Storia del sito archeologico
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Storia del sito archeologico
ACIUM Il luogo e la sua storia L’area archeologica di Santa Venera al Pozzo,nel territorio comunale di Acicatena,occupa un ampio terrazzamento chiuso ad ovest da una lussureggiante collinetta posta a 125m sul livello del mare. E’ circoscritta ad est dalla via Alimena,a sud da un tratto della via comunale,a nord dalla via Reitana; a sud-est è delimitata dalla via Peschiera. La via Reitana e' il segno tangibile di una viabilità antica, conservata miracolosamente intatta fino ai primi anni ’90 del secolo scorso quando si decise l’allargamento. Posta circa a 4 km dal mare,nell’entroterra di Capo Mulini,Santa Venera al Pozzo era costituita da un' area nella quale si trovano la sorgente delle acque termali,una chiesetta dedicata a Santa Venera ed i resti delle terme di età romana. Chiesa di Santa Venera Struttura di protezione della sorgente secondaria La realizzazione di una grande area demaniale ha soddisfatto un importante interesse pubblico: l’incremento del patrimonio archeologico dell'area. Con questa iniziativa si è proseguito su un percorso già tracciato dall' ex Soprintendenza Archeologica della Sicilia orientale,operante dal 1986,e dall’Assessorato regionale per il turismo e l’ambiente. Sull’area di Santa Venera al Pozzo esiste un’ampia bibliografia,costituita in maggioranza da studi di eruditi locali, che si sono appassionati alla storia del luogo. Tra gli studi del XVIII secolo spicca il manoscritto del vicario Alfio Rossi Longo dove si legge che le terre di Aci furono concesse a Ferdinando Velasquez per diecimila fiorini e venne istituita nel 1422 una “Fiera franca” presso l'area antistante della chiesetta. Tale fiera fu confermata dall’imperatore Carlo V nel 1551. Essa si tenne sino al 1620. Nel 1640 le terre di Aci furono divise in due possedimenti:a nord le terre di Massa di Aci ed a sud quelle date alla città dei S.S. Antonio e Filippo.La fiera franca fu assegnata ad entrambe le città,dovendosi tenere dal 19 al 26 di luglio in Jaci Aquilia e dal 27 luglio al 2 agosto nelle località di “Jaci Sant’Antonio e San Filippo”. Lungo il confine si trovavano quindici mulini l’ultimo dei quali diede il nome alla località marinara “Capo dei Mulini”.Di questi sette furono assegnati ad Acireale e altrettanti ai comuni di Aci S.Antonio e Aci S. Filippo. La prima importante descrizione delle Terme Romane è quella di Ignazio Paternò Castello,pricipe di Biscari,appassionato osservatore delle Antichità siciliane. Egli stimolò l’attenzione di molti illustri viaggiatori, che si recarono sul luogo eseguendo alcune vedute che ancora oggi sono molto apprezzate, come quella realizzata da J.Houel tra il 1769 ed il 1773. Veduta pittorica Jean Houel Il mito Una leggenda narra che un bimbo di nome Akis,figlio di Xiphonia e di Fauno, veniva alla luce durante un terremoto e causava con la sua nascita la morte della madre. Contemporaneamente, ai piedi della donna la terra si apriva e dava origine ad un fiumicello al quale fu dato lo stesso nome del bambino. Mentre il fiume continuava a scorrere, il giovane Akis, che intanto aveva sposato Galatea, essendo giunto al Capo dei Mulini vi fondò una città detta Xiphonia, in onore della madre. Il popolo però preferì chiamarla AkisXiphonia e dopo semplicemente Akis. Così Akis, secondo questa leggenda, sarebbe addirittura la stessa Xiphonia.