dalla mitologia un mare e luoghi baciati dal sole

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dalla mitologia un mare e luoghi baciati dal sole
Giovedì 31 luglio 2014
Speciale
Dalla costa dei Ciclopi a Taormina
di ANTONIO SCOLAMIERO
L
a Riviera dei Ciclopi, meta privilegiata del turismo balneare, si estende in un tratto di costa della Sicilia
orientale che va da Catania ad Acireale, luogo reso famoso prima da Omero
nell'Odissea poi dal Verga nei Malavoglia e
ancora da Luchino Visconti che vi ambiento' il set del film La Terra Trema.
Il nome Riviera dei Ciclopi si rifà a un
episodio cantato dal mitico Omero
nell’Odissea. Si tratta dell'episodio in cui
Ulisse, per sfuggire al terribile Ciclope Polifemo, acceca il gigante del suo unico occhio con un dardo infuocato. Travolto dal
dolore, il Ciclope scaglia contro la nave di
Ulisse in fuga tre massi, che tutt'ora si trovano nel tratto di mare antistante Aci Trezza e prendono il nome di Faraglioni.
In realtà i Faraglioni, cosi come L’isola
Lachea, sono i resti di un unica massa sub
vulcanica costituita da rocce a fessura colonnare originata dalla trasformazione,
per effetto termico, delle argille sottomarine al contatto con la sottostante lava incandescente.
Riviera dei Ciclopi vuol dire anche storia, cultura, natura, arte, folklore e relax.
Passeggiando lungo il lungomare dei ciclopi si può ammirare il meraviglioso e suggestivo panorama con l'isola Lachea e i Faraglioni.
Farsi rapire dal mare e dai luoghi che furono dei Malavoglia di Patron ’Ntoni, ammirare il castello normanno di Acicastello
e alle spalle, come a proteggere tutto, il maestoso vulcano Etna di fronte al mare Jonio che s’infrange sulla tipica scogliera lavica, si gode insomma di uno dei panorami più suggestivi ed affascinanti di tutto il
Mediterraneo.
Il porticciolo di Aci Trezza, invaso dal sole e punteggiato di barche variopinte tirate
in secca, sembra ancora popolato dai personaggi di Verga, la Maruzza, Padron ‘Ntoni, La Mena, Bastianazzo con la sua barca
la Provvidenza e da tutti gli altri Malavo-
DALLA MITOLOGIA
UN MARE E LUOGHI
BACIATI DAL SOLE
glia. Qui infatti, lo scrittore catanese Giovanni Verga si ispirò per scrivere il suo capolavoro «I Malavoglia», che narra le vicende sfortunate di una famiglia di pescatori che lottano contro il destino avverso
per risollevare le loro sorti dopo il naufragio della Provvidenza.
Ed è ancora ad Aci Trezza che Luchino
Visconti decise di girare «La terra trema»
(1948), rispettando l’ambientazione del romanzo verghiano da cui il film è stato liberamente tratto.
Ancora una volta protagonista è una famiglia di pescatori che vivono nella poverta’. Il giovanè Ntoni Valastro cerca di ribel-
larsi allo sfruttamento dei grossisti ma il
destino avverso sembra proprio scagliarsi
contro i piu’ deboli e la famiglia Valastro si
trova costretta ad ipotecare la casa per
comperare una barca al fine di lavorare in
proprio e lottare contro l'oppressione.
Un’eccezionale pesca di acciughe sembra aiutarli ma piu’ tardi una tempesta distrugge la barca. Costretti a vendere le acciughe ai grossisti ad un prezzo irrisorio,
perdono la casa e la famiglia si disgrega tra
una sciagura e l'altra. ’Ntoni si rassegna così a lavorare per i grossisti anche se umiliato.
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Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
PA
Il luogo
Taormina mon amour
Incantevole meta di vacanza per i turisti di tutto il mondo
«T
auromènion», cioè Taormina, è da sempre
una città bellissima, sia
che vi si soggiorna una
sola giornata o settimane intere. In
ventiquattro ore è possibile visitare i
principali anfratti che dal Corso Umberto si diramano diritti fino al Teatro
Greco, l’epicentro di quasi tutti gli
eventi culturali taorminesi, costeggiando la Villa Comunale, ex dimora
di Lady Florence Travelyan, cugina della regina Vittoria, passando per Porta
Catania e Porta Messina, per poi finire
ammirando la meravigliosa Isola Bella, residenza di Ferdinando I di Borbone nel 1800. In questo percorso così
denso di monumenti e pervaso da un
paesaggio emozionante che mescola
la bellezza della zona costiera della Sicilia e la traboccante vivacità del vulcano Etna, è possibile annotare alcune
tappe fondamentali per rendere questo brevissimo giro, una mini-vacanza indimenticabile. A colazione, quando ancora il corso non è gremito di
gente, gli autoctoni di questa perla del
Mediterraneo, consigliano il «Bam
Bar» (via di Giovanni), dove il momento della granita con panna e della brioche calda, diventa improvvisamente
un sacro must-have. Qui si mescolano
tutta le varietà di personaggi che godono di questa leccornia mattutina tutta
Made in Tao: dal più noto stilista Domenico Dolce, ai fratelli Rosario e Beppe Fiorello, a Jerry Scotti, Renzo Arbore e tutti personaggi di passaggio del
Taormina Film Festival, fino alla signora del paese, intenta nell’antica arte
del fare cuttigghiu. ’A nivarata, epite-
to dato tempo addietro alla granita, è
ispirato ai nivaroli, ovvero quelle persone che un tempo andavano tutto
l’anno in montagna a raccogliere la neve per poi utilizzarla nei mesi estivi, insieme al succo di limone, arancia o caffè, per la creazione del rinomato sorbetto rinfrescante. Il Bam Bar, vero osservatorio sulla vita taorminese, ha
perpetuato questa ricetta fino ai giorni nostri, capace di conquistare qualsiasi turista per via della cremosità e del
refrigerio che questo dolce freddo al
cucchiaio riesce a regalare a chiunque
lo voglia portare alla bocca. Un’alternanza variopinta di colori decora profondi bicchieri di vetro trasparenti,
contenenti la cremolata ghiacciata e
granulosa, rigorosamente artigianale,
al gusto di limone, cannella, mandorla, melone, anguria, pesca, fragola,
arancia e perché no anche fichi, caffè,
pistacchio, gelsi neri, mandarino, cioccolato e, infine, nutella. Una sfogliata
veloce ai quotidiani sorseggiando gli
ultimi sorsi della granita disciolta, e si
È possibile
annotare alcune
tappe
fondamentali per
rendere questo
brevissimo giro,
una mini-vacanza
indimenticabile
corre di corsa in spiaggia per un rigoroso bagno di sole, un rito che va rigorosamente perpetuato nello storico resort di via Nazionale, che porta il nome Caparena. Sul fondale ricoperto
dalle rocce bianche del Capo della Rena (da lì si spiega il nome), il Caparena culla la sua clientela verso un relax
multi-sfaccettato. Questo albergo
quattro stelle, nonché lido, nonché ristorante, nonché sushi-bar offre, quindi, un wellness a tutto tondo, circondato da una location total white sotto
un pergolato di cannizzi, tipica copertura ombrosa dei lidi siciliani. Tra flute di champagne e panorami con vista
sul blu oltremare, il Caparena è un
tempio del divertimento diurno e notturno, ma anche un top club fuori
dall’ordinario che dal 29 luglio al 25
agosto, è stato scelto anche come location per la diretta nazionale, radio e video, di Rtl 102.5, grazie alla direzione
di Angelo Gravagno, in arte Sautufau.
Venera Coco
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I posti da visitare
Da Guy de Maupassant
a Goethe, tutti gli scrittori
innamorati della cittadina
ta in pietra, il coronamento a merli
e la massiccia torre campanaria che
la fanno assomigliare ad una fortezza, sorge nella suggestiva Piazza del
Duomo. Edificata intorno al 1400
sui resti di una chiesa duecentesca,
la Cattedrale ha subito diversi rifacimenti, come testimoniano il portale principale del 1636 e i due portali
laterali risalenti al Quattrocento
(quello sul lato sinistro) e al Cinquecento (quello sul lato destro). L’interno è a croce latina con tre navate
e tre absidi. Sei colonne monolitiche (tre per lato) in marmo rosa sormontate da capitelli decorati sostengono la navata centrale dal soffitto
ligneo. Pregevole il polittico del Cinquecento di Antonello de Saliba.
Semplice la facciata esterna decorata da un piccolo rosone d’ispirazione rinascimentale e da due finestre
monofore. Di fronte al Duomo si
può ammirare la fontana seicentesca di gusto barocco costruita su
gradoni circolari circondata da quattro graziose fontanine laterali.
G
razie alla sua incantevole posizione sul mare, alle bellezze paesaggistiche, al vasto patrimonio storico, culturale e archeologico di cui è ricca, Taormina è
una delle località turistiche più famose dell’isola. Luogo di grande fascino e bellezza, la splendida cittadina siciliana ha sedotto poeti e scrittori, ha attratto viaggiatori illustri,
ha accolto celebrità di fama internazionale. I visitatori che arrivano da
tutto il mondo in questo «lembo di
paradiso sulla terra» (Goethe, Viaggio in Italia 1787), per vedere il suo
teatro greco-romano, per passeggiare lungo le sue strade medioevali,
per ammirare i suoi panorami mozzafiato, per gustare la sua eccellente
gastronomia, per distendersi al sole
delle sue spiagge meravigliose, ne
restano ammaliati. Del resto, come
affermò lo scrittore francese Guy
de Maupassant, a Taormina «si trova tutto ciò che sembra creato in terra per sedurre gli occhi, la mente e
la fantasia». Chi è stato a Taormina
sa che è vero, chi intende visitarla
lo scoprirà facilmente.
Villa comunale di Taormina
Ricca di bellezze floreali ed arboree, la Villa comunale è una piacevole oasi di tranquillità nel centro cittadino. I bellissimi giardini pubblici intitolati al duca di Cesaró, erano
in origine un parco privato nato per
volontà di Lady Florence Trevelyan
Cacciola, la nobildonna scozzese
che visse a Taormina dal 1884 e ne
sposò l’allora primo cittadino. Realizzato come un tipico giardino
all’inglese, il parco fu riempito di
una grande varietà di fiori e piante
provenienti da tutto il mondo ma
anche di singolari edifici dal gusto
esotico utilizzati da Lady Florence,
appassionata ornitologa, per osservare gli uccelli. La costruzione più
caratteristica è la cosiddetta «The
Beehives», fantasioso padiglione
che ricorda, come dice il nome, un
alveare.
Palazzo Corvaja di Taormina
Diversi stili architettonici, segno
delle diverse dominazioni succedutesi nel corso dei secoli, caratterizzano il Palazzo Corvaja, splendida villa gentilizia che si trova nel centro
di Taormina, nella piazza che un
tempo era l’antico foro romano e
prima ancora l’agorà della greca
Tauromenion. Il nucleo originario
del Palazzo era la torre cubica realizzata dagli arabi per scopi militari
tra il 902 e il 1079 alla quale vennero aggiunte poi, l’ala laterale sinistra e la scala che dal pittoresco cortile porta al primo piano (XIII sec.),
e agli inizi del XV sec., l’ala laterale
destra destinata ad ospitare le assemblee del Parlamento siciliano.
Di fattura araba sono le merlature
della torre, di stile gotico- catalano
sono le finestre bifore che si aprono
Luoghi incantati
I visitatori che arrivano da tutto il
mondo in questo «lembo di paradiso
sulla terra» (Goethe, Viaggio in Italia
1787), per vedere le sue bellezze e per
distendersi al sole delle sue spiagge
meravigliose, ne restano ammaliati
sull’austera facciata, e il portale d’ingresso, normanna è invece, la sala
quattrocentesca in cui si riuniva il
Parlamento. Residenza della nobile
famiglia dei Corvaja dal 1538 al
1945, in seguito il Palazzo subì un
lungo periodo di degrado e abbandono. Restaurato per volontà del
Comune, il bel complesso oggi è sede dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo ed ospita nei saloni al primo piano, un interessante
museo di arti e tradizioni popolari
siciliane.
Duomo di Taormina
La Cattedrale cittadina dedicata a
San Nicola, con la sua austera faccia-
Corso Umberto a Taormina
Il Corso Umberto I è la via principale di Taormina. Delimitato a nord
da Porta Messina e a sud da Porta
Catania, l’antico asse viario d’epoca
greco-romana attraversa il centro
storico della bella cittadina siciliana. Caratterizzata dal susseguirsi di
botteghe, negozi di moda e di souvenir, gastronomie e caffè, oggi la
stretta via intitolata al re d’Italia Umberto I di Savoia, è una vivace passeggiata pedonale dove ogni giorno
vi transitano migliaia di visitatori
provenienti da tutto il mondo. Oltre ad essere un’elegante via dello
shopping, il Corso è ricco di testimonianze architettoniche ed artistiche di epoche diverse. Numerose sono le pittoresche stradine che si
aprono qua e là ai suoi lati, nelle
quali ci si può all’occorrenza, «rifugiare» dalla ressa; tre sono le piazze
che si affacciano sul percorso (Piazza IX Aprle, Piazza Duomo e Piazza
Vittorio Emanuele) nelle quali perdersi, tra splendidi panorami, chiese medievale e resti di antichità.
Ant. Sco.
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 31 Luglio 2014
PA
I luoghi
Il teatro greco-romano
simbolo nel mondo
È il più grande monumento del genere in tutta la Sicilia
I
l monumento più insigne e rappresentativo di Taormina è senza
dubbio è il teatro greco-romano.
Nonostante le devastazioni a cui
andò soggetto, infatti, questa struttura
è sicuramente una delle meglio conservate del genere. Dopo quello di Siracusa è il più grande dei teatri di origine
greca posseduti dalla Sicilia. Durante il
suo soggiorno in Italia Goethe visitò il
teatro nel maggio del 1787 e ne rimase
profondamente affascinato.
La città di Taormina ebbe anche un
secondo teatro, ma molto più piccolo:
l’Odeon romano, situato dietro la chiesa di Santa Caterina, accanto al palazzo
Corvaya. È molto probabile che furono
i Greci Tauromeniti ad ideare e a costruire il teatro greco-romano. I Romani, poi, si preoccuparono di ampliarlo
e di appesantirne la semplicità e l’eleganza. Il teatro greco-romano si divide
in tre parti. La scena, l’orchestra e la cavea. La scena che sta di fronte alla cavea è quella parte dove agivano gli attori. Stando alla ricostruzione degli specialisti questa parte era ornata di due
ordini di colonne, l’uno sovrapposto
all’altro. La scena, inoltre, presentava
tre grandi aperture ad arco a distanza
simmetrica tra loro e sei nicchie, poste
tre a destra e tre a sinistra dell’arcata
aperta centrale. Sulla scena si conservano ancora sei basi di colonne e quattro
colonne di stile corinzio che furono alzate dopo il 1860. Accanto alla scena si
trovano due parascaenia, cioè i due
stanzoni che venivano usati dagli attori per cambiarsi di costume. L’orchestra è la parte piana più bassa di tutto
il teatro. In questo spazio si collocavano i suonatori degli strumenti musicali che accompagnavano lo svolgimento della tragedia o della commedia che
gli attori recitavano. La cavea è formata dalla gradinata che partiva dal basso
e andava salendo verso l’alto, allargan-
La funzionalità
Da proscenio per le tragedie greche
a sede del Taormina film festival
Due teatri
La città di Taormina
ebbe anche un
secondo teatro, ma
molto più piccolo:
l’Odeon romano,
situato dietro la
chiesa di Santa
Caterina, accanto al
palazzo Corvaya
dosi fino alla sommità della cavea, dove prendevano posto gli spettatori. I
gradini della gradinata erano ricavati
dalla roccia viva, in assenza di questa
venivano costruiti in muratura. La cavea era divisa orizzontalmente in 5 zone (chiamate dai romani praecinctiones),che gli spettatori percorrevano
per prendere posto nella gradinata.
Perpendicolarmente, invece, la cavea
era percorsa da 8 scalette strette (in latino erano chiamate vomitoria) Sopra
le volte dei due portici semicircolari
c’erano due terrazze semicircolari con
sedili di legno, destinate alle donne
che assistevano agli spettacoli separate dagli uomini. La forma del teatro
permetteva in tutti i settori del teatro
un perfetto ascolto. Benché non vi sia-
O
no documenti sicuri gli esperti fanno
risalire la sua prima edificazione alla
seconda metà del III sec. a. C. La costruzione superstite che noi vediamo oggi
nel teatro greco, cioè i ruderi che restano, sono opera laterizia di età romana.
Il rifacimento romano risale al periodo
di Cesare Ottaviano Augusto (31 a.
C-14 d. C). Con l’invasione degli Arabi
ebbero inizio le spoliazioni che si protrassero a lungo, finché nel Settecento
non furono iniziate le prime ricerche.
Nel secolo scorso vennero eseguite aggiunte arbitrarie e solo nel 1955 si procedette a un radicale restauro, nel corso del quale fu ripristinata la parte superiore della cavea.
ltre alle rappresentazioni delle tragedie greche,
il teatro greco-romano opsita anche il Taormina
film feste, che nasce a Messina nel 1955, e nel
1957 diventa Rassegna cinematografica internazionale
di Messina e Taormina e vennero istituiti i «Cariddi
d'argento». Dal 1957 al 1980 ospita quasi
consecutivamente la premiazione dei premi David di
Donatello. Nel 1970, la rassegna si sdoppia, e viene
creato (a Taormina) il «Festival internazionale del
cinema di Taormina» a carattere competitivo con il
Gran premio delle nazioni, che si svolgeva
parallelamente alla rassegna. La rassegna, che si svolge
esclusivamente a Taormina nel 1971, ospita, al Teatro
antico, nel corso degli anni moltissime star del cinema
internazionale: da Elizabeth Taylor a Marlene Dietrich,
da Sophia Loren a Cary Grant, da Marlon Brando a
Charlton Heston, da Audrey Hepburn a Gregory Peck,
da Tom Cruise a Melanie Griffith e Antonio Banderas.
Red. Spe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
PA
S P E C I A L E
a cura di RCS MediaGroup Pubblicità
ACQUA SANTA MARIA
Terroir e gusto
L
e acque minerali sono il risultato di vicende naturalistiche uniche,legate
al territorio e sono
il marker di zona di
diversi
ambienti
geologici.
Santa Maria si genera nell’altopiano
ibleo e nell’unicita’
del suo terroir ricava il gusto e le preziose qualità organolettiche. Dalla
combinazione delle caratteristiche
idrogeologiche di
questo ambiente
incontaminato, dal
clima temperato,
nasce batteriologicamente pura, limpidissima, con i valori di sodio tra i
piu’ bassi.
Da un recente sondaggio condotto
dall’azienda produttrice,
Santa
Maria risulta essere
un’acqua dissetan-
te,gradevole al gusto, leggera, pulita
e morbida, equilibrata, buona da
bere anche a temperatura ambiente.
La percezione è
quindi quella di
un’acqua dal gusto
neutro, poco caratterizzata
nelle
componenti chimiche.
Un’acqua fresca,
piena di gusto , ma
anche priva di sapori e retrogusti
marcati.
Il consumo delle
frizzanti è principalmente riconducibile alle aree semantiche del piacere e della digestività.
L’azienda riesce ,
nonostante le contingenze del momento, a mantenere stabile la produzione e continua a
selezionare le materie prime migliori
e certificate, che
mantengano altissima la qualita’ del
packaging.
La qualità del prodotto, l’attenzione
e la minuziosa valutazione della materia prima utilizzata, la puntualità
dei servizi alla
clientela, la riduzione dei costi di
produzione e l’attenzione per l’ambiente sono da
sempre gli obiettivi
aziendali.
Essere un’azienda
che opera nel proprio territorio e’ un
punto di forza e i
consumatori lo apprezzano molto,
anche per la sensibilizzazione delle
tematiche ambientali del prodotto
fresco e del chilometro zero.
Inoltre cio’ consente di abbattere i
costi dello stoccaggio e della distribu-
zione del prodotto
presso i clienti.
Molto si sta facendo per la differenziazione e lo smaltimento della plastica e l’azienda
adotta esclusivamente pet interamente riciclabile.
Sono stati recentemente
realizzati dei nuovi
design delle bottiglie, con una notevole riduzione dell’eco-bilancio postconsumo della plastica.
E’ stata inoltre sostituita una linea
di imbottigliamento con macchine altamente tecnologiche che permettono di ottimizzare i
tempi di produzione ed ottenere un
notevole risparmio
energetico.
in diversi
formati: la naturale da mezzo litro,
da un litro catering, da un litro e
mezzo e la familiare da lt 2,0.
E’ presente anche
un formato dal design elegante,la lt
1,0 Premium, progettata per il canale della ristorazione.
Nel mercato regionale, Santa Maria,
ben salda nel canale della distribuzione
organizzata
moderna, sta crescendo nel canale
tradizionale dell’ingrosso,dove ottiene notevoli apprezzamenti con il
nuovo formato horeca lt 1 e mantiene costanti i volumi
con
i
consorziati,con la
L’acqua oligomine- volontà di increrale Santa Maria mentarli nei mesi
viene imbottigliata futuri.
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 31 Luglio 2014
PA
Tradizioni
La leggenda delle nove Aci
L
a leggenda popolare narra che il corpo del pastorello Aci, innamorato
della ninfa Galatea e ucciso dal ciclope Polifemo per gelosia, si sia
smembrato in nove parti, cadute dove poi
sono state fondate le nove Aci, ai piedi
dell’Etna.
Aci Trezza
Piccolo borgo di pescatori, dagli scenari
mozzafiato, dove emergono dalle acque
cristalline i Faraglioni e l'isola Lachea. Di
notevole interesse risultano essere la Chiesa di S. Giovanni, patrono del paese, festeggiato il 24 Giugno e il museo casa del nespolo. Il porticciolo, invaso di barche e di
pescatori, sembra ancor oggi popolato dai
Malavoglia di G. Verga, ed proprio nella
vecchia Trezza del 1948 che L. Visconti decise di girare il film "la terra trema", rispettando l'ambientazione del romanzo da cui
il film è stato tratto. Oggi una delle più
rinomate località turistiche della costa
orientale.
Aci Castello
Il comune della Riviera dei Ciclopi, il
nome Aci Castello deriva dal castello posto su un vicino colle di pietra lavica e costruito nel 1076 dai Normanni. Di notevole interesse architettonico risultano essere
la Chiesa Madre con notevoli affreschi opere di Pietro Vasta (1697-1760) e il Castello
normanno, oggi sede di un Museo Civico
che riunisce minerali e reperti archeologici. Dalla cima si gode di una bella vista dei
Faraglioni e dell'Isola Lachea. Piccolo borgo sulla costa della Sicilia orientale, nel
tratto chiamato anche Riviera dei Limoni,
è una delle rinomate località turistiche.
Acireale
Città dei numerosi palazzi in stile barocco e dai cento campanili costruiti in seguito al terremoto del 1693 che ha colpito e
distrutto molti centri della Sicilia orientale. Acireale è anche la città di antiche tradizioni termali, le fonti di acque sulfuree che
sgorgano nella zona sud della città, ove
sorgono le «Terme di Acireale», erano conosciute fin dall'antichità, dai romani. Di
notevole interesse è il carnevale, considerato «il più bel carnevale di Sicilia» che si
svolge per le vie principali del centro con
sfilate di carri allegorici, carri infiorati,
gruppi mascherati e serate danzanti in
piazza.
Aci Catena
La cittadina originariamente si chiamava Scarpi e sorgeva intorno al Palazzo Riggio, Principe di Campofiorito. Dopo il terremoto del 1693 il paese si allargò a causa
delle persone sfollate dai vicini paesi distrutti dal terremoto. Nel 1826 poi il paese
cambio nome per prendere l'attuale che deve il nome al culto della Madonna della Catena, presenta un grazioso centro che si costruisce, come per incanto, intorno alla
centrale piazza Umberto, delimitato dal
bel palazzo municipale ed altri nobili palazzi di fine '800 ed inizio '900 che abbelliscono anche le adiacenti via IV Novembre e
via Matrice. Vi si trova anche la settecentesca chiesa Madre ed adiacente, il Palazzo
del Principe Riggio fondatore di Aci Trezza, purtroppo in rovina.
Aci San Filippo
Piccolo centro frazione del comune di
Aci Catena, oggi sviluppatosi abitativamente, di notevole interesse, la Chiesa Madre, dalla bella facciata XVIII sec. fiancheggiata da un campanile dal basamento in
pietra lavica. La cittadina risulta, dai documenti storici, una delle più antiche delle 9
Aci. Aci S. Filippo nasceva in seguito all'eruzione del 1169 e prendeva il nome di
quartiere Xacche, da cui forse aveva origine l'antica denominazione di Carcina nei
secoli XV e XVI. Aci S. Filippo costituiva assieme ad Aci S. Antonio, dal 1639, anno in
cui si separava da Aci Acquilia (oggi Acireale), la storica città denominata Aci SS. Antonio e Filippo, che abbracciava un vasto
territorio. Poi dal 1826 dava il nome al nuovo comune di Aci S. Filippo e Catena.
La storia narra di un pastorello innamorato
di una ninfa: venne ucciso dal ciclope Polifemo
ed il suo corpo venne smembrato in 9 parti
Aciplatani
Piccolo centro anch'esso frazione del comune di Aci Catena. Il nome deriverebbe
dalle tendenti trasformazioni mitologiche
di un tempo, Aci, della stirpe di Saturno,
sarebbe stato il re del territorio e avrebbe
sposato Galatea, figlia unica del re Pico. Il
loro figlio primogenito si sarebbe chiamato Platano, perché concepito e partorito
nella selva di Platani, vicina alla cittadina
acese.
Aci Santa Lucia
Oggi rione di Acicatena, si trova a delimitare il confine tra i comuni di Acireale e
Acicatena, anticamente apparteneva ad
Aquilia (Acireale) come tutte le nove Aci.
Con il decreto di separazione del 1640 che
distaccava anche i quartieri di Castello,
Trezza, Bonaccorsi, S. Filippo, S. Antonio...
fece parte della nuova città che si chiamò
Aci SS. Antonio e Filippo. Il nome derivava
dall'antica chiesa di S. Lucia che ancora oggi domina la contrada di Acicatena.
Aci Bonaccorsi
Il nome Aci Bonaccorsi deriva dall'antica contrada di Bonaccorsi che insieme ai
paesi di Paoli, Leoni e Battiati, nel XVI secolo diede origine all'attuale cittadina. Dal
XIV secolo il borgo appartenne ai Principi
di Campofiorito, nel 1625 fu possesso della nobile famiglia Diana con il titolo di marchesi e ad essa rimase sino all'abolizione
dei diritti feudali. Di particolare rilevanza
il festival nazionale dei fuochi di artificio
che si tiene ogni anno il 2 Agosto in occa-
sione della festa di S. Stefano.
Aci Sant’Antonio
La piazza centrale è dominata dall'imponente facciata del Duomo, ricostruito dopo il terribile terremoto del 1693. Dalla
piazza si snoda la centrale via Vittorio Emanuele chiusa, in fondo, da ciò che resta del
palazzo della famiglia dei Principi Riggio.
La cittadina ha subito, nel corso dei secoli
passati, un notevole cambiamento urbano
determinato dalle frequenti eruzioni del vicino vulcano Etna e dal terremoto del
1693.
Red. Spe.
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Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 31 Luglio 2014
PA
L’itinerario
La scheda
Gran tour dell’Etna
Il Parco dell’Etna, il primo
ad essere istituito tra i
Parchi siciliani con il
Decreto del Presidente della
Regione del 17 marzo del
1987, con i suoi 59mila
ettari ha il compito primario
di proteggere un ambiente
naturale unico e lo
straordinario paesaggio che
circonda il vulcano attivo
più alto d’Europa e di
promuovere lo sviluppo
ecocompatibile delle
popolazioni e delle
comunità locali.
panorama. Con i suoi
boschi, i sentieri, gli
irripetibili panorami, i
prodotti tipici, i centri storici
dei suoi comuni, il Parco è
in ogni stagione dell’anno
un accattivante invito per i
viaggiatori e gli amanti
della natura,
dell’enogastronomia, degli
sport all’aria aperta in
scenari irripetibili. Il Parco è
un magnifico territorio della
Sicilia orientale, che si
propone di valorizzare e
tutelare al tempo stesso
questo ambiente davvero
unico al mondo che
evidenzia la forza di una
natura possente, che però
sa poi essere anche molto
generosa con la straripante
fertilità della sua terra, con
la mitezza e la generosità
della «Muntagna». Il
territorio è stato suddiviso
in quattro zone, alle quali
corrispondono diversi livelli
di tutela, così come stabilito
dal legislatore. Nell’area di
«riserva integrale» (zona
«A»), la natura è
conservata nella sua
integrità, limitando al
minimo l’intervento
dell’uomo.
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Alla scoperta
dei sentieri
del vulcano
L
Il Parco è vivibile e godibile in ogni stagione
’Etna ha ereditato il suo tour costiero probabilmente dal
«Grand Tour» del ’700, un lungo
viaggio nell’Europa continentale
che aveva in genere come destinazione
finale, la Sicilia. Il continuo peregrinare
sulle pendici del monte Etna da allora
non è mai finito. Nonostante i sentieri
del vulcano non siano più popolati da
giovani rampolli di famiglie aristocratiche europee — che ai tempi del Gran
Tour soggiornavano sull’isola con un
tutor per perfezionare il loro sapere —
l'Etna Coast rimane uno dei percorsi
più gettonati. Non è un caso che il filosofo irlandese Berkeley nel 1713 scriveva: «non c'è luogo che io desideri vedere quanto la Sicilia», quando l’isola appariva ai visitatori come un melting
pot di svariate le culture che contribuiranno poi alla formazione della civiltà
occidentale, mescolando insieme la cultura greco-romana, con quella bizantina, araba, normanna, aragonese, rinascimentale e anche barocca. Anche il
poeta e scrittore tedesco, Friedrich Hessemer, nelle sue «Lettere dalla Sicilia»,
definisce la Sicilia come «il puntino sulla i dell'Italia, il resto della penisola mi
par soltanto un gambo posto a sorregger un simil fiore», il bocciolo del Belpaese da cui è possibile passare dai mari ai monti in meno di un'ora di macchina, ricca di siti archeologici e profumi
solfurei. Proprio in meno di un giro d'orologio, infatti, è facile visitare i crateri
Silvestri, grazie alla Funivia dell'Etna
che conduce fino a quota 2.500 metri
per poi scendere sulla costa, giusto in
tempo per un tuffo tonificante in uno
dei villaggi marini di Acireale.
Da Santa Caterina, a Pozzillo, villaggio di pescatori che sorge sulla pietra
lavica, passando per Santa Tecla, un pa-
esino sul mare alle pendici di un costone della Timpa, fino a Santa Maria La
Scala, Stazzo e a Capomulini, i borghi
marini vicino Acireale offrono oltre
che delle acque cristalline anche dei
fondali vulcanici unici nel loro genere,
dove tra riemersi, calette, grotte, garitte, colonnati basaltici, isole e faraglioni
è possibile scoprire la bellezza paesaggi ruvidi per via dell'enorme quantità
di pietra lavica disseminata un po'
ovunque, ma al tempo stesso oscuri e
misteriosi, per via di quella nuance fuligginosa e grigiastra sempre a pieno
contrasto con il bly navy delle onde e la
commistione tra verde e giallo di limoni e fichi d'india.
Dalla riserva «La Timpa» — chiamata così per la scarpata che si eleva a picco sul mare, costituita da millenari strati di lava sovrapposti e ricoperti dall'ormai rara Macchia Mediterranea — alla
riviera dei Ciclopi il passo è breve. Entrambe costituite da basamenti vulcanici, sono aree protette vicinissime all'isola di Lachea, l'isola Faraglione Grande, Faraglione di Mezzo e il Faraglione
degli Uccelli. Le leggende che aleggia-
In meno
di un’ora è
facile visitare
i crateri
Silvestri,
grazie alla
Funivia
dell'Etna che
conduce fino
a quota 2.500
no intorno a queste isole sono diverse:
la prima è quella di Polifemo che innamorato di Galatea che non corrispondeva il suo amore, pazzo di gelosia, uccise Aci, suo avversario in amore, scagliandogli un'enorme pietra contro. Il
grande masso rotola in mare fino a formare l'isola di Lachea e Aci.
L'altra favola mitologica, forse anche
quella più conosciuta, vede protagonista Ulisse che insieme alla sua flotta arriva sull'isola di Polifemo dove vengono catturati dal noto ciclope. Però grazie alla furbizia e all'ingegno di Ulisse il
gruppo riesce a liberarsi e Polifemo,
nella rabbia per essere stato accecato e
preso in giro, comincia a scagliare dei
massi sul mare, i Faraglioni appunto.
Amatissima da Verga nei suoi Malavoglia e dal viaggiatore scozzese Patrick
Brydone, sulla costa acese svolazza ancora il mito che permette al fascino letterario e paesaggistico di diventare un
tutt'uno con la realtà e non smetta mai
d'incantare anche il viaggiatore più disattento.
Venera Coco
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8
Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
PA
Da vedere
Incanto
Acireale
S
ituata sulla Riviera dei Ciclopi, sul
mar Ionio, nella Sicilia orientale, alle
pendici meridionali del vulcano Etna, Acireale è collocata a metà della
costa jonica siciliana, a soli 5 chilometri da
Catania. Nasce sopra ad un altopiano su un
terrazzo di origine lavica, chiamato la Timpa quasi a strapiombo sul mare Ionio.
La costa, dove sorgono diverse borgate, è
caratterizzata dalla scogliera di origine lavica. Ricca di monumenti e tracce di origine
barocca, Acireale richiama turisti e visitatori da tutto il mondo, anche per il famoso
Carnevale. La storia di Acireale si fonda su
un’antica leggenda, quella di Aci e Galatea,
l’unione impossibile di un mortale e di una
ninfa. La bellissima ninfa ama il pastore
Aci, ma Polifemo che vive sull’Etna con gli
altri ciclopi, folle di gelosia, uccide il pastorello. Dalle lacrime della ninfa sorge, per volere degli dei, il fiume Aci, che oggi scorre
sotterraneo. Aldilà della leggenda, i Siculi
di Xiphonia (primo nome che la tradizione
storica attribuisce ad Acireale), avevano relazioni commerciali con i Fenici.
In questo periodo, Acireale era situata sul
promontorio di Capo Mulini. Sotto la dominazione romana, Akis si trova nella zona interna di Reitana. Dopo un periodo di notevole importanza politica nel III sec. a. C., alla caduta dell'impero romano, Acireale entrò in un'epoca di decadenza. Nell'era bizantina, ritroviamo Jachium vicino alla fortezza del Castello di Aci, grazie alla quale poté
resistere ai musulmani fino al 902. Nel
1091, la città perse la sua autonomia e cadde sotto la giurisdizione del vescovo di Catania.
Nel 1326, si spostò nell’attuale altopiano
col nome di Aquilia Nova. Nel 1642 un decreto di Filippo IV di Spagna diede alla città
il nome di «Reale», in quanto città demaniale. L’architettura barocca ha lasciato una forte traccia in Acireale. Si possono vedere
esempi di questa arte nel Palazzo di città,
nella Basilica di San Sebastiano e nei palazzi di via Dafnica, di via Galatea e del quartiere del Suffragio. Da vedere il Museo Archeologico in cui sono esposti terrecotte, marmi, reperti di scavi della città greca e romana, il Museo del Risorgimento, il Palazzo Comunale, anch’esso ricostruito dopo il terremoto.
Il Duomo, costruito tra il 1500 e il 1600, è
uno splendido esempio di arte barocca.
Conserva, nella cappella di Santa Venera,
una statua argentea della santa protettrice
Il nome Reale le fu attribuito
da Filippo IV di Spagna nel 1642
della città. Ad Acireale di consiglia anche di
fare una visita al Teatro storico dell’Opera
dei Pupi, tradizionale spettacolo popolare
che rappresenta le battaglie sanguinose
contro i Mori. La Chiesa di San Domenico
fu quasi completamente distrutta dal terremoto del 1693, ma riedificata nel ’700. La
facciata è della metà dell’Ottocento, con i
due campanili e le varie statue e altorilievi.
L’interno conserva importanti opere e numerosi lavori Alessandro Vasta. Attiguo alla
chiesa sorge il Convento Domenicani XVII
secolo. Degna di una visita anche la biblioteca Zelantea. Fondata nel 1671, conserva circa 200mila volumi tra cui molti manoscritti. La Zelantea è tra le biblioteche più antiche e ricche della Sicilia. Si può vedere al
suo interno l’elegante carrozza del Senato
Acese, con intagli lignei dorati e dipinti. Da
qui si può visitare anche l’annessa Pinacoteca che presenta oltre che dipinti di scuola
acese anche importanti opere, tra cui disegni ed incisioni di Durer, Van Dick e Luca
Giordano. La Pinacoteca è aperta dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15.30
alle 18.30. Il sabato si può visitare dalle 10
alle 13. La Basilica di San Sebastiano è stata
costruita agli inizi del 1609, in sostituzione
di un antico oratorio divenuto insufficiente
ad accogliere i numerosi fedeli del Santo, la
Basilica di San Sebastiano è stata denominata monumento nazionale e dall’Unesco proclamata «monumento messaggero di una
cultura di pace». L’edificio di culto ultimato
nel 1652 fu pesantemente danneggiato dal
terremoto del 1693. La ricostruzione della
Basilica avvenne nel corso della prima metà del 1700 per iniziativa delle numerose
confraternite di fedeli. Su progetto di Angelo Belfiore, il fastoso prospetto del tempio è
arricchito di statue, mascheroni, fregi floreali e leggiadri angioletti. L’interno della basilica accoglie affreschi e opere pittoriche
di noti artisti siciliani. Nella cripta si può
visitare anche il Museo d’Arte Sacra della
basilica. La Basilica e il Museo sono aperti
tutti i giorni dalle 8.30 alle 12.30 e dalle ore
16.15 alle ore 20. Oltre che una visita della
città per le vie del centro storico, da Acireale si possono fare delle escursioni come al
villaggio di Santa Maria della Scala. A soli
due chilometri dalla città. Questo villaggio
di pescatori ai piedi della «Timpa», gradone lavico ricco di vegetazione, offre un panorama mozzafiato sulla costa lavica. Alla
Timpa si possono vedere antiche grotte o
caverne naturali, coste a strapiombo sul mare (Capomulini), coste a scarpata (Santa Maria la Scala) scogliera con insenature (Stazzo) e infine una pianura agrumicola (Santa
Tecla). Dichiarata riserva naturale nel 1999
per il suo elevato interesse e valore di tipo
naturalistico, geologico, faunistico e vegetativo si può fare una visita anche attraverso
il caratteristico itinerario seicentesco delle
«Chiazzette», sentiero a tornanti che dalla
Statale 114 conduce sino al borgo marinaro
di Santa Maria La Scala.
Red. Spe.
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L’architettura barocca ha lasciato una
forte traccia in Acireale. Si possono
vedere ed ammirare magnifici esempi
di questa arte in molti luoghi della città
Le tradizioni
La città e il suo storico carnevale
È del 1594 il documento più antico
che attesta l’esistenza dei festeggiamenti
U
n teatro delle maraviglie: maschere, coriandoli, luci, fiori, musica e soprattutto
tanto calore umano. Le stupende vie e
piazze del centro storico di Acireale sono la cornice ideale per uno spettacolo che raggiunge il
clou con le sfilate dei carri, attraverso i quali gli
artigiani acesi esprimono la loro arguzia e fantasia stimolando quella degli altri. Ammirare le
sfilate è come sfogliare una rivista di argomenti vari, sempre trattati con molta allegoria e tanta satira, tanto da far si che anche i problemi
più seri possano generare un sorriso, diventando nel contempo oggetto di riflessione. Il Carnevale è il lungo periodo festivo che precede il digiuno quaresimale nei paesi a tradizione cattolica. Si è creduto per molto tempo che l’origine
del termine «carnevale» fosse derivato da «carne levare». L’opinione più diffusa è invece che
il carnevale rappresenti un adattamento cristiano di antiche cerimonie purificatrici pagane. La
ricostruzione storica del carnevale, in una cittaà come Acireale, è alquanto complessa. Da alcuni documenti, quali mandati di pagamento,
si ha certezza che tale ricorrenza venisse già festeggiata alla fine del XVI secolo.
È del 1594 il documento più antico sul carnevale acese (mandati di pagamento, vol. II,
1586-1595, libro 6 foglio 72v). Un documento
risalente al 1612 prova addirittura che durante
il carnevale acese vi era l'abitudine di giocare
tirando arance e limoni. Infatti in tale documento è bandita questa possibilità, ma la popolazione acese continuò in tale pratica anco-
Nel 1693 a seguito
del terremoto venne
proibita ogni pratica
carnascialesca
e ciò segna la linea
di frattura fra il
carnevale acese
del ’600 e quello
che sorgerà nel ’700
ra per molti anni, così come risulta da altri documentii. Nel XVII secolo in Sicilia si ha la comparsa di una maschera con caratteristiche ben
definite: l’Abbatazzu, chiamato anche Pueta Minutizzu. La persona mimava nobili o ecclesiastici, portando un grosso libro, da cui facendo
finta di leggere, sentenziava battute satiriche e
sfottenti. Nel 1693 a seguito del terremoto venne proibita ogni pratica carnascialesca e ciò segna la linea di frattura fra il carnevale acese del
’600 e quello che sorgerà nel ’700. Nel XVIII secolo la tradizione venne ripresa. Spuntano altre maschere, ed all’Abbatazzu si affiancano i
Baruni con l’intento di prendere in giro l’aristocrazia. Fino ad arrivare ai giorni nostri: dal
1970 al 1995 «Il piu' bel Carnevale di Sicilia», si
perfeziona e si assesta, diventando sempre più
imponente e soprattutto affinandosi nella costruzione di Carri allegorici. Nel 1996 Acireale,
per la prima volta, ha la lotteria nazionale assieme a Viareggio e Putignano.
Red. Spe.
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 31 Luglio 2014
PA
L’evento
I big del jazz mondiale
al Taormina Festival
La chiusura della kermesse musicale è affidata al trio
composto da Danilo Rea, Ares Tavolazzi e David King
R
iflettori accesi, dal 31 luglio, sul
palco della quinta edizione del
Taormina Jazz Festival, appuntamento ormai affermato nel panorama internazionale e seguito da spettatori da tutto il mondo. Il festival si specializza nella ricerca e nella valorizzazione delle forme più innovative del jazz contemporaneo. Il Taormina Jazz Festival si svolge nella splendida cornice del Parco «Giovanni Colonna Duca di Cesarò» di Taormina ed è un'iniziativa promossa da Nino
Scandurra. La manifestazione è inclusa
nel calendario degli eventi promossi da
Taormina Arte. Giovedì 31 luglio con Jason Lindner, pianista, tastierista, figlio legittimo dell’underground newyorkese.
Conduce da oltre dieci anni una band
Now vs Now, un gruppo nato per sottrazione, un quintetto diventato trio. Venerdì primo agosto è la volta di Francesco Bearzatti con il quintetto The Bridge (Alessandro Presti, tromba; Dino Rubino, pianoforte; Carmelo Venuto, contrabbasso;
Francesco Ciniglio, batteria) è capace di
spaziare con grandissima versatilità ed in
maniera trasversale dalle atmosfere rock
a quelle jazz passando per la musica elettronica. Roberto Gatto e il suo Perfect
Trio, l’eccellente e creativo Alfonso Santimone al piano e lo sperimentatore Pierpaolo Ranieri al basso elettrico, sabato 2 agosto si muovono con leggiadria alternando momenti di altissimo lirismo formale
con sonorità progressive live electronics
portando gli spettatori ad assaporare pienamente la bellezza e lo spettacolo dell'
improvvisazione. Chiusura alla grande
domenica 3 agosto con Danilo Rea e un
fantastico trio composto da Ares Tavolazzi al contrabbasso e David King alla batteria. A fare da cornice alle quattro serate il
verde della Villa Comunale di Taormina.
Red. Spe.
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In alto la location
del Parco
«Giovanni
Colonna Duca di
Cesarò». A
sinistra, il
sassofonista
Francesco
Bearzatti. A
destra, il
batterista Roberto
Gatto e in alto,
infine, il pianista
Danilo Rea che
chiuderà il festival
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Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
PA
Tendenze
La «bianca
Stromboli»
I
l talento di un giovane che crede nella
sua terra e in quello che fa. Il coraggio di
guardare sempre avanti e puntare all'eccellenza senza dimenticare le proprie radici. Questo e molto altro è Claudio Di Mari,
giovane stilista catanese che nel corso degli
anni sta entrando prepotentemente nel mondo dell’alta moda degli abiti da sposa e non
solo. Nato nel 1987 ha da sempre convissuto
con il mondo della moda in famiglia rielaborandone i contenuti secondo uno stile personale che sta ottenendo dei risultati oltre ogni
rosea aspettativa. I successi degli ultimi anni
parlano chiaro. Un viaggio quello intrapreso
dallo stilista isolano iniziato nel 2011 con la
prima collezione che fin da subito ha fatto capire al mondo intero il marchio di fabbrica di
Claudio Di Mari: la Sicilia. «La mia Sicilia» infatti ha segnato il debutto dello stilista catanese che poi ha continuato il suo cammino con
la seconda collezione presentata a Taormina
il 18 agosto 2011 durante il concerto di Boy
George. Una collezione ispirata all'isola di
Lampedusa che si è mostrata al pubblico scegliendo un partner che dello stile ha da sempre fatto un marchio di fabbrica.
Credere fortemente nell’animo che pulsa
nella Sicilia è da sempre stato il punto di partenza per Di Mari. Capirne il perché è molto
semplice. Terra di passioni, di natura, di contraddizioni, di sensualità, di qualità. Queste
caratteristiche sono esse stesse alta moda e lo
stilista le immette con il suo gusto personale
nelle sue creazioni. Per fare questo non si affida soltanto al suo estro ma anche alla formazione conseguita nell'Accademia Marangoni,
il tempio della moda italiana.
Ecco dunque che gli abiti non assumono
soltanto le forme desiderate dal pubblico,
non si mostrano con eccesso ma con classe. I
materiali ricercati sono un continuo tendere
all'eccellenza guardando sempre al punto di
partenza: la Sicilia. Una Sicilia fatta di artigianalità e ricercatezza. Ogni abito è ornato da
elementi unici come il pizzo chantilly e macramé, l'organza di seta e lo chiffon, il pizzo
San Gallo, la rete di cotone, l'organza garzata.
Singoli ingredienti che vengono miscelati
con maestria per partorire creazioni uniche
che uniscano sensualità e tradizione, eleganza ma non eccesso.
Anche il mondo dello spettacolo guarda a
questo. I risultati raggiunti dal giovane siciliano sono evidenti. Nina Moric, Cecilia Rodriguez, Federica Nargi, Costanza Caracciolo,
Flavia Pennetta e Laura Barriales sono soltanto alcuni dei nomi delle celebrità che hanno
scelto Claudio Di Mari.
L'ennesima dimostrazione di come l'animo della Sicilia sia esso stesso affascinante.
Una continua ricerca che nell'ultimo anno lo
L’amata Sicilia nella collezione sposa
del giovane designer Claudio Di Mari
Nelle immagini, alcune delle crazioni del designer siciliano Claudio Di Mari (nella
foto in alto). I materiali ricercati sono un continuo tendere all'eccellenza guardando sempre al punto di partenza: la Sicilia
ha portato a creare «La bianca Stromboli» ennesima dimostrazione della centralità dell'essenza siciliana che si sposa con la moda.
Riuscire a creare e crescere, innovare guardando alla tradizione, pensare all’eccellenza
senza mai fare un passo indietro. Elementi
fondamentali nel suo percorso di crescita in
un mondo come quello della moda che non
perdona nessun errore. Tante novità bollono
in pentola perché la Sicilia guarda anche al
futuro, guarda all'Europa, al mondo. Soltanto
puntando sulle radici l'obiettivo viene raggiunto e per lo stilista classe ’87 ancora tanto
da fare rimane guardando sempre in alto e
non voltandosi mai indietro. La Sicilia è stata
per secoli il cuore del mondo, Di Mari tenta
di portarla al centro della moda e gli atelier di
tutto il mondo stanno guardando a questo.
Red. Spe.
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La proposta di Aldini Group
Residence Minerva Luxury,
il top nel cuore di Taormina
L
’impegno e i lusinghieri risultati dell' attività Aldini
sono emblematici di tutte
le potenzialità imprenditoriali
e commerciali che il territorio
siciliano offre ad un operatore
dinamico e versatile. La vocazione di Aldini per il recupero e
la valorizzazione di immobili
storici di prestigio nasce dall’interesse e dall’amore per l'eredità storica ed artistica del territorio siciliano e l' apprezzamento
per i progetti architettonici di
valore. Con molti cantieri già
chiusi e molti in piena operatività, Aldini ha riconsegnato e
continua a riconsegnare alla
fruizione della cittadinanza un
patrimonio culturale, forte
identità e memoria storica.
Fiore all’occhiello dell’Aldini
Group è l’impegno profuso nell'area degli immobili di prestigio. Un’ampia tipologia di palazzi e complessi architettonici, che vengono acquistati, ristrutturati, frazionati e venduti
per rispondere alla domanda
Il complesso residenziale
residenziale e commerciale. In
tal senso Aldini si propone come uno degli operatori nazionali più di spicco nelle intermediazioni di immobili ad alto valore aggiunto. Le proprietà trattate spaziano da palazzi storici
di epoca settecentesca ad immobili di particolare rilievo nell'architettura urbana ed extraurbana del ’900 Oggi la Aldini
Immobiliare si pregia di commercializzare in pieno centro
di Taormina il Residence Minerva Luxury, struttura prestigiosa nata da un concept architettonico di grande modernità
che verrà ultimata entro Maggio 2015. Il complesso comprenderà 30 unità abitative
con metratura dai 50 ai 100 metri quadri, ognuna delle quali
dotata di parcheggio privato,
luminose vetrate con infissi in
acciaio, ampi balconi, nel verde del parco circostante. Un’opportunità di investimento immobiliare estremamente vantaggiosa e di grande valore, il
residence Minerva coniuga
una straordinaria posizione ad
un’alta qualità progettuale, anche grazie all'uso di temi e materiali-come il tipoco granito locale- pensati per integrare armonicamente il progetto al
contesto urbano e naturalistico. La soluzione contemporanea in grado di sposare l'animo
antico di un luogo unico al
mondo.
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 31 Luglio 2014
PA
Gli appuntamenti
Grande lirica al Teatro Antico
C’è attesa per le rappresentazioni di Cavalleria rusticana, Pagliacci e Tosca
C
resce l’attesa per gli spettacoli lirici
firmati al Teatro Antico di Taormina
da Enrico Castiglione, regista e scenografo di fama internazionale che,
da ben sette anni, porta ogni estate nella
millenaria cavea classica la qualità dei suoi
allestimenti operistici, assicurando un rilancio turistico senza pari della città e del suo
teatro. E ciò grazie all’enorme affluenza di
pubblico ma soprattutto alla trasmissione
in mondovisione delle spettacolari messinscene. La kermesse torna ora immancabilmente ad impreziosire le notti d’agosto taorminesi, e lo fa con titoli celeberrimi dal forte appeal: dalla Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni a Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, passando per la Tosca di Giacomo Puccini.
Si tratta di tre imponenti produzioni, realizzate dalla Fondazione Festival Euro Mediterraneo e inserite nella programmazione di
Taormina Arte, in particolare della sezione
«Musica & Danza», di cui Enrico Castiglione
è direttore artistico. Con lui arrivano nella
Perla dello Jonio i più grandi nomi della lirica, della danza, della musica classica, per da-
re vita ad una Stagione Lirica che è da tempo l’evento più importante della stagione
musicale siciliana.
E veniamo ai dettagli del programma. Il
debutto, fissato per sabato 2 agosto, prevede insieme il dittico di Mascagni e Leoncavallo, in replica lunedì 4 agosto. Cast di primissimo ordine: in Cavalleria rusticana il soprano Silvana Froli (Santuzza), il tenore Piero Giuliacci (Turiddu), il soprano Tian Hui
(Lola), il mezzosoprano Sofio Janelidze
(Mamma Lucia), il baritono Marcello Lippi
(Alfio). In Pagliacci ancora Piero Giuliacci
(Canio), il soprano Valeria Sepe (Nedda/Colombina), il tenore Giuseppe Distefano (Pepe/Arlecchino), i baritoni Giovanni Di Mare
(Tonio/Taddeo) e Valdis Jansons (Silvio).
L’accuratissima e suggestiva impostazione registica di Enrico Castiglione, attento ad
ogni dettaglio, conquisterà ancora una volta gli spettatori, anche attraverso l’utilizzo
di spettacolari scenografie dalla forte connotazione simbolica: un’imponente croce per
Cavalleria rusticana e un circo immaginario
per Pagliacci. Altrettanto sensazionali i coloratissimi costumi di Sonia Cammarata, ispi-
Si tratta di
tre imponenti
produzioni,
realizzate
dalla
Fondazione
Festival Euro
Mediterraneo
Il direttore
artistico
Enrico
Castiglione.
Con lui
arrivano i più
grandi nomi
della lirica
rati alle antiche ceramiche di Caltagirone
per Cavalleria e al mondo circense per Pagliacci. L’esecuzione musicale è affidata al
Coro Lirico Siciliano, istruito da Francesco
Costa, e all’Orchestra Filarmonica di Hang
Zhou — composta da novanta straordinari
elementi provenienti appunto dalla Cina e
dal Grande Teatro della Città di Hang Zhou
— diretta da Yang Yang, uno dei più popolari e validi direttori d’orchestra cinesi. Una
collaborazione importante per la Città di Taormina, dove grazie alla fama internazionale di Enrico Castiglione arriverà un’importante delegazione di imprenditori cinesi guidata dal Sindaco di Hang Zhou.
Particolare attenzione circonda il nuovissimo allestimento di Tosca, eterna storia di
amore e passione che si conclude tragicamente con l’esecuzione di Cavaradossi e lo
spettacolare suicidio della protagonista dalle mura di Castel Sant’Angelo. Tre le recite
(9, 11 e 13 agosto). Si tratta di un nuovo allestimento che per Enrico Castiglione sarà il
sesto come regista e scenografo, unico regista al mondo ad avere già all’attivo ben due
film del capolavoro pucciniano (il primo, re-
alizzato nel 2000 con José Cura e Renato Bruson, il secondo realizzato proprio a Taormina nel 2008 con Marcello Giordani, Renato
Bruson e Martina Serafin), il titolo che il
grande maestro nato a Roma ma di origini
siciliane ha portato in giro più di ogni altro
nel mondo (e quest’anno non solo a Lecce,
ma anche a Malta, ottenendo uno strepitoso
successo). Un nuovo allestimento le cui
idee plastiche della scenografia e il dinamismo realistico della regia ben si sposano
con l’eleganza dei costumi disegnati da Sonia Cammarata. Il Coro Lirico Siciliano e
l’Orchestra Nazionale della Turchia diretta
da Cem Mansur si esibiranno insieme ad un
cast d'eccezione: il soprano Elena Rossi (Tosca), il tenore Nester Martorell (Cavaradossi), il baritono Francesco Landolfi (Scarpia);
e ancora il baritono Giovanni Di Mare (sagrestano), il basso Andrea Lentini (Angelotti e Sciarrone), il tenore Giuseppe Distefano
(Spoletta), il basso Alberto Maria Antonio
Munafò-Siragusa (carceriere) e il contralto
Antonella Leotta (pastorello).
Red. Spe.
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momisdam.com
paolofiorillo.com
Capri in a bottle.
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Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
DOLCE & GABBANA
PRADA
GUCCI
ROBERTO CAVALLI
DSQUARED
MIU MIU
FAUSTO PUGLISI
FENDI
UNGARO
SALVATORE FERRAGAMO
ANTONIO MARRAS
ANDREA INCONTRI
BRIONI
ETRO
TOD'S
FAY
HOGAN
CHURCH’S
BURBERRY
PAOLO PECORA
PHILIPP PLEIN
CORNELIANI
BOTTEGA VENETA
TORY BURCH
GRAN SASSO
MONCLER
DIESEL
GIVENCHY
I'M ISOLA MARRAS
POLO RALPH LAUREN
ERMENEGILDO ZEGNA
ARMANI JEANS
ARMANI JUNIOR
STONE ISLAND
MANILA GRACE
SIMONETTA
Fino al 31/08/2014
PA
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Corriere del Mezzogiorno Giovedì 31 Luglio 2014
PA
Da vedere
Paradiso chiamato Timpa
La riserva si sviluppa in un lungo tratto
a precipizio sul mare per circa 6 chilometri
L
a Timpa di Acireale è stata dichiarata riserva naturale nel
1999 per il suo elevato interesse
e valore di tipo naturalistico, geologico, faunistico e vegetativo.
Sebbene essa sia compresa in un territorio fortemente antropizzato, segnato da insediamenti frequenti e da un
uso del suolo molto articolato, da numerose vie di collegamento tra Acireale e le sue frazioni marine, affascina
ancora per la sua particolare bellezza:
«un maestoso altopiano e una parete
scoscesa di origine vulcanica che comprende un lungo tratto della scogliera
lavica della costa acese…è questa la
Timpa d’Aci!»
In verità si tratta di uno spaccato naturale in cui si possono ammirare
gran parte dei terreni e delle rocce vulcaniche presenti nel sottosuolo
dell’area vulcanica etnea. La riserva si
sviluppa in un lungo tratto a precipizio sul mare per una lunghezza di circa 6 chilometri, con livelli altitudinali
da poche decine di metri chiamate Acque Grandi, sino a più di 200 metri dal
livello del mare. Essa inoltre si divide
in due aree: zona A (riserva) e zona B
(pre-riserva) al fine di garantire sempre un efficiente sistema di tutela ambientale.
La Timpa esibisce al suo pubblico di
visitatori antiche grotte o caverne naturali, coste a strapiombo sul mare
(Capomulini), coste a scarpata (Santa
Maria la Scala) scogliera con insenature (Stazzo) e infine una pianura agrumicola (Santa Tecla).
L’importanza storica della riserva,
sul piano della difesa del territorio, è
attestata da alcuni importanti elementi architettonici fra cui la celebre For-
Itinerari
La Timpa esibisce al suo pubblico di
visitatori antiche grotte o caverne naturali,
coste a strapiombo sul mare (Capomulini),
coste a scarpata (Santa Maria la Scala)
scogliera con insenature (Stazzo) e infine
una pianura agrumicola (Santa Tecla).
tezza del Tocco. Dalla fortezza anticamente si avvertiva, con un colpo di
cannone, dell’arrivo di eventuali aggressori.
Vi sono ancora oggi tracce delle originarie torri, un tempo disseminate
strategicamente lungo il costone lavico della Timpa, un rifugio sicuro per
gli abitanti delle Aci. La vasta area presenta in parte attività colturali, agricole e silvo-pastorali purché queste non
contrastino la conservazione degli ambienti naturali.
La riserva naturale assume anche
un’importanza singolare per il crescere spontaneo della vegetazione mediterranea, per i corsi d’acqua sotterranei che la percorrono e per i punti panoramici e scenografici che la caratterizzano; le sue numerose e verdi aree
boscate, rese coltivabili con terrazza-
Le peculiarità
La riserva naturale assume anche
un’importanza singolare per il crescere
spontaneo della vegetazione mediterranea,
per i corsi d’acqua sotterranei
menti e con opere di canalizzazione
che consentono la pratica della limonicoltura.
La ricchezza delle specie vegetali è
favorita dalle diversità ambientali dovute alle tipologie del suolo, alle diverse esposizioni e ai diversi livelli di
umidità.
Sulle rupi si osservano il Garofanino delle Rocce e il Balico. Nelle zone
con un’alta umidità sono presenti la
Canna del Reno e la piccola felce. In
ambienti freschi e umidi si rilevano il
Frassino, l’Olmo e il Castagno, mentre
tra gli elementi caratteristici del paesaggio mediterraneo si possono ammirare l’Ulivo, il Carrubo e il fico d’india.
Altre tipologie di vegetazione a carattere erbaceo sono il Cappero e il Finocchio di mare.
Tra le specie animali presenti nella
Timpa si possono ammirare: la donnola, il riccio, il coniglio selvatico; rettili:
il biacco e la lucertola campestre; specie di uccelli: il falco pellegrino, la poiana; rapaci notturni: il barbagianni e
la civetta; mentre nella zona costiera
si avvistano i voli del gabbiano reale e
del gabbiano comune.
Le acque riservano fondali vulcanici ricchi di anfratti naturali, nascondigli ideali per ricci e polpi, murene e paguri, aragoste e coralli.
La riserva può essere agevolmente
visitata attraverso il caratteristico itinerario seicentesco delle «Chiazzette», sentiero a tornanti che dalla Statale 114 conduce sino al borgo marinaro
di Santa Maria La Scala, originariamente un piccolo paese di soli pescatori.
Red. Spe.
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Le caratteristiche
Ecco la magnificenza del Barocco acese
Anche la città rivestita in stile a seguito del terribile sisma del 1693
Il Barocco acese si
differenzia per gli
stretti legami col
Barocco romano che
sfoggia l’uso
frequente di elementi
scultorei come
mensole, mostri,
cartigli, nicchie, statue,
trabeazioni spezzate
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A
cireale, si colloca al confine tra il Val
di Noto e il Valdemone. Col primo
condivide la tragica esperienza del
terremoto del 1693 e l’ardore della ricostruzione sotto le direttive di Giuseppe Lanza,
Duca di Camastra; dal secondo, ricava i nuovi canoni estetici di gusto michelangiolesco, introdotti a Messina dalle maestranze
toscane e lombarde, che fecero uso di tritoni, deità marine, mascheroni, figurazioni
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mostruose e fantastiche, che tanto dovevano colpire la fantasia dei lapidum incisores
siciliani. Così anche la città di Acireale si riveste in stile Barocco siciliano in seguito al
terribile sisma del 1693. Già nel ‘600 la città
si mostra ricca di chiese, collegi, conventi,
palazzi signorili in stile tardo medievale, dove lo sviluppo urbano è costituito da strade
strette e intricate, le quali trovano conclusione in slarghi irregolari sui quali generalmente avviene l’ingresso alle unità edilizie.
La ricostruzione del ‘700 mantiene lo stesso
schema urbano, donando ad Acireale un gusto originale distinto dalle altre città siciliane. Il Barocco acese si differenzia per gli
stretti legami col Barocco romano che sfoggia l’uso frequente di elementi scultorei come mensole, mostri, cornucopie con frutti,
modanature, volute di raccordo, cartigli,
nicchie, statue, trabeazioni spezzate. In particolare, le mensole dei balconi dai tratti antropomorfi e zoomorfi sono il frutto degli
abili lapidum incisores locali che abbelliscono i principali edifici della città, conferendo loro, insieme agli altri elementi barocchi, aspetti di teatralità dai lineamenti scenografici con spazialità illusive. Tra gli architetti e gli ingegneri più illustri che hanno operato ad Acireale ricordiamo Antonino Scalia, Paolo Amico Guarrera, Francesco
di Paola Patanè, Carlo Cocuccio, Lorenzo e
Giovanni Maddem, Mariamo Panebianco,
Carmelo Sciuto Patti.Nel corso dei secoli, lo
sviluppo urbano della città è avvenuto in
direzione Nord Sud a causa della originale
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conformazione orografica del sito. L’impianto urbanistico di Acireale è caratterizzato da due assi viari convergenti, Corso Umberto e Corso Savoia che si congiungono
nel cuore vivo della città, Piazza Duomo, dove si concentra la vita politica, amministrativa e religiosa. La concezione di tale piazza
ha una valenza teatrale data dalle quinte
qui più che mai architettoniche costituite
dalla Cattedrale, dalla chiesa di San Pietro e
San Paolo, dal Municipio e dai palazzi Modò, Calì Bonanno. Proseguendo da Piazza
Duomo verso via Ruggero Settimo si ammira l’elegante palazzo barocco Pennisi Floristella prospiciente la basilica di San Sebastiano e la graziosa villetta Lionardo Vigo,
recentemente restaurata. Continuando si incontra l’unico esempio in stile gotico-catalano della città, il portale della chiesa di San
Antonio di Padova (1473). Da qui si raggiunge Piazza Odigitria nella quale sorge la
chiesetta dedicata a Santa Maria dell’Odigitria, gioiello barocco incastonato nel cuore
pulsante della città. Ritornando in Piazza
Duomo si può percorrere via Cavour, antico asse viario che conduce al quartiere di
San Domenico e all’omonima piazza. Da
questo punto si snodano diverse strade
strette, intricate e tortuose che si concludono in slarghi irregolari tipici dell’impianto
urbano di epoca medievale.
La piazza San Domenico si fa notare per
due elementi che la distinguono: il primo è
l’omonima chiesa barocca dalla facciata di
pietra bianca di Siracusa che si eleva su una
scalinata di pietra lavica; il secondo invece
è il palazzo della famiglia Musmeci, anch’esso barocco nato dal connubio tra la pietra
lavica e quella bianca.
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14
Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
PA
Gli appuntamenti
La mostra è
curata da
Caterina
D'Amico ed è
realizzata
in
collaborazione
con
Fondazione
Federico II
Spettacoli,
danza e arte
R
icchissimo il programma di spettacoli e manifestazioni in programma
questa estate a Taormina. Tanto per
cominciare, la compagnia Scimone
Sframeli festeggia a Taormina, nella seconda
metà di luglio (dal 18 al 31 luglio), i primi 20
anni di attività teatrale, nello stesso luogo dove debuttarono con Nunzio, il 20 agosto del
1994, con la regia di Carlo Cecchi.
Una vera e propria «monografia» che vuole ricordare il sodalizio artistico di Spiro Scimone autore/attore e Francesco Sframeli attore/regista, entrambi messinesi, esempio di
compagnia teatrale che mette in scena il proprio repertorio di drammaturgia contemporanea, diventato negli anni un punto di riferimento in Italia e all’estero. Questa sera al Palazzo dei Congressi (sala a) alle 21.30 è il programma la rappresentazione di Giù del 2012.
Giù è un invito indignato a rompere il silenzio per dare voce agli altri. È un urlo contro il marciume della nostra società che umilia la dignità e la libertà dell'individuo. In
un'atmosfera surreale, dove il dramma è in
continuo equilibrio con la comicità, il Figlio,
una mattina, sotto gli occhi del Papà, sbuca
fuori dal cesso per manifestargli il proprio
malessere contro un mondo sempre più saturo di egoismo e d'indifferenza. Il Papà, vedendo il proprio figlio nel cesso, cerca di tirarlo
fuori. Ma, nel cesso, non c'è solo il Figlio da
tirare fuori. Nel cesso, da tirare fuori, c'è anche Don Carlo, un prete scomodo, che è finito giù «perché su non vuole più stare comodo». Giù è finito il sagrestano che dopo tanti
anni di soprusi e violenze, stanco di subire,
trova nel cesso la forza e il coraggio di ribellarsi. Giù c'è, anche, il povero cristo di Ugo
che preferisce cantare sotto un ponte per non
perdere la dignità e per non vendere la propria dignità. Giù ci sono tante persone che,
per difendere i valori umani e lottare contro
il male che avanza, aspettano il loro turno
per tornare su… per tornare, di nuovo, su.
E non è finita qua. Nell’estate di Taormina
c’è anche la danza. L’edizione 2014 della sezione «Musica&Danza» di Taormina Arte diretta da Enrico Castiglione si arricchisce e
moltiplica le proposte. Le più belle arie, romanze e musiche tratte dalle più celebri operette, eseguite sotto la direzione di Salvo Miraglia, saranno così protagoniste del «Gala
dell'operetta» che andrà in scena domenica
10 agosto.
La Turkish National Orchestra, che già lo
scorso anno proprio a Taormina si è distinta
in un bellissimo concerto con il violinista
Shlomo Mintz, torna il 12 e 14 agosto, sotto
la direzione di uno dei più versatili direttori
d'orchestra turchi, Cem Mansur, in due distinti concerti sinfonici, il primo dedicato al-
Si comincia con i 20 anni della
compagnia Scimone e Sframeli
stra è un percorso nel film che nel 1963 sancì
uno dei grandi trionfi internazionali del cinema italiano, lanciando una delle immagini
più forti e influenti della Sicilia nel mondo.
Un viaggio tra il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e l'opera di Luchino Visconti, per ripercorrere le vicende e misurarne
l'attualità. La mostra è inaugurata il 14 giugno al Palazzo Corvaja di Taormina alla presenza di Claudia Cardinale, rimarrà aperta sino il 17 agosto, da martedì a domenica dalle
ore 11 alle ore 13 e dalle ore 17,30 alle ore
22,00 (lunedì chiuso). Entrata 5 euro. Ridotto 3,50 euro (11-18 anni; over 65 anni). Entrata gratuita (0-10 anni). La mostra è curata
da Caterina D'Amico ed è realizzata in collaborazione con Fondazione Federico II, Titanus, Fondazione Istituto Gramsci, Archivio
Luchino Visconti, partecipazione della Fondazione Tirelli Trappetti , Costumi d'Arte Peruzzi, Tirelli Costumi, Centro Sperimentale
di Cinematografia, Sede Sicilia e Taormina
Arte.
Red. Spe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sopra, Turkish National Orchestra. A sinistra, Spiro Scimone (autore/attore) e Francesco Sframeli (attore/regista), entrambi
messinesi, esempio di compagnia teatrale
che mette in scena il proprio repertorio
la Russia, il secondo alla Germania. Il 12 agosto verranno eseguite pagine musicali meravigliose come i Quadri di un'esposizione di
Modest Mussorgskij e il Concerto per violino
ed orchestra n. 1 di Petr Il'Ic Cajkovskij, con
solista la prodigiosa Marianna Vasileva; il programma del 14 agosto prevede il Concerto
per pianoforte ed orchestra n. 1 di Ludwig
van Beethoven, pianista solista Antonino Fiumara, la «Danza dei sette veli» dalla Salome
di Richard Strauss (di cui quest'anno ricorre
il 150esimo anniversario dalla nascita) e «Preludio e morte di Isotta» dal Tristan und Isolde di Richard Wagner. Due «soirées musicales» assolutamente da non perdere, che suggellano un cartellone dal notevole spessore
artistico e culturale.
Infine l’arte, con la mostra «C'era una volta
in Sicilia: i 50 anni del Gattopardo». La mo-
GIULIANAdiFRANCO
L’eccellenza orafa siciliana
nel cuore antico di Taormina
G
IULIANAdiFRANCO gioielli, il più importante
brand siciliano di gioielleria di alta gamma e con un
forte contenuto di design e artigianalità, lancia il suo programma di apertura di negozi
monomarca con il Flagship
Store di Taormina, in via San
Pancrazio,15. Il 18 maggio
2013 scorso, un gioioso taglio
del nastro ha inaugurato lo
spazio al centro della cittadina siciliana famosa in tutto il
mondo. In posizione ideale
per accessibilità, ma al riparo
dalla folla di turisti… per chi
della Sicilia cerca il vero.
«Volevamo portare a Taormina, dopo averlo fatto da itineranti in molte parti del mondo, l’eccellenza del Made in Sicily e dell’Artigianalità, in uno
spazio tutto nostro che potesse mettere in luce al meglio l'anima delle nostre collezioni di
gioielli», ha spiegato la designer Giuliana Di Franco. «Il
progetto, è stato sviluppato se-
condo il nuovo concept studiato da Giusi Buono, direttore
creativo della comunicazione
visiva dell'azienda, riuscendo
a coniugare al meglio l'idea di
"mostrarsi " con quella di una
certa intimità. Uno spazio elegante e fortemente caratterizzato, com’è nello stile
dell’azienda. Una grande parete dipinta a mano con i colori
del brand ci accoglie e ci accompagna in un mondo del
tutto nuovo e imprevedibile».
E ancora: «L’obiettivo è appli-
care questo nuovo concept a
tutte le boutique di prossima
apertura».
Il flagship store di Taormina rappresenta quindi un’importante vetrina per il brand
GIULIANAdiFRANCO gioielli,
che contemporaneamente sta
lavorando al progetto di propri corners nei negozi «Ceramiche De Simone», altro marchio di prestigio del Made in
Sicily.
Red. Spe.
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Corso Umberto 174/A - tel. 0942 23470
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Giovedì 31 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
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