Guy Fawkes - WhatIsTheMatrix.it

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“Con la Forza della Verità
in Vita ho Conquistato l’Universo”:
V COME VENDETTA,
V COME VALORI
di
G. Luca “Seraph”
Sommario
1. Introduzione
2. Dalla Striscia al Film:
Come E’ Nato il Fumetto di V Per Vendetta
a – Sin City
b – Matrix Comics
3. La Storia Dietro La Storia: Guy Fawkes
4. Tematiche a Confronto e Similitudini
a – Introduzione
b - The Matrix
c - Valerie, “la Ragazza di Nottingham”
d – The Village
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1 - Introduzione
Chissà cosa si aspettava chi decideva di andare a vedere V Per Vendetta, e chissà se
saranno stati aiutati o infastiditi quelli che il romanzo grafico l’hanno già letto, magari
amato, e stanno sulle spine, non sapendo cosa aspettarsi, e tentano vanamente di
dimenticare il capolavoro di Alan Moore per evitare di incappare nel luogo comune del
“però il libro era più bello”.
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Le credenziali del nuovo prodotto dei fratelli Wachowski sono complicate e
ingarbugliate, come è giusto che sia in questo caso. Un regista di seconda unità promosso
per l’occasione a regista (James McTeigue); due cineasti sparati nell’olimpo del cinema
dalla decennale fatica di Matrix che scelgono di invertire i ruoli e si declassano a registi
di seconda unità per una specie di affettuoso passaggio di testimone, salvo poi essere
anche i produttori del lavoro nonché i sceneggiatori; infine, la penna demoniaca di Alan
Moore. Già, Alan Moore. Il più geniale, controverso e indipendente autore di fumetti
contemporaneo, difficile da gestire in sede cinematografica appunto per il suo carattere;
ci si provò con From Hell (La Vera Storia di Jack lo Squartatore) raggiungendo tiepidi
risultati, e con La Leggenda Degli Uomini Straordinari, e qui forse è meglio tacerne
l’esito. Insomma, a conti fatti, V Per Vendetta era una gran bella scommessa, la cui posta
era parecchio alta per via del tema decisamente sensibile del romanzo.
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“V” parla di politica.
V: “Gli artisti usano le bugie per dire la verità, i politici le usano per coprire la verità.”
C’è un’Inghilterra futuribile in preda ad un delirio totalitario neofascista, un potere
saldamente controllato da un partito che gioca pesante con propaganda, polizia segreta,
coprifuoco, razionamento dei viveri, perfino un “ministero per la messa al bando del
materiale culturalmente riprovevole”, e così via, tanto da ricordare molto da vicino il
retrofuturo distopico di George Orwell nel suo romanzo 1984, terrificante quadro di una
società dove il Grande Fratello incarna un potere capace di condizionare e opprimere
l'individualità dei cittadini.
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“V” parla di Vendetta, con la maiuscola, ed è proprio il caso di accennare qui alla strana
abbondanza in di prodotti cinematografici che parlano o richiamano al tema della
vendetta: la trilogia di Chan Wook Park (terzo capitolo: Lady Vendetta), ma anche
l’ultima opera di Spielberg Munich, tratta da un libro che si chiama per l’appunto
“Vengeance” (vendetta). E prima abbiamo avuto Kill Bill Vol. 1 & 2, che narra
interamente della vendetta della Sposa, interpretata magistralmente da Uma Thurman, La
Vendetta dei Sith nell’Episodio III della saga di Star Wars la saga di Underworld, e molto
prima il bellissimo film gotico The Crow (Il Corvo), interpretato dall’ahimé scomparso
Brandon Lee.
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James O'Barr inventa e disegna The Crow nei primi anni 80'. Era un periodo di forti
tensioni e contrasti nella sua vita, così un giorno per mettere ordine e sfogare in qualche
modo la rabbia che gli cresceva dentro cominciò col disegnare appunto The Crow.
Ispirandosi a diverse fonti come Dr. Seuss, popolare scrittore americano per bambini,
Iggy Pop ed Edgar Allan Poe, O' Barr ha dato corpo ad un eroe cui è concessa la chance
di ritornare dal mondo dei morti per vendicare la violenza subita, che ha tolto la vita a lui
e alla sua amata , promessa sposa il giorno seguente, Halloween.
“Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva un corvo portava la sua
anima nella terra dei morti. A volte però accadevano cose orribili, tristi e dolorose che
l'anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro
l'anima, perchè rimettesse le cose a posto.”
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Eric come detto torna dal mondo dei morti, perchè alcune azioni non si perdonano. Forse
esiste veramente un amore così grande capace di opporsi alla morte; man mano che Eric
uccide i suoi assassini la ragione stessa che lo ha fatto ritornare in vita va esaurendosi,
avvicinandolo finalmente alla pace eterna.
“Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perchè continuino a vivere, non
dobbiamo mai smettere di amarle.
Le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre.”
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“V” inoltre parla di terrorismo. Apriti cielo.
Ad opporsi alla dittatura che decima le vite e livella le coscienze c’è un solitario
vendicatore mascherato, noto solo col nome “V” appunto, nelle sembianze di un
personaggio storico britannico del XVII secolo, che ogni anno si festeggia a Londra coi
fuochi d’artificio.
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V incarna i valori che tutti noi vorremmo veder vincere in una storia, però usa le bombe,
e ammazza, e a ben vedere prima di tutto la pulizia che intende fare è di tipo strettamente
personale, poiché fa fuori quelli che lo avevano rinchiuso e torturato a suo tempo, e lo
hanno fatto diventare quel che è: un uomo sfigurato nel fisico e dilaniato nella coscienza,
che deve nascondersi dietro una maschera da Guy Fawkes dal ghigno perenne e beffardo.
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Dopo aver compiuto ogni vendetta V lascia dietro di sé una scia: una bellissima rosa
Scarlet Carson, simbolo della vendetta compiuta, un simbolo pieno di rabbia mista a
soddisfazione; in vari film nella storia della cinematografia sono state usate rose come
simbolo di qualcosa d’importante e significativo.
La Scarlet Carson però non esiste in realtà: nell'originale del fumetto di Moore la rosa
infatti è la Violet Carson.
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“Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Londra. Lei coltivava le Scarlet
Carson per me nel vaso sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose.
Furono gli anni più belli della mia vita.
Ma la guerra in America divorò quasi tutto e alla fine arrivò a Londra.
A quel punto non ci furono più rose… per nessuno.”
La Violet Carson è un ibrido, creato e introdotto nel 1963. E' stata creata mediante la
combinazione tra la "rosa Mme Leon Cuny" e la "rosa Spartana"; viene descritta come
una rosa di color salmone, con tonalità crema o argento sotto i suoi petali. Non è una
varietà comune, ed è difficile da trovare o identificare.
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In V Per Vendetta niente dialogo, niente confronto civile, V usa coltelli e bombe, e fa
saltare per aria gli edifici del potere, come ad esempio il Big Ben, nientemeno. C’è da
sperare che, indipendentemente da come si decida di giudicare il film alla fine, si riesca a
mettere a fuoco almeno per un attimo lo swing sottile che vuole farci ballare la storia di
V: farci cioè oscillare costantemente tra immedesimazione nell’eroe cappa e spada,
romantico in maniera deliziosamente retrò come tutto il suo stile (una figura che rivede
ossessivamente i vecchi film come Il Conte di Montecristo del 1934, ha una dimora piena
di poster di James Cagney e dei Fratelli Marx, quadri e libri) e presa di coscienza della
sua natura radicalmente violenta e anarchica, così come fortemente anarchico e
ideologico è il carico del messaggio originale del signor Moore. L’attrito è percettibile.
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V Per Vendetta è un fumetto in bianco e nero, e appare proprio come un film degli anni
30'; è un lavoro artistico, una vera e propria opera d'arte, allo stesso tempo complicato e
singolare e notevole. Leggendolo sembra proprio come leggere o vedere uno storyboard
dei grandi film, proprio per la sua mancanza di "nuvolette" dei tradizionali comics o
disegni/scritte per evidenziare un determinato rumore. Gli storyboard sono molto usati
ultimamente, soprattutto nelle produzioni di maggior impegno finanziario o in quelle in
cui l'adozione di complicate scenografie e di raffinati effetti speciali rende
particolarmente delicate le operazioni di ripresa, e si tende perciò ad affiancare alla
sceneggiatura un insieme di visualizzazioni grafiche (appunto note col termine
anglosassone di story-board). Per esempio M. Night Shyamalan non si discosta mai dai
suoi storyboard, o famosi sono quelli creati per realizzare il film Matrix (ma questi
principalmente sono stati disegnati per "convincere" la Warner a produrre il film che ha
cambiato la storia del cinema).
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In termini di stile visivo dell'opera V Per Vendetta doveva essere un racconto che parlava
di un futuro molto aspro e incolore, caratteristiche che sono state poi trasferite nello stile
del disegno, ed anche nel film girato da McTeigue e scritto dai Wachoski Bros. Infatti
nella costruzione scenografica del "prossimo futuro" si sono da subito evitate certe
scenografie che appartenevano al romanzo classico, che funzionava come opera d'arte:
nel mondo di V la creatività è come se si fosse in un certo senso fermata, e quindi molti
degli interni e degli arredamenti sono contemporanei o anche leggermente retrò, proprio
per suscitare in chi guarda ques'idea.
Per ottenere questo si è ricorso anche all'utilizzo dei colori: gli elementi cromatici e le
gradazioni sono molto spenti, e ci sono varie tonalità di grigio anche per gli arredamenti.
Si può certo dire che è il futuro del nostro mondo, il futuro a noi più prossimo.
Ci sono circa 89 aree set o location nel film; era importante fin dall'inizio avere un bravo
scenografo in grado di costruire grandi set in un breve lasso di tempo, poiché il film è
partito molto in fretta , con un periodo di pre-produzione breve. Lo scenografo designato
per quest'incarico è stato Qwen Paterson, che come è accaduto per The Matrix ha fatto un
lavoro incredibile, in così poco tempo.
Si era capito subito che non si sarebbe potuto girare a Londra, per mancanza di tempo e
spazio negli studi sufficiente: è stato fatto un vero e proprio tour per l'Europa, e la scelta è
caduta su Berlino. Berlino è stato il posto giusto dove girare V Per Vendetta, e come dice
Natalie Portman "c'è una grande storia cinematografica in quella città e una non tanto
grande storia cinematografica, perchè Berlino è dove venivano girati molti film di
propaganda per Hitler". E l'attrice aggiunge:"in questa città hanno sopportato tanti regimi
oppressivi; Berlino è densa di storia, così è come se si desse più peso al film stesso".
Il set più grande è la Shadow Gallery (Galleria dell'Ombra), che è il luogo dove vive V.
Non sappiamo bene dove si trovi questo posto, sappiamo solo che si trova sotto Londra,
magari possiamo supporre sotto il Parlamento o il Vecchio Bailey.
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La Shadow Gallery è come un asso di fiori ingrandito; tutto dipende dal centro: la cucina,
lo studio, il guardaroba, eccetera.
In pratica si tratta di un misto fra una cripta e un sotterraneo, e nella Shadow Gallery
l'arte è custodita in un labirinto di gallerie, e le opere artistiche sono molteplici, da
Picasso a Turner, fino all' arte moderna.
Il film di McTeigue crea un precedente significativo nella cinematografia mooriana. È
senza dubbio un prodotto riuscito ed autonomo, perfino emozionante in alcune parti,
soprattutto nella prima metà, in cui viene presentato l’universo de i personaggi , come il
dilemma interiore e personale di Evey Hammond, la protetta del vendicatore a cui Natalie
Portman presta un volto delizioso, magari pure troppo.
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Le scelte di casting sono senz’altro azzeccate, come la difficile prova di Hugo Weaving,
che dà fondo a tutto il suo background teatrale per riuscire a fornire espressione ad un
personaggio che non ne possiede più una.
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E il grande in tutti i sensi John Hurt, che recita praticamente sempre proiettando il
proprio volto da Grande Fratello di 1894 di Orwell su tutta l’Inghilterra, saltando così
dall’altra parte di un’ideale barricata. Menzione anche per il viso da segugio triste di
Stephen Rea, l’Ispettore Capo Finch.
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Il respiro, il battito del film è quello giusto, malgrado i tempi siano decisamente oltre il
canonico (132 minuti), e la Londra del 2020 è un efficace insieme di grigi e architetture
funeree.
Limite del film è invece forse una eccessiva stilizzazione della dialettica, suggerita per
immagini e situazioni, col risultato di trasformare la vicenda rivoluzionaria in una
parabola. Le persone sembrano troppo facilmente svegliate dall’attività destabilizzante di
V, come in un meccanismo ad orologeria prestabilito. Nella storia originale la rivoluzione
arrivava al termine di un tormentato e bellissimo rapporto del vendicatore con il popolo,
fatto di apparizioni fantasmatiche e di vere e proprie arringhe, qui completamente tagliate
fuori dallo script. Peccato.
Forse il punto più debole di tutta l’architettura è, paradossalmente, proprio il fatto che sia
stata partorita dalle menti di due registi che hanno in buona parte riformato il cinema
d’azione. V Per Vendetta non è un action movie, né sarebbe mai potuto esserlo. Il
combattimento finale non è impreziosito dalla tecnica del bullet time, anzi, la scena stona
nella sua pretesa hi tech, risulta accademica in senso deteriore, sembra quasi un
tradimento allo stesso modo dell'amore del protagonista per i vecchi film di spadaccini.
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2 - Dalla Striscia al Film: Come E’ Nato il Fumetto di
V Per Vendetta
Come già detto V Per Vendetta si basa su un romanzo grafico che è stato creato nei primi
anni 80' da Alan Moore e David Lloyd, ed è un’opera d'arte bellissima e unica, un vero
capolavoro.
E V Per Vendetta scritto dai fratelli Wachowski e girato da James McTeigue è un film
unico e geniale, è una critica alla società che si inserisce proprio nel momento più giusto;
nessuno ha mai visto prima d'ora un personaggio così. A prima vista V può sembrare
bizzarro, con quei lunghi capelli, la buffa maschera e il cappello. Ma la sua istruzione, se
così si può dire, è impressionante. Recita a memoria Shakespeare, Bacon, Marlowe e
Goethe, e possiede un meraviglioso e piacevole uso del linguaggio.
V: “Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie
intenzioni.”
V Per Vendetta realizzato negli anni 80' da Moore e Lloyd è un romanzo grafico
ampissimo e denso, ed ha alzato lo standard di tutto il mondo dei fumetti, e nella cultura
americana li ha elevati in un posto diverso.
Facciamo un passo indietro.
E' importante dire che negli anni 50' non c'era molto nel mondo dei fumetti, a parte il
classico supereroe, i fumetti tradizionali, che miravano al lettore medio, al teenager.
Ma un limite di questi fumetti è che erano soggetti a molti pregiudizi, non avevano
abbastanza credibilità; erano considerati infatti come roba da buttare appena finita la
lettura, o considerati solamente roba da bambini.
In quegli anni o gli anni indietro chi non riusciva ad illustrare sulle testate giornalistiche
americane più importanti passava ai fumetti, ma senza dire agli altri che lavoro facevano:
dicevano "lavoro nella pubblicità" o cose del genere.
In pratica i fumetti americani degli anni 50' erano soggetti ad una certa oppressione da
parte della società ed erano anche accusati di essere responsabili della delinquenza
minorile, e di tutto ciò che non andava in America a quei tempi.
Per sopravvivere a quest'oppressione gli editori crearono un'associazione, la Comics
Magazine Association of America, che tramite una commissione leggeva e approvava o
meno ogni opera fumettistica; l'approvazione era sancita grazie ad un piccolo timbro
postale creato apposta per l’occasione. In altre parole un fumetto con un timbro di
approvazione significava "questo fumetto è sicuro per i bambini"; ma dopo 25 anni dalla
sua apparizione questo timbro di sicurezza non serviva quasi più a nulla.
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Negli anni 70' i fumetti subiscono l'influenza dei viaggi interiori e psicadelici, anche
nell'ambito del supereroe; invece negli anni 80' le cose si fanno più forti e tetre:
finalmente i disegnatori di fumetti erano orgogliosi di ciò che facevano, e volevano
provare a fare le cose più in grande.
Per i disegnatori di fumetti l'unico modo di fare qualcosa di interessante nel fumetto
classico era prendere un personaggio che non importava a nessuno e dire: "Sì, fai così, fai
quello che vuoi, trasformalo in una rana, sì, fai quello che vuoi, tanto nessuno legge
questa roba". E' incredibile che i personaggi più popolari ora sono tutti quelli che gli
illustratori di fumetti prendevano più in giro, ma il caso di Superman, forse il personaggio
dei fumetti più popolare, è diverso dagli altri personaggi. E per spiegare meglio questo
faccio ricorso ad una sequenza di dialogo del film di Quentin Tarantino "Kill Bill Vol. 2".
"Bill: “Come sai, io sono un grande appassionato di fumetti, soprattutto di quelli sui
supereroi.
Trovo che tutta la filosofia che circonda i supereroi sia affascinante.
Prendi il mio supereroe preferito, Superman. Non un grandissimo fumetto, la sua
grafica è mediocre.
Ma la filosofia, la filosofia non è soltanto eccelsa.
L’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo il supereroe e il
suo alter-ego.
Batman è di fatto Bruce Wayne, l’Uomo Ragno è di fatto Peter Paker. Quando quel
personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per
diventare l’Uomo Ragno, ed è questa caratteristica che fa di Superman l’unico nel suo
genere.
Superman non diventa Superman, è nato Superman. Quando Superman si sveglia al
mattino è Superman.
Il suo alter-ego è Clark Kent. Quella tuta con la grande esse rossa è la coperta che
l’avvolgeva da bambino quando i Kent lo trovarono, sono quelli i suoi vestiti. Quello
che indossa come Kent, gli occhiali, l’abito da lavoro, quello è il suo costume, è il
costume che Superman indossa per mimetizzarsi fra noi. Clark Kent è il modo in cui
Superman ci vede, e quali sono le caratteristiche di Clark Kentt?
Debole, non crede in sé stesso, ed è un vigliacco.
Clark Kent rappresenta la critica di Superman alla razza umana.”
I fumetti inglesi dei primi anni Ottanta non erano incentrati sui supereroi, diversamente
da quelli americani, che erano unicamente su questi personaggi particolari.
Era un periodo incredibilmente fertile, esplorativo, era un periodo unico con un'ondata di
nuovi talenti che travolgeva il vecchio mondo tradizionale dei Comics.
Certe cose, come il caso di V Per Vendetta, venivano pubblicate da compagnie minori
molto fragili.
David Lloyd lavorava alla divisione inglese della Marvel Comics, con un redattore
chiamato Dez Skinn; Dez poi lasciò la Marvel e fondò la sua rivista, "Warrior". Chiese a
Lloyd di fare qualcosa, e praticamente V è nato così. L'idea originale era che doveva
scriverlo e disegnarlo lui, ma un tizio chiamato Alan Moore, lavorava alla Warrior a quel
tempo.
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Soltanto dopo che Alan Moore è entrato nel mondo dei fumetti inglesi i fumetti hanno
iniziato a vedere una nuova svolta. Stava cambiando qualcosa, ed era un cambiamento
importante, un taglio col passato.
Il lavoro di Moore è stato uno dei più importanti e creativi, fatto ben al di fuori dallo stile
tradizionale; è stata una delle prime persone a dire:"beh, se devo scrivere dei fumetti li
scriverò per me e per i lettori come me, e non c'è nessuna ragione per cui debbano essere
un medium per bambini".
Alan Moore scriveva proprio come se fossero autentici romanzi, un suo fumetto è come
un arazzo di linee molto interessanti, con molteplici ramificazioni con lo scopo di
sviluppare i personaggi, e di presentare il loro carattere: V è unico nel suo genere, è molto
profondo, proprio nel suo descrivere in modo esauriente i caratteri dei personaggi.
Non è mai successo prima a un personaggio dei fumetti.
Il carattere di un personaggio si presenta ai lettori o spettatori attraverso un'immagine
particolare, un'azione, uno sguardo, una scelta. E V in questo senso va in profondità,
scava e colpisce nel segno.
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Va però detto che gli scrittori di fumetti inglesi di quel tempo erano molto politicizzati, e
questa loro tendenza si stava facendo strada nelle storie di fantascienza, e il punto era che
non si voleva far qualcosa ambientato in un mondo del passato. Da qui la brillante idea di
ambientare V Per Vendetta in un'Inghilterra del futuro.
Tutta la filosofia che c'è dietro V e il suo mondo è in parte stimolata dall'età politica di
Margaret Thatcher, in quanto era un governo ultraconservativo, con l'imposizione di linee
politiche molto rigide e pesanti su tutti.
Il fumetto di V Per Vendetta è un thriller politico, ma nonostante questo si tratta sempre
di un fumetto con un supereroe. V è un supereroe. E' un supereroe aberrante, anomalo nel
suo genere, non ha i tratti del supereroe tradizionale; ma comunque rimane tale.
All'inizio, l'idea originale era che doveva trattarsi di una specie di guerriglia urbana, ma
Alan Moore voleva qualcosa di più teatrale: a quel punto ecco l'idea di Guy Fawkes. Guy
Fawkes infatti era uno dei primi anarchici e sabotatori.
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a - Sin City
Il lavoro di Moore e Lloyd ha assolutamente uno stile noir, e questo si collega benissimo
ad un altro "fumetto proiettato nel cinema".
Negli anni 90' spicca infatti un altro esempio di fumetto particolare e degno di nota è "Sin
City" di Frank Miller, portato sullo schermo da Robert Rodriguez e lo stesso Frank
Miller, con la partecipazione di Quentin Tarantino.
Il film si compone di tre storie o macrosequenze, più un iniziale prologo, importante
perchè ci immette subito nel mondo di Sin City.
Le tre storie sono collegate grazie al personaggio di Shelley, una cameriera che lavora in
un locale della “Città del Peccato”.
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E' stato il grande evento cinematografico del 2005, è un film straordinario, ha un cast
fantastico perchè gli attori scelti sembrano davvero i personaggi a cui Frank Miller ha
dato vita per interpretare i suoi fumetti, un film unico, perchè realizzato con una tecnica
che lo rende "fumettistico" come nessun altro: gli sfondi che sembrano quelli delle
vignette, i giochi di bianchi e neri, di luce/ombra e dei contrasti che sembrano proprio
quelli di Miller, l'uso dei colori per sottolineare ed evidenziare degli elementi importanti
e significativi.
In pratica, un'esperienza unica, speciale.
Rodriguez ha avuto la grande intuizione di infondere il cinema nei fumetti, e non
trasformare Sin City in un film, che non avrebbe reso le stesse atmosfere e che sarebbe
stato terribile.
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In fondo il cinema e il fumetto sono simili: le vignette e i fotogrammi sono istantanee di
movimento. Sin City è un ambiente da film noir, e la grande caratteristica peculiare di
Frank Miller è che ha creato un vero universo, dove ha messo tutta la violenza e la
crudeltà che voleva, e allo stesso tempo un umorismo macabro, una comicità criptica e
raccapricciante. Non sono soltanto le storie, i personaggi, la città: questi fumetti hanno
un'aura leggendaria.
Ma è stato duro convincere Frank Miller, perchè era riluttante a cedere a qualcuno la sua
creatura.
Al primo incontro Robert Rodriguez è arrivato col suo portatile, e aveva già fatto dei
provini di come voleva riprendere gli attori, e di come impostare la scenografia.
Il punto centrale e rilevante è: Rodriguez non ha voluto fare Sin City di Robert
Rodriguez, ma Sin City di Frank Miller.
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Rodriguez ha proposto a Miller: "Ti va di andare in Texas a fare un esperimento di un
giorno? Vediamo come viene, alla peggio facciamo un corto e ci salutiamo lì. O accetti di
fare il film".
Quel giorno deciso, in dieci ore Rodriguez ha girato una storia di Miller di tre pagine, e in
quel cosiddetto esperimento hanno recitato due ottimi attori; la qualità era così alta che si
è deciso di includerlo nel film.
< “Trema nel vento come l'ultima foglia di un albero morente. Lascio che senta i miei
passi. Si irrigidisce, solo un attim.” >
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“Ti va di fumare?”
“Sì, ne prendo una. Quella folla ti annoia quanto me?”
“Non sono qua per il party. Sono qua per te. Ti osservo da giorni. Sei tutto ciò che un
uomo può volere. Non solo per il tuo viso, il tuo... corpo, o la tua voce. Sono i tuoi
occhi. Tutte le cose che vedo nei tuoi occhi.”
“Che cosa vedi nei miei occhi?”
“Vedo una calma innaturale. Sei stanca di scappare. Sei pronta ad affrontare quello
che devi, ma non vuoi affrontarlo da sola.”
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Per le vie di Sin City non c'è speranza. E come dice Marv, puoi veramente trovare di
tutto, se imbocchi il vicolo giusto.
In questo capolavoro di Frank Miller, che ha inventato un genere, ci sono orrori
metropolitani, atmosfere inquietanti, drammi psicologici.
Frank Miller ha ideato, scritto e disegnato la saga del "Romanzo Grafico" Sin City come
già detto negli anni 90, e in parte è stato trasposto sullo schermo, ed è stato il successo del
2005, ma si è in attesa di un sequel.
Grazie a Miller si è potuto assistere ad una vera e propria rivoluzione grafica e di
contenuti, che ha influenzato gli altri autori: imitazioni, ispirazioni ed omaggi si
sprecano.
Miller è l'artista delle rivoluzioni: nel 1986 il fumetto supereroistico era morente, in
quanto l'Uomo Ragno era finito in mano ad autori incapaci ed irrispettosi, ed aveva preso
lo spirito irriverente da soap opera; Superman era diventato così invincibile da dover
obbligare l'editore a ridurre i suoi poteri; e non è che gli altri come i Fantastici 4 o Flash
stessero molto meglio.
Arrivò allora "Il Cavaliere Oscuro" e fu il Rinascimento dei Comics.
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Il Cavaliere Oscuro era Batman nella sua interpretazione definitiva: The Dark Knight
Returns. Batman, del quale Miller non aveva riscritto le origini, ma narrato un'eccellente
storia alternativa, nella quale Bruce Wayne, invecchiato e deluso, lottava addirittura
contro il sistema.
Fu una grande scossa.
Gli eroi tornarono umani, anzi miserabili, tormentati, oscuri. E furono scritte altre grandi
storie.
Passato alla Dark Horse, una casa editrice "indipendente", e dunque non obbligata ad
auto-regolamentare le sue tematiche, Miller si sentì finalmente libero da schemi e
restrizioni di ogni genere. E decise di raccontare la storia che aveva in mente da tempo:
un giallo iperviolento denso di atmosfere oscure, senza alcuna limitazione morale. Da
quel giorno il fumetto scoprì nuovi confini e non fu più lo stesso; Sin sta per BASIN che
in inglese significa "Peccato", la Città del Peccato appunto.
L’ambientazione di Sin City è il simbolo delle città americane senza legge, corrotte, dove
comandano vizio, prostituzione e illegalità, scenario ideale per raccontare tragedia e
miseria umana.
Il protagonista è Marv, energumeno all'inseguimento di chi ha ucciso la ragazza che poco
prima gli ha regalato uno dei rari momenti felici della sua vita. Andrà incontro a sorprese
inquietanti, e si troverà ad affrontare una fauna di personaggi e situazioni agghiaccianti.
Perchè la vera protagonista del fumetto è la città stessa con la sua atmosfera dannata oltre
ad ogni limite.
Che Sin City sia in Bianco e Nero non è un caso né un vezzo d'autore. Bianco e nero si
incontrano e si rincorrono per definire figure e sagome soltanto in apparenza senza
contorni: in realtà, sono simbolo del contrasto tra luce e oscurità, parte necessaria della
narrazione.
Sin City non avrebbe potuto essere a colori.
Per molti versi Sin City è un sogno che diventa realtà.
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b - Matrix Comics
Dopo il 2003, e precisamente il 23 marzo, con l'uscita nelle sale cinematografiche del
mondo di Matrix: Reloaded, si ha un cambiamento nel mondo dei comics, nel mondo di
un medium che finora era considerato dai più limitato. Da quel momento il fumetto non è
più inteso come una volta: si va oltre, si entra nel pensiero e nella coscienza del lettore.
"Matrix non è un film facile da spiegare, dentro c'è un universo d'inaspettata complessità.
E' una pellicola fatta d'idee e le stesse idee sono presenti in una serie di storie a fumetti
ispirate al mondo del film".
Larry ed Andy Wachowski
Il lancio del secondo capitolo della saga cinematografica di Matrix è stato un vero e
proprio evento mediatico: contemporaneamente alla proiezione di Matrix: Reloaded sono
stati commercializzati, il videogioco Enter the Matrix, gli episodi animati di Animatrix e
le storie a fumetti dei Matrix Comics. Quando i fratelli Wachowski hanno creato il
visionario racconto che ha sbalordito mezzo mondo forse non si aspettavano tanto.
E' stato invece molto semplice scegliere cosa fare dell'universo nato ispirandosi ad anime
giapponesi come Akira e Ghost in the Shell, ai fumetti di Geof Darrow ed ai romanzi di
fantascienza di William Gibson, Philip K. Dick e Lewis Carroll.
Come è stato fatto in Animatrix dove alcuni dei più grandi maestri dell'animazione
orientale hanno raccontato storie di personaggi ambientate nello stesso universo di Neo e
Trinity, nella collana Matrix Comics alcuni grandi del fumetto americano si sono
esercitati ampliando le nostre conoscenze dell'universo della matrice.
Protagonisti dei fumetti non sono gli stessi personaggi della pellicola: sono individui le
cui avventure potrebbero contenere elementi illuminanti, intuitivi e rivelanti, rispetto alla
sceneggiatura dei tre film. I comics diffusi gratuitamente in internet sono stati
recentemente raccolti in volumi che ripresentano una summa del matrix-pensiero. Le
storie sono articolate, complete, avvincenti, ben disegnate e ben sceneggiate, e
coinvolgono con le stesse suggestioni presenti nella pellicola.
Tra gli episodi del primo volume spiccano: "The Miller's Tale" di Paul Chadwick, "Bits
& Pieces of Information" di Larry ed Andy Wachowski e Geoff Darrow, "Sweating the
Small Stuff" di Bill Sienkiewicz, "Goliath" di Neil Gaiman e "Butterfly" di Dave
Gibbons.
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3 - La Storia Dietro La Storia: Guy Fawkes
Nell'immaginario inglese Guy Fawkes era un terrorista cattolico che aveva tentato di far
esplodere il Parlamento e ogni 5 di Novembre, dato che aveva fallito nel suo intento, la
sua effige viene bruciata.
Remember, remember,
the 5th of November
the gun powder treason and plot
I know of no reason
why the gunpowder treason
should ever be forgot
(Ricorda per sempre il 5 Novembre
il giorno della congiura delle polveri contro il Parlamento
Non vedo perché di questo complotto
Nel tempo il ricordo
andrebbe interrotto)
La congiura delle polveri è avvenuta nel 1605; i cattolici erano molto oppressi in
Inghilterra in quel momento storico.
Elisabetta salì al trono nel 1558 e governò per quasi 45 anni, e a quel tempo il suo
rapporto con i cattolici inglesi era cambiato.
La stessa Elisabetta sa che sta vivendo e governando in un Europa divisa tra cattolici e
protestanti, in cui le potenze cattoliche e protestanti sono in guerra, quindi cerca di
accomodare più gruppi religiosi differenti possibili. Ciò che causò le vere problematiche
fu il fatto che il Papa nel 1570 scomunicò Elisabetta, e dichiarò che i cattolici non sono
più tenuti ad obbedire. Così Elisabetta perseguitò i cattolici con le Recusancy Laws
(“Leggi contro i Dissidenti”), e così cominciò ad impossessarsi delle loro terre. Erano
leggi che invocavano la punizione per coloro che non presenziavano le funzioni religiose
della Chiesa Protestante d'Inghilterra; tutti in Inghilterra a quel tempo sono preoccupati
dal fatto che la regina non sia sposata: la prima regola di quasi ogni sovrano è di
assicurarsi una successione. Senza successione non puoi essere sicuro di ciò che accadrà
in futuro In un certo senso, lei non guarda oltre l'arco di tempo della sua vita. Infatti,
nomina suo successore Giacomo VI di Scozia soltanto sul letto di morte. Giacomo VI di
Scozia era ovviamente un protestante, ma era anche il figlio della cattolica Maria, regina
di Scozia. Come tale, poteva presentarsi come il modello che soddisfava tutti. I cattolici
in Inghilterra, disperati, speravano in un po' di tregua da parte di Giacomo, e si fecero
delle aspettative su qualche rassicurazione che egli diede ai loro rappresentanti nel 1603.
La comunità cattolica crede che Giacomo diventerà re d'Inghilterra e concorderà la
tolleranza per tutti, e tutto sarà meglio di come era al tempo di Elisabetta. Le cose
cambiano in una certa misura quando Giacomo sale al trono: sospende le Recusancy
Laws ma poi Giacomo e il suo governo si riunirono per risolvere le loro priorità, in
quanto devono capire dov'è situata la base del loro sostegno, e difatti è collocata
nell'establishment protestante.
Dichiara che le Recusancy Laws sono valide e verranno applicate. La gente deve
adeguarsi completamente; solo una strettissima minoranza si vuole ribellare contro queste
direttive. Si potrebbe dire che sono fanatici.
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Una volta che una legge è stata creata dal Parlamento e sottoscritta dal sovrano, la gente
tende ad obbedire. Perciò, se si vogliono cambiare le cose, bisogna cambiare la linea
politica stessa, e questo è anche molto attuale. Il che significa che bisogna cambiare la
gente che fa quella determinata politica. E il modo per farlo è cambiare il governo. La
congiura delle polveri dovrebbe essere chiamata Congiura di Catesby, perchè fu lui,
Robert Catesby, un nobile del Warwickshire, ad idearla, fu lui che riunì gli altri coinvolti.
La congiura rappresenta la sua visione.
Pare che Catesby fosse una persona molto carismatica; era molto intelligente. Ed era
anche un uomo molto devoto al cattolicesimo.
Catesby non spera di sovvertire Giacomo: è animato da qualcosa di più fondamentale, è
motivato da un desiderio di vendetta. Vendetta contro uno stato che ha deluso lui e tutta
la sua famiglia nel corso dei decenni:
lui è la persona che è dietro la scelta di Guy Fawkes. Importante è sapere che dovevano
agire con tempestività, perchè se non agivano a quel punto non sarebbero mai più riusciti
ad ottenere un'Inghilterra cattolica. Il piano di Catesby era molto semplice. Era di
inscenare un colpo di stato militare, e il primo obiettivo era la distruzione della Casa dei
Lord all'inaugurazione del Parlamento. Tutti coloro che contavano nell'Inghilterra di
Giacomo sarebbero stati presenti: il re, la regina, il figlio maggiore del re, i nobili, i
vescovi, i signori delle contee.
Molti inglesi cattolici negli ultimi 15 anni a causa delle Recusancy Laws e della
persecuzione imposta da Elisabetta fuggirono in esilio nel resto dell’Europa, per andare a
combattere per la bandiera del re di Spagna. Guy Fawkes era uno di loro.
Fawkes viene coinvolto dalla spalla di Robert Catesby, Thomas Wintour, che gli riferì
che si stava pianificando qualcosa in Inghilterra e se avesse voluto parteciparvi. Fawkes
accettò.
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Inizialmente l’idea dei cospiratori era di scavare un tunnel sotto Westminster e per questo
scopo avevano affittato una casa adiacente alla Casa dei Lord. Ma sfortunatamente
scoprirono che scavare lì era difficile: le fondamenta medievali di Westminster erano
molto, molto spesse. Ma la fortuna si volse a loro favore. Una cantina collocata
direttamente sotto la Casa dei Lord stava per essere sgombrata, e decisero che qui
avrebbero accatastato la polvere da sparo. Questo era il compito di Guy Fawkes, che
doveva fingere di essere il servo dell'uomo che l'aveva presa in affitto. Ma la congiura era
stata spifferata con una lettera anonima d'avvertimento e un nobile cattolico, Lord
Monteagle portò immediatamente la lettera alla corte. La sera del 4 novembre
perquisirono le cantine del Parlamento, e scoprirono Guy Fawkes lì ad aspettare che il
Parlamento si riunisse il giorno seguente, pronto a dar fuoco alla polvere da sparo e a far
esplodere l’edificio. Venne catturato, interrogato e rinchiuso nella Torre di Londra. Alla
fine, il 7 novembre cedette e cominciò a rivelare i nomi di quelli che erano coinvolti
assieme a lui. Quelli che vennero catturati vennero riportati nella Torre di Londra;
vennero processati e giustiziati.
I britannici il 5 novembre, la data del tentativo di far esplodere il Parlamento, festeggiano
bruciando l'effige di Guy Fawkes in un enorme falò sparando fuochi d'artificio, questa è
la cosiddetta Notte dei Fuochi d'Artificio o Notte di Guy Fawkes. E i bambini per
tradizione fanno il loro Guy con federe e fuscelli di paglia, o qualsiasi cosa si trovi in
casa, e lo portano in giro gridando "un penny per Guy!" : gli adulti ti danno dei soldi, e
con quelli compri i fuochi d'artificio.
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Nel nord dell’Irlanda ci sono manifesti che dicono: "Guy Fawkes: l'unico uomo che entrò
nel Parlamento con intenzioni oneste".
Non si parla mai di ciò che sarebbe successo se avessero fatto esplodere il Parlamento
perchè moltissima gente adesso ha una visione distorta del vero significato di
quell'evento, e questo vale purtroppo per gran parte di molte celebrazioni.
Se la lettera di Monteagle non fosse stata recapitata alla corte quasi sicuramente ci
sarebbero riusciti. Ma con ogni probabilità non sarebbe cambiato molto, a parte il fatto
che l'Inghilterra avrebbe dovuto trovare un nuovo re. Probabilmente l'Inghilterra
protestante si sarebbe sollevata, ci sarebbe stata una sanguinosa guerra civile, e i
cospiratori forse sarebbero stati sconfitti.
Quello che si sottovaluta sono i tanti misteri che ancora oggi avvolgono la congiura,
perchè la gente come Catesby è morta senza conoscere una confessione, senza mai
fornire le prove. Ancora tutta la congiura delle polveri è avvolta nel mistero, poiché gran
parte delle ragioni e delle motivazioni non si conoscono o non sono ben chiare.
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Esecuzione di Guy Fawkes
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4 - Tematiche a Confronto e Similitudini
a - Introduzione
V: “C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a
prova di proiettile.”
La libertà è sicuramente il tema centrale del film scritto dai fratelli Wachowski, e in V
Per Vendetta la scena chiave è Evey sotto la pioggia, scena che trasmette un forte senso
di libertà.
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Evey ad un certo punto del film subisce una lunga prigionia, e prima di entrare in quella
che sarà a lungo la sua cella le viene rasata la testa: dopo tante stravaganti pettinature
esibite in Star Wars Natalie Portman si "denuda" senza perdere il suo grande fascino.
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E' inevitabile qui un riferimento ad altre donne del cinema con la testa rasata: ricordiamo
all'istante la leggendaria Sigourney Weaver, che in Alien3 diretto da David Fincher
interpreta ancora una volta i panni del Tenente Ellen Ripley, personaggio della famosa
saga di Alien, che nell’ex colonia carceraria del pianeta Fiorina 161 si rapa
coraggiosamente a zero.
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Menzioniamo poi la bravissima e sorprendente Samantha Morton, che in Minority Report
di Steven Spielberg interpreta Agatha, uno dei tre PreCog; Demi Moore, che in Soldato
Jane è nei panni di una donna capace di sopravvivere al micidiale addestramento dei
Navy Seals.
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Vorrei soffermarmi ancora sul personaggio di Ellen Ripley.
Ripley è bella, acuta ed intelligente. E' una donna forte, non è fragile, e non instaura
legami amorosi; ha grande carisma e non perde mai il controllo della situazione: agisce
sempre come un vero capo, prendendo decisioni importanti, anche se rischiose per lei e
per gli altri. In pratica le caratteristiche di un uomo sono trasferite in questo meraviglioso
personaggio, in cui non c'è la presenza di alcun elemento della donna del cinema classico,
e questo è importante, perchè segna una rottura col passato.
Questo personaggio è stupendo, straordinario, così perfetto nei dettagli e verosimile nella
gestualità da sembrare a tal punto reale.
In alcuni aspetti Ripley è l’opposto di Evey Hammond.
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b - The Matrix
Il tema della libertà è un aspetto cruciale anche del film Matrix, e questo tema va di pari
passo col tema della "simulazione", cioè dell'inganno.
Nel film dei fratelli Wachowski del 1999 la realtà che forma le vite di milioni di esseri
umani non è reale. Il mondo che sembra a molte persone reale è invece una simulazione
creata al computer, ma quasi nessuno la conosce. Nella realtà gli esseri umani
galleggiano in un liquido all’interno di macchine, con tubi collegati a loro in un mondo
grottesco post-apocalittico, dove il sole è stato cancellato .
Per la media delle persone, naturalmente, sembra essere il normale mondo del 1999 .
Sebbene alcuni dettagli della storia rimangano nascosti, è parte essenziale di The Matrix
che a noi venga fornito un resoconto di tutto ciò che è accaduto: c’era una battaglia tra
esseri umani e macchine la cui capacità cognitiva superò la loro; in un tentativo disperato
di vincere, gli esseri umani esclusero la luce del sole oscurando il cielo, in modo da
privare le macchine della loro fonte di potere. Nonostante questa tattica estrema, gli
umani vennero sconfitti, furono ridotti in schiavitù e sono ora “coltivati” per fornire
energia alle macchine . Le macchine ridussero l’aspetto della vita normale degli esseri
umani del 1999 ad una “comunità virtuale” generata al computer, allo scopo di tenerli
docili e addormentati, così che loro e i loro figli potessero essere usati come batterie
viventi. Mentre gli umani sembrano condurre una vita normale, le loro menti sono
radicalmente ingannate e i loro corpi sfruttati.
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The Matrix offre una buona risorsa per illustrare le idee filosofiche. Molti film hanno
tematiche sulle quali si può filosofare, o che servono come utili illustrazioni di ideologie
filosofiche, ma il film dei Wachowski offre più che questo. Appartiene a quella speciale
classe di film con intenti filosofici, ma è unico perchè accomuna moltissime diverse
filosofie, anche di varie culture.
Come detto la libertà è un tema filosofico molto importante in The Matrix, ed è accennata
in vari punti del film, ed è anche molto importante il fatto che qualcuno abbia fatto
qualcosa liberamente; per spiegare questo era importante per esempio che Neo scegliesse
liberamente la pillola rossa, e non la blu-azzurra.
Script originale:
Morpheus : “This is your last chance. After this, there is no turning back....
.You take the blue pill, the story ends. You wake up and belive...whatever you want to
believe.
You take the red pill… you stay in wonderland... and I show you just how deep the
rabbit hole goes.
Remember... all I'm offering you is the truth: nothing more.”
Script italiano:
Morpheus: “E’ la tua ultima occasione; se rinunci non ne avrai altre...
Pillola azzurra: fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello
che vorrai
Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del
bianconiglio.
Ti sto offrendo solo la verità... ricordalo, niente di più.”
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Ho analizzato a fondo il film The Matrix e il rispettivo script-sceneggiatura. Ho
individuato vari punti-chiave dove è disseminato e accennato il concetto di libertà, che
elenco:
9 1) La liberazione di Neo dopo che Morpheus e il suo equipaggio hanno
individuato la sua posizione.
9 2) Quando Morpheus racconta a Neo la creazione di Matrix e della liberazione
dei primi di loro.
Script originale:
Morpheus : “When the Matrix was first built, there was a man born inside who had the
ability to change whatever he wanted, to remake the Matrix as he saw fit. It was he who
freed the first of us.”
Script italiano:
Morpheus: “Quando Matrix era in costruzione c'era un uomo nato al suo interno, che
aveva la capacità di fare, di cambiare quello che voleva, di reimpostare Matrix a suo
piacimento, fu lui che riuscì a liberare i primi di noi.”
9 3) La verità insegnata dall’uomo nato all’interno di Matrix ai primi liberati.
Script originale:
Morpheus: “As long as the Matrix exists, the human race will never be free.”
Script italiano:
Morpheus: “Fin tanto che Matrix esisterà la razza umana non sarà libera.”
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9 4) La profezia.
Script originale:
Morpheus: “After he died, the Oracle prophesied his return, and that his coming would
hail the destruction of the Matrix, end the war, bring freedom to our people.”
Script italiano:
Morpheus: “Dopo la sua morte, l'Oracolo profetizzo il suo ritorno che avrebbe
preannunciato la distruzione di Matrix, la fine della guerra, e la liberazione del nostro
popolo.”
9 5) Tank parla a Neo di Zion.
Script originale:
Tank: “Holes? Nope. Me and my brother Dozer, we're both one hundred percent pure,
old fashioned home-grown human, born free!”
Script italiano:
Tank: “Buchi? oh no, io e mio fratello Dozer siamo puri al 100%, esseri umani vecchia
maniera, generati e cresciuti liberi qui, nel mondo reale, genuini figli di Zion.”
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9 6) Trinity mentre discute con Cypher, e cerca di farlo ragionare.
Script originale:
Cypher: “He lied to us, Trinity. He tricked us.”
Trinity: “That's not true Cypher, he set us free.”
Script italiano
Cypher: “Ci aveva preso in giro Trinity, ci aveva ingannati.”
Trinity: “Non è vero Cypher, lui ci ha liberati tutti.”
9 7) L’Agente Smith mentre parla a Morpheus.
Qui c’è un tema che a mio avviso è importantissimo, su cui vale la pena riflettere: il
concetto di libertà vale anche per le macchine?
Script originale:
Agent Smith: “I must get out of here. I must get free.”
Script italiano:
Agente Smith: “io me ne devo andare di qui, devo essere libero.”
In Matrix gli umani che vivono sotto terra, "in profondità, vicino al centro della terra
dove c'è ancora calore" hanno solo un'illusione di libertà. Si illudono di essere liberi,
perchè come dice ragionevolmente Morpheus:
“Fin tanto che Matrix esisterà la razza umana non sarà libera.”
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c - Valerie, “la Ragazza di Nottingham”
Come detto la tematica principale di V Per Vendetta, è la libertà, e la sua grande
importanza si esprime a pieno nelle frasi di Valerie, la ragazza di Nottingham che stava
nella cella accanto a V.
Forse al giorno d'oggi si sottovaluta il valore della libertà, poiché ne siamo talmente
assuefatti che ci accorgiamo del valore di una cosa o di una persona solo quando la
perdiamo o non possiamo più averla.
Valerie: “Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa
che abbiamo.
E' il nostro ultimo piccolo spazio. All'interno di quel centimetro siamo liberi.
Tutto di me finirà. Tutto. Tranne quell'ultimo centimetro. Un centimetro è piccolo, ed è
fragile. Ma è l'unica cosa al mondo che valga la pena di avere. Non dobbiamo mai
perderlo. O svenderlo. Non dobbiamo permettere che ce lo rubino.
Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire da questo posto.
Spero che il mondo cambi, e le cose vadano meglio. Ma quello che spero più di ogni
altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco,
anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò, e non piangerò, con te, e non ti
bacerò, mai, io ti amo. Dal più profondo del cuore, io ti amo.”
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d - The Village
In The Village di Shyamalan ci sono cose difficili da comprendere a prima vista, vari
livelli di comprensione. Il primo livello è la storia scarna che tutti possono intendere
anche passivamente; tutti – o meglio la maggior parte - si attendeva, dopo aver visto il
trailer, un film horror. Ma conoscendo ormai bene M. Night Shyamalan, la sua estetica e
il suo modo di lavorare, sapevo che non era così.
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Ambientato nel Nordamerica dell’Ottocento, questa pellicola di M. Night Shyamalan può
assumere un sapore quasi antico, dato non certo dai luoghi presentati nel film, ma
dall’atmosfera e la capacità di far suscitare nello spettatore un senso d’ inquietudine
interiore senza dover ricorrere a effetti speciali, biechi squartamenti o le classiche
maschere d’orrore.
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M. Night Shyamalan ha
scelto di ambientare
questo
film
nell'Ottocento perchè a
quel tempo esisteva
ancora l'innocenza, e ci
si aiutava l'un l'altro; ma
non è solo questo a
rendere
unico
The
Village: al talento del
grande regista d’origine
indiana, vanno uniti
anche i caratteri dei
personaggi.
La cecità della protagonista Ivy Walker (Bryce Dallas Howard), può essere paragonata in
un certo qual modo alla cecità dello spettatore.
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Ma andando al di là dell’aspetto tecnico, la
trama o gli effetti speciali, non va
trascurato un importante aspetto del film,
ovvero l’amore tra Ivy e Lucius Hunt.
Da questo punto di vista, la cecità di Ivy
“sparisce”, ed è come se la presenza di
Lucius illuminasse il buio intorno a lei, e il
“suo colore”, “l’amare senza vedere”,
penso siano particolari che vanno al di là
del film e soprattutto che non vadano
sottovalutati.
Un discorso analogo possiamo farlo per V
Per Vendetta: possiamo definire in un
certo qual modo Evey Hammond (Natalie
Portman), la Ivy Walker della Londra del
2020.
Come per la Walker, ai più attenti e non,
sarà sicuramente saltato agli occhi l’amore
tra Evey e V, e come nel caso dell’’horror
(se così vogliamo definirlo) The Village,
anche per lei è un “amare senza vedere”: la
protagonista non scorge mai il volto di V
così come Ivy Walker non scorge la
presenza fisica di Lucius, ma entrambe
sentono e avvertono un qualcosa che va al di là della fisicità e delle spiegazioni razionali,
che a questo punto si rivelano futili.
Evey non è innamorata di V per come è esteriormente, non avendolo mai visto, ma è
innamorata di lui per come è dentro, un amore metafisico , che va oltre la fisicità, stesso
discorso per Ivy: Non sono i passi, il respiro a segnalare alla giovane protagonista la
presenza del suo amato, bensì il suo colore, “è l’unica cosa che riesco a vedere
nell’oscurità”. Ivy è certamente in assonanza con Evey, e tutt'e due, soprattutto Ivy per la
sua cecità, riesce ad andare oltre alle persone, a capirle perfettamente, e così fa Evey in V
Per Vendetta.
Di primo acchito questi due film possono sembrare molto diversi ma in realtà hanno
parecchi punti in comune, cose che vanno al di là dell’apparenza e si soffermano sul
profondo, su ciò che non salta subito agli occhi, così come hanno anche un tema comune
che va colto durante il film: l’amore.
Evey: “Non si può baciare un idea, non puoi toccarla, né abbracciarla. Le idee non
sanguinano! No provano dolore. Le idee non amano.
Non è di un’idea che sento la mancanza, ma di un uomo. Un uomo che mi ha riportato
alla mente il 5 di Novembre. Un uomo che non dimenticherò mai.”
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Con questa frase in apertura di film Evey sottolinea il fortissimo sentimento di amore che
prova nei confronti di V; infatti quelle parole, se interpretate nel modo giusto, non si
riferiscono ad un'idea. V era l'idea stessa, e ne consegue che Evey avrebbe sì voluto
baciare quest'uomo, toccarlo o abbracciarlo. Quest'uomo importantissimo per lei e che le
ha cambiato la vita al contrario di un'idea può sanguinare e provare dolore. Può amare.
Gli abitanti di The Village sono liberi da forme di prigionia e oppressione, rappresentate
dal denaro o simili, e sono liberi da malvagità, violenza o soprattutto restrizioni, al
contrario di ciò che accade nella Londra di V Per Vendetta.
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Dopo The Sixth Sense, Unbreakable e Signs la particolare narrazione di Shyamalan si è
affermata, soprattutto dopo The Village.
The Village infatti è un film singolare, incomparabile e di rara bellezza per contenuti,
unico nel suo genere. Capita raramente di vedere un film così.
E' un film particolare, con strane coincidenze: quando si è cercato un luogo in cui non si
potesse avvertire la presenza della modernità per poterlo girare, si è trovata un'estensione
di 250 ettari, nella valle del Brandywine, tra la Pennsylvania e il Delaware. Ma sulla riva
sinistra del Brandywine c'è la Contea, nella Terra di Mezzo di Tolkien. Singolare
coincidenza.
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La recitazione di Bryce Dallas Howard-Ivy Walker è sublime, allo stesso livello di quella
di Joaquin Phoenix-Lucius Hunt, e di Adrien Brody-Noah Percy.
La colonna sonora di James Newton Howard è meravigliosa e coinvolgente allo stesso
tempo, e ci accompagna benissimo nel mondo dipinto e descritto dal grande artista
Shyamalan. L'uso del violino, lo strumento del diavolo, non può che essere perfetto.
Incantevole e triste allo stesso tempo. Con accordi che graffiano le emozioni in alcuni
momenti significativi, o accordi dolcissimi e carichi di amore in altri.
Le corde tese del violino di Hilary Hahn vanno in profondità, fino a toccarti il cuore, e
riesce a farti pensare ai momenti più belli.
Fa pensare ai ricordi che non svaniranno. Almeno quelli.
Fa pensare a quando sei piccolo e il mondo è ancora un posto meraviglioso, perchè non
esistono i problemi, il male e la paura.
Fa pensare ad un posto incantato, nascosto e che solo voi conoscete. Dove siete soli con
la persona che amate.
Fa pensare al mondo perfetto che vorremmo.
Fa pensare ad un mondo che non esiste.
Quando Ivy per farsi forza ripete a sè stessa "Non è reale" si riferisce soprattutto a noi. A
noi che andiamo a vedere il film. Ivy intende: "Il vostro mondo non può essere reale".
Come infatti può essere reale un mondo dove ogni giorno la violenza la fa da padrona?
Come può essere reale un mondo dove ogni giorno aumentano le persone che soffrono?
Come può essere reale un mondo di egoisti, dove ognuno pensa a sé stesso? Come può
essere reale?
"It Is Not Real".
The Village è un film più che mai sul nostro presente, un film sulla paura dell'altro, su
quanto sia irrilevante erigere barriere e su quanto sia dannoso chiuderci in noi stessi.
Come si può non amare questo film? Lo so, non tutti riescono a comprendere la bellezza
delle cose, di certe cose. Gli esseri umani sono fatti così. Perchè le cose più belle e più
importanti per noi, per la nostra vita, sono le più difficili da capire.
"Non siamo creature onniscienti, e la nostra comprensione di questo mondo è al massimo
parziale", come dice il filosofo Chalmers in un saggio che ho tradotto.
Questo film, in alcuni punti, fa molta paura, molta di più che in altri film esplicitamente
horror.
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La forza del genio Shyamalan sta nel non mostrare affatto la parte cosiddetta "horror" o
della paura. Come fanno altri registi, che usano tonnellate di sangue e infarciscono i loro
film con scene di assoluta violenza.
Shyamalan lascia che sia lo spettatore a crearsi questa particolare parte, questo
sentimento, allo stesso modo del grandissimo Ridley Scott nel primo Alien,
trasmettendogli solo pochi input grazie alle atmosfere inquietanti che crea,magari
accentuandole, facendo vedere di sfuggita un alieno mentre scompare nel grano in
"Signs" o come in questo caso mostrando coloro che suscitano una paura folle negli
abitanti del Villaggio. Mostrando cioè "those we don't speak of". Coloro di cui non
dobbiamo assolutamente parlare.
O inquadrando l'angolo di un mantello rosso che guizza dietro un albero, o i segni
insanguinati sulle porte.
O facendo vedere dei fantasmi, spettri, mute, dolenti apparizioni dall'aldilà che sembrano
implorare aiuto, al bambino che ha il dono di "vedere la gente morta" ne "The Sixth
Sense".
E' perfetto. Un quadro dannatamente perfetto. Ogni inquadratura, dialogo, suono, colore.
Shymalan guida lo spettatore dove vuole lui, e lo guida piano piano nella scoperta del
mistero che avvolge questa pellicola.
E' importante sottolineare che nel film non si fa mai riferimento, non c'è un accenno alle
famose tre regole: voglio dire che le tre regole non vengono ripetute nel film per lo
spettatore. Perchè ormai chi andava al cinema a vedere The Village le conosceva
benissimo. Le ha viste e lette sui manifesti, le ha sentite durante il trailer al cinema o in
tv, o le ha sentite pronunciate da una bambina inquietante alla radio. Non è da
sottovalutare questo punto, che penso non in molti hanno colto.
E' la conferma che M. Night Shyamalan è davvero un genio. Sapeva che chiunque ormai
avrebbe conosciuto - anche a memoria - le tre regole.
/
Nascondi l'infausto colore. Le attrae.
//
Non entrare nel bosco. E' li' che loro aspettano.
///
Presta ascolto alla campana. Significa che stanno arrivando.
67
Ogni frase di The Village è significativa e profonda.
Edward Walker: “E' un oscuro abisso che non volevo tu conoscessi.”
E' una bellissima storia, dell’amare senza vedere... che è l'amore più grande che un essere
umano può provare per una persona...
E' la storia dell' "amore che muove il mondo" citando le parole di Edward Walker.
E' una bellissima storia che ci fa vedere una parte di mondo che ormai purtroppo non
vedremo mai più... una parte di mondo, un luogo segreto dove non esiste la malvagità e la
corruzione dei soldi...ma solo amore e aiuto reciproco...in un luogo che tenta di sfuggire
alla crudeltà del mondo.
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Infatti Shyamalan racconta una comunità senza violenza, circondata da oscure presenze,
Dalle atmosfere sofferte del suo film d'esordio The Sixth Sense cambiano in parte i temi,
ma non la cifra stilistica che il regista evidenzia in ogni sua pellicola: un'introduzione
folgorante, uno svolgimento inquietante, e una conclusione spesso riduttiva rispetto
all'assunto iniziale.
The Village non sfugge alla regola, anche se in questo caso il discorso si fa più
ambizioso: dipingere la vita di un'isolata comunità rurale americana, simile a quella degli
Amish, nella quale la violenza sembra finalmente bandita, ma su cui incombe ossessiva la
presenza di misteriose e sanguinarie creature che vivono nella foresta confinante.
La descrizione della comunità è vivida e precisa, i caratteri, dal sofferto padre-patriarca
Edward Walker alla figlia non vedente Ivy, dal temerario e coraggioso Lucius al
disturbato Noah sono efficaci ed evidenti.
Lucius: “Non sei arrabbiata perchè non ci vedi?”
Ivy: “Io vedo il mondo Lucius Humt. Ma non come lo vedi tu.”
Il punto centrale, la chiave di volta del film e che sottolinea il grande tema dell'amore è
quando Lucius prende la mano di Ivy, e la salva da una creatura innominabile. La
colonna sonora accentua e sottolinea questo momento, prima con percussioni, poi con le
corde tese del violino.
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Ivy: “A volte ci sono gesti che non facciamo perché gli altri non capiscano ciò che
proviamo.”
Shyamalan dissemina la storia di indizi, intuizioni, irruzioni horror e riflessioni morali,
secondo un ben calibrato climax.
Non sarà più possibile sfuggire come gli abitanti di The Village, sfuggire così a questo
mondo. Questo mondo che nonostante la sua bellezza, la sua bellezza dalle origini così
antiche e remote, certe volte appare davvero vuoto e crudele. E ci sentiamo perduti.
G. Luca, “Seraph” – Settembre/Ottobre 2006