il metodo di aa per una nuova sobrietà del corpo

Transcript

il metodo di aa per una nuova sobrietà del corpo
Redazione
Via Tavigliana, 3
37023 Grezzana (Verona)
Tel/fax 045.8650746
“Dodici passi’ per smettere di bere e aiutare gli altri alcolisti a dire basta
IL METODO DI A.A. PER UNA NUOVA SOBRIETÀ
DEL CORPO E DELLO SPIRITO
Vincere la negazione del problema, partecipare a un gruppo dove si è tutti uguali,
senza distinzioni di alcun tipo né pregiudizi, ascoltare le testimonianze di persone
come te, riconoscersi nelle loro storie di vita e accorgersi di ciò che si è o che si è
diventati. Così inizia il recupero – possibile - di un alcolista.
L’Associazione Alcolisti Anonimi
Alcolisti Anonimi è un associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro
esperienza, forza e speranza al fine di risolvere il loro problema comune e di aiutare gli
altri a recuperarsi dall’alcolismo.
L’unico requisito per divenirne membri è desiderare di smettere di bere. Non vi sono quote
o tasse per essere membri di A.A.; l’autonomia è garantita da propri contributi.
A.A. non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione;
non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa.
Lo scopo primario è rimanere sobri e aiutare altri alcolisti a raggiungere la sobrietà.
A.A. una realtà internazionale
Alcolisti anonimi (A.A.) nasce negli U.S.A nel 1935 dall’incontro di un agente di borsa di
Wall Street ed un medico chirurgo di Akron (Ohio), entrambi alcolisti, i quali si resero conto
che condividendo le loro dolorose esperienze e aiutandosi a vicenda, riuscivano a
mantenersi lontani dall’alcol.
L’associazione è presente in 160 paesi nel mondo con più di centomila gruppi e milioni di
alcolisti recuperati; in Italia è attiva dal 1972 e si è rapidamente diffusa su tutto il territorio
nazionale dove oggi conta circa 500 gruppi di cui 108 nella Regione del Veneto.
A Verona e provincia ne abbiamo 23, dalla Lessinia, ai confini con Rovigo (Castagnaro), al
lago di Garda, passando vicino alla provincia Vicenza.
I dodici Passi di A.A.
1. Abbiamo ammesso di essere impotenti 8. Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone
di fronte all’alcol e che le nostre vite erano cui abbiamo fatto del male e siamo diventati
divenute incontrollabili.
pronti a rimediare ai danni recati loro.
9. Abbiamo fatto ammenda verso tali persone,
2.
Siamo giunti a credere che un Potere
laddove possibile, tranne quando, così
più grande di noi potrebbe ricondurci alla
facendo, avremmo potuto recare danno a loro
ragione.
o ad altri.
3.
Abbiamo preso la decisione di affidare 10. Abbiamo continuato a fare il nostro
le nostre volontà e le nostre vite alla cura di inventario personale e, quando ci siamo trovati
Dio, come noi potremmo concepirlo.
in torto, lo abbiamo subito ammesso.
4. Abbiamo fatto un inventario morale e 11. Abbiamo cercato attraverso la preghiera e
la meditazione di migliorare il nostro contatto
profondo e senza paura di noi stessi.
cosciente con Dio, come noi potemmo
5. Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi concepirlo, pregandolo solo di farci conoscere
stessi e a un altro essere umano, l’esatta la sua volontà nei nostri riguardi e di darci la
natura dei nostri torti.
forza di eseguirla.
6. Eravamo completamente pronti ad 12. Avendo ottenuto un risveglio spirituale
accettare che Dio eliminasse tutti questi come risultato di questi Passi, abbiamo cercato
di portare questo messaggio agli alcolisti e di
difetti di carattere.
mettere in pratica questi principi in tutte le
7. Gli abbiamo chiesto con umiltà di nostre attività.
eliminare i nostri difetti.
Ammettere di aver sbagliato nella vita è un gesto di grande umiltà. Ammettere di aver
sbagliato perché si è alcolisti lo è ancor di più, ma è proprio questo uno dei primi passi da
fare per uscire dal tunnel mortale dell’alcolismo e per ritornare a riassaporare il gusto della
vita.
Una sera di agosto siamo stati ospiti del gruppo Alcolisti Anonimi ‘Arcobaleno’ di Grezzana
che insieme al gruppo ‘Lessinia’ di Cerro costituisce da venticinque anni un punto di
riferimento della nostra vallata per le persone che decidono di smettere di bere.
All’interno di una stanza piccola, ma accogliente, seduti attorno a un tavolo, abbiamo
trovato – contrariamente a quanto ci saremmo aspettati in un primo momento – persone
dallo sguardo sereno. Una serenità che traspariva dalla gentilezza con la quale ci hanno
accolti e dalla tranquillità con la quale hanno iniziato a spiegarci cosa sia l’associazione
Alcolisti Anonimi e come sia avvenuta per loro una rottura con vecchi schemi
comportamentali che li avevano condotti verso il baratro.
«L’alcol prende le interiora, distrugge la mente e l’anima» racconta Piero, alcolista
«Perdiamo i valori morali e civili che i nostri genitori ci hanno trasmesso.
Non siamo più genitori, non siamo più padri o madri dei nostri figli, non siamo più mariti o
mogli, non siamo più operai o lavoratori non siamo uomini per la società, la quale ci
elimina perché con noi non si può avere una linea di condotta, non si può avere un
dialogo, non si possono fare progetti.»
«Noi abbiamo scelto un percorso di recupero fisico e spirituale scandito dai cosiddetti
“Dodici passi”» prosegue «suggeriti per ritrovare un ‘risveglio spirituale’.
Col programma di A.A. si viene a capire che Alcolisti Anonimi ti offre l’opportunità di un
nuovo stile di vita, ritorni a riappropriarti delle tue genialità e ritrovi la fiducia in te.
Si ritorna ad essere uomini.
Questo è possibile soltanto se si è pronti e convinti di affrontare un radicale cambiamento
interiore.
Partecipare alle riunioni percorrendo la via suggerita dai Dodici passi ci consente di
rafforzare costantemente la nostra sobrietà e di trovare valori e stimoli positivi da sostituire
a quelli precedenti».
«Da noi non esistono presidenti, non c’è nessuno che comanda, non ci sono medici che
danno medicine (senza nulla togliere ovviamente al lavoro dei professionisti), ognuno
racconta la propria vicenda personale e nessun alcolista può dire ad un altro “tu devi
smettere di bere”.
Vogliamo vivere un giorno alla volta, siamo il ‘popolo delle 24 ore’.
Lavoriamo sull’oggi, viviamo serenamente la giornata e domani si vedrà, anche perché
non siamo sicuri o pronti per affrontare progetti a lunga scadenza. Desiderare un nuovo
stile di vita è un desiderio che si deve avere per sé stessi, non per gli altri, per la moglie,
per i figli, per la fidanzata … non si dà obbligo a nessuno di frequenza, ma la costanza,
ripeto, aiuta.
In genere chi si rivolge ad Alcolisti Anonimi è spinto dai familiari perché non si riconosce
subito alcolista, ma tende piuttosto a considerarsi un forte bevitore; è cosciente di avere
problemi con l’alcol e in molti casi ha tentato (senza riuscirci) di smettere o di moderarsi
nel bere, da solo e senza supporti esterni. A volte è all’inizio del suo percorso alcolico ed
è solo preoccupato, altre ha toccato il fondo ed è isolato e disperato.»
«Ovviamente» conclude Pietro «è difficile che un cambiamento radicale come quello
suggerito da Alcolisti Anonimi possa avvenire in tempi brevi, ma un intervento costante, un
impegno personale e una forte motivazione rendono possibile anche l’impensabile. Ci
sono milioni di casi in tutto il mondo che testimoniano l’utilità del metodo di A.A.
Quando poi si raggiunge una stabile sobrietà, alla fine dei Dodici passi, si porta il
messaggio a chi ne ha bisogno. Scatta il cosiddetto ‘auto-aiuto’, perché solo un alcolista
può sapere cosa prova un altro alcolista. Il programma di A.A. dura tutta una vita, ma non
è una montagna che ci portiamo dietro, perché si vive questa realtà serenamente.»
Abbiamo pensato di riportare alcune testimonianze ascoltate quella sera perché, meglio di
altre parole, possono raccontare il mondo di A.A.
Ricordiamo che esiste una grande letteratura in grado di spiegare in maniera esaustiva la
filosofia di Alcolisti Anonimi. Il nostro articolo vuole solo aprire una porta e lasciare una
speranza alle persone che si trovano in condizioni difficili e alle famiglie che insieme agli
alcolisti soffrono, spesso in silenzio.
Guido
È possibile una vita senza alcol
Frequentando da tanti anni il gruppo, testimonio il fatto che si può vivere senza bere
alcolici. E si può anche ritrovare quel modo di relazionarsi con gli altri per cui non è più
necessario giustificarsi se si rifiuta un bicchiere. Anzi, diventa quasi un piacere dire di no.
Io ho impiegato due anni prima di tornare al bar del paese. C’èra la solita bottiglia di
Custoza e io, serenamente, dissi: “Io questa non la bevo più”.
Quella volta c’erano persone intelligenti che non hanno fatto domande, ma spesso capita
che ti chiedano centinaia di volte perché non bevi più, e vogliono sapere in maniera quasi
ossessiva la risposta. È curioso che tutti ti domandino perché non bevi, e nessuno ti
chiede perché lo fai quando ti trovi in difficoltà.
Bisogna avere la forza e il coraggio di dire “ragazzi, io ho bevuto abbastanza. A me crea
del problemi e ho una malattia inguaribile, progressiva e mortale.
L’alcolista racconta bugie a se stesso, prima o poi si guarda allo specchio e si rende conto
di cosa sta facendo. Per calmare la coscienza alza il gomito e nell’arco della giornata
preferisce scegliere quelle direzioni che lo portano dove c’è alcol.
Il bicchiere è un sistema per dimenticare problemi personali che non sono dovuti all’alcol,
ma che diventano una conseguenza al consumo di alcol.
Quando ci troviamo qui in A.A. abbiamo già superato il primo passo che è quello di
accettare la nostra impotenza di fronte all’alcol e proseguiamo col secondo affidandoci a
un Potere Superiore, perché io non sono in grado da solo di risolvere il problema, abbiamo
di un qualcosa o di qualcuno di più grande al quale poter affidare tutte le mie difficoltà.
Smettere di bere è la condizione , non l’obiettivo, per seguire il metodo di A.A. Senza
pensare troppo al domani per trovare la serenità. Senza ansia, altrimenti il mio non essere
sereno vuol dire prendere in mano il bicchiere.
In tutti questi anni di sobrietà mi sono chiesto, anche perché te lo chiedono gli altri, come
mai bevevo: mi sono dato una risposta.
Non accettavo i difetti del mio carattere, mi dicevo che era storpiato, difettoso. Allora ho
iniziato a lavorare sui miei difetti di carattere e pian piano sono rinato.
Piero
Il coraggio di comporre un numero di telefono
Io ho iniziato presto, ero molto giovane, un ragazzino, forse perché il mio carattere era
chiuso, sono sempre stato timido.
L’alcol mi dava quella forza che fuori non avevo, la forza di affrontare gli amici, i problemi.
A 27 anni ho avuto il mio primo ricovero. Dopo le cure mediche per disintossicarmi ho
ripreso a bere più di prima. Mi sono sposato, sono diventato padre, ma continuavo ad
alzare il bicchiere. Secondo ricovero. Con la moglie non c’ero più, così come con i figli.
Terzo e ultimo ricovero, il punto di non ritorno.
Un giovane medico, subentrato al mio dottore di base che era andato in pensione, mi
allungò un bigliettino con su scritto il numero di A.A.
Il mio incubo era di avere un domani senza alcol. Tenni il numero nel tesserino sanitario
per quattro anni e continuai a bere. Finché una sera, aiutato da mia moglie, chiamai e mi
presentai al gruppo e solo così ho potuto salvarmi. Ora, a distanza di anni, ho cambiato
stile di vita, sono rinato. È stato un cammino lungo e sofferente, ma ho ritrovato fiducia in
me stesso e nella famiglia. A.A. mi ha salvato la vita.
Raffaele
Il primo bicchiere quello da evitare
Ci si accorge di essere alcolisti quando ci si sveglia la notte con i crampi, con i sudorini
freddi e quando alla mattina la prima cosa che si deve fare è andare a bere.
Qualsiasi cosa che sia alcolico, e più forte è, meglio è. Il mio unico pensiero era quello di
averne per la mattina. La sera impazzivo se sapevo di non avere il bicchiere dell’alba.
Ogni tanto provavo a smettere improvvisando dei momenti di astinenza.
Al termine di dieci, quindici giorni, un mese, riprendevo bevendo quello che mi ero perso
nei giorni precedenti. Dopo svariate ‘prove’, ho deciso di partecipare un incontro con A.A.
non senza imbarazzo. Di quella sera mi rimane impressa una frase detta in gruppo: «È il
primo bicchiere che bisogna evitare, perché è il primo che scatena una reazione
compulsiva».
Come il primo? Fino a quel momento avevo sempre pensato che fosse l’ultimo, e invece
se manca il primo, non c’è il secondo, il terzo… la mia è una malattia inguaribile,
progressiva e mortale e devo accettare di essere sconfitto dall’alcol. Se io riprendessi,
non ripartirei da zero come quando ero giovane, ma dal punto in cui ho smesso. Io sono
venuto qui perché lottavo con la mia coscienza che era sporca, mi sentivo una nullità.
Paolo
L’alcol, una stampella pericolosa
Ho cominciato 10 anni fa, in modo blando. La bevuta dopo lavoro, con gli amici, poi
sempre di più fino ad arrivare a una situazione insostenibile. Avevo 50 anni. L’alcol, in
apparenza, ti rende onnipotente, ti dà quella ‘stampella’ per essere più bravo, più bello
degli altri, ti dà la giusta euforia per affrontare ogni situazione.
In apparenza dicevo, perché ti accorgi un giorno, dopo una serata di festa con gli amici,
che ti vien voglia di aprire una nuova bottiglia, anche se sei solo, anche se attorno a te non
c’è più nessuno, anche se per quella serata saresti già ‘a posto’.
Questo è stato il mio primo campanello d’allarme. Mia moglie mi ha consigliato di
rivolgermi al medico, mi ero anche messo d’impegno di essere astinente all’inizio: col
braccio non bevevo più, ma con la mente non riuscivo a smettere.
Fino ad arrivare a chiamare A.A. …una fatica a fare quella telefonata. Qui mi sono reso
conto di essere un alcolista e della deriva che avevo raggiunto. La frequenza costante ai
gruppi serve a ricordarmi sempre chi ero, in modo da evitare di ritornare al punto di
partenza.
Franco
Il sollievo di sapere che qualcuno ti ascolta
Sono arrivato all’alcolismo pian piano senza accorgermene.
Sono entrato in A.A. quando avevo già deciso di smettere. Una delle condizioni per far
parte di Alcolisti Anonimi è desiderare di smetter di bere e io avevo toccato talmente il
fondo che non cercavo altro. Entrando qui mi sono reso conto dei danni che fino a poco
tempo prima avevo provocato in famiglia, con gli amici, con la gente.
Nei rari momenti di sobrietà compilavo spesso il mio inventario di errori, però la mattina,
dopo il primo bicchiere, dimenticavo i sensi di colpa e ritornavo nel buio più profondo.
Dopo vari tentativi, tutti falliti, di riuscire a porre fine a questa grave situazione, sono
andato dal medico.
Ho deciso di prendere l’Antambuse, un medicinale reagente che ti distrugge lo stomaco
nel caso in cui farmaco e alcol vengano a contatto. È stata una scelta infelice e i motivi li
ho capiti solo frequentando A.A.
Il farmaco per un alcolista è un palliativo. Una persona deve smettere di bere con la testa
e non solo col gomito.
Prima di entrare in gruppo la prima volta, mi aspettavo un gruppo di ubriaconi che si
raccontavano le loro storie e le loro disgrazie senza arrivare a nulla di concreto, e invece
mi sono subito ricreduto.
Mi hanno sconvolto la semplicità, l’umiltà, il coraggio di persone come me di testimoniare
frammenti di non vita. Dopo un po’ di tempo è toccato anche a me, ho trovato la forza di
dire a qualcuno tutto ciò che avevo sempre nascosto. Il sollievo che ho provato e che sto
provando mi sta facendo rinascere.
Antonio
La riscoperta di un vivere sereno
Io ho cominciato tardi a bere, ma si sa che non c’è età per scoprire di avere una malattia.
Mia moglie per prima si è accorta del fatto che aumentassi progressivamente la quantità di
bevute. E ogni volta che tornavo a casa ubriaco lei mi diceva: «Dimmi perché hai bevuto
oggi. Dai la colpa al mondo intero, ma non ti rendi conto che non ci sono problemi che
giustificano questo tuo comportamento.»
Al tempo consumavo quasi esclusivamente super alcolici.
Ho deciso di entrare in A.A. per far contenta lei, la mia famiglia, i miei fratelli con i quali
lavoravo. Primo errore. Io mi trovavo in una posizione estremamente diffidente rispetto alle
persone che trovavo nel gruppo – secondo errore -, che mi suggerivano di partecipare agli
incontri, senza mai però impormi di smettere di bere. Il primo periodo è stato diffcile, infatti
ho peggiorato la situazione.
Proprio frequentando, e solo grazie a questo, ho capito che la scelta di entrare in A.A. la
dovevo prendere per me e non per gli altri. Solo così ne sono uscito e solo così le persone
come me possono farcela: frequentare per un nuovo amore di sé stessi e non per far
contente le persone che si hanno accanto. A casa non occorre dire che è otto dieci giorni,
un mese, un anno o più che non si beve. Se ne accorgono da soli.
Io sono rinato in A.A., rinato vecchio, ma rinato. Comando io adesso non l’alcol. Non
pensavo che smettendo potessi apprezzare certe cose: la semplicità di alcuni gesti, la
bellezza di un rapporto sereno con le persone. Si impara a rispettarle e a vivere nella
società in maniera attiva.
L’Associazione Alcolisti Anonimi
Matteo Scolari
[email protected]
I Gruppi di Valpantena e Lessinia
Verona.
“Intergruppo Verona”
via Volturno 20/a – 37135 Verona
Tel. 045.501367
utti i giorni feriali dalle 9.00 alle 13.00.
E-mail: [email protected]
Grezzana.
Gruppo A.A. ‘Arcobaleno’
c/o Piccola Fraternità Valpantena,
via Pozzo 24.
Tel. Sede 340.2580423
Riunioni martedì e venerdì dalle 19.30 alle 21.30
Cerro Veronese.
Gruppo A.A. ‘Lessinia’
Piazzetta Dante Alighieri
(presso il teatro)
Tel Sede 340.2580423
Riunioni giovedì dalle ore 20.00 alle ore 22.00.
Negli stessi orari, con modalità indipendenti da A.A.,
si riuniscono i gruppi famigliari degli alcolisti (AL - ANON).