Very normal people

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Very normal people
ISBN 978-88-6611-530-4
€ 12,00
Pasquale Romeo è psichiatra. Insegna psichiatria
all’Università di Bari e all’Università Dante Alighieri di
Reggio Calabria. Ha pubblicato molti libri sociologici e
psicologici. Da anni si dedica alla postmodernità ed ai
risvolti del periodo attuale
storico sullo sviluppo della
psiche e la formazione di disturbi psichiatrici.
Pasquale Romeo
P. Romeo Very normal people
Uomini edulcorati, cosparsi di zucchero, come bambini appena
nati, che cercano un modo dolce di vivere evitando tutte le asperità e le difficoltà della vita. Una vita tra babà, quella degli ulltimi
venti anni di vita italiana, che non aumenta la resilienza e impedisce di far leva sulle nostre risorse per crescere meglio. Uomini
ancora bebè in tanti babà.
Un affresco della nostra società sempre più very sempre più normal sempre più people.
Very
normal
people
editore
cacucci
bari
Pasquale Romeo
Very normal people
Prefazione di Francesco Pira
Post-fazione di Salvatore Cosentino
editore
cacucci
bari
proprietà letteraria riservata
© 2016 Cacucci Editore – Bari
Via Nicolai, 39 – 70122 Bari – Tel. 080/5214220
http://www.cacuccieditore.it e-mail: [email protected]
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la riproduzione di questo libro o di parte di esso con qualsiasi
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Indice
Prefazione - Quella voglia di mostrarci
diversi da quello che siamo
9
Nota dell’autore
13
Introduzione - Essere normali oggi: l’uomo
senza angoscia
15
Capitolo 1 - Niente fa niente
27
1.1 Essere normali oggi
30
1.2 Essere normali ieri
34
1.2.1 Quattro condizioni senza angoscia 36
1.2.2 Anestetizzare l’angoscia: distrarsi 37
1.3 Rimedio alla solitudine: la connessione perenne39
1.4 Pensiero forte e pensiero debole
43
1.5 Società e miti del nostro tempo
45
Capitolo 2 - Stuck in reverse: bloccato in
retromarcia
49
2.1 Un mondo di patologie
2.1.1 Viva i bebé col babà
2.1.2 La mancanza di desiderio
52
54
56
Capitolo 3 - Desiderio di godimento nella
post modernità
59
3.1 Tutto e subito: la perdita del limite
3.1.1 Dal Narcisismo alla paranoia
3.2 Identità windows
59
63
64
Capitolo 4 - Identità frammentate
71
4.1 L’uomo Windows
71
Capitolo 5 - Bebé con babà
75
5.1 Il nuovo
5.2 L’eterno presente
5.3 Linguaggio
76
76
77
Capitolo 6 - Resilienza e normalità
81
6.1 La resilienza
6.1.1 Le 6 caratteristiche per l’ “avviamento” al successo
6.2 Pochi punti di normalità
6.3 Modelli disfunzionali
81
82
83
85
Capitolo 7 - La generazione tradita: quella
dei trenta e quarantenni
87
7.1 Il ritorno al merito
7.2 Sfatare i pregiudizi ereditati
88
90
Capitolo 8 - Consigli tecnici
93
8.1 I meccanismi di difesa
8.2 Modello strutturale della normalità
8.3 Bebé con baba?
8.4 Figli per sempre
93
98
101
103
Capitolo 9 - Consigli pratici
105
9.1 Il valore dell’attesa
105
Capitolo 10 - Come uscire dal labirinto
109
10.1 Ordinare il caos
10.2 Conoscere le condizioni limitanti
10.3 Superare le condizioni limitanti
110
110
112
Capitolo 11 - Motivazione
115
11.1 Autostima
11.2 Self-control
11.3 Self efficacy
11.4 Emozioni
115
116
116
116
Appendice - Vite lasciate andare. Storie di
quarantenni in trappola
119
Postfazione - Dov’è la libertà?
125
Very normal people
Prefazione
Quella voglia di mostrarci diversi
da quello che siamo
di Francesco Pira*
Una delle battute più riuscite di un famoso comico siciliano, il grande Pino Caruso, è la seguente:
“L’anomalia è vivere. Morendo si ritorna alla normalità. Forse”.
Non ho trovato la riprova nemmeno in questo libro abilmente scritto dal professor Pasquale Romeo, di cui conosco il pensiero e l’azione. Da anni
con i suoi studi e le sue ricerche sul campo cerca di
dimostrare come sta cambiando, non ci permettiamo di dire se in meglio o in peggio, la nostra
società. Sospendiamo il giudizio anche dopo aver
letto questo prezioso lavoro, perché rimaniamo
fermamente convinti che saranno gli studiosi e i
ricercatori che verranno dopo di noi a scrivere la
verità su quanto sta accadendo all’inizio del Terzo
Millennio.
Rileggendo le pagine di Pasquale Romeo ho aperto tanti file, come se fossi un vero “uomo windows”, giusto per richiamare un precedente libro
* Sociologo, saggista, giornalista è docente di comunicazione e giornalismo presso l’Università degli Studi di
Messina.
9
Pasquale Romeo
dello stesso autore. Persino una piacevole conversazione in radio in una delle trasmissioni che amo
di più “Il Ruggito del Coniglio”, dove i due conduttori prendendo in giro una università dell’altra parte del mondo, riferivano di uno studio su
come e quanto le coppie fanno sesso. Al termine
dell’indagine il risultato era: devono farne quanto
ne sono capaci. E basta!
Le risate dei conduttori ed anche quelle che abbiamo fatto noi ascoltatori ci riportano proprio
all’immagine della società, come l’apostrofa Romeo “sempre più very, sempre più normal, sempre
più people”. Ed anche questa ultima frase è un
richiamo ad un tormentone di una Radio Nazionale RTL 102.5.
C’è il ritratto in questo libro della nostra generazione quella “di mezzo”. Una generazione di genitori
alla ricerca di un ruolo perduto. Genitori liquidi
concentrati su se stessi che propongono modelli deboli. È l’era in cui imperversano i gruppi whatsapp
con i quali sostituiamo ogni confronto, annulliamo tempi e la libertà di raccontare e di raccontarsi,
con i quali, ad esempio, i genitori gestiscono la vita
scolastica dei propri figli, finendo per deresponsabilizzarli, per non consentirgli di imparare a gestire
il rapporto con l’insegnante, la comunicazione con
i genitori, i propri fallimenti e successi.
Stiamo demolendo tutte le agenzie educative, genitori che si sottraggono alla proprio ruolo guida
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Very normal people
e di educatori, la scuola indebolita dall’esterno
da genitori che minano alla credibilità degli insegnanti e insegnanti che hanno paura di trovare
nuove strade per insegnare contenuti che rimangono fondamentali per costruire coscienza critica
a capacità di comprensione del mondo delle nuove generazioni, la chiesa fragilizzata da scandali e
da una sua incapacità di adeguarsi ai cambiamenti
sociali intervenenti e che sta faticosamente cercando di ritrovare un ruolo guida, le associazioni di
volontariato sempre più isolate in una società iperindividualista, egoista e narcista. Le nostre vite
sono sempre più regolate da Facebook, Google,
Twitter, Youtube, ma ciò non significa solo che
siamo sempre connessi e che le nostre relazioni
si costruiscono attraverso i social media, ma vuol
dire soprattutto che siamo guidati dalle funzionalità sviluppate all’interno di queste interfacce
tecnologiche, che sono più o meno fruibili in funzione del supporto di cui disponiamo. Avere uno
smartphone di ultima generazione ci permette di
scaricare le app più richieste che consentono anche elaborazioni di immagini da collocare on line.
Subito.
Travolti da globalizzazione, terrorismo internazionale, migrazioni ed esodi, rivoluzioni vere e finte,
sociali, civili, sessuali. Siamo quasi dei numeri.
Non più persone ma numeri. Conti alla mano
ogni giorno sappiamo quanti migranti arrivano,
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Pasquale Romeo
quanti femminicidi, quanti stupri, quante rapine,
quante bustarelle.
Pasquale Romeo, dal suo osservatorio privilegiato,
senza mezzi termini, scrive dei nostri fallimenti,
ma ipotizza un riscatto possibile. Ci consiglia di
perderci, per poi trovarci o ritrovarci. Tra un selfie
e l’altro. Tra un post ed un altro. Persino tra un
incontro reale e non virtuale e un altro.
ZygmuntBauman, uno dei più grandi pensatori
del secolo scorso e di questo, un sociologo navigatissimo, l’inventore della Società Liquida, non
lascia spazi di manovra: “Il «passaggio» fra identità distinte non ha più bisogno di un limbo, di un
territorio «di interposizione» che le tenga separate;
la variazione di mentalità non richiede più lavaggio del cervello. Persone di diverse denominazioni, a
volte con credi fortemente contrastanti, non possono
più ignorare la presenza reale – fin troppo reale – l’una dell’altra, non possono asserragliarsi per escludere
gli incontri faccia a faccia, e noi possiamo/abbiamo
bisogno, dobbiamo/non possiamo evitare di parlarci
reciprocamente”.
È il tempo dell’agire. Come prescrive nella sua
“ricetta” il professor Romeo, da psichiatra consapevole dei guasti dei nostri tempi. I tempi di una
“generazione rottamata” che vuole vestirsi da rottamatrice.
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Very normal people
Nota dell’autore
È normale oggi: È normale alzarsi la mattina in
posti sempre diversi, è normale a quarant’anni stare ancora con i propri genitori e condividere con
loro gli stessi spazi, è normale ritrovarsi con uomini o donne diverse senza sapere perché, è normale
avere gruppi ed amicizie diverse e questi gruppi
trovarli su facebook, è normale non vedersi mai
con gli amici con cui ti scrivi ogni giorno, è normale non fare più l’amore col cervello ma solo con
il corpo, è normale cambiare lavoro spesso e non
sapere mai se puoi averne uno fisso, è normale non
credere in qualcosa o meglio credere in niente, è
normale non fidarsi facilmente degli altri perché
sai che spesso ti tradiranno, è normale uscire con
una vespa vintage in ricordo di qualcosa che non
c’è più, è normale non parlare per telefono ma solo
scambiarsi dei messaggi su cose anche importanti,
è normale vivere così o meglio vivere a malapena.
Era normale ieri: era normale giocare con le pietre e i quadrati disegnati per terra, era normale
lanciare i sassi in acqua a chi faceva fare più salti,
era normale stare assieme intorno ad una brace
per discutere quando fuori c’era la neve, era normale cercare di rintracciarsi per telefono e non
riuscire mai a trovare la propria fidanzata perché
rispondeva sempre il padre, era normale passare
13
Pasquale Romeo
molto del proprio tempo in solitudine per discutere sulla propria esistenza e il principale interlocutore era se stesso o al massimo un amico del
cuore, era normale passare il tempo su un gradino
a mangiarsi un panino o un calzone con un amico
che poteva capire parlando magari di amori non
corrisposti, era normale non avere i soldi per la
benzina e spingere il proprio motorino scassato
che sembrava una bicicletta con le ruote e ridere a
crepapelle per tutto questo, era normale guardarsi
in viso e sorridere all’infinito perché era veramente bello, era normale passeggiare con la propria
ragazza senza che nessuno poteva disturbarti col
telefonino e vivere così solo tu e lei.
Era normale sentire il vento ed i profumi di una
sera d’estate mentre il mare fuori scrosciava sulle
pietre, era normale essere e non apparire.
Tutto ci appare normale oggi o tutto era normale ieri?
È normale vedere delle ragazze sulla panchina che
cercano di accasciarsi l’un’altra tenendo lontano
il proprio telefonino per farsi un selfie, è normale
che mentre cammini per strada ti trovi gente per
strada in mezzo alla carreggiata che si stanno facendo una foto.
Cosa è normale?
Siamo così abituati che forse anziché chiederci
cosa è normale sarebbe interessante domandarsi
cosa ci sembra anormale?
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Very normal people
Introduzione
Essere normali oggi:
l’uomo senza angoscia
La tematica di Socrate ovvero sapere di non sapere
è stata obliterata perché dava angoscia, il futuro si
è annullato in quanto generatore di minaccia e angoscia e si è disciolto in un fantomatico presente
che non può essere risolto, poiché senza angoscia
non si risolvono i problemi.
L’angoscia rappresenta il motore essenziale per poter fare altro ed il carburante della nostra mente.
La logica corrente vuole che l’angoscia sia vista
come un senso di frustrazione e di malessere strettamente correlato ad una psicopatologia.
Se invece l’angoscia, come in Wating for Godot, che
valse il premio Nobel a Becket fosse una “con-fusione”imprescindibile dell’essere umano? Nell’angoscia e tramite l’angoscia si potrebbe realizzare
qualcos’altro ed a essa, è connesso l’avvenire.
L’angoscia sta al mondo, come il presente al futuro. Venendo meno l’angoscia anche saltuariamente vien meno il futuro che infatti non esistendo
diventa una minaccia e non più una promessa.
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Pasquale Romeo
L’angoscia è il tarlo del nulla nel cuore dell’esistenza. È la possibilità a cui è legata in maniera
forte l’esistenza1.
In un momento postmoderno in cui le scelte sono
amplificate, paradossalmente, l’angoscia che era
il motore indispensabile della scelta positiva si è
spenta perché troppo amplificata dall’infinità delle scelte. Come se il nostro motore si sia spento
perché andato ad esaurimento a causa della infinità di scelte che perciò fatte senza angoscia non
hanno senso, perché l’angoscia consente il giusto
modo di scegliere.
L’angoscia esiste se c’è una responsabilità, venendo
meno quest’ultima, ne viene meno anche l’angoscia.
Una società che non vuole soffrire fa scomparire
quello che Carotenuto chiamava l’uomo inquieto
che è il più creativo, quello che risolve i problemi
e dà un senso all’umanità.
Il normale oggi, eliminando l’angoscia è colui che
non crea problemi, che è felice e beato nella sua
esistenza, magari con le guanciotte rosee come l’eterno ubriaco, felice per sempre della sua esistenza
senza mai chiedersi in modo consapevole se qualcosa può andare o non può andare.
La frustrazione dell’angoscia è come un filtro per
la scelta, venendo meno questa ne viene meno la
scelta positiva ed il futuro.
Soren Kierkegaard, Possibilità, angoscia e disperazione
1
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Very normal people
“Non creare problemi” è il motto di oggi, “Tranquillo tutto si aggiusta”, “Non preoccuparti”ma
in questo modo, paradossalmente, abbassando la
quota d’ansia non si risolve niente ed il normale,
l’uomo normale senza ansia procede in maniera
incauta tra spine e rovereti, così prima o poi si fa
male.
Ma siccome l’ansia è l’unico metodo per affrontare il disagio dell’esistenza, la perdita di questa
condizione psichica che nella sua forma più accesa
diventa angoscia trasforma l’uomo.
L’uomo normale oggi è senza ansia oppure ne ha
troppa perché non più abituato a gestirla?
L’ansia perciò va mitigata, eliminata, oggi diciamo
curata in modo psichiatrico attraverso farmaci o
psicoterapie, oppure con le distrazioni sempre più
presenti (telefonini, televisioni, computer, piaceri
fisici) che sono gli ansiolitici di questa epoca come
i giochi d’azzardo, macchinette mangia soldi, gare
di velocità, e tutto ciò che può darci novità a seconda della predisposizione al piacere sia fisico
(vedi sessualità) o materiale (utilizzo del denaro
per acquisti compulsivi).
L’ansia perciò è molto importante ed anche grande, nonostante tutto, la voglia di eliminarla, poiché a volte diviene fastidiosa e compromette oltre certi livelli il normale vivere. L’obliterazione
dell’ansia tramite psicofarmaci, sistemi edulcorati
e gratificanti quanto ha contribuito nello svilup17
Pasquale Romeo
po di un nuovo modo di vivere e quindi di essere
normali?
Parlare di normalità significa potere capire chi siamo e quale persona abbiamo di fronte.
È come un venditore che sa quale prodotto vendere perché sa a quale persona poterlo vendere.
Esistono varie tipologie di persone, nonostante
pensiamo di essere tutti diversi, siamo in qualche
modo tutti uguali.
Nonostante a nostro modo pensiamo di essere
speciali apparteniamo, invece, sempre a delle tipologie specifiche.
Potremo semplificatamene in questo libro cercando di capire la normalità, parlare di quattro
tipologie semplici e lapalissiane senza scomodare le diagnosi della psichiatria o i grandi dogmi
scientifici.
In maniera banale possiamo così riassumere:
1. Alcuni di noi sono in cerca di qualcosa in uno
stato di inquietudine esistenziale.
2. Alcuni di noi sono in uno stato di inquietudine ansiosa.
3. Alcuni di noi sono così presi da se stessi che
non hanno bisogno di niente.
4. Alcuni di noi non cercano niente e sono in
stasi.
Se riusciamo a intravedere queste quattro categorie possiamo comunicare e parlare di normalità.
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Very normal people
In quale di queste si trova la normalità?
In quale condizione dovremmo essere per intravedere la possibilità di essere in equilibrio.
In quale invece siamo più fragili e più in bilico?
Facendo degli esempi pratici le quattro tipologie
rappresentano rispettivamente quattro condizioni
che così possiamo schematicamente riassumere:
1. Condizione numero uno: posso avere di più
dalla vita (Alcuni di noi sono in cerca di qualcosa in uno stato di inquietudine esistenziale).
2. Condizione numero due: non so, non sono sicuro di niente, sono preoccupato per il futuro
(Alcuni di noi sono in uno stato di inquietudine ansiosa).
3. Condizione numero tre: sto bene come sono
(Alcuni di noi sono così presi da se stessi che
non hanno bisogno di niente).
4. Condizione numero quattro: io sono favoloso
come me non c’è nessuno (Alcuni di noi non
cercano niente e sono in stasi).
In quale delle condizioni siamo disposti a cambiare, in quale invece non faremo niente?
La uno e la due ci portano a considerare delle possibilità, nella condizione uno lo facciamo per un
voglia di migliorare nella due perché senza non ce
la possiamo fare così. La uno e la due sono intrise
della stessa ansia che la nostra società attuale vuole
eliminare per diventare bebè con babà, un modo
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Pasquale Romeo
nuovo per indicare la nostra condizione di uomini
senza ansia.
Nella terza e nella quarta condizione, come indicato sopra, siamo sufficienti a noi stessi.
Per poter pensare alla normalità ci possiamo riportare in maniera semplice e didattica a queste
condizioni che non hanno niente di psichiatrico
ma qualcosa di squisitamente psicologico.
Tramite queste piccole valutazioni su noi stessi la
prima cosa che faremo è prendere coscienza della
nostra posizione.
Ovvero: voglio cambiare o non voglio cambiare.
Per cambiare bisogna essere un po’ inquieti, a volte angosciati, l’ansia è collegata alla scelta, al bivio
delle responsabilità.
Se la nostra società rifiuta l’ansia e con essa l’angoscia siamo in grado ancora di scegliere e cambiare?
Se rifiuta l’angoscia manca la tipologia uno e due
sopra indicata.
La tipologia uno e due apre la possibilità che potremo definire di shift ci fa capire in che tipo di
vita viviamo e chi siamo.
Facciamo il focus.
A questo punto si apre un altro algoritmo, per valutare se l’individuo compreso in queste tipologie
ama il rischio e se questo parametro è presente in
modo basso, moderato o alto.
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Very normal people
Apriamo il nostro algoritmo del cambiamento e lì
ci rendiamo conto chi siamo:
1. Voglio rischiare perché il rischio fa parte della
vita. Condizione numero uno: posso avere di
più dalla vita (Alcuni di noi sono in cerca di
qualcosa in uno stato di inquietudine esistenziale).
2. Voglio migliorare senza rischiare perché devo
cambiare un poco senza rischiare per modificar degli atti della mia vita. Condizione numero due: non so, non sono sicuro di niente,
sono preoccupato per il futuro (Alcuni di noi
sono in uno stato di inquietudine ansiosa).
3. Cambiare è bello, ci arricchisce e ci consente di veder le cose differentemente ma meglio
non farlo. Condizione numero tre: sto bene
come sono (Alcuni di noi sono così presi da se
stessi che non hanno bisogno di niente).
4. Non sono un curioso. Condizione numero
quattro: io sono favoloso come me non c’è
nessuno (Alcuni di noi non cercano niente e
sono in stasi).
Nella prima tipologia siamo di fronte a una curiosità eccessiva, nella seconda a un impegno con
parziale curiosità, nella terza siamo di fronte a una
personalità particolare che di solito non cambia
ma a volte va contenuta e che può portare a dei
cambiamenti drastici e distruttivi nella propria
vita, nella quarta tipologia non si vuole modifica21
Pasquale Romeo
re niente, non c’è curiosità siamo nella tipologia
classica di bebè con babà.
Queste tipologie in qualche modo assomigliano a
un inquadramento che potrebbero proporci i private bankers ovvero i consulenti finanziari quando
ci chiedono che investimento fare e come?
Ci mettono negli investitori ad alto, medio o basso rischio, questo in modo particolare acquisisce
un profilo psicologico sulla nostra persona e consente dei dati per la vendita.
La normalità consiste nel valutare in che tipologia
ci troviamo, dopo aver esaminato le quattro categorie principali.
L’interruttore principale è: cambiare o non cambiare. Ansia o non ansia. Uomini o bebè. Bebè
normali o con babà.
Solo quando ci troviamo di fronte a una nuova
valutazione di noi stessi riusciamo a cambiare o
non cambiare.
Se vogliamo cambiare siamo nelle prime due categorie se non vogliamo cambiare nelle ultime due.
Se vogliamo cambiare in quale delle prime due ci
troviamo?
Come facciamo a capire se siamo nella prima categoria o nella seconda?
Nel primo caso il cambiamento è sicuro, è volenteroso, è deciso.
22
Very normal people
Sappiamo almeno apparentemente, pensiamo
di sapere cosa stiamo facendo e lo facciamo con
grande attenzione e passione pensando di essere a
volte convinti dove ci porterà.
Tra questi soggetti solo una parte di essi sta sufficientemente attento per capire che invece di una
strada se ne aprono infinite e ci si può perdere senza volerlo.
Più alto è ovviamente il rischio più le strade alternative sono notevoli.
Nella seconda categoria invece ci troviamo di
fronte ad un altra possibilità, ovvero non siamo
sicuri di niente, non siamo decisi anche se vogliamo cambiare, spesso abbiamo bisogno di un
accompagnatore, siamo dipendenti da qualcuno,
abbiamo bisogno di un maestro.
Ecco che qui entrano in gioco i private bankers
oppure gli psicoterapeuti, i professori, i preti ecc.
ecc. Insomma il maestro in generale è colui che
come Caronte ci conduce all’altra sponda.
Queste tipologie precedentemente trattate ci rimandano a un concetto fenomenologico di valutazione dell’altro che precedentemente espresso in
poche righe invece è il frutto di discussione serrate
nell’ambito della psichiatria e psicologia.
In questo libro cercheremo di fare una discussione abbastanza semplice e snella, ma non si può
fare a meno di pochi cenni tecnici per dire che per
23
Pasquale Romeo
discutere di normalità è importante affrontare la
definizione di disturbo mentale.
Ovvero per converso ciò che non è disturbo dovrebbe essere salute.
Cercheremo anche di descrivere la normalità in
maniera negativa, ovvero per converso partendo
dalla patologia, cercando di capire ciò che non è
disturbo.
Potremo definire classicamente il disturbo mentale secondo la definizione classica del Manuale
internazionale:
Una sindrome caratterizzata da un’alterazione significativa della sfera cognitiva, della regolazione
delle emozioni o del comportamento di un individuo, che riflette una disfunzione nei processi
psicologici, biologici o evolutivi che sottendono il funzionamento mentale. I disturbi mentali
sono solitamente associati a un livello di disagio
e disabilità in ambito sociale, lavorativo o in altre
aree importanti. Una reazione prevedibile o culturalmente approvata a un fattore stressante o una
perdita comune, come la morte di una persona
cara, non è un disturbo mentale. Comportamenti
socialmente devianti (per es., politici, religiosi o
sessuali) e conflitti che insorgono primariamente
tra l’individuo e la società non sono disturbi mentali, a meno che la devianza o il conflitto non sia
24
Very normal people
il risultato di una disfunzione a carico dell’individuo, come descritto precedentemente2.
DSM 5 (APA) 2013.
2
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce salute mentale la disponibilità a stabilire relazioni armoniose
con altre persone e contribuire costruttivamente alla modifica
dell’ambiente.
Dal punto di vista statistico rientra nella “norma” il soggetto che
presenta un modo di pensare e di agire simile a quello della
media delle persone
Dal punto di vista sociale è “normale” colui che presenta un
buon adattamento alla società.
Ovviamente Dal punto di vista psicologico l’individuo è mentalmente sano quando presenta un’adeguata organizzazione della
personalità ed un’integrazione armonica delle sue componenti.
Una definizione adeguata di salute mentale deve tener conto
di tutti i tre criteri secondo l’OMS. “Pertanto possiamo considerare una persona mentalmente equilibrata quando è ben
adattata all’ambiente pur conservando la sua individualità, è in
grado di controllare pulsioni e conflitti in misura socialmente
accettabile, ha sufficiente consapevolezza delle sue capacità e
dei suoi limiti e sa orientarsi di conseguenza per organizzare il
suo progetto di vita; infine è in grado di stabilire valide relazioni interpersonali”.
Salute mentale e malattia psichica non sono nettamente separate fra loro, ma si collocano lungo un continuum in quanto vi
sono molti stati “al limite” fra i due estremi.
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psiche e la formazione di disturbi psichiatrici.
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Uomini edulcorati, cosparsi di zucchero, come bambini appena
nati, che cercano un modo dolce di vivere evitando tutte le asperità e le difficoltà della vita. Una vita tra babà, quella degli ulltimi
venti anni di vita italiana, che non aumenta la resilienza e impedisce di far leva sulle nostre risorse per crescere meglio. Uomini
ancora bebè in tanti babà.
Un affresco della nostra società sempre più very sempre più normal sempre più people.
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