Leggi l`articolo - Movimenti e Danze Sacre di Gurdjieff con Shurta

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IN STATO DI PRESENZA:
LE DANZE SACRE
DI GURDJIEFF
Un’intervista a Shurta sul lavoro dei Movimenti e delle Danze Sacre
di Valter Carasso
Ciao Shurta, immagino che il tuo nome rappresenti un inizio di un tuo percorso di ricerca. Dove e quando hai deciso che era giunto
il momento che Annalisa Fasan diventasse
Shurta?
“Io vivevo a Mestre, avevo 19 anni e mi trovavo
nel pieno del fermento giovanile che ha coinvolto
la generazione del ’68. Nel 1970 in Veneto, la famiglia, il lavoro, la chiesa, erano il modello che si
doveva seguire e che appariva come un destino
programmato, ineluttabile per noi giovani. Naturalmente, io con alcuni amici, non mi riconoscevo e non accettavo questa condizione. Allora
esistevano solo due vie d’uscita, la fuga per
ricercare altro o l’abbandono a qualche forma di
dipendenza. Entrambe erano tentazioni forti per
dei cuori ribelli. Credo che in me abbia prevalso
la prima perché dentro sentivo continuamente
risuonare delle domande. Io chi sono? Perché
sono qui, ora? Qual’è lo scopo di vivere?
“Ogni danza ha un certo significato;
ogni movimento ha un certo contenuto” G.I.Gurdjieff
Queste domande dove ti hanno portato?
Ricordo che accettai l’invito di alcuni amici di
recarmi in India e raggiungere Puna, luogo che
per via della presenza in vita di Osho, richiamava
tantissimi giovani e non solo, da tutto il mondo.
L’inizio fu per me piuttosto traumatico. Inizialmente la mia educazione, ciò che aveva costituito il mio credo, erano di ostacolo all’accettazione
di una visione nuova. Osho diceva la verità ma
era complesso vederla. Io credo sia stato ucciso
proprio per questo. Per Osho la comunità era il
vero ambiente nel quale vivere. Famiglia tradizionale, preti o religioni, governi e leggi, erano
per Osho solo strumenti di controllo e indottrinamento che portavano a perdere ogni contatto
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con il sé più profondo e l’attenzione verso gli
altri e alla relazione con tutto il cosmo. La comunità invece era un modello per dare e ricevere,
mantenendo una relazione profonda con il tutto,
penso alla visione cosmologica universale di
Ermete Trismegisto - così sopra, così sotto Gurdjieff come si inserisce in questo discorso?
A Puna si svolgevano tante pratiche, incontri,
seminari di meditazione. Ricordo che camminando venni attratta da delle musiche particolari e, avvicinandomi, vidi delle persone che si
muovevano seguendo la musica. I loro movimenti, la loro presenza nel compiere gesti che
sentivo risuonare dentro mi colpirono al punto
che , informata dell’inizio di un stage di cinque
settimane per le pratiche dei Movimenti, decisi
di sperimentarmi e unirmi al gruppo di persone
che stavano praticando. Lo feci senza sapere
dove mi avrebbe portato questa esperienza,
andai in fiducia, seguendo ciò che sentivo nel
cuore. E questo fu il punto di svolta perché,
andata a Puna per starci due mesi, mi fermai
sette anni per praticare e conoscere il significato profondo dei Movimenti. Shurta nasce con i
movimenti.
Quindi per te gli insegnamenti della Quarta
Via sono giunti attraverso le danze sacre di
Gurdjieff?
Sì è così. Gurdjieff, che era anche lui un
ricercatore della verità, ma in senso diverso
rispetto a Osho, ha portato nei movimenti gli
insegnamenti che ritroviamo nella Quarta Via.
L’attenzione, 50% all’esterno e 50% rivolta a
noi; la presenza intesa come qui, ora; l’assenza di giudizio a favore dell’ascolto di sé; il lavoro, utile a sé e agli altri; il prendere coscienza dell’esistenza della nostra meccanicità per
iniziare un percorso di consapevolezza.
Potrei andare avanti ma mi sembra sufficiente
per spiegare come i Movimenti siano legati ad
uno scopo evolutivo, un percorso di conoscenza di sé profondo che non ha una fine ma
un fine preciso.
Tu insegni i Movimenti da venticinque anni. Dopo tutto
questo tempo come si è trasformato il tuo lavoro?
Oggi esistono tre livelli di lavoro. Il primo riguarda coloro
che si avvicinano per la prima volta alle Danze Sacre,
a loro cerco di offrire la mia presenza attraverso
incontri che programmo durante l’anno in alcune città d’Italia. Poi c’è un secondo livello, si
tratta di un mio impegno a ritornare nella
città dove si sta formando un gruppo
di persone interessate a proseguire
l’esperienza dei Movimenti. Lo
faccio garantendo un appuntamento al mese in quella
città così da permettere
di mantenere vivo il
lavoro. Il terzo livello
invece è riservato
ad un gruppo
di persone
che già
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molti anni mi seguono e che hanno deciso
loro di prendersi l’impegno, verso se stessi e
il gruppo di lavoro. Con loro ci troviamo per
approfondire sempre con maggiore presenza e
precisione i Movimenti.
Questo ultimo Gruppo da quante persone
è formato e, se puoi dirmelo, è possibile
vederlo al lavoro in occasione di spettacoli
in teatri o luoghi pubblici?
Più che spettacoli userei il termine dimostrazioni. Il gruppo per ora è formato da 20 elementi
e spero presto di arrivare a completarlo a
ventiquattro, numero importante perché alcuni
Movimenti si possono realizzare attraverso la
formazione di quattro file di sei elementi, ognuna con un preciso movimento assegnato.
Quindi siete quasi pronti per le dimostrazioni, recentemente ne avete fatta una, come
ha reagito il pubblico?
L’importanza di un gruppo che da tantissimi
anni si riunisce per praticare e lavorare insieme, permette di creare un’energia particolare
tra i presenti. E non parlo solo di coloro che
stanno lavorando alla dimostrazione ma di
tutto il pubblico che assiste. Ciò che accade è
straordinario, è come se tutti insieme risuonassimo alla medesima frequenza, una consape-
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volezza del presente, palpabile a tal punto, da
distinguere il respiro delle persone presenti in
completa fusione con la musica e le danze.
E qui viene forse fuori la risposta al perché i
Movimenti sono definiti Sacri?
Per la mia esperienza è importante aver compreso che la pratica dei Movimenti, per giungere a questo grado di preparazione, necessità di
un approfondito lavoro e studio degli insegnamenti di Gurdjieff. Lo stesso Gurdjieff ci ricorda
che il bastone ha sempre due capi. Ciò rivela
il rischio che si corre quando si sceglie una
Via di ricerca o si decide di intraprendere un
lavoro. L’ego è smisurato, il sentirsi illuminati
è una condizione pericolosa per sé e per gli
altri. Gurdjieff ci mette in guardia da noi stessi.
Seguire il suo lavoro è fondamentale per chi
pratica i Movimenti, solo così si può avanzare
nel percorso di consapevolezza e comprendere
il significato della sacralità.
Quali sono i tuoi progetti futuri nel tuo lavoro?
Penso che, per chi mi segue nel lavoro di apprendimento dei Movimenti da oltre dieci anni,
sia giunto il momento di insegnarli. Sperimentarsi nell’attività di insegnante e un’esperienza
nuova che è il momento di affrontare per coloro
"Devi pensare, sentire ed avere la sensazione di qualcosa prima che essa possa
diventare reale per te. Per raggiungere qualcosa di reale è necessario lavorare e
praticare a lungo." G.I.Gurdjieff
che a mio avviso sono pronti a far praticare
coloro che si avvicinano per la prima volta alle
danze di Gurdjieff. Questo mi permetterà di
seguire il gruppo di secondo livello e quello che
si è consolidato in anni di lavoro insieme che,
proprio quest’anno, andrà a unirsi al gruppo
di musicisti: L’Esamble de la Paix, per diffondere ad un pubblico più ampio il lavoro fin qui
svolto.
Portare le danze tra il pubblico, in questo
particolare momento storico di smarrimento
generale, può aiutare le persone a sentire
un’energia diversa? A riconoscere l’esistenza di una Via per darsi delle risposte che
non si trovano leggendo il giornale o guardando la TV?
Sicuramente chi deciderà, per semplice curiosità o desiderio di approfondimento personale, di seguire una delle nostre dimostrazioni
pubbliche, si porterà a casa un’impressione
particolare che risuonerà dentro di sé per molti
giorni a seguire.
I seminari e gli appuntamenti li potremo
trovare sul tuo sito, appena rinnovato, movimentiedanzesacre.it ?
Lì c’è tutto, non solo il calendario dei miei
seminari e incontri. Chi fosse interessato può
trovare testi che possono aiutare a comprendere questo lavoro; ci sono i video delle danze,
la bibliografia di Gurdjieff...
Hai una testimonianza che, per concludere questa intervista, più di ogni altra, lasci
al lettore un chiaro messaggio su cosa i
Movimenti possono dare al vissuto di chi li
pratica?
Nei miei allievi riconosco un percorso che è
parte di un vissuto comune per certi versi.. Tra
le testimonianze dirette citerei quella autorevole di Henri Thomasson che ripercorre la stessa
corrispondenza. Invito a leggere quanto segue,
sono parole che illustrano “il viaggio” che
aspetta coloro che si avvicinano ai Movimenti.
I testi come detto, sono di H. Thomasson
estratti da: Prima dell’Alba - Alla ricerca
dell’Essere, L’Ottava Edizioni,1988, Milano
“Comincio a superare il rifiuto finora opposto a
certi esercizi presentati da Gurdjieff quale forma essenziale del suo Insegnamento, e da lui
chiamati «movimenti». Questa specie di ginnastica, nonostante l’impressione indimenticabile
più volte provata nel vederla eseguire da un
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gruppo di allievi profondamente impegnati nella
sua pratica, mi è sembrata a lungo una cosa di
secondaria importanza, buona tutt’al più ad aiutare chi avesse mezzi intellettuali modesti…
E naturalmente io non mi classificavo in questa
categoria!”
“Per cogliere il potere di questi esercizi, o
«danze», che il mio corpo, una volta liberato
dall’inibizione impostagli da un’altra parte di
me, era capace di eseguire in modo abbastanza
soddisfacente, mi ci è voluta una pratica lunga
e attenta. E ancora più tempo mi ci è voluto per
sforzo: uno sforzo interiore di «sensazione di sé»
che viene prodotto, anche se a lungo in modo
maldestro, dalla parte più sottile dell’attenzione.
Nondimeno questo duplice moto si innesca,
suscitando all’improvviso un indimenticabile
sapore di libertà che immediatamente svanisce
per costringerci a ritrovarlo di nuovo. A seguito
di questo ulteriore sforzo, il comando del gesto
passa dal livello mentale, in cui l’immagine del
gesto è stata ormai registrata, a un livello più
interno, animato da quella stessa attenzione
vitale che genera la sensazione di sé. In tal caso,
"Le posture del corpo sono sempre le stesse e generano posture corrispondenti
nella mente e nel sentimento, imprigionandomi" Jeanne de Salzmann
sentire fisicamente, concretamente, l’effetto della strana alchimia interna innescatami da questi
«movimenti»; essi infatti aprono all’energia attiva
circuiti ignoti, dissolvendo le barriere e rompendo gli schemi fissi che solitamente la ingabbiano.
“Agli inizi, l’esecutore non ha che da realizzare
materialmente le posizioni e la sequenza dei
gesti e degli spostamenti che compongono il
«movimento». A questo livello, l’attenzione è
interamente mobilitata al servizio delle parti che
fanno scattare i vari gesti, la cui simultaneità
o rapida successione costituiscono il primo
ostacolo. Ma ben presto viene richiesto un altro
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il movimento non viene più fatto dall’esecutore,
ma si fa per tramite suo, e allora tutto è diverso”.
“Lo sforzo di attenzione su di sé, senza il quale i
movimenti non potrebbero essere eseguiti o non
sarebbero che una specie di ginnastica, induce una trasparenza che consente all’energia di
passare attraverso il corpo in modo più corretto e di trovare i canali predisposti allo scopo,
creando così una sensazione di benessere e di
libertà caratteristica dei movimenti eseguiti nelle
suddette condizioni. La medesima sensazione
viene accresciuta dalla rapidità d’esecuzione dei
movimenti, spinta talvolta ai limiti del possibile
per modificare i contatti che permettono gli
interscambi d’energia”.
“La mente abbandona la presa, e al suo posto subentra un pensiero libero che controlla
l’esecuzione dei gesti mantenendo l’attenzione
sul corpo; questo fatto, abbinato a una diversa
qualità di movimenti fisici, favorisce un funzionamento più positivo dell’emozione. Così per
un attimo i tre centri ( il corpo, la mente e le
emozioni) si trovano ad agire simultaneamente
allo stesso livello”.
“Col passare del tempo, i movimenti riescono
ad animare alcune parti da sempre impermeabili alla nostra percezione. Alle nebbie cui ci
costringono l’attività mentale e il delirio dell’emozione, subentra un mondo nuovo, impregnato dalla strana «presenza» indotta dall’esercizio.
“Questa disponibilità degli strumenti più sottili
apre la strada a un’altra influenza, a una forza
più alta, recepita come un flusso d’energia che,
sebbene ignorata, è sempre presente, e che
adesso diventa percettibile, nutrendo le parti
superiori capaci di aiutare l’uomo a proseguire
sulla via della ricerca intrapresa. Ecco perché
i movimenti possono essere definiti danze
«sacre» nel vero senso della parola: perché instaurano una relazione tra il livello normale della
vita da una parte, e dall’altra un livello superiore
sentito come un ponte di comunicazione col
«divino».
“I movimenti hanno il potere di materializzare
forze di tutt’altro ordine, un potere ben percepibile anche da coloro che non ne sono il veicolo;
infatti l’esecuzione delle figure, che attivano
per ogni sequenza particolari relazioni capaci di
evidenziarne un certo aspetto, e il riscontro visibile delle forze che animano gli esecutori, sono
carichi di un’influenza chiaramente avvertibile
anche da coloro che assistono. Da una «classe
di movimenti» ben preparata può sprigionarsi una sostanza la cui materialità, per quanto
sottile, è percettibile a livello interiore allo stesso
modo del colore e del suono da parte dei
normali organi dei sensi. Dal suddetto punto di
vista, l’obiettivo di chi pratica i movimenti diventa la ricerca del modo di viverli, e la possibilità
di viverli in quel modo. A questo livello, essi
rappresentano un veicolo per accedere ad un
mondo raggiungibile in altre vie con la preghiera
e la meditazione: ma è un veicolo che in questa
via include e utilizza in modo del tutto peculiare
l’intero apparato umano”.
www.movimentidanzesacre.it
Shurta é counselour certificato
con una formazione di danza
moderna, terapia del respiro,
gestalt e astrologia. Nel '91 a
Pune in India, nella comune di
Osho, dove ha vissuto per sette
anni, avvenne l’incontro con le
Danze Sacre che segnarono
una svolta nel suo percorso
evolutivo. Partita dalla scuola
di Osho ha poi approfondito
e fatto esperienza del lavoro di Gurdjieff alla Clymont
Society (USA), la scuola fondata da J. Bennett, discepolo
diretto di Gurdjieff. A New York ha incontrato e ricevuto
importanti trasmissioni sul lavoro dalla figlia di Gurdjieff,
Duska Howard, e a Parigi ha potuto lavorare con Solange
Claustres, allieva diretta di Gurjdjieff e insegnante dei
Movimenti, psicoanalista e terapista che è stata vicino al
maestro fino alla sua morte.
Conduce da più di 25 anni gruppi di Movimenti e Danze
Sacre di Gurdjieff in Italia e si dedica al loro studio e alla
loro pratica. In questi ultimi anni ha inoltre co-condotto
seminari e ritiri intensivi di Movimenti e Danze Sacre con
Ben Bennett, figlio di John. Oltre all'insegnamento si
occupa della e formazione di insegnanti di Danze e dei
Movimenti. Collabora stabilmente con un gruppo di musicisti di musica di Gurdjieff con i quali cura delle rappresentazioni pubbliche dei Movimenti.
Valter Carasso, ha iniziato a soli 17 anni a frequentare
il gruppo di Gurdjieff i cui pionieri a Torino sono stati
Thomasson ed Ercole Vigna, iniziati alla scuola di Parigi
di Madame de Salzmann per poi proseguire “il lavoro” a
Lione. Proprio a Lione, nel 1971, Madame Lannes incaricherà Thomasson di sviluppare l’insegnamento presso il
gruppo di Torino insieme ad Ercole Vigna, e fondare nuovi
gruppi a Milano e Roma. Proprio da coloro che hanno
raccolto “il testimone” del gruppo di Torino di Ercole
Vigna ha l’opportunità di apprendere gli insegnamenti ed
in particolare la disciplina legata al “lavoro”.
Oltre a Gurdjieff, anche Jodorowsky, Ivan Illich, Diego
Camacho (Abel Paz, autore del libro Spagna 1936) contribuiscono a formare un pensiero consapevole, anarchico,
dal quale scaturisce un libero arbitrio che si esplicita in
una personalità poliedrica. Trent’anni dopo il suo primo
incontro con il gruppo della scuola di Gurdjieff di Torino, decide di scrivere un libro dal titolo “Strumenti per
l’uomo Nuovo”. Dopo la pubblicazione entra in contatto
con Shurta con la quale inizia a prendere corpo l’idea di
portare a Torino i Movimenti e le Danze Sacre, unendoli
ad esercizi e dialoghi della “Quarta Via”.
Nel maggio del 2015 si è svolto il primo seminario dal
titolo: “La Quarta Via, le Danze Sacre, i Movimenti (G.I.
Gurdjieff) pratiche e dialoghi con Valter Carasso e
Shurta”. Il buon esito e lo stimolo giunto da coloro che
hanno partecipato, ha sollecitato di fatto un nuovo appuntamento, fissato il prossimo ottobre, per tutti coloro
che sentono una voce interiore che li spinge a cercare...
oltre l’ordinario.