Gl`italiani negli Stati-Uniti - University of Illinois Urbana

Transcript

Gl`italiani negli Stati-Uniti - University of Illinois Urbana
IL LINO I S
UNIVERSITY OF ILLINOIS AT URBANA-CHAMPAIGN
PRODUCTION NOTE
University of Illinois at
Urbana-Champaign Library
Brittle Books Project, 2012.
COPYRIGHT NOTIFICATION
In Public Domain.
Published prior to 1923.
This digital copy was made from the printed version held
by the University of Illinois at Urbana-Champaign.
It was made in compliance with copyright law.
Prepared for the Brittle Books Project, Main Library,
University of Illinois at Urbana-Champaign
by
Northern Micrographics
Brookhaven Bindery
La Crosse, Wisconsin
2012
Prof. D.r VINCENZO GROSSI
Libero Docente ell a R. Universit di Genova
OUESION I i EOGRAIA CLONIAL[
I,°- GL'ITALIANI NEGLI STATI-UNITI
(A PROPOSITO DI UN RECENTE SUCCESSO
DIPLOMATICO DELL'ON BLANC)
PALERMO
REMO SANDRON---EDITORE
Corso Vittorio Emanuele, 324
i895
Prof. D.r VINCENZO
GROSSI
Libero Docente nella R. Università di Genova
OUESTIONI DI GEOGRAEIA COLONIALE
I.o - GL'ITALIANI NEGLI STATI-UNITI
(A PROPOSITO DI UN RECENTE SUCCESSO
DIPLOMATICO DELL'ON BLANC)
PA LERMO)
REMO
SANDRON - EDITORE
Corso Vittorio Emanuele, 324
1895
ESTRATTO DALLA Rivista di Sociologia
Serie LI, Vol. I.
PALERMO
-
STAB. TIP. DIRETTO DA
SANTI
ANDÒ
Fu già osservato - e non senza molta ragione - che questa
grossa questione dell'emigrazione è stata finora la figliastra della
politica estera.
Strano, ma vero: il Ministero che, per l'indole stessa delle sue
funzioni, avrebbe il diritto, non solo, ma il dovere di tutelare le
sorti degli Italiani all'estero, è stato invece quello che - apparentemente, almeno - s'è maggiormente disinteressato nei provvedimenti legislativi che, dal 1876 al 1888, sono stati presentati nei
due rami del nostro Parlamento, allo scopo di tutelare l'emigrazione.
E di fatto, il primo progetto di legge sull'emigrazione è stato
quello presentato al Senato il 10 Marzo 1876, dall'On. Fin ali,
Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio, di concerto col Ministro dell' Interno, On. C a n t e 11 i, e con quello di Grazia, Giustizia e Culti, On. V ig 1i a n i (1).
Gli tene dietro, ad un anno e mezzo di distanza, il progetto
di legge sulla Pubblica Sicurezza dell'On. N ic o t e r a, Ministro
dell'Interno, presentato alla Camera dei Deputati nella seduta del
22 Novembre 1877 (2). Com'è noto, in una Relazione al Parlamento
(Documento N. XXIII, citato) sui servizi dipendenti dal suo dicastero, 1' On. N i co te r a si occupava anche dell' emigrazione e
degli intrighi coi quali gli agenti la stimolavano, abusando dell'ignoranza e della buona fede delle popolazioni.
Dopo d'allora, malgrado tutti i voti e moniti espressi dai Congressi, dai Consigli superiori, dalle Commissioni, dalle Giunte, ecc.,
(1) Vedi Atti Parlamentari(Senato), Sessione 1876, Progetto N. 6.
(2) Vedi Atti Parlamentari (Camera dei Deputati), Sessione 1876-77, Progetto
N. 144, art. 77-80, e Documento N. XXIII.
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE II -
VOL.
I.
le disposizioni sull'emigrazione continuarono a far parte dei progetti di legge sulla Pubblica Sicurezza presentati dall' On. D ep r e t i s, Presidente del Consiglio e Ministro dell'Interno, dal 1880
al 1886 (1).
Non fu che coll' avvento al potere dell'On. C r i s p i, che il
Governo fece ritorno all' antica idea di una legge speciale sull'emigrazione: ciò che fece appunto 1' On. Presidente del Consiglio
e Ministro dell' Interno, col suo progetto presentato alla Camera
dei Deputati, nella seduta del 15 Dicembre 1887 (2).
Nelle Relazioni di tutti questi progetti o disegni di legge, salvo
l'ultima, non era tampoco fatta menzione della tutela degli emigranti all'estero, nè era quindi il caso di parlare della parte che
spettava al Ministero degli Affari Esteri, in siffatta complessa
questione.
D'altra parte, si deve pur confessare che gli eccitamenti ad
occuparsene un po' più efficacemente, non erano certo mancati al
Ministero della « Consulta » , dentro e fuori del Parlamento : ma
era destino che non si dovesse mai venire a capo di nulla, causa
principalmente la resistenza dell'On. D e p r e t i s alla presentazione
di uno speciale progetto di legge sull'emigrazione (3).
Le cose stavano a questo punto, quando a dare un nuovo
decisivo impulso alla soluzione della vexata quaestio, vennero le
(1) Vedi Relazioni e Progetti del 7 Dicembre 1880, N. 146, pag. 6 e art. 85-94;del 25 Novembre 1882, N. 2, pag. 25 e art. 124-137; del 22 Giugno 1886, N. 58,
pag. 19 e art. 124-137.
(2) Vedi Atti Parlamentari (Camera dei Deputati) , Legislatura XVI, 2a Sessione 1887, N. 85:Disegno di legge sull'emigrazione.
(3) " E che la resistenza
sere tenace,...... molto tenace,
l'uomo, delle sue idee, e dei
parole colle quali nel discorso
di DEPRETIs ad un progetto speciale dovesse eslo si potea pronosticare, conoscendosi 1' indole delmezzi coi quali soleva farli trionfare, meditando le
22 Giugno 1878 egli aderiva alla presa in conside-
razione dei pro retti DEL GIUDICE, MINGHETTI e LUZZATTI.,
ilI nuovo progetto di legge sull'enmigrazione:
Giugno 1888, p. 133, n. 2).
"
(Cfr. CESARE ROSMINI,
Giornale degli Economisti
,,
Marzo-
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
parole auguste del Re, nel suo discorso d'apertura della XVI ' a Legislatura, del 16 Novembre 1887:
« Sicurezza interna ed esterna, amministrazione e giustizia,
« educazione ed igiene; ecco il terreno che il governo può prepa« rare più acconcio perchè 1' opera individuale dia benessere al
« cittadino, prosperità al paese. - Ove ciò avvenga, come ne af« fida la potenza del suolo e dello ingegno italiano, scemerà da
« se stessa quella emigrazione che ora ci appare soverchia, e che
« imporrà al mio governo di domandare 1' assenso vostro sovra
« una legge che ne tuteli la spontaneità, e fin dove possibile le
« sorti. »
E in base appunto a queste auguste promesse, fatte nel modo
più solenne che costituzionalmente potesse scegliersi, che 1' Onorevole C r i s p i, Presidente del Consiglio e Ministro dell'Interno,
presentava alla Camera dei Deputati, nella seduta del 15 Dicembre 1887, il suo disegno di legge sulla emigrazione, che doveva
poi uscire così sformato dalla discussione avvenuta alla Camera,
in seguito alla Relazione e al controprogetto della Commissione
Parlamentare (6),-parto infelice di quel brillante, ma troppo elastico ingegno dell'On. D e Z e r b i.
Disgraziatamente però, per confessione stessa dell'On. C r i s p i,
< quel disegno di legge, se regolava opportunamente la emigrazione sotto il punto di vista della pubblica sicurezza e dell'ordine
pubblico, non si occupava, almeno direttamente, della sua parte
economica » (7) : epperò, sotto questo punto di vista, il progetto
Cr i s p i si riannoda direttamente alla tradizione del suo predecessore immediato, On. Depretis.
Ho detto «sotto questo punto di vista », perchè, dalle considerazioni che lo precedono e lo illustrano, si scorge subito l'enorme distanza che separa i due Statisti, nella concezione del com-
(1) Vedi Atti Parlamentari(Camera dei Deputati), 2a Sessione 1887-88, N. 85-A.
(2) Loc. cit., p. 8, col. 2.a
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE II -
VOL. I.
plesso e multiforme fenomeno sociale cui hanno voluto per leggi
regolare.
E valga il vero : mentre per l'On. D e p r e t is la questione
dell' emigrazione si riduceva essenzialmente ad una funzione di
polizia (nè le prolisse Relazioni che accompagnano i suoi progetti
sulla Riforma della legge sulla Pubblica Sicurezza , dimostrano un
diverso concetto, più ampio, più organico, o più completo), l'Onorevole C r i s p i, invece, pur limitando -per ragioni di opportunità che a noi sfuggono certamente - le disposizioni del suo disegno di legge, a impedire le frodi e gli abusi degli agenti d'emigrazione (concetto, anche questo, esclusivamente negativo e di
polizia), lo fa però precedere da un' introduzione, breve ma cosi
nutrita di fatti e d' idee, che rivela chiaramente nel suo Autore
la più completa ed esatta cognizione del fenomeno sociale, in tutte
le sue multiformi manifestazioni e dipendenze, con tutti i suoi
annessi e connessi.
A mio debole parere, 1' unico suo torto-se così posso esprimermi - è stato quello di aver creduto « che la parte economica
della questione dell' emigrazione non fosse di natura da potersi
disciplinare con qualche articolo di legge, ma convenisse rimetterla al criterio dell' Amministrazione , la quale traendo norma
dalle circostanze mutabili del momento e dalla esperienza del passato, potrà di volta in volta adottare quei provvedimenti che saranno stimati utili nell'interesse degli emigranti ed in quello del
paese. » (1)
Sia comunque , confesso che io non sono ancora riuscito a
comprendere per qual motivo l'On. C r i s p i, che pur si rivelava
così al corrente della legislazione straniera in materia d' emigrazione, non abbia creduto opportuno d'inserire nel suo disegno di
legge, alcune disposizioni relative a quelle istituzioni speciali cui
egli aveva si a proposito fatto allusione (2), e abbia invece preferito di rimetterle « al criterio dell'Amministrazione » , senza pensare, ad ogni modo, che in questo caso la Direzione generale della
Pubblica Sicurezza, per l'indole stessa delle sue funzioni, non era
certamente la più indicata.
(1) Loc. cit., p. 9, col. 2.a
(2)Loc. cit., p. 9, col 2.a
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
Ma le son queste delle considerazioni che, a svolgerle, ci
trarrebbero troppo in lungo, e faccio punto: solo mi auguro che
per la prossima annunziata riforma della legge del 1888 sull'emigrazione (1), la Commissione che ancora la sta studiando al Ministero dell'Interno , si inspiri a quella larghezza di vedute che,
accennate nel discorso della Corona del 16 Novembre 1887, furono
cosi maestrevolmente svolte dall'On. C r i s p i, nell'introduzione
che precede il suo disegno di legge del 15 Dicembre successivo:
quod est in votis !
Riassunta cosi, a larghi tratti, la storia della nostra legislazione sull'emigrazione, possiamo con queste parole sintetizzare la
parte che ebbero in essa i singoli Ministeri che vi hanno o vi
dovrebbero avere il maggior interesse : debole, insignificante quella
del Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio; preponderante,
e direi quasi esclusiva quella del Ministero dell' Interno ; nulla
quella del Ministero degli Affari Esteri.
Ora, domando io, non è già questa
a priori - una gravissima la cuna della nostra legge sull'emigrazione, il suo peccato
capitale d'origine ?
È logica e giusta una siffatta mostruosa mutilazione, che sopprime addirittura tutta una faccia importantissima della questione,
quella che concerne la tutela degli espatriati nei paesi d' immigrazione, -- funzione eminentemente propria del Ministero degli
Esteri ?
E di fatto, a che volete che giovino tutte le più minute disposizioni legislative e regolamentari sui cosidetti contratti d'emigrazione (2), se poi-una volta imbarcato - la legge abbandona
1' emigrante al suo destino, nè più si cura di vedere e far controllare qui luoghi, all' occorrenza, se le promesse che gli sono
(1) Vedi il giornale La Riforma, del 9 Luglio u. s.
(2) Art. 12 della Legge, e 17 del Testo unico del Regolamento sulla Emigrazione, del 21 Gennaio 1892.
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE
II -
VOL,
I.
state fatte-in partenza-dall' agente, in nome suo o d'altri, sono
poi state mantenute?
Dico promesse e non patti, perchè è noto anche ai polli che
il famoso contratto d'arruolamento, che la Legge (art. 12) e il Regolamento (art. 17) prescrivono tra l'agente o subagente e I'emigrante, non è che una formalità inutile, per non dire ridicola,
perchè tutto si riduce al biglietto o contratto d' imbarco, prescritto
dal Codice per la Marina mercantile, agli articoli 85, 86 e 87,nonchè
dagli articoli 569 e segg. del Regolamento 20 Novembre 1879 sulla
Marina mercantile :
" E questo fla suggel ch'ogni uomo sganni..
E pensare che gik 15 anni prima la Spagna stessa, - me lo
perdoni la grand' anima di R os s i n i! - in un' Ordinanza del
30 Gennaio 1873, dopo aver premesso (art. 6) che « i contratti
cogli emigranti devono essere redatti in tre esemplari, lasciandone
uno in mano al contrattante, l'altro all'emigrante e il terzo al rispettivo governatore », all'art. 8 prescrive ancora che « i governatori rimettano due copie legalizzate dell'esemplare di ogni contratto al Ministero, affine di mandarne una al rappresentante del
Governo nel porto dove si dirige la spedizione, perchè si veda se
il capitano della nave abbia avuto le cure dovute per i passeggieri, e se quelli che hanno fatto il contratto abbiano adempiuto
alle stipulate condizioni. » (1)
Del resto, poichè avevamo tardato tanto a regolare per legge
gli affari concernenti l'emigrazione, potevamo almeno approfittare
-più
e meglio-dell'esperienza delle altre nazioni d'Europa che,
in questa come in altre vie, ci hanno di gran lunga preceduti, e
specialmente dell' Inghilterra, della Svizzera e del Belgio, i cui
,Governi, oltre agli Uffici d'informazioni per gli emigranti in par-
(1) Vedi Statistica dell'emigrazione italiana nell'anno 1887, N. 255-56. Roma, 1888.
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
tenza, hanno anche provveduto ad istituirne altri nei principali
punti di sbarco, per gli emigranti in arrivo (12).
Invece, che cosa s'è fatto da noi? Per timore d' offendere dei
principi astratti, che non furono poi, del resto, risparmiati in pratica; per correr dietro ad un ideale morboso, fantastico, di libertà
sconfinata, che sarebbe meglio chiamar licenza, si è imbastita su,
alla meglio, una legge dell' emigrazione che è, ad un tempo, la
negazione della libertà, della praticità e del buon senso; lastricata, come l'inferno, di buone intenzioni , ma praticamente ineffi-
cace contro gli abusi cui voleva infrenare; ingombra di disposizioni inutili e perfino vessatorie, e piena di lacune manifeste e
di controsensi palmari; quando soverchiamente ingenua e puerile,
quando eccessivamente rigorosa e severa : inesperta e innocua,
sempre (13).
In conclusione : miseria e trascuranza in patria, miseria e
abbandono all'estero, ecco il bilancio che il nostro paese ha presentato fin qui alla classe più numerosa de' suoi figli !
Niente a stupire, pertanto, se « con una emigrazione non diretta, abbandonata assolutamente a sè stessa, gli uffici governativi vedessero innanzi a sè, non un grande interesse nazionale da
promuovere e da aiutare, ma una questione di affari correnti amministrativi e di seccature di ufficio: vedessero degli Italiani all'estero senza occupazione e senza mezzi di sussistenza, da rimpatriare a spese dello Stato. Posta la questione in questo modo,
agivano conformemente all'indole e al fine loro in un paese bene
ordinato, chiedendo allo Stato di togliere, per quanto possibile,
una cagione d'imbarazzo, di irregolarità amministrative e di spese.
(12) Io ho svolto ampiamente quest' argomento in un lavoro - attualmente in
corso di stampa - intitolato : Le funzioni del Governo rispetto all' emigrazione, in
Italia e all'estero. (Studio di Economia politica e Legislazione comparata.)
(13) Io spero di poter presto dimostrare tutto questo, all'evidenza, in un mio
opuscolo che avrà appunto per titolo: Le illusioni e la realtà, gli assurdi e le lacune della nostra legge sull'emigrazione.
10
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -SERIE
II-VOL. I.
E lo facevano con tanto più zelo e vigore che il Ministero degli
Esteri, principalmente implicato in questa faccenda, ha. sempre avuto per lontana tradizione del suo istituto lo sbrigare gli affari
correnti, e l'acquetare piuttosto che soddisfare gl'interessi e i diritti dei sudditi italiani all'estero, col minimo numero possibile di
brighe e d'imbarazzi per sè. » (14)
E anche qui, non è a dire che siano mancati al nostro Governo gli ammonimenti e i suggerimenti: tutt'altro ! (15)
Ma che volete, risponde A d r i a n o C o 1 o c c i (16), « l'Italia ha
sempre avuto troppe esposizioni, troppi concorsi, troppe mostre,
troppi congressi da inaugurare, troppi monumenti da scoprire,
troppi telegrammi e indirizzi da spedire, troppi genetliaci da
commemorare, troppi stendardi e pergamene da regalare, troppi
comizi da bandire, troppi banchetti da mangiare e....», per poter
ancora trovar tempo e modo di occuparsi di questi veri « derelitti», che a legioni fuggono quotidianamente da' suoi porti, colla
miseria sul volto e la disperazione nel cuore !
E intanto la cuccagna degli agenti d'emigrazione continuava
e continua più che mai spudorata, in barba a quella legge draconiana, che si credeva dovesse una buona volta porre un freno
salutare al trarfico scandclaoso di questi mercanti di schiavi bian chi
fin de siècle
E intanto i Governi sud-americani, con una sicumera ed un'audacia incredibili, a mezzo dei loro Agenti diretti o indiretti , di
giornalucoli sussidiati, di conferenzieri pagati, di una réclamne bar-
(14) Cfr. la Rassegna settimanale del 23 Marzo 1879, p. 214, col. 1.a
(15) Chè, anzi, la letteratura della questione-stavo quasi per dire delle chiacchiere-è già ricca in Italia, dalla Memoria dell'ex-deputato MARCONE: Gli Italiani
nel Brasile, a quella del MARCHESINI: Il Brasile e le sue colonie agricole; dall'opera
dell' Avv. GIOVANNI FLORENZANO : Della emigrazione italiana in America, pub bli-
cata a Napoli fin dal 1874, al libro recentissimo di FERRUCCI) MACOLA : L'Europa
alla conquista dell' America latina (Venezia, 1894).
emigrazione italiana nel Sud-America, p. 92. Mi(16) La Crisi Argentina e
l'
lano, 1892.
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
11
numiana dove si promette a ciascuno « un trono vicino al sole, »e di molti altri artifizi più o meno leciti, continuavano e continuano a tener viva in Italia la corrente migratoria: e tutto ciò,
in base all'assioma dei loro Statisti, che poblar es gobernar!
E pensare che alla propaganda ufficiale dei Governi sud-americani, noi non abbiamo saputo opporre altro--tranne la fugace
meteora del decreto C r i s p i del 13 Marzo 1889, contro l'emigrazione al Brasile-che il nostro platonismo liberale, e il lasciar
fare, lasciar passare più illimitato. (17)
Povera Italia !
Conviene, però, esser giusti: se il Governo finora non aveva
fatto molto per dare un miglior indirizzo, e promuovere una più
efficace tutela dell' emigrazione italiana all' estero, il paese, dal
canto suo, non s'è guari mostrato più zelante e interessato alla
sorte di tanti miseri suoi figli, che vanno ogni anno a fecondar
terre, creare industrie, e avviar traffici in estranei lidi, sotto bandiere e a pro' di collettività straniere.
Chiuderò questi brevi cenni preliminari sull' azione del Governo, e spe-ialmente del Ministero degli Affari Esteri , rispetto
alla nostra emigrazione all'estero, colle seguenti assennate considerazioni di un giudice autorevole e competente, che fu recentemente Relatore, alla Camera, del Bilancio del Ministero degli Affari Esteri, per l'esercizio finanziario 1894-95 (t8) :
« La nostra crescente emigrazione dilaga, senza guida e senza
difesa, in terre lontane; si smarrisce, povera e quindi debole qual'è,
tramezzo a unità etnografiche più potenti ed assorbenti. Quanti
interessi e quante vite miseramente, dolorosamente perdute! E si
che del grave fenomeno, per virtù di una savia e coraggiosa politica, si potrebbero trarre ingenti utilità positive, preziosi coefficienti di forza per il paese nostro, che si depaupera !
(17) Cfr. A. COLOCCI, Op. cit., p. 114.
(18) Cfr. G. SOLIMBERGO, Nell'esordire: " Marina e Commercio ,,
glio 1894, p. 2.
del 15 Lu-
12
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE
II -
VOL.
I.
« Bisogna guardare e provvedere prima in patria, nel luogo
da cui la corrente della emigrazione si diparte; poi lungo la via
faticosa, che segue; e finalmente negli Stati di colonizzazione,
dove mette foce.
« Occorrono provvedimenti d'ordine legislativo e d' indirizzo
di governo:bisognerà ritoccare la legge del 1888, riconosciuta
difettosa alla prova. Bisognerà informarsi e informare sulle condizioni specifiche, economiche e politiche, dei luoghi d' America,
di dove vien promessa o minaccia ai nostri emigranti; tener fermo
nei rapporti di governo con questi Stati , soggetti a improvvise
crisi e a commozioni improvvise; e, infine, gioverà rafforzare
l'azione delle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari acereditate. presso quegli Stati, sostituendo ai più deboli i più forti,
agli indolenti gli attivi, ai meno preparati i più capaci. E tutta
un'opera da correggere o da rifare.
« Sorveglianza, tutela, protezione efficace, ecco il programma;
e far vedere frequente la bandiera in quei paraggi, come ammonimento che la madre patria vigila ed è pronta ad una rigorosa
difesa de' suoi figli, dovunque si trovino, e dei loro interessi. »
Le cose procedevano a questo modo , e per legge d' inerzia
avrebbero ancora continuato ad andare così, chi sa per quanto
t empo, quando a romper gl'indugi e a riprendere la gloriosa tradizione cavouriana (19), venne in buon punto 1' opera riparatrice
e benefica dell'On. B lan c , 1' attuale Ministro degli Affari Esteri.
Intendo alludere qui alla recente istituzione di un Ufficio d'informazioni a Ellis Island, per gli emigranti italiani diretti agli
Stati-Uniti, che sbarcano a New - York: istituzione che, creata di
.comune accordo col Governo nord-americano, rappresenta un vero
(19) È noto infatti come, nel suo discorso del 12 Giugno 1854 alla Camera Subalpina, il Conte di C a v o u r reclamasse dalla Opposizione savoiarda qualche lode
per essersi concertato col Governo di Buenos-Aires, onde favorire l'emigrazione di
'alcune popolazioni agricole della Savoia.
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
13
successo diplomatico pel Gabinetto dell' On. C r i s p i, e specialmente per il titolare che siede oggi al Palazzo della Consulta.
E noto di fatto come, infino a questi ultimi tempi, gli StatiUniti avessero mai sempre ricusato di stipulare accordi impegnativi per la protezione e il collocamento degli immigranti, sia col
nostro che con altri Governi d'Europa (20).
Dal punto di viste internazionale, quella dell'On. B 1 a n c è
dunque stata una bella vittoria diplomatica; nel mentre costituisce
o dovrebbe costituire una nuova orientazione per la nostra emigrazione all' estero, in generale, e per quella agli Stati-Uniti in
particolare. Solo ci rimane da augurare che questa saggia e previdente politica, degna veramente di un uomo di Stato, venga
presto estesa ed applicata ad altri paesi di grande immigrazione,
dov'è altrettanto e fors'anche più necessaria : parlo del Sud-America, e specialmente dell'Argentina e del Brasile.
Ma non precorriamo gli avvenimenti , e vediamo piuttosto
come andò la faccenda, per risalire poi alle cause che le diedero
origine: in altre parole, vediamo prima in che cosa consista l'innovazione introdotta dall'On. B la n c nel meccanismo burocratico del suo
dicastero, che ha o dovrebbe avere per funzione precipua la tutela dei nostri connazionali all'estero, e nel fattispecie agli StatiUniti; investigheremo poscia quali fossero, infino a questi ultimissimi tempi, 1' importanza numerica, lo stato niorale, e le condizioni economico-sociali della colonia italiana in quella grande e
prospera Repubblica.
Un lungo comunicato telegrafico dell'Agenzia Stefani da Roma,,
delli 4 Luglio u. s., annunziava che « i negoziati aperti nello
scorso Febbraio dall'On. Ministro degli Affari Esteri, barone Blaan c,
col Governo degli Stati-Uniti, a mezzo del Regio Ambasciatore a
Washington , barone F a v a, per tutelare l'emigrazione italiana,
sottrarla agli abusi dei cosidetti padroni, porla al sicuro dalle frodi,
(20) Vedi un articolo: La tutela degli emigranti, del giornale " La Riforma,,,
del 9 Luglio u. s.
14
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE II -
VOL. I.
toglierla alle tristi condizioni serbatele nelle grandi città, e dirigerla ai centri di colonizzazione agricola o industriale, hanno
condotto ad un primo accordo pratico. »
E soggiungeva :
« Il Segretario americano del Tesoro ha ora partecipato al R. Ambasciatore a Washington le misure da lui adottate all'uopo, d' accordo
coll'Ambasciatore stesso e col R. Governo.
« Tali misure consistono pel momento:
« nell'istituzione di un Ufficio aperto ad Ellis Island, nel quale saranno fornite agli emigranti italiani tutte le indicazioni precedentemente
raccolte dalle autorità federali, emananti dagli State-Boards d'immigrazione, dalle linee ferroviarie di trasporti, da corporazioni e da individui,
per offerte agli immigranti di stabilimento e di lavoro;
« il Segretario del Tesoro conferisce personalmente al R. Ambasciatore a Washington la facoltà di destinare in quell'Ufficio uno o due
agenti italiani onesti e versati nella materia, per interrogare ed istruire
i nostri emigranti e porgere loro le indicazioni atte a promuovere il
loro benessere;
« all'arrivo dei piroscafi dai porti italiani, appositi impiegati federali sorveglieranno a che i nostri emigranti vengano accompagnati nel
predetto Ufficio loro destinato , senza comunicare in verun modo con
persone non attinenti al servizio d'immigrazione, eccettuati gli agenti
italiani scelti dal R. Ambasciatore, i quali dovranno informare gli impiegati federali di ogni violazione delle leggi d' immigrazione e sul lavoro contrattato, che venisse a loro notizia;
« il Governo degli Stati-Uniti, con apposito credito chiesto dal Segretario del Tesoro alla Commissione finanziaria del Congresso, si assume le spese del nuovo Ufficio e degli impiegati che vi ha addetto. Al
R. Governo non rimane che il carico della retribuzione dei due agenti
italiani , retribuzione alla quale provvede ora con fondi a sua disposizione, e provvederà anche in avvenire senza aggravio dell' erario.
« Contemporaneamente, dietro una mozione presentata dal senatore
C h a n d 1e r ,in armonia coi negoziati condotti dal Regio Ambasciatore, e
votata dal Senato di Washington all'unanimità, il Segretario del Tesoro
ha istituito una Commissione per un' inchiesta federale sulla immigrazione nei suoi rapporti col sistema dei cosidetti padroni, coll' incarico
di proporre misure che rispondano all'intento dei negoziati condotti dal
Governo italiano, per mezzo del Regio Ambasciatore.
« Infine, dietro istruzioni dell'on. Ministro degli Esteri, il Regio Am-
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
15
basciatore a Washington è in rapporti coi Governatori degli Stati del
Sud che presero parte al recente Congresso di Augusta (21), indetto
per concertarsi sui migliori modi di sviluppare le risorse agricole, minerarie e forestali degli Stati stessi mediante l'immigrazione, per far si
che il nuovo ufficio di Ellis Island sia prontamente e regolarmente informato delle risoluzioni che verranno adottate, e ne possano subito
approfittare gli emigrati italiani. »
Tredici giorni dopo, e cioè il 17 Luglio seguente, un telegramma dell'Agenzia SAtefani, da New-York, recava :
« Il nuovo Ufficio italo-americano per l'immigrazione, incomincierà
a funzionare ad Ellis Island il 23 corrente.
« Oggi l'Ambasciatore F a v a ha presentato alle autorità americane
il Sig. A le s s a n d r o 01 d r i n i, scelto come primo Commissario italiano. »
Io non ho il piacere di conoscere personalmente il Prof. 0 1d r i n i, ma mi dicono che la scelta non poteva essere migliore;
e lo credo: ricordo, infatti, ch'egli fu primo segretario dell'Italian
Home (22), d'infelice memoria, al quale prestò per lungo tempo,
a titolo onorifico, preziosi servigi.
Ma non divaghiamo.
Appena installato nel nuovo Ufficio d'informazione e protezione
per l'emigrazione italiana (23), ad Ellis Island, il Direttore Prof. O 1d r i n i, a norma delle istruzioni impartitegli dal R. Ambasciatore
a Washington, barone F a v a, pubblicava una Circolare per annunziare l'apertura dell'Ufficio, e indicarne gl'intenti.
Di questa Circolare, tradotta dall'inglese, è stata inviata copia ai Prefetti del Regno dal Comm. S e n sale s, Direttore generale
(21) Vedi il Bollettino del Ministero degli Affari Esteri, del Giugno 1894, p. 54.
(22) Sull'origine e scopi primordiali di questo Istituto italiano per la prote-
zione dei nostri emigranti agli Stati-Uniti, che doveva poi morire così ignominiosamente, cfr. EGIsTo RossI: Del patronato degli emigranti in Italia e all' estero,
p. 8 e segg.
by
(23) Bureau of Information and Protection for Italian Emigration,authorized
the Italian Government and by the U. S. Bureau of Immigration.
16
RIVISTA DI SOOCIOLOGI& -
SERIE
II--
VOL I.
della Pubblica Sicurezza' al Ministero dell'Interno (24); e siccome
essa è di capitale importanza per l'assunto che stiamo trattando,
credo opportuno riprodurla qui integralmente (25):
UFFICIO D'IMMIGRAZIONE A ELLIS ISLAND
New- York, 1. agosto 1894.
Signore,
« Ho l'onore d'informarvi che il 23 Luglio p. p. è stato aperto ad
Ellis Island un Ufficio italiano d'immigrazione, autorizzato dal Governo
d'Italia e dal Dipartimento d'immigrazione degli Stati Uniti.
« Gli scopi del Governo Italiano nello stabilire, coli' appoggio del
Governo degli Stati Uniti, detto Ufficio sono:
« 1i Di dare informazioni dirette agli emigranti italiani, e proteggerli contro i poco scrupolosi sensali di lavoro e speculatori, che li spogliano giornalmente in cento maniere dei loro sudati risparmi.
« 20 Di tenere lontani gl'immigranti italiani dai centri popolosi,
dove la concorrenza nella lotta per la vita addiviene sempre più un
problema per le classi lavoratrici, e dirigerli, per quanto è possibile,
verso punti di vera colonizzazione, all'intento di assicurar loro un' onesta esistenza ed una casa per la famiglia (sia sotto la Homestead
Law, sia in virtù di speciali accordi), aumentando di un elemento utile l'industre popolo di questa terra ospitale.
« Per raggiungere questi due scopi patriottici ed umanitari, primo
dovere di quest'Ufficio è di domandare, ciò che ha fatto , 1' appoggio
dei Governatori, dei Sindaci, dei Consigli d'Immigrazione, Agricoltura
e Commercio; delle Compagnie di trasporti, delle Associazioni e dei privati in tutti gli Stati dell'Unione, e specialmente in quelli che offrono
speciali facilitazioni agli immigranti per stabilirsi ed impiegarsi , con
preferenza per quegli Stati dell'Ovest e del Sud dove il clima è temperato e la immigrazione è più necessaria.
« A questo punto, sarà bene ricordare che il contingente d'immi-
(24 Vedi la Circolare SENSALES del 2 Settembre 1894, N. 11900 - A - 10
-
156163, pubblicata nel Bollettino officiale del Ministero dell'Interno, del 10 Set-
tembre 1894, p. 291.
(25) Cfr. ibid., p. 292.
17
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
grazione che dà l'Italia, pel novanta] per cento si compone di buoni
agricoltori e braccianti, per regola generale ordinati ed industriosi,
come lo provano tanti di essi in California, Nevada, Nebraska, Texas,
Alabama, New-York, New-Jersey, ecc.
« Governatori, Sindaci, Consigli d'Immigrazione, Agricoltura e Commercio, Compagnie di trasporti, Corporazioni e privati, e quanti sono
interessati nell'utilizzazione dell'emigrazione italiana, sono colla presente rispettosamente invitati a comunicare direttamente con quest'Ufficio, fornendo al più presto carte topografiche, piani, circolari ed annunci, aggiungendo proprie informazioni riguardo alla località ed al
clima, genere di lavoro, condizione attuale dei terreni, paghe, termini
e condizioni di pagamento, mezzi di trasporto, costo dei viveri, case
di abitazione, attrezzi di agricoltura, e generalmente tutte quelle indicazioni, che possono invogliare gl'immigranti italiani a recarsi nelle
località che si offrono, ed a stabilire accordi positivi e duraturi. »
(Firmato) A. Oldrini.
Ufficiosamente poi, il Prof. 0 1 d r i n i avrebbe comunicato ad
un reporter del New-York
Sun le seguenti informazioni , ripro-
dotte dal giornale L' Eco d'Italiadi New York, del 31 Luglio scorso :
« Noi cercheremo d' indirizzare altrove quella parte d' immigrazione che qui non è desiderata, e io ritengo che vi riusciremo. Spero non vedremo più un emigrante italiano stabilirsi nelle grandi città; ve ne sono già di troppi; ma nell'interno
v'è terra sufficiente per albergarli. Gl'Italiani sono provetti agricoltori, e io spero di mandarli a colonizzare il Sud e 1' Ovest. A
tale scopo, mi sono messo in comunicazione con gli Uffici d'Immigrazione dei vari Stati, e con tutti i Consolati italiani. Io saprà
ben presto dove mandare ogni emigrante che giunga in questo
paese. Gl'Italiani si trovano felicissimi nell' occupare terre e coltivarle. Dal Sud ho avuto frequenti comunicazioni di piani che
si stanno svolgendo pel meglio degli emigranti italiani. Sarà loro
venduta terra a lungo termine pel pagamento, fornendo agli agricoltori le sementi e gli attrezzi da lavoro. Tutta la mia influenza
sarà adoperata allo scopo che ogni emigrante dal mio paese, che
non si rechi presso gli amici, sia mandato nel Sud o nell'Ovest.
18
RIVISTA
DI SOCIOI OGIA -
SERIE II -
VOL I.
-Spero di avere nel corso del mese venturo materiale bastante
per iniziare il lavoro, sebbene il valore e l'utilità dell'Ufficio non
si possano conoscere prima di sei mesi. »
Questo dal punto di vista nazionale italiano; vediamo adesso
come l'opera iniziata dall'On. B la n c, in pro' della nostra emigrazione agli Stati-Uniti, venga giudicata dal punto di vista nazionale dei Yankees. Ecco ciò che scrive, in proposito, un autorevole giornale nord-americano (*):
« La formazione recentemente avvenuta in New-Orleans, di una
,Compagnia di colonizzazione istituita col proposito d'indurre le migliori
classi dei coloni italiani a stabilirsi nel Sud, è una prova dell'interesse
destatosi in favore dell'emigrazione verso il Mezzogiorno. Una quantità
di eccellenti coloni italiani è arrivata in queste con:trade, e Seguendo,
secondo il solito, la linea della corrente migratoria, è andata colla folla
degli emigranti nell'Ovest. Però, il clima rigoroso e gli altri svantaggi
del paese rispetto al genere di agricoltura cui sono abituati gl' Italiani,
ha portato loro nocumento. Ora il Governo italiano sta facendo sforzi
per volgere la corrente migratoria verso il Sud, - non però i padron
°e simili cattivi elementi, ma i lavoratori onesti che si occupano della
coltivazione delle frutta. -Per questo scopo, il Governo italiano ha chiesto
alle autorità degli Stati-Uniti il privilegio di avere un locale speciale a
Castle - Garden, con interpreti i quali possano spiegare agli Italiani
arrivati i vantaggi che presenta il Sud per i coltivatori di frutta. Il
Manufacturers Record sa che il Governo italiano è naturalmente contrario alla emigrazione dei proprii sudditi, ma dal momento che molti
di essi emigrano, esso desidera almeno che scelgano delle buone località per stabilirsi. Dopo diligenti investigazioni, l'Ambasciatore italiano,
barone F a v a, è venuto nella convinzione che i buoni coloni italiani
devono essere informati dei vantaggi che offre il Sud, e che a questo
servizio d'informazioni deve provvedere il patrio Governo. Il sig. R. C.
H offm an , presidente del Seabord Air L ine mediante il quale il barone
F av a cominciò a studiare la questione della colonizzazione del Sud, è
d'avviso che l'emigrazione dei coloni italiani nel Sud non potrà essere
-che benefica. »
.
(*) Vedi L'Opinione liberale, del 19 Settembre ultimo scorso, pag, la, col 3a
GL'ITALIANI
AGLI STATI-UNITI
19
Da quanto precede, e per altre considerazioni che qui non
ho campo di svolgere, riesce facile comprendere come queste informazioni, che L' Eco d' Italia riproduce sotto riserva, non siano
invece che l'esplicazione di un vasto piano d'azione, tracciato di
comune accordo fra i Gabinetti di Roma e di Washington, onde
sviare il grosso della corrente emigratoria italiana, dagli Stati
del Nord, ove c'è pletora, a beneficio specialmente di quelli del Sud,
che difettano di braccia da lavoro , e dove prepondera nella popolazione l'elemento negro (26).
Ma per ben comprendere tutta l'importanza della nuova istituzione dovuta alla coraggiosa iniziativa e al tatto pratico dell'Onorevole B ] a n c, converrà eziandio conoscere quale e quanta sia
l'importanza numerica della colonia italiana agli Stati-Uniti, e
quale la sua posizione sociale di fronte alle altre nazionalità: ciò
che mi propongo di esaminare, brevemente, nelle pagine che
seguono.
Da una recentissima statistica sull' immigrazione agli StatiUniti, fino al 30 Giugno 1893, gentilmente comunicatami dall'illustre
Prof. B o d i o , rilevo che il numero totale degli Italiani sbarcati in
quella grande Repubblica, dal 1821 al 1893, è stato di 599. 665,
ripartiti come segue (27):
(26) Cfr. in proposito due articoli di
GEORGL TRICOCHE nel " Journal des
Économistes,, del 15 Agosto 1894, pp. 185-200, e del 15 Settembre 1894, pp, 332-58.
La question des Noirs aux États-Unis.
Chi poi fosse vago di approfondire maggiormente la questione, ricorrendo alle
fonti originali, può consultare i seguenti lavori:
W.-E. CHANDLER, Our southern masters:" The Forum,,, vol. V;-G.-W. CABLE,
The Negro Problem : ibid., vol VII;- H. WATTERSON, South and its colored cifizens : " Cosmopolitan Magazine,, vol. X.
(27) Cfr. Immigration and Passenger movement at Ports of the United States
during the year ending June 30, 1893. - Report of the Chief of the Bureau of
Statistics. Washington, 1894, p. 60, tabella N. 11.
2o
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE
II-
VOL. I.
Dal 1821 al 1830, 408; dal 1831 al 1841, 2.253; dal 1841 al
1850, 1.870; dal 1851 ;al 31 Dicembre 1860, 9.231; dal 1.Gennaio
1861 al 30 Giugno 1870, 11.728; negli anni fiscali (fiscal years)
1871-1880, 55.759; negli anni fiscali 1881-1890, 307.309; negli anni
fiscali 1891-1893, 211.107.
Quanto ai punti di destinazione dei nostri emigranti, la tabella N. 5 della medesima statistica (28) ci dà, per l'anno fiscale 1893
1. Baltimora (Maryland)
.
.
.
2. Boston e Charlestown (Massachusetts.
.
.
.
54
.
.
.
17
3. New Orleans (Louisiana)
.
.
.
.
.
.
2.404
4. New York (New York)
.
.
.
.
.
.
70. 178
5. Philadelphia (Pennsylvania)
.
.
.
.
243
6. Puget Sound (Washington)
7. San Diego (California)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
3
.
.
17
Questa stessa statistica, che è un vero modello nel genere,
ci porge ancora numerosi prospetti e tabelle intorno alla proporzione dei sessi (29) e all'età (30) degli immigranti , come pure
riguardo alle loro professioni, mestieri, od occupazioni (31); ma
non est hic locus, e faccio punto.
Quanto alle condizioni morali, economiche e sociali dei numerosi Italiani negli Stati-Uniti, esse sono pur troppo ! poco lusinghiere pel nostro amor proprio nazionale (32). Valgano, a questo riguardo, le seguenti osservazioni e considerazioni di testimoni oculari, che scelgo a bella posta in campi diversissimi uno
dall'altro :
Il sig. G. S o r m a n i, Direttore del giornale Il Commercico di
Milano, reduce da un viaggio agli Stati-Uniti, nel 1887, così scriveva nel suo Eco d'America (33):
(28) Pag. 16-17: Statement, by Customs districts, of the number andl nationality
of Immigrants.
(29) Cfr. ibid., pp. 61-62, tabella N. 13.
(30) Cfr. ibid., pp. 62-63, tabella N. 14.
(31) Cfr. ibid., pp. 20-39, tabella N. 6. Statement, by Countries, of the occupations of Immigrants.
(32) Chi volesse averne un'idea,
Un italiano in America.
(33) Milano 1888, pp. 19-24.
legga
il bellissimo
libro
di ADOLFO ROSSI;
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
21
« E doloroso il confessarlo-e d'altronde noi non scriviamo
queste pagine per lusingare nessun amor proprio - è doloroso
che, mentre nelle altre colonie i bassi fondi sociali rappresentano l'eccezione, in quella italiana costituiscono la regola.
« Emigrano dall'Italia coloro che l'ozio ha gettati sulla strada
della perdizione, e che hanno quindi dei conti da regolare coll
giustizia.
« Em igrano quelli che hanno invano tentato tutte le vie per
vivacchiare senza fatica, e non hanno potuto raggiungere l'intento; gli ignavi che s'atteggiano a cultori (ambulanti) dell' arte
musicale o del canto, ed infine, i diseredati-e sono i più--attratti
dal miraggio di un possibile cambiamento di condizione.
« Costoro formano il maggior contingente dell' emigrazione
italiana. Sbalestrati su quel libero suolo, senza la coscienza di
quello che sono, di quello che non sanno fare e di quello che
bisogna sapere per giungere ad una meta qualunque, si trovano
costretti, per non morire di fame, ad accettare la più umile fra
le umili condizioni ed abbassarsi ai più vili servigi.
« Il lustrascarpe - ormai lo sanno anche i polli - indica un
individuo di nazionalità italiana.
« Eppure, in quei paesi privilegiati il lavoro può nobilitare
il più umile, e all'operoso non può mancare il successo.
« Ma se v'hanno alcuni esempi di fortunate carriere, innumerevoli invece sono quelle che dimostrano in modo positivo un
peggioramento irrimediabile di condizione, e sempre come conseguenza del fatto, che la maggioranza degli emigranti italiani si
compone di spostati, in cerca di un qualsiasi punto d'appoggio per
mantenersi in equilibrio.
« Ciò ha creato nel criterio dei nativi una cattiva prevenzione, condivisa -- e, se vogliamo, un po' fomentata - dagli stranieri, a danno della nostra nazionalità, talchè basta la qualifica
d'Italiano per sintetizzare un essere meschino, capace di sottop-orsi
a qualunque bassezza pur di campare la vita. Basta essere Italiano per vedersi accolto con diffidenza, se non con ripugnanza.
« Ad accrescere questi sentimenti avversi alla nostra dignità
nazionale, contribuiscono gli stessi membri della nostra colonia.
« Disgraziatamente, nel seno delle nostre colonie - non esclusa
22
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE II -
VOL. I.
la parte migliore - è tutto un sistema di demolizione reciproca,
che s'è fatto strada negli animi. L'invidia, la gelosia, sono le passioni dominanti.
« E mentre i connazionali vivono, come Dio vuole, nei qu artieri più luridi, voi trovate i facoltosi intenti unicamente a soddisfare la propria ambizione, e li vedete, infatti, nelle ricorrenze
nazionali, far pompa delle piu svariate uniformi da ufficiali soverchiamente gallonati e coperti di gingilli - passeggiare tronfi
per le strade, rappresentanti di un'armata offembachiana che si
compone di soli ufficiali superi ori.
« E così, gli Americani che ammirano l'Italia per il suo glorioso passato, per la sua storia, per le sue antichith, e che imparano ad onorarla quale culla delle belle arti, delle scienze e delle
più splendide creazioni dell'ingegno, si sono fatti uno strano concetto di noi; un concetto che si rimbalza fra lo straccione ed il trovatore, non soltanto nel carattere, ma anche nell'abito... Un concetto, insomma, che in ogni modo non può solleticare il nostro
amor proprio nazionale. »
Il sig. S o r m a n i termina coll'augurarsi che, per il rispetto
dovuto alla madre patria, « i figli lontani , invece di continuare
in un sistema tanto pernicioso, concentrino i loro sforzi per iniziare un periodo di raccoglimento, avente per iscopo di rialzare
il nome e le sorti della colonia, e della nazionalità ch'essi rappresentano. » E conchiude: « Nell'unione sta la forza, ed i forti sono
rispettati dovunque. »
A poco più di un anno di distanza, il Comm. Gian Pao 1 o
R i v a, allora Console generale d'Italia a New York, in un suo nobile e coraggioso discorso, riportato dal giornale locale Il Progresso
italo-americano, del 14 Aprile 1889, diceva (34):
«..... sono sei mesi che io faccio dolorosa, quotidiana esperienza
dei dolori, delle amarezze, delle miserie che attendono i nostri
(34) Cfr. il Bollettino della Societ
gina 638, n. 1.
Geografica Italiana, dell' Agosto 1889, pa-
GL' ITALIANI AtRLI STATI-UNITI
immigranti al loro primo por piede sovra questo suolo americano;
ignari della lingua e degli usi, privi di appoggio e di direzione,
creduli e fidenti in questa terra da loro vagheggiata come la fine
di ogni miseria, come la soglia dorata di ogni prosperità, essi cadono in potere di bassi speculatori che li ingannano, li sfruttano,
li malmenano; di bassi speculatori nelle cui mani essi devono
abdicare non solo ogni potere di volontà, ma ogni senso di dignità
umana, vittime sotto altre forme di quei contratti di carne umana
che furono per tanto tempo il disdoro di questo paese; e che come
schiavi, come cose vendute, li dà in potere del padrone... e quando
malgrado gli abusi, le sofferenze inaudite, quando malgrado le
mercedi contestate e ridotte, le spogliazioni d'ogni sorta, le malversazioni,riescono ancora con quella forza di resistenza, con quella
paziente abnegazione, di cui dànno straordinario esempio, riescono
a formare il tenue risparmio da inviare alla famiglia che aspetta
ansiosa nella miseria, il tenue risparmio confidato alle volte a
bassi trafficatori di danaro che essi non sanno conoscere, e che
non saprei con qual nome più offendere, anzichè giungere a conforto e sollievo dei miseri che attendono, viene indegnamente
truffato; è una dolorosa storia che ispira commiserazione e indignazione del pari profonde; dolorosa storia, di cui ogni giorno
sono obbligato di leggere un capitolo , e l'animo mio ne è pieno
di amarezza e di indignazione. I cattivi padroni ed i bassi trafficatori di denaro sono un disdoro per la colonia italiana, che essa
non dovrebbe più a lungo tollerare.... per cui se l'idea dell'Istituto
Italiano (*) dovesse naufragare, o se essa non fosse considerata
suscettibile di attuazione nel suo complesso, io vi prego, vi prego
calorosamente di riflettere a quanto vi ho esposto, e di provvedere almeno alla creazione di una grande Società di patronato
per l'immigrazione, la quale provveda a sottrarre i nostri immigranti al tirannico dominio dei cosidetti Bosses (35), alla malafede
dei bassi speculatori. »
(*) Quello che sorse poi sotto il nome di Italian Home.
(35) Per chi non lo sapesse, ecco gli apprezzamenti che, intorno a questa genia,
ilProf. A. O 1d r in i forniva verbalmente, l'anno scorso, al nostro illustre Direttore
generale della Statistica: " Il boss, ossia l'ingaggiatore, è italiano fra gli italiani,
boemo fra i boemi, ecc., ed è l'ultimo anello di una catena, che comincia dal ca-
24
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE II
-
VOL. I.
E quasi preludiasse a quanto s'è venuto testè attuando, il benemerito funzionario aggiungeva:
« Questa società di Patronato io considero, e non se ne abbiano a male i fautori convinti dell' Ospedale, io considero come
il primo, il vero, il più urgente bisogno per gl'immigranti e per
le colonie italiane negli Stati Uniti; ho detto per le colonie, poichè
egli t evidente che i benefici di questa Società non si limitereb-
pitalista, americano, e termina al lavorante. Gli anelli intermedii sono: lo il manager del capitalista, sempre americano anch'egli; 20 il capo sezione (se si prende
ad es empio la costruzione di un tronco ferroviario), pure americano; 30 l'appaltatore
o il cottimista, ancora oggi raramente italiano; 4o il boss, cioè il capo squadra,
operaio scelto. La mossa, l'idea, il comando viene dal capitale. Nel consiglio d'amministrazione della nuova intrapresa ferroviaria si decide, per esempio, che occorrono 5.000 uomini nella prossima primavera. Il capitalista avverte il manager, che
passa parola al capo sezione, il quale la confida al cottimista, che ne parla al
boss, e tutti assieme fanno venire, o trovano nei depositi delle città, segnatamente
in New-York, i manovali.
" Ometto di parlare di tutte le piccole forme di speculazione che si fanno a
carico del manovale; dall'obbligo fattogli di comperarsi il vitto nel cantiere a prezzi
determinati, fino a quello di mandare colla " bossatura,, i risparmi in deposito
a Melilillo o a Carluccio.
" Il boss volgare, l'ingaggiatore degli operai italiani, il. più sovente navigato
e furbo (smart), emigrato da tempo dal medesimo villaggio o dalla medesima provincia degli ingaggiati, è un uomo senza scrupoli; ma date le condizioni complicatissime dell'emigrazione, che si fraziona in molecole avide di esistenza, esso
:apparisce come uno strumento necessario nell'aspra lotta per la vita. L'emigrante,
per lo più ignorantissimo, lo prende, lo vuole come guida nell' immenso laberinto
in cui è scaraventato, senza attitudini, tranne che al lavoro più rozzo; lo segue
con sommissione di schiavo, finchè un piccolo gruzzo di dollari guadagnati gli
permetta di scegliere. Allora anch'egli sceglie e discute il prezzo del proprio sudore,
con intensità crescente. Poi si fa una famiglia o la fa venire dal villaggio nativo,
e conta per uno fra i suoi, ed entra nella seconda fase della egemonia di tutto
le emigr azioni, italiane, tedesche, irlandesi, ecc.
" L'emigrante italiano che non abbia speciali attitudini per elevarsi di condizione, se non beve liquori e non giuoca, può dopo due o tre anni trovare la sua
via; .se ha attitudini e la sorte lo seconda, potrà salire la scala seguente: manovale, capo-squadra, boss sui lavori; boss d'ingaggio (per conto di superiori); cottimista e, magari, proprietario; ovvero anche se è padrone dell' aritmetica e riesce
a farsi popolare fra i suoi compaesani, banchiere, a sua volta. ,, (Cfr. L. Bodio,
Sulle condizioni della emigrazione italiana e sulle istituzioni di patronatodegli emigranti, p. 22, n. 1. Roma, 1894.)
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
25
bero a Nuova York, ma essi irradierebbero su tutte le colonie
dell'Unione, poichè ricevendo essa gli immigranti al loro uscire
da Castle Garden (*), inscrivendoli nei suoi registri, tenendo conto
delle attitudini di ognuno, fornendoli di mezzi, di appoggi, di
istruzioni, essa potrebbe mediante proprie succursali, o mediante
accordi da stabilirsi colle grandi imprese costruttrici, dirigerli
premuniti ai luoghi dove sono destinati, per cui giungendo nelle
diverse colonie come gente conscia e sicura di sè stessa, vi diventerebbero elementi d'ordine e di prosperità, mentre che oggi
sfruttati dai padroni, essi portano ovunque i loro lamenti, i loro
bisogni, ed ovunque offrono triste esempio di miseria e di avvilimento. »
Ancora a proposito degli speculatori dell'emigrazione italiana
agli Stati-Uniti, riproduco qui il brano di un Rapporto inviato al
nostro Ministero degli Affari Esteri, dal R. Vice-console a Filadelfia (36):
« I nostri emigranti,
massime que' di fresco arrivati,, sono
spesso vittime di ignobili speculatori., senza coscienza e senza
vergogna , i quali,, sotto pretesto di farsi, rimborsare le spese di
viaggio anticipate con contratto leonino, e di procurare loro:lavoro,
li tengono in uno stato di soggezione o di quasi schiavitù,, dalla
quale è difficile svincolarsi e per la quale, durante lungo tempo,
essi sono costretti di consegnare ai padroni il prodotto dei loro
sudori.
« Oltre i padroni, vi sono poi i cosidetti bosses. Il boss,, è un
altro parassita dell'operaio, ora al servizio di un padrone, ed ora
agente per proprio conto. Il suo modo d'ingannare gli operai consiste nel condurli, col pagamento di tanto a testa, in luoghi dove
guarentisce trovarsi grande lavoro, mentre poi non ve n'è punto
o di brevissima durata.
(*)Questo asilo provvisorio per gli immigranti, è stato da poco tempo trasferito
a Ellis Island, ove appunto ha sede il nuovo Ufficio italiano d'informazioni.
(36) Cfr. Statistica della emigrazione italiana per gli anni 1H84 e 1885, p. 279,
n. 1.Roma, 1886.
26
RIVISTA DI SOCIOLOGIA -
SERIE Il -
VOL. I.
« Talvolta il boss si fa dare il prezzo di passaggio in ferrovia
da tutti gli operai, li accompagna alla stazione, li fa entrare nei
vagoni, e poi scompare coi denari che dovevano servire al viaggio.
Tale caso è frequentissimo. Che se veramente i lavori promessi
esistono, il boss s'incarica di fornire ai lavoranti il vitto e quanto
altro abbisognano, imponendo prezzi molto superiori ai giusti , e
prelevando inoltre contribuzioni pecuniarie , sotto minaccia di espulsione dal lavoro a chi ricusasse.
« Un altro mezzo adoperato da alcuno per ricavare illeciti
guadagni, è quello di provvedere gli operai, durante l'inverno, di
vitto e d'alloggio (solitamente pessimi) a credito, facendosi poi
pagare, alla ripresa dei lavori in primavera con rigida usura; ma
qui, più che d'inganno, si tratta di scandaloso profitto ricavato
dalle dure necessità in cui l'inverno mette i poveri lavoranti, in
America come altrove. »
Dopo quelli di due pubblicisti e di due Consoli, sentiamo il
giudizio sereno di un artista e letterato di grido, G i u s e p p e G i a c o s a. Il quale, in un articolo della Nuova Antologia, del 16 Agosto 1892, intitolato: Gli Italiani a New York ed a Chicago, scri-
veva (*):
« Fra i membri organici della società americana, dobbiamo
pur troppo convenirne, gl'Italiani tengono nella pubblica estimazione, se non il penultimo, il terz'ultimo posto. Al disotto di essi
non ci sono che i Cinesi ed i Negri (37). »
E dopo averne, con fine analisi, sviscerate le cause reali e le
apparenti; così prosegue:
« Diamo ora uno sguardo sommario ai quartieri italiani di
Nuova York ed alla vita, l'infima vita di troppi Italiani in Chi-
(*) Loc. cit., p. 626.
(37) Intorno ai punti di contatto che, nella concorrenza mondiale del lavoro,
intercedono fra Italiani, Ebrei e Cinesi, vedi un libriccino, piccolo di mole ma molto
suggestivo, dell'On. COLAJANNI, intitolato: UUna questione ardente. Roma, 1893,
specialmente al cap. VI, pp. 23-31.
GL'ITALIANI
AGLI STATI-UNITI
27
cago. Ho detto che a Nuova York la bassa città non vive che
di traffichi e che la sera tutti l'abbandonano.
Ciò è vero in generale degli Americani, non dei Cinesi e degli
Italiani dei quali i confinanti quartieri stanno appunto nella città
bassa, presso i Ciinque punti , dove sono le viuzze più strette e
malsane e le più orribili e rovinanti catapecchie...
« E impossibile dire il fango, il pattume, la lercia sudiceria,
l'umidità fetente, l'ingombro, il disordine di quelle strade. La gente
ci vive all'aperto, segno, dato il clima inclemente, che peggio sono
i locali interni, dei quali io non vidi se non quanto mostravano
le buie botteghe e che mi svogliò d'ogni maggiore curiosità... Uomini cenciosi, sudici, sparuti vanno intorno faticosamente d'una in
altra bottega o si aggruppano all' entrata di quelle birrerie dove
è loro servito il fondugliolo inacidito delle botti di birra smaltita
nei sani quartieri alla gente sana. Sul passo degli usci, sui gradini
delle scalette, su sgabelli di legno e di paglia nel bel mezzo della
via, le donne mettono in mostra tutta quanta la loro compassionevole vita domestica. Allattano, cuciono, mondano le verdure
avvizzite, solo condimento della loro minestra, lavano i panni negli
unti mastelli, si strigano e ravviano a vicenda i capelli. Ciarlano,
ma non fanno il cinguettare allegro ed arguto delle viuzze di Na poli, bensì un non so quale cruccioso pigolio ohe stringe il cuore (*). »
E più oltre, parlando dei mostruosi ritratti di R e Vi tto rio, di
Garibaldi e di U mber to, e delle sgualcite bandiere tricolori che
pendono a quasi tutte le finestre ed inquadrano 1' entrata delle
botteghe e vi fanno svolazzo, l'artista diventa filosofo, e mestamente osserva che « quelle bandiere ci dànno insieme un senso
di tenerezza e di vergogna patria. »
Poscia si domanda : « Quella gente cosi duramente provata
ha dunque mente ancora alla remota terra nativa e frammezzo
a tante urgenti e dolorose realtà può essa ancora compiacersi della
sua imagine simbolica ? Ma non umiliano esse ad un tempo la
patria che riduce i suoi figli ad appagarsi, per minor danno, di
così squallida miseria? Gli innumerevoli strozzini che invescano
disgraziati e li dissanguano, primo e permanente argomento della
(*)
I.,
ibid.,
pp.
6334-35.
28
RIVISTA
DI SOCIO1 OGIA -
SERIE Il -
VOL I.
loro abbiezione, adornano anch'essi con bandiere le immonde tape
cui dànno il nome di Banche. E a più vistosi drappi, più accorte
trappole. Stanno sulla soglia del banco, fissando sui passanti un
dolce sguardo adescatore e sorridendo loro con cupida bdnarietà (*). »
E continua:
« Ma la vita più dolorosa è quella dei bambini gettati seminudi all'aperta via. Chi non conosce il clima di Nuova York non
può concepire la tristezza di tale spettacolo... Pensate quei bambini ! Chi riesce a superare quelle prove mortali potrà adulto sfidare tutti i mari e tutti i deserti, ma quanti ci restano al primo
urto, o trascinano per una fiacca giovinezza acciacchi senili,
finchè un alito di brezza li spegne!
« Tali miserandi spettacoli non s'incontrano, ben inteso, che
in quelle poche strade dove si agglomera la feccia della emigrazione italiana, pur preferibile di cento volte alla feccia della irlandese la cui degradazione procede da stravizi, non come avviene dei nostri, da pregiudizi economici e da ignoranza (**).»
Passando poi a discorrere di Chicago, il gentile poeta di Jolanda scrive :
« Chicago non ha, ch'io sappia, quartieri dati in modo speciale agli Italiani, onde lo spettacolo della nostra miseria, va cercato un po' da per tutto e più nell' esercizio di certe infime industrie che solamente i nostri connazionali patiscono di esercitare.
La più comune consiste nel ribruscolare fra il lezzume ammassato presso i grandi depositi di cereali, le coi:cerie, gli scali d'imbarco e le stazioni ferroviarie. E industria di vecchie donne delle
nostre provincie meridionali andate in America col marito o coi
figliuoli. Questi attendono all'arte loro od ai negozi, esse passano,
piova o nevichi, l'intera giornata fra le spazzature per riportarne
la sera, a farla grossa, il valore di pochi centesimi. Cartaccia, ri-
<del
(*) Id., ibid., p. 635.
(**) Id., ibid., pg. 635-36.-Intorno a New York, cfr. anccra due altri articoli
GIAcOSA , nei numeri 9 e 10 della Nuova Antologia, del 1893.
GL'ITALIANI AGLI STATI-UNITI
29
tagli di cuoio, cenci, chiodi, bullette, pezzi di lamiera, fili di ferro,
quanto è ultimo vilissimo rifiuto della grossa vita industre e meccanica , tutto raccolgono ed insaccano. Un paio di ciabatte, una
blusa a brandelli, un'ampolletta con entro il rimasuglio di ignoti
rimedi sono ai loro occhi veri tesori. Chi può fissare l'estremo limite del servibile e dell'inservibile ?...
»
Ad un dato punto, il poeta si domanda quale sia il segreto di
tanta tribolazione, e risponde : « il timore che alcuna infinitesima
particella di ricchezza vada perduta. Guadagnerebbero di più a
più sani e puliti lavori, ma quel minuscolo valore le attira. E l'adorazione cieca e materiale delle cose, astrazione fatta da ogni
pratica applicazione (*). »
* *
Lo stesso Gi a c o s a poi , in una sua splendida, Conferenza
sulla emigrazione italiana negli Stati Uniti di America,
tenuta a
Biella la sera delli 31 Agosto 1893 , cosi riassumeva le sue impressioni sulla condizione dei nostri poveri connazionali colà immigrati (38) :
« Nella estimazione del popolo americano , è vano illudersi,
la nostra emigrazione tiene il terz'ultimo posto, perchè dopo gl'Italiani non vi sono più che i Cinesi ed i Negri. E la ragione di
questo disprezzo si spiega col fatto che gl'Italiani vivono laggiì
sordidamente, compiendo atti inauditi di avarizia, rinunciando,
non dico ai comodi, ma alle prime necessità della vita, sparagnando,
sparagnando sempre.
« Ora, questa sordidezza degli Italiani, che pur guadagnano
da due a quattro dollari al giorno, e spendono forse una lira o
una lira e mezza , è appunto ciò che li abbassa agli occhi degli
Americani, che agli agi della vita non rinunziano. L' Americano
lavora tutto il giorno, ma alla sera, nelle ore di riposo, egli vuol
godere del benessere dell'esistenza. L'Italiano, invece, salvo poche
(*) Id., ibid., pp. 637-38.-Cfr. inoltre G. GIACOSA, Chicago e la sua colonia
italiana:ibid., no 5, 1893.
(38) Vedi L'Eco dell'Industria e la Tribunna Biellese, del 3 Settembre 1893.
30
RIVISTA
DI SOCIOLOGI.
-
SERIE II-
VOL I.
eccezioni in persone più elevate, non si fa scrupolo di assoggettarsi alle più dure privazioni, pur di sparagnare; lavora, guadagna,
ma vive nella miseria, nell'abbiezione.
« I frutti dei risparmi dei nostri connazionali agli Stati-Uniti
sono sorgente di prosperità per l'Italia; ma questo risparmio è causa
di troppo evidenti privazioni sostenute dagli operai italiani, in un
paese dove s'intende che le economie ed il risparmio seguano 1'agiatezza, e non la miseria.
« Ed è perciò che gli Americani considerano la maggior parte
degli Italiani come uomini appartenenti ad una razza degenerata
od inferiore; quanto a quelli-e non sono molti-che agli agi della
vita non rinunziano, per i figli dello Zio Sam essi non sono più
Italiani:sono dei loro,, sono Americani!
« E come se tutto ciò non bastasse, vi si aggiunge ancora
l'usura,-la piaga che rovina i poveri emigranti-la poca compattezza della nostra colonia, la nessuna confidenza nelle autorità
locali, ecc., ecc. :tutte cose che costituiscono altrettanti coefficienti
della nessuna considerazione in cui l'Italiano viene per lo più tenuto in America, e specialmente agli Stati-Uniti. »
Per quel poco che ho potuto riferire qui , e più ancora per
il molto che ho dovuto tacere (39), parrà certamente strano che
il nostro Governo abbia potuto tardar tanto a prendere un qualche energico provvedimento tutelatore, e non abbia cercato prima,
come sarebbe stato suo dovere e decoro, di porre un argine alle
infinite miserie e, quel che è ancora peggio, alle infinite birbanterie di cui sono spettacolo vivente e rattristante la maggior parte
delle colonie italiane in America, specialmente poi quella di New York.
(39) Per coloro che non fossero ancora ben persuasi, consiglio di leggere i risultati dell'inchiesta che, sulle deplorevoli condizioni della colonia italiana a New
York, una distinta Signora americana-Ida M. Van Etten-ha pubblicato sulle fitte
colonne del New York Herald , del 18 Settembre 1892: inchiesta che riusci uno
studio fotografato dal vero. (Vedine la traduzione che, sotto lo pseudonimo di " Umano ,,, ha dato la Critica Sociale del 10 e 16 Gennaio 1893, sotto il titolo significativo di : Vergogne italiane in America.)
GL'ITALIANI
AGLI STATI-UNITI
31
Le son queste delle vergogne nazionali, che se si possono nascondere in patria, non si dovrebbero mai tollerare all'estero, dove
sono continuamente in giuoco i nostri più vitali interessi economici e politici, e i più nobili sentimenti dell'umana dignitàh, per
un popolo civile che si rispetti e voglia farsi rispettare.
E ormai tempo di finirla una buona volta colla retorica rancida e coll'Arcadia belante: bisogna guardar bene in faccia le
cose, e vedere come stanno realmente, e non come dovrebbero
essere o si suppone che siano. Si vedrebbe allora, nel caso nostro,
che que' bei versi del poeta :
" Ove s'ode il bel nome d' Italia
" Là risuona la gloria e 1' onor!
sono più che altro una pietosa bugia, e sono e resteranno ancora
per molto tempo un pio desiderio, sopratutto in America.
Conviene però esser giusti, e confessare che, dopo il ritorno
dell'On. C r i s p i al potere, il prestigio del nome italiano e il morale
dei nostri connazionali all' estero si sono alquanto rafforzati e
rialzati, e giova sperare che continuino ad esserlo sempre più,
massime se l'attuale Ministero guarderà meno ad Oriente (dove
non abbiamo, in fin dei conti po' poi, che dei ricordi storici, e
degli interessi molto ma molto futuri, per non dire addirittura
problematici) e un po' più ad Occidente, oltre 1' Atlantico, dove
palpitano ancora centinaia di migliaia di cuori italiani, che costituiscono, sommati assieme, una quantità enorme di energia fisica
e mentale, che si potrebbe e si dovrebbe meglio utilizzare, a
maggior lustro ed incremento della grandezza morale e della prosperità materiale della nostra cara patria. Saper avviare, e sopratutto saper utilizzare le correnti naturali della nostra emigrazione permanente: ecco un problema che merita tutta l'attenzione
di un Governo illuminato, e che mi permetto io pure di raccomandare alla vigile cura del nostro Ministro degli Esteri.
Per il momento, intanto, giova rallegrarci e sperare che il
nuovo Ufficio d'informazioni a Ellis Island sarà un po' più serio
di quella « lustra » - vero olio per i gonzi - che era la sezione
32
RIVISTA
DI SOCIOLOGIA -
SERIE
II -
VOL. I.
di patronato degli immigranti, del famoso Istituto italiano (Italian
Home) di Nuova York, d'infelice memoria (40).
Ed era ormai tempo: le fughe dei banchieri (41), la « carità
(40) Per mio scarico, e ad edificazione di quanti in Italia hanno sempre creduto
in buona fede, alla serietà dei patronati italiani d'emigrazione, all' estero , e specialmente del tanto decantato Italian Homne, ecco quanto leggo nel giornale L'Eco
d'Italia di New-York, del 17 Aprile di quest'anno: ".... per quanto riguarda l'Italian Home - tutti lo sanno - il patronato è sempre stato un pio desiderio dei
buoni, di tutti coloro che all'interesse personale preferiscono il benessere dei nostri
connazionali. È vero che questa sezione è compresa nel regolamento;.... ma è anche
vero che essa non ha mai funzionato, perchè avrebbe compromessi gli interessi di
parecchi sedicenti filantropi, nelle cui mani è caduta I' amministrazione della Pia
Casa. ,,
(41) E perchè non si creda che io esageri le tinte del quadro , di per sè già
così fosco, riferirò qui un brano dell' Inchiesta della Signora Ida M. Van Etten,
che porta appunto per titolo: Fughe dei banchieri.
" Uno dei più comuni avvenimenti nella colonia italiana (di New York) è la
scomparsa di un banchiere. Nello scorso anno un banchiere di via Hobo ken, dopo
di aver ricevute parecchie migliaia di dollari in deposito, fuggì - sebbene ordinariamente questi banchieri trovino più conveniente il rimanere e il continuare a
smungere le loro vittime. In questi pochi anni 22 banchieri sono scomparsi, portando con sè migliaia di dollari che rappresentavano i risparmi degli emigranti.
Le migliori autorità della colonia italiana calcolano che questi irresponsabili banchieri abbiano in deposito oltre un milione e mezzo di dollari. Nel corso ordinario
degli eventi accade che centinaia di questi emigranti, dopo aver fatto uno o due
depositi, non dànno più notizia di loro - inaoiono nelle miniere o sulle ferrovie,
non si sa; e poichè è costume di tali Banche italiane il non dar ricevuta, non v'è
chi può reclamare i depositi. Uno di questi banchieri, per esempio, che è in via
Brooklyn e tratta gli affari da sè, non sa nè leggere nè scrivere.,, (Vedi la Critica
Sociale del 16 Gennaio 1893, p. 29, col. 2a).
Di qui la necessità urgente, per non dir altro, della creazione di Banche coloniali italiane, nei principali centri di nostra immigrazione all'estero, tanto nell'America del Nord come nell'America del Sud, a New York come a Sào-Paulo. E
dire che, fin dal 1886, esiste stampata negli Annali di Statistica un' elaborata
Relazione del Comm. Grillo, che addita appunto il modo di attuare una Banca
coloniale a larghe basi, e gli scopi che la stessa dovrebbe prefiggersi !
Non è il caso di ripetere, con una leggiera variante:
.Le Relazioni son; ma chi
< pon mano ad elle ?
Giro la domanda a cui spetta; ma dichiaro preventivamente che non ho nes-
GL'ITALIANI AltLI STATI-UNITI
33
pelosa » dei compadri (*), la schiavitù dei padroni (42), le scroccherie dei cavalieri (43-, le prepotenze e birbonate dei bosses, alcuni dei -quali continuano perfino laggiù la « gloriosa » tradizione del patrio brigantaggio (44), ecc.,
ecc.,
erano giunte a tal
in là non si poteva pro-
punto di vergogna e d'infamia, che più
prio andare: epperò, per parlare alla Machiavelli,
scese che le
sono, e per li vizi loro all'estrema bassezza pervenute, non potendo
più scendere conviene che salghino.
Sincera lode e ben meritata riconoscenza vanno
quindi
tri-
suna speranza di ottenerne la risposta, ossia l'esecuzione; che , come direbbe i
Giusti :
« Il Ministero, in tutt'altre faccende affacendato,
«A questa roba è morto e sotterrato. »
(*)Specialmente, anzi quasi esclusivamente fra gli emigranti delle nostre provincie del Mezzogiorno.
(42) La è questa un'altra grossa questione, forse più grave ancora di quella dei
bosses: basti dire che un telegramma dell'Agenzia Stefani da New York, delli 31
Agosto u. s., ci recava la notizia che era " partito per l'Europa il Direttore generale dell'emigrazione, per studiare la questione dell'emigrazione in generale, e particolarmente in Italia quella dei padroni.,,
(43) È noto l'abuso indegno che molti dei nostri connazionali, anche fra i pezzi
grossi delle colonie italiane d'America, fanno dei titoli nobiliari, accademici e cavallereschi, il più delle volte bassamente usurpati, quando non si tratti delle decorazioni del Bey di Tunisi, della Repubblica di San Marino, o magari dell'Ordine
dei Salvatori delle Alpi Marittime, cui approfitto volentieri dell' occasione per segnalare all'ammirazione della nostra Consulta Araldica.
(44) Cfr. S.MERLINO, Camorra, Maffia and Briganldage: " Political Science
Quarterly ,,,vol. IX, Settembre 1894.
Ecco poi, per esempio, il titolo più che significativo di un articolo à sensation
del giornale L'Eco d'Italia di New York, dell'll Aprile 1894: " I briganti della
Sila nel South Carolina. - La tratta dei bianchi. - Italiani schiavi, sfruttati, dissanguati e torturati. ,,-Oppure quest'altro, del 15 Aprile seguente: " I Briganti
nel South Carolina ,,,
e via di questo passo.
Chi poi fosse vago della lettura di questi romanzi di nuovo genere, può leggere l'interessante Appendice che sta ora pubblicando il giornale L'Italianoin America di Nuova York, intitolata appunto: I delitti dei bosses. E ancora : " Nella
Carolina del Sud - dice un Rapporto di T. F. Lee, Ispettore dell' Emigrazione gl'Italiani sono trattati come cani, vigilati da sorveglianti armati, percossi con calci
espugni, e delle volte presi perfino a fucilate.,, (Cfr. A. CoLoccI, Op. cit., pag. 203-204.)
Et nunc erudimini!
34
RIVISTA
DI
e,
SOCIOLOGIA -
SEEIE
Il
-
VOL. I.
butate all'On. B 1 a n
per aver saputo condurre a termine, con
quella tenacia di propositi che è forse la dote più bella e caratteristica della forte razza subalpina, una riforma da lungo tempo
reclamata e invocata: riforma che, per quanto modesta in apparenza e incompleta, segna o dovrebbe segnare una vera rivoluzione e una nuova orientazione nell'indirizzo governativo della
nostra emigrazione all'estero, nel mentre apre uno spiraglio di
luce benefica sul fosco orizzonte dei miseri e dei profughi dal patrio suolo.
This book is a preservation facsimile produced for
the University ofIllinois, Urbana-Champaign.
It is made in compliance with copyright law
and produced on acid-free archival
60# book weight paper
which meets the requirements of
ANSI/NISO Z39.48-1992 (permanence of paper).
Preservation facsimile printing and binding
by
Northern Micrographics
Brookhaven Bindery
La Crosse, Wisconsin
2012