta
intorno ai 600mlsm. A Nord si trova la valle trasversale che divide la collina di Gareb dai promontori
settentrionali. In questa fu costruito l'acquedotto superiore (V-VI secolo a.C.), che portava le acque alla piscina di
Migdal o Amygdalon. Già in periodo gebuseo la collina di Gareb prende nome di Urusalim.
• a SudEst abbiamo il complesso Sion-Ophel-Moria: si tratta di un rilievo a forma di clava con asse NordSud, la
parte più grossa e alta (raggiunge i 750 m s.l.m.) rivolta a Nord. È individuato dalla valle del fiume Cedron sul
lato Est, e dalla valle centrale del Tyropoeon a Ovest. Sion è la parte più bassa, il manico di questa clava, e qui fu
fondato il nucleo originario della città. L'Ophel, spesso chiamato "Sion" per estensione del termine, è il nome dato
al pendio che sale al monte Moriah, dov'è la spianata delle moschee (detta anche spianata del Tempio).
Sebbene Sion e Ophel costituissero il nucleo originario, attualmente si trovano al di fuori delle mura che individuano
la cosiddetta città vecchia.
56
Gerusalemme
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Clima
Gerusalemme gode di un clima Mediterraneo, con estati calde e secche e inverni freschi e umidi (anche con
innevamento sporadico tra gennaio e marzo). Il mese più freddo è gennaio secondo le serie storiche (temperatura
media: 8 °C) ma con deciso e costante spostamento negli ultimi anni verso febbraio o addirittura la prima decade di
marzo, i più caldi luglio e agosto (temperatura media: 23 °C); l'escursione termica tra giorno e notte è notevole: le
sere sono tipicamente fresche anche in estate. Le precipitazioni annue medie toccano i 590 millimetri,
concentrandosi tra ottobre e maggio (particolarmente tra gennaio e marzo). Nei restanti mesi non è raro avere
completa assenza di pioggia. Una grande percentuale delle case antiche è dotata di reservoirs (cisterne sotterranee)
per la raccolta e conservazione dell'acqua e la quasi totalità è dotata di serbatoi esterni sui tetti. La città pesca inoltre
acqua fino a 2000 mt di profondità. Diffusa la tecnologia del solare, in espansione il fotovoltaico. L'inquinamento
dell'aria, ampiamente mitigato dal clima collinare e dal vento costante, deriva principalmente dal traffico
automobilistico (responsabile del pesante inquinamento acustico), indiscipliato ed eccessivo rispetto alla capacità di
strade costruite in tempi antichi, e non tanto dall'industria.
Storia
Le origini di Gerusalemme risalgono all'età della pietra, ma viene menzionata in alcuni testi egiziani del II millennio
a.C. e in alcune lettere risalenti al 1400 a.C. .
La città rimase occupata dal clan amorrita dei Gebusei (1000
a.C. circa) fino alla conquista di David, il quale fece di
Gerusalemme la capitale del suo regno; David inoltre fece
costruire sull’acropoli una reggia assieme a molti altri edifici
e ordinò la ricostruzione delle mura di cinta.
Successivamente Salomone fece erigere al posto della reggia
il tempio di Dio; quest’ultimo fu distrutto nel 587 a.C. a
seguito della violenta invasione dei Babilonesi guidati dal re
Nabucodonosor che saccheggiarono la città e deportarono la
popolazione a Babilonia. Rientrati i Giudei in patria dopo
l'editto di Ciro del 538 a.C., costruirono il Secondo Tempio;
più tardi Neemia elevò nuovamente le mura.
La distruzione di Gerusalemme operata da Tito (W. Kaulbach)
Ricostruzione grafica del primo tempio
Nel 331 a.C. Gerusalemme venne occupata da Alessandro
Magno e in seguito occupata dai Tolomei d'Egitto sino al 198
a.C., quando cadde sotto il dominio dei Seleucidi di Siria.
Questi ultimi invano cercarono di ellenizzare la città, anzi
provocarono la famosa rivolta dei Maccabei che, nel 165
a.C., si risolse con la loro vittoria e l'instaurazione della
dinastia degli Asmonei, la quale durò fino a quando
Gerusalemme (63 a.C.) fu conquistata da Gneo Pompeo. Con
la conquista romana Gerusalemme fu consegnata ad Erode
che la ricostruì secondo i criteri urbanistici greco-romani e vi
fece ampliare il Tempio. Probabilmente sotto il
governatorato di Ponzio Pilato, Gesù fu crocifisso sul monte
Golgota.
Il malgoverno romano e i fermenti religiosi tuttavia provocarono due gravissime rivolte nella città; la prima che si
protrasse dal 66 al 70 per la quale fu necessario l’intervento delle legioni romane comandate da Tito; quest'ultimo
Gerusalemme
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sedata la rivolta distrusse la città e il tempio; la seconda insurrezione comandata da Simon Bar Kokheba nel 132
permise agli Ebrei la riconquista di Gerusalemme (l'imperatore Adriano voleva infatti trasformarla in colonia
romana), ma per breve tempo; i Romani difatti rapidamente mobilitarono le truppe al confine ed eliminarono ogni
resistenza ribattezzando la città con il nome di Aelia Capitolina e trasformandola in colonia romana. L’imperatore
Costantino e i suoi successori fecero restaurare ed abbellire i luoghi legati alle storie evangeliche e ad erigere la
prima chiesa cristiana, quella del Santo Sepolcro.
Panorama di Gerusalemme alla fine del XV secolo (Hartmann
Schedel, Nürnberg 1493)
Nel 614 Gerusalemme fu conquistata dai Persiani sasanidi di
Cosroe II, che fecero strage della popolazione e
s'impadronirono della reliquia della Vera Croce; la città fu
riconquistata da Eraclio I di Bisanzio nel 629. Nel 637 si
arrese al califfo ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb e restò amministrata
dai califfi omayyadi di Damasco e da quelli abbasidi di
Baghdad.
Nel 972 fu presa dagli Imām/califfi ismailiti Fatimidi e nel
1076 passò ai Turchi selgiuchidi. Nel 1099, dopo essere stata
occupata dai crociati, divenne capitale del Regno Latino di
Gerusalemme. Nel 1187 fu riconquistata dai musulmani di
Saladino e da quel momento fu sotto la dominazione
musulmana degli Ayyubidi e quindi dei Mamelucchi.
Gerusalemme rimase mamelucca fino al 1517, anno in cui
l'Egitto e la Siria furono occupate dal Sultano ottomano Selim I; il dominio ottomano vi durò fino al novembre del
1917, allorquando fu occupata dai britannici comandati dal generale Edmund Allenby. Con il trattato di Versailles, la
città fu dichiarata capitale del Mandato britannico della Palestina. Nel 1949, l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite proclamò l’internazionalizzazione di Gerusalemme, sotto il controllo dell'ONU per favorire la convivenza di
cristiani, musulmani ed ebrei. La componente ebraica pre-israeliana accettò il piano generale di partizione della
Palestina in due Stati, uno ebraico ed uno arabo, mentre la componente araba palestinese e il resto del mondo arabo e
islamico lo respinsero. Entrambe le parti non erano tuttavia disposte in alcun modo a rinunciare alla Città Santa e per
questo le forze ebraiche e quelle arabe giordane della Legione Araba occuparono Gerusalemme: le prime occuparono
il settore occidentale della città e le seconde la sua parte orientale.
Nel 1950 Gerusalemme fu scelta quale capitale del nuovo Stato israeliano.
Nel corso della guerra dei sei giorni gli israeliani occuparono il settore giordano, suscitando la condanna da parte
dell'Assemblea generale dell'ONU. Con un decreto approvato dal Parlamento israeliano (Knesset) si dichiarò, il 30
luglio del 1980, l'ufficiale annessione del settore giordano e la proclamazione di Gerusalemme capitale "unita e
indivisibile" di Israele.
Tale proclamazione tuttavia suscitò il malcontento non solo degli arabi, ma anche della gran parte delle diplomazie
mondiali, a causa del timore che il riconoscimento di tale status legittimasse l'uso della forza nella soluzione delle
controversie internazionali.
Status internazionale
Lo status internazionale di Gerusalemme rappresenta un problema nodale complesso e di difficile risoluzione nel
quadro dei conflitti arabo-israeliani. Svariati tentativi sono stati fatti negli ultimi decenni per definirne lo status
giuridico internazionale, tramite risoluzioni ONU e negoziazioni fra le parti, nessuno dei quali ha portato finora ad
alcun esito definitivo. La sovranità territoriale di Gerusalemme è attualmente rivendicata sia da → Israele che dal
popolo palestinese in modalità finora inconciliabili. La varietà di composizione della popolazione della città, luogo
di culto delle tre religioni abramitiche, la sua peculiarità storica e l'importanza di luoghi considerati patrimonio
dell'umanità rendono la ricerca di una soluzione ancora più complessa, chiamando in causa, oltre ai leader dei due
Gerusalemme
popoli e agli organi internazionali, anche altri soggetti tra cui la Santa Sede.
→ Israele, dal 1967, ha il controllo de facto dell'intera Gerusalemme, includendovi Gerusalemme Est - il cui
territorio ha annesso e di cui rivendica la piena sovranità - e ne ha affermato per legge costituzionale lo status di
capitale "completa e indivisa"[7] . Il popolo palestinese, tramite i suoi rappresentanti, rivendica una parte o la totalità
di Gerusalemme (in arabo al-Quds, ossia "la Santa") come capitale del futuro stato palestinese. La maggior parte dei
membri dell'ONU e delle organizzazioni internazionali non accetta né che Gerusalemme sia capitale di Israele, né
l'annessione ad Israele di Gerusalemme Est.[8] La maggior parte delle ambasciate si trova nel distretto di Tel Aviv.
Secondo lo studioso Stephen Zunes la "comunità internazionale" in generale non avrebbe accettato di riconoscere
Gerusalemme come capitale di israele[9] . Il ministero degli esteri israeliano in proposito afferma come sia "la
maggioranza degli stati" a non aver accettato di riconoscere a Gerusalemme lo status di capitale[10] .
Recentemente (maggio 2007), in occasione dei festeggiamenti per il quarantesimo anniversario della riunificazione
della città, ha creato sconcerto nel mondo politico israeliano l'assenza di rappresentanze diplomatiche alla cerimonia
di Stato. Il primo a declinare l'invito fu l'ambasciatore tedesco, seguito da quello statunitense. [11] Il sindaco
Lupolianski reagì rifiutando la necessità di un riconoscimento internazionale [12] , mentre membri della Knesset
auspicarono che lo status di capitale potesse essere riconosciuto in futuro.[13]
I tentativi di dare uno status definito alla città risalgono al periodo che seguì la fine del mandato britannico della
Palestina. Il regime internazionale originariamente previsto dall'ONU per la città di Gerusalemme (corpus
separatum)[14] , ideato nel quadro del Piano di partizione della Palestina del 1947, non fu mai realizzato e venne
abbandonato negli anni seguenti. Dal 1948 al 1967, a seguito dell'assedio della città vecchia da parte della Legione
Araba, sfociato nell'espulsione della popolazione ebraica dalla stessa, la città fu separata tra Gerusalemme Est,
inclusa la città vecchia più alcuni quartieri orientali minori con sovranità giordana, e Gerusalemme Nuova con
sovranità → israeliana. Israele acquisì il controllo dell'intera città in seguito alla guerra dei sei giorni del 1967. La
città fu proclamata capitale di Israele nel 1950 e designata in seguito come tale nella legislazione israeliana il 30
luglio 1980, data di promulgazione della Jerusalem Law[4] .
Tali proclamazioni sono state condannate da Risoluzioni ONU e sentenze di corti internazionali, poiché la città di
Gerusalemme comprende territori non riconosciuti come israeliani dal diritto internazionale. La Corte Internazionale
di Giustizia ha confermato nel 2004 che i territori occupati dallo Stato di Israele oltre la "Linea Verde" del 1967
continuano ad essere "territori occupati" e dunque con essi anche la parte est di Gerusalemme.
Il 7 ottobre 2002 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la Risoluzione 1322 (2002) [16]
confermando le precedenti Risoluzioni 476 e 478 del 1980, 672 del 1990 e 1073 del 1996 e "tutte le proprie altre
Risoluzioni rilevanti".
La Corte Internazionale di Giustizia in una sua opinione ufficialmente espressa nel 2004 [17] ha confermato la
validità di tali risoluzioni, in particolare della Risoluzione 478 [18], affermando come sia (Ris. CdS 476)
"inammissibile l'acquisizione di territorio con la forza" e che tutte le misure amministrative e legislative intraprese da
Israele e volte ad alterare lo status di Gerusalemme, inclusa la "legge base" Israeliana che dichiara Gerusalemme
quale propria capitale, costituiscono una "violazione del Diritto internazionale".
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha richiamato tutti i membri ONU a "(a) accettare tale decisione e (b) a ritirare le
proprie missioni diplomatiche presso Israele che fossero presenti a Gerusalemme". Tale ritiro è effettivamente
avvenuto, anche di quegli Stati che avevano proprie ambasciate presso Israele a Gerusalemme. Nella cartografia
ONU, non è attualmente indicato alcun centro quale capitale d'Israele (Vedi: mappa di Israele [19], mappa del
Mediterraneo sudorientale [20], mappa del Medio Oriente [21]).
Tutti gli Stati che hanno rapporti diplomatici con Israele mantengono le proprie ambasciate fuori da Gerusalemme, in
genere a Tel Aviv o nelle immediate vicinanze. Nel 2006 gli unici due Stati che avevano l'ambasciata a
Gerusalemme, il Salvador e la Costa Rica, hanno notificato al governo israeliano la decisione di spostare le proprie
rappresentanze diplomatiche verso Tel Aviv[15] . Successivamente a tale notifica il Salvador l'ha spostata a Herzliya
59
Gerusalemme
60
Pituach (un sobborgo di Herzliya che prende il nome da Theodor Herzl) e la Costa Rica a Ramat Gan (un sobborgo
di Tel Aviv). Il Congresso degli Stati Uniti ha richiesto da diversi anni lo spostamento dell'ambasciata USA da Tel
Aviv a Gerusalemme, ma nessuno dei governi succedutisi ha messo in atto la decisione. Su 83 ambasciate presenti
nel 2008 in Israele, 64 (77%) si trovano a Tel Aviv, 10 (12%) a Ramat Gan (città presso Tel Aviv), 5 (6%) a
Herzliya (città presso Tel Aviv), 2 (2,4%) a Herzliya Pituah (sobborgo marino di Herzliya), 2 (2,4%) a Mevaseret
Zion (un insediamento israeliano retto da un Local council, ente amministrativo territoriale - ve ne sono 144 in
Israele - simile in struttura a un municipio, ma non ancora tale, non raggiungendo la popolazione minima necessaria
per esserlo secondo la legge israeliana; si trova nel Distretto di Gerusalemme, a circa 10 km dalla città di
Gerusalemme, lungo l'autostrada che la collega a Tel Aviv). In totale, 81 ambasciate su 83 (97,6%) si trovano nel
Distretto di Tel Aviv e solo due (Paraguay e Bolivia) in quello di Gerusalemme, ma fuori dalla città di Gerusalemme.
(Fonte [23]).
Oltre ai pronunciamenti in sede internazionale, particolarmente esplicita è la posizione ufficiale britannica su
Gerusalemme [24], che in proposito afferma come non sia possibile nessun riconoscimento, e che lo status definitivo
della città sarà oggetto di negoziati.
Il congresso statunitense, nel 1995, tentò di imporre all'amministrazione un riconoscimento di Gerusalemme come
capitale di Israele, cosa non ancora avvenuta. [16] . Rimane in ogni caso evidente alla quasi totalità dei paesi stranieri
e dell'opinione pubblica lo status de facto di capitale di Israele.
Cultura
I gerosolimitani sono 743.000 (maggio 2007), di cui 68% ebrei, 30% musulmani, e 2% cristiani; la densità è 5.750,4
abitanti per km². Benché riceva dall'estero alcune migliaia di immigranti ebrei l'anno, lasciano la città più persone di
quante vi arrivino; tuttavia l'alta natalità degli arabi e degli ebrei ultra-ortodossi (Haredi) continua a far crescere la
popolazione in linea con la media nazionale. Il tasso di fertilità (4,02) e la dimensione familiare (3,8) sono quindi
assai superiori alle medie nazionali.
Di conseguenza, cambia la composizione religiosa ed etnica della città: ampia maggioranza, gli ebrei hanno solo il
31% dei bambini sotto i 15 anni, e infatti la quota di ebrei declina dal tempo della riunificazione della città (1967),
quando era pari al 74%. Peraltro, fra gli ebrei cresce la quota degli Haredi (ormai più di un terzo degli ebrei locali),
che non sono sionisti e il cui stile di vita spinge i giovani ebrei laici a trasferirsi sulla costa mediterranea. Il tema
della composizione è politicamente molto sensibile e oggetto di dibattito.
La presente tabella mostra l'evoluzione demografica, con attenzione a quella ebraica. Confronti fra anni vanno
effettuati con cautela perché le aree coperte variano con il variare dei confini della città e del distretto.
Popolazione di Gerusalemme
Anno
Ebrei
Musulmani Cristiani
Totale
Fonte
1471
250f
?
?
?
(f=n° famiglie); Baron, 1983
1488
76f
?
?
?
(f=n° famiglie); Baron, 1983
1489
200f
?
?
?
(f=n° famiglie); Yaari, 1943
1525
199f
616f
119f
?
(f=n° famiglie); Baron, 1983
1539 1.630m
?
?
?
(m=maschi adulti); Tahrir
1553 1.958m
11.750
358m
?
(m=maschi adulti); Masters, 2004
1556 2.350m
?
?
?
(m=maschi adulti); Tahrir
1563 1.720m
?
?
?
(m=maschi adulti); Tahrir
1568 1.160m
?
?
?
[17]
(m=maschi adulti); Censimento Ottomano
Gerusalemme
61
1597
11f
?
?
?
(f=n° famiglie); Tahrir
1640
4.000
?
?
?
Roger
1723
2.000
?
?
?
Van Egmont & Heyman
1844
7.120
5.000
3.390
15.510
Harrel, 1974
1850
13.800
?
?
?
Censimento della Anglo-Jewish Association
1869
3.200f
?
?
?
1876
12.000
7.560
5.470
25.030
Harrel, 1974
1896
28.110
8.560
8.750
45.420
Harrel, 1974
1922
33.971
13.413
14.669
62.578
Harrel, 1974
1931
51.200
19.900
19.300
90.053
Harrel, 1974
1944
97.000
30.600
29.400 157.000
?
1947 100.000
?
1948 100.000
40.000
25.000 165.000
Harrel, 1974
1967 195.700
54.963
12.646 263.307
Harrel, 1974
1980 292.300
?
? 407.100
Città di Gerusalemme
1985 327.700
?
? 457.700
Città di Gerusalemme
1987 340.000
121.000
14.000 475.000
Città di Gerusalemme
1990 378.200
131.800
14.400 524.400
Città di Gerusalemme
1995 417.100
182.700
14.100 617.000
Città di Gerusalemme
1996 421.200
?
? 602.100
Città di Gerusalemme
2000 448.800
?
? 657.500
Città di Gerusalemme
2004 464.500
?
? 693.200
Città di Gerusalemme
2005 469,300
?
? 706.400
Città di Gerusalemme
[18]
[19]
[20]
(f=n° famiglie); H.J. Sneersohn, 1869
? 205.000 inclusi Betlemme e villaggi arabi nei dintorni; ONU, 1983
Fonti:
• Salo Baron, A Social and Religious History of the Jews, Columbia University Press, 1983.
• Manashe Harrel, "The Jewish Presence in Jerusalem through the Ages", in: Sinai and Oestericcher, eds.,
Jerusalem, John Day, 1974.
• Bruce Masters, Christians And Jews In The Ottoman Arab World, Cambridge University Press, 2004.
• Avraham Yaari, Igrot Eretz Yisrael, Tel Aviv, 1943, p. 98.
• Nazioni Unite, International Conference on the Question of Palestine—The Status of Jerusalem, 1983 United
Nations Information System on the Question of Palestine [30]. Accesso del 26 febbraio 2006.
• Tahrir (registro fiscale turco) Jewish history timeline; Turkish/Ottoman Rule, 1517—1917 [31]
Gerusalemme
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Composizione etnica
Tradizionalmente chiuse all'interno dei propri quartieri abitano le quattro maggiori comunità etnico-religiose che
popolano la capitale: l’ebraica, la musulmana, la cristiana e l'armena. Le prime due comunità costituiscono oggi la
stragrande maggioranza della popolazione cittadina; gli ebrei israeliani rappresentano il 74% del totale, mentre gli
arabi palestinesi circa il 25%.
Una città unica
Ciò che rende davvero unica Gerusalemme è l’essere città santa per le
tre più grandi religioni monoteiste del mondo.
La città è sacra infatti per gli ebrei, in quanto storico simbolo della
patria ebraica nonché capitale della stessa, sebbene perennemente
contestata, sin dal primo regno ebraico; allo stesso modo sacra per i
cristiani poiché luogo in cui Gesù Cristo ha vissuto e sofferto gli ultimi
momenti della propria vita terrena, è stato sepolto e poi, secondo i
cristiani, è risorto; altrettanto sacra per i musulmani in quanto essi
sostengono che Maometto vi sia giunto al termine d'un miracoloso
viaggio notturno (isrāʾ) per ascendere poi al cielo pur rimanendo vivo
(miʿraj).
Il Muro occidentale
Dunque Gerusalemme è da considerarsi uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di storia del mondo. Il fatto stesso
che un'unica città sia 'sospesa' tra le tre più grandi religioni monoteiste del pianeta è un evento assolutamente
straordinario. Gerusalemme in poche parole è luogo simbolo dei più sottili equilibri teologici, religiosi e sociali tra
occidente e medio oriente intesi come macroentità culturali.
Arti e lettere
Tra il 1559 e il 1575 Torquato Tasso scrisse la "Gerusalemme
liberata", un poema ambientato all'epoca delle Crociate in ottave e in
20 canti (raggruppati in 5 parti corrispondenti ai 5 atti della tragedia
classica).
La Knesset
Nel 1931 Marc Chagall ha dipinto a olio un quadro intitolato a
Gerusalemme.
Nel 1967 Naomi Shemer ha scritto e musicato la canzone
"Gerusalemme d'oro" (in ebraico ‫ירושלים של זהב‬, Yerushalayim shel zahav, /jəʀuʃa'lajim ʃɛlza'hav/ ), il cui
ritornello è uno dei più famosi in Israele e nel mondo ("Jerusalem of Gold") e compare, incongruamente, alla fine del
film Schindler's List.
Nel 2002 Amos Oz ha pubblicato il romanzo autobiografico Una storia di amore e di tenebra, in gran parte
ambientato nella Gerusalemme degli anni 30 e 40. Anche vari romanzi di Abraham B. Yehoshua sono almeno in
parte ambientati a Gerusalemme.
Gerusalemme
Istruzione e ricerca
Gerusalemme è sede di varie università, in ebraico, arabo e inglese:
• l'Università Ebraica di Gerusalemme (Hebrew University of Jerusalem), fondata nel 1925, una delle due
istituzioni più prestigiose in Israele, patria di svariati premi Nobel, tra cui Avram Hershko, David Gross, e Daniel
Kahneman, e della Biblioteca Universitaria e Nazionale Ebraica, ricca di oltre cinque milioni di volumi e aperta
già nel 1892, situata in tre campus: Monte Scopus (Gerusalemme), Givat Ram e Ein Kerem (Ospedale Hadassah),
sede delle facoltà di area medico-sanitaria.
• l'Università araba di Gerusalemme (Al-Quds University), fondata nel 1984 come simbolo arabo-palestinese, in un
campus a sud-est della città.
• la Bezalel Academy of Art and Design, aperta nel 1906 e la Jerusalem Academy of Music and Dance, aperta nel
1958, i cui edifici sono situati nei campus dell'Università Ebraica (a Monte Scopus e a Givat Ram,
rispettivamente).
• il Jerusalem College of Technology, fondato nel 1969 e con sede a Givat Mordechai, una di molte istituzioni che
combinano studi laici (ingegneria dell'alta tecnologia e gestione aziendale, nel caso del JCT) e studi religiosi
(ebraismo)
• numerose facoltà rabbiniche (Yeshivot)
• Numerose le scuole di lingua ebraica (Ulpan, plurale Ulpanim), legate alla consistente immigrazione ed alla
presenza di studenti stranieri (tenuti a superare quasi sempre un severo esame di qualificazione per potersi
laureare) nonché all'interesse per il giudaismo di non pochi studiosi
Il sistema di istruzione pubblica è separato fra ebraico e arabo. Nel settore ebraico le scuole pubbliche sono
affiancate da numerose scuole religiose (con materie laiche ed ebraiche), incluse quelle ultra-ortodosse (Haredi) che
in genere non hanno materie laiche e quindi non consentono di sostenere l'esame di maturità (Bagrut) né quindi di
accedere all'università. Nel settore arabo, che si lamenta di essere sotto-finanziato, le scuole offrono un'istruzione di
qualità inferiore, come sembrerebbero dimostrare gli esiti della Bagrut (indispensabile per alcune facoltà
universitarie); per contrastare il sovraffollamento sono in costruzione nuove scuole e nel 2007 il governo ha
approvato un piano quinquennale.
Turismo
Luoghi di interesse
La grandissima importanza storica di Gerusalemme, la rende una delle
città medio-orientali più interessanti dal punto di vista dei luoghi
storicamente rilevanti. La concentrazione maggiore di siti storici e
religiosi ha sede nella Città Vecchia di Gerusalemme, Patrimonio
dell'Umanità dal 1981, circondata dalle mura costruite nel 1538
durante il regno del sultano ottomano Solimano I il Magnifico.
Il quartiere cristiano, situato nella zona nord-occidentale, è confinante
a sud-ovest con il quartiere armeno, che sorge oltre la porta di Giaffa;
Entrata del Santo Sepolcro
il quartiere cristiano inoltre confina a nord con quello musulmano, il
quale si estende in un'area compresa tra la porta di Damasco, la porta
di Santo Stefano e la Porta Dorata (oggi murata), a est della quale si trovano il Monte degli Ulivi e l’orto del
Getsemani. Il quartiere ebraico, compreso tra le sezioni musulmana e armena, occupa il quadrante sud-orientale della
Città Vecchia.
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Gerusalemme
Numerosi
sono
i
monumenti
di
Gerusalemme, tra questi: la moschea
islamica della Cupola della Roccia, che
rappresenta il simbolo della città, costruita
in età omayyade sul luogo che, secondo il
Corano, è quello da cui il profeta islamico
Maometto ascese da vivo al Cielo per grazia
divina; il secondo è la basilica cristiana del
Santo Sepolcro, costruita su una preesistente
basilica del IV secolo, a sua volta eretta sul
luogo tradizionalmente considerato la tomba
di Cristo; il terzo è l’emblematico Muro
Occidentale o Muro del Pianto, luogo sacro
per eccellenza degli ebrei, residuo del
Tempio costruito da Erode il Grande, re di
Giudea.
64
Il Muro occidentale
Si segnala inoltre la Chiesa di San Salvatore, fondata nel 1559 dai Francescani, all'interno del complesso ancora oggi
sede della Custodia di Terra Santa, dell'archivio storico, della biblioteca, delle edizioni Franciscan Printing Press.
Dal 2008 è dotata del più importante organo a canne della città, opera di artigiani austriaci e dono della diocesi di
Innsbruck. Nella struttura opera l'Istituto Magnificat, dedicato all'insegnamento musicale (canto, coro, pianoforte,
archi, fiati) in collegamento con il Conservatorio di Vicenza, con docenti e studenti ebrei e cristiani, israeliani e
palestinesi. Il coro del Magnificat accompagna le celebrazioni cattoliche solenni del Santo Sepolcro e delle altre
Basiliche e Santuari.
Nella Città Nuova sono situati il Museo d'Israele (con l'esposizione di alcuni rotoli originali od in riproduzione del
Mar Morto), l'Università Ebraica (1918, tra le migliori al mondo, un campus della quale è nella parte araba), il
Museo dell'Olocausto o “Yad Veshem”, il Cimitero nazionale del monte Herzl, sede inoltre del Centro Sionistico
Internazionale, la Biblioteca nazionale e universitaria ebraica e il Palazzo del parlamento israeliano (Knesset), sia la
sede precedente che quella attuale. Pregevoli la Sinagoga di rito italiano, trasportata e riassemblata qui da
Conegliano Veneto, la parte più antica dei quartieri di Rehavia e Morasha composte da vicoli stretti e silenziosi.
Diverse comunità nazionali (Russia, Francia, Spagna, Italia, Olanda...) hanno ricostruito nella città nuova simboli
architettonici dei loro paesi (ad esempio Piazza della Signoria di Firenze nello spiazzo del servizio dell'educazione
municipale, chiese ortodosse nel Russian Compound vicino al carcere centrale cittadino, un mulino a vento a
Rechavia...). Il passeggio e lo shopping si praticano soprattutto nel trangolo tra Jaffa road, King George street e
rechov Ben Jehuda (l'artefice della lingua ebraica moderna) oppure in Salach-Din street, la via principale del
quartiere arabo ad Est. Un intero quartiere quasi è dedicato al terziario ed allo shopping (Talpiot) oltre al grande Mall
"Malha" (Regina), nei pressi dell'omonima stazione ferroviaria. Il mercato popolare ebraico è in Mahanè benJehuda,
il suk da Porta Damasco verso Nord. La parte moderna di Gerusalemme si è sviluppata attorno alla Città Vecchia
anche con insediamenti di grandi dimensioni (quartiere di Ghilo).
Dal 1981 la Città Vecchia di Gerusalemme è inserita tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. L'anno seguente
viene elencata tra i "patrimoni in pericolo" in seguito alla richiesta avanzata dalla Giordania.
Gerusalemme
Economia
Storicamente, l'economia di Gerusalemme, città lontana dai porti e dalle vie commerciali (Giaffa, Gaza), dipendeva
dai pellegrini, ossia, come diciamo oggi, dal turismo religioso internazionale. Il turismo culturale e religioso, oltre
alla consistente presenza di studenti stranieri presso le università civile e le facoltà ecclesiastiche(Studium Biblicum
Franciscanum dei Frati Minori, Ecole Biblique et Archeologique Francais dei Domenicani, S. Paul Theological
Institute dei Salesiani ed altri centri ecumenici e riformati), è ancor oggi il volano principale (6,1% degli addetti solo
in alberghi e ristoranti), ma da 40 anni è sempre più chiaro che il benessere della città non può affidarsi solo ad esso.
L'urbanistica favorisce il turismo ma scoraggia lo sviluppo economico: una legge approvata durante il Mandato
britannico per conservare l'estetica della città impone che ogni edificio sia costruito in pietra di Gerusalemme;
inoltre, solo il 2,2% della superficie della città è destinabile a industria e infrastrutture (la metà di Tel Aviv, un
settimo di Haifa), in gran parte ad Atarot.
Di conseguenza, solo l'8,5% della forza lavoro è impiegata nell'industria manifatturiera (in Israele 15,8%), anche se
un numero crescente di imprese high-tech internazionali si sta localizzando nel parco industriale di Har Hotzvim,
periferia nord della città.
In quanto polo religioso e culturale, ma anche in quanto città afflitta da una non trascurabile povertà (vedi sotto), la
quota di addetti nell'istruzione (17,9%), nella sanità (12,6%), nei servizi sociali (6,4%), è ampiamente superiore alla
media nazionale.
In quanto capitale dello Stato di Israele, Gerusalemme è sede anche di una quota importante di posti di lavoro
pubblici (8,2% del totale, contro una media nazionale del 4,7%), in misura crescente dopo l'unificazione della città
sotto controllo israeliano in seguito alla guerra dei sei giorni (1967); inoltre da allora il governo offre sussidi e
incentivi alle nuove imprese che si localizzano in città.
Dal 1967 (ma in realtà già dalla divisione del 1948) la parte araba fino al 1967 (Gerusalemme Est) si è sviluppata a
ritmi più lenti della parte israeliana dal 1948 (Gerusalemme Ovest). Ciononostante, le famiglie con persone occupate
sono il 76% a est e solo il 67% a ovest, a causa del gran numero di ebrei ultra-ortodossi (Haredi) maschi che non
entrano nella forza lavoro. Il tasso di disoccupazione (2007) è leggermente migliore a Gerusalemme (8,3%) che nel
resto di Israele (9,0%), anche se in gran parte a causa del relativamente basso tasso di attività. Per queste ragioni,
oltre che per la seconda Intifada, la quota di abitanti sotto la soglia di povertà è cresciuta in entrambe le parti della
città fra il 2001 e il 2007 (+40%). Nel 2006, il reddito mensile medio per occupato era a Gerusalemme NIS 5.940
(1.080 euro), NIS 1.350 (245 euro) sotto alla media di Tel Aviv.
Trasporti
L'aeroporto più vicino è Atarot (IATA: JRS, ICAO: LLJR), a nord della città e incluso nei suoi confini dal 1967, in
seguito alla guerra dei sei giorni. Impiegato solo per voli interni, è stato chiuso e affidato alle Forze Armate nel 2001
a causa della seconda Intifada. Da allora tutto il traffico aereo per Gerusalemme passa dall'Aeroporto Internazionale
Ben Gurion, a Lod.
L'unica linea ferroviaria è la Tel Aviv - Bet Shemesh - Gerusalemme (stazione di Malha), tortuosa e con scarse
frequenze, con prezzi e tempi non concorrenziali con i taxi collettivi. È in costruzione una linea ad alta velocità da
Tel Aviv a Gerusalemme, di cui si prevede il completamento nel 2011 ma che oggi è in forse per motivi di bilancio.
La cooperativa Egged, la seconda più grande società di trasporto pubblico del mondo, gestisce dal 1948 quasi tutto il
trasporto pubblico urbano e inter-urbano in Israele, quest'ultimo dalla stazione centrale degli autobus a Rechov Yafo
(ingresso ovest alla città, dall'autostrada 1).
Ancora nel 2007 il trasporto pubblico locale offre la scelta di autobus (Egged), o taxi anche collettivi (Sherut). Il
sistema ostacola la continuità di spostamento tra la zona araba e quella israeliana. Per gennaio 2010 è previsto il
completamento della metropolitana di superficie di Gerusalemme (Jerusalem Light Rail), dotata di 24 fermate ed
esteso fino ad alcuni quartieri arabi della cintura metropolitana. I lavori di posa delle rotaie e cementificazione, in
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Gerusalemme
forte ritardo, stanno ormai procedendo celermente anche nel cuore della città.
Amministrazione
La municipalità di Gerusalemme fu istituita sotto l'Impero Ottomano nel 1863.
Dal 1948 al 1967 sono esistite due diverse amministrazioni per la città, una israeliana e una giordana (Amanat
al-Quds o Gerusalemme Est).
La città, divisa in seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948, è stata riunificata nel 1967, dopo la guerra dei sei
giorni e l'azione dei paracadutisti israeliani in Città Vecchia. Il camminamento delle mura conserva alcune
indicazioni delle postazioni giordane durante il conflitto.
Il consiglio comunale conta 31 consiglieri eletti, uno dei quali è il sindaco, che ha un mandato quinquennale e può
nominare sei delegati (assessori). Solo il sindaco e i delegati sono remunerati. Le riunioni del consiglio sono
pubbliche almeno una volta al mese. La municipalità ha sede a Piazza Safra (Kikar Safra) che si affaccia sulla parte
di Jaffa Road vicina alla Città Vecchia e nelle vicinanze del palazzo della Posta Centrale e della Banca Nazionale
(Bank Leumì).
La città è anche la capitale dell'omonimo distretto israeliano (prefisso telefonico distrettuale 02).
Sindaci
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Nir Barkat (novembre 2008-) Indipendente (ex Kadima)
Uri Lupolianski (2003-2008) Giudaismo Unito della Torah
Ehud Olmert (1993-2003) Likud
Teddy Kollek (1965-1993) Laburisti
Città gemellate
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Cracovia, Polonia
New York, USA
Buenos Aires Argentina
Fes, Marocco
Personalità legate a Gerusalemme
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Melchisedec, principe di Salem
Re Salomone, re d'Israele
Maria, madre di Gesù di Nazaret
Flavio Giuseppe, storico
San Cirillo di Gerusalemme, padre della Chiesa
Papa Teodoro I
Melisenda di Gerusalemme, regina
Isaac Luria (o Yitzhak Ashkenazi), cabbalista
Shmuel Yosef Agnon, scrittore e premio Nobel
Aref al-Aref, sindaco
Daniel Auster, sindaco
Mili Avital, attrice
Uzi Baram, uomo politico, più volte ministro
• Mustafa Barghuti, medico e uomo politico
• Zeev Boim, uomo politico, più volte ministro
• Avraham Burg, presidente della Knesset
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Gerusalemme
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Eli Cohen, spia
Aref al-Dajani, sindaco
Mordechai Eliyahu, rabbino capo d'Israele
Ruth Gavison, giurista
Brian George, attore
David Grossman, scrittore
Sami Hadawi, dirigente del catasto e scrittore
Amira Hass, giornalista
Naomi Chazan, accademica e politica
Amin al-Husayni, Gran Mufti di Gerusalemme e uomo politico
Musa al-Husayni, sindaco e uomo politico
Eliahu Inbal, direttore d'orchestra
Dalia Itzik, presidente della Knesset
Hussein al-Khalidi, sindaco e uomo politico
Yussef al-Khalidi, sindaco, presidente del parlamento ottomano
Ruhi al-Khatib, sindaco
Dan Meridor, uomo politico, più volte ministro
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Dorrit Moussaieff, gioielliera, first lady d'Islanda
Raghib al-Nashashibi, sindaco e uomo politico
Yitzhak Navon, Presidente dello Stato d'Israele
Amos Oz, scrittore
Shahar Peer, tennista
Natalie Portman, attrice
Yitzhak Rabin, generale e Primo ministro
Reuven Rivlin, presidente della Knesset
Edward Said, docente universitario
Renen Schorr, sceneggiatore, regista e produttore
Tom Segev, storico
Sirhan Sirhan, assassino di Robert Kennedy
Adin Steinsaltz, talmudista
Shmuel Tamir, uomo politico
Suha Tawil, moglie di Yasser Arafat
Ahmet Kutsi Tecer, poeta e insegnante
Aaron Valero, medico
Yitzhak Yedid, pianista e compositore
Yigael Yadin, archeologo, militare e politico
Abraham B. Yehoshua, scrittore
Farid Hanania, accademico
Bayan Hout, storica
Ruhi al-Khalidi, saggista
Khalil al-Khalidi, shaykh e presidente del Shari'a-Berufungsgerichts (Il Cairo)
Walid Khalidi, storico
Nurit Zarchi, poetessa e giornalista
Sobhi Zubaydi, artista
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Gerusalemme
Voci correlate
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Giudaizzazione di Gerusalemme
Basilica del Santo Sepolcro
Chiesa di Gerusalemme
Cupola della Roccia
Custodia di Terra Santa
Gerusalemme Celeste
Monte Moriah
Moschea al-Aqsa
Regno di Gerusalemme
Sindrome di Gerusalemme
Spianata delle moschee
Status di Gerusalemme
Storia di Gerusalemme
Tempio di Gerusalemme
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene file multimediali su Gerusalemme
Wikiquote contiene citazioni su Gerusalemme
Collegamenti esterni
Mappe
• Mappa interattiva [32]
• University of Maine, collezione storica di mappe [33]
Status della città
• (EN) Posizione ONU sullo status di Gerusalemme [34]
• (EN) Basic Law: Gerusalemme, Capitale di Israele, Governo di Israele [35]
• (EN) Posizione palestinese su Gerusalemme [36]
Notizie e media
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The Jerusalem Post [37]
Al Quds Giornale (Arabica) [38]
Jerusalem Media and Communications Centre [39]
[40] The MediaLine
Gerusalemme, la città contesa. Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente [41]
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Gerusalemme
Istituzioni
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Custodia di Terra Santa - Francescani [42]
Al Quds, università araba di Gerusalemme [43]
Università ebraica di Gerusalemme [44]
Memoriale dell'olocausto Yad Vashem [45]
Museo di Israele [46]
Eventi culturali [47]
Studium Biblicum Franciscanum [48]
École Biblique et Archéologique Française [49]
mwl:Jarusalen
Riferimenti
[1] "Statements of the Prime Minister David Ben-Gurion Regarding Moving the Capital of Israel to Jerusalem" (http:/ / www. knesset. gov. il/
docs/ eng/ bengurion-jer. htm)
[2] Gerusalemme è la capitale secondo la legge israeliana. La sede presidenziale, gli uffici del governo, la corte suprema e il parlamento
(Knesset) sono qui situati. L'Autorità Nazionale Palestinese prefigura Gerusalemme Est come la capitale del suo futuro stato. Le Nazioni Unite
e la maggior parte degli stati non riconoscono Gerusalemme come capitale di Israele, affermando come lo status definitivo di Gerusalemme
debba dipendere da futuri negoziati tra Israele e l'Autorità paestinese. La maggior parte degli stati mantiene le proprie ambasciate a Tel Aviv.
Per maggiori dettagli, vedi la sezione #Status internazionale e più diffusamente la voce Status di Gerusalemme.
[3] Lo stesso termine "sionismo" deriva dal nome del monte Sion, considerato il primitivo nucleo della città di Gerusalemme.
[4] Basic Law: Jerusalem, Capital of Israel (http:/ / www. mfa. gov. il/ MFA/ MFAArchive/ 1980_1989/ Basic Law- Jerusalem- Capital of Israel)
[5] Il 6 ottobre 2002 Yasser Arafat promulgò una legge che proclamava formalmente Gerusalemme Est (vale a dire la parte cosiddetta "araba",
comprendente la Città Vecchia di Gerusalemme) capitale del futuro stato della Palestina.
[6] Gerusalemme Est si trova al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti di Israele; la sua annessione è stato considerata non valida
dall'ONU. Per maggiori dettagli, vedi la sezione #Status internazionale e più diffusamente la voce Status di Gerusalemme.
[7] Legge Fondamentale: Gerusalemme capitale di Israele (http:/ / www. knesset. gov. il/ laws/ special/ eng/ basic10_eng. htm), approvata dall
Knesset il 30 luglio 1980.
[8] Risoluzione 478 (http:/ / domino. un. org/ UNISPAL. NSF/ d744b47860e5c97e85256c40005d01d6/
dde590c6ff232007852560df0065fddb!OpenDocument) del Consiglio di Sicurezza dell'ONU del 20 agosto 1980.
[9] "The international community refused to recognize Jerusalem as Israel's capital, believing that to do so would establish the dangerous
precedent of legitimizing territorial expansion by military conquest--in direct contravention of United Nations resolutions" (Stephen Zunes)
(http:/ / www. fpif. org/ commentary/ 2000/ jerusalem. html)
[10] "Most states have not respected Israel's sovereign right to determine its own capital city, and have refused to recognize Jerusalem as the
capital of Israel Israel Ministry of Foreign Affairs (http:/ / www. mfa. gov. il/ MFA/ MFAArchive/ 2000_2009/ 2003/ 11/ Israel- the Conflict
and Peace- Answers to Frequen)
[11] Fonti: Israel Insider (http:/ / web. israelinsider. com/ Articles/ Diplomacy/ 11352. htm); Perché non riconoscere Gerusalemme capitale? di
Dimitri Buffa L’Opinione.it, 15 maggio 2007 (http:/ / www. ilvangelo. org/ news/ isr_389. html)
[12] «La città ebraica di Gerusalemme è parte integrante di Israele, anche se la maggioranza mondiale non lo riconosce », Uri Lupolianski,
sindaco di Gerusalemme (Israel heute, maggio 2007) (http:/ / www. ilvangelo. org/ news/ isr_389. html)
[13] « Mi auguro che Gerusalemme diventi la capitale di Israele riconosciuta internazionalmente come tale.», Colette Avital, Israel heute, maggio
2007 (http:/ / www. ilvangelo. org/ news/ isr_389. html)
[14] http:/ / imeu. net/ news/ article00125. shtml
[15] Il Jerusalem Post, dopo lo spostamento dell'ambasciata del Costa Rica, ha chiesto sarcasticamente ai suoi lettori di rispondere a un quiz:
"Nomina l'unico paese al mondo che riconosce Gerusalemme come capitale di Israele. Molti avrebbero difficoltà a indovinare, ma la
sorprendente risposta alla domanda è: El Salvador." jerusalem post, agosto 2006 (http:/ / www. jpost. com/ servlet/ Satellite?pagename=JPost/
JPArticle/ ShowFull& cid=1154525889070). Poco dopo, anche El Salvador ha spostato la sua ambasciata nei pressi di Tel Aviv.
[16] "Il Congresso americano, dal 1995, impone alla Casa Bianca di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e di trasferire il corpo
diplomatico americano da Tel Aviv alla città santa, malgrado l’Amministrazione trovi sempre una scusa per non farlo." 29 marzo 2006, Rocca
su Il foglio (http:/ / www. camilloblog. it/ archivio/ 2006/ 03/ 29/ bush-e-gerusalemme/ )
[17] Jewish history timeline; Turkish/Ottoman Rule, 1517—1917 (http:/ / www. jewishhistory. com/ jh. php?id=Timeline& content=Timeline#)
[18] French traveler, Jewish history timeline; Turkish/Ottoman Rule, 1517—1917 (http:/ / www. jewishhistory. com/ jh. php?id=Timeline&
content=Timeline#)
[19] Christian travelers Johann Aegidius Van Egmont and John Heyman, Jewish history timeline; Turkish/Ottoman Rule, 1517—1917 (http:/ /
www. jewishhistory. com/ jh. php?id=Timeline& content=Timeline#)
[20] New York Times, February 19, 1869
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Sionismo
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Sionismo
Il Sionismo è un movimento politico internazionale, nato alla fine del XIX
secolo tra gli ebrei secolarizzati residenti in Europa, il cui fine era
l'affermazione del diritto all'autodeterminazione del popolo ebraico mediante
l'istituzione di uno stato ebraico in terra di Israele (o → Palestina o Terra
Santa), che ha legami storici e religiosi con il popolo ebraico.[1] Il sionismo fa
parte del più vasto fenomeno del nazionalismo moderno, con la particolarità
di sorgere in risposta all'antisemitismo, che nega la possibilità di
assimilazione degli ebrei ormai emancipati. Importante ma minoritario fra il
popolo ebraico per tutta la prima metà del XX secolo, divenne inevitabile in
seguito allo sterminio (Shoah). Dopo la creazione dello stato di → Israele nel
1948, in cui oggi vive circa il 40% degli ebrei del mondo, il sionismo si è
trasformato in movimento di sostegno internazionale allo stato, oltre a
continuare il tradizionale aiuto all'immigrazione in Israele (aliyah).
La stella di Davide, in ebraico Maghen
David, è il simbolo del Sionismo.
Origini e significato
Il termine sionismo deriva dal monte Sion (in ebraico: ‫ציון‬, Tzi-yon‎), il primitivo nucleo della città di →
Gerusalemme. "Gerusalemme" deriverebbe dalle radici ur, cioè altura, montagna, e shlm, pace: quindi monte (poi
città) della pace. Già al tempo del biblico re Davide (a.C.) "Sion" è una sineddoche per "Gerusalemme" e persino per
"Terra d'Israele" (spesso nella bibbia gli israeliti sono detti "figli e figlie di Sion"). Il nome di "Sion", meno
altisonante, più popolano di Gerusalemme, è rimasto vivo nella memoria delle genti, utilizzato soprattutto nella
poetica, affiancandolo più spesso a figure femminili, agili ed eteree. La figura da "desiderare" è stata nel tempo
convertita, durante la diaspora ebraica, nella Terra Promessa, casa perduta tanto bramata. Il Sionismo ha reso più
pragmatico questo sogno romantico.
Il termine "Sionismo", a indicare il nazionalismo ebraico, fu coniato nel 1890 dall'editore ebreo austriaco Nathan
Birnbaum nella sua rivista Selbstemanzipation ("Auto-emancipazione"), la quale riprendeva il titolo di un libro di
Leon Pinsker del 1882.[2] .
In questo senso, il sionismo è il movimento nazionale ebraico che chiede una patria specificamente in Palestina: il
movimento nazionalista ebraico che chiede una patria senza preferenze sul luogo è noto come "Territorialismo"
(guidato da Israel Zangwill), mentre l'"Autonomismo" chiedeva l'autonomia (non l'indipendenza) politica degli ebrei
nei loro tradizionali territori di insediamento in Europa centro-orientale. Tutte le varie proposte di insediamento in
regioni extra-europee fatte alla fine dell'Ottocento fallirono o furono rifiutate, così come la richiesta di autonomia,
contribuendo solo a meglio precisare natura e ruolo del sionismo.
Il sionismo è un movimento laico: di qui gli scontri con molti Ebrei osservanti. Infatti, per l'ebraismo ortodosso il
regno di Israele deve ristabilirsi all'arrivo del messia. Per accelerare la venuta di questo non c'è che un sistema:
obbedire alla volontà divina, vale a dire adempiere ai precetti (mitzvot) stabiliti nella → Torah. Si opposero al
sionismo anche gli ebrei riformati (Reformed Jews), sostenendo che gli ebrei costituiscono una comunità religiosa,
non un popolo, e che il regno messianico atteso non è che una metafora per un futuro di libertà religiosa, di giustizia
e di pace, da realizzarsi nelle varie società. In campo laico, si opposero il Bund, che lottava per la giustizia sociale e
l'eguaglianza dei diritti in Europa orientale, e gli ebrei di sinistra, per i quali l'antisemitismo si combatte lottando per
il socialismo.
Una delle manifestazioni di questa opposizione fu che i sionisti tendevano a rifiutare la lingua yiddish, e a maggior
ragione le lingue nazionali europee, a favore della rinascita dell'antica lingua ebraica, da tempo in uso solo nel culto,
Sionismo
come madrelingua ad opera di Eliezer Ben Yehuda nell'orale, Mendele Moicher Sforim nella prosa e Haim Nachman
Bialik nella poesia.
In seguito allo stalinismo e soprattutto allo sterminio nazista (Shoah), l'idea sionista prevalse, restando quella
largamente maggioritaria in ambito ebraico e raccogliendo in genere ampia simpatia in tutto il mondo occidentale.
Tra gli ebrei - ancorché sempre largamente minoritaria in termini quantitativi - è sempre esistita una variegata
opposizione al sionismo (antisionismo); questa è divenuta più visibile a partire dalla guerra dei sei giorni, anche in
connessione alla contemporanea crescita di tale orientamento critico nel mondo, soprattutto islamico, fattosi più
vasto in genere a seguito della prima guerra del Libano e della seconda intifada.
Dal 1880 al 1896: le origini del sionismo
Nel corso dei secoli, c'è sempre stata una corrente migratoria ebraica verso la Palestina, motivata essenzialmente da
ragioni religiose. L'immigrazione sionista, di natura laica, è invece una conseguenza molto più tarda
dell'emancipazione degli ebrei europei nel corso della rivoluzione francese (1791) e per tutto il XIX secolo fino alla
rivoluzione russa (1917), e delle reazioni ostili alla conseguente tendenza degli ebrei all'assimilazione nelle varie
società nazionali.
Il proto-sionismo si sostanzia nella fondazione nel 1860 dell'Alleanza Israelitica Universale guidata da Adolphe
Crémieux, nella costruzione di un sobborgo ebraico di Gerusalemme finanziata dal filantropo sir Moses Montefiore
nel 1861, nella pubblicazione nel 1862 di Roma e Gerusalemme ad opera del filosofo ebreo tedesco Moses Hess e di
Derishat Zion ad opera del rabbino polacco-prussiano Zvi Hirsch Kalischer, nell'apertura nel 1870 di Mikveh Israel,
la prima scuola agraria ebraica, a cura di Charles Netter dell'AIU, nella composizione nel 1878 di hatikvah ("La
speranza"), inno del sionismo e poi dello stato di Israele.
Nella tradizione di Montefiore, a partire dal 1882, Edmond James de Rothschild divenne uno dei principali
finanziatori del movimento sionista e acquistò il primo sito ebraico in → Palestina, l'attuale Rishon LeZion; sempre
dal 1882 anche Maurice de Hirsch fu un grande finanziatore di insediamenti, sia sionisti che territorialisti. È appunto
dal 1882 che data la prima ondata di immigrazione sionista (Prima Aliyah), al cui inizio la comunità ebraica
palestinese (Yishuv) contava 25.000 persone: la prima aliyah più che raddoppierà queste cifre.
L'idea di creare uno Stato puramente ebraico, in cui l'antisemitismo sia assente per definizione, circola dal 1880, con
i movimenti di Bilu e degli "Amanti di Sion" (Hovevei Zion), i cui manifesti ideologici sono il laico
Selbstemanzipation ("Auto-emancipazione"), scritto da Leon Pinsker nel 1882, e il religioso Aruchas Bas-Ammi,
scritto dal rabbino Isaac Rülf nel 1883, oltre agli scritti precedenti di Kalischer.
Alcuni dei promotori di questa idea volevano fondare lo Stato nella storica terra d'→ Israele, chiamata anche →
Palestina, dove, secondo la Bibbia, vi erano stati i regni di Davide e di Salomone. Tuttavia, per questa terra non fu
subito scelta la Palestina: c'era anche chi proponeva di creare uno Stato ebraico in altre parti del mondo, ad esempio
in Argentina, Ecuador, Suriname, Amazzonia, Uganda, Kenya, Stati Uniti, Canada, Australia. L'opzione di gran
lunga più popolare restava però la Palestina, all'epoca governata dall'Impero Ottomano, la quale prevalse già dal
1905 e vinse definitivamente dopo il 1917.
Il fondatore del Sionismo è oggi considerato Theodor Herzl, un giornalista ashkenazita assimilato suddito
dell'impero austro-ungarico. Nel 1895 Herzl fu inviato come corrispondente del suo giornale a Parigi per seguire il
processo dell'affare Dreyfus (ufficiale francese di origini ebraiche accusato di tradimento), esploso nel 1894, che fu
accompagnato da una feroce campagna di stampa francese che riproponeva stereotipi antisemiti. In seguito a questa
esperienza Herzl si rese conto che l'assimilazione e l'integrazione degli ebrei in Europa non aveva dato frutti e che gli
ebrei avevano bisogno di un proprio Stato, dove poter vivere in pace e sicurezza lontano dai pregiudizi e dalle false
accuse tipici dell'antisemitismo.
La sua conclusione derivava dalla sua esperienza nell'impero austro-ungarico: in una compagine nazionale
eterogenea, come si presentava a fine '800 l'impero asburgico, italiani, serbi, croati, ungheresi, cechi, slovacchi,
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Sionismo
polacchi galiziani, tedeschi di Boemia e di Transilvania, tutti avevano i propri rappresentanti nel Parlamento
imperiale e potevano appellarsi a una propria "nazione" e a una "terra" che loro apparteneva, una "patria" dentro o
fuori i confini dell'impero, tutti tranne gli ebrei, né gli altri popoli riconoscevano gli ebrei come parte di essi.
Herzl avrebbe sviluppato la sua idea e l'avrebbe tradotta in Der Judenstaat ("Lo Stato degli Ebrei"), un volume
pubblicato all'inizio del 1896 senza conoscere gli scritti dei suoi predecessori e subito tradotto in varie lingue.
All'immediato successo del volume e al dibattito suscitato Herzl fece seguire il primo Congresso Sionista Mondiale,
che si tenne a Basilea dal 29 al 31 agosto 1897, in modo da costituire un movimento permanente.
Herzl si inserisce in una tradizione di pensiero di lingua tedesca iniziata con Hess, e in quella tradizione riunisce
attorno a sé la prima generazione di leader sionisti (Max Bodenheimer, Max Nordau, Otto Warburg, David
Wolffsohn), cui sono vicine anche personalità come Albert Einstein. Questa tradizione è quasi compattamente parte
della corrente dei "Sionisti generali" (ossia non affiliati a movimenti specifici) di ispirazione liberale.
Le idee di Herzl si inseriscono in un movimento migratorio ebraico già in atto, causato, in Russia, dai pogrom degli
anni 1881-1882 e poi degli anni 1903-1906. Secondo dati del 1930, dal 1880 al 1929 emigrano dalla Russia
2.285.000 ebrei, e, di questi, 45.000 in Palestina. La stragrande maggioranza preferisce recarsi altrove: 1.930.000
scelgono le Americhe, 240.000 l'Europa, i restanti l'Africa e l'Oceania. Dall'Austria, dall'Ungheria e dalla Polonia
emigrano, dal 1880 al 1929, in 952.000: 697.000 nelle Americhe, 185.000 in altri Paesi europei, 40.000 in Palestina.
Proporzioni analoghe si riscontrano fra i migranti provenienti da altri Paesi. In totale, durante questi decenni migrano
3.975.000 ebrei: 2.885.000 negli Stati Uniti, 365.000 nel resto delle Americhe (principalmente Argentina e Canada),
490.000 in Europa occidentale e centrale (specie Francia e Germania), e solo 120.000 in Palestina.[3] [4]
L'importanza dell'emigrazione dalle terre soggette all'Impero russo (oggi facenti parte di Lettonia, Lituania, Polonia,
Bielorussia, Ucraina) porta naturalmente all'emergere di una leadership di tali origini nel movimento sionista, che
deriva dall'esempio di Leon Pinsker. La prima generazione comprende nomi attivi in campo culturale (Ahad Ha'am,
Eliezer Ben Yehuda, Aaron David Gordon) oltre che nella politica sionista (Chaim Weizmann, Nahum Sokolow,
Leo Motzkin, Menahem Ussishkin, Nachman Syrkin), ma anche i primi rabbini che legittimano il sionismo in campo
religioso (Abraham Isaac Kook, Moshe Leib Lilienblum, Samuel Mohilever, Yitzchak Yaacov Reines). Questi
sionisti faranno parte di tutte le principali correnti del sionismo: non solo i sionisti generali, ma anche il sionismo
socialista e il sionismo religioso e, decenni più tardi il nazionalismo espresso dal sionismo revisionista.
Nell'ebraismo americano, importante più dal punto di vista del sostegno finanziario che dell'emigrazione, svolge un
ruolo fondamentale il rabbino Solomon Schechter.
Dal 1897 al 1917: l'immigrazione sionista nella Palestina ottomana
Herzl fece invano appello ai ricchi filantropi ebrei perché appoggiassero le sue proposte, ma scoprì la tradizione
proto-sionista dell'Europa orientale, che egli ignorava e che lo sostenne. Dal 29 al 31 agosto 1897 Herzl organizzò il
primo Congresso Sionista a Basilea (Svizzera), dove creò l'Organizzazione Sionista (dal 1960 Mondiale), il massimo
organismo politico ebraico fino alla istituzione dello Stato d'Israele.
Il congresso si chiuse approvando un programma che affermava la scelta politica, e non più semplicemente
insediativa dell'Organizzazione Sionista:
« "Il sionismo persegue per il popolo ebraico una patria in Palestina pubblicamente riconosciuta e legalmente garantita. »
Al termine del congresso, Herzl scrisse nel suo diario:
« Dovessi riassumere il Congresso di Basilea in una parola - che mi guarderò bene dal pronunciare pubblicamente - sarebbe
questa: A Basilea, io fondai lo Stato Ebraico. Se lo dicessi ad alta voce oggi, mi risponderebbe una risata universale. Se non
fra 5 anni, certamente fra 50 ciascuno lo riconoscerà. »
72
Sionismo
Nei primi anni di questo periodo, gli ultimi della sua vita, oltre a convocare tutti i successivi congressi. Herzl ottenne
colloqui con vari capi di stato (fra cui il Sultano Abdul-Hamid II, il Kaiser Guglielmo II, Re Vittorio Emanuele III e
Papa Pio X, oltre ai governi britannico e russo) per ottenere, invano, il loro assenso ufficiale al suo progetto. Inoltre,
Herzl pubblicò il romanzo utopico Altneuland ("Terra vecchio-nuova" - 1902), che porta l'epigrafe "Se tu lo vorrai non è una fiaba".
L'Organizzazione Sionista funzionò fin dall'inizio secondo le regole della democrazia rappresentativa: gli iscritti (fin
dall'inizio anche donne) pagavano una quota (shekel) ed eleggevano delegati a regolari congressi in Europa (annuali
1997-1901, biennali 1903-1913 e 1921-1939, quadriennali e a Gerusalemme dopo la creazione dello stato), dove
veniva eletto un esecutivo di 30 consiglieri, che a loro volta eleggevano il presidente.[5] .
Il Congresso era ed è soprannominato "il Parlamento del Popolo Ebraico": nell'Organizzazione Sionista tutte le
correnti sioniste (liberali, religiosi, socialisti) erano rappresentate, a tutti i livelli. In questi anni si forma la seconda
generazione di leader sionisti (David Ben Gurion, Yitzhak Ben-Zvi, Ber Borochov, Berl Katznelson, Arthur Ruppin,
Pinhas Rutenberg, Zalman Shazar, Joseph Trumpeldor, Meir Bar-Ilan, Vladimir Jabotinskij), quasi tutti, tranne
Jabotinskj e Bar-Ilan, socialisti.
Non avendo ottenuto il sostegno ufficiale dell'Impero Ottomano, fino al 1917 l'Organizzazione Sionista perseguì
l'obiettivo della costruzione di una patria mediante una strategia di immigrazione (aliyah) continua su piccola scala,
anche mediante istituzioni quali:
• Die Welt, il giornale del movimento sionista;
• il Keren Kayemet LeYisrael (Fondo Nazionale Ebraico 1901), un ente non-profit per l'acquisto di terreni agricoli
ed edificabili;
• il Jewish Colonial Trust (1899), istituzione finanziaria, e la Anglo-Palestine Bank (1903 - dal 1950 Bank Leumi),
che erogava prestiti ad agricoltori e imprese;
• il Keren Hayesod (Fondo delle fondamenta - 1920), un'organizzazione-ombrello per la raccolta di fondi nella
Diaspora al fine di finanziare le reti di infrastrutture in Israele.
La seconda ondata migratoria (circa 30.000 persone) parte dalla Russia per la Palestina fra il 1904 e il 1914: c'erano
stati pogrom dal 1903 al 1906, sostenuti dalla pubblicazione dei "Protocolli dei Savi di Sion", falso documento
segreto ebraico e vero libello antisemita prodotto dalla polizia segreta zarista[6] . Alcuni dei nuovi colonizzatori
erano spinti da ideali socialisti e crearono dei Kibbutz, delle comunità organizzate secondo criteri collettivisti e
comunistici, in cui la popolazione viveva dell'agricoltura. Ma il collettivismo e gli ideali comunistici erano riservati
agli ebrei: vigendo la politica del 'lavoro ebraico', i kibbutz non accettavano (e non accettano) arabi palestinesi fra i
loro membri.
Con i fondi sionisti, e principalmente del Fondo nazionale ebraico, si acquistano terre dichiarate inalienabili da cui è
esclusa la manodopera indigena; nasce una nuova nazione, con una propria lingua ed un'economia chiusa, da cui gli
arabi sono esclusi. Altri si sistemano nelle città o ne fondano di nuove: caratteristico è il caso di Jaffa e Tel Aviv, Tel
Aviv era infatti un quartiere di Qoffa, ma il massiccio insediamento ebraico crebbe fino a far diventare l'antica
(millenaria!) città di Qoffa un sobborgo della nuova Tel Aviv.
I chaluzim, i "pionieri" dell'esodo sionista, non portarono in Palestina solo la loro forza lavoro, la loro famiglia, la
loro cultura, ma importarono l'idea europea di "Nazione". Tra gli immigrati ebrei si diffuse anche l'uso della lingua
ebraica, la quale, relegata all'ambito religioso da duemila anni, non era più usata quotidianamente.
In piena Prima guerra mondiale, nell'imminenza dell'ingresso delle truppe britanniche a → Gerusalemme, strappata
all'esercito ottomano (dicembre 1917), il Regno Unito si impegnava, con una lettera del ministro degli esteri Arthur
James Balfour a Lord Lionel Walter Rothschild, membro del movimento sionista inglese, a mettere a disposizione
del movimento sionista dei territori in Palestina, in caso di vittoria. Il documento porta il nome di Dichiarazione
Balfour 2 novembre 1917.
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Sionismo
Il Sionismo e la popolazione nativa
Durante i secoli precedenti, si erano già verificati casi di Ebrei europei che emigravano verso la Palestina ed in
particolare → Gerusalemme, la città santa della religione ebraica. Nella regione era quasi sempre esistita una
minoranza ebraica, soprattutto a → Gerusalemme e a Hebron, le due città più importanti per gli Ebrei da un punto di
vista religioso. Ciò nonostante, all'epoca della nascita del movimento sionista la grande maggioranza della
popolazione della regione rimaneva araba e musulmana, con consistenti minoranze di cristiani arabi o armeni.
I sionisti non vedevano un problema in questo dato di fatto, sostenendo che l'arretrata popolazione araba avrebbe
tratto giovamento dall'immigrazione di europei in vasta scala, che avrebbe rivitalizzato la regione, e che comunque la
piccola popolazione araba (non più di mezzo milione di persone) non costituiva in nessun modo un popolo con una
propria identità nazionale, in quanto si sarebbe integrata nel nascituro stato (Herzl, Congresso di Basilea).
Il movimento sionista è stato oggetto di molte critiche e censure da parte dei suoi oppositori proprio per
l'indifferenza, in alcuni casi, nei confronti della popolazione nativa della regione; ma la critica più diffusa è piuttosto
quella di aver mirato, fin dall'inizio, alla decisione di espellere i palestinesi dalla terra in cui abitavano [7] . Il
comportamento sionista è stato assimilato da alcuni ad un tipico atteggiamento colonialista europeo, anche se da
questo, per lo meno dagli anni '20, si è differenziato per lo meno per una caratteristica: quella di impiegare
manodopera ebraica, non palestinese. Lo scopo non è quello di sfruttare gli indigeni, come è nel colonialismo
classico, ma di sostituirli.
In molti rispondono che la Palestina era solo una provincia povera e dimenticata dell'Impero Ottomano prima
dell'arrivo dei sionisti, e che gli immigrati ebrei, grazie all'Agenzia Ebraica, comprarono inizialmente la terra da
latifondisti arabi, spesso assenteisti e ben contenti di vendere appezzamenti di terra ai sionisti spuntando prezzi
altissimi, del tutto indifferenti alle sorti dei contadini arabi della regione. Fino ad allora, l'economia locale era
feudale: se la terra passava dal latifondista A a quello B, la differenza per i contadini ( fallāḥīn ) locali consisteva nel
pagare le imposte a B piuttosto che ad A.
Dal 1918 al 1948: il Mandato e la nascita dello Stato di Israele
Dopo aver occupato la regione nel corso della prima guerra mondiale, e aver ottenuto dall'Impero Ottomano il
riconoscimento della conquista nel trattato di Sèvres (agosto 1920), l'Impero Britannico chiese e il 24 luglio 1922
ottenne dalla Società delle Nazioni un Mandato sulla Palestina, che includeva anche l'odierna Giordania. La
dichiarazione diceva fra l'altro:
« The Mandatory (…) will secure the establishment of the Jewish national home, as laid down in the preamble, and the
development of self-governing institutions, and also for safeguarding the civil and religious rights of all the inhabitants of
[8]
Palestine, irrespective of race and religion. »
Nel frattempo, si era già verificata una forte immigrazione (Terza Aliyah), principalmente dalla Russia sconvolta
dalla rivoluzione e dalla guerra civile.
In conformità all'articolo 4 del mandato, e dopo l'assenso del Congresso Sionista, la comunità ebraica in Palestina
(Yishuv) costituì nel 1923 HaSochnut HaYehudit (l'Agenzia Ebraica) come organo di autogoverno, sostitutivo
dell'Organizzazione Sionista, che nel 1929 fu riconosciuto dai britannici ricevendo poteri para-statali: gestione di
scuole, ospedali, infrastrutture, eccetera (e, clandestinamente, formazione di Haganah). Nel 1924 Edmond James de
Rothschild fondò la Palestine Jewish Colonization Association (PICA), che comprò più di 125.000 acri (560 km2) di
terreno, continuando dopo di lui l'opera che egli aveva intrapreso oltre quarant'anni prima. Tutto ciò favorì una
nuova ondata migratoria (Quarta Aliyah), proveniente soprattutto dall'Europa orientale.
In questi anni, in cui inizia la costruzione dello stato, si forma la terza generazione di leader sionisti, fra cui Abba
Ahimeir, Haim Arlozoroff, Levi Eshkol, Nahum Goldmann, Uri Zvi Greenberg, Golda Meir, Moshe Sharett. Nel
1925 nasce la corrente revisionista, ad opera di Jabotinsky, in reazione ai primi scontri con gli arabi e alla decisione
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Sionismo
britannica di chiudere la Transgiordania (oggi Giordania) all'insediamento ebraico (1922) e in opposizione
all'atteggiamento conciliante delle altre correnti sioniste.
La popolazione araba in Palestina aumentò per l'arrivo di immigrati dai paesi circostanti, che vennero per lavorare,
spinti dai salari più elevati di quelli dei loro paesi d'origine.[9] . I notabili arabi palestinesi rifiutarono la proposta
britannica di creare un'Agenzia Araba, con poteri analoghi a quelli dell'Agenzia Ebraica.
Le prime proteste arabe relative all'immigrazione ebraica si registrano verso la fine del XIX secolo, ma i primi
scontri si ebbero solo negli anni '20, a Gerusalemme (1920) e a Giaffa (1921).
Negli anni '30 l'immigrazione ebraica aumentò notevolmente (Quinta Aliyah), per via dell'alto numero di Ebrei che
abbandonavano la Germania in seguito all'ascesa al potere di Adolf Hitler e alle sue leggi razziali. La maggior parte
dei Paesi del mondo tennero chiuse le porte ai profughi ebrei; gli Stati Uniti avevano ridotto le possibilità di
immigrazione nel 1924, e sostanzialmente escluse nel 1932, per la Grande Depressione. La Palestina diventa quindi
per gli ebrei d'Europa uno dei pochi rifugi possibili.
Tra il 1929 e il 1939 ci furono in Palestina vasti scontri tra Ebrei ed Arabi - i moti del 1929 e la cosiddetta "Grande
Rivolta" del triennio 1936-1939 - sedati duramente dall'esercito britannico, con alto numero di vittime da entrambi le
parti. L'antica comunità ebraica di Hebron fu distrutta durante le ostilità del 1929.
Nel 1939 i Britannici, dopo aver proposto inutilmente diversi piani di divisione del territorio mandatario in due stati
distinti (elaborati dalla Commissione Peel nel 1937, dalla Commissione Woodhead nel 1938 e dalla Conferenza di
St. James nel 1939), produssero una legge, il Libro Bianco, che limitava l'immigrazione ebraica a 75.000 persone per
una durata di 5 anni, cifra a cui sarebbero stati sottratti gli eventuali immigrati illegali individuati, e che, dal punto di
vista del movimento sionista, sembrava favorire le ragioni degli Arabi. Oltre a questo i britannici, ritenendo, dopo i
tentativi falliti, che una spartizione sarebbe risultata impossibile perché rifiutata sia dal movimento sionista, sia dalla
popolazione palestinese di origine araba, previdero la creazione di un unico Stato federale entro il 1949, dove i
coloni ebraici sarebbero tuttavia stati una minoranza (stimata, anche in base alle restrizioni sull'immigrazione, in un
terzo della popolazione totale).
Nello stesso anno scoppiò la Seconda guerra mondiale, e aumentò enormemente il numero di Ebrei che cercavano di
rifugiarsi in Palestina per sfuggire allo sterminio nazista. Molti di loro dovettero entrare illegalmente (Aliyah Bet).
Le organizzazioni ebraiche più moderate, come l'Haganah di David Ben Gurion, si limitarono agli scontri con gli
Arabi, mentre le organizzazione ebraiche più estremistiche arrivarono ad aggredire apertamente i Britannici, militari
e civili. In questo si distinsero l'Irgun di Menachem Begin e la Banda Stern, descritte dai Britannici come
organizzazioni terroristiche.
Nel maggio 1947 i Britannici annunciarono la rinucia al mandato sulla Palestina e il suo abbandono entro un anno. Il
15 maggio 1947 fu costituito l'UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine) che il 3 settembre
raccomandò a maggioranza la divisione della Palestina occidentale (quella orientale aveva già formato lo stato arabo
di Giordania) in due stati più o meno di uguale superficie, uno a maggioranza ebraica e l'altro a maggioranza araba,
mentre → Gerusalemme sarebbe diventata una città internazionale (Corpus separatum) controllata dall'ONU.[10] .
Secondo la commissione dell'ONU che si occupò di analizzare la situazione in Palestina e di elaborare la spartizione,
la popolazione ebraica contava ormai circa 608.000 persone, mentre quella araba circa 1.237.000 persone[11] [12] . Il
29 novembre 1947 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite votò (33 sì, 10 no, 13 astenuti) la risoluzione 181,
contenente la divisione della Palestina.
Le principali organizzazioni ebraiche accettarono la proposta (rifiuti provennero solo dai gruppi più estremisti, che
puntavano alla costituzione della Grande Israele, comprendente tutto il territorio mandatario e parte delle nazioni
confinanti) mentre la popolazione festeggiava nelle strade alla notizia. Invece la popolazione araba e i paesi arabi
circostanti la rifiutarono, per ragioni di principio religiose (sia islamiche che cristiane) e politiche, oltre che per
ragioni pratiche (tra le principali critiche da parte araba il fatto che agli ebrei, rappresentanti solo un terzo della
popolazione, fosse assegnato il 55% del territorio, che questo comprendesse le principali fonti idriche della regione e
che lo stato arabo non avesse sbocchi sul Mar Rosso). Gli arabi chiedevano uno stato unico, con il rientro in Europa
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Sionismo
di tutti gli ebrei immigrati negli ultimi decenni.
La nazioni arabe, contrarie alla suddivisione del territorio e alla creazione di uno stato ebraico, fecero ricorso alla
Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo la non competenza dell'assemblea generale delle Nazioni Unite nel
decidere la ripartizione di un territorio andando contro la volontà della maggioranza (araba) dei suoi residenti, ma il
ricorso fu respinto.
Dopo un anno di scontri interni alla popolazione e di scaramuccie sui confini con i paesi arabi, il 14 maggio 1948,
termine del mandato, l'Agenzia Ebraica dichiarò l'indipenenza dello Stato d'Israele; lo stesso giorno il neonato Stato
di Israele fu attaccato apertamente dalla Siria, dall'Egitto, dall'Iraq, ai quali si aggiunse in seguito la Giordania.
Le forze ebraiche, che inizialmente avevano conosciuto gravi difficoltà nell'equipaggiarsi, ma che erano meglio
organizzate e che ricevettero continui rinforzi provenienti dall'immigrazione nuovamente possibile, vinsero la guerra,
che si concluse con una seguenza di armistizi, ma nessun trattato di pace. In seguiito alla guerra, Israele conquistò un
territorio più ampio di quello promesso dalle Nazioni Unite, mentre la Giordania occupò la palestinese Cisgiordania,
e l'Egitto occupò la Striscia di Gaza, parimenti palestinese. Gerusalemme restò divisa tra Israeliani e Giordani.
Questo assetto territoriale rimase intatto fino al 1967.
Lo Stato di Israele fu riconosciuto alla nascita dalle Nazioni Unite e da buona parte del mondo, ma la totalità dei
paesi arabi rifiutò di riconoscere la sua esistenza (rinunciando quindi a costituire lo stato arabo in Cisgiordainia e
Gaza), e per la maggior parte ancora la rifiuta. Nel mondo arabo, e in buona parte del mondo islamico, la creazione
di Israele viene vista come un atto di aggressione contro il mondo arabo, il furto di un pezzo di territorio ed un atto di
spossessamento nei confronti dei Palestinesi. Nel 1949 la Lega Araba approvò due risoluzioni: nella prima si vietava
ai governi di tutti gli stati membri di concedere la cittadinanza ai profughi palestinesei, nella seconda si ordinava ai
governi degli stati membri di facilitare l'esplulsione degli ebrei dalle proprie terre.
Dal 1949 a oggi: il Sionismo e lo Stato di → Israele
Il 23° Congresso sionista (1951), fu il primo dopo l'indipendenza e per la prima volta si tenne non in Europa ma a
Gerusalemme. Il congresso si aprì simbolicamente davanti alla tomba di Herzl, appena traslato da Vienna secondo il
suo testamento. Poiché con l'istituzione dello Stato di Israele il "programma di Basilea" era stato realizzato, il
congresso ridefinì i compiti del movimento nel "programma di Gerusalemme" come segue:
« consolidamento dello Stato di Israele, riunione degli esiliati in Terra di Israele, tutela dell'unità del Popolo Ebraico »
Per quanto riguardava il rapporto fra Stato di Israele e Organizzazione Sionista, il congresso approvò una risoluzione
che chiedeva allo stato di riconoscere l'organizzazione come organo rappresentativo del popolo ebraico in materia di
partecipazione organizzata della Diaspora alla costruzione di Israele. Nel 1952 la Knesset approvò una legge in tal
senso.
Lo Stato di Israele, indipendente dal maggio 1948 come "Stato Ebraico" secondo le Nazioni Unite (risoluzione 181
del 29 novembre 1947), dal 1950 riconosce con la Legge del ritorno il diritto di qualsiasi ebreo del mondo di
immigrare in Israele, semplicemente richiedendolo, e di ricevere la cittadinanza non appena arrivato. L'atto di
immigrazione in Israele nel caso di un ebreo viene chiamato Aliyah, che in ebraico significa "ascesa".
Ancora oggi l'immigrazione sionista in Israele è incoraggiata e continua, anche se i flussi più rilevanti si sono avuti
subito dopo l'indipendenza dello stato (1948-1951), per il rimpatrio dei sopravvissuti alla Shoah e per l'espulsione
degli ebrei dai paesi arabi, e al crollo del sistema sovietico in Europa Orientale (1990-1991).
Durante gli anni '50 e gli anni '60, 856.000 ebrei provenienti dal Nord Africa e dal Vicino Oriente emigrarono in
Israele in seguito all'espulsione, di diritto o più spesso di fatto (confisca dei beni), dai paesi di origine, di cui 260.000
negli anni 1948-1951.[13] [14] [15] Nel 1945 tra 758.000 e 866.000 ebrei vivevano in comunità insediate nel mondo
arabo [16] [17] ; 50 anni più tardi erano meno di 10.000 [18] .
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Sionismo
Durante gli anni '90, è emigrato in Israele circa un milione di persone dall'ex-Unione Sovietica. Molti di questi ultimi
hanno con l'Ebraismo legami familiari non riconosciuti dalla legge religiosa (il padre ma non la madre), e non sono
mancati i casi di praticanti del Cristianesimo ortodosso. Si suppone che molti di questi siano emigrati in Israele per
sfuggire dalle condizioni economiche e sociali molto dure dei paesi di origine. Negli ultimi anni, c'è stata anche
un'immigrazione crescente di clandestini provenienti dall'Africa e dall'Asia.
Israele ha sempre negato, invece, il ritorno ai profughi arabi palestinesi, sia ai 711.000 della guerra del 1948 [19] (per
due terzi fuggiti in Cisgiordania e a Gaza), che a quelli della guerra del 1967, argomentando che a loro è riservato lo
"Stato Arabo" previsto dall'ONU nel 1947 e che comunque il loro numero equivale a quello dei profughi ebrei dai
paesi arabi. Per entrambe le ragioni, quindi, spetterebbe a questi ultimi farsi carico dei rifugiati. Nel settembre 1948
il conte Folke Bernadotte, incaricato dalle Nazioni Unite e che agiva per il ritorno dei profughi palestinesi nelle loro
case, fu assassinato dal gruppo Lehi; Israele arrestò appartenenti alla banda, ma furono subito rilasciati.
Il diritto dei profughi a tornare in patria è sancito dall'articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell'Uomo, approvata nel dicembre 1948. Non è stato sempre applicato, ad esempio, dopo la seconda guerra
mondiale, non ai profughi italiani dall'Istria e dalla Dalmazia, né ai profughi tedeschi dai Sudeti cechi e dalla Prussia
e Slesia polacche, né ai profughi polacchi dalla Bielorussia, né, naturalmente, ai profughi ebrei dai paesi arabi degli
anni '40, '50 e '60. Tutti questi profughi sono stati riassorbiti dai paesi di destinazione. Di recente, è stato applicato,
ma con successo solo parziale, ai fuggiti nelle guerre interetniche in Bosnia e in Ruanda e Burundi.[20] e agli
scampati alla guerra nell'ex Jugoslavia[21] Non viene applicato neppure ai profughi arabi dalla terra poi diventata
Israele, molti dei quali vivono tuttora in campi in Cisgiordania, territorio sotto la responsabilità israeliana fin dal
giugno del 1967, Libano, Siria e altri paesi arabi, che, ad eccezione della Giordania, hanno rifiutato loro la
cittadinanza e spesso l'integrazione sociale.
In seguito alla conquista ed all'occupazione militare della Cisgiordania e della Striscia di Gaza avvenuta nel 1967 in
seguito alla guerra dei sei giorni, sono stati costruiti nuovi insediamenti ebraici nei Territori Occupati su terra
confiscata ai palestinesi [22] . Ora vi abitano più di 450.000 coloni. Alcuni di loro sono motivati dalla credenza
religiosa che l'intera Terra di Israele sia stata promessa da Dio agli Ebrei e che cederne anche solo un pezzo
costituisca un peccato. Altri invece sono mossi da considerazioni più semplici, di minor costo della vita, in quanto le
colonie ricevono ingenti finanziamenti statali [23] .
Queste colonie, a cui la stragrande maggioranza dei palestinesi non può accedere (fanno eccezione coloro che sono
ammessi a lavorarvi, secondo fonti filo-palestinesi in condizioni molto peggiori di quelle di lavoratori israeliani di
pari livello [24]), hanno attirato condanne da parte dei Palestinesi e da quasi tutto il mondo. Chi si oppone paragona
spesso la situazione a quella dell'apartheid sudafricano. Fra questi vanno ricordati due sudafricani (che pertanto, si
può ragionevolmente ipotizzare che sappiano di cosa parlino), l'arcivescovo Desmond Tutu [25] e l'inviato ONU per
i diritti umani John Dugard, che considera la stato delle cose ancora peggiore [26], l'ex presidente statunitense Jimmy
Carter [27], le organizzazioni israeliane che lottano per i diritti umani e conoscono la situazione sul terreno, come
B'Tselem [24] .
Il Neo-Sionismo, la forma di "Sionismo" che implica costruire colonie in Cisgiordania (denominata, per sottolineare
che il popolo di Israele ha diritto alle terre bibliche, 'Giudea e Samaria'), ha destato perplessità e critiche anche
all'interno di Israele, ed è stato descritto come una cattiva interpretazione della religione ebraica. Così, nel 1992, si
esprimeva Yeshayahou Leibowitz, intervistato da Eyal Sivan:
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Sionismo
« ... Lo stato di Israele è fondato su un valore, e questo valore è il mantenimento del potere ebraico violento su tutta la terra
di Israele e sull'altro popolo che vive in questa terra. È il contenuto del valore dello stato di Israele, oggi. È per questo che ha
appena versato due miliardi e mezzo ai coloni installati nel Territori, mentre non ha denaro per gli immigrati recenti....
Quello che considera un valore è mantenere il potere sui Territori occupati. Non vi è denaro per migliorare il sistema
scolastico. Non vi è denaro per migliorare il sistema sanitario... ma vi è denaro per gli assassini che si installano nei
Territori. Molto denaro: due miliardi e mezzo, l'anno scorso. In nome di questo valore, si sacrifica la salute, l'istruzione,
l'integrare gli immigranti. Si sacrifica tutto questo per mantenere il nostro potere sui Territori Occupati.
Chiama assassini i coloni?
Sì, certamente. »
(Y. Leibowitz, L'exigence d'être héroique s'appelle l'incitation à la révolte, De L'autre côté, Printemps 2007, n° 3, éditions
La fabrique )
Lo stato di Israele e le organizzazioni sioniste sostengono che ritenere gli ebrei collettivamente responsabili di
quanto compiuto dallo stato di Israele sia una forma di antisemitismo; questa loro opinione è stata accolta
dall'EUMC (European Monitoring Committee on Racism and Xenophobia)[25] . Durante la seconda guerra del
Libano, nell'agosto 2006, il primo ministro israeliano, Olmert, ha tuttavia affermato di ritenere che tale guerra fosse
combattuta, non solo da tutti gli israeliani, ma da tutti gli ebrei. Non mancano gli ebrei e le organizzazioni ebraiche
che definiscono una tale frase, così come le espressioni che offuscano la distinzione fra sionisti ed ebrei [26] ,
estremamente pericolosa per gli ebrei medesimi.[27] [28]
Israele, che attualmente ha più di sette milioni di abitanti, si autodefinisce uno "Stato Ebraico". Le due lingue
ufficiali sono l'Ebraico, una lingua che è stata completamente rivitalizzata dopo più di due millenni di uso solamente
liturgico, e l'Arabo. Nella pratica, è molto più usato l'inglese dell'arabo. Ora è diffuso anche il russo.
La società è divisa su numerosi temi tra la componente religiosa e quella laica. I servizi di trasporto pubblico (con
l'eccezione di Haifa) non funzionano di sabato e nelle altre feste ebraiche.[29] Il potere degli ebrei ultraortodossi è in
aumento: sono in alcuni casi (raramente corretti) a imporre la separazione fra uomini e donne su autobus in servizio
pubblico.
Fino al 1967, lo stato di Israele fu sostenuto, nel mondo, anche dall'Unione Sovietica e dalla sinistra in genere. Ora i
sionisti più accesi si trovano nella destra, fra i neocon statunitensi e le organizzazioni nazionaliste, come il British
National Party.[30]
Gli Ebrei della diaspora e il Sionismo
Non tutti gli Ebrei del mondo sono sempre stati favorevoli al Sionismo. Inizialmente la maggioranza degli Ebrei era
indifferente o contraria. La maggioranza del mondo ebraico considerava un'eresia religiosa l'idea di rientrare in
massa in Israele prima dell'arrivo del Messia. I molti Ebrei socialisti o comunisti credevano che solo attraverso la
rivoluzione sociale si potesse far cessare l'antisemitismo e tutte le altre forme di intolleranza razziale.
Dopo l'Olocausto la maggior parte degli ebrei del mondo occidentale volse a favore della creazione di Israele, ed
alcuni cercarono di aiutare finanziariamente il neonato stato con donazioni filantropiche. Le comunità nordafricane e
vicino-orientali rimasero indifferenti, ma in seguito all'ostilità araba nei loro confronti, molti di loro emigrarono in
Israele durante gli anni '50 e '60.
La maggior parte degli Ebrei della Diaspora sentono oggi un senso di attaccamento e di identificazione con Israele,
anche se non sono mancate le critiche contro la sua politica degli ultimi anni nei confronti della popolazione
palestinese; soprattutto la costruzione di nuovi insediamenti ha destato perplessità perfino nei più accesi sostenitori
dello stato ebraico. Negli ultimi tempi, le critiche sono diventate più diffuse, coinvolgendo anche chi fino a poco
tempo prima era stato sionista, ed addirittura alcuni di coloro che si dichiarano ancora tali. Il distacco dalla comunità
di appartenenza non è facile, anche perché i sostenitori di Israele adoperano volentieri l'aggettivo 'antisemita' nei
confronti dei loro oppositori, o la variante 'ebreo che odia se medesimo' se chi si oppone appartiene al medesimo
gruppo etnico/religioso.
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Sionismo
Alcuni gruppi ultra-ortodossi (come ad esempio i Neturei Karta) mantengono tutt'oggi questa posizione.
Sostegno dei non-ebrei al sionismo
Il sostegno al ritorno degli ebrei in Terra di Israele è addirittura antecedente all'organizzazione formale del
movimento sionista, anche se talvolta caratterizzato da motivazioni ambigue.
In campo politico, furono filo-sionisti il presidente Sun Yat-sen (Cina), i presidenti John Adams e Woodrow Wilson
(Stati Uniti), la Regina Vittoria e Re Edoardo VII e i primi ministri David Lloyd George e Arthur Balfour (Regno
Unito), il generale Jan Smuts (Sud Africa), il presidente Tomas Masaryk (Cecoslovacchia), l'ambasciatore Cambon
(Francia) [31] , gli intellettuali George Eliot (Regno Unito), Fridtjof Nansen (Norvegia), Benedetto Croce (Italia) ed
Henry Dunant (Svizzera, fondatore della Croce Rossa e autore delle Convenzioni di Ginevra).
In campo religioso, molti dei nomi sopra indicati motivarono il sostegno con la propria fede cristiana, a cui
aggiungiamo il generale Orde Charles Wingate e non pochi funzionari del Mandato britannico. Da metà anni 70 sono
aumentate anche le voci filo-sioniste fra gli arabi cristiani, un tempo compatti nel loro antisemitismo religioso. Fu
filo-sionista anche Joseph Smith, il fondatore dei Mormoni.
Importanti, fra i sostenitori del sionismo, sono alcune componenti del protestantesimo anglosassone, definite
sionismo cristiano; hanno un notevole peso elettorale, e negli Stati Uniti appoggiano i neocons. I sionisti cristiani
sono dei fondamentalisti, che credono che il ritorno degli ebrei nella Terra Santa e la fondazione dello stato di Israele
nel 1948 sia il compimento di quanto scritto nel libro dell'Apocalisse; ritengono che il ritorno degli ebrei debba
precedere il ritorno sulla terra (considerato imminente) del Cristo. Questi manderà all'inferno gli ebrei che non
credono in lui, salvando quelli che divengono cristiani. Malgrado questa teologia e questa escatologia nettamente
antiebraica, non solo i sionisti cristiani statunitensi sostengono lo stato di Israele, ed in particolare il Likud, ma il
governo israeliano li appoggia (ha dato loro una sede in una delle piazze più belle della Città Vecchia di
Gerusalemme)[32] .
Anche tra i musulmani vi è una tradizione filo-sionista, pur fortemente minoritaria. Ne fecero parte, anche per
ragioni politiche (anti-ottomane) ed economiche, Al-Husayn ibn Ali (Sceriffo di Mecca) e i suoi figli Abd Allah I di
Giordania e Faysal I re d'Iraq, oltre (anche con finalità anti-arabe) allo Scià Nasser ad-Din Shah Qajar (Persia) e a
figure curde e berbere. Il recente filone che si appoggia a interpretazioni del Corano è presente solo fra i musulmani
non-arabi, anche occidentali.
Critiche contro il Sionismo
Durante gli anni sessanta buona parte dei movimenti di liberazione nazionale del Terzo Mondo identificarono il
Sionismo con una forma di colonialismo. Il sostegno americano ad Israele, sempre più forte dopo la guerra dei sei
giorni, rinforzò questa tesi. Anche l'Unione Sovietica, dopo l'appoggio iniziale dato ad Israele, volse a favore dei
paesi arabi e condannò la politica di Israele e le sue basi costitutive.
Nel 1971 divenne segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim, dal passato nazista, accusato poi di
crimini di guerra, ma assolto grazie anche alla difesa che ne fece Simon Wiesenthal. Le Nazioni Unite, in una
risoluzione del 1975[33] equipararono il sionismo al razzismo, ma la risoluzione relativa fu poi ritirata nel 1991[34] ,
come condizione da parte di Israele per partecipare alla Conferenza di Madrid.
Nella sinistra europea ed americana, il Sionismo è stato visto come una forma di colonialismo, di razzismo e
addirittura di fondamentalismo religioso, e lo Stato di Israele viene visto come uno Stato espansionista e militarista
che ha fatto cacciare molti Arabi dalla propria terra e non rispetta diverse risoluzioni ONU. Questo punto di vista è
stato ripreso anche dalla destra estrema, con una sorprendente comunanza di argomentazioni, sia in Europa che dalle
frange fondamentaliste cristiane negli USA e nelle ex-repubbliche sovietiche. Gli israeliani rispondono che gli Ebrei
non si possono considerare dei colonialisti perché non rappresentano alcuna grande potenza statale e cercano solo di
trovare un luogo dove sfuggire a persecuzioni secolari che sembrano non aver fine. Inoltre quasi la metà degli Ebrei
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Sionismo
israeliani è originaria di paesi arabi. In base alla dichiarazione di indipendenza, Israele è aperto all'immigrazione
ebraica da altri paesi ma al contempo:
« it will foster the development of the country for the benefit of all its inhabitants; it will be based on freedom, justice and
peace as envisaged by the prophets of Israel; it will ensure complete equality of social and political rights to all its
inhabitants irrespective of religion, race or sex; it will guarantee freedom of religion, conscience, language, education and
culture; it will safeguard the Holy Places of all religions; »
Israele si definisce, nelle sue Leggi Fondamentali come uno stato 'ebraico e democratico'[35] , anche se è stato fatto
osservare anche in ambito ebraico israeliano, come questa sia una affermazione contraddittoria[36] , soprattutto da
parte della corrente del Post-Sionismo.
Tuttavia Israele garantisce libertà di culto religioso (è l'unico Stato in Vicino Oriente che paga il pellegrinaggio a
Mecca ai propri cittadini di religione islamica), la libertà di parola e di stampa, la rappresentanza parlamentare alle
minoranze etniche, tanto per citare alcuni aspetti.
Curiosità
Una storiella racconta che, poco tempo prima del Primo Congresso Sionista, in un salotto borghese del Centreuropa,
il giornalista, nonché fondatore del Sionismo, Theodor Herzl incontrò il linguista Eliezer Ben Yehuda, un ebreo
lituano, che sperava di far rinascere l'antica lingua ebraica, ormai relegata al solo rituale del sabato.
Ognuno dei due, sentendo raccontare l'altro circa la propria utopia, fece finta di coglierne il fascino, ma, appena
lasciato l'interlocutore, ben pensò di spettegolare e malignare quanto assurdo e inattuabile fosse il proposito di questi.
A dispetto dei detrattori, entrambi i sogni furono realizzati.
Bibliografia
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Theodor Herzl, Lo stato ebraico, Il Melangolo, 2003, Genova
Walter Laqueur, The History of Zionism, Tauris Parke Paperbacks, 2003 (ISBN 1860649327)
Vittorio Dan Segre, Le metamorfosi di Israele, Utet, 2008
Claudio Vercelli, Israele. Storia dello Stato (1881-2008). Giuntina, 2008
Voci correlate
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Antisemitismo
Antisionismo
Gilad Atzmon
Eliezer Ben Yehuda
Haim Nachman Bialik
Max Bodenheimer
Ber Borochov
→ Gerusalemme
Aaron David Gordon
Albert Einstein
Levi Eshkol
Ahad Ha'am
Theodor Herzl
Moses Hess
→ Israele
Zvi Hirsch Kalischer
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Sionismo
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Abraham Isaac Kook
Moshe Leib Lilienblum
Lingua ebraica
Lingua yiddish
Golda Meir
Samuel Mohilever
Mendele Moicher Sforim
Moses Montefiore
Leo Motzkin
Neturei Karta
Max Nordau
Olocausto
Organizzazione Sionista Mondiale
Partito revisionista sionista
Leon Pinsker
Post-Sionismo
Yitzchak Yaacov Reines
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Isaac Rülf
Arthur Ruppin
Pinhas Rutenberg
Solomon Schechter
Zalman Shazar
Shoah
Sion (monte)
Sionismo cristiano
Sionismo religioso
Sionismo socialista
Sionisti generali
Nahum Sokolow
Nachman Syrkin
Joseph Trumpeldor
Menahem Ussishkin
Otto Warburg
Chaim Weizmann
David Wolffsohn
Israel Zangwill
Collegamenti esterni
• Hibbat Zion, definizione [41]
• Dichiarazione di Indipendenza dello Stato di Israele (Inglese) [42]
Riferimenti
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[2] Birnbaum, già fondatore di Kadimah ("Avanti"), il primo movimento studentesco nazionalista ebraico, diventerà il primo segretario generale
del movimento ultra-ortodosso (Haredi) anti-sionista Agudat Israel.
[3] (EN) Jewish Emigration from Russia: 1880 - 1928 (http:/ / www. friends-partners. org/ partners/ beyond-the-pale/ eng_captions/ 39-4.
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[5] Source: A survey of Palestine, prepared in 1946 for the Anglo-American Committee of Inquiry, Volume II page 907 HMSO 1946.
[6] Il falso della Ochrana, ottenuto mediante il plagio da testi precedenti non riferiti agli ebrei, fu dimostrato da The Times nel 1921, ma il libello
è ancora oggi ristampato nel mondo arabo.
[7] Benny Morris, Vittime, Milano, Rizzoli, 2001, ISBN 8817107565
[8] League of Nations, Palestine Mandate, July 24, 1922, (http:/ / www. stateofisrael. com/ mandate)
[9] A. Ruppin. Soziologie der Juden. Berlin, Jüdischer Verlag, 1930. I, p. 157
[10] United Nations Special Committee on Palestine; report to the General Assembly, A/364, 3 September 1947
[11] Anonymous. REPORT TO THE GENERAL ASSEMBLY, VOLUME 1 (http:/ / domino. un. org/ UNISPAL. NSF/
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[12] (EN) United Nations Special Committee on Palestine, Recommendations to the General Assembly, A/364, 3 September 1947 (http:/ /
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[13] Ada Aharoni "The Forced Migration of Jews from Arab Countries (http:/ / www. hsje. org/ forcedmigration. htm), Historical Society of Jews
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[22] (EN) (http:/ / www. btselem. org/ english/ Settlements/ Land_Takeover. asp), e, per la legge internazionale, essi sono illegali Land
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[23] (EN) Encouragement of migration to the settlements (http:/ / www. btselem. org/ english/ Settlements/ Migration. asp), dal sito
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[24] (EN) Land Expropriation and Settlements (http:/ / www. btselem. org/ English/ Settlements/ ), dal sito dell'organizzazione non governativa
israeliana B'Tselem.
[25] Dina Porat. (EN) Defining Antisemitism (http:/ / www. tau. ac. il/ Anti-Semitism/ asw2003-4/ porat. htm). Stephen Roth Institute:
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[26] (http:/ / www. jfjfp. org/ ejjp/ EUMC. htm)
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[28] Arthur Neslen. (EN) When an anti-semite is not an anti-semite (http:/ / www. guardian. co. uk/ commentisfree/ 2007/ apr/ 05/
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[29] (EN) Transportation (http:/ / www. goisrael. com/ Tourism_Eng/ Tourist+ Information/ Planning+ your+ trip/ Transportation. htm). Israel
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[30] (EN) The BNP and Anti-Semitism: A Response to the Board of Deputies (http:/ / www. bnp. org. uk/ 2008/ 04/
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18/10/2008.
[31] si impegnò formalmente a nome del suo governo a "la renaissance de la nationalité juive dans ce pays dont le peuple d'Israel fut exilé il y a
tant de siècles"
[32] Christian Science Monitor, "Christian Zionists are growing in influence - even as they fight for policies their critics say work against peace
in the Mideast. For these believers, it's all about fulfilling biblical prophecy.", Luglio 2004 (http:/ / www. csmonitor. com/ 2004/ 0707/
82
Sionismo
p15s01-lire. htm)
[33] A/RES/3379 (XXX) 10 November 1975, 3379 (XXX). Elimination of all forms of racial discrimination (http:/ / domino. un. org/ UNISPAL.
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[34] A/RES/46/86 74th plenary meeting 16 December 1991 Elimination of racism and racial discrimination (http:/ / www. un. org/ documents/
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[35] (EN) Basic Law: Human Dignity and Liberty (http:/ / www. knesset. gov. il/ laws/ special/ eng/ basic3_eng. htm). The Knesset. URL
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Fonti e autori del articolo
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Chashmal, Civvì, Cloj, Crisarco, Cugino di mio cugino, Cvicari, DanWik, Davide21, Demart81, Django, Emysarah, Ermetis, F. Cosoleto, Fabrizio, Fafabifiofo, Fr@, FrAnCiS, Fullo88, Ginosal,
Giordanie, Giovanni Panuccio, Giovannigobbin, Hasanisawi, Indigesto, Ing.russo, Intdomain, Killer BOB, Leonard Vertighel, Lord Hidelan, M7, MANUCRESPI, MM, MMAX, MaEr,
MapiVanPelt, Marcel Bergeret, Metralla, Paginazero, Panairjdde, Paolo da Reggio, PaoloAR15, Piero Montesacro, Podollo, Potakin, Rdocb, Restu20, Sailko, Sbazzone, Sefu, Snowdog, Suisui,
Talmid3, Tapion, Trek00, Twice25, Vermondo, Viscontino, Wiskandar, Yoggysot, 106 anonymous edits
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