"Passione e morte Claretta e Ben"
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"Passione e morte Claretta e Ben"
CORRIERE DEL GIORNO 21 Martedì 4 settembre 2012 SPECIALE cultura Il romanzo di Pierfranco Bruni "Passione e morte Claretta e Ben" UN BEL ritratto di Clara Petacci, accanto: l'autore. In alto: la copertina del romanzo con cui Luigi Pellegrini editore celebra i sessant'anni di attività Pubblicato, dopo “La bicicletta di mio padre” che ha avuto ben tre edizioni, il nuovo romanzo di Pierfranco Bruni dal titolo : "Passione e morte. Claretta e Ben" (Pellegrini editore, pagine 152, euro 14.00). Porta sulla scena non solo il senso tragico ma anche il sogno di Claretta Petacci nel dolore di intere generazioni negli anni del Regime Fascista. Pierfranco Bruni recupera la drammatica e “illuminante” avventura – destino tra Claretta Petacci e Benito Mussolini e ne traccia con maestria un romanzo. “Passione e morte. Claretta e Ben”, dato alle stampe in elegante veste editoriale, celebra, tra l’altro, anche i 60 anni della Casa editrice. Illustrato, recentemente in due conferenze stampa a Roma e a Reggio Calabria. Il 27 settembre prossimo si darà il via ad un calendario di presentazioni in Italia, partendo proprio da Cosenza (Terrazzo Pellegrini), e in molti Paesi esteri con un confronto. Un viaggio immaginifico tra l'amore e la morte Quella singolare devozione per Santa Rita “L di SILVANO TERVISANI [email protected] di MARILENA CAVALLO L a storia c’è ma la si cattura al di fuori del rappresentato in un romanzo che ha come centralità, certamente, il legame tra Claretta Petacci e Benito Mussolini ma ha soprattutto come elemento narrante la figura di un Claretta che per il troppo amore si è lasciata morire. Il concetto di “passione” nel romanzo di Pierfranco Bruni può essere letto in una articolazioni di metafore e di collocazioni non solo dentro la sensualità di un rapporto ma anche nella religiosità dell’amore. In questo caso di amore e morte. Infatti la “passione”, che campeggia nel titolo, ma si evince in tutte le oltre 150 pagine del testo che fanno da controcanto alla prima edizione (una piccola plaquette di poche pagine risalente al 1996 dal titolo “Claretta e Ben. Il mio amore è con te”) si intreccia con la “morte”. Passione e morte si legano nel destino di due personaggi che vengono recuperati come riferimenti non soltanto letterari ma si inseriscono in una pagina che è tutta giocata sulla griglia della letteratura. Infatti, accanto al racconto che Bruni raccoglie dai tasselli della storia ci sono elementi definiti, dallo stesso scrittore, ad intreccio. Accanto a dati precise, a punti storici, a raccordi tra la memorialistica e il sogno compaiono delle lettere immaginarie che costituiscono il vero corpus del romanzo e qui Bruni si rivela nella sua “destrezza” istrionica tra il poeta e il narratore. Ma è chiaro che Claretta non è un immaginario. È la donna che ha segnato le figure femminili di uno scrittore tanto che compare in altri suoi romanzi anche quando la dimensione letteraria – onirica si sposta su altri mosaici esistenziali e letterari. Il fatto che mi ha commossa è la devozione che Claretta ebbe per Santa Rita, la Santa dei casi impossibili. E Bruni, più volte, fa riferimento alla Claretta che si rivolge a Santa Rita. La donna del Duce è la donna profonda- mente legata alla cristianità della storia drammatica di Santa Rita e proprio quando comprende il tragico scenario dell’epilogo, in preghiera, Claretta invoca Santa Rita. Nelle lettere immaginarie, ma si tratta di un fatto vero, Bruni ritorna su questa visione. Già, visione. Un amore nella tragedia della storia. Non è facile giudicare e tanto meno esprimere giudizi. Sia il termine passione che il concetto di morte hanno dentro il loro viaggio delle rivelazioni. Credo che sia un romanzo che vada letto e meditato. Non bisogna pensare che ci sia la storia a prendere il sopravvento. Sono le emozioni, il teatro della vita, il tragico tassello dei fatti. In una lettera, ormai resa pubblica e di cui Bruni ne parla e le cui parole restano appese ai fili del tempo, Claretta scrive a Benito: “Il destino dei grandi è forse quello di essere traditi. È triste…”. Il romanzo di Bruni, dal suo viaggio a Giulino di Mezzegra al dialogo con il padre, alle ultime pagine – diario raccontano, in fondo, il travaglio sia di un’epoca e l’importanza che ebbe Claretta, con il suo amore, nella vita di Mussolini, come uomo. La testimonianza di Santa Rita in Claretta è una forza e un messaggio, pur nella ambiguità stessa del vivere di Claretta, che vive tra la passione e la morte. Redazione Cultura: tel. 099 4553221 a cura di Email: [email protected] a tragedia è nella storia”… eppure “l’amore è oltre la storia”. Sono due asserzioni, ricorrenti e riassuntive, in un certo senso, del libro che Pierfranco ha scritto sul rapporto tra Benito Mussolini e Claretta Petacci. Ciò che appassiona l’autore è certamente lo scavo psicologico di un rapporto che ha viaggiato tra le righe della storia, ma intriso di una passione così profonda da sfociare in una comune tragedia. Non restava, a Pierfranco, che una via poetica per dare una lettura a un legame che resta uno di più “letterari” del XX secolo, al punto da consentire a un piccolo esercito di storici o presunti tali di sbizzarrirsi a cercare dei sensi, delle spiegazioni logico-strumentali anche al di là di quelli che pure si conoscono. E’, infatti, noto agli storici che Claretta Petacci era figlia di un potente imprenditore che aveva grandi interessi nella committenza pubblica e che certo non disdegnò di avvalersi, come del resto fecero in molti, in quegli anni, a partire dal grande Gianni Agnelli. Ma c’è chi scava ancora nell’ipotesi che Claretta fosse una spia inglese. Ma non questo interessa a Pierfranco, perché il libro è una lettura poetica delle ragioni di questa passione che egli tralegge attraverso la corrispondenza amorosa di Claretta e Ben. “Passione e morte. Claretta e Ben” si intitola, infatti, il libro, in nuova edizione completamente riveduta, che Pierfranco ha dato alle stampe per le edizioni Luigi Pellegrini di Cosenza. Un legame che superò tutti gli altri, numerosissimi, che il duce pur ebbe fin dalla giovinezza e dai quali si calcola che abbia avuto non meno di 22 figli, senza parlare delle centinaia di avventure occasionali delle quali si occupava la sua segreteria personale. Eppure, scrive Pierfranco: “La storia tra Claretta Petacci e Benito Mussolini resta una storia scritta sul filo dell’eros, della follia, della irresistibilità della passione che segna i viaggi del quotidiano e nel quotidiano, dell’amore che taglia il tempo, del sangue le cui macchie fanno ombra”. Già, perché quello che dà un significato specifico a questo rapporto, oltre l’assolutezza dei sentimenti chiarita dalla corrispondenza, è proprio il sangue che essi versarono, la morte comune. “Claretta non ha avuto il timore di morire per amore”. E forse questo è il significato più profondo, nel quale il libro di Pierfranco scava. UNA LETTURA CRITICA di NERIA DE GIOVANNI* C Un dramma d'amore che riesce a diventare drammaticamente attuale i sono scrittori che hanno sviluppato negli anni uno stile inconfondibile con cui affrontano l’universo della propria poesia o di quella altrui, con incursioni nel mondo della prosa d’invenzione, memorialistica e /o documentaria. Sono rarissimi nel nostro panorama letterario sempre più piccolo e atrofizzato in minuscoli orticelli dove i cosiddetti intellettuali o professori amano rinchiudersi nell’illusione di essere i primi, meglio gli unici, per quel seppur minuscolo argomento… Invece Pierfranco Bruni è proprio uno di quei rari scrittori che si presentano ai numerosi lettori ora con un volume di saggi critici, ora con un lungo poemetto, ora con un romanzo la cui rinnovata forza dialettica ed evocativa ci affascina sempre. Riconoscerei un testo di Bruni anche dal primo, semplice attacco, tanto è personale ed originale il suo stile, nei poemetti-racconto di discendenza pavesiana, nella saggistica interpretativa, nelle prose di rievocazione e vocazione. Non è corretto dire che con il suo “Passione e morte, Claretta e Ben”, Pierfranco Bruni mi ha sorpreso. No, vi ho ritrovato il grande scrittore “a tutto tondo” che ho imparato ad apprezzare fino all’autobiografico “La bicicletta di mio padre” e il riflessivo “Pascoli”. Ma in questo “Passione e morte, Claretta e Ben”, c’è qualche cosa di più. Innanzitutto lo schema, la struttura interna molto composita e complessa. Bruni gioca ancora con la propria autobiografia sia personale sia intellettuale, aprendo il volume con un ricordo del padre: “ Mio padre mi racconta. Mia madre ascolta ma rincorre i segni delle favole lontane. Le favole sono fiori di una primavera che scava nel tempo. La storia è tra le parole antiche di mio padre. Mi parla di un lontano giorno. Era il 1945”. Poi è lui, l’autore diventato personaggio, il narratore dentro la storia, che rievoca incontri intellettuali e privati attraverso cui riemerge nitida questa tragica coppia della storia. Infine viene allo scoperto lo studioso attento, puntiglioso, che ricerca le fonti , che documenta ogni propria affermazione. Sono i capitoli più “storici” dove la passione di Claretta per Benito Mussolini, e viceversa, è incorniciata da avvenimenti storici a tutti noti, la guerra “esterna” e quella interna che inesorabilmente muovono a Mussolini i suoi gerarchi, anche quelli da lui ricoperti di onori e potere. Fino al tradimento, alla delazione, a Piazzale Loreto, appunto. La penna di Bruni ci ha abituato a sobbalzare tra vari livelli letterari che riemergono dalla memoria dell’autore, dalla sua vita, dalle sue letture personali. Scrittori come lui che intervengono a formare un’ideale “repubblica” del pensiero e del sentire, anche davanti a tragedie personali così grandi come quella dell’amore tra Claretta e Benito. Importanti perciò già le parole dell’epigrafe che apre il libro, riprese da Simone Weil: Ritroveranno forse il genio epico/quando sapranno credere che nulla/è al riparo dalla sorte,/quando sapranno non ammirare/mai la forza, non odiare i nemici/e non disprezzare gli sventurati./È dubbio che tutto ciò sia imminente. Nella seconda parte del libro, Bruni si cimenta in un esercizio letterario classico, che risale al- meno ad Ovidio delle Heroides, inventa lettere di Benito a Claretta e della donna al suo uomo. Due sensibilità, due destini diversi ma uniti nella storia e dalla storia. E poi la chiusa: con perfetta circolarità, anch’essa “classica”, Bruni nell’ultimo capitolo restituisce la parola al padre che dialoga col figlio e cerca di capire: “Lo so, le donne come Claretta ti affascinano ma non sottovalutarla. Le donne come Claretta hanno la pazzia e il delirio nel loro viaggio umano e diventano splendide proprio perché non temono nulla e quando amano hanno il coraggio di sfidare, di rischiare e di non tradire. Devota e fedele” Forse che Bruni uomo e Bruni scrittore è affascinato proprio da questa fedeltà che lui non può raggiungere? Nelle pieghe del visionario racconto conclusivo, lo scrittore ci offre ancora notizie e novità come quella di un Benito intellettuale che regala alla sua Claretta un libro di Grazia Deledda: “Mussolini è stato sempre un istrione e un poeta oltre che il Duce. Ma tu te lo immagini che consiglia a Claretta di leggere Grazia Deledda? Era un letterato raffinato. Regala a Claretta un libro di Grazia.” Tra la sterminata bibliografia e pubblicistica su Benito e Claretta, anzi Clara come a volte Bruni la chiama, questo “Passione e morte, Claretta e Ben”, occupa un posto centrale per la sua originale impostazione che alla ricerca scientifica e documentaria non sacrifica la creatività del suo autore. Pierfranco Bruni vi rende drammaticamente attuale, per sé e per i suoi lettori, un dramma d’amore in cui, per il titolo, a Claretta spetta la passione e soltanto al suo uomo la morte… * Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari