La tossicodipendenza e Vipassana597

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La tossicodipendenza e Vipassana597
La tossicodipendenza e
Vipassana*
di Gerhard Scholz**
La definizione di tossicodipendenza - La dinamica tra mente e
materia - Esame dei casi e considerazioni metodologiche - Un
esempio - Riflessioni sull’esempio - Compendio dei risultati
La dipendenza non deriva dalla droga - Caratteristiche del
progredire della dipendenza - I problemi da risolvere - Rimuovere
la causa profonda - La reazione alle sensazioni spiacevoli
L’esperienza è soggettiva - Il ruolo della meditazione Vipassana
La sensazione nell’insegnamento del Buddha - I vari stadi
Quali prospettive?
* Questo articolo è stato scritto dall’Autore prima della
fondazione della clinica per tossicodipendenti ‘Start Again’, a
Zurigo nel 1990. Per approfondimenti sul tema vedi anche il
suo articolo ‘Vipassana e la dipendenza’ nella sezione Biblioteca
Vipassana - Articoli e saggi. E il libro in inglese ‘Awareness
and wisdom in the addiction therapy’ nella sezione Biblioteca
Vipassana - Libri, estratti di libri.
** Scholz G. Ricercatore sociale, ha studiato Scienze politiche
e sociali. Si è specializzato presso l’Istituto Meilener nella
terapia di coppia sistemica e terapia della famiglia, e con il
corso di formazione per dirigenti in sviluppo organizzativo
sistemico (con Peter Senge del MIT Usa). Fondatore e direttore
del Centro per la Terapia della dipendenza Start Again (www.
startagain.ch) dal 1990 al 2000.
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La tossicodipendenza e Vipassana
L’uso della droga è diventato un problema internazionale molto diffuso, sebbene i tipi di droga e le
modalità d’uso varino da paese a paese.
La storia dei fenomeni generalmente conosciuti,
nel loro insieme, come ‘dipendenza’ è lunga e complessa. Gli studi che sono stati fatti in questo campo
sono invece recenti.
La definizione di tossicodipendenza
Nella moderna letteratura scientifica o medica
non esiste una definizione della tossicodipendenza universalmente riconosciuta. La definizione più
diffusa è quella della Commissione di Esperti sulle
Droghe che producono Assuefazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1957:
“La dipendenza dalla droga è uno stato di intossicazione periodica o cronica provocata dal consumo
reiterato di una droga (naturale o sintetica). Le sue
caratteristiche comprendono:
1) un desiderio o bisogno irrefrenabile (compulsione) di continuare a consumare la droga e di ottenerla con ogni mezzo;
2) una tendenza ad aumentare la dose;
3) una dipendenza psichica (psicologica) e generalmente fisica dagli effetti della droga;
4) un effetto dannoso sull’individuo e sulla
società."
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La tossicodipendenza e Vipassana
Si tratta di una definizione che riconosce sia la dipendenza psicologica che quella fisiologica, che ha
come caratteristica fondamentale la qualità sempre
più coercitiva d’un impulso irresistibile.
La questione di sapere se il termine ‘dipendenza’
dovesse essere riservato ai casi di assuefazione fisiologica, o se dovesse anche comprendere la dipendenza
psicologica, è sempre stata difficoltà da risolvere. Un
altro problema da sempre controverso è l’uso della parola ‘bramosia’. Secondo le conclusioni di Alcoholic Anonymus:
“Gli affetti da alcolismo non bevono per sfuggire alla
realtà, ma per appagare un desiderio imperioso che
va al di là del loro controllo mentale”.
Non possono cioè cominciare a bere senza produrre il fenomeno del desiderio compulsivo, o bramosia. Questo termine veniva rifiutato da altri perché ritenuto troppo vago.
Un altro motivo di disaccordo era la questione di
ciò che la dipendenza produce nell’individuo. Alcuni ritenevano che la dipendenza dall’oppio non
avesse effetti, o ne avesse di trascurabili, sulla personalità, mentre altri erano dell’opinione che la dipendenza di qualsiasi genere provoca una completa
trasformazione della personalità.
La dinamica tra mente e materia
Ciò che manca a questi concetti dualistici della
dipendenza è la dinamica esistente tra i due campi
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La tossicodipendenza e Vipassana
di mente e materia. Se non conosciamo questa forza propellente, questo meccanismo sotterraneo che
provoca la dipendenza, non è possibile liberarsi da
essa. Se non stiamo attenti, in questo campo della
ricerca e della riabilitazione, non facciamo che sostituire una prigione ad un’altra, e perdiamo la possibilità della liberazione.
Oggigiorno, le teorie del mondo della scienza e
della medicina sulla natura della dipendenza e sul
suo trattamento sono cambiate radicalmente. Molti ricercatori ora riconoscono che la dipendenza, sia
essa da narcotici, alcol, eroina, anfetamine od altre
sostanze chimiche, è un’unica malattia. Dalle tipiche
storie raccontatemi dai tossicodipendenti durante il
mio lavoro di ricerca, risulta che essi cambiano di
droga quando quella di cui si servono non è disponibile, e manifestano un comportamento dipendente anche nei riguardi di sostanze considerate non
suscettibili di creare dipendenza (marijuana, pillole
dietetiche, ecc.). Ciò significa chiaramente che nello
studio della dipendenza occorre comprendere che
l’elemento chimico non costituisce l’intero problema, ma che è la reazione ad esso da parte dell’individuo e la dinamica di questi due aspetti a creare la
difficoltà.
Esame dei casi e considerazioni
metodologiche
Da vent’anni a questa parte, gli studiosi di scienze
sociali hanno riconosciuto la validità dei dati ricavati dalla vita dei tossicodipendenti, ed usati in un
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La tossicodipendenza e Vipassana
primo tempo dalla famosa scuola di Chicago. Normalmente, gli studi effettuati su casi ricavati dalla
vita rivelano le cause, e suggeriscono i rimedi, di
un problema sociale, informazioni queste che non
si possono ottenere attraverso tecniche più formali,
che dipendono fortemente dai dati esterni. Stabilendo una relazione personale in cui l’esperienza della
tossicodipendenza viene descritta dal punto di vista del soggetto, l’analista cerca di entrare in questa
esperienza di vita; in seguito, impegnando il soggetto in un dialogo critico riferito a queste esperienze,
egli si sforza di decifrare i dati empirici in modo da
arrivare ad una ‘teoria fondata’.
Il seguente brano inedito, ricavato da un’intervista
fatta ad un ex-tossicodipendente australiano, servirà
da illustrazione:
Un esempio
Joe: “... la dipendenza significa, fondamentalmente, evasione, fuga dalla realtà... si evade anche nella
pazzia... Un tossicodipendente usa la droga come
mezzo di evasione. Ed è un mezzo molto, molto
potente... molto più potente che la fantasia pura e
semplice di cui si servono gli essere umani, quando
si rifugiano nei sogni, nel lavoro fine a se stesso, nella televisione. La motivazione della droga, l’uso della
droga è molto più potente di qualsiasi altra cosa... e
per questo... l’evasione arriva al punto da minacciare
la vita stessa. Mentre altre motivazioni come soldi,
potere, prestigio, o... non rappresentano minacce
per la vita.”
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La tossicodipendenza e Vipassana
Questo frammento di storia dimostra la capacità
della gente di articolare i propri problemi, servendosi del linguaggio del mondo in cui vive. Il compito
dello scienziato è essenzialmente quello di ricostruire l’inerente logica strutturale, il che si riduce spesso
a formalizzare e commentare l’esattezza del giudizio
espresso. La storia di Joe indica allo scienziato gli
argomenti di base che occorre spiegare e sviscerare
(tenendo presente che quella citata non è che una
piccola parte di una lunga intervista).
Riflessioni sull’esempio
Ricostruire il testo in modo analitico esulerebbe
dallo scopo di questo articolo. Considereremo soltanto alcuni punti essenziali che vengono in luce nel
passaggio citato. Il primo è che l’assuefazione alla
droga crea essa stessa assuefazione. Gli individui che
sono predisposti alla dipendenza sono inesorabilmente risucchiati in una spirale di comportamento
irrazionale che li trascina sempre più in basso. (Nella
storia di Joe il tipo di droga assunto non era importante, ma la dipendenza fu progressiva e fatale).
Il secondo punto riguarda le differenze tra i tipi di
sostanza di cui si abusa. L’abuso di prodotti normali è una fuga dalla realtà, mentre l’abuso di droga
minaccia la vita stessa dell’individuo. L’abuso copre
una gamma vastissima, e più la droga è potente più
rapidamente si creano dei guasti profondi.
Il breve estratto citato più sopra indica che il problema della dipendenza dalla droga è sempre dialettico: rappresenta cioè l’interazione tra una generica
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tendenza alla dipendenza ed una dipendenza specifica, quella dalla droga.
Compendio dei risultati
E’ noto che la droga è un composto chimico che,
assunto dal corpo, ne altera il metabolismo. E’ ovvio che non tutti coloro che assumono droghe sono
tossicodipendenti. Il cosiddetto modello classico di
dipendenza è certamente insufficiente. Questo modello sottolineava la natura intrinsecamente irresistibile della droga; secondo il concetto in questione,
nessuno può resistere alla droga: è la sindrome di
‘una dose e sei spacciato’. Dopo gli anni quaranta e soprattutto negli Usa, questo concetto venne
modificato. Il nuovo modello patologico individua
altrove l’origine della dipendenza. Invece di identificarlo nella droga stessa, considerava che la sorgente
della dipendenza fosse intrinseca ad una minoranza
di persone, esposte alla dipendenza dalla droga in
conseguenza di fattori (sconosciuti) insiti nella loro
personalità.
Una terza posizione, che si è sviluppata in seguito
all’esplosione del consumo di droga negli anni ‘60,
è una variante delle due posizioni precedenti e ne
sintetizza gli argomenti. In essa si sostiene che la dipendenza non è una caratteristica inerente alla droga
o agli individui, ma è la risposta personale ad un
particolare tipo di esperienza. Il problema principale
di tanta ricerca passata e presente è che ci si sbaglia
nell’individuare l’origine della dipendenza.
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La tossicodipendenza e Vipassana
La dipendenza non deriva
dalla droga
La dipendenza non deriva dalla droga; ha inizio
nell’individuo, nella sua situazione e nel suo desiderio di compiere una data esperienza.
Si tratta di una comprensione molto più vasta ed
unificata della dipendenza. Quest’ultima è una risposta molto personale e soggettiva ad un certo tipo
di esperienza; è il risultato di un comportamento,
non necessariamente inerente ad un individuo o ad
una sostanza. Ma la principale questione da risolvere
è la seguente: qual’è esattamente il meccanismo per
cui si tende ad aumentare la dose, e che porta all’incessante consumo di droghe? All’inizio, quella di
prendere la droga è un’esperienza piacevole, poiché
dà la sensazione di essere liberati dall’ansia, mentre,
di fatto, i fattori che scatenano l’ansia vengono ad
essere rafforzati. La droga diminuisce la capacità
dell’individuo di affrontare le difficoltà della vita. È
qui che ha inizio il circolo vizioso della dipendenza
dalla droga, che ha come forza propulsiva l’alternarsi
di schiavitù e sollievo. Tutto ciò è certamente più
complesso della pura dipendenza fisica.
La chiave diagnostica alla patologia della dipendenza risiede nell’osservazione che il paziente persiste nell’uso della droga a dispetto delle conseguenze.
Il che significa che togliere la droga non risolve il
problema della tossico-dipendenza.
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La tossicodipendenza e Vipassana
Caratteristiche del progredire
della dipendenza
La ricostruzione di specifiche esperienze di tossicodipendenza presenta il seguente quadro:
1) La dipendenza ha inizio come esperienza piacevole, come ricerca di sensazioni gratificanti e fuga
da quelle sgradevoli. Diventa dipendenza vera e propria quando l’esperienza non è più piacevole, ma la
persona continua a rischiare il tutto per tutto nel
tentativo irrefrenabile di ripetere ed intensificare
l’esperienza soddisfacente precedentemente prodotta dalla droga.
2) La dipendenza diventa uno stile di vita: prevedibile, abituale e ripetitiva. Il tossicodipendente
dubita della propria capacità di darsi degli obiettivi
realistici e di produrre i risultati che desidera. Poiché
non crede che i suoi sforzi verranno ricompensati,
rinuncia ad impegnarsi. Per lui, la ricompensa è rappresentata dalla droga che ha scelto.
3) In conseguenza dello stile di vita adottato dal
tossicodipendente (che usa, nella maggior parte dei
casi, droghe illegali e molto costose), la sua condotta
diventa trasgressiva nei confronti della società (attività criminali, prostituzione, ecc.).
4) Questi tipi di attività sono in antitesi con i
valori che gli sono stati inculcati. Di qui nascono
forti sensi di colpa e di odio di sé, che portano il
tossicodipendente a ricorrere più pesantemente alla
droga. Continua il circolo vizioso.
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La tossicodipendenza e Vipassana
I problemi da risolvere
Riassumendo, la dipendenza corrisponde ad un
eccessivo grado di assuefazione che è diventato abituale, ossessivo e coercitivo e tale da dominare la vita
di un individuo in tutte le sue varie dimensioni - fisica, mentale, emotiva e sociale. Il che significa che
strategie di cura ad una sola dimensione, siano esse
individuali o basate su teorie psicologiche di socializzazione, non sono adeguate. La guarigione dalla
dipendenza va fondata su un sistema multidimensionale. Tre sono i problemi da risolvere:
1) Occorre fornire una motivazione di fondo, visto che la personalità è andata quasi completamente
distrutta. Il rapporto con l’analista può creare una
base, la possibilità per il tossicodipendente di capire
che c’è qualcosa di valido da recuperare. Egli può
così diventare motivato a mettere fine alla sua dipendenza dalla droga.
2) La dipendenza va sradicata al suo livello più
profondo, là dove ha origine la compulsione, la
mancanza di controllo, e l’incessante ricorso alla
droga nonostante le conseguenze nefaste. In altre
parole, occorre estirpare la causa mentale alla sua
radice.
3) Dopo l’iniziale trattamento residenziale intensivo, è necessario fornire un sistema di sostegno
al tossicodipendente, che deve continuare ad essere
seguito soprattutto durante il processo di reinserimento nella società.
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La tossicodipendenza e Vipassana
Rimuovere la causa profonda
Per acquistare la libertà dalla dipendenza, bisogna eliminare la causa profonda. Questo lavoro
di rimuovere la causa deve essere fatto in maniera
molto sistematica; non può avvenire semplicemente
modificando le circostanze esterne o per un atto di
volontà. È un lavoro di introspezione, che consiste
nello scoprire la causa delle pulsioni interne dannose, e nel determinare se si è in grado di rimuovere
questa causa.
La reazione alle sensazioni spiacevoli
Si può cominciare a prendere la droga per un’infinità di ragioni, ma alla fine l’uso della droga diventa
una reazione alle spiacevoli sensazioni fisiche risultanti dalla costante interazione di mente e corpo e
dai pensieri che accompagnano questa interazione.
Nonostante l’apparenza, non si diventa schiavi di
qualcosa di esterno o di qualcosa che risiede nella
droga stessa. Si diventa dipendenti dalle sensazioni
del proprio corpo. Quando si assume una droga, nel
corpo ha inizio un certo tipo di processo biochimico
e si percepisce una determinata sensazione, che risulta gradevole. Si incomincia a provare desiderio per
essa, si crea un’ abitudine, ed infine si diventa dipendenti dalla sensazione in questione. La dipendenza è
perciò un processo continuo, perché non si vorrebbe
mai smettere di godere di quella sensazione. Succede
in ogni tipo di dipendenza. Si è dipendenti da tante cose, non soltanto dalle droghe e dall’alcol. Qui
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si tratta di una sensazione creata artificialmente che
viene giudicata piacevole. Ma tutte le dipendenze
(n.d.r: che siano al cibo, alle abitudini, al tabacco,
al sesso, agli affetti) sono collegate alle sensazioni.
L’esperienza è soggettiva
Il mondo della fisica ha già cominciato a riconoscere che non si può separare l’elemento oggettivo da
quello soggettivo. Recenti opere scientifiche sostengono una tesi importante, e cioè che ogni esperienza
che sorge nella nostra coscienza è soggettiva, e non
fa parte di un mondo esterno indipendente. Anche
se percepiamo il mondo esterno come una serie di
oggetti sensoriali, ciò che effettivamente raggiunge i
nostri sensi è energia sotto forma di vibrazioni di diverse frequenze. La mente inconscia, che rappresenta ancora un’incognita per la scienza attuale, è in costante contatto con questi schemi energetici, che la
fisica moderna spesso descrive semplicemente come
complessi di probabilità statistiche. Queste vibrazioni non recano informazioni soggettive, ma assumono semplicemente un valore oggettivo. Innescano
dei codici neurali, che il cervello e le sue valutazioni
trasformano in un modello di un mondo esterno.
A questo modello viene dato un valore soggettivo,
ed esso viene proiettato fuori per formare il mondo
soggettivo. Sfortunatamente, noi diamo il nome di
‘mondo oggettivo’ a questa mescolanza di elementi
soggettivi ed oggettivi. Dal fatto che molti di noi
vedono lo stesso tipo di mondo esterno, deduciamo
di avere dei modelli similari. La similarità dei mo-
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delli non implica necessariamente l’uniformità del
mondo che è all’origine di quei modelli.
Il ruolo della meditazione Vipassana
Si è dipendenti da un certo tipo di sensazione
crea­ta dall’uso della droga e dai conseguenti processi
chimici che si producono nel corpo. La dipendenza ha raggiunto il livello più profondo della mente
e con tutta probabilità si è radicata nell’inconscio.
Poiché Vipassana, lavorando con le sensazioni, raggiunge il livello inconscio della mente, essa può
estirpare le radici della dipendenza.
La parte più profonda della mente è costantemente
in contatto con le sensazioni fisiche. A mano a mano
che diventiamo consapevoli delle sensazioni e che le
osserviamo con equanimità, la dipendenza che esiste
a livello inconscio viene automaticamente eliminata.
L’interrelazione di mente e corpo è la chiave della
meditazione Vipassana ed ha un’importanza cruciale
nell’insegnamento del Buddha.
Tutto ciò che sorge nella mente è accompagnato dalla
sensazione.
(Anguttara Nikaya 8, Mulaka Sutta).
Pertanto l’osservazione delle sensazioni rappresenta il mezzo per esaminare la totalità del proprio essere, sia sul piano fisico che su quello mentale.
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La tossicodipendenza e Vipassana
La sensazione nell’insegnamento
del Buddha
Nel Satipatthana Sutta, il Discorso sui Fondamenti
della Consapevolezza, il Buddha presenta la pratica
della meditazione Vipassana per la purificazione della mente. Qui viene sottolineata l’importanza della
sensazione (in pali, ‘vedaná’). Altri riferimenti al ruolo centrale delle sensazioni si trovano nei seguenti
discorsi: Brahmajála, Pathama Ákasa, Pathama Gelánna,
Indriya Bhávaná, Dìghanaka, Pahana, Mahá-Saláyatanika, Ápána.
Quando il tossicodipendente comprende che, osservando se stesso attraverso le sensazioni, egli può
liberarsi dalla dipendenza, e lavora sulle sensazioni
con la meditazione Vipassana, egli è sulla via della guarigione. Ma la meditazione Vipassana non
ha nulla di magico o di miracoloso. Occorre che
vi sia un forte desiderio di uscire dalla dipendenza. Lavorare a questo scopo osservando se stessi a
livello di sensazioni richiede una solida volontà. È a
questo punto che assume importanza il ruolo dello
psicologo, come è stato riscontrato in uno dei più
validi centri di riabilitazione per tossico dipendenti dell’Australia. A Cyrenian House si opera con il
lavoro di analisi, l’intervento di crisi, la filosofia integrata di Narcotics Anonymous, e la prima parte
di un corso di dieci giorni di meditazione Vipassana,
e cioè la meditazione Anapana, che consiste nell’osservazione di ogni inspirazione ed espirazione.
La funzione dello psicologo è quella di stabilizzare il tossicodipendente, dargli una comprensione
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razionale della situazione, e motivare la persona a
rimanere ‘pulita’ dopo l’uscita dal centro di riabilitazione. Si raccomanda poi la partecipazione ad
un corso di Vipassana. Tuttavia, se non esiste una
motivazione ad uscire dalla dipendenza, ed ed impegnarsi correttamente in base alle istruzioni ricevute,
Vipassana non darà i risultati previsti. È la motivazione che permette al tossicodipendente di lavorare
per sradicare le proprie negatività mentali e di far
fronte alle difficoltà che inevitabilmente si incontrano durante un corso di Vipassana.
Quando un individuo smette di consumare droghe, si trova ben presto un una situazione di disagio.
Sentimenti e sensazioni sgradevoli affiorano alla superficie, e la mente reagisce con essi.
I vari stadi
Praticando la meditazione Vipassana per sradicare
le cause del comportamento compulsivo, si passa attraverso vari stadi:
1) Le sensazioni vengono mantenute completamente nell’inconscio. Ciò significa che non appena
c’è il minimo presentimento che un pÒ di disagio e
di dolore sta per raggiungere la parte conscia della
mente, il tossicodipendente cede immediatamente alla dipendenza, presumendo che questo serva a
bloccare la sofferenza.
2) Con la pratica di Vipassana, ha inizio l’operazione. I sentimenti repressi, e con essi le sensazioni
spiacevoli, incominciano ad emergere dalla mente
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La tossicodipendenza e Vipassana
inconscia. Questa è la parte più critica per il tossicodipendente, poiché la sua maggior debolezza risiede
appunto nel rifiuto di affrontare la realtà profonda e
spiacevole del suo inconscio.
3) La mente diventa gradualmente più equanime.
Con l’osservazione della propria realtà interiore, si
scopre per prima cosa che queste sensazioni sono accettabili e, in secondo luogo, che il condizionamento che distorce la percezione di queste sensazioni
può gradualmente venire eliminato, con l’instaurarsi della pura consapevolezza e della saggezza.
Con lo svanire dell’ignoranza, il paziente guarda
la realtà così com’è. Le sotterranee tendenze di desiderio ed avversione vengono sradicate, e l’individuo
emerge lentamente dalla sua dipendenza.
Quali prospettive?
Durante il periodo trascorso al Vipassana International Academy, ho constatato che molti dei tossicodipendenti che cercano di seguire un corso di
Vipassana di dieci giorni non sono in grado di superare i problemi dello stadio n°2, e cioè di affrontare
i sentimenti repressi e le sensazioni spiacevoli che
emergono dalla mente inconscia. Di conseguenza,
parecchi di loro lasciano la sede del corso all’inizio
di esso, incapaci di afferrare la tecnica in profondità.
Ciò dimostra che le attività di riabilitazione quali
il rapporto con lo psicologo, le terapie di gruppo,
role modelling, (drammatizzazione-psicodramma) o
le cure post-trattamento, etc., non possono essere
rimpiazzate da Vipassana, né le attività di riabilita-
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La tossicodipendenza e Vipassana
zione possono sostituire Vipassana.
Dappertutto, comunità diverse si ispirano ad una
varietà di concetti. (E’ il caso di Fair Oaks e Daytop,
per citare due dei gruppi più efficienti degli USA).
Alcune usano il lavaggio del cervello, altre dei metodi per sviare le mente; la maggior parte di questi sistemi tende, in ogni caso, a suscitare un forte
sovvertimento emotivo. L’idea è sempre quella di
provocare un certo tipo di trasformazione spirituale,
che aiuti il tossicodipendente a guarire.
Uno dei problemi principali della dipendenza da
droga è che anche una singola assunzione di droga
può scoperchiare il vaso di Pandora dei ricordi latenti. Le varie droghe possono essere paragonate a dei
punti di compressione. Basta trovarne uno perché
tutta la sequela di ricordi relativi alla droga si metta
a vibrare come una grande tela di ragno. È questo
processo di richiamare alla memoria e di rivivere che
fa dire alla gente: “quando si è creata una dipendenza, si è sempre dipendenti”. Ora, considerando gli
effetti della meditazione Vipassana, non siamo più
tenuti a prendere per buona questa asserzione; la ricaduta non può più essere considerata un’inevitabilità biologica. Occorre però ricordare che “Quando
si è stati dipendenti, si rischia sempre una ricaduta”.
È qui che le normali terapie ed i metodi di stabilizzazione adottati per la riabilitazione dalla tossicodipendenza manifestano le loro limitazioni, e che
viene in luce l’efficacia della meditazione Vipassana,
la cui funzione è quella di sradicare tutte le impurità dal profondo dell’inconscio. Questo processo
scientifico e sistematicamente controllato, che purifica l’inconscio e smitizza ogni genere di misteriosa
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La tossicodipendenza e Vipassana
trasformazione spirituale, è la forza propulsiva che
allontana dalle ricadute, poiché combatte e spezza il
meccanismo della dipendenza alla sua radice.
Vipassana, dunque, funziona. Occorre però,
preventivamente, preparare il terreno fornendo le
motivazioni per sottoporsi a quell’operazione che
Vipassana rappresenta; questo va fatto attraverso il
rapporto con lo psicologo e l’apprendimento della
meditazione Anapana da parte dei tossicodipendenti già in fase di riabilitazione. Dopo il corso di Vipassana, il sostegno di coloro che sono già usciti dalla droga, l’aiuto della famiglia, il programma di cure
esterne, e la reintegrazione sociale in generale devono essere combinate con la profondità dell’esperienza meditativa e con la sua applicazione pratica nella
vita quotidiana. Coloro che vogliono veramente liberarsi dalla tossicodipendenza hanno la possibilità
di farlo: conquisteranno la loro indipendenza, e ciò
andrà anche a beneficio di altri.
Revisionato da Biblioteca Vipassana, 2015
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