casatenovo madagascar

Transcript

casatenovo madagascar
Fiamma
che arde
1960
casatenovo
Anno LVIII - n. 1/2011
2010
1970
madagascar
2010
Fiamma che arde
Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve
del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
Anno LVIII
N. 1/2011
Sped. in abb. post.
Distribuzione gratuita.
Sommario
Cari amici (La Redazione)
pag 3
La rivista non ha quota di abbonamento
ma è sostenuta dalle offerte dei lettori.
La bellezza della Pasqua
(Don Ettore Ghiano)
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Direttore responsabile
Don Giuseppe Tuninetti
Credevo che quanto la vita
mi ha dato fosse un dono
(Giuseppe Colombero)
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Redattori
Don Giuseppe Colombero
Sr. M. Gaetana Galbusera
1960 Casatenovo (Lc) 2010:
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Giornata Mondiale di Preghiera
(Centro Nazionale Vocazioni)
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Fiori di Cielo
(Madre Carmelina Lanfredini)
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Solidarietà
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Sostegno bambini a distanza
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Viale Catone, 29 - 10131 TORINO
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In copertina: Anniversari di fondazione
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indistintamente a tutti i benefattori e amici della
Congregazione, così pure a coloro che ricevono
“Fiamma che arde” a titolo di collaborazione o di
scambio editoriale. Chi non intendesse farne uso
non ne tenga conto. Chi lo utilizza per inviare offerte
è pregato di SPECIFICARE SEMPRE LA CAUSALE.
Il presente numero è stato consegnato alle
Poste Italiane di Torino il 30 marzo 2011.
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Benedizione del Papa
Celebrazione eucaristica
(Sr. M. Gaetana Galbusera)
Ho conosciuto una santa
(Dott. Rino della Morte)
La mostra all’oratorio (Rosalba C. e Andrea C.)
Le suore in vespetta
(dal Giornale di Merate)
Cenni Biografici Beata Anna
(La Redazione)
1970 Madagascar 2010:
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Da 4 decenni in Madagascar
(Madre Carmelina Lanfredini)
Io sono con te
(Sr. M. Angiola Rota)
Annunciare il Vangelo
è una necessità
(Una Piccola Serva)
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cui cancellare i dati od opporsi al loro utilizzo per finalità commerciali, rivolgendosi al Responsabile dati della Editrice Fiamma che arde Viale Catone, 29 - 10131 TORINO.
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Cari
Amici
negli ultimi mesi del 2010 abbiamo avuto due importanti
ricorrenze: il 50° della comunità di Casatenovo (Lc) e il
40° di fondazione in Madagascar.
Casatenovo è stata una delle ultime comunità che la Congregazione ha aperto in Italia. Erano gli anni ’60 e la crisi vocazionale
incominciava a farsi sentire. Nonostante ciò da questa terra di Brianza la Congregazione ha avuto in dono una decina di vocazioni.
Negli anni ’70 invece la Congregazione approda in Madagascar con sei Piccole
Serve. È la prima fondazione missionaria, che ha inizio ad Ambatondrazaka, una
cittadina che dista circa 270 km dalla capitale, Antananarivo. In questa terra d’oltre
oceano, dalla prima comunità ne sono nate altre cinque e oggi le Piccole Serve malgasce sono oltre una sessantina.
Mentre qui in Italia va sempre più diminuendo il numero delle giovani che intendono abbracciare la vita religiosa, là, in Madagascar, con l’arrivo delle Piccole
Serve si è subito riscontrato una fioritura vocazionale che continua tutt’oggi come
una benedizione del Signore per la Congregazione.
I due eventi, nei loro programmi hanno avuto come particolare punto centrale
la celebrazione dell’Eucaristia: un appuntamento per noi importante e condiviso da
amici, benefattori, parenti e conoscenti. Le liturgie ci hanno offerto la possibilità
di lodare Dio per il passato, di ringraziarlo per il presente e di confidare in Lui per
il futuro.
Celebrare i giubilei ci fa del bene; essi sono un invito a rispecchiarci nella sorgente del carisma della Fondatrice per un confronto di fedeltà alle sue origini nel
corso del tempo.
Gesù durante la sua vita terrena ci ha esortati a pregare per la messe del Padre
suo, e qui desideriamo richiamare alla vostra attenzione la Giornata Mondiale di
preghiera per le Vocazioni, che per il 2011 si celebra il 15 maggio. Il logo: “Quanti
pani avete? Andate a vedere…” (Mc 6,38), ci indica il tema scelto per la ricorrenza.
Ciò è anche in sintonia con il Congresso Eucaristico che si celebrerà ad Ancona dal
4 all’11 settembre 2011. L’eucaristia è sempre stata il centro di attrazione della vita
consacrata. È alla scuola di Gesù che in germe matura e si consolida la chiamata
a seguirlo nella via dei consigli evangelici. Per cui non stanchiamoci di piegare le
ginocchia davanti a Gesù Eucaristia, per chiedergli in dono le vocazioni sacerdotali
e religiose.
Quest’anno celebriamo la Pasqua a primavera inoltrata, quando la natura espande a profusione la sua fragranza nei fiori, vestiti dai più svariati colori. Ma il più
prodigioso miracolo avviene con la risurrezione di Gesù, che con la sua potenza
esce dall’ombra di morte per dare vita, profumo, colore al nostro spirito.
Durante la Quaresima predisponiamoci a vivere in sobrietà mediante la pratica
della mortificazione e anche del digiuno, privandoci non solo del superfluo, ma
anche di qualcosa di utile per scoprire e riconoscere Dio nei volti di tanti fratelli
privi del necessario.
La penitenza, la carità e la preghiera sono le virtù che ci aiutano a preparare
l’abito della grazia da indossare il giorno della solennità pasquale. Qui sta la bellezza della nostra Pasqua; celebriamola e viviamola in tutto il suo splendore.
Auguri!
La Redazione
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La bellezza della Pasqua
«Gesù è Dio. Sì, è morto in croce, ma è risorto.
Se non fosse risorto, vana sarebbe la nostra
fede».
Torino, la città della Sindone, nell’an­
cora recente passato, ha accolto più di
due milioni di fedeli, ed anche forse cu­
riosi, ansiosi di vedere e contemplare quel
misterioso lenzuolo nel quale fu avvolto
il corpo di Gesù deposto dalla croce per
essere portato a quel vicino sepolcro che
poi rimase vuoto.
Penso che abbia commosso tanti, forse
tutti, l’immagine del Papa Benedetto XVI,
inginocchiato davanti a quella preziosissi­
ma reliquia della fede e dell’amore che te­
stimonia la morte di Colui che visse tutto
il possibile dolore.
Dopo il lungo tempo natalizio, pre­
parato dall’Avvento e portato avanti fino
alla manifestazione dell’Epifania e alla
testimonianza del Battesimo al Giordano,
la Chiesa invita tutti a santificare, quale
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Don Ettore Ghiano
attesa e preparazione alla Pasqua, il tem­
po della Quaresima irrorando di grazia la
nostra anima fino agli ultimi giorni segnati
da mestizia e sgomento.
Subito ci mostra la Cenere e con quella
ci segna ricordandoci che siamo polvere e
in polvere ritorneremo.
Allora siamo niente? La fede ci fa pen­
sare in alto, ma ci induce a farci piccoli
per non rischiare di perdere la buona stra­
da della salvezza.
Ormai è vicina la Pasqua, anzi la sen­
tiamo già accanto a noi, con tutta la sua
bellezza ed il suo mistero.
Non pensiamo ad una Pasqua poco o
niente cristiana, con le uova di cioccolato,
né alla Pasqua della colomba, quella dol­
ce che non ha le ali ma si lascia mangiare
facendo dire che è buona. Pensiamo con
tutta la nostra fede, alla Pasqua vera e
quella che celebriamo per Cristo risorto e
quindi chiamiamo giustamente Pasqua di
Risurrezione.
La lunga vigilia la viviamo quasi avvol­
ti in un tacito incanto, nello stretto ambi­
to della condivisa morte con chi per noi
è stato inchiodato ad una croce che poi è
diventata un simbolo di vittoria e di vita.
E intanto passano le ore della giornata
silente e il nostro animo aspetta la sera,
finalmente segnata da fuoco, da luce, e dal
suono festoso di tante campane che an­
nunciano la vera vittoria di Cristo risorto
glorioso.
Non sempre il tempo è bello ma la festa
della Risurrezione è sempre primavera e
nulla ci distoglie dal vivere con gioia questa
grande festa, la più grande di tutto l’anno
liturgico che con il Cristo ci avvicina alle so­
glie del regno dei cieli che in luce si espande.
La Chiesa ci insegna che noi, che con
Cristo siamo stati sepolti, con Cristo anche
risorgeremo, e ci invita a guardare lassù,
dove Cristo siede glorioso con il Padre.
È tutto bello il Vangelo della Pasqua.
Una donna, Maria Maddalena, corse an­
siosa al sepolcro e lo vide vuoto. Poi vide
Gesù.
Avvertiti da lei, seppure prima incre­
duli, due apostoli, Simon Pietro e Giovan­
ni, corsero anche loro, uno più in fretta e
l’altro un po’ più adagio, a quel sepolcro e,
come Maria, lo trovarono aperto e vuoto.
Lo scriba, avvertito in altra maniera,
si affrettò a sua volta al sepolcro e come
avevano visto gli altri, lo vide anche lui e,
fermandosi all’ingresso, sgomento disse: è
tutto da ricominciare.
E noi sappiamo che cosa mai intendeva
con quelle parole di meraviglia e stupore.
E poi? Nel Cenacolo, dove c’erano gli
apostoli, la sera di Pasqua, ad essi final­
mente apparve Gesù, quando mancava
uno soltanto, Tommaso Didimo.
Otto giorni dopo Gesù riapparve e a
Tommaso, presente, questa volta con tutti
gli altri, facendosi toccare il costato aper­
to, dolcemente disse: Non essere più in­
credulo ma credente.
Come non credere a Cristo Risorto?
Un canto ormai lontano, annunciava tri­
stemente: Dio è morto. Ma Dio non può
morire. Gesù è Dio. Sì, è morto in croce,
ma è risorto.
Se non fosse, vana sarebbe la nostra
fede.
Ma è vero e quindi, risorgeremo anche
noi con Cristo.
La Pasqua di quest’anno sia una vera
Pasqua di Risurrezione.
Concludo con la parabola del figliol
prodigo. Lontano da Casa, smarrito, si
ricorda del Padre. Si mette in cammino,
sulla strada del ritorno. Quando giunge, si
prova a dire parole di umiltà, invoca mise­
ricordia, si commuove, piange. Poi tutto è
silenzio. Si trova, rifatto dalla grazia, fra le
braccia del Padre.
Questa è veramente Pasqua.
«Pasqua segnata da fuoco, da luce e dal
suono festoso di tante campane che annunciano la vera vittoria di Cristo risorto
glorioso».
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Credevo che quanto la vita mi ha dato fosse dono,
invece era solo prestito
Giuseppe Colombero
«Una maculopatia degenerativa mi ha tolto la vista del 90%. Non mi ha resa cieca,
ma non posso più né leggere né scrivere».
Milano, 15 gennaio 2011
Caro don Giuseppe, amico da tanto tempo, perché io la leggo da sempre. Ho bisogno di aprirle il cuore, come si dice, perché
sembra che una pena confidata a un amico si dimezzi e faccia meno male. L’ultimo
Natale, quello celebrato alcune settimane
fa, è stato forse, per me, il Natale più triste della mia vita. Una maculopatia grave, degenerativa, contro la quale non c’è
nulla da fare, mi ha tolto la vista per il 90
per cento a entrambi gli occhi. Non mi ha
resa cieca, ma non posso più né leggere né
scrivere. Io ho passato la vita sui libri. Ora
non posso più leggere neanche il titolo dei
libri.
Fino a giugno dell’anno scorso ho insegnato italiano, latino e greco in un liceo
di Milano. A giugno ho dovuto lasciare
l’insegnamento, dopo trent’anni, perché
non vedevo più. Ora sono a casa, sola,
perché non ho famiglia, non sono sposata.
Lei non immagina quanto mi manchino i
miei allievi, i discorsi, le discussioni con
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loro, condividere con loro ciò che si ha
di più caro, la conoscenza e le emozioni,
il gusto dell’analisi dei fatti e della vita,
la scoperta di parole nuove, perché ogni
parola è un concetto. Più parole più idee.
Ora tutto questo non l’ho più. E questo
non interessa a nessuno. E la mia solitudine è totale.
In uno degli ultimi giorni dell’anno
sono venuti tutti ad augurarmi un anno
nuovo, mi hanno scritto, “colmo di amicizia sempre giovane e sincera, di serenità,
di parole belle, quali lei ci ha insegnato a
cercare e ad amare”.
Li ho stretti tutti, in un abbraccio che
avrei voluto non finisse più, colmo di lacrime, di cose sempre dette e mai dette abbastanza. Li ho guardati in viso ad uno ad
uno, come per leggere nei loro occhi belli,
la loro vita intera, colma di cose buone
e d’amore. Mi dica una parola, caro don
Colombero, semplice, ma sua, da farmi
leggere e rileggere nei momenti più bui.
Emanuela C. - MILANO
Quanto mi è difficile parlare con chi
soffre, che pure stringo a me, in un ab­
braccio forte e fraterno. La mia prima ri­
sposta è proprio un abbraccio nel silenzio,
di fronte a quel mistero più grande di noi
che è il dolore, quegli interrogativi che ci
torturano, e che rimangono ostinatamen­
te senza risposta nel cammino della vita,
costellata di tante gioie, ma anche di tante
pene e di tante lacrime. Prendere atto di
questa verità, che la vita è fatta così, alcu­
ne cose si lasciano modificare, ma molte
altre no, è l’inizio della vera sapienza, di
quella conoscenza delle leggi della vita che
ci ricordano, senza fine, come siamo fatti,
e quando vale la pena di piangere.
C’è una consolazione
che viene dal nostro cuore
Ed è anche l’inizio della consolazione,
di quel dialogo fraterno con se stessi, di
quel ragionare franco che ci rende amici,
complici della realtà, non nemici. Perché
la realtà viene prima di ogni cosa, tutto
parte da lì. Non dobbiamo odiarla, perché
la realtà ha sempre ragione. Odiarla è fol­
lia, forse malattia. C’è una consolazione
che viene innanzi tutto da noi stessi, dalle
parole sagge che sappiamo trovare in noi,
dire e ripetere a noi stessi, nel silenzio del­
la verità. Parte da qui quella strada, umile
e silenziosa come un sentiero nel bosco,
che porta alla pace. Perché la consolazio­
ne è pace. Spesso accompagnata da lacri­
me, è vero. Ma si possono avere gli occhi
pieni di lacrime, e nel cuore la pace. Così
lontana, ma anche così vicina.
Questa verità la nostra lettrice la cono­
sce bene e cerca, con tutta l’anima, di farla
sua. Verso il termine della lettera, scrive:
“Ho ricevuto tanto dalla vita. Ora, da due
anni, giorno dopo giorno, la vita si riprende
quanto mi ha dato. E io scopro che quanto
mi ha dato, non era un dono, ma solo un
prestito. Ma io la ringrazio ugualmente,
perché mi ha amato ed è stata benevola
con me e io ho potuto esserlo con chi ho
amato”. Così bisogna essere. La pace è più
vicina a chi ha il cuore buono.
abbia scritto il tuo amato nome”. Unì la
cartolina a un foglio con sopra una poe­
sia da lei e dai suoi studenti molto amata.
È di un poeta del Nicaragua, Joaquin Pa­
sos, morto giovanissimo, nel 1947. Parla
anch’essa di un incontro e di un addio,
probabilmente a una donna amata che la­
scia sulla soglia di casa:
“Voglio ricordarti con il braccio destro
alzato/ Perché voglio avere di te un ricor­
do di albero./ Voglio sapere che lascio se­
minata nell’orizzonte la tua mano./ La tua
mano che nel vento cresca, ricordata,/ la
tua mano che dica nulla. Tutto./ Bisogna
che tu alzi il braccio destro,/ perché da
lontano io veda il tuo cuore tremarti tra le
dita./ Il tuo cuore, la tua mano seminata
nei miei ricordi,/ Che nel vento mi dica
ancora nulla. Tutto”.
(F. TENTORI MONTALTO, a cura
di, Poeti ispanoamericani del novecento,
Bompiani, p.235).
Grazie, cara Emanuela, delle sue confi­
denze e delle sue emozioni. Lei è fatta per
l’amicizia, ha la vocazione all’amicizia.
Lei dev’essere stata molto amata. Lei scri­
ve: “La mia solitudine ora è totale”. Non
ci credo. Non è possibile. Lei non sarà mai
sola. Alla lampada del suo cuore non man­
cherà mai l’olio.
Perché da lontano io veda
il tuo cuore tremarti tra le dita
Ci dice la gentile professoressa di aver re­
galato a ogni allievo, una cartolina, con so­
pra stampato, col suo computer, un mazzo
di fiori bellissimi, e sul retro queste parole:
“Carissimo (e il nome), questi fiori fa con­
to che siano veri, e che su ogni petalo io
«Lei non sarà mai sola. Alla lampada del
suo cuore non mancherà mai l’olio».
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La comunità di Casatenovo celebra il 50° di fondazione
1960-2010
LA BENEDIZIONE
DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XVI
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1960 - Casatenovo - 2010
Eucaristica di ringraziamento
Sr. M. Gaetana Galbusera
Riandando ai primordi della fonda­
zione, ha ricordato quanto il suo pre­
decessore, don Angelo Grossi, di ve­
nerata memoria, scrisse nel bollettino
parrocchiale del dicembre 1960: Dò
inizio a questo numero annunciandovi una grande e bella notizia. Ormai è
stata ultimata la sistemazione della villa
Bianchi che diventerà la casa di riposo
per suore Piccole Serve del Sacro Cuore.
Continuava con un tratto della lettera
della superiora generale di allora, Madre
Crescenzia Gambara: Da tempo era mio
La parrocchia S. Giorgio in Casatenovo.
L’8 dicembre 2010, è stata fatta memo­
ria del 50° di fondazione della Domus
Quies, in Casatenovo (Lc): la comunità
nata per accogliere le suore ammalate e
anziane della Congregazione.
A dare particolare rilievo alla festa
giubilare è stata la liturgia eucaristica
delle ore 9,30, che ha avuto luogo presso
la parrocchia di San Giorgio in Casateno­
vo, celebrata dal signor prevosto Sergio
Zambenetti e dal coadiutore don Marco
Zappa.
Nell’introduzione dell’omelia, il signor
Prevosto, dopo aver salutato la Madre
generale, il Consiglio e le suore, ha sotto­
lineato che anche la numerosa comunità
parrocchiale si unisce alle Piccole Serve
per il rendimento di grazie al Signore per
i 50 anni di presenza in Casatenovo.
I celebranti dell’Eucaristia: il prevosto Sergio Zambenetti e il coadiutore don Marco
Zappa.
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La danza che ha accompagnato la presentazione dei doni offertoriali.
desiderio avere una casa ove ospitare le
nostre suore anziane e invalide. Il caro
San Giuseppe, pregato insistentemente,
venne incontro alle nostre necessità, ispirando alla signorina Giuseppina Villa la
donazione della sua bellissima casa. La
divina provvidenza ha sorpassato ogni
aspettativa, ed ora le nostre suore anziane e ammalate, hanno una villa piena
di luce e sole, ove trascorrere gli ultimi
anni nella preghiera e nella adorazione
eucaristica.
Ancora don Angelo Grossi ripren­
deva: Anche la parrocchia partecipa a
tanta gioia. Questa nuova casa di sollievo è anche un centro di irradiazione
benefica per le nostre famiglie. Infatti
è nel programma delle reverende suore
l’assistenza con un ambulatorio gratuito
per le prestazioni infermieristiche e l’assistenza a domicilio per ammalati poveri
e bisognosi. Con il tempo conosceremo il
grande dono che il Signore ci ha fatto.
Don Sergio, entrando poi nel vivo
dell’omelia di cui riprendiamo i passaggi
più significativi, ha detto: Davvero dopo
50 anni possiamo dire che è stato un
grande dono quello che il Signore ha fatto ai casatesi e ai paesi limitrofi. Voi suore avete ricevuto questa provvidenza che
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ha sorpassato ogni aspettativa e anche
questa comunità gode della provvidenza
che vi appartiene. È sempre un dono reciproco. Quando ci si vuole bene e ci si
accoglie, il dono è sempre d’ambo le parti. Quindi, dono vostro, dono nostro.
Ha anche ricordato come la Beata
Anna Michelotti, sull’esempio di Maria, ha fatto bene a fidarsi del Signore,
perché lui è stato fedele a lei e l’ha accompagnata in quel disegno di fondare l’istituto delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù. Il Signore che non
manca mai di essere provvidente è stato
tale anche per questa casa: una generosità illimitata, grandissima, accolta
e premiata. Sono nate anche vocazioni
da questo comune di Casatenovo, che
ora pregano e lavorano per noi. Sarebbe
bello che questa provvidenza continuasse per le suore e anche per le nostra comunità con il dono di nuove vocazioni,
che qualche ragazza dicesse: Ma sì, mi
fido del Signore. Che come Maria e la
Beata Anna sappiano ascoltare la parola del Signore attraverso i segni che
stanno attorno a loro che sono i poveri, gli ammalati. Guai se un ragazzo
o una ragazza non cercasse la propria
vocazione, non domandasse al Signore: che cosa vuoi da me? Vorrebbe dire
che si fiderebbe solo di se stesso/a; ma
questo non paga mai. Il Signore invece
paga per bene e allarga gli orizzonti. È
bello vedere che qui presente abbiamo
anche le suore colorate, provenienti dal
Madagascar. Il Signore ci fa vedere una
Chiesa che è missionaria e gioiosa di
servirlo nei poveri.
Qui invitava i giovani a chiedere al Signore che le asperità della vita non impediscano di pronunciare il proprio sì alla
sua volontà.
L’omelia viene poi conclusa con la
preghiera di benedizione inviata da Sua
Santità Benedetto XVI.
All’offertorio due bimbi e due bimbe
hanno portato all’altare il pane e il vino,
il cero e la composizione floreale, mentre
sei Piccole Serve di nazionalità malgascia
e quattro ragazze dell’oratorio eseguiva­
no una danza, tipica del Madagascar.
Prima della benedizione la superiora
generale, madre Carmelina Lanfredini,
ha avuto espressioni di viva riconoscen­
za per tutti coloro che hanno collaborato
per il buon esito della festa. Ha ringra­
ziato i presenti, nonché le autorità civili
e religiose, gli architetti Corneo Andrea
e Rosalba Cioccia che con professionali­
tà hanno progettato e allestito la mostra
con l’aiuto di generosi volontari. In par­
ticolare il grazie è stato per la donatrice
della villa Bianchi, Giuseppina Villa, e
per i sacerdoti del passato: mons. Ettore
Pozzoni e don Angelo Grossi, che hanno
aiutato e sostenuto la comunità agli inizi
della sua erezione.
Il coro dell’oratorio, guidato dalla si­
gnorina Aura Riva, ha animato la liturgia
con canti e strumenti musicali: chitarre
e organo.
Al termine della celebrazione eucari­
stica ai parrocchiani, amici e conoscenti
La superiora generale, Madre Carmelina
Lanfredini, ringrazia i casatesi per la calorosa partecipazione alla festa.
delle suore, è stata riservata, nel salone
della parrocchia, una cordiale accoglienza
per un momento di fraterna condivisione
nella consumazione di un rinfresco.
L’assemblea dei fedeli presente alla celebrazione eucaristica.
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1960 - Casatenovo - 2010
Ho conosciuto una Santa
Il dott. Rino Della Morte,
medico curante della Sig.
na Giuseppina Villa.
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Dott. Rino della Morte
(da Fiamma che arde 3/1969)
Riportiamo la testimonianza del medico
curante per conoscere meglio il vissuto
degli ultimi decenni
di vita della signorina
Giuseppina Villa.
Il dott. Rino Della
Morte, ha esercitato la
sua professione sanitaria
nel comune di Casatenovo come medico condotto. È stato per decenni l’unico
sanitario presente sul territorio. Sempre
disponibile alle chiamate d’urgenza e
sollecito ad accorrere, giorno e notte, al
cappezzale dei malati. Ha svolto la sua
professione con intensa dedizione e appassionato amore: un esemplare medico
per vocazione. Per la sua tragica morte, avvenuta in un incidente stradale il
27/10/1969, i familiari ne hanno profondamente sofferto, la cittadianza casatese e quanti l’hanno conosciuto ne sono
rimasti addolorati.
bilità di essere stato vicino, di aver cono­
sciuto e curato una persona di eccezione,
che deve essere annove­rata nella schiera
dei Santi.
Era una donna all’apparenza comune,
ma non mi è possibile non considerarla
una santa: ho visto come ha saputo crede­
re, vivere, soffrire e soprattutto amare.
Ancora prima di conoscerla diretta­
mente l’avevo notata per la luminosità del
suo sorriso, per la bontà del suo sguardo:
esprimevano un sentimento di cordialità
ed era sempre e per tutti lo stesso.
Entrato nella sua casa per curare la
mamma, ho incominciato a capire la pro­
fondità del suo spirito e la grande religio­
sità che le faceva accettare ogni evento
non con rassegnazione fatalisti­ca, ma
con la consapevolezza di adempiere a un
suo preciso dovere.
In seguito gradatamente ho potuto ve­
dere esaltate queste doti quanto più an­
dava compromettendosi lo stato di salute
fisica.
Da molti anni era affetta da un male
che non perdona e si era sottoposta ad
ogni intervento che le continue recidive
richiedevano, alternando per decenni pe­
Non mi sono mai chiesto se sono in
errore perché contesto i Santi.
Veramente contesto un determinato
culto dei santi: per le devozioni parti­
colaristiche, per i riti paganeggianti, per
la mania di volerli inserire nella leggen­
da, in imprese eccezionali come perso­
naggi di fantasia.
Tuttavia proprio a me con queste par­
ticolari convinzioni, nell’esercizio della
professione medica, è stata data la possi­
La piccola Giuseppina.
riodi di relativo benesse­
Ho letto sul bollet­
re a sog­giorni in clinica.
tino parrocchiale una
Proprio seguendola
documentata relazio­
come ammalata, ho tro­
ne della sua vita e son
vato in Lei la persona di
venuto a conoscenza
assoluta eccezione: era
che era legata a voti
cosciente del proprio
pronunciati da tempo.
male e ne parlava con la
Personalmente ho sem­
più grande na­turalezza e
pre avuto la sensa­zione
semplicità.
che il suo modo di do­
Non era per stoica
nare e di soffrire fos­
e vuota ostenta­zione di
se connaturato in lei,
superiorità al male, ma
che fosse un tutt’uno
per accettazione in umil­
della sua personalità
tà del volere divino.
psico‑fisica: aveva da
Negli ultimi anni ave­
sempre raggiunto il
va donato la sua villa col
perfetto equilibrio.
Giuseppina Villa già colpita
vasto parco alle Piccole
Penso che la gente
dalla malattia.
Serve del S. Cuore, pro­
si sarà stupita per­ché
prio perché desiderava
si era staccata da ogni
che tra quelle mura si perpetuassero le avere; io son rimasto incantato dal come
opere buone e la sua casa diventasse un l’ha fatto: si riteneva lei la beneficata. Al­
faro di luce cristiana. Quando poi si tra­ tra gente si sarà meravigliata della lun­
sferì nella casa di riposo, alla cui realiz­ ga resistenza al terribile male; io son ri­
zazione aveva contribuito in modo con­ masto ammirato dalla sua forza d’ani­mo:
creto, sublimò la sua esistenza terrena si riteneva anche nella sofferenza una
esaltando le sue già eccelse virtù.
beneficata.
Deformata e mutilata dal suo male
Nell’ultimo giorno della sua vita, av­
continuò a non voler accettare le meno­ vicinandomi al suo letto di dolore, ho
mazioni e a prodigarsi per il buon fun­ visto profilarsi sul suo viso quel sorriso
zionamento della casa, con competenza di sempre che tentava di esprimere rico­
e obiettività.
noscenza a me che da lei ho impa­rato ciò
Inutilmente la gentilezza delle “sue che nessuno mai mi ha inse­gnato e nessu­
Suore” cercava di prodigare a lei una as­ no mai mi potrà inse­gnare.
sistenza più assidua: solo negli ultimis­
Ha vissuto una vita perfetta in tutte le
simi giorni della sua vita l’ha subìta per dimensioni: nella lunghezza per la realiz­
obbedienza al volere del medico.
zazione di se stessa; nella lar­ghezza per
Mi diceva infatti sempre che fino a l’attivo e fattivo interesse del prossimo;
quando le fosse stato possibile, avrebbe nell’altezza per l’amore di Dio.
Così ho sentito, conosciuto e amato in
fatto da sé e avrebbe accettato l’aiuto solo
Cristo la sig.na Giuseppina Villa.
se veramente ne avesse avuto bisogno.
13
1960 - Casatenovo - 2010
Nella chiesina dell’oratorio la semplice mostra
che ha illustrato il carisma delle Piccole Serve
I simboli
La sedia – la barca alla deriva – i mattoni di tufo – le foto sparse delle suore.
Descrizione
Una presenza familiare e accogliente (LA
SEDIA), un servizio umile e discreto
verso una umanità malata, provata dalla
sofferenza e dalla solitudine (LA BARCA
ALLA DERIVA).
Gli ingranaggi della storia (MATTO­
NI DI TUFO), nel grande mare della vita,
tanti volti (LE FOTO SPARSE).
Piccoli gesti di carità nascosta che
vanno oltre i confini dell’umano e del
tempo per restare nell’eterno presente di
Dio.
Presenza nata dall’incontro tra il desiderio della signorina Giuseppina Villa
di donare la propria abitazione a un ordi­
ne religioso, con l’esigenza delle Piccole
serve del Sacro Cuore di fondare a Ca­
Rosalba Cioccia
satenovo una casa di riposo per le loro
suore anziane.
L’incrocio di questi due desideri, en­
trambi presentati alla intercessione di
San Giuseppe, ha permesso la presenza
delle suore e del loro servizio ai poveri a
Casatenovo.
Ai volontari
architetto Andrea Corneo curatore
architetto Rosalba Cioccia curatrice
fotografi: Guglielmo Pennati
Giorgio Pennati
Guglielmo Beretta
Fulvio Galbiati
assistenti: Marcello Fumagalli
Luigi Riva
Pierino Pirotta
che con professionalità e abilità hanno
organizzato e dato vita alla festa, la più
viva riconoscenza dalle Piccole Serve
casatesi.
Da sinistra: Guglielmo Pennati, Giorgio Pennati,
Andrea Corneo, Guglielmo Beretta, Fulvio Galbiati
1960 - Casatenovo - 2010
Le «Suore della Vespetta» pronte a spegnere 50 candeline
Il Giornale di Merate (un settimanale
della Brianza), martedì, 30 novembre,
pochi giorni prima delle celebrazioni,
scriveva:
«Casatenovo (mgl) Il giorno dell’Im­
macolata le Suore della Vespetta compi­
ranno 50 anni di presenza in paese. Da
mezzo secolo le Piccole Serve del Sacro
Cuore partono dalla loro villa, in pieno
centro, per fare un’iniezione e consola­
re un moribondo, in sella a un motorino
o a una bicicletta, anche con il gelo e la
pioggia. Una missione che è molto cam­
biata nei decenni trascorsi a Casatenovo,
anche se l’ambulatorio di queste suore
(tutte infermiere) resta aperto per tutti
dal lunedì a venerdì, dalle ore 08,00 alle
10,00 e dalle 16,00 alle 18,00.
Ora siamo principalmente una casa
di riposo per il nostro ordine; vengono
qui da tutta Italia – ci ha raccontato la
superiora, madre Chiara Fumagalli –
Molte sorelle sono anziane e malate, più
della metà costrette a letto, una è ultracentenaria.
L’8 dicembre del 1960, all’inaugura­
zione della nuova casa, erano solo una
decina; oggi sono in trenta ad abitare la
bella dimora di via Cavour
6, donata loro da Giuseppi­
na Villa: Ce la lasciò prima
ancora di morire e andò a
stare nella casa di riposo di
Casatenovo, perché voleva
che il dono fosse totale.
I suoi ritratti campeg­
giano tuttora nella Domus
Quies, la casa della quiete.
Lei contattò l’ex prevosto di Casatenovo, don
1960: la prima comunità della Piccole
Serve a Casatenovo. A destra si intravvede
la signorina Giuseppina Villa.
Ettore Pozzoni, perché voleva lasciare i
suoi beni a un ordine che si occupasse
dei poveri ammalati. Lui le parlò di noi e
lei acconsentì.
Così le suore iniziarono il loro apo­
stolato per lenire la sofferenza fisica e
morale.
Per celebrare la ricorrenza sarà aper­
ta al pubblico una mostra: domenica 5 e
mercoledì 8 dicembre.
In parrocchia don Sergio Zambenetti
coordinerà un triduo di preghiera il 5, 6,
e 7 dicembre alle ore 18,00.
Il clou delle celebrazio­
ni si raggiungerà il giorno
preciso del cinquantena­
rio, 8 dicembre 2010, con
la Messa di ringraziamen­
to».
Le due ruote è il veicolo
ancora usato dalle Piccole
Serve nei loro spostamenti
per il sevizio domiciliare.
15
1960 - Casatenovo - 2010 1970 - Madagascar - 2010
Cenni biografici della Fondatrice
La Beata Anna Michelotti è nata ad Anne­
cy nell’Alta Savoia,
il 29 agosto 1843,
terzogenita di Gian
Michele Telesforo
Michelotti, emigra­
to piemontese di
Almese e di Pieri­
na Mugnier-Serand
di Annecy. Viene
battezzata il giorno
dopo nel Duomo di
Notre-Dame de Liesse.
A cinque anni rima­
ne orfana di padre, cresce alla
scuola della mamma, donna di saldi
principi cristiani.
A 12 anni, il 25 marzo 1855, Anna
fa la prima comunione. Nel pomeriggio,
con gesto di delicata carità, la mamma
accompagna Anna da un malato, per­
ché, in quelle membra sofferente, la fi­
glia restituisse a Gesù la grande Visita
che lei aveva ricevuto al mattino. È il
giorno che Anna ricorderà sempre con
emozione e gratitudine.
Un giorno mentre era raccolta in pre­
ghiera nella Basilica della Visitazione ad
Annecy presso la tomba di S. Francesco
di Sales percepisce chiaramente una
voce che le dice: “Va a Torino e fonda il
tuo Istituto”.
Anna senza porre indugio, lascia la
Savoia e viene in Italia. È l’anno 1871.
Prima tappa Almese, in Val di Susa,
dove si ferma per un breve periodo di
tempo per salutare i parenti paterni e poi
si avvia verso Moncalieri, che dista 5 km
dal capoluogo piemontese.
16
La Redazione
Da qui Anna si trasferisce ben pre­
sto nel centro storico della città di To­
rino, per svolgere la sua opera con più
efficienza e accogliere le prime giovani
desiderose di condividere il suo ideale.
Anno 1873 affitta tre stanze in Via Santa
Maria di Piazza, 5, nel cuore di Torino,
vicino alla chiesa di S. Maria di Piazza.
L’8 agosto 1875 l’arcivescovo di To­
rino mons. Lorenzo Gastaldi approva
il nascente istituto, mentre il 2 ottobre
Anna, con il nome di sr. Giovanna Fran­
cesca della Visitazione e le sue prime
compagne emettono la professione reli­
giosa, col quarto voto di servire gli infer­
mi poveri gratuitamente.
Nasce così l’Istituto delle Piccole Ser­
ve del S. Cuore di Gesù, per l’assistenza
gratuita ai malati poveri a domicilio.
Nel 1882, fidandosi solo della Prov­
videnza e “... mettendo l’affare in mano
a S. Giuseppe”, acquistò Villa Pruss, in
zona Valsalice, attuale Casa Madre e
Casa Generalizia della Congregazione.
L’opera di Anna Michelotti nella città
di Torino si svolge lungo un arco di 16
anni, dal 1872 al 1° Febbraio 1888, gior­
no della sua morte.
Il 27 luglio 1933 inizia il processo in­
formativo sulla sua vita e sulle sue virtù.
Il 15 dicembre 1966, Paolo VI si pro­
nuncia sulla eroicità delle sue virtù.
Il 23 maggio 1975 ne promulga il de­
creto di beatificazione.
Roma, 1° novembre 1975, Paolo VI
beatifica Anna Michelotti.
Il suo carisma, oltre l’Italia, è presen­
te in Madagascar dal 1975 e in Romania
dal 1995.
1970 - Madagascar - 2010
Da quattro decenni in Madagascar
Madre Carmelina
Lanfredini
Siamo profondamente grate al Signo­
re per la sua costante protezione, per il
moltiplicarsi delle vocazioni, per i tanti
benefattori che ha messo sulla nostra
strada; grazie a loro abbiamo soccorso –
e ancora aiutiamo – tanti poveri che han­
no diritto ad essere curati come tutti noi.
Beato chi aiuta il povero – dice il Signore
– che non mancherà di benedire chi si fa
strumento di amore.
Nell’introduzione della S. Messa, Monsignor Di Pierro si è così espresso: Il canto di ingresso che avete cantato è una
lode al Signore; lodiamolo per questi 40
anni di servizio alla Chiesa malgascia e
ai poveri, e impegniamoci sempre più a
essere il volto di Cristo per manifestare
l’amore di Dio ai fratelli. Anna Michelotti, di cui oggi ricordiamo il trentacinquesimo anniversario di beatificazione, portava Gesù nelle case dei malati perchè lo
possedeva dentro di sé.
Il 1° novembre 2010, a conclusione
dell’assemblea regionale svoltasi a Mora­
manga, alla quale hanno partecipato qua­
si tutte le suore malgasce, alle ore 15 si
è celebrata la S. Messa di ringraziamen­
to presieduta dal Vescovo della diocesi
di Moramanga, Monsignor Gaetano Di
Pierro, in occasione del 40° anniversario
di presenza delle Piccole Serve in Mada­
gascar e il 35° della Beatificazione della
Madre Fondatrice.
Quaranta anni fa le prime missiona­
rie hanno iniziato ad Ambatondrazaka
l’assistenza ai malati poveri della città e
dei dintorni; apostolato che si è poi este­
so nel tempo ad altre città: Moramanga,
Antananarivo, Antsirabe e Mananjary.
La celebrazione eucaristica.
17
tare più numerose e sempre più sue figlie
autentiche e fedeli.
Fankalazana ny faha-40 taona
nahatongavana teto Madagasikara
La superiora generale, madre Carmelina
Lanfredini, con Sr. M. Agnès Ralambomiadantsoa, superiora Regione Madagascar.
Durante l’omelia Monsignore ha poi
sottolineato: Il Vangelo di oggi ci invita
alla gioia perché anche noi possiamo essere come Cristo e partecipare in pienezza
della sua gloria. Il nostro modello è Gesù
che è venuto fra noi per donare amore, e
le persone che sanno amare sono contente, hanno la gioia nel cuore. Se viviamo
nell’amore, possiamo dire con S. Paolo
che lo Spirito del Signore è in noi. I santi
che oggi celebriamo ci sono di esempio
e di stimolo perché anche noi possiamo
santificarci.
In serata, in tema alla ricorrenza dei
due eventi, ha avuto luogo un intratte­
nimento ricreativo con scenette e dan­
ze, eseguite dalle suore più giovani, che,
come sempre, sono sfociate in una esplo­
sione di intensa allegria.
In questo memorando giorno di ren­
dimento di grazie e di lode al Signore,
per la profonda gioia che ci univa si è ul­
teriormente rinfrancata, tra noi suore, la
fraterna cordialità.
Che il Signore ci conservi in questo
spirito!
Ci affidiamo alla nostra Beata Madre
Fondatrice perché ci benedica sempre e
ci protegga, come ha promesso prima di
morire, affinché possiamo ancora diven­
18
Ny alatsinainy 1° novambra 2010
tamin’ny 3 ora tolakandro dia nofaranana
tamin’ny sorona masina Lehibe ho
enti-mankasitraka Azy Tompo, ny
“Assemblée régionale” notontosaina tao
Moramanga izay nandraisan’ny masera
malagasy rehetra anjara . Ny Sorona
Masina dia notarihin’i Son Exellence
Monseigneur Gaetan di Pierro. Sorona
Masina izay nankalazana ihany koa ny
faha-40 taona nahatongavan’ny masera
mpanompovavikely teto Madagaskara
sy ny fahatsiarovana ny faha-35 taona
nanadratana ho olon-tsambatra ny
Mamera Mpanorina.
Raha atao jery todika dia tao
Ambatondrazaka no nanomboka niasa
ireo misi- onera voalohany, tamin’ny
fikarakarana ireo marary mahantra
teo an-toerana sy ny manodidina. Avy
eo dia nihitatra hatrany Moramanga,
Antananarivo, Antsirabe ary Mananjary
izany.
Isaorana
voalohany
indrindra
Andriamanitra
nitantana
ny
dia
nandritr’izay 40 taona izay. Manaraka
izany, dia misaotra antanan-droa ireo
mpanao soa rehetra, satria raha tsy
nisyazy ireo nalala-tanana dia tsy afanamonjy ireo mahantra ny fikambanana
ary tsy afaka hanohy izany asa-soa izany
intsony raha tsy eo intsony izy ireo.
Sambatra izay manao soa ireo mahantra
– hoy ny Tompo – fa ny tso-dranony dia
homba azy ireo mandrakariva.
Teo am-panombohana ny Sorona
Masina dia hoy i Monseigneur hoe:”hira
Il vescovo di Moramanga, mons. Gaetano Di Pierro con un nutrito gruppo delle Piccole Serve.
ho enti-midera sy mankalaza ny Tompo
no nanokafanareo ity Sorona Masiana
ity, koa handeha ary hankalazaintsika
sy omentsika voninahitra izy, amin’izao
nahatratrarana ny fah-40 taona
nahatongavana teto Mdagasikara izao.
Ary aoka isika tsy ho sasatry hanahaka
an’i Jesoa mba ahafahantsika hitondra
ny Fitiavany amin’ ireo rahalahintsika.
I Anna Michelotti, izay tsaroantsika
androany ny faha-35 taona naha-olontsambatra azy dia nahay nitondra an’i
Jesoa isan-tokan-trano, satria efa lalimpaka tao aminy ny Fitiavany Azy.”
Hoy koa ny Eveka nanantitrantitra
nandritry ny tori-teny hoe: Ny Evanjely
androany dia manasa antsika mba
hiaina
ao
anatin’ny
hafaliana
mandrakariva, satria efa miaina ao
anatin’ny tontolon’ny fahalavorarian’
Kristy isika. I Jesoa no modely alaintsika
tahaka. Niara-nonina tamintsika Izy
ary nanome antsika ny Fitiavany. Izay
rehetra mahay mitia tahaka Azy dia
anjakan’ny hafaliana mandrakariva.
Raha miaiana ao amin’ny fitiavana
isika, dia afaka hilaza toa an’i Md
Paoly hoe : ato amiko ny fanahin’ny
Tompo. Ankehitriny dia maro ireo
Olomasina izay manome oha-piainana
azo alain-tahaka mba hanampy antsika
hanamasim-piaianana.
Ho famaranana am-pifaliana ity
vanim-potoana lehibe ity, dia nisy ny
koranan-takariva nafanain’ireo masera
malagasy tanora izay nanehoan’izy
ireo ny talenta ananany: toy ny dihy sy
hatsikana isan-karazany.
Ity vanim-potoana manan-tantara
izay natokana ho fisaorana ny Tompo
ity, dia nanamafy ny fifankatiavana sy ny
firaisan-kinan’ny masera rehetra.
Andriamanitra anie hanampy antsika
hatrany mba haharitra tokoa amin’ io
toem-pahay io!
I Mamera Mpanorina anie hitsodrano sy hitantana antsika, araky ny
nampanantenainy talohan’ny nodiany
tany an-tranon-dRay. Ary enga anie
ho maro ireo hanara-dia azy ho tena
Mpanompovavikely marina tokoa sy tsy
hivadika na inon-kitranga.
19
1970 - Madagascar - 2010
«IO SONO con te!»
Sr. M. Angiola Rota
La fronte è appoggiata all’oblò dell’aereo
per meglio vedere giù in basso le mera­
viglie della natura. Tutto è azzurro: cie­
lo e terra. L’immenso Oceano Indiano
si estende maestosamente a vista d’oc­
chio, poi improvvisamente si intravvede
un pugno di terra che emerge dalle sue
acque e diviene sempre più grande. Che
emozione, siamo vicini alla meta. Eccolo
lì il Madagascar, la nostra nuova terra.
Pensavo fosse un’isola lussureggiante,
dove il verde regna sovrano, con un’infi­
nita quantità di piante e di fiori. L’hostess
disse: «Si può vedere la capitale, Tanana­
rive e fra poco saremo a terra». Osservo
gli alti rilievi senza un filo d’erba, niente
verde, solo terra rossa.
Il Madagascar si chiama anche: Iso­
la Rossa, proprio per il colore della sua
terra.
Finalmente il nostro velivolo è sulla
pista d’atterraggio; come un automa slac­
cio la cintura e dopo alcuni minuti pren­
do i bagagli, in fila, esco dall’aereo.
Il primo impatto con il Madagascar
è stato una vera delusione. Mi sembra­
va di essere precipitata in una voragine,
senza via di uscita. Signore dove siamo
arrivate, ma è davvero il Madagascar?
Era il mese di Agosto. Avevamo lasciato
l’Italia in piena estate, la stagione della
luce e dei colori. Non sapevo che sotto
l’Equatore il clima cambia, così vengo a
sapere che qui in Madagascar è inverno,
per fortuna mite. Nel dirigermi all’uscita
dall’aeroporto qualcosa sta cambiando,
mi si allarga il cuore, ritorna la serenità,
l’entusiasmo: mi sento felice e rincuorata
20
dalla presenza del Signore che mi dice:
«IO SONO con te». Le valigie diventano
leggere e tutto è di nuovo bello. Il Vesco­
vo, Mons. Francesco Vollaro ci attende e
Le prime missionarie Piccole Serve in partenza per il Madagascar: Sr. M. Angiola
Rota, Sr. M. Oliva Pezza (in paradiso dal
12/09/1994), Sr. M. Angela Casiraghi,
Sr. M. Daniela Rota Nodari, Sr. M. Agostina Locatelli e Sr. M. Laura Villa.
in macchina ci accompagna dalle Suore
del Cenacolo; lì passiamo la prima notte.
Era il 28 Agosto 1970. Come la nostra
Fondatrice anche per noi era il giorno di
nascita nella nuova terra Malgascia. Di
buon mattino, eravamo in sei Sorelle,
con la Superiora generale, Madre Gia­
cinta Lombardi, e la sua Consigliera ed
economa, Sr. M. Alberta Rinaldi, partia­
mo per la nuova destinazione: Ambaton­
drazaka. Percorriamo più di 350 Km di
strada provinciale sconnessa sulla Diana,
la 3 Chevaux, un po’ vecchiotta, ma rie­
sce a portarci a destinazione. Il clacson
non funziona e Padre Valsecchi, monfor­
tano, mi incarica di sostituirlo con una
trombetta che ad ogni passaggio di zebu’
dovevo suonare. Avevo il mio daffare,
perché in continuazione c’erano questi
quadrupedi che si fermavano al centro
strada, che a stento si mettevano ai lati
per lasciarci passare; bisognava aspettare
che si spostassero.
Verso le 18 era già buio. Nella campa­
gna e per la strada si vedevano tante luci
azzurre che si spostavano in continuità.
Erano gli occhi degli zebù che sembrava
che guardassero incuriositi i nuovi arri­
vati. Ogni tanto si intravvedevano picco­
le luci accese nelle case dei villaggi che
incontravamo, ma niente alberghi e tanto
meno segnaletica stradale.
E così, il primo dei molti giorni vissuti
in Madagascar era trascorso e con rico­
noscenza ringraziai il Signore.
C’é un tempo per ogni cosa dice il Qo­
elet. Ora per noi era il tempo dello stu­
dio: la conoscenza della lingua, degli usi,
dei costumi e delle tradizioni malgasce.
Si andava di nuovo a scuola non solo per
lo studio della lingua, ma anche per co­
noscere tante altre realtà di questo nuovo
mondo, per esempio imparare a prendere
il colore del terreno dove si abita, come
dice un proverbio locale.
Non tutto era facile, ed a volte sem­
brava impossibile proseguire, ma sempre,
quando ero sul fondo Lui ripeteva:”IO
SONO con te”. Allora avanti, sempre
avanti, senza paura, fiduciosa e sicura
del Suo aiuto.
Mons. Vollaro era un vescovo straor­
dinario, santo, umile, saggio, paziente. Il
suo motto: “Sperare contro ogni speran­
za” ne dice qualcosa. Ci ripeteva: «Abbia­
te pazienza, sempre pazienza, tanta pa­
zienza, non state a tirare l’erba per farla
crescere, la rompereste». Il suo esempio
mi rassicurava, era bello lavorare con lui,
sempre disponibile e premuroso con tutti
sia piccoli che grandi, poveri e miserabi­
li, sani e malati. Otteneva aiuti dall’Eu­
ropa e dall’America e li distribuiva a chi
ne aveva bisogno. Aveva partecipato al
Concilio Vaticano II e ne era tornato pie­
no di energie e di direttive.
La Croce che Gesù ci dice che dobbia­
mo portare e vivere nel quotidiano pesa­
va a volte, perché la Sua volontà non era
la mia, infatti i tempi di Dio non sono i
nostri. Sono i tempi della Sua misericor­
dia, e del suo perdono.
Col passare degli anni ho imparato
dai fratelli che io credevo di istruire, ed
ho ricevuto molto da loro come ricom­
pensa al servizio che donavo.
IO SONO con te! Essere unita al Si­
gnore, con il cuore stabilmente fisso in
Lui con la preghiera, è stata l’unica via e
sicurezza nell’amore. Il servizio ai fratelli
non è il centro di gravità, ma la via per
giungere alla Sorgente.
Andare avanti e rimontare la china,
dopo l’insuccesso, l’indifferenza, l’in­
comprensione, la fatica, è stata la cer­
tezza che il Signore è con me. Dio non
ha nemici, ha solo figli. È misericordioso
non giustiziere, ama sempre e perdona.
Questo con il passare degli anni é stato
il mio tirocinio, per realizzare nel miglior
modo la grazia da annunciare.
Le missionarie giunte in Madagascar accompagnate dalla superiora generale, Madre Giacinta Lombardi e da Sr. M. Alberta
Rinaldi.
21
Il Mons. Francesco Vollaro, il vescovo di Ambatondrazaka, che ha accolto le Piccole Serve
nella sua diocesi.
Sono ricono­
scente al Signore
per la sua amicizia,
la sua misericordia,
il suo aiuto nell’es­
sergli stata fedele.
Sono stata fortunata
nella mia vita di missione.
I miei fratelli Malgasci mi hanno aiutato
ad uscire dal mio guscio e con loro vivere
in unità e gioia, gustando la pace di Dio.
«Se il chicco di grano non muore, non
può portare frutto», dice Gesù. Come in
primavera il chicco si riproduce e ridona
vita nuova portando frutto, cosi la pri­
mavera della Congregazione è fiorita con
nuovi virgulti, che hanno messo gemme,
fiori e frutti, sul terreno Malgascio. Nei
dispensari e presso gli ammalati le giova­
ni suore malgasce continuano la missio­
ne apostolica di servizio ai fratelli malati
e bisognosi, portando aiuto e conforto
nelle pieghe delicate della vita, dando
coraggio per accogliere con entusiasmo
l’annuncio del Vangelo, perché il volto
di Cristo illumini con il suo splendore la
molteplicità delle culture e dei linguaggi
della popolazione.
Dio a Mosè disse: «Non aver paura IO
SONO con te. Ecco, il bastone sia il tuo
sostegno, la tua forza; credi in me, parti
e libera il mio popolo». Durante 40 anni
gli Ebrei furono saziati dalla manna nel
deserto, fin quando la nuova generazio­
ne, entrò nella terra promessa.
Le stagioni si susseguono: primavera,
estate, autunno, inverno. Quarant’anni
in terra Malgascia sono proprio stati un
continuo scorrere di stagioni. Ora come
22
il popolo Ebreo in Egitto la nuova genera­
zione delle Piccole Serve malgasce, fiorita
dal ceppo materno di Madre Anna, è fe­
lice di continuare il servizio presso i loro
fratelli connazionali, bisognosi di luce, di
pace, di fede, ma soprattutto di amore.
Rinnovando la mia riconoscenza alla
Congregazione, ai miei famigliari, alle
consorelle che con me hanno vissuto in
Madagascar ed al popolo malgascio, rin­
grazio il Signore che non si è mai stanca­
to di ripetermi: “IO SONO con te!”.
«HOMBA anao AHO»
Teo amin’ny varavarakelin’ny fiaramanidina
izahay no niandry nitazana ny hakanton’ny
zavaboary: manga daholo ny lanitra sy ny
tany; ny ranomasina Indianina midadasika
sy mihamivelatra, ary tampoka nisy tany
kely nivoaka izay mihalehibe hatrany
hatrany ny fijery azy. Tamin’izay dia hoy
ny hotesse: «afaka fotoana fohy dia hahita
an’Antananarivo renivohitra» dia nijery
izahay ka nahatazana tany mena fotsiny
fa tsy nisy maintso akory: NOSY MENA
rahateo moa no niantsoana azy. Oadray
ny fihetsehapoko tamin’izay nahita ilay
tany sady nanao hoe : « io ilay Nosy
Madagasikara, ilay firenena vaovao ho
anay!».
Rehefa tonga teo amin’ny seranampiaramanidina izahay dia samy nanala ny
fehikibony ny mpandeha, noraisiko ny
entana ary nidina moramora aho.
Toa nandiso fanantenana ahy ilay
Madagasikara ka hoy aho: Tompo o! tonga
aty Madagasikara marina ve aho? Kanjo
inona, rehefa tafavoaka ny seranampiaramanidina ihany izahay dia nahatsapa
aho fa niverina ny hafaliako satria henoko
ny Tompo nilaza hoe: “HOMBA anao
AHO”; nihamaivana ny entako sady
mirana ny saiko.
Nitsena anay tamin’izay ny Eveka, Mgr.
VOLLARO, ary nanatitra anay hatrany
amin’ny Maseran’ny Cenacle, izy ireo no
nandray anay iny alina voalohany iny.
Volana
aogositra
tamin’izay,
fahavaratra any Italia ilay vanim-potoana
mahafinaritra sy sarobidy tokoa, fa ririnina
kosa eto Madagasikara.
29 Aogositra 1970, tsingerin’andro
nahaterahan’ny Mamera Mpanorina
mihitsy izany no andro nahaterahanay
koa teto amin’ity tany vaovao ho anay ity.
Ny maraina dia niainga izahay Masera
enina mirahavavy, niampy ny Mamera
Jeneraly Giacinta sy ny Masera Alberta
Econome Jeneraly, ho any Ambatondrazaka,
ilay toerana nipetrahanay.
Fiara Dyane no nitondra anay, izay tsy
dia tsara loatra, nefa tody soa aman-tsara
ihany izahay ny hariva. Teny an-dalana dia
ny sodina no notsofina ho solon’ny klaksona
izay tsy nandeha tsara, efa sahirana be
tamin’izay fa tsy nety niala ny omby ka hoy
aho: «hiala aho ry zareo a!». Efa maizina
ny tamin’ny enina ora hariva, nefa tazana
ihany ny jiro manga, izay tsy inona fa ny
voamason’ny omby mandeha eny an-tsaha.
Indraindray nahita jiro kely avy amin’ny
tranon’olona ihany fa tsy nisy toromarika
na hotely moa eny amin’ny lalana.
Isaorako an’Andriamanitra ny andro
voalohany niainako teto Madagasikara.
“Misy fotoana ny zavatra rehetra” hoy
ny Mpitoriteny, tonga koa ny fotoana ho
anay hianarana ireo fiteny sy ireo fomba
amam-panao Malagasy, mba ahafantarana
ireo tontolo vaovao hiainana sy hakana
ny volon-taniny araka ny fomba fiteny
Malagasy.
Nandritra izay dia tsy mora ny
fiainako, indraindray dia sarotra sy tsy
azo anoharana, nefa injay ny feon’ny
Tompo mibitsika hoe: «HOMBA anao
AHO». Ka miverina indray ny hery sy ny
fahazotoana, lasa ny tahotra sady vonona
mandrakariva manohy ny adidy.
Mgr. Vollaro dia Eveka hafa kely:
masina, hendry, manetri-tena, manampaharetana. Ny tarigetrany dia “manantena
na dia tsy misy tokony antenaina aza”
manamabara izany ny fiainany. Hoy izy
mandrakariva: «manàna faharetana,
faharetana foana, faharetana hatrany,
aza sontonina ny ahitra vao mitsiry, sao
tapaka».
Manome hery sy toky ahy ny miaramiasa aminy: vonona lalandava mandray
ny olona rehetra, na ny kely na ny lehibe,
na ireo mahantra na ny ory, na salama na
ny marary. Ny fanampiana azony avy any
Eoropa sy Amerika dia zarazarainy araka
ny filan’ny olona.
Namonjy ny konsily vatikana II, izy
izay nitondra hery sy torolalana ho azy.
Il primo approccio con il popolo
malgascio.
23
Le prime ragazze simpatizzanti con le nuove religiose; alcune di loro diventeranno
Piccole Serve malgasce.
Ny hazofijalian’i Kristy ilay tokony ho
entina isan’andro dia tsapako misy lanjany
ihany indraindray rehefa tsy ny sitrapoko no
tanterahiko fa ny sitrapon’Andriamanitra;
fotoana ny famindrapon’ny Tompo izany.
Nihevitra aho fa nanampy ny havako
malagasy, nefa taty aoriana dia nahatsapa
fa nahazo bebe kokoa noho izay nomeko
aza aho.
Ny firaisam-panahy sy ny fivavahana
no mampiaina ny fitiavan’Andriamanitra
ary
ny
fanompoana
ireo
rahalahy dia lalana mitondra ahy
mankamin’Andriamanitra.
Nandroso
hatrany aho, nitsangana raha lavo,
raha reraka dia mahatsapa fa miaraka
amiko ny Tompo. Tsy manana fahavalo
Andriamanitra, fa zanany daholo isika,
be famindram-po Izy fa tsy mitsara,
mamela mandrakariva ny helotsika,
nandritra ny fiainako aho dia niezaka
niaina sy nanambara izany tamin’ny
rahalahiko. Misaotra an’Andriamanitra
aho noho ny fiantsoany sy ny fanampiany
ahy manonkatena ho Azy
24
Mahafinaritra ahy ny nahavoatendry
ahy niasa teto Madagasikara satria
niaraka tamin-kafaliana sy fiadanam-po
tamin’ireo Malagasy aho. “Raha tsy maty
ny voambary nafafy dia tsy mamokatra”
hoy Jesoa, fa namokatra sy niharihary toy
ny masoandro be lohataona ny asan’ny
Fikambanana, izay nitsiry sy namokatra
ary nivelatra teto Madagasikara. Ao
amin’ny tobim-pahasalamana sy ao antranon’ny marary ny masera teratany
manohy ny fanompoana ireo marary
mahantra fadiranovana, mitondra ny
teny fankaherezana, mitory ny vaovao
mahafaly, feno fahazavana sy fiadanana.
Andriamanitra
nilaza
tamin’ny
Moizy: “Indro ny tehina no herinao,
minoa ahy, mandehana ary afaho ny
vahoakako”. Nandritra ny 40 taona ny
vahoaka Hebrio nivoky hatrany ny mana
nandeha teny an-dalana ho any amin’ny
tany nampanantenaina; sady niaritra
ireo fisedrana samihafa nefa tody ihany.
Toy izany koa ny lalana nodiavin’ny
Masera Mpanompovavikelin’ny Fo
Masin’i Jesoa, nisy tokoa ny fahasoavana
avy amin’ilay Fo Masin’i Jesoa, nefa
koa tsy nilaozan’ireo fahasahiranana
isan-karazany toa fifandimbiasan’ireo
vanim-potoana efatra dia: ny lohataona,
ny fahavaratra, ny fararano ary ny
ririnina.
Nifaka teo amin’ny Mamera Anna
Michelotti izao hazo lehibe mivelatra sy
mandrobona izao koa dia faly ny Masera
Mpanompovavikelin’ny Fo Masin’i Jesoa
manohy ny fanompoana ireo rahalahiny
mila fahazavana, fiadanana sy finoana
fa indrindra indrindra ny fitiavana.
Mamerina
ny
fisaorana
ny
Fikambanana, ny fianakaviana, ny
Masera miara-miasa eto Madagasikara,
ny vahoaka Malagasy ary misaotra
an’Andriamanitra Ilay tsy sasatra
namerina tamiko hoe: HOMBA anao
AHO
1970 - Madagascar - 2010
Annunciare il vangelo è una necessità
(1ª Cor 9,16)
Una piccola serva missionaria
Sono una piccola serva del S. Cuore con
40 anni di vita missionaria a cui una con­
sorella ha chiesto di tracciare due righe.
L’imbarazzo è grande, sto per tirare i
remi in barca anche se sto ultimando una
valigia per un’ultima partenza. Tuttavia
ci provo, ecco alcune riflessioni.
A questo mondo non vi è nulla di più
stupendo e meraviglioso della presenza
dei bambini. Gesù richiama la nostra at­
tenzione: lasciate che i piccoli vengano
a me… Se non diventerete come bambi­
ni… ecc. ecc.
Ho sempre guardato con sofferenza le
lacrime, il sudore e altro sulla pelle dei
bambini.
L’occasione arriva presto; vengo in­
viata con una consorella ad abitare in un
villaggio esclusivamente abitato da leb­
brosi con famiglia. Il mio patire, anzi il
nostro patire si trasforma in una bellissi­
ma opportunità.
Qui troviamo nidiate di bambini con
lacrime, sudore e macilenti, figli di leb­
brosi, che vivono come in un ghetto, non
escono mai dal perimetro del lebbrosario:
sarebbero subito ricacciati dai sani che
abitano fuori; questi bambini avevano un
loro ruolo: erano tenuti in pugno dagli
anziani per servire loro legna da spezzare
per il fuoco, acqua e altri servizi.
Impresa non facile, come inserirsi, cu­
riamo i lebbrosi, ma vogliamo arrivare ai
bambini.
Preghiamo, si fa strada una prima
idea, curiamo i genitori e provvediamo
cibo ai loro figli. Pare che funzioni; in
più abbiamo iniziato a dividere molte ore
Sr. M. Angela Casiraghi e Sr. M. Daniela
Rota Nodari, le prime Piccole Serve tra gli
ammalati di lebbra a Moramanga.
Sr. M. Daniela intenta a medicare le piaghe
di una ammalata contagiata dalla lebbra.
25
Non appongo la firma, sarebbe un di
più; è quanto ho scritto che mi rivela a
voi che leggerete queste due righe, vi rin­
grazio, perché dietro a questa esperienza
ci siete voi tutti che aiutate a far vivere il
nostro operare.
Adidy tsy maintsy efaina ny
fitoriana ny Evanjely (1ª Kor 9,16)
Sr. M. Angela in un sereno colloquio con
un malato di lebbra.
della giornata con loro in mezzo al villag­
gio con attività ricreative.
I Bambini cominciano a sorridere e in
gruppo familiarizzano con acqua e sapo­
ne. Ci ritroviamo attorniate da bambini
vivaci, che ci aiutano a capire la loro lin­
gua, i genitori lebbrosi che ci osservano
da lontano.
Ci buttiamo a fare un secondo passo:
la scuola; e qui scopriamo con amarez­
za che non sono ammessi nella comunità
scolastica perché figli di lebbrosi. Ma noi
non molliamo l’osso; è così che il primo
anno riusciamo a inserire due piccoli stu­
denti, a cui negli anni successivi sono se­
guiti gli altri, muniti di cartella, lavagnet­
ta e gesso eccoli varcare la scuola felici e
contenti.
Attualmente molto è cambiato, ma di
lebbrosi ce ne sono ancora, e di bambini
anche!
Gli anni sono passati; sono stata chia­
mata a un’altra esperienza: aiutare a vi­
vere con pazienza bambini denutriti. Qui
tra fornelli e pentole e tutto quello che
occorre per questo servizio, annuncio il
vangelo, non faccio prediche, ma servo,
ascolto queste mamme spesso sole, respi­
ro con loro il dolore che hanno dentro
per condividerlo e dargli un valore.
26
Mpanompovavikely iray misionera
Masera
mpanompovavikelin’ny
fo
Masin’i Jesoa aho, 40 taona izay no nahamisionera ahy, araka ny nangatahin’ny
rahavavy iray tamiko dia hosoratako
amin’ity pejy ity ny niainako izany.
Sahirana kely ihany ny tenako hanoratra
nefa na izany aza dia hiezaka aho haneho
aminareo ireo traikefa niainako.
Amin’izao tontolo iainantsika izao
dia tsy misy zavatra maha-talanjona
sy mahasondriana nohon’ny ankizy.
Nisintona ny saintsika i Jesoa nilaza hoe:
«Avelao ny ankizy hanatona ahy… raha
tsy lasa toy ireto zaza madinika ireto
ianareo…» sns,sns.
Tamim-pijaliana hatrany no niatrehako
ny ranomaso sy ny hatsembohana ary
Ammalati che attendono il proprio turno
per essere medicati.
ireo zavatr’hafa nihatra amin’ny zaza
madinika. Niaraka tamin’ny masera
rahavavy iray dia nirahina hipetraka tany
amin’ny tanàna kely fitoeran’ny marary
hoditra sy ny fianakaviany aho. Ny
fijaliana nahazo ahy, izany hoe nahazo
anay dia nivadika ho fitaovana tsara.
Amin’ity toerana ity dia maro ny ankizy
zanak’ ireo marary hoditra izay vontondranomaso, hotsaky ny hatsembohana,
nijaly noho ny hanoanana ary voahilikiliky
ny fiarahamonina Tsy mba afaka nivoaka
tamin’ny faritra natokana ho azy izy
ireo satria mety horoasin’ireo olona tsy
tratran’io aretina io; nanana ny anjara
asany eo amin’ny fiaraha-monina ireto
ankizy ireto toy ny matsaka rano, maka
kitay sy manao asa hafa hanampiana ny
antitra.
Tsaboanay ireo ray aman- dreny fa ny
tianay ahatongavana koa dia ny ankizy;
tsy mora araka izany àry ny mirotsaka
antsehatra.
Tamin’ny alalan’ny vavaka no
nahazoanay hevitra hitsaboana ireo ray
aman-dreny ary hanomezana sakafo
ny ankizy. Toa nahomby io traikefa io,
ka nanomboka nanokana fotoana bebe
kokoa izahay hiarahana amin’izy ireo
miala voly sy mikorana.
Hita taratra teo amin’ ny endrik’izy
ireo ny hafaliana nohon’ny fiarahamilalao. Nodidinin’ireo ankizy mavitrika
izahay, nanampy anay izy ireo hahazo
miandalana ny teny malagasy , ny Ray
aman-drenin’izy ireo kosa variana mijery
avy eny lavitra.
Tohana ny fo raha nahatsikaritra
fa hay tsy afaka miditra any amin’ny
sekolim-panjakana ny zanaky ny marary
hoditra; na izany aza dia tsy kivy izahay
fa niezaka nampiditra ankizy roa tany
an-tsekoly ny taona voalohany; ary ny
taona manaraka dia nitombo isa ireo
ankizy ireo; faly sy ravo izy ireo nankany
an-tsekoly miaraka amin’ny kahie sy
Bambini di genitori affetti dal morbo di
Hansen.
solaitra ary tsaoka Efa miova tokoa ny
zava-misy amin’izao andro iainantsika
izao, nefa na izany aza dia mbola misy
ihany ny olona marary hoditra, ary
iharan’izany koa ny ankizy. Taona maro
taorian’izay dia voairaka hanao traikefa
hafa indray aho: hanampy amimpaharetana ireo ankizy tsy ampy sakafo;
koa eo am-pandrahoana ny sakafon’izy
ireo aho no mitory ny evanjely, sy
manao asam-panompoana, mihaino
ireo reny manirery, miombon’alahelo
amin’ izy ireo sy miara-mizaka ny
fijaliana izay iainany ary manome lanja
izany. Fisaorana mitafotafo no atolotro
anareo izay mamaky ity traikefa kely ity,
satria ireo rehetra ireo no tanteraka dia
nohon’ny tolo-tanana nataonareo.
Il lebrosario di Moramanga negli anni ’70.
27
Quanti pani avete? Andate a vedere... (Mc 6,38)
48° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 2011
Centro Nazionale Vocazioni
Nella 4ª domenica di
Pasqua, (15 Maggio
2011) “domenica del
buon Pastore”, si cele­
bra la Giornata Mon­
diale di Preghiera per le
Vocazioni che ebbe ini­
zio, con profetica intu­
izione, con papa Paolo
VI nel 1964. Il tema che il Papa propone
alla riflessione e alla preghiera delle co­
munità cristiane è:
“L’annuncio - proposta vocazionale
nella chiesa locale”.
Ciò significa riscoprire la comunità cri­
stiana come un fuoco che arde e dona luce
e calore, esprimendo con gioia la propria
interiore vitalità e coerenza di vita.
Lo slogan scelto dal Centro Nazionale
Vocazioni prende lo spunto dal Vangelo
di Marco 6, 33-44, in cui si racconta il
miracolo della “moltiplicazione dei pani
e dei pesci”.
“Quanti pani avete?
Andate a vedere…” (Mc 6,38)
È un invito rivolto a ciascuno e a tutta
la comunità per verificare i pani (cioè i
doni ricevuti!), di cui ognuno è portatore,
in un cammino di discernimento e di con­
divisione umile, disponibile e feconda.
Il vero problema del nostro mondo
non è solo la povertà del pane (che co­
munque drammaticamente esiste!), ma è
soprattutto la povertà di quel lievito che
possa essere fermento di Dio capace di
sollevare ogni vita. Per questo invochia­
mo oggi il Signore, affinché doni il pane
a chi ha fame, ma susciti anche la fame di
Lui che possa esprimersi in scelte di vita
28
coraggiose, totali e radicali per vivere la
pienezza dell’Amore e del Dono.
La Preghiera raccoglie alcune
riflessioni presenti nel Messaggio
di Benedetto XVI
per la GNPV 2011
Dio, Padre di ogni creatura,
da te abbiamo ricevuto
il dono straordinario della vita:
rendici generosi nel rispondere
alla tua chiamata
per condividere con i nostri fratelli
i “pani” che abbiamo ricevuto.
Cristo, fratello nostro,
che ti sei fatto per noi pane di vita,
rinnova il prodigio
della moltiplicazione dei pani
e rendi la nostra esistenza
un dono e un grazie perenne.
Spirito Santo,
fedele amico nel nostro cammino
sostienici con la forza del tuo amore
per annunciare e testimoniare,
lungo le strade del mondo,
la bellezza della vita come vocazione.
Santa Trinità,
amore eterno ed infinito,
aiuta le nostre comunità ad accogliere
il Vangelo della Vocazione,
a pregare e gioire per la presenza di giovani
orientati al ministero ordinato
e alla vita consacrata.
Fiori di cielo
Madre Carmelina Lanfredini
«Che gioia
quando
mi dissero:
“Andremo
alla casa del
Signore!»
(Salmo 122)
Il 28 novembre 2010, prima domenica di
Avvento, quando il salmo responsoriale
della liturgia ci invitava ad andare con
gioia incontro al Signore, Sr. M. Lorenza
del Cuore Eucaristico di Gesù, si conge­
dava da noi per l’incontro definitivo con
il suo Signore.
Sr. M. Lorenza, Lucia De Col, aveva
91 anni e 66 di vita religiosa. Per ragio­
ni di salute dal mese di febbraio 2010 di
questo anno era stata trasferita a Casa
Madre. La sua sopportazione della sof­
ferenza è stata grande, non si lamentava
mai, per lei andava tutto bene: il vestito,
il vitto, la camera…, era sempre molto
riconoscente e non finiva mai di dire un
grazie che veniva dal cuore. Tutto questo
è frutto delle virtù che ha coltivato du­
rante la sua vita nonostante avesse un ca­
rattere forte. La consacrazione al Cuore
di Gesù l’ha resa umile, paziente, sapeva
chiedere consiglio, ascoltare le persone e
dire parole di pace e di incoraggiamento
con un grande cuore di mamma. Ancora
oggi, le persone che hanno avuto modo
di incontrare Sr. M. Lorenza, la ricorda­
no con nostalgia e affetto.
Il sostegno della sua vita era la pre­
ghiera, soprattutto la devozione a Maria.
La Madonna avrà certamente contato le
migliaia di rosari recitati, perché aveva
sempre la corona in mano.
Sr. M. Lorenza era una lampada che
ardeva per la Congregazione e per il
mondo intero; in punta di piedi ci ha
lasciato per andare incontro con le sue
buone opere a Cristo e con Lui possedere
il regno dei cieli.
Grazie, Sr. M. Lorenza, per il tuo
esempio di religiosa tutta di un pezzo,
per il servizio svolto al capezzale di tan­
ti ammalati, in ambulatorio e anche in
comunità; sappiamo che dal cielo conti­
nuerai a volerci bene e a pregare per noi.
«Eccomi, vengo
a fare la tua
volontà…»
(Eb. 10,7)
Sr. M. Elisa della
Visitazione, Crip­
pa Marina, ha risposto ancora una vol­
ta il suo “Eccomi” all’invito del Signore,
che l’ha chiamata a sé giovedì 30 dicem­
bre 2010 alle ore 10,15.
Aveva 64 anni di età e 41 di vita re­
ligiosa; è deceduta a Casa Madre, dove
in questi ultimi nove mesi di sofferenza
ha cercato di accettare la volontà di Dio
e sono certa che il Signore ha gradito
l’offerta totale della sua vita come un
dono prezioso. Durante la sua esistenza
infatti è sempre stata accompagnata dalla
sofferenza, ma ciononostante si è sempre
spesa con tutte le sue energie per gli am­
malati e per la Congregazione che amava
intensamente.
La semplicità e la bontà che emanava
dai suoi occhi limpidi possiamo dire che
sono state le caratteristiche di Sr. M. Elisa.
29
Una semplicità e una bontà che rassicu­
ravano i cuori che si confidavano con lei.
Una Piccola Serva fidata alla quale la Con­
gregazione aveva affidato l’amministrazio­
ne dei suoi beni, una Piccola Serva genero­
sa, che sapeva aiutare chiunque le avesse
chiesto il suo aiuto e la sua competenza.
La sua morte prematura, anche nei
tempi pur previsti ma inattesi, è stata
una sorpresa per tutte noi, una di quella
sorprese che il Signore fa e che istintiva­
mente non vorremmo e che ci lasciano
sconcertati, mettendo alla prova la no­
stra fede. Entra in quella che possiamo
chiamare la imprevedibilità di Dio: nelle
grandi cose (vedi l’Incarnazione del Ver­
bo che contempliamo in questi giorni) e
nelle piccole, che riguardano ciascuno
di noi, come l’età, i tempi e i modi della
nostra morte. La nostra fede cristiana ci
dice infatti che tutto è grazia.
Cara Sr. M. Elisa, la tua dipartita ci
tocca in profondità: solitudine, paura,
impotenza sono alcuni dei sentimenti
che proviamo, perché ci è difficile accet­
tare questa realtà, ma la nostra fede ci
rassicura della tua beatitudine, perché
hai sempre cercato di servire al meglio il
Signore e i fratelli; questo ci dona sereni­
tà. Ti pensiamo insieme alla Madre Fon­
datrice e alle nostre sorelle che ti hanno
preceduta, nella contemplazione del Si­
gnore che hai tanto amato e servito.
Ti chiediamo di intercedere per noi
presso Dio, perché possiamo vivere da
vere Piccole Serve, in umiltà e sempli­
cità, ma soprattutto nell’unità: unità fra
noi e con il Signore, unità con coloro che
condividono il nostro carisma, per essere
presenza viva, creativa e autentica di Cri­
sto, misericordioso e compassionevole.
Parenti defunti
Voctoire, mamma di Sr. M. Simone Ra­
rojomanana; Michel, papà di Sr. M. Pau­
line Tahirisoa; Vittorio, fratello di Sr. M.
Attilia Rossetti; Silvio, fratello di Sr. M.
Vittorina Carpani; Suor Rita, salesiana,
sorella di Sr. M. Alma Qualdioli; Giuliana ed Elsa, sorella e cognata di Sr.
M. Rosario Panzeri; Attilio, cognato di
Sr. M. Ester Lazzati; Bruno, cognato di
Sr. M. Angiola Rota; Federico, cognato
di Sr. M. Ersilia Landoni; Giuseppina,
cognata di Sr. M. Innocenza Brambilla;
Jean, nonno di Sr. M. Angéline Raholiri­
nina; Giancarlo, nipote di Madre Leonia
Ronzoni.
Hanno ricordato i propri defunti con richieste di preghiere e celebrazione di S. Messe: Airoli Luisa - Albertini
Alma - Arienti Lucia, per famiglie Arienti e Alzati - Baldi Maria Bussolaro - Barbieri Marina, per zia Sr. M. Eulalia Nalio Belotti Gemma - Bertamino - Binda Daria, per i nonni Irma e Carlo - Bisio Angelo e Maria, per Sr. M. Daria - Cagliano
Mirella - Canevisio Adele - Casasola Dirce - Casati Rosangela, per Maurizio e Luisa - Cavassori Ileana, per Osvaldo,
Regina, Rolando e Romeo - Chiummariello Gennaro - Colombo Liliana - Comin Gilda - Costantini Anna - Crippa prof.
Enrica - Curti Giuseppe - D’Ascoli Elena, per Riccardo - Da Rodda Bertinotti Elvira - Egini Bertolli - Ferrari Annamaria Ferraris Rita - Fiorella - Formentini Fermo e Alda - Frontini Ildefonso - Ghezzi Barzetti, per Maria e Luigi - Granata
Renato - Isella Italo - La Lumia Livia - Lambra Mirella, per Maria e Camillo - Lazzati Luigi - Lodigiani Francesca - Lubrano
Graziella - Magnetto Maria, per il marito - Marazzini Myriam Claudia, per famiglia Nebloni, zio Gigi e zia Claudia Marchesi Maria Luisa - Mariani Armida - Mariotti Tildina, per Maddalena e Carlo - Martinelli Maria - Miceli Gigliola Morandi Paolo - Musazzi Emma - Noris Lucia, per Morotti Mario - Pirovano, per Ernesto - Pognant Gros Mariangela,
per fam. Pognant Gros - Povoli Jole, per Luca P. e nonna Nella - Pozzi Ester - Redaelli Maria - Rinaldi Marie - Rinaldi
Rina Valagussa - Romeo Emilia, per Giuseppe e Giuseppina - Ruggero Perrino Giancarlo, per i parenti defunti - Sabello
Silvia - Sacchi Francesco, per i genitori - Scaccuto Luigia -Suardi Giuseppe e Monica - Tartaglino Ines - Travan Romano,
per la consorte Renata - Tricca Teresina - Vago Resy, per Carlo e Carla - Valota Franco - Villa Adele, per i defunti Villa e
Giovenzana - Vivenza Rosalba - Voena Luigi - Zanini Angiolina, per il figlio Alberto, genitori, suoceri e zia Laura - Zitta
Maria - Zumaglino prof. Cesare, per mamma Ernestina Cabiati.
30
Chi desidera fare celebrare S. Messe di suffragio per i propri defunti è pregato di specificare espressamente
l’intenzione: Santa Messa per … Barrare la casellina “preghiere per i defunti” è insufficiente. Le offerte
per Sante Messe sono trasmesse ai missionari e ai sacerdoti poveri di nostra conoscenza, del Madagascar
e della Romania.
s o lid a r ie t À
Per le opere in Madagascar e Romania: Agrati Marco e Paola - Alberti Bruna - Amici Beata Anna (Bergamo) - Amici
del Martedì (Vercelli) - Azione Cattolica (Almese) - Baretti Paola - Bartolone Andrea - Belloli Francesco - Belotti Gemma Beltrami Valeria - Bianchi Antonio e Giancarla - Blandino Rosalma - Boano dott. Mauro e Dipendenti Biverbanca Bondesani Fiorino - Bonino Emma - Bosco Anastasia - Brozzoni don Federico - Calleiro don Enzo - Campoleoni Giorgio,
per Sr. M. Luciana - Caritas Parrocchiale (Almese) - Caritas Parrocchiale (Grantola) - Carrara Luigi - Castagno Franco e
Piera - Condò Giacomino, Mirella, Giovanni e Chiara - Cortese Claudia - Crippa prof. Enrica - Dealessi Carla - De Febe
Angela e Giulia - Donne della messa mattutina (Almese) - Dorci Miranda - Egidi Angela - Elsa (Condove) - Fantino
Renata - Ferrari Franco - Ferraris Anna Maria, in memoria di Franca Robbiati - Ferretti - Formentini Fermo e Alda Formentini M., per Sr. M. Luciana -Franzoi Valeria - Gamba - Garavaglia Renato e Giovanna - Garavelli Cesira - Giacone
Giuseppe - Giorda Nirina - Giraudo Giovanni - Grandi Giuseppe - Gruppo Alpini (Almese To) - Gruppo Missionario (Ronco
Briantino), per Sr. M. Laura - Iccolti Renata - Lazzarini don Luigi - Lazzaroni G. Battista e M. Luisa - Longhin dott. Pier
Paolo - Mariotti Tildina - Martina Teresa Ughetti - Mazzotta Maria - Mezza Giacomino - Mora Elsa - Moresco Irene Morotti Mariarosa - Mosca Lucia - NN. (Almese) - NN. (Piacenza) - NN. (Torino) - NN. (Vercelli) - NN. In memoria di
Maffei Margherita - Ospiti, Personale e amici Casa Riposo (Almese) - Palazzi suor Leonia - Panizza M. Teresa - Parodi
Mauro - Peira Giovanna - Pelucchi Antonio, in memoria di mamma Maria - Perego Lisetta - Perrero Renzo e Laura Pesenti Paola - Pognant Gros Mariangela - Pontevia Domenico - Pozzi Ester - Ramponi Rina - Re prof. Gianni - Rigamonti
Maria - Rizzoni Coletta - Rossi Enzo - Sabello Silvia - Sangalli Elvira e Vittoriana - Spotti Giovanna - Storti Maurizio Tabone Renza - Talon Adele - Taverna & Tarnuzzer -Tebaldi Verzeri Gianni - Tizzi Matteo - Tomasoni Lina - Vighetto
Renza - Zangelmi Rosolina.
Battesimi: Camilla, da Franca e Renato Cucchetti.
Per l’opera “Amici degli ammalati poveri” e offerte libere: Allione Giovanni - Ambrogi Giuseppe - Amedeo
Giovanna - Angius Maria Villa - Arata prof.ri Angelo e Marisa - Ardito Moiso Marta - Arosio Tina - Baiotto Franco e
Maria Rosa - Balestra Elena - Balosetti Giacomina - Banchero (sorelle) - Bani Cesare - Baraggioli Carmela - Barbaglia
Rosangela - Barzaghi Rachele - Battistutta Alda - Beghi Jole - Belotti don Giuseppe - Benigni prof.ssa Chiara - Bernardi
Antonio - Bertolo Flavio - Bianchi Benito - Biffi Elena e Zipiti Andreas - Biffi Genghi - Birolini Maria Marcassoli - Biscella
Abbondanzio - Bonfante Angela - Bosio Giuliano - Bossi Mariapia - Braja Eugenio e Alessandra - Brambilla Rosa Bregola Giuseppe - Brusa - Buccigrossi Maria D’Alessandro - Buratti Carlo - Buratto Paola - Canazza Francesco Carpanetto Mauro e Carla - Casasola Dirce - Casiraghi Giulio e Gabriella - Cattaneo Luigi - Cavalleri Eugenia - Cavedine
Giuseppe - Cereda Colomba - Ceriani Giuseppe - Chiabotto Carlo e Maria - Chignola Rosetta - Cipriani Irene - Cipriani
Paolo - Citriniti Franco - Citterio Graziella - Colla Luigia - Cometto - Corti Maria - Cravenzola Elvira - Crescimone dott.
Margherita - Crippa prof. Enrica - Cristina Cappennani Giorgio - De Maria(sorelle) - Delfanti Molinari Paola - Dentella
Renato - Di Rago Rosa, Moliterni, Capuleto, Latronico, Rizzuti, Cisillo, parenti e amici - Dodero dott. Giorgio - Dolcini
Piva - Dotti Giuliana - Fairoli Renato - Fassero Rosa Besso - Fedeli Paola - Ferraris Rita - Fiorina prof. Lorenzo e Franca Follani Piergiorgio - Fontana Piera e Lidia - Frigerio Veronica - Fumagalli Mario - Fumagalli Sandra - Galli Remo e Iva Gambassi Wanda - Gariglio Franca - Gasparini mons. Primo - Giacone Giovanna - Gobbi Ginetta - Gorno Cesarino Greppi Agnese - Grimoldi Ercolina - Guidetti Clara - Iannò Vincenzo - Isella Italo - Landoni Bianca - Lanzano - Lena - Lillia
Enrico - Lodrini Giovanna - Losero Lilla - Maffeis Provvidenza - Magni Emilio - Malpetti Giorgio - Mandelli Andrea Mannara Marilena - Marasco Mauro e Mara - Maravintano Maria - Marcaccio Antonio - Marinetto Alberto - Marinoni
Beniamino - Marocco Mario - Maurizi M. Teresa - Mengucci (ditta) - Meroni Santina - Mezzera Claudio e Ferruccio Micheletti prof. Piercarlo - Milan Luisa - Milesi Emilia - Millefanti Luciano - Millefanti Virginio - Mimmo Maria De
Martino - Minoretti Alda - Mognetti Cocchetti Pierangela - Moneta Maria Lucia - Monguzzi Arturo - Monti Antonia Morino Maria - NN. (Milano) - Olivotto Francesco - Paganini Carolina - Palazzi don Dante - Panzeri Cornelia, Enzo ed
Egisto - Parola Osvaldo - Pasquali Franca - Passoni Ines - Pasta Roberto - Pavone Filippo - Peira Giovanna - Perico
Emilia - Pesatori Wanda - Petrini - Piccole Serve (Sesto S. Giovanni) - Pistorello Mario - Pochettino Paola - Pontevia
Domenico - Possamai Gina - Pozzi Ester - Ranghino - Rappelli Annamaria - Rinolfi avv. Martina - Riva Annamaria - Riva
Giuseppe - Rocca Nana Ida - Romano Ina - Roncato Jolanda - Rossi Enzo - Rossi Mario - Rota mons. Daniele - Salvelli
Sandro - Sandrone Nella - Santa Riccardo - Santambrogio Carla - Santopietro Andrea e Adriana - Sarzi Clotilde Sartori Scartoni Sonia - Schiavo Michele - Scotti M. Teresa - Selvi don Tonino - Signorati Angelo - Stefani Armando - Stucchi
Adriana- Tessa Luigi - Ticozzi Emma Isoli - Tizzi Matteo - Tulipani Tina - Vallani Barbara - Varallo Luciana - Velicogna
Anna - Ventanni Franco - Viganò Luciano e Anna - Vignati Cesarina - Villa Carla - Vimercati Maria Letizia - Vinai Maria
Rosa - Zanchin Attilio e Lina - Zanini Angiolina - Zecchi - Zerman prof. Andrea Maria - Zoia Carla.
31
Sostegno bambini a distanza
Madagascar e Romania: Allione Elvira - Amici Anna
Michelotti (Villa S. Giuseppe) - Baima Fabrizio e Giusy - Baldo
geom. Lino - Baretti Paola - Beretta Ottorina - Berra Piera Bertero prof. Gabriella - Birolo Camilla - Bodrato prof. Irma Borella Maria Bettinelli - Bornati Carlo e Pia - Bossi Mariapia Bosso Maria - Buzzi Alberto e Anna - Calderini dott. Stefano Canevisio Adele - Cardani Emanuela - Casiraghi Silvano Castagno Francesca - Chiesa Silvia - Chini Massimo e Cristina Cicconi Rosina - Cochi Luisiana - Colombo Andreina - Conf.
S. Vincenzo (Piacenza) - Cornetti Pierluigi - Crotti Vittoria D’Agostino dott. Elena - D’Amore Francesca - Dall’Angelo
Maria Riboli - Dattrino e Garrone - Dealessi Carla - Demo
Piera - Dipendenti Comune Robassomero - Egidi Angela - Egini
Bertolli - Emontinaro Federico e Tarabra Daniela - Fagnola
Annamaria - Fanfavola Anna Maria - Francesca (Vercelli), in
memoria di nonno Gianfranco - Franzoi Ermanno e Bianca Franzoi Valeria - Gallo Castagno Franca - Garavaglia Renato
e Giovanna - Gerbaldo Irene - Giorcelli Claudio - Giovanardi
Martino - Giraudo Giovanni - Girò Elisa - Girodo Sandra Grillo Paola - Innocenti Giovanna - Luparia e Balma - Maffeis
Provvidenza Santoro - Malerba e Tagliabue - Mantovani
Morgana - Manzotti Sara Martelli - Marasco Mauro e Mara Marchini Elia - Marucco Maria Teresa - Mazzotta Maria Mele prof. Patrizia - Monaco Paola - Morganti Franca - Motto
Rina - Necci Adriana e Rozzo Augusto - Nicol Leandro ed
Elena - NN. (Almese) - NN. (Bergamo) - NN. (Colleferro) NN. (Inveruno) - NN. (Vercelli) - NN. (Vercelli), in memoria
di Ernestina - NN. (Vercelli), in memoria di Walter Fagnola Palandri Erminia - Parrocchia S. Elena (Roma) - Pasqualini
Silvia - Peira Giovanna - Perego Rinaldo - Pezzano Bruno Pontevia Domenico - Pozzi Ester - Pozzi Maria Teresa - Protti
Pasqualon Anna - Ramponi Rina - Rigamonti Maria - Rota
dott. Romanella - Rota Gabriella - Sala Maria - Salvagno
Regina - Sangalli Amanda e Maria Rita - Secci e Abate Settimo Angela e Alessio - Settimo e Pedrini - Tabone
Andrea - Tabone Renza - Tarchetti Antonella Terzago dott.
Paolo - Truffelli - Villa dott. Italo - Viscardi Luciana - Zampini
Tarcisio - Zanchin Attilio e Lina - Zanzottera Carlo Filippo e
Nadia.
Come offrire il tuo contributo
Mediante versamento su conto corrente
postale n. 14441109 intestato a:
Congregazione Piccole Serve del Sacro Cuore
di Gesù - Viale Catone 29 - 10131 Torino.
Nella causale indicare:
Sostegno bambini a distanza – Madagascar
oppure
Sostegno bambini a distanza – Romania
Con 21,00 € al mese (252,00 € l’anno)
per il Madagascar.
Con 26,00 € al mese (312,00 € l’anno)
per la Romania.
Sono ben accetti e utili anche somme inferiori a
quelle sopra indicate.
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Al personale smistamento posta e portalettere ricordiamo il dovere del recapito e in
tempi ragionevole del presente periodico,
poiché il servizio è stato pagato conforme al
tariffario stabilito dalle Poste Italiane.
In caso di MANCATO RECAPITO per giustificato motivo inviare a:
TORINO CMP NORD per la restituzione al
mittente F.C.A. Viale Marco Porzio Catone
29 – 10131 TORINO il quale si impegna a
pagare la relativa tassa.
Rivista trimestrale della Congregazione delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù per gli ammalati poveri
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2; DCB TO 1/2011

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