mondo tappeto

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mondo tappeto
Preti on line,
la “confessione”
via web
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10
L’anno di Variati
“Complotti?
Me ne frego”
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4
Volpi, il filosofo
della porta
accanto
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13
n° 145
18 aprile 2009
0 50
euro 0,50
Fatti, personaggi e vita vicentina
Direttore responsabile Luca Matteazzi
Million dollar Aim
flickr.com/scris
L’azienda comunale di San Biagio incassa
ogni anno dalla Ederle più di 5 milioni di euro
Cifra che si moltiplicherà con la nuova base
al Dal Molin (concorrenza permettendo)
E c’è un contratto segreto per le utenze civili...
Addio mio candidato
Ciàcole
D
unque, sulle schede elettorali
che il prossimo giugno troveremo nelle urne non ci sarà il nome
di Paolo Costa. Il commissario governativo per il Dal Molin, e parlamentare europeo, ha scritto al Pd per
spiegare il suo no alla ricandidatura.
Tra le motivazioni c’è anche la questione della Ederle 2. “Su invito del
“nostro” governo – scrive Costa - mi
sono assunto l’onere di difendere la
credibilità del Paese nei confronti
degli Stati Uniti consentendogli di
mantenere le parole date da esponenti di governo di centrodestra […]
ma anche da Prodi, D’Alema, Parisi
[…] e di averlo fatto facendo pagare
alla Vicenza che non si accontentava dell’orgoglio del servizio reso
all’Italia il minor costo possibile [...]
e creando le condizioni per compensazioni significative [ …] nonostante
l’atteggiamento masochistico che
continua a serpeggiare in parte della
città”.
Insomma, la città dovrebbe essere
orgogliosa di rendere un servizio al
paese, mentre la perdita dell’aeroporto (malgestito e inutilizzato, è
vero) e la costruzione di qualche centinaio di migliaia di metri cubi di cemento di base militare sono il “minor
costo possibile”. E chi non lo capisce
è un masochista.
Ma non è tutto qui. “Il rispetto delle
regole e dei ruoli istituzionali, quel
tratto civile che distingue le società democratiche serie dalle società
cialtrone e che è essenziale per arrivare finalmente a disporre di una
democrazia efficiente e, in quanto tale
giusta, è o non è un valore che il Pd
Veneto fa proprio?”, si chiede Costa.
Ha ragione. E forse è proprio perché
per qualcuno il rispetto delle regole,
ad esempio di quelle che dicono che
prima di aprire un cantiere di quella
portata ci vorrebbe una valutazione di
impatto ambientale, è ancora un valore, che non troveremo il commissario
tra i candidati. Senza rimpianti.
MONDO TAPPETO
RESTAURO
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editoriali
145 del18 aprile 2009
numero
2
pag
Variati il meno peggio. Che può essere il meglio
Il commento
P
ersonalmente, le intervistelenzuolo ci piacciono punto.
Quelle fatte a tavolino, magari per e-mail come usa fra certi
cronisti pigri a potenti compiacenti, ancora meno. Ma quella
che vi proponiamo questo numero, fatta al sindaco Achille
Variati, non è di questa risma,
e ha il merito di chiarire alcune
questioni-chiave rimaste finora fra l’incerto e l’ambiguo. Su
Aim, ad esempio, il primo cittadino ribadisce il giudizio duro
sulla passata gestione targata
Rossi&Hullweck. Un modo per
far rifulgere la svolta avuta con
Fazioli e il new deal emiliano a
San Biagio. Sicuramente c’è stato un bel cambio, in molte cose
positivo (la croce sopra ad affari scriteriati come Marghera, ad
esempio). Ma rimane evaso il
problema, giuridico e strategico,
dell’incompatibilità dell’in house con le partecipazioni sul mercato, come la gara per acquistare
il gas di Pasubio Servizi. Variati
svicola sulle scabrose dimissioni
di Giglioli e Quero, l’uno vittima
di giochi di potere sottobanco,
l’altro dell’ipocrisia berica. Ma
ha ragione da vendere quando
sostiene che sul Dal Molin questa città è stata deprivata di democrazia (referendum negato) e
di diritto (valutazione ambientale saltata). Solo che non può,
lui difensore della legalità contro prostitute, mendicanti, spacciatori e bighelloni da parco,
ergersi niente meno che contro
lo Stato. Ci scuserà, il democristiano Variati, ma proprio non
ce lo vediamo nei panni del rivoluzionario di piazza, per quanto
non gli sia dispiaciuto indossarli
dopo il niet del Consiglio di Sta-
to, arringando la folla davanti la
Basilica Palladiana. Ci rammarica che si ostini ad illudere la
gente con la formula vuota del
“filo sottile” di speranza, magari col faccione di Obama, che
invece tramite un’emissaria del
Congresso fa sapere che non vi
sarà alcun passo indietro. Quel
che ci fa più piacere leggere, invece, è l’ammissione che esista
una “trasversalità malata”. La
quale, fa capire il sindaco fra
le righe e noi traduciamo, starebbe dietro l’asse Alifuoco-Dal
Lago, entrambi respinti nel gioco della torre. Se volesse dare
un chiaro segnale contro certe
consuetudini trasversali, data
la sua passione – di matrice
bulgariniana, dall’immaginifico
portavoce Bulgarini d’Elci – per
i “segnali”, potrebbe congedare
Gabriele Galla, forzista ancora
nel cda del Cis per conto del Comune. Siamo un po’ preoccupati
sull’urbanistica: sta un po’ sul
vago, Variati, benché confermi
l’ottima Lazzari come assessore.
Confidiamo in lei, più che nel
resto della giunta e della maggioranza. Su Lodi non si riesce
a strappargli una parola chiara,
un semplice e rotondo “no”: ma
sostanzialmente scarica l’arrogante proprietario, e si merita
l’applauso. Politicamente, l’affermazione più forte è la rivendicazione a muso duro della
propria insostituibilità: se cade
lui, cadono tutti. Come dire: i
vicentini hanno votato me, non
il Pd né altri. Ora, noi pensiamo
che sia meglio lui di, per fare un
nome a caso, una Dal Lago. Ma
stia attento, Achille: se l’intero
edificio della sua politica poggia sulla sua persona, quando
sarà il momento tutto il peso si
abbatterà solo sulle sue spalle.
E gli avvoltoi non aspettano altro. Il Pat sarà la madre di tutte
le prove, per verificare quanto
Variati vorrà andare in fondo
nell’avvalersi di questa sua forza
contro gli eterni lobbisti di sempre, i costruttori. Se si opporrà
all’inceneritore, se fugherà ogni
ombra su Aim, se baderà meno
alle cattolicissime e ingioiellate
signore così brutalmente infastidite dagli accattoni e più alla
mobilità (su cui Tosetto sta lavorando bene) e alla vivibilità
(zona ovest libera dagli appetiti commerciali, no al Pp10), se
magari riconoscerà di rimanere
iscritto a un partito che ha venduto il Dal Molin alle coop amiche, allora non sarà il meno peggio. Diventerà il meglio.
Alessio Mannino
I residenti sul piano Lodi:
“Una bruttura per il quartiere”
La lettera
H
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o appreso in questi giorni dalla stampa e dalla TV locale che
l’impresa Bertesinella srl del sig.
Lodi, assistita dal politico-progettista
(scusate, ma è ora di finirla con l’ipocrisia di chi crede si possa separare
in un uomo le passioni dalla professione) ing. Zoppello, ha organizzato
lunedì 6 aprile un’azione mediatica
di un certo rilievo, con l’obiettivo dichiarato di spingere l’amministrazione pubblica ad approvare un piano
edilizio (il piano Lodi) senza ulteriori
verifiche. In realtà, già da un po’ di
giorni avevo assistito ad un crescendo di notizie, articoli, servizi televisivi riguardo ad una imminente azione
legale dell’impresa nei confronti del
Comune, sempre collegati a voci di
possibili spaccature nella maggioranza.
Lo scorso anno il presidente di
circoscrizione-progettista ing. Zoppello aveva ritenuto di non dover
dire agli abitanti della sua circoscrizione che aveva accettato di
progettare l’edificazione di 6 nuovi
palazzi da 18 metri di altezza (15
metri + sottotetto), proprio dove
le case dei residenti non superano
i 9 metri di altezza, essendo per lo
più villette a schiera o piccoli condomini da due piani. Come spesso
succede, quando la politica guarda
altrove, i cittadini si organizzano e
fanno da sé, si informano, si documentano, fanno ricerche, sentono
amici, tecnici, professionisti, amministratori, ma, soprattutto, parlano con i propri vicini e ascoltano
le loro voci.
Più di quattrocento firme in due
giorni sono state raccolte lo scorso
anno per chiedere all’amministrazione Hüllweck la revisione del
piano Lodi-Zoppello, più di duecento persone si sono presentate
lo scorso febbraio nell’aula magna
delle scuole medie di Bertesinella
per chiedere la stessa cosa agli assessori della giunta Variati.
Il piano Lodi-Zoppello, così com’è,
raddoppia la densità abitativa della zona, modificandone per sempre la natura. Abitare ha il significato etimologico di “avere consuetudine in un luogo”: se il luogo
viene rovinato, l’abitare ne risente
profondamente. Una signora, abitante di questo quartiere, quella
sera di febbraio in assemblea ha
espresso con semplicità quello che
gli abitanti del quartiere dicono
non appena vengono messi a conoscenza del piano Lodi-Zoppello:
“Ho scelto di abitare qui perché
questo quartiere mi piaceva. Perché ora dovete costruire per forza
quelle brutture?” Quella signora non voleva piantare bandiere
di un colore o di un altro, né fare
pressioni indebite sugli amministratori, ma solo continuare ad
avere una piacevole consuetudine
con il luogo in cui aveva scelto di
abitare.
A chi organizza campagne mediatiche con l’appoggio di un ingegnere di partito esprimendo preoccupazione perché privati cittadini
hanno osato alzare la testa, chiedo
come mai egli abbia ritenuto normale rivolgersi proprio alla politica per progettare il proprio piano
edilizio? Ai miei concittadini chiedo se non sono finalmente stanchi
di questo modo di fare, che considera la politica solo una risorsa
personale per far schei e non uno
strumento irrinunciabile per la gestione del bene comune. Ai nuovi
amministratori, che guidano una
città conosciuta nel mondo anche
per i capolavori del primo maestro di architettura, chiedo di non
approvare il piano Lodi-Zoppello
finchè
questo non ritorni a rispettare le
caratteristiche della zona circostante.
Francesco Sperotto
residente di via Fina
il fatto
145 del18 aprile 2009
numero
3
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Aim: quanto guadagna
con gli Americani?
I dati del 2006 parlano di 5 milioni di euro all’anno dalla Ederle 1
Molti di più ne arriveranno sommando i consumi della nuova base
Ed esiste un contratto segreto per rifornire i civili statunitensi in Italia?
di Alessio Mannino
D
estra e sinistra non c’entrano,
quando si tratta di incamerare schei. Di quanto si rimpinguano
le casse di Aim, e di conseguenze
quelle comunali, con le forniture
di acqua, luce e gas alla Ederle? E
quanto guadagneranno dal raddoppio? E’ una questione cruciale per
inquadrare meglio i sì della passata
amministrazione Hullweck e i no
trasformatisi in ni dell’attuale governo Variati.
Finora, ed è sacrosanto, le bocche di
fuoco del fronte No Dal Molin hanno sparato contro gli esborsi di cui
dovrà farsi carico la multiservizi di
proprietà del Comune per gli allacciamenti alla nuova base. Secondo i
dati che l’ingegner Eugenio Vivian,
un no base moderato con buone
entrature fra i beninformati (tanto
che i suoi studi non sono mai stati
smentiti) ha tratto da un documento Setaf del 1 giugno 2006, la spesa
totale dovrebbe aggirarsi fra i 4 e
i 5 milioni di euro così suddivisi:
2-3 milioni per le linee elettriche,
300 mila euro per le condutture
del gas, 1 milione per il chilometro
di fognatura, da costruire ex novo
dato che nell’area interessata non
esiste. Il problema più critico sarà
rappresentato da quest’ultimo collegamento: attaccarsi al collettore
fognario più vicino sembra facile a
dirsi, molto meno a farsi. Nel senso
che una volta fatto, sarà dura che le
tubazioni reggano l’afflusso di acqua necessaria ad un insediamento
come la Ederle 2. Nessuno si occupa
di questo rischio non calcolato, che
invece potrebbe scaricarsi nuovamente sul bilancio di Vicenza.
L’allarme immediato è però l’ammortamento, cioè il recupero di quelle spese che, contrariamente a quanto promesso dal voto in consiglio
comunale del 2006 (“nessun costo
per la città!”), Aim dovrà accollarsi
per intero. Si dice: è un investimento,
perché San Biagio ci guadagnerà dai
floridi contratti con gli Americani.
Nelle garanzie con cui l’ex maggioranza di centrodestra diede parere
positivo al Dal Molin Usa non c’è una
riga su condizioni favorevoli per l’ex
municipalizzata. Insomma, non è affatto detto che l’esercito statunitense
scelga Aim. Tuttavia, bisogna dirlo, è
molto probabile. Anzitutto per una
ragione di praticità: oggi è Aim è che
fornisce i servizi alla Ederle 1. Secondo dati del Consolato Americano diffusi sulla stampa già nel 2006, i consumi attuali dei parà a stelle e strisce
fanno incassare a San Biagio la non
trascurabile somma di circa 5 milioni di euro l’anno. Una cifra accettata
anche dal comitato dei dipendenti
italiani, altrimenti noto come Comitato del Sì. Dall’elettricità arriverebbero circa 2,8 milioni di euro, dal gas
3,6 milioni, e dall’acqua 2,5 milioni:
in tutto quasi 9 milioni, che tolte le
tasse (pagate, è bene ricordarlo, non
dagli Americani ma dallo Stato italiano) fanno più o meno la cifra che abbiamo detto. Come si può constatare,
se Aim strappasse l’esclusiva anche
per la nuova base si riprenderebbe i
denari serviti agli allacciamenti nel
giro di un solo anno. Dopodichè, si
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Ringraziamo tutti gli autori che ci permettono di utilizzare i loro lavori segnalando il
nome o il link ad un loro spazio web personale. Per maggiori informazioni:
www.creativecommons.it
avvantaggerebbe di un contratto che
varrebbe, secondo le stime di Vivian,
un terzo o una buona metà in più rispetto a quello per la sola Ederle 1.
Ovvero, a spanne, passerebbe ad un
incasso annuale fra i 10 e i 15 milioni
di euro.
Ma vogliamo avvertire chi legge:
questi sono numeri ipotetici, tutti
ancora sulla carta. Privi di qualunque vaglio ufficiale. Invitiamo i
vertici di Aim e l’assessore competente, Tommaso Ruggeri, a darcene conferma o smentita. Comunque a dare all’opinione pubblica
qualche dato certo. E non solo sui
futuri introiti della cassaforte comunale grazie alla Ederle bis. Ma
anche su un’altra notizia che ci è
arrivata da fonti credibili e che
varrebbe la pena di approfondire.
Questa: è vero o non è vero che
Aim, da anni, gode dell’esclusiva
per le forniture dei servizi per un
certo numero di civili americani
che vivono fuori dalle caserme Usa
in tutto il territorio nazionale? E’
vero che si tratta di un contratto
segreto, mai emerso pubblicamente pena la rescissione da parte del
contraente americano, cioè l’US
Army? E’ vero che il profitto per
Aim ammonterebbe ad una cifra
sostanziosa, benché non paragonabile con quelle plurimilionarie
della sola base in Viale della Pace?
Si attende risposta.
E crolla il mito Obama:
per Mr President la base si fa
M
a c’è ancora qualcuno che
spera in Sant’Obama il Nero
che toglie le basi Usa dal mondo?
Ma per piacere. Loretta Sanchez,
vicepresidente della commissione
di sicurezza nazionale di Washington, l’ha chiarito una volta per tutte:
al neopresidente americano non gli
passa manco per la capa di rivedere
i piani del Pentagono, che prevedono l’intensificazione delle attenzioni
imperiali statunitensi sullo scacchiere che guarda all’Africa e al Medioriente. «Stiamo mettendo a punto», si legge sul Giornale di Vicenza
di giovedì 16 aprile che ha riportato
le dichiarazioni della Sanchez in visita al commissario Paolo Costa a
Venezia, «un piano per consolidare
la presenza delle nostre truppe nel
mondo, per essere pronti a intervenire in aree delicate come l’Africa, il
Medioriente, la repubbliche ex sovietiche in Asia. Noi crediamo che
per dare una risposta efficace a queste problematiche, per essere più
vicini ai luoghi di possibili tensioni
e conflitti, sia indispensabile consolidare le nostre truppe in Italia. Per
questo abbiamo scelto di riunificate
la brigata a Vicenza. Non ci saran-
no ripensamenti. Tutte le decisioni
sono state prese da parte dei due governi. Il piano e lo stanziamento del
budget sono stati votati collegialmente dal Congresso. Non a caso
Obama ha confermato il segretario
della Difesa nominato già ai tempi
di Bush, vale a dire Robert Gates».
E sta parlando una parlamentare
del Partito Democratico, lo stesso
del presidente. Ma chi si stupisce
s’istupidisce: Obama, come responsabili della sua “nuova” politica verso le banche, ha scelto uomini della
Fed e della Goldman Sachs, ossia i
colpevoli della crisi che dice di voler
risolvere. In Afghanistan invia altre truppe. In Irak non molla l’osso
(forze militari Usa resteranno anche dopo la partenza del grosso del
corpo d’occupazione, prevista per il
2012). Solo con l’Iran sta cambiando atteggiamento, optando per uno
più distensivo. Ma, noi crediamo,
solo perché non si può permettere
un’altra guerra, col debito pubblico
fatto esplodere dal salvataggio della
finanza. Tutto cambia perché nulla
cambi, signori illusi che non avete
letto il Gattopardo.
A.M.
primo piano
145 del18 aprile 2009
numero
4
pag
Variati
Tutto
Bilancio di un anno di mandato. Da Aim al Dal
Molin, passando per Pat e bilancio, il sindaco
racconta i primi dodici mesi dell’amministrazione
Con un avvertimento: “Chi mette in discussione
me fa cadere l’amministrazione”
| Achille Variati durante la campagna elettorale di un anno fa
di Luca Matteazzi
Un anno fa, di questi tempi, Achille
Variati era nel pieno di una complicatissima campagna elettorale in cui
tutti lo davano per sicuro perdente.
Poi le cose sono andate come sappiamo, e da un anno Variati ha in mano
il timone di Palazzo Trissino. Dalla
vicenda Dal Molin alle patate bollenti dell’urbanistica, dal rilancio di Aim
ai tranelli della politica, ecco come il
sindaco ci ha raccontato i suoi primi
dodici mesi di governo. Cominciando
dalla critica che l’opposizione gli rivolge più spesso: quella di parlare molto,
di presentarsi bene, ma di fare poco.
“Quello che noi stiamo facendo strutturalmente per Aim loro non sono stati nelle condizioni di farlo – ribatte -;
anzi, l’hanno massacrata quell’azienda. Per essere concreto, questa è la
prima volta che l’azienda presenta
un piano industriale, per un’azienda da 250 milioni di
euro. Sulla bretella alla
statale Pasubio, hanno
sblaterato per anni; io
ho fatto la variante e ho
concluso l’accordo con C’è chi
Costabissara e con la
trama
Provincia”.
di questa azienda un’azienda leader
nel Veneto. Invece l’hanno talmente
stancata e demoralizzata che quando
io sono andato con Zanguio a vedere
i conti ho pensato che poteva essere
non lontano il mese in cui le banche
avrebbero potuto mettere in dubbio
i finanziamenti a breve. E quindi noi
essere nelle condizioni di dover dire ai
lavoratori: questo mese non vi diamo
paga piena. Questa è l’azienda che io
ho trovato, e non sono chiacchiere”.
Le dimissioni di Matteo Quero,
quelle dell’assessore Giglioli, la nomina del nuovo cda di
Aim: qual è stato il momento
più complicato di questo primo
anno di mandato?
“No, il momento che mi ha fatto più
soffrire è stato quando, in piazza a
Montecitorio, con un grido di gioia
di Cattaneo, venni a scoprire che il
Consiglio di Stato a quattro giorni dal
referendum lo aveva impedito. Con
un’ordinanza - non una sentenza,
perché di sentenze non ne abbiamo
viste - con un’ordinanza misera nei
contenuti e miserabile
sul piano della giustizia e della democrazia. Quello è stato il
momento più difficile,
perché avevo molto
investito su quel momento di democrazia:
nell’ombra,
questa città ne aveva
tutto il diritto”.
A proposito di Aim: ma sono
nel piano indu- dei nani
Il momento che instriale si parla di
vece ricorda più voun pronto ritorno
lentieri?
agli utili, e di inve“Sono i momenti iniziali, quando
stimenti per 120 milioni in tre
una signora presa per caso mi mise
anni. Avete fatto il miracolo o
lei la fascia, ed io sentivo che in quel
l’azienda non era poi così malmomento non sarei stato il sindaco
messa come veniva dipinta?
dei primi anni ’90: che sarei stato il
“L’azienda ha sempre avuto della
sindaco dei cittadini, che mi sarei dibase solide, soprattutto nei suoi lasinteressato ai bla bla del palazzo, che
voratori, nelle sue risorse umane, e
avrei sottoconsiderato i tranelli che
sul fatto che gode di una clientela afqualcuno ha teso, tende e tenderà in
fezionata. Però ne hanno combinate
modo che io vada in buca. Me ne fredelle belle, che hanno tolto capitale
go di tutto questo e guardo invece ai
all’azienda, risorse che potevano essemiei cittadini”.
re estremamente importanti per fare
A proposito di tranelli, lei ha
portato il centrosinistra ad
espugnare una roccaforte del
centrodestra, in un momento
in cui la sinistra andava malissimo. E probabilmente è
l’unico che può tenere assieme il progetto. Perché allora,
come ha evidenziato anche
pochi giorni fa il consigliere
del Pdl Franzina riferendosi
alla corrente moderata del Pd,
c’è sempre una parte della sua
maggioranza che le fa la fronda?
“Per la verità Franzina si deve esser
ammalato di una malattia dalla quale non basta un anno per guarire. È
la malattia del loro modo di governare, dei loro tranelli, delle loro difficoltà, della loro mancanza di unità,
quando in consiglio comunale non
riuscivano a garantire il numero
legale, del loro modo disordinato
di agire, dove ciascun assessore era
un solista. E pensa che i loro guai vi
siano anche nella mia maggioranza.
In verità non c’è stato mai nessun
momento, nessuna delibera, che
non abbia avuto una sostanziale
unanimità della mia maggioranza.
Anzi, abbiamo fatto il miracolo che,
con il primo bilancio, quando qualche corvo aveva detto che lì sarei
caduto, non solo non sono caduto,
ma addirittura il bilancio è stato approvato con i voti favorevoli di una
parte dell’opposizione”.
E allora, questi tranelli che
qualcuno ha teso, tende e tenderà?
“Sempre in politica c’è chi trama
nell’ombra. Però se tu li consideri
diventano più grandi: per me sono
dei nani e non li guardo”.
Questi nani sono nella sua
maggioranza, o sono trasversali, come ha scritto ad esempio Giuliano Zoso sul Corriere
del Veneto?
“C’è una trasversalità buona e una
trasversalità malata. I nani stanno
nella trasversalità malata”.
Non sarebbe un dramma avere divisioni interne su qualche
prospettiva politica.
“Sarebbe molto grave, perché noi abbiamo fatto un patto con gli elettori,
che si fonda su un programma e su
leader, e che non può essere messo in
discussione. Se lo fosse, vuol dire che
si tradirebbe il progetto presentato
agli elettori e non si potrebbe stare qui
un minuto di più”.
Quindi, chi mette in discussione
lei mette in discussione tutto.
“Chi mette in discussione me mette in
discussione questa amministrazione
e il patto con gli elettori. Io non permetterò che queste cose avvengano
in modo, come dire, alla giochiamo
un po’. Questi giochi sulla pelle della
gente della città con me sindaco non
si faranno”.
“In un anno molto difficile in cui, in
epoca di federalismo fiscale, le entrate
dallo Stato sono state ancora meno.
Siamo al federalismo fiscale alla rovescia. È stato un bilancio molto difficile”.
E l’avete superato. Adesso il
prossimo scoglio è il Pat?
“No. Il prossimo argomento è questa
idea nuova di azienda ex-municipalizzata, capace in un’ottica di concessione di gestire il global service delle
strade, e capace di dare servizi efficienti alla città. Che è l’unica ragione
che ne giustifica l’esistenza. Questo
complesso di delibere di razionalizzazione di Aim -Amcps sarà molto delicato e per certi versi storico”.
E quando arriverà?
“A maggio, prima del Pat”.
Tornando al Pat, il nuovo piano
urbanistico della città, dove ci
Cosa ne pensa dell’ipotesi che
sono in ballo interessi immochi la vorrebbe far cadere ha già
biliari molto forti, a che punto
in mente la data delle prossime
siete?
elezioni regionali del 2010?
“Sul Pat non abbiamo
“La città ha dimostrato
fatto l’errore di buttar
la capacità straordinavia tutto ciò che era
ria di distinguere tra il
stato fatto prima, ad
voto politico e il voto
esempio in termini
amministrativo. Io ho
di studi per il piano
vinto perché la città è di Prima
strategico. Abbiamo
centrosinistra? No, io
raccolto tutto, abbiaso già che i dati che ar- del Pat
mo anche considerato
riveranno con le pros- inaugureremo
sime elezioni saranno la nuova Aim - i tentativi di accordi
programma che la
diversi; e so che qualglobal service di
vecchia amministrache corvo, i soliti corvi
zione aveva tentato di
che fanno parte della
fare senza riuscirci. Li
cordata dei nani, dirà:
stiamo aggiornando, e ci sono alcune
eh no, questo è già un giudizio politico
idee principe che sono nostre e che
dopo un anno di governo. E invece è
guidano la costruzione del Pat. Siamo
tutto sbagliato. Perché un conto è la
messi abbastanza bene”.
scelta amministrativa sul progetto di
città e sulla lealtà di un uomo – perché
Si può ipotizzare una scadenza?
la gente più che scegliere una maggio“Entro le vacanze estive”.
ranza ha scelto un sindaco -, un conto
è il consenso politico, partitico”.
Sicuri? Perchè è stato annunciato più volte, e poi è sempre
La sua maggioranza ha superaslittato. E il rinvio del Pat è un
to senza tentennamenti il bilanbuon argomento per chi sostiecio...
primo piano
ne che la maggioranza è divisa.
“No, niente di tutto ciò. Quelle cose
che ho letto che ci sarebbero stati
dei blocchi esterni, su Vicenza Riformista, sono tutte falsità: non c’è
stata alcuna forma di pressione.
Solo che inizialmente pensavamo
che l’elaborazione del Pat fosse più
avanzata, e quindi abbiamo dovuto
lavorarci di più. Penso sia realistico pensare al Pat prima dell’estate,
tant’è che è imminente la pubblicazione delle decisioni dell’amministrazione, perché su quegli orientamenti e su quelle scelte sarà necessario aprire un periodo di dialogo
con la città. Nulla sarà nascosto”.
145 del18 aprile 2009
numero
le l’unica cordata che si è seduta ad
un tavolo e in grado di ricercare un
accordo è questa. Non ve sono state
altre. Ve ne fossero state altre, molto volentieri avrei aperto un tavolo
differenziato”.
Altro grande progetto in sospeso è quello sull’area delle
Ftv e dell’ex Domenichelli? È
sempre dell’idea di farci un
centro giovanile?
“Il piano che era stato ipotizzato
dalla Provincia non potrà, nelle
modalità in cui è stato pensato, procedere. Quelle sono aree veramente strategiche a ridosso del centro,
per le quali vorrei portare avanti
quella mia idea di un center, di un
luogo in cui possa ritrovarsi anche
la Vicenza della notte, che oggi non
c’è. Ovviamente con la
Provincia stiamo cercando degli equilibri”.
Parlando di scelte strategiche.
Come vede il progetto di nuovo stadio a Vicenza est?
“Lo vedo bene. Va
detto che in questa
città lo spazio a disposizione, il non coIn molti casi gli instruito, è ridotto. Il
teressi dei proprienon costruito è di per
tari si scontrano
sé un valore, e il Pat Il piano
con quelli dei resiche uscirà non sarà Ftv,
denti. Cosa farete,
il definitivo colpo di
così com’è,
ad esempio, a rigrazia al non costruguardo al Pp10?
ito, nel modo più as- non andrà
“A proposito di cose
soluto. In assenza di avanti
fatte, nel Pp10 abbiauna strumentazione
mo avviato dei piani
urbanistica adeguata,
di Erp”.
negli ultimi dieci anni
la città è cresciuta male, e in qualche modo impedisce scelte che sa- E tutto il resto del progetto?
rebbero state migliori. Ad esempio, “L’abbiamo rimandato in sede di
quanto bello sarebbe che lo stadio Pat perché certamente non può
sorgesse dove c’è la Fiera, in modo essere fatta lì, tanto più con il Dal
da usare in modo integrato il siste- Molin, quell’iniezione di volumema dei parcheggi. Oggi questo non trie. Tutto va alleggerito, non credo
è più possibile. Vedo bene lo spo- annullato”.
stamento dello stadio, anche se vale
ciò che ho scritto nel programma: Caso analogo, anche se più
non un euro di questa amministra- piccolo, il piano Lodi. Conferzione. E adesso stiamo incrociando ma che la sua maggioranza è
un anno difficile. Per cui l’accordo per il no?
con i privati può essere raggiunto, “Noi non siamo contrari al piano
non so se poi possa scattare subito Lodi. Anzi, io capisco anche la sofferenza di un imprenditore, che è lì
l’aspetto operativo”.
da non so quanti anni, che ha visto
Per chiarezza: quando si par- altri piani passare davanti al suo,
la Vicenza est ci si riferisce che ha visto imporgli delle condiall’area di Vicenza Futura, zioni che ad altri non sono state
non a San Pietro Intrigogna, chieste. Lo capisco; però, ora, quel
piano si inserisce in un quartiere
giusto?
“Dovendo costruire uno stadio non che negli ultimi anni è già aumencon i soldi del Comune, ma in un tato di 800 abitanti, e che obbliga
accordo pubblico privato abbiamo l’amministrazione a farsi alcune
bisogno di cordate. Allo stato attua- domande, prima di tutto su mobi-
lità e viabilità. Noi pensiamo che vi
sia una criticità e avevamo chiesto
una collaborazione a Lodi: evidentemente, esasperato, lui ha ritenuto
di non concedercela. Però, per noi
valgono prima gli interessi collettivi, poi gli interessi dei singoli, nel
rispetto dei diritti. Ergo, verranno
avanti alcuni strumenti urbanistici
tesi a risolvere alcune questioni del
quartiere. Se riusciamo a risolverle
senza danneggiare Lodi, non verrà
danneggiato. Ma temo che un pochino questo succederà”.
Questione Dal Molin: è una
battaglia ormai persa?
“Beh, stanno costruendo ormai. Noi
abbiamo ricevuto due no dallo Stato: il primo sul referendum negato,
e il secondo, altrettanto grave, sulla
Valutazione di impatto ambientale. Lo Stato si è comportato con
le stesse modalità dei governi del
dopoguerra, quasi fosse fermo ad
oltre sessant’anni fa, con gli americani che sono niente di più degli
spettatori che rischiano di pagare
gli errori del governo. Sta andando
avanti nel posto più sbagliato che si
potesse immaginare”.
Ma resta ancora qualcosa da
fare, o tanto vale concentrarsi
sulle contropartite?
“L’unico filo sottile che ancora c’è
per rivedere quel progetto in quel
luogo è legato al fatto che, nell’amministrazione di Obama, vi siano
delle sensibilità nei confronti della
costruzione della base che il governo italiano non ha avuto. È un filo
molto sottile. Altrimenti penso che
la base verrà fatta lì, secondo il progetto approvato”.
Si sapeva fin dall’inizio che sarebbe finita così. Cosa risponde a chi la accusa di aver sfruttato la questione in campagna
elettorale?
“Io avevo promesso che avrebbero votato un sindaco che non dava
niente per scontato. Così è stato e
così è. Se ci fosse stata un pizzico di
razionalità amministrativa in Hullweck e nella sua giunta si sarebbero
potute fare delle scelte molto ma
molto più importanti per Vicenza”.
Insomma, non ci resta che
sperare in Obama.
| La sede di Aim a San Biagio e il presidio No Dal Molin
5
pag
“Non ci resta che sperare in quel In giunta c’è ancora un posto lifilo sottile. Poi ci sono le compen- bero: è per qualcuno della lista
sazioni, e coloro che si stracciano Cicero?
le vesti criticando me su questo “Ma no. In questo momento nove aspunto, sono coloro che hanno de- sessori sono sufficienti”.
ciso la base senza pretendere fin
da subito le contropartite. Questi La Lazzari manterrà la doppia
sono stati dei benemeriti incapaci delega, urbanistica e cultura?
dal punto di vista amministrati- “Assolutamente sì. È una scelta molto
vo: perché se c’era un momento precisa che abbiamo fatto. Disegnare
in cui la città aveva la capacità di la città e fare cultura sono due mepoter avere una contropartita, era stieri diversi o c’è un minimo comune
quando doveva dire sì o no. Que- denominatore molto importante? Noi
sti si sono limitati a dire: siccome abbiamo ritenuto che valesse la seconnon abbiamo nessuna competen- da strada”.
za, il nostro è un sì, poi si vedrà.
Questa folla di parlamentari, di Le malelingue sostengono che
sottosegretari, di consiglieri re- l’assessore più influente sulla
gionali, di presidente di Regione, sua politica sia Jacopo Bulgaridi amministrazione provinciale, ni. Che ruolo e che peso il portaquesti non sono stati capaci di voce e capo di gabinetto?
“È un professione innoportare a casa nulla.
vativa che fa consulenza
E si appellano a me,
politica, che dà dei pache sono qui da un
reri, che predispone. È
anno e che non sono
una figura sicuramente
nemmeno nel filo diimportante, ma è una
retto di un governo
figura consulenziale.
nazionale, regionale Le ordinanze?
Le scelte le fa il sindaco,
o provinciale. Io farò Segnali
punto e a capo”.
la mia parte”.
necessari.
E la giunta
rimane com’è
Cambiando argomento...
“Però, guardi, prima
di lasciare il Dal Molin, bisogna anche dire che la città,
grazie a questo tema ha avuto un
risveglio di democrazia come forse
non era mai successo. Io credo che
sia cambiata, e questo è un valore
che non sarà disperso, comunque
vadano le cose”.
Dicevo, voi avete lavorato
molto sui temi dell’ordine e
della sicurezza. Con i dati che
parlano di reati in calo, c’era
davvero bisogno di tutti questi divieti e queste ordinanze?
Non si rischia di alimentare
le paure della gente?
“No, io ho rilevato che, malgrado
i bla bla della destra, c’erano alcune cose che erano rimaste dei
problemi seri. E ho cercato di porvi rimedio attraverso alcune ordinanze. Sono servite? Io credo di sì.
Hanno alimentato una percezione di insicurezza? Io credo di no,
per come sono state poste: con la
doppia mano, quella della fermezza e quella della solidarietà. Credo
che la città abbia capito che c’è un
sindaco che sta affrontando alcuni
temi: che quando passa per strada
e vede delle prostitute praticamente nude, non è un sindaco che se ne
frega come se quel pezzo di città
non fosse la sua città”.
Io per primo, però, mi sarei
aspettato più attenzione, non
so, alle politiche ambientali,
piuttosto che alla sicurezza e
al decoro.
“Era un problema della città a cui
dare delle risposte. Il tema ambientale è un altro grande tema,
però non un tema su cui dai segnali con un’ordinanza. Hai bisogno di
un’ingegneria della mobilità che ha
bisogno di tempi per essere costruita, perché su questo non abbiamo
trovato nulla”.
Facciamo il gioco
della torre. Chi salva tra Schneck e la
Dal Lago?
“In questo momento il
rapporto è con Schneck, quindi devo
scegliere colui con cui collaboro e ho la
necessità di collaborare”.
Zanettin o Berlato?
“Non saprei”.
Claudio Cicero o Luca Balzi?
“Sono figure non confrontabili,
stanno in posti diversi”.
Quindi salva Balzi?
“No, sono figure che stanno in posti diversi. Come si fa a dire scelgo
un uomo di maggioranza e butto
via o non considero un uomo intelligente di opposizione. É una
domanda, mi consenta, malfatta”.
No era volutamente provocatoria. Continuiamo: Formisano o Alifuoco?
“Ma per carità, dai.... Ma è ovvio,
il capogruppo di maggioranza. É la
stessa risposta di Schneck e la Dal
Lago: Schneck perché devo lavorare col presidente della Provincia.
Tra Alifuoco e Formisano ovviamente Formisano, perché è il capogruppo del Pd, il più importante
partito che mi appoggia”.
Quanto costa un biglietto
dell’autobus?
“Un euro e..... Un euro e venti?
Qualcosa più di un euro. Non l’abbiamo aumentato”.
C’è qualcos’altro che vuole aggiungere?
“Pensavo che mi chiedesse quanto
tempo dedico a questo servizio”.
Beh, non è difficile immaginare la risposta: molto.
“Sì molto. Però mi dà anche una
grande serenità: che è la serenità
di dire che quello che posso fare lo
sto facendo”.
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pensieri contro
numero
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pag
Torri senza radici
di Giuliano Corà
“If you want to change society, don’t built
anything” (‘Se vuoi cambiare la società,
non costruire niente’)
Dalla copertina del numero di novembre
2008 di Icon, rivista inglese di architettura e design.
D
evo confessare che detesto
i ‘grandi architetti’, abitualmente presentati da stampa e televisione come glorie nazionali e
rappresentanti precipui del genio
italico nel mondo. In giro per il
mondo essi appunto scorrazzano,
costruendo musei, fabbriche, quartieri, aeroporti; e poi città intere, e
persino i paesaggi, spesso, vengono
da loro progettati e rimodellati, in
un furore demiurgico che pare non
conoscere confini. Se potessero –
cioè se qualcuno desse loro i mezzi
tecnici – progetterebbero e costruirebbero pianeti interi, e ho sempre
pensato che la Morte Nera immaginata da Guerre Stellari dia con impressionante verosimiglianza l’idea
delle superomistiche
mete che potrebbero porsi. Nelle loro
opere, concepiscono
forme
mirabolanti, bizzarre, ‘strane’,
inaudite: “E’ del Poeta il fin la meraviglia”,
pare essere il loro comandamento. Si servono per queste loro
‘creazioni’ (o creature?), di materiali prodotti dalle più moderne, elaborate,
raffinate ed ‘innaturali’ tecnologie,
oppure di anche di materiali naturali, ma sottoposti a tali manipolazioni chimico-tecnologiche da non
essere quasi più ‘riconoscibili’, da
esser diventati altro da sé.
Nel risultato finale, quella che è
sempre stata una specie di ‘legge’
non scritta dell’architettura – ma
anche del vivere quotidiano – si
inverte. In passato, prima una cosa
era utile, e solo dopo ci si chiedeva
se era bella, e magari ci si accorgeva appunto che lo era. Queste loro
opere sono invece prima di tutto
dei ‘monumenti’, al loro genio, beninteso. Se poi si osa dire che sono
brutte, si viene liquidati con uno
sprezzante sventolar di sciarpetta
(avete presente Crozza/Fuksas?).
Se magari si insiste a far notare che
sono poco funzionali, che ci piove
dentro (succede spesso), che costano un patrimonio a riscaldarle o a
rinfrescarle, e che insomma hanno
bisogno di una permanente fleboclisi di tecnologia per sopravvivere, si viene guardati con disprezzo
e commiserazione, come creature
meschine, ottusi passatisti incapaci
di cogliere il genio e la Modernità.
Finora, tutto sommato, la nostra
città e la nostra provincia sono
state abbastanza immuni dall’operare di questi artisti, se si eccettua
qualche s-pregevole eccezione:
per esempio il condomino Everest
in via Torino, solo diciotto piani,
ma sufficienti per far rabbrividire
dall’orrore le linee severe della basilica paleocristiana
dei SS. Felice e Fortunato, proprio lì dietro.
Oppure il mostro che
a Zanè violenta le linee purissime delle
montagne retrostanti. Ma il Progresso
incombe – nemmeno
la Crisi riesce a fermarlo, accidenti a lui
– ed ecco che Paolo
Portoghesi, uno dei
guru dell’architettura italiana, ha
progettato per Bassano qualcosa
che davvero spaventa. Da mesi i
giornali ne parlano, e non è il caso
di sprecare qui troppo spazio: due
torri, con una balorda silhouette “a
cono rovesciato”, alte ciascuna più
di sessanta metri. Staranno lì, mostri minacciosi sopra una cittadina
fatta tutta di edilizia ‘minore’, nella
quale si contano solo due edifici sopra i quaranta metri (uno dei due è
il nuovo ospedale), e che aveva ben
pensato di proteggersi da future
violenze scrivendo nel nuovo piano
regolatore che nessun nuovo edificio doveva superare i diciannove
metri.
Ma poi, si sa, arriva il profeta, e noi
siamo o non siamo la patria delle
varianti? Staranno lì, minacciose
sentinelle contro le Prealpi, funghi
alieni nemici di un paesaggio millenario, estranei a qualunque cultura
locale. Non è ancora completamente detto che si facciano, è vero, ma
non ci scommetterei la testa: qui
mancano i soldi per dar da mangiare alle famiglie dei disoccupati,
ma quelli per i tronfi gigantismi del
potere non mancano mai.
Un’ultima considerazione. Io abito sui Colli Berici. Qui, campagne
e colline sono ancora disseminate
di vecchie case di contadini, spesso abbandonate. Si va dall’edificio ‘unifamiliare’, come si direbbe
oggi, alla fattoria, che doveva ospitare più nuclei insieme. Sono costruzioni di una bellezza ineffabile,
fatte di nulla, di vuoti e di pieni, di
proporzioni, di misure: forse non
è servito nemmeno un metro, a tirarle su, tanto sembrano ‘naturali’,
quasi sorgenti dalla terra. Le forme
sono di pura ed essenziale elementarità, dettate come sono dall’unica
legge di una funzionalità che ancora una volta non riesco a chiamare
altro che naturale: tenere uomini
e bestie caldi d’inverno e freschi
d’estate, mantenere asciutto il fieno. Sono fatte di pietra bianca dei
Berici, che ognuno si scavava da
solo: poco legno, ché quello costa.
Miracoli di semplice armonia, limpide come l’impalpabile proporzione che dava loro l’anima e concrete
come la terra da cui nascevano.
www.flickr.com/renzo_giusti
Il progetto di Portoghesi per Bassano è lo specchio di un gigantismo architettonico
completamente estraneo alla cultura locale
Esattamente il contrario delle splendide case contadine dei Berici
| In alto, un rendering del progetto delle torri. Qui sopra, il ponte palladiano.
A sinistra, Paolo Portoghesi
tà sarà senza passato e senz’anima,
C’è una relazione antica e profonun orribile, triste e vuoto fantasma.
da tra la forma delle case e la terra.
Potrà anche apparire attraente, ma
Non si possono introdurre impusaranno i falsi e disperati lustrini di
nemente cambiamenti. Cambiare
un vuoto nulla, di stupide marionetquelle forme significa commettere
te che ballano sull’orlo dell’abisso.
una violenza, turbare un equilibrio,
Quando percorro le
rompere irrimediabilstrade del Basso Vimente quella relaziocentino confesso che
ne, e perciò rompere
ogni volta mi comanche la relazione tra
muovo di fronte a tangli uomini - che quelta semplice bellezza.
le forme dalla terra
Se potessero
Se questi demiurghi
hanno tratto - e la
- che sembrano aver
terra stessa. Signifi- certi architetti
ca tagliare le proprie costruirebbero fatto proprio e trasferito nel loro campo il
radici temporali, farsi la Morte Nera
delirio scientista, sefigli di nessun tempo,
condo cui tutto ciò
non-figli, non-eredi, di Star Wars
che può essere fatto
morti viventi. Ciò
deve prima o poi esnon vuol dire che non
sere fatto - se questi demiurghi torsi possa pensare il nuovo, ma esso
nassero in mezzo ai campi a costru- in una qualunque, sotterranea
ire case di contadini, forse i nonforma - dovrà comunque venire dal
luoghi, il non-mondo in cui viviamo
nostro passato. Altrimenti apparirà
tornerebbe più vicino all’uomo.
falsamente nuovo e vivo, ma in real-
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focus
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pag
Ztl a sorpresa: ai negozi conviene
L’opinione di Pietro Gelmini e Alfredo Drufuca, due studiosi di politiche del traffico:
“Se è quasi una pedonalizzazione, la zona a traffico limitato
aiuta a rilanciare centri storici e commercio”
L
Diverso però il caso delle città mele grandi città, senza distinzioni”.
Detto questo, però, bisogna capire dio-piccole, come Vicenza, dove la
bene cosa si intende con zona a traf- creazione di zone a traffico limitato
fico limitato, e quali obiettivi si vuole si inserisce spesso in una politica
raggiungere. “Bisogna aver chiaro in di valorizzazione dei centri storici.
mente cosa si vuole ottenere – osserva E dove, contrariamente a quanto si
Gelmini -: se c’è un problema di volu- pensa, la chiusura al traffico può pormi di traffico da abbattere, o se invece tare vantaggi prima di tutto a negozi
ed esercizi pubblici.
si punta a risolvere un
Soprattutto se fatta in
problema di riqualifimodo rigoroso, tanto
cazione ambientale e
da assomigliare quasi
commerciale”. Il primo
ad una zona pedonale.
caso riguarda soprat- Prima i
pare che sia, in litutto le grandi città: lì
commercianti “Mi
nea di massima, il caso
la scelta di una zona a
di Vicenza – commentraffico limitato molto sono sempre
ampia per decongestio- contrari. Dopo ta Pietro Gelmini -. E
nare le vie più trafficate però sono tutti in questo caso, se assomiglia ad una pedonapuò essere una soluziosoddisfatti
lizzazione, se davvene, seppur con molte
ro vuol dire togliere
criticità: “Non sempre
le auto e i parcheggi Questo è probabilmente il punto cenci sono dei criteri razionali per stabilire chi può entrare e delle strade, la ztl permette di recu- trale di tutta la questione. Per funziochi no, e bisogna stare molto attenti a perare le zone commerciali del cen- nare, la creazione di una zona a trafnon creare delle sacche di privilegio”, tro”. E le proteste dei commercianti? fico limitato (o l’allargamento, come
osserva Drufuca. Alla fine, la soluzione “Guardi, in decenni di esperienza io potrebbe avvenire a Vicenza), va inmigliore è probabilmente quella del non ho mai visto una proposta di pe- serita in una valutazione attenta del
road pricing, cioè della ztl a pagamen- donalizzazione portata avanti con il contesto, e all’interno di una politica
to, già adottata in molte città europee consenso dei commercianti – prose- complessiva della mobilità che come sperimentata anche a Milano. “È gue Gelmini -. Nelle inchieste e nelle prenda trasporto pubblico e parchegla cosa più intelligente: si fa pagare il verifiche che abbiamo fatto dopo, gi. “Per far vivere davvero un’area pecosto ambientale, senza le inefficienze però, i commercianti sono sempre donale ci vuole un parcheggio in un
della ztl”, conclude l’ingegnere di Po- favorevoli, e non si è mai tornati raggio adeguato – è sempre Gelmini
indietro”. Un po’ come se adesso si a parlare -. Intendo un parcheggio a
linomia.
rotazione, non quelli
ipotizzasse di riaprire
di interscambio a seral traffico corso Pallavizio dei pendolari. E
dio: in pochi sarebbe
di solito si considera
d’accordo. “A livello di
un raggio di circa 300
studi è assodato che, Mestre non ha
metri, per permettere
nel lungo termine,
alle persone di muola
pedonalizzazione la bellezza di
versi
agevolmente:
avvantaggia i com- Vicenza, con le
una distanza maggiomercianti – aggiunge aree pedonali
rischia di diventaancora Gelmini -. Il
ha trasformato re
re penalizzante. Va
problema è l’immedetto, per contro,
diato: il tabaccaio o la città
che la pedonalizzal’edicolante che sono
zione non funziona
su una strada di pasnemmeno quando è
saggio e che vivono
di clienti che accostano in macchina troppo piccola: pedonalizzare cento
per comprare sigarette e giornali, è metri di strada non serve a nulla, ma
ovvio che si sentano danneggiati. Ed questo riguarda soprattutto i piccoli
è su questi aspetti che deve interve- paesi”. Non solo: accanto alle scelte
nire l’amministrazione, ad esempio in tema di mobilità, pure lo scenario
con degli interventi sull’arredo urba- urbanistico ed edilizio ha il suo peso.
| Corso Palladio. La sua pedonalizzazione è stata una manna per i commercianti
“Prima di partire bisognerebbe aver
no per rivitalizzare l’area”.
a zona a traffico limitato? Se fatta
come si deve, conviene prima di
tutto ai commercianti. Non è né una
provocazione né una boutade: a sostenerlo sono autorevoli professionisti
della pianificazione dei trasporti come
Pietro Gelmini, direttore della società
Centro Studi Traffico e già docente al
Politecnico di Milano, e Alfredo Drufuca, dello studio Polinomia, che da
anni lavorano in mezza Italia alla realizzazione di piani della mobilità urbana e del traffico. E a cui abbiamo chiesto un parere “tecnico” sui vantaggi e
gli svantaggi delle ztl, e sulle strategie
migliori per affrontare la questione.
Un parere generale, slegato dalla situazione contingente di Vicenza, dove
pure tutti e due hanno lavorato negli
anni passati (Drufuca nei primi anni
’90, Gelmini più recentemente).
“Il punto di partenza – spiega Drufuca – è che ormai è passato nel senso
comune il fatto che il limite tra le funzioni del vivere, dell’abitare, e i volumi
di traffico, è superato”. Cioè siamo
tutti d’accordo nel ritenere che, nella
maggior parte delle città, il continuo
aumento del traffico sta mettendo in
crisi vivibilità e qualità della vita. “Proprio così – continua Drufuca -. Cose
che venti anni fa sembravano di nicchia adesso sono senso comune. E riguardano tutti, i piccoli comuni come
Se 6 Goloso
di Musica e Notizie
| Uno degli accessi Ztl del centro storico
ben chiaro che tipo di offerta commerciale c’è, o ci potrebbe essere, in
zona. Bar, ristoranti, piccoli negozi
sono quelli che ottengono di più dalla
pedonalizzazione, e che possono far
vivere un’area pedonale. Se invece
ci sono negozi di arredamento, o di
elettrodomestici, tanto per fare due
esempi, le cose probabilmente non
funzioneranno”, osserva il direttore
del Centro Studi del Traffico.
Insomma, se accompagnata da una
politica dei parcheggi intelligente, e
inserita in un contesto fatto di piccoli
esercizi commerciali, la ztl può letteralmente trasformare una città. E rivelarsi conveniente per tutti, residenti, commercianti, semplici passanti.
Qualche esempio? “Bergamo – ricorda Gelmini (che a Bergamo lavora da
anni, ndr) -: dove con la creazione di
parcheggi a struttura si sono tolte le
auto dalle strade, sono state create
moltissime zone pedonali e si sono
recuperati borghi, piazze, quartieri.
Oppure Mestre, dove negli ultimi dieci anni il centro è stato trasformato e
rivitalizzato; e sì che Mestre non ha
certo le attrattive di una Verona o di
una Vicenza. In negativo, invece Firenze: dove c’è una città meravigliosa ed è pieno di ztl; ma sono gestite
talmente male che il risultato è che
molte zone del centro sono invivibili”.
L. M.
CI PUOI
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13 notiziari locali 16 notiziari nazionali al giorno
tutto quello che succede a vicenza e provincia
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100.300
Vicenza, Bassano,
Rosà, Marostica.....
105.600
Schio
104.700
Vallata dell’Astico
99.800
Altopiano di Asiago
107.750
Vallata dell’Agno
focus
145 del18 aprile 2009
numero
9
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Tiziano Motti, l’auto-candidato di carta
I suoi manifesti hanno tappezzato la città con mesi di anticipo sulle elezioni europee di giugno
Ecco chi è l’imprenditore emiliano che si dichiara lontano dai partiti ma che vanta molte buone amicizie nel centrodestra
E che ha fatto arrabbiare amministrazioni comunali, imprenditori. E perfino Staffelli
di Andrea Fasulo
T
iziano Motti. Chi è costui? In queste settimane molti si saranno
incuriositi vedendo grandi manifesti
affissi ai muri della città su cui campeggiano scritte che invitano a votare
per questo signore dal vestito, sorriso
e capigliatura impeccabili. Una cosa
inusuale per una serie di motivi, primo
fra tutti la tempistica: i cartelloni sono
apparsi già a marzo, con quasi tre mesi
di anticipo sulla data delle elezioni (si
vota ai primi di giugno), ben prima di
qualsiasi altro competitor e ben prima
che le liste elettorali fossero presentate (i candidati saranno ufficializzati
solo a fine aprile). In secondo luogo,
il fatto che nessun simbolo di partito
appare su quella che a tutti gli effetti è
propaganda elettorale. Il signor Motti
chiede che lo si voti: ma a quale partito
aderisce? Non si sa.
Ed è qui che si manifesta la particolarità del personaggio, come spiega lui
stesso nei suoi siti internet tizianomotti.com e motti.eu: “Il 6/7 Giugno,
nella scheda color marrone in cui
dovremo esprimere la nostra prefe-
renza per il Parlamento Europeo, La amministrative. Il tutto con l’avallo o
invito a barrare il partito che mi can- il patrocinio dei comuni in cui le guide
diderà, indipendentemente dalla Sua vengono distribuite e soprattutto con
ideologia personale e dalle simpatie il sostegno economico delle aziende
per questo o per quello, e di scrivere del territorio che vogliono comparire
a fianco Tiziano Motti come segno di sugli opuscoli con uno spazio pubblipartecipazione al progetto e fiducia citario.
nella persona, in ciò in cui credo e per Succede però che alcuni sindaci e amcui lavoro da anni. So che lo faranno ministratori locali si siano risentiti per
in molti e per questo, insieme, avremo il fatto che negli ultimi tempi nelle utisuccesso”. Motti, dunque è qualcosa a lissime guide distribuite sotto il loro
cui non eravamo ancora preparati: un patrocinio fossero contenuti i volantini elettorali dell’editore emiliano. Con
candidato senza partito.
Al di là di questo, resta da capire chi casi come quello di Roncade in cui il
sia e quale sia il progetto di questo sindaco Simonetta Rubinato ha dovuto ritirare l’appoggio del
candidato fai da te che
comune, dichiarando di
ha tappezzato buona
non essere stata avvisaparte della città. Ecco
ta e parlando di “un atto
cosa si scopre con
di grave scorrettezza”.
una piccola ricerca sul
O come quello del Coweb. Editore 43enne
mune di Roccastrada,
di Reggio Emilia, Ti- Sui blog
nel grossetano, che ha
ziano Motti si è creato si parla di lui
fatto partire un’azione
una recente fortuna
come di una
legale. Piccoli incidenfondando e dirigendo
ti di percorso che non
alcune società, come la brutta copia
hanno impedito a Motti
Unimedia Group Spa e di Berlusconi
di lanciarsi nella nuola Gruppo Guide Italia
va avventura elettoSrl. Editore del “Giorrale. Da alcuni anni,
nale di Reggio Emilia”, quotidiano che esce in allegato poi, Motti è presidente di Europa dei
al berlusconiano Giornale, attraverso Diritti, un’associazione che si prefigge
le sue società l’imprenditore emiliano “la promozione della cultura dei diritstampa e diffonde gratuitamente in ti” e che vanta ben 100.000 associati.
centinaia di comuni italiani le Guide E proprio grazie alla fama di difensore
del cittadino, opuscoli informativi dei diritti dei cittadini il nostro candiche contengono dati, numeri utili e dato è apparso in diversi programmi
consigli su come sbrigare pratiche televisivi, come “Vivere Meglio” su
Rete4, e ha ottenuto niente meno che
l’onore di un servizio sul Tg5 della
sera.
Sul sito dell’associazione scopriamo
che tra i membri del comitato d’onore figurano politici nazionali di spicco
come il senatore Antonio Tomassini
del Pdl, Angelo Alessandri della Lega
Nord, Luca Barbareschi, Maurizio
Gasparri, Fabio Gava, Paolo Guzzanti.
Più (relegati in fondo alla lista per la
verità) Rosaria Iardino e Umberto Veronesi del Pd. Foglie di fico? Aggiungete il sorriso smagliante e le grandi
distese di azzurro alle spalle delle sue
foto. Il lettore a questo punto si sarà
fatto un’idea approssimativa di quale possa essere l’area di riferimento
| Tiziano Motti. Sotto, uno dei convegni di presentazione del candidato
dell’auto-candidatosi Motti. Ma non
doveva essere una candidatura al di là
delle appartenenze?
Intanto sulla rete si moltiplicano i blog
che parlano di lui, e alcuni già lo definiscono “una brutta copia di Berlusconi”. La campagna elettorale è partita
in grande stile, con serate in discoteca
al fianco di Jerry Calà e Walter Nudo e
con la preziosa comparsata di tronisti
di “Uomini e donne”. Alle sue guide
prestano la faccia come testimonial
d’eccezione Maurizio Costanzo, Antonio Lubrano e Valerio Staffelli. Ma
poi ti sposti sul sito di Staffelli e scopri
che l’inviato di Striscia non ne vuole
più sapere di comparire in opuscoli
associati a pubblicità elettorale di cui,
dice, non sapeva nulla. Mentre sul forum di Lubrano fioccano i commenti
di imprenditori e negozianti che si
lamentano di contratti poco chiari stipulati con le società Unimedia e Italia
Directory (tutte facenti capo a Motti e
consorte). Così anche l’ex conduttore
televisivo napoletano si affretta ad informare di aver lasciato ogni incarico
AI
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dalla società che distribuisce le Guide
del cittadino.
In risposta, Motti lascia commenti di
spiegazione su quasi tutti i forum in
cui si fa il suo nome, difendendo la
regolarità del suo operato e il suo impegno indefesso nel far conoscere ai
cittadini i loro diritti, impegno che ora
vorrebbe portare a Strasburgo. E manifestando un impegno forse anche
maggiore nel difendere la propria immagine. Anche perché, a dire il vero,
non pare avere molti altre frecce al
suo arco: quello che manca, nelle sue
dichiarazioni, è un programma che
vada al di là dei generici riferimenti
alla tutela dei diritti e al fatto che il cittadino deve essere sempre ben informato. Intanto anche altre città della
circoscrizione Nordest come Padova,
Venezia e Bologna siano tappezzate di
manifesti. Pagine intere di pubblicità
acquistate su testate locali e nazionali.
Una macchina che sembra essere ben
oliata e ben sostenuta a livello economico. Basterà per approdare al Parlamento Europeo?
focus
145 del18 aprile 2009
numero
10
pag
Preti online, la fede corre sul web
Un sito permette di contattare i sacerdoti online. Niente confessioni, ma tanti dubbi e domande a tutto campo
Ecco cosa raccontano quattro preti che che partecipano al progetto su internet
di Andrea Alba
N
il senso di sentenze della Chiesa. A volte vengono chiesti anche
approfondimenti sul Vangelo».
In qualche caso i fedeli chiedono
consigli anche su situazioni personali: «Si va da chi chiede aiuto
o un consiglio perché gli è mancata la mamma o un parente molto
vicino, a chi domanda una consulenza biblica. Niente confessioni,
no. A volte però mi è capitato di
avere richieste di informazioni
da parte di uomini divorziati o
risposati, od omosessuali, circa la
mia opinione o la posizione della
Chiesa nei loro casi».
Secondo don Matteo Menini, cappellano della parrocchia vicentina
di San Lazzaro e della Sacra Famiglia, «non sono molti a rivolgersi
a noi attraverso il sito. Io ricevo
una o due richieste al mese. Sono
quasi tutti problemi riguardanti
la fede o la vita affettiva: una ma-
www.flickr.com/the-o
el Il servizio, come viene
specificato nella home page,
ha come primo fine dare a chiunque la possibilità di mettersi in
contatto con un prete. Il contatto
avviene in genere in forma assolutamente anonima, di chi fa la
domanda non c’è il cognome e
non c’è l’età, solo il nome. I preti presenti sono “specializzati” in
settori specifici, quindi è anche
possibile “scegliere” il sacerdote
che si vuole in base alle proprie
esigenze: ci sono quelli esperti in
Sacra Scrittura, quelli con grande
esperienza nel mondo dello scoutismo, quelli impegnati nel sociale e nei corsi pre-matrimoniali,
quelli che hanno maturato la propria esperienza a stretto contatto con i malati e gli anziani delle
case di riposo.
I sacerdoti vicentini “disponibili”
ad essere contattati, attraverso il
sito, sono circa una decina. «Mi
arriva all’incirca una richiesta al
mese, con il nome e nient’altro»
spiega don Gianni Trabacchin,
direttore dell’Istituto di Scienze
Religiose presso il Seminario di
Vicenza, presente su pretionline.
it come insegnante di Sacra Scrittura. «Gli argomenti su cui i fedeli
chiedono informazioni o consigli
sono i più disparati – spiega Trabacchin - la morale, il comportamento della Chiesa o di preti
specifici in particolari occasioni,
| La basilica di San Pietro a Roma. Sopra, una chiesa virtuale su Second Life
verso “pretionline” ho contattato
dre che cerca conforto per l’eduun diacono del posto per trovare
cazione dei figli, un fidanzato che
una sistemazione ed è stato tutto
si chiede come orientare la vita
molto più semplice».
con la propria fidanzata, richieDon Ferdinando Pistore, parroste per luoghi di accoglienza per
co della parrocchia del Mercato
scout e gruppi di giovani. Si va
Nuovo (chiesa di San Giuseppe),
dalle cose riguardanti la “direziosegnalato su “pretionline” come
ne” della propria vita a cose più
esperto di Teologia Pastorale, avpratiche, materiali». Don Matteo
verte che «le domande possono
viene segnalato nel sito come “asriguardare qualunque argomento
sistente scout, competente nella
o tema, ma la funzione del sito
Sacra Scrittura”. «Questo connon va assolutamente travisata:
tatto è l’inizio: serve a indirizzare
non c’è, ne c’è mai stata, la posil fedele, non a incominciare un
sibilità di fare una confessione
cammino spirituale. Noi incitia“online”. Purtroppo questo pasmo le persone a fare il prossimo
saggio è stato spesso confuso, in
passo, successivo alla richiesta
passato. Ultimamente arrivano
via web, nel proprio contesto: gli
meno richieste di
diciamo di andare a
informazioni attraparlare con il parroverso “pretionline”».
co della propria parIl calo di richieste di
rocchia, soprattutto
informazioni attraquando si inizia a Internet serve
verso “pretionline”,
parlare di problemaper il primo
negli ultimi tempi,
tiche educative ed
viene
confermato
affettive. Internet è contatto, non
anche da don Adriauno strumento che ad affrontare
no Preto Martini,
funziona bene come in profondità
parroco della par“primo contatto”, ma
le cose
rocchia di Brogliano
non serve ad affron(valle
dell’Agno):
tare in profondità le
«Le richieste si sono
cose». L’età media
ridotte, probabilmente perché
dei richiedenti, per don Matteo,
le parrocchie hanno iniziato a
va «dai 20 ai 40 anni. Il sito a mio
loro volta ad “attrezzarsi” online
parere è molto utile, funziona
e l’offerta è aumentata. Anche la
bene anche per il contatto fa noi
nostra, ad esempio, da tempo può
sacerdoti: l’anno scorso ad esemessere contattata pure attraverso
pio a me è servito per andare con
internet».
un gruppo scout a Livorno, attra-
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145 del18 aprile 2009
numero
11
pag
Atmosfere british e vacanze a km zero,
le nuove frontiere dell’agriturismo
Oltre duecento aziende, centinaia di addetti e numeri in crescita nonostante la crisi
Il presidente di Terranostra Elio Spiller: “Abbiamo tutto, manca solo il mare”
di Giulio Todescan
C
www.flickr.com/toprural
entocinquanta aziende iscritte, circa centottanta contando
le fattorie didattiche: sono i numeri di Terranostra, l’associazione
collegata a Coldiretti per il settore
dell’agriturismo, nella provincia di
Vicenza. L’associazione però non
esaurisce l’intero settore; si stima
che un buon 40% degli agriturismi
berici non sia iscritto: il numero
sale quindi ad almeno 220, con
un impatto occupazionale che si
può stimare in 600-700 persone.
«In ogni agriturismo lavora un nucleo familiare, dalle due alle sette
persone, questo non è un caso ma
La crisi negli ultimi mesi colpisce
fa parte del nostro modo di fare,
anche l’agriturismo: «Soprattuta conduzione familiare» spiega
to calano i pernottamenti di chi
Elio Spiller, presidente dell’assopassa per lavoro, come i rappreciazione Terranostra. «Nel 2009
sentanti, che razionalizzano i loro
ci aspettiamo un incremento di 5
giri – spiega Spiller -. Anche chi
aziende – continua Spiller -. I noviene a mangiare mastri punti di forza?
gari evita l’antipasto
Sicuramente la vae si concentra su uno
rietà: in provincia ci
o due piatti». Le conmanca solo il mare:
tromisure si possono
ad Asiago e sul Grap- Sono quasi
intravedere nella
pa abbiamo le maltutte aziende già
strada presa da Coldighe e i percorsi in
retti negli ultimi anni,
bicicletta che vanno a conduzione
incentivando il conforte fra gli stranie- familiare
sumo «di prossimiri; nella fascia pe- È il nostro
tà»: un esempio sono
demontana ci sono
modo di fare
i mercati contadini
belle realtà gastro(o «farmer’s marnomiche, dal Torcoket»), uno dei quali è
lato all’asparago di
già attivo a Malo, mentre a breve
Bassano al mais Marano; il bosco
si attende l’apertura di quello di
di Dueville è un’area naturale con
Vicenza; un altro esempio sono
le risorgive fra le più abbondani pacchetti di «vacanze a chiloti d’Europa; sui Berici un’ottima
metro zero» rivolti a un raggio di
produzione di vino e olio; in più
200-300 km di distanza. «Offriaabbiamo le ville palladiane che
mo brevi vacanze di un week-end,
punteggiano la provincia».
| Un agriturismo. Per aumentare i pernottamenti i gestori attivano mille iniziative
con due pernottamenti e visite alle
ville o alle cantine, caseifici e oleifici – racconta Spiller -. Tutto a un
prezzo abbordabile, fra i 150 e i
250 euro a persona. Per noi è molto interessante il bacino di Milano,
a cui possiamo offrire la possibilità
di staccare la spina a poche ore di
macchina».
Agli agriturismi vicentini non
manca la fantasia: è il caso di Ivan
Pontarollo, ex campione di canoa
che si è inventato un agriturismo
sulle rive del Brenta in cui propone l’esperienza del rafting in
canoa; a Montegaldella l’agriturismo Brunello ospita una distilleria
di grappa aperta dal 1840; a Fara
Vicentino la signora Rosalina Pavan dell’agriturismo Costalunga si
è specializzata nella panificazione
artigianale, facendo anche da fattoria didattica con dimostrazioni
della lavorazione del pane.
C’è poi chi, già da tempo, punta
tutto sul mercato estero: è il caso
di Palazzo Rosso Farm - agritu-
go tranquillo nella natura». Parismo aderente all’associazione
lazzo Rosso si appoggia a un sito
Agriturist di Confagricoltura –
americano (www.homeway.it) da
situato al centro di una tenuta di
dove i clienti prenotano via intercentocinquanta ettari a Longare,
net con mesi di anticipo, e per ora
in una villa storica. «Abbiamo
non sembra sentire la crisi. «Ora
ricavato da una barchessa della
siamo pieni – dice
villa sei appartamenFrankland – perti autonomi, con cuché le prenotazioni
cina, in più forniamo
sono state fatte l’anun portico di 300
no scorso. Vedremo
metri quadri comu- Lavoriamo
come va fra un anno.
ne, biciclette e piscimolto con
Di sicuro ospitiamo
na, ma non facciamo
meno inglesi di una
ristorazione» spiega i milanesi:
volta, a causa del
Phil Frankland, di staccano la
cambio sfavorevole
origine inglese, che spina a poche
alla sterlina. Ma abda circa dieci anni
ore da casa
biamo compensato
gestisce con la mocon molti turisti teglie italiana l’agrideschi o di altri paesi
turismo. «Ospitiamo
europei». La settimana prossima,
inglesi, tedeschi, belgi, austradal 24 al 26 aprile, proprio Palazliani, spagnoli, americani, si ferzo Rosso ospita la terza edizione
mano almeno una settimana, a
di Gusti Berici, esposizione della
volte due: è una clientela colta,
produzione tipica, dell’economia
che vuole visitare le ville venete,
e del consumo consapevole dei
Venezia, Verona, il lago di Garda,
colli Berici.
ma poi tornare la sera in un luo-
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cultura
145 del18 aprile 2009
numero
13
pag
ViPiù
Volpi,
cultura
un filosofo come amico
Scomparso in seguito ad un incidente stradale
il professore vicentino di fama internazionale
Il ricordo di chi l’ha intervistato. E di chi l’ha avuto come compagno di banco
F
zsche, due pensatori tedeschi che
mensione è un’altra, vivo qui per
non hanno avuto remore nel toglieuna bieca ragione di comodità, trare i veli alla metafisica, agli “idola”
sferirmi in una grande città come
della ragione. Proprio sull’autore
Milano o Roma costerebbe troppo».
dello Zarathustra aveva firmato il
Una cittadina, quella che gli diesuo ultimo, folgorante articolo dide i natali, poco generosa per lui:
fendendolo dall’accusa di relativi«Tranne sporadici eventi come la
smo distruttore moscommemorazione di
sagli da papa Ratzinquest’anno di Faggin,
ger. Come già aveva
mio insegnante di liceo
fatto per quella, ormai
a cui devo l’amore per
datata, che dipinge il
la filosofia, qui molteorico della volontà
te altre occasioni per
Si sentiva
di potenza come un
mettere a frutto le mie
nazista ante litteram,
competenze non ne estraneo da
oggi Volpi sosteneva
ho avute». Con l’unica Vicenza,
che non si può incoleccezione, come poi non ne amava
pare l’opera di un filoaggiunse, dell’associasofo perché la storia
zione filosofica Dora le comodità
a lui successiva gli
Marcus, con Paolo Viha dato ragione. E’
dali e Giuseppe Baril nichilismo il carattere della nobieri, risalente ai lontani anni ’80.
stra era, quel nichilismo che Volpi
Troppo angusto, lo stagno locale:
tratteggiò in un libro omonimo che
«Se dovessi andarmene, farei come
è fra i suoi lasciti principali. Libro,
Orfeo: non mi volterei indietro più
se ci è concessa una nota personadi una volta», concluse lapidario.
le, che molti anni prima del nostro
Un poliglotta come lui, dall’animo
incontro fu uno dei testi che più ci
cosmopolita e con una spiccata alformarono. Fu come avere accesso
lergia all’ipocrisia e a certo clericaalla parola viva di un saggio, quinlismo del pensiero, aveva bisogno di
di, quando ottenemmo il suo sì per
spazi internazionali, per poter espriintervistarlo. Per scoprire, alla fine
mere tutto il suo amore per l’insedella nostra conversazione, quangnamento. «La città vive ancora in
ta semplicità avesse conservato
una certa curialità di facciata che
pur con tutti quegli impegni e quel
non vela più un clima godereccio
curriculum. «Sa, purtroppo dopo
miserevole», sentenziò. D’altronil liceo ho dovuto abbandonare la
de lui era il maggior conoscitore di
filosofia, ma è un campo che mi piaHeidegger e un estimatore di Nietcerebbe sempre coltivare», gli confessammo. E lui, con naturalezza:
«Ma se vuole ogni tanto potremmo
parlarne insieme, mi chiami». Non
l’abbiamo più fatto, stupidi che
siamo. A nostra parziale discolpa,
possiamo solo dire che in quelle due
misere ore Volpi, entusiasta come
un ragazzo, non faceva che tirar fuori il suo ultimo “nato”, l’edizione per
l’amata Adelphi del misconosciuto
aforista Gómez Dávila, e perciò non
potemmo non seguire il suo consiglio di leggerlo e meditarlo. Quando
lo facciamo, “ci aggrappiamo come
un naufrago alla sua tavola galleg>QKMVbI+WV\Zo8][\MZTI
giante”: proprio come ci aveva detto
<MT
lui.
Alessio Mannino
ranco Volpi, come avrete letto
su tutti i giornali in questi giorni, è morto. Resteremo sempre con
un rimorso: quello di non aver insistito per averlo nuovamente ospite
tra le nostre pagine per conoscere
meglio, oltre l’ottimo studioso e
l’ancor più ottimo divulgatore di
filosofia, l’uomo. Avremmo voluto
dedicargli, infatti, la nostra rubrica a fondo giornale, quella ricalcata sul questionario di Proust. Non
ce n’è stato il tempo. Così adesso,
nel momento del lutto, dobbiamo
contentarci di rispolverare il ricordo dell’unica volta che avemmo la
fortuna di parlare con lui a lungo,
in occasione di un’intervista. Era il
gennaio del 2007, e questo signore
minuto, gentile, dagli occhi piccoli
e curiosi e dai modi sobri che nulla
lasciavano all’affettazione del professore pieno d’allori e benemerenze ci trattenne per quasi due ore nel
suo appartamento a Vicenza, zeppo
di libri e di carte. Restammo subito
colpiti dalla sua vitalità: ora era a
casa sua, una settimana prima era
stato in Germania, quella dopo volava in Sudamerica, e nel frattempo
doveva preparare un articolo per
Repubblica e correggere non so più
quali bozze. Una forza della natura.
Vicentino si sentiva poco o punto,
l’allievo di Giuseppe Faggin. Ce lo
rivelò senza perifrasi, anzi con una
robusta dose di sano pragmatismo,
proprio quel giorno: «La mia di-
:Q[\WZIV\M1\ITW)ZOMV\QVW
:Q
Q[\
\ 1\ T ) O \Q
TI\IVO]MZQI
| Franco Volpi
U
no dei tanti riti inutili celebrati
dalla nostra società – tanto povera di radici quanto disperatamente bisognosa di valori che diano un
senso sia pur effimero al suo convulso esistere – è quello della gita ‘fuori
porta’ di Pasquetta. Un tempo rito
‘pagano’ e popolare volto a celebrare
il ritorno della Primavera, si è ridotto
oggi all’ennesima, frenetica corsa ad
un consumo eccessivo e senza senso,
che nell’accumulo crede di trovare
una giustificazione all’esistere. Chi,
anche solo per necessità, sia uscito
in macchina in quei giorni, respirava per le strade non gioia e desiderio
di rinascita e rinnovamento, quanto
una febbrile volontà di presenza e di
affermazione, il cui simbolo massimo
era quella lunga teoria di automobili
lucide, rombanti e vagamente minacciose, per molti l’unico modo di testimoniare il proprio essere.
In quello spasmodico agitarsi, certo
non poteva esservi molta attenzione
per un ciclista, questa strana specie che percorre silenziosa le strade
ascoltando profumi, rumori e silenzi.
Forse meno ancora poteva essercene
per quell’omino smilzo, un po’ pelato,
che pedalava per la campagna senza
nemmeno un pezzo di carta in tasca a
dire chi fosse. Eppure, qualcuno era.
Io non so cosa sia successo a quell’incrocio di San Germano dei Berici.
Però proprio da un’automobile, lunedì pomeriggio, è stato ucciso l’amico
Franco Volpi, e non ci sono parole,
davvero, per piangerlo.
Non lo so, ripeto e forse, a questo
punto, nemmeno m’interessa: non
spetta a me indagare, e tanto meno
giudicare, dico nelle coscienze. Ma
so che è bastato un attimo, e l’amico
gentile non c’era più, e tutti noi che
l’abbiamo conosciuto ed amato ora
siamo qui a chiederci – assurdamente, come sempre si fa – perché, e un
perché non c’è. Altri, infinitamente
meglio di quanto non potrei fare io,
scriveranno di lui, nei prossimi giorni:
della sua intelligenza, della sua scienza, dei suoi libri e dei suoi studi, e delle
grandi Università nel mondo che oggi
hanno deposto una corona sulla sua
sedia vuota.
Io, invece, ricordo solo il compagno
di classe, sui banchi del Liceo Pigafetta. Ricordo l’allievo prediletto del
Professor Giuseppe Faggin, studente
già allora eccezionale e acuto, eppure anche allora semplice e modesto,
un ragazzo per cui filosofare era uno
splendido gioco per interpretare il
mondo, ma che mai trasformava questo suo dono in cattedra dall’alto della quale dominare. De mortuis nihil
nisi bonum, dice Diogene Laerzio,
ma potremmo forse dir qualcos’altro
di Franco, noi che in tutti questi anni
l’abbiamo frequentato e gli siamo stati
amici? Noi che ad ogni incontro ritrovavamo la sua bellissima intelligenza,
ma soprattutto la sua calda umanità,
la sua verissima simpatia, la sua umanissima ironia? Così dunque lo ricordiamo, con affetto e tenerezza, così lo
piangiamo, storditi e feriti, grati alla
vita per avercelo dato come amico,
adirati con un destino insensato
che l’ha tolto alla famiglia, ai sodali, alla cultura cui aveva dato doni
tanto ricchi e tanto alti. Ti abbracciamo, Francesco, ti abbracciamo
per l’ultima volta, e credi che, per
quanto ancora ci sarà dato di vita,
non potremo dimenticarti, e smettere di amarti.
Giuliano Corà
cultura
145 del18 aprile 2009
numero
Decrescita e prodotti tipici
torna Gusti Berici
14
pag
Haydn apre la stagione
del suono dell’Olimpico
Il prossimo fine settimana, a Ponte di Lumignano, la terza edizione
della manifestazione che punta sui prodotti tipici, biologici, locali e solidali
U
Il programma
Tra il 24 e il 26 aprile, al Palazzo
Rosso di Ponte di Lumignano, è
dunque in programma un ricco
calendario di incontri e appuntamenti che, come da tradizione,
vedranno i prodotti del territorio
recitare la parte del protagonista.
Accanto agli stand di associazioni,
cooperative e gruppi di acquisto
solidale, saranno quasi una trentina le aziende- tutte piccole, biologiche e locali - che esporranno e
venderanno i loro prodotti. L’apertura
ufficiale è in
programma
venerdì 24
alle 20, con
l’apertura
dei cancelli e
dell’equobarr
(un bar dove
si vendono prodotti equi e solidali), e con il concerto dell’arpista
Vincenzo Zitello. Poi si continuerà
sabato 25 e domenica 26 con gli
stand aperti per tutto il giorno, a
partire dalle 10 di mattina, e con
un calendario ricco di proposte e
appuntamenti. Tra le altre cose,
spiccano i dibattiti pubblici, come
L
www.flickr.com/ciana13
n fine settimana all’insegna
della sostenibilità, della tradizione, della genuinità e del buon
gusto. Tra olio dei Berici, formaggi
biologici, marmellate fatte in casa,
laboratori sensoriali e incontri
sull’economia solidale. Il prossimo
fine settimana torna “Gusti Berici”, la manifestazione nata tre anni
fa su iniziativa dell’associazione
Equistiamo (con la collaborazione
del comune di Longare) per promuovere la cultura del prodotto
tipico, biologico, locale e solidale,
come recita lo slogan dell’iniziativa. “Il nostro obiettivo di fondo è
il consumo critico – spiega Carla
Spessato, una delle organizzatrici -, e quindi spostare gli acquisti
verso un’economia diversa”.
| Degustazione vini. Sotto, il logo della manifestazione
quello di sabato pomeriggio sulla
progettazione del paesaggio rurale (con urbanisti e intellettuali di
livello nazionale, tra cui Natasha
Pulitzer, Sergio Los, Bepi De Marzi), o quelli di domenica sulle reti
locali di economia solidale e di
decrescita (alla mattina) e sugli
esempi di risparmio energetico (il
pomeriggio). Poi ci sono i laboratori
to – per imparare
a riconoscere profumi
e odori dei
fu
colli,
per costruire
c
giocattoli
a energ
gia
g solare, per realizzare
maschere
a
artigianali,
per
a
scoprire nuovi modi di riciclare
la carta e molti altri ancora – e le
mostre: ad esempio quella storico
fotografica sul Lago di Fimon (“Il
lago più antico del Nord Italia”,
specifica la locandina) e quella
sulle specie vegetali delle nostre
campagne. Il tutto arricchito da
spettacoli nelle serate (sabato sera
c’è un doppio tributo a Battiato e
De Andrè), dalla possibilità di bersi un caffé all’equobar o di mangiare all’Hosteria dei Gusti Berici
(“Quest’anno il menù è quasi completamente vegetariano”, precisa
la Spessato) e dalla proiezione di
alcuni documentari.
Le novità
“Quest’anno c’è anche il patrocinio del Comune di Vicenza, per cui
ci aspettiamo una partecipazione
ancora maggiore di quella, già elevata, degli anni scorsi – concludono gli organizzatori -. Tra le novità
che abbiamo introdotto, c’è una
cura maggiore dell’allestimento,
con meno tendoni e un maggior
utilizzo delle barchesse del palazzo, e un vademecum in cui abbiamo stabilito di non usare plastica,
e a cui dovranno adeguarsi tutti,
venditori compresi”. Tutto ecologico, pulito e sostenibile, dunque,
anche le borsette per gli acuisti.
Non resta che sperare che il meteo
faccia la sua parte.
a stagione di musica nel Teatro
Olimpico si apre con un omaggio a Franz Joseph Haydn, di cui
quest’anno ricorre di bicentenario
della morte. Il concerto inaugurale
spetta all’Orchestra del Teatro Olimpico, giovedì 23 aprile (con inizio
alle ore 21.00), per una serata che
fa da anteprima al festival “Il Suono
dell’Olimpico”, in programma nel
mese di giugno. E che, come da tradizione, vedrà l’orchestra diretta da
Giancarlo De Lorenzo affiancata da
musicisti di esperienza internazionale. In una serata tutta dedicata alla
musica strumentale di Haydn, Paolo
Bonomini sarà infatti protagonista
nel Concerto per violoncello e orchestra in Do maggiore.
Bonomini è un giovanissimo talento
del violoncello, classe 1989, che si è
subito imposto alla critica per la grande padronanza tecnica, la maturità
musicale e una spiccata sensibilità
interpretativa. Diplomatosi in violoncello a 17 anni con il massimo dei voti,
lode e menzione d’onore al Conservatorio “Luca Marenzio” di Brescia,
è vincitore a soli 13 anni del primo
premio al concorso Romanici e, l’anno successivo, del Concorso nazionale “Città di Giussano”. È stato solista
al fianco di importanti ensembles,
quali i Virtuosi di Praga e l’Orchestra
del Festival pianistico internazionale
“Arturo Benedetti Michelangeli” di
Brescia e Bergamo, e ha partecipato
a diverse rassegne musicali. I concerti scritti per il violoncello rappresentano forse la produzione più alta
del compositore austriaco per quanto
riguarda le opere per strumento solista. Composto tra il 1761 e il 1765, il
Concerto in Do maggiore numero 1
viene fatto risalire ai primi anni del
servizio di Haydn presso il principe
Esterházy, sulla base di numerose
analogie formali e linguistiche con
le sinfonie di quel periodo. Haydn
aveva a disposizione un insieme strumentale alquanto esiguo, con sei o
sette violini e il basso formato da un
contrabbasso e un fagotto, oltre ad un
violoncello, che assumeva facilmente
il carattere di solista, in dialogo con il
“tutti”.
L’omaggio ad Haydn dell’Oto prosegue poi con due sinfonie del Maestro austriaco, la numero 5 in Do
maggiore, e la n. 84 in Mi bemolle
maggiore. La prima, datata 1760, risale al periodo precedente l’incarico
di corte Esterházy, quando Haydn
ottenne il posto di Maestro di Cappella presso il conte Kalr von Morzin,
il suo primo impiego a tempo pieno
che gli diede una certa sicurezza economica, per altro presto tramontata,
a causa delle improvvise ristrettezze
finanziarie del conte. Dopo questa
composizione giovanile, l’Orchestra
del Teatro Olimpico eseguirà la Sinfonia n. 84, che fa parte del gruppo
delle Sinfonie parigine, scritte negli
anni 1784-1785, commissionategli,
in conseguenza della fama ottenuta
a corte, da ambienti indipendenti,
vicini alla massoneria francese. Dopo
una ottantina di sinfonie pensate “in
piccolo” per il pubblico ristretto di
casa Esterházy, Haydn non esitò a
cimentarsi con questa nuova sfida.
Ne nascono le sei Sinfonie, dall’82
all’86, che saranno eseguite per la
prima volta nel 1787, con un successo
strepitoso. Il grande maestro aveva
saputo rinnovarsi, reinventando uno
stile immaginando il suono di un’orchestra virtuale e incontrando i gusti
d’un pubblico sconosciuto e lontano.
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cultura
145 del18 aprile 2009
numero
15
pag
sacra
Dal Neolitico a Bellini Arte
restauro
anticrisi
una Settimana tra i musei
Dal 18 al 26 aprile anche Vicenza aderisce all’XI edizione della Settimana della cultura
In programma una serie di iniziative legate al restauro di Santa Corona e vari eventi nei musei
M
ostre di capolavori dell’arte veneta e di piccoli gioielli
dell’artigianato, incontri con autori e
studiosi, visite guidate ad alcuni dei
luoghi più affascinanti, e forse meno
conosciuti, della provincia. Tra il 18 e
il 26 aprile la Settimana della cultura,
l’iniziativa promossa dal Ministero
per i beni e le attività culturali per valorizzare l’immenso patrimonio artistico (e non solo) delle città italiane,
torna ad animare i musei vicentini,
annunciata da un’accattivante locandina in cui spicca la Camera degli
Sposi del Mantegna e dallo slogan “la
cultura è di tutti, partecipa anche tu”.
L’iniziativa, che cerca di avvicinare il
grande pubblico con l’organizzazione
di mostre e dibattiti, pone quest’anno l’accento su due aspetti fondamentali: il valore inestimabile del
patrimonio culturale e la sua natura
di risorsa preziosa e ineguagliabile a
disposizione di ciascun cittadino. E
punta a favorire la conoscenza della
cultura e l’interesse per l’arte ad una
sempre più ampia platea di cittadini.
| Il Battesimo di Cristo del Bellini eccezionalmente esposto al Museo diocesano
A Vicenza, dove hanno aderito i Civici
Musei vicentini (Pinacoteca di Palazzo
dei costumi. Martedì 21 aprile, alle 18,
altri lavori di spicco della pittura vicenChiericati, Museo Archeologico Natualla Pinacoteca di Palazzo Chiericati,
tina, e veneta, tra il Quattrocento e il
ralistico e Museo del Risorgimento e
verrà presentato il libro “Tiepolo”, di
Settecento. Alla mostra si affiancherà
della Resistenza) e il Museo Diocesano,
Adriano Mariuz; e sempre a Palazzo
un servizio di visite didattiche realizzail cuore della Settimana sarà costituito
Chiericati, il giorno dopo, alle 17,30,
te dall’Associazione Ardea in collaboda una serie di appuntamenti legati tra
presentazione di un volume sul parazione con il personale
loro e già soprannomitrimonio storico artistico e sulla medel Museo Diocesano,
nati “Operazione Santa
moria della prima guerra mondiale.
sul tipo di quelle già
Corona”. Facile capire
Giovedì 23, ancora a palazzo Chiesperimentate con sucche tutto ruota proprio
ricati, tocca alla presentazione del
cesso per la Basilica
attorno alla chiesa di Ci saranno
restauro dei “Taccuini di viaggio” di
Palladiana: in questo
Santa Corona, uno dei anche visite
Vincenzo Scamozzi, mentre venerdì
caso si prevedono visite
più importanti edifici
guidate
24 ci si sposta al museo di Santa Cointegrate tra Museo e
gotici della città, che si
rona per la presentazione del nuovo
cantiere per tener vivo
avvia proprio in questi al criptoportico
allestimento della sezione neolitico.
anche durante la forzagiorni verso il restauro: e alla grotta di
Completano il quadro, domenica 19
ta chiusura della chiesa
per l’occasione, quindi, San Bernardino
tra le 10 e le 12, delle visite guidate
il legame tra contele principali opere d’aral sito preistorico della grotta di San
nuto e contenitore.
te saranno trasferite al
Bernardino, a Mossano (visita a nuIl calendario della
Museo diocesano, dove
mero chiuso, per prenotarsi chiamasettimana continuerà poi lunedì 20
rimarranno esposte fino alla fine dei
re lo 0444- 222815); e da sabato 18 a
aprile, all’Odeo del Teatro Olimpico,
lavori in un allestimento che verrà predomenica 26 l’apertura straordinaria
dove verrà presentata l’opera il Turco
sentato ufficialmente sabato 18 aprile
del criptoportico romano e dell’area
in Italia, di Gioacchino Rossini, allealle 18. Tra queste, spiccano il Battesiarcheologica sotto la cattedrale (per
stita nell’ambito delle Settimane Mumo di Cristo di Giovanni Bellini, L’adoinformazioni, 0444-226626).
sicali, con relativa mostra dei bozzetti
razione dei Magi di Paolo Veronese, e
WHQGH
H
WHVVXWL
La Scuola d’arte e mestieri lancia un nuovo corso
per il restauro degli oggetti di arte sacra in metallo
Una proposta pensata anche per sostenere aziende
e lavoratori del settore orafo
I
n giro per le chiese e le canoniche della provincia ci sono circa 40 mila oggetti di arte sacra, e
buona parte di questi sono pezzi di
oreficeria: candelieri, calici, crocifissi, arredi vari. Partecipare al loro
restauro, oltre che aiutare a salvaguardare un patrimonio prezioso e
spesso trascurato, potrebbe essere
rappresentare per molte aziende
orafe un nuovo sbocco lavorativo in questo periodo di crisi. Così,
dopo l’avvio del corso triennale del
Fondo sociale europeo per collaboratore restauratore di arte sacra in
metallo, la Scuola d’arte e mestieri
di Vicenza è pronta a partire con la
seconda iniziativa formativa in questo settore di nicchia, finanziata dalla Fondazione Cassa di risparmio
di Verona Vicenza Belluno Ancona.
La strada per la costituzione di un
vero e proprio polo del restauro di
arte sacra in metallo, a lungo auspicata dalla Scuola, sembra dunque
aperta. È dalla fine del 2008 che la
Scuola, a seguito dell’approvazione
del triennio da parte della Regione
Veneto, si è accreditata come unico
ente del territorio a proporre percorsi specialistici in questo ambito,
realizzati con la collaborazione di
esperti della Soprintendenza ai beni
culturali di Verona e in accordo con
l’Ufficio dei beni culturali di Vicenza.
La nuova iniziativa parte in questo mese; ma l’elemento di novità
è rappresentato dal tipo di utenza
cui si rivolge. Il corso è infatti indirizzato principalmente ai lavoratori
in mobilità del settore orafo che intendano intraprendere un percorso di riconversione professionale.
La specializzazione nel restauro
di arte sacra in metallo potrebbe
diventare inoltre un’interessante
alternativa aggiuntiva per le stesse
imprese orafe. E non a caso il corso
si svolge in orario compatibile con
le esigenze professionali dei frequentanti (serate e fine settimana).
Del resto, la necessità di una proposta di questo tipo è tanto più evidente se si considera il recente lavoro
| L’ostensorio di Tunisi,
prima e dopo il restauro
di catalogazione dei beni mobili in
possesso delle parrocchie svolto
dalla Diocesi, lavoro che ha portato
al censimento di oltre 40 mila pezzi
disseminati in tutta la provincia. E
molti di questi necessitano di interventi di restauro a vari livelli. Il problema è che spesso i restauri sono
estemporanei, attuati da restauratori improvvisati, privi della necessaria preparazione per intervenire su
pezzi di oreficeria di grande valore
storico e artistico. L’improvvisazione e il dilettantismo in questo delicato campo, in alcuni casi, sono stati
all’origine di interventi grossolani o,
se accettabili dal punto di vista tecnico, discutibili sul piano delle scelte e delle interpretazioni iconografiche. Anche per questo la Diocesi
ha manifestato interesse ad avviare
una collaborazione permanente con
la Scuola d’arte e mestieri.
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movida
145 del18 aprile 2009 pag16
numero
ViPiù
movida
Rock in festa
Riparte la stagione delle feste rock di quartiere
Tra giugno e luglio ce ne sono in programma quattro: Ferrock, Nettarock,
Riviera Folk Festival e Spiorock. Anno sabbatico, invece, per il Ghetorock
di Francesca Danda
sabato 18
T45
Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14, ore
19
Concerto aperitivo – musica jazz a 360
gradi
Free entry
domenica 19
sabato 18
LA MIA PIANTA SUONA IL ROCK
Villa Caldogno - via Zanella 3 (Caldogno),
ore 18
Suoni, visioni e voci di piante, con Andrea
Possenti (astrofisica) e Arturo Stalteri
(musicista). A seguire il Concerto per la
Luna di Stalteri
Free entry
Ticket (min. 20,00 max 30,00 euro)
sabato 18
INDIE FESTIVAL
Spazio Arcadia – via Paraiso 36 (Schio),
ore 21.30
Concerti di My Head for a Goldfish +
Polar for the Masses + Menghua
Riservato soci Arci
F
domenica 19
MARATONA MUSICALE PER
CHILDREN GARDEN
Il Borsa Caffè – piazza dei Signori 26,
dalle 15 alle 23
Musica, mostra fotografica, raccolta
abbigliamento e materiale scolastico
in favore di un orfanotrofio in India
– Partecipano Etradanza, Simonetta
Cavalli, I Tavernicoli, Maggie, Tindra,
Paolo Benetton & friends, Elena Schleifer
e Les Manouches Bohemiens
Free entry
foto Veronica Mariani
este rock vicentine: bestie rare
in via d’estinzione? Da tempo gli
happening musicali estivi che hanno reso Vicenza un caso unico in
Italia entrano ed escono dalla sala
rianimazione. “Moriranno tutte”,
“Quest’anno quella non la fanno”,
“Toh, guarda, una si riprende”, sono
commenti ormai abituali. Nei fatti,
dal periodo d’oro – a metà anni ’90,
quando ognuna delle 7 circoscrizioni
aveva la sua - ad oggi solo tre feste
rock sono sopravvissute senza intoppi: il Ferrock ed il Nettarock , nate nel
1998, ed il Riviera Folk Festival, partito nel 1999. Tutte presenti all’appello
la prossima estate assieme allo Spiorock, il più “anziano” (del 1992), ma
anche il più malconcio dopo le battute d’arresto attraversate negli anni.
Grande assente il Ghetorock, sedutosi
quest’anno in panchina per recuperare le forze. Con l’augurio che non vada
ad ingrossare le fila dei caduti lungo la
via, i rimpianti Villazza (pioniere del
fenomeno) e Cajena Rock.
«La difficoltà maggiore è passare il
al loro posto nonostante le burrasche
testimone ai ventenni, per il vitale
(le petizioni dei residenti insofferenti
ricambio generazionale dello staff»
o il trasloco dal parco
ci spiega Alessandro
di Sant’Agostino), che
“Pedro” Padrin, presivivono l’Associazione
dente 33enne dell’Astutto l’anno. «Il nostro
sociazione
Sportiva
scopo non è organizFerrock. Che promuozare feste, ma sosteneve la festa più grande Il radicamento
re progetti sociali. In
rimasta in città, quella nel quartiere
quest’ottica, il Ferrock
di Parco Retrone. Do- è tutto
solo il momento più
dici anni di storia per
Guardate cos’è èvisibile,
oltre che un imun evento che può perportante volano per la
mettersi di investire 35 successo al
nostra attività». Prima
mila euro in spese fisse, Villazza
di essere un’occasiomovimentare 5 mila
ne di aggregazione per
persone a sera e portare
l’intera città, insomma,
a Vicenza artisti come
è una festa del quartiere per il quarCaparezza, Negramaro, Sud Sound
tiere. «Ogni anno ci aiutano oltre 100
System. Sempre, rigorosamente,
volontari, tutti abitanti dei Ferrovieri,
gratis. «La prima edizione? 250 mila
e noi impegniamo 5 mila euro in siculire di budget e il diluvio universale:
rezza, per garantire la presenza di Alun bel passivo…» scherza Pedro, che
pini, Protezione Civile e Pantere dalle
chiarisce subito come la buona stella
19 alle 5 del mattino».
c’entri poco con il successo del FerPerché i buoni rapporti di vicinato,
rock. Alla cui base c’è invece un grupsi sa, sono fondamentali per sconpo stabile, 15 persone sempre rimaste
Gli appuntamenti
| Un concerto al Ferrock
giurare le lamentele dei residenti,
l’intervento del Comune e la conseguente ingiunzione di “trasloco”: per
una festa rock, una vera condanna a
morte. «Il radicamento nel quartiere è tutto. Guarda cos’è successo al
Villazza ed al Cajena dopo il trasferimento ad Altavilla e Foro Boario»
sottolinea Pedro. Che conclude con
un plauso al Coordinamento Feste
Rock, dove i rappresentanti di tutte
le manifestazioni lavorano assieme
per stilare il calendario estivo, “fare
cartello” coi fornitori ed interloquire con forza con l’Amministrazione
Comunale: «Quest’anno abbiamo
ottenuto i permessi a gennaio – mai
successo! – ed un giorno di festa in
più. L’ Assessorato alle Politiche
Giovanili si è dimostrato efficiente»
…Come dire, c’è di che sperare per
il futuro? Intanto godiamoci quello
che abbiamo: Riviera Folk Festival
dal 4al 7 giugno, Spiorock dal 12 al 14
giugno, Nettarock dall’1 al 5 luglio, e
Ferrock dal 15 al 19 luglio.
domenica 19
MINCHIETTI TRIO
Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14, ore
19
Concerto aperitivo – musica
Free entry
domenica 19
LIMERICK + BAD BLACK SHEEP
Sabotage Bar – viale dell’Industria 12, ore
21.30
Rassegna Vicenz@NetMusic - doppio
concerto rock alternativo -Free entry
TERESA SALGUIERO & LUSITANIA
ENSEMBLE
Maxlive – SS 46 del Pasubio
(Costabissara), ore 21.15
Viaggio nella musica e nella cultura
portoghese con la ex voce dei Madredeus
mercoledì 22
DANY + THANKS FOR ENQUIRY
Sabotage Bar – viale dell’Industria 12, ore
21.30
Rassegna Vicenz@NetMusic - concerto
rock melodico + concerto pop punk
Free entry
giovedì 23
THE BULEMICS + RADIO RIOT RIGHT
NOW
Bar Sartea – corso Ss. Felice e Fortunato
362, ore 21
Concerto punk rock dagli Usa + concerto
hardgrindcore extravaganza
Free entry
venerdì 24
BLAKE UNPLUGGED
Jack Hole Music Club – via Zamenhof
411, ore 22
Concerto tributo ai Pearl jam
Riservato soci Aics
venerdì 24
SKIANTOS
Smallville – via Zamenhof 26, ore 22
Alternative night – concerto del tour “Dio
ci deve delle spiegazioni” + dj set a seguire
Ticket (10 euro)
venerdì 24
FOOL AROUND + BRUSCHI E VILLANI
CSC Centro Stabile di Cultura – via Val
Leogra (San Vito di Leguzzano), ore 22.30
Rassegna “Musica a Rischio” dedicata a
De Andrè – concerto fusion + concerto
rock
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movida
145 del18 aprile 2009 pag17
numero
Le onde dei destini incrociati
Popcorn
In crisi con il lavoro e con la famiglia, uno stilista di successo cerca di porre fine
alla sua infelicità rimediando ad un vecchio errore del passato
Ma così facendo darà il via ad una catena di eventi del tutto inaspettata
di Giuliano Corà
R
ipple significa increspatura. The
ripple effect è un incremento del
moto ondoso dovuto a tante piccole
onde: la somma delle increspature
può dar origine a qualcosa di grosso e inarrestabile. Di questo parla
P. Caland in un’interessante riflessione sull’esistenza e sulle relazioni
tra gli individui, intese non solo nel
senso di rapporti tra persone che si
conoscono, ma nel senso generale di
una ‘relazione universale’
che unisce tutti gli esseri
viventi. Anche se Caland
non lo dice esplicitamente, il discorso si apparenta
strettamente col concetto
o
buddista di coproduzionee
condizionata
(paticca-samuppada), secondo la
a
quale nessuna realtà può
ò
essere considerata isolataa
mente, e invece ognuna è, insieme,
condizionata e condizionante rispetto a tutte le altre.
La parabola narrata è quella di Amer,
| Forest Whitaker in Ripple Effect
stilista di successo, con una moglie
innamorata ed una figlia bellissima
con cui, però, non ha mai tempo di
giocare, al punto che la piccola, nei
rari
ra momenti in cui lui è presente,
gli preferisce la comse
pagnia
di un amico immagip
nario.
Improvvisamente un
n
tracollo
finanziario rischia di
tr
distruggere
l’azienda, ed and
che
c il suo mondo, perché la
moglie,
ammalata anch’esm
sa
s di solitudine, gli chiede
di
d lasciare la casa. Amer
ripensa
allora a quando,
r
molti anni prima, investì e abbandonò in mezzo ad una strada un uomo
senza soccorrerlo. Da quella ’cattiva
azione’ – egli crede – è stata origi-
nata l’infelicità che ora lo perseguita, e se riuscirà a ‘riparare il danno’
potrà sperare in una nuova esistenza. L’incontro con l’uomo che aveva
investito lo inserirà in una catena di
eventi inaspettata, e gli farà scoprire
di quale catena tutti abbiano sempre
fatto parte, conferendo un significato
al mondo. Pur senza essere un capolavoro, Ripple Effect è un film che fa
riflettere, e che merita di essere scoperto (credo che sia stato distribuito
direttamente in Home video, senza
passare per le sale), anche per l’interpretazione sensibilissima di Forest
Whitaker, che nobilita tutti i film cui
partecipa.
Ripple Effect,
Philippe Caland, USA, 2007
I piccoli pirati dell’Appennino
Sul comodino
Sulla scia di Mark Twain e Stephen King, un classico romanzo di formazione
ambientato tra le montagne del Parmense. Qualche errore di inesperienza nel ritmo,
ma l’intreccio linguistico tra italiano e dialetto seduce
di Giovanni Magalotti
È
l’estate del 1955 in un paesino
dell’appennino parmense. Tre
dodicenni, Luca (voce narrante),
Davide e Mario vivono una stagione
di mistero e avventura in cui al ritrovamento di un cadavere,
e, segue la
scoperta di un losco traffico gestito da un gruppo
di contrabbandieri. Per
quanto siano trascorsi dieci
anni dalla sua conclusione,
gli echi della seconda guer-ra mondiale si fanno an-cora sentire in tutta la loro
o
asprezza immediata, e non
n
solo nella dolente memoria
a
priva di qualunque eroismo
del nonno di Luca e dell’anziana Italina, unica confidente dei ragazzi.
Per il suo esordio nella narrativa, il
parmense Alessandro Soprani (1969)
sceglie una classica storia da romanzo
di formazione, secondo un canovaccio ormai consolidato che nel tempo,
da Mark Twain (“Tom Sawyer e Huckleberry Finn”) a Stephen King (il racconto “Stand by me”), è rimasto più
o meno lo stesso. Il passaggio dalla
giovinezza all’età adulta, cristallizzato
dal ricordo, si colora di nostalgia per
il senso di unicità e irripetibilità che
lo distingue: “Di quel momento in cui
si decise il destino di Mario, quando
la sua vita improvvisamente scartò
da un lato e non ci fu modo di farle
prendere un’altra direzione,
pr
mi restano le sue spallucce,
m
le mani in tasca, e gli occhiali
storti. I suoi occhi placidi e
st
incoscienti
che chiedono vein
nite
n o no? Se venite va bene,
se
s non venite va bene uguale,
le e questo è quanto”.
L’ispirazione
appare sinceL
ra,
r ma l’autore cade in errori
r tipici dell’inesperienza:
scarso senso del ritmo (soprattutto
nella parte centrale del romanzo),
dialoghi interminabili e qualche sequenza superflua. Anche se va detto
che nella seconda metà del testo la
| Un paese di montagna nel Parmense
narrazione assume un piglio decisamente più spedito. L’aspetto di
maggior interesse è l’abile miscuglio
linguistico che vede alternarsi italiano
scritto, lingua parlata e stretto dialetto parmense. Si tratta di una scelta
abbastanza originale che aggiunge
veridicità al contesto rievocato e dona
alla scrittura una musicalità quasi seducente.
Alessandro Soprani,
L’ultima estate
che giocammo ai pirati,
Mondadori, 290 pp., € 18,50
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sport
145 del18 aprile 2009
numero
19
pag
ViPiù
sport
Granfondo per tutti
Ciclismo
In più di duemila hanno preso il via alla “Liotto Città di Valdagno”, prima prova di un circuito provinciale ricco e ben organizzato
Prossima tappa il 26 aprile a Vicenza per la Gf “Gianni Motta - Mapei” dove accanto agli amatori ci sarà l’iridato Ballan
di Paolo Mutterle
M
essi nel ripostiglio o in cantina
gli sci, è ora di tirar fuori la bici
da corsa, gonfiare i tubolari e mettersi in sella. In molti lo hanno già fatto,
per non dire di chi non sa rinunciare
alle due ruote neppure durante la stagione invernale. Stiamo parlando di
uno sport che nella nostra provincia
conta migliaia di praticanti, un numero che non riesce a essere fotografato da quello già ragguardevole dei
tesserati; non è un caso che proprio
nelle nostre zone si sia sviluppato un
affollato calendario di granfondo,
gare di lunga distanza che conciliano
il brivido agonistico con la tranquilla uscita amatoriale. Tranquilla si fa
per dire: si parte da un centinaio di
chilometri per le Medio fondo, per
passare agli almeno 130 chilometri
per le Gran fondo vere e proprie, con
dislivelli che superano anche i 2000
metri di ascesa. In entrambi i casi si
tratta di manifestazioni che richiedono una certa preparazione. “Per partecipare a una gara di questo genere
bisogna avere almeno un migliaio di
chilometri nelle gambe” spiega Pierangelo Liotto, organizzatore della
granfondo Liotto Città di Valdagno e
a sua volta appassionato pedalatore.
L’appuntamento nella città laniera,
andato in scena lo scorso 13 aprile,
è uno dei più apprezzati da ciclisti e
addetti ai lavori; quella di Pasquetta è stata l’undicesima edizione e
ha segnato il nuovo record di partecipanti: “E’ stato un vero successo, siamo contentissimi - continua
| Immagini dalle Granfondo beriche. A sinistra, l’edizione 2008 della Wilier Triestina, a destra la partenza della kermesse laniera di Pasquetta
Liotto - Nonostante il giorno di festa possa aver frenato un po’ le iscrizioni siamo arrivati a circa 2200
partenti, mai così tanti in passato.
Il tempo sicuramente ci ha aiutato,
dato che l’anno scorso in circa cinquecento avevano rinunciato per la
pioggia, ma se l’evento è piaciuto
dobbiamo ringraziare soprattutto i
200 volontari che ci hanno dato una
grossa mano a seguire la logistica”.
La principale novità dell’edizione
2009 era il nuovo ritrovo in località
Ponte dei Nori, mentre i percorsi si
sono snodati anche al di fuori della
valle dell’Agno, toccando i comuni
di Recoaro, Valli del Pasubio, Torrebelvicino, Schio, Monte di Malo,
Malo, Isola, Gambugliano, Sovizzo, Castelgomberto, fino al bivio di
Brogliano: destra per chi si accontentava dei 96 km, mentre deviando
Le Granfondo in provincia di Vicenza
13/4 Gf Liotto Città di Valdagno, Valdagno
www.granfondoliotto.it
26/4 Gf Vicenza Gianni Motta - Trofeo Mapei, Vicenza
www.granfondovicenzagiannimotta.com
10/5 Gf DOC, Breganze
www.granfondodoc.it
14/6 Gf Rigoni di Asiago, Asiago
5/7 Gf del Monte Grappa, Nove
www.granfondomontegrappa.com
a sinistra si proseguiva per Quargnenta, Nogarole, Chiampo, San
Pietro Mussolino, Altissimo prima
della picchiata finale su Valdagno.
Per chi ha scelto la strada più lunga sono state sei le salite affrontate:
Passo Xon, Monte Magrè, Torreselle, la breve ascesa di Valle, poi
Nogarole e infine Altissimo (“Cima
Coppi” a 809 metri slm), per un totale di 2340 metri di dislivello “verticale”. Per un evento simile, ancora
più dure delle asperità del percorso
sono forse le difficoltà organizzative, che l’A.S.D. Granfondo Liotto ha
condiviso con la Croce Rossa di Valdagno, i Vigili del Fuoco di Vicenza,
la Tamasogroup, gli Alpini e il gruppo Scout di Ponte dei Nori, la protezione civile dell’ANA e il G.S.Schio
Bike.
Il bello delle granfondo è che al
fianco delle centinaia di amatori
spesso pedalano più o meno in incognito alcuni grossi nomi del ciclismo internazionale. Alla “Liotto”
c’erano addirittura la campionessa
del mondo e olimpica di ciclismo su
strada a Pechino 2008 Nicole Cooke, i “prof” Gonchar, Donadello e
Corrà, la triathleta azzurra Martina
Dogana, che correva in casa, e il veterano Fabio Baldato.
Dopo il successo dell’evento valdagnese, il testimone passa ora
all’A.S.D. Granfondo Città di Vicenza per la prossima tappa del circuito provinciale Udace, la granfondo
Gianni Motta - Mapei, in programma nel capoluogo berico domenica
26 aprile. “Abbiamo già ricevuto circa 1300 iscrizioni - spiega il segreta-
rio Renato Bortolozzo - L’obiettivo è
raggiungere quota 1800, ma a 1600
saremmo già contenti”. Qualche
nome conosciuto? Il campione del
mondo Alessandro Ballan dovrebbe
presentarsi al via a Campo Marzo,
assieme a una nutrita pattuglia di
professionisti (forse anche il vicentino Pippo Pozzato) e all’immancabile avvocato e procuratore Claudio
Pasqualin. La scelta è tra un percorso “medio” da 103 km e il lungo da
153 km, entrambi con le salite e le
discese dei Colli Berici. Ma ci sarà
spazio anche per i baby ciclisti: sabato 25 aprile, sempre in Campo
Marzo, è prevista alle 15 una prova
di gimkana riservata ai bambini dai
7 ai 12 anni di età.
Per partecipare a una granfondo occorre innanzitutto essere
tesserati alla F.C.I., la federazio-
ne ciclistica, oppure a un ente di
promozione sportiva riconosciuto
dal CONI ed essere in possesso
dell’idoneità agonistica. E poi contattare gli organizzatori con un paio
di settimane di anticipo per evitare
maggiorazioni sulla quota di iscrizione, che mediamente varia dai
20 ai 30 euro, a fronte di un pacco gara abbondante e di una serie
di servizi (docce, massaggi, pasta
party, …) che solitamente ripagano
della spesa. E per chi volesse iniziare da zero? “Per un’attrezzatura di
partenza, composta da bici, scarpe, casco e abbigliamento il prezzo
può aggirarsi attorno ai mille euro”
spiega Pierangelo Liotto. Mentre
pedalare sulle colline vicentine al
fianco di una maglia iridata o di
una campionessa olimpica, come
dice lo slogan, non ha prezzo.
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sport
145 del18 aprile 2009
numero
20
pag
Giovanili, dominio giallobiancorosso
Volley
Come già accaduto con Under 18 e Under 14, anche nell’Under 16
i titoli provinciali vanno a Schio (maschile) e a Vicenza (femminile)
Gran festa per tutti a Mezzaselva e ad Asiago
di Alida Pretto
U
nder 18, under 14 e da due
settimane anche under 16:
continua il monopolio provinciale di Schio e Vicenza che nella
domenica prima di Pasqua hanno
conquistato i titoli di categoria
che sono stati assegnati sull’altopiano di Asiago. Cambiano gli
avversari, cambia l’età, ma sul
gradino più alto del podio ci sono
sempre i colori giallo-rosso e
bianco-rosso.
Alla palestra comunale di Mezzaselva di Roana, sono andate in
scena le finali maschili. La finalissima ha visto scendere in campo
l’Altair e l’AccessorioPiù Schio:
l’inizio è stato un grande spettacolo con l’equilibrio che ha regnato sovrano e l’Altair che è riuscito
ad avere la meglio solamente ai
vantaggi. Schio, però, non è rimasto a guardare e ricordando la
bruciante sconfitta dello scorso
anno contro Zanè, è tornato in
campo con tutt’altra marcia, rispondendo con un perentorio 2514. Abbastanza equilibrati gli altri
due set, anche se il risultato non
è mai stato messo in discussione,
con lo Schio sempre avanti di 2-3
punti.
Prima di loro, la finalina per il
terzo posto ha visto il netto successo dell’A.D. Polisportiva Cor| In alto: le due squadre campioni provinciali Under 16, AccessorioPiù Schio e Ottica Padrin Vicenza. Sotto, da sinistra: Più Sport Vicenza (3a), le finaliste maschili a Mezzaselva, Bassano (2a)
nedo sul Torrebelvolley.
Le finali femminili, invece, si sono
to cambi a disposizione. “Un gran
il titolo fosse finito in mano al
intrapreso qualche anno fa sta
un Bassano che con questa finasvolte nella palestra comunale di
peccato che ci sia staBassano e non a Vidando i frutti sperati. Il risultale ha conquistato la
Asiago ed entrambe
to il derby in semificenza...
to ha dato ancor più stimolo ed
storia, come precisale gare si sono chiunale, perché avrebbeE per lo stesso moentusiasmo all’ambiente e sicuto dal ds Alessandro
se in tre set. Oltre
ro meritato veramentivo delle vice-camramente i progetti futuri saranno
Bordignon: “Avevaal titolo provinciale,
te il secondo posto”
pionesse provinciali, Nel femminile
improntati a cercare di investire
mo già
raggiunto
però, qui si è giocato
ha commentato il
la festa del Joy Vol- Vicenza porta
ancor più sulle giovani che sono
una finale provinanche l’ultimo posto L’Altair fa suo
manager del settoley Vicenza è stata
linfa vitale per le ambizioni della
ciale con un gruppo
disponibile per la il primo set
re giovanile Claudio
concentrata più sul due squadre
prima squadra”.
under 18 con atlete
fase regionale, visto
Bianchi subito dopo
fantastico terzo po- alla fase
E così le giallorosse hanno messo
selezionate in zona,
che sono tre i pass nella finale U16
la vittoria sulle coetasto conquistato dalla regionale
subito da parte un po’ d’amarezma questa volta la fiassegnati alla nostra maschile, ma
nee del Sottoriva.
PiùSport,
un
gruppo
za
per
la
finale
persa
e
sopratnale
ha
un
sapore
diprovincia.
Schio vince
assieme
Come è stato per
che nonostante miltutto per il rosso preso da Elena
verso in quanto queLa finalissima ha rile finali under 14,
le difficoltà è riusci- a Bassano
Farina sul 23 pari del secondo
ste atlete provengospettato il pronosti- in rimonta
Zona Volley, il Tg
to a conquistare un
set ed hanno iniziato la festa:
no tutte dal nostro
co che vedeva l’Otdel volley veneto, ha
grandissimo risultato
se qualcuno avesse messo pievivaio, indice che il
tica Padrin Vicenza
dato ampio spazio
con coach Rizzi che
de in palestra solamente in quel
programma di quasuper favorita, ma
anche alle finali dell’altopiano.
per tutte le fasi finali non ha avumomento avrebbe dedotto che
lificazione del settore giovanile
anche la gran gioia e il merito di
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sport
145 del18 aprile 2009
numero
Preti vs frati,
un calcio contro la crisi
Beneficenza
Si chiama Vicenza Regala un sorriso il triangolare di beneficenza organizzato
per lunedì sera al Menti. In campo ci saranno la Seleçao internazionale dei sacerdoti,
i frati del Messaggero di Sant’Antonio e i fornitori della Chiesa.
Il ricavato andrà al fondo di solidarietà della Caritas
21
pag
Solidarietà
e numeri da playoff
Volley
Volley for Abruzzo raccoglie 40mila euro pro terremotati
Playoff al via, ma alcune detentrici di record stagionali
stanno a guardare
| Un attacco al centro di Francesca Devetag
S
arà un triangolare di calcio molto
particolare, e non solo perché il
ricavato dell’incontro sarà devoluto
al Fondo straordinario di solidarietà
per chi perde il lavoro istituito dalla Caritas Diocesana. Sul prato del
Menti, infatti, lunedì sera scenderanno in campo preti, frati, e commercianti di oggetti sacri. L’originale
iniziativa benefica è stata promossa
da Comune e Diocesi, in collaborazione con la Fiera di Vicenza (proprio in questi giorni è in corso la ventesima edizioni di Koiné, una delle
principali rassegne di arte sacra e arredi liturgici) e con il Vicenza Calcio.
L’appuntamento è per lunedì 20
aprile, alle 20, al Menti. A sfidarsi
saranno alcuni protagonisti d’eccezione del mondo cattolico: la Seleçao Internazionale dei Sacerdoti
(“11 calciatori che giocano.. da Dio”,
sottolinea simpaticamente il comunicato stampa dell’iniziativa), capitanata da Don Mazzi e dal mister
Moreno Buccianti, i frati del Messaggero di Sant’Antonio di Padova
e i fornitori della Chiesa (panche,
campane, vesti liturgiche, arte sacra,
vetrate artistiche, fonderie…) che
rappresentano l’eccellenza espositiva di Koinè. Per la prima volta,
dunque, parroci e frati si incontreranno con i loro fornitori fuori dai
perimetri della fiera. E invece di
confrontarsi su calici, candelabri e
turiboli, si sfideranno a colpi di dribbling, veroniche e triangolazioni.
L’ingresso alla manifestazione
sarà ad offerta libera e l’intero ricavato sarà devoluto al Fondo di
solidarietà presentato lo scorso
16 febbraio da monsignor Nosiglia per far fronte in maniera tangibile alle ripercussioni della crisi
economico-finanziaria sulle fasce
più disagiate della popolazione.
A sostegno della causa ci saranno anche la voce straordinaria di Sherrita
Duran, la californiana soprannominata the Queen of Gospel, che canta
per trasmettere la gioia e l’amore di
Dio, e l’incontenibile allegria di Giusy Zenere e del gruppo cabarettistico
le Bronse Querte, che animeranno
con commenti e cronache semi-serie
la kermesse sportiva. A dare il calcio
d’inizio, sarà il sindaco di Vicenza
Achille Variati mentre il vescovo
Cesare Nosiglia benedirà l’evento.
“In questo momento particolarmente delicato per molte nostre
famiglie – ha dichiarato Variati –,
le istituzioni hanno il dovere morale di sostenere in modo convinto le
iniziative che vanno nella direzione
della solidarietà. Il Comune si è attivato in vari modi, con specifici fondi
e riduzioni di tariffe e, per la prima
volta, con l’assegnazione di 50 mila
euro al microcredito etico-sociale
della Caritas. Ai cittadini chiediamo
di esserci vicini, ad esempio partecipando a manifestazioni come questa, che indirizzerà la loro generosità verso una più che giusta causa”.
Convinta anche la partecipazione di
Dino Menarin, presidente dell’Ente
Fiera: “In occasione del Ventennale
di Koinè, Fiera di Vicenza ha scelto
la strada della solidarietà,e con la
collaborazione di Coldiretti Vicenza
e del Vicenza Calcio, abbiamo sostenuto questo evento. Un modo concreto per sostenere chi è meno fortunato. Contiamo sulla partecipazione
degli oltre 350 espositori, presenti a
Koinè dal 18 al 21 aprile e che rappresentano l’eccellenza produttiva a
livello mondiale”.
A
ncora una volta il mondo del- Castellana Grotte. O quello di Elisa
la pallavolo è sceso in campo Manzano (Zoppas Conegliano), nual fianco di chi soffre: sensibilità e mero 1 a muro con 97 punti in questo
solidarietà sono tra gli ingredienti fondamentale. O quello di Francesca
principali di questo sport. Compli- Devetag (ancora Vicenza), capace di
menti a Verona, per la riuscitissima centrare 11 muri (record stagionale
manifestazione “Volley for Abruzzo”. per un solo incontro) nella partita
40mila gli euro raccolti che saranno contro Pavia.
devoluti alle popolazioni colpite dal Altri numeri: in 24 edizioni di play
sisma. Complimenti a Verona per- off (nel 2001 lo scudetto non è stato
ché non è la prima volta che la città assegnato), per 23 volte hanno vinto
il titolo la prima (13) e
scaligera si prodiga
la seconda classificata
per queste situazioni
(10) di regular season.
(ricordiamoci di quanUna volta ha vinto lo
to fatto qualche anno
scudetto la quinta clasfa dopo lo tsunami) Primati per le
sificata di regular see complimenti a tutti biancorosse
coloro che hanno pre- Tirozzi (33 punti) ason (Perugia del mio
amico Barbolini nel
so parte ad una serata
e Devetag (11
2007). Mai hanno vinveramente toccante.
to la terza e la quarta
A play off in corso, muri) in un
classificata.
diamo uno sguardo singolo match
Tranne Radogna, mai
a quanto accaduto in
hanno vinto il titolo gli
regular season: perché
altri sette allenatori di
emergono numeri di
giocatrici escluse dalla volata scudet- questa edizione dei play off. A fine
to. Per esempio il record di Valentina corsa, dunque, ci potrebbe esserci
Tirozzi (Minetti Vicenza), capace di una prima volta pure per uno di loro.
Roberto Prini
mettere a terra 33 palloni (primaTelecronista Sky sport
to stagionale) nella partita contro
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dalla parte del torto
145 del18 aprile 2009
numero
22
pag
Indro, il giornalista che ci manca
Ricordo di Montanelli a cent’anni dalla nascita
Contro tutto e tutti in nome della libertà
di pensiero. Che si paga cara
di Alessio Mannino
ma pagina sul Giornale, il famoso
Controcorrente, era un’infilzata
quotidiana contro malcostumi e
abusi dell’Italia da lui detestata:
quella della politica corrotta, della
società civile volgare e trafficona,
degli intellettuali cortigiani e arrivisti. E se c’era da prendersela con
le miserie dei colleghi, non era tipo
da mandarle a dire, da quel sanguigno polemista che era. Altro che
l’autocensura corporativa che oggi
certi direttori intimano ai propri
cronisti ed editorialisti. Di Eugenio
Scalfari, ad esempio, una volta disse a Massimo Fini che “non è uno
dei nostri”, intendendo dire che è
un manager, un politico, un affarista: tutto, fuorchè un giornalista.
Con Giorgio Bocca aveva un rapporto d’amore-odio: anche questi,
per lui, una penna politicizzata e
inquisitoria, quasi un artificioso
anti-Montanelli; ma lo riconosceva
un galantuomo, quale egli era ed è.
Dopo morti, giganti amati e odiati
come Montanelli diventano oggetto di osanna nostalgici cui danno
fiato anche i peggiori nemici di
ieri. Perciò noi, secondo l’insegnamento di Indro, al coro di questi
giorni per il centenario della sua
nascita, avvenuta il 22 aprile 1909,
avremo la tentazione di far stecca,
non foss’altro perché siamo soltanto giornalisti di provincia senza
galloni da vantare. Tranne uno: la
volontà, quanto riuscita nei fatti
sta al lettore giudicare, di seguirne
l’esempio. Una vita e una carriera,
Destra ideale
le sue, che nella nostra Vicenza
Era cresciuto, il ragazzo di Fucecchio
andrebbero ricordate per evitare
vicino Firenze, alla scuola della Voce
di farsi succubi e complici di una
di Giuseppe Prezzostampa locale monolini e di Omnibus di
litica e monocolore.
Leo Longanesi: riviste
Ci decidiamo così di
vivaci, dissacranti, infare stecca alla stecca
novative, all’insegna di
e parliamo comunque
una Destra legalitaria
di un maestro che sta Amava
ma libertina, rigorosa
anni luce più in alto la polemica,
ma ironica, conservadi noi: perché, come cercava
trice ma individualista,
recita l’epitaffio che
il duello,
borghese ma implalui stesso dettò per
cabilmente critica con
sè, Indro Montanelli la sua penna
la borghesia italiana,
fu un vero, semplice era una spada
sempre pronta a metgiornalista.
tersi sotto un padrone.
Indro di padroni e paPolemista di razza
drini non ne volle mai sapere, l’unica
Amava il contraddittorio, cercava
sua bussola fu solo la sua coscienza
il duello, si nutriva di polemiche
di “toscanaccio” bastian contrario.
a fil di fioretto, viveva del contraDa convinto fascista, in gioventù
sto d’idee. Tutto il contrario delruppe col fascismo all’apogeo del
la mesta aria da sacrestia, intrisa
successo. Quando, nel dopoguerra,
del nefasto “troncare e sopire” di
tutti si erano trasformati in antifascimanzoniana memoria, in cui i fisti, scrisse contro la macelleria mesgli di palladio sguazzano come
sicana di Piazzale Loreto, contro la
chierichetti bugiardi. La sua stogiustizia dei vincitori a Norimberga,
rica rubrica di poche righe in pri-
contro il vento del Nord che spazzò
via la Monarchia per far posto ad una
Repubblica bloccata dall’inquietante
presenza del primo partito comunista d’Occidente. Combattè senza
sosta il conformismo culturale di sinistra rimediando l’ingiusta fama di
“fascista”, affibbiata a tutti coloro che
divoravano i suoi articoli e i suoi libri
(celebri le sue cronache da Budapest
contro la repressione sovietica, la sua
inchiesta su Venezia distrutta dall’industrializzazione, la sua Storia d’Italia finalmente liberata dalla pedanteria degli storici di professione) e che
poi lo seguirono nell’avventura del
Giornale (fondato nel 1977 in concomitanza con la scalfariana Repubblica). Il quotidiano da lui diretto per
quasi vent’anni – si fa per dire, il suo
temperamento umorale e nevrotico,
vittima di cicliche crisi depressive,
gli imponeva di delegare le funzioni
operative ai vice, ai Biazzi Vergani e
agli Orlando, Indro si limitava a scrivere i fondi – era l’organo di quella
minoranza di liberali ancorati al
mito del Risorgimento, alla Patria
depurata dalle coreografie fasciste,
al mercato robustamente corretto
dal dosi intelligenti di Stato, all’anticomunismo del “turarsi il naso e
votare Dc”, al rispetto delle istituzioni e di un’etica civile che fa aggio
sui traffici privati. Insomma di una
Destra che nel nostro Paese, com’era
solito affermare, non è mai esistita se
non nei primi anni dell’Unità. Una
Destra immaginaria che niente ha a
che spartire con quella pataccara introdotta da Silvio Berlusconi assieme
con gli ex missini di Gianfranco Fini
e i leghisti di Umberto Bossi.
Senza padroni
Montanelli lasciò la sua creatura
perché quando il patron della Fininvest decise di scendere in politica infranse il patto che fino al 1993 aveva
garantito a Indro l’indipendenza nel
dirigere il Giornale: lui, Silvio, era il
proprietario e badava ai quattrini;
Montanelli, invece, era il padrone
e unico depositario della linea edi-
| Indro Montanelli al ritorno da Budapest nel 1956
toriale. Berlusconi praticamente lo
costrinse a fare le valigie, scavalcandolo nel dare l’aut-aut a redattori e
collaboratori: o con lui e la sua Forza Italia o contro di lui e fuori dal
Giornale. La maggior parte seguì il
direttore nelle breve, disperata sfida
dalla Voce (omaggio a Prezzolini), il
più bell’esempio, assieme all’Indipendente del non ancora berlusconizzato Feltri, di giornalismo corsaro
degli ultimi anni. Fra loro c’era Marco Travaglio, che solo i più imbecilli
fan del regime di Arcore possono
bollare come pasdaran della sinistra
quando in realtà è rimasto sempre
fedele ad un montanellismo di ferro,
solo declinandolo in un filone a lui
più congeniale, il giudiziario. Travaglio ha dedicato al suo méntore una
splendida ricostruzione del suo ultimo periodo della vita, raffrontandola
alla pochezza arrogante dell’epuratore Berlusconi (“Montanelli e il
Cavaliere. Storia di un grande e di un
piccolo uomo”). In questo prezioso
libro l’autore racconta un aneddoto
gustoso, tratto dal pranzo con cui nel
1987 l’allora giovanissimo Travaglio
venne introdotto al mitico Cilindro
sperando in un accasamento fra i puledri della sua scuderia, cosa che poi
avvenne. Lo riportiamo per intero
perché in esso c’è tutto Montanelli:
“«Berlusconi che padrone è?», feci
timidamente io. E Montanelli: «Non
è un padrone, poveraccio. Lui mette
i soldi, ma il padrone sono io. Il naso
non glielo faccio mettere, nella linea
del Giornale. Oddio, ogni tanto rompe i coglioni a quelli dello sport perché gli trattino meglio il Milan, ma
non s’è mai sognato di intromettersi
nelle cose politiche. Sono una volta
mi ha telefonato per una cosa del genere: ‘Tu, Indro, dai sempre del bandito a Craxi e del mascalzone a Formica, e avrai pure i tuoi buoni motivi.
Ma ti prego, fallo dalla domenica al
venerdì. Almeno il sabato cerca di
parlarne bene: sai, il sabato viene a
trovarmi Bettino e regolarmente me
ne dice di tutti i colori per gli attacchi
del Giornale’. Da allora, il Controcorrente del sabato è quasi sempre dedicato a Craxi o a Formica…»”.
Il coraggio
Quanto a noi, sommessamente
ricordiamo di essere stati definitivamente conquistati dal démone
anarchicheggiante di quest’uomo
che altre etichette non merita se
non quella di uomo libero, quando
nel 1995 leggemmo, nella Stanza
delle lettere che gli affidò il Corriere
come suo ultimo rifugio giornalistico prima della morte nel 2001, le seguenti parole rivolte ad un giovane:
«L’unico consiglio che mi sento di
darti, ma che ti prego di non seguire, è di non essere mai dalla parte
del vincente del turno. Se ne hai il
coraggio, sii sempre dalla parte del
perdente. Ma di coraggio ce ne vuole molto, perché costa caro».
145 del18 aprile 2009
numero
botta&risposta
Matteo
nome e cognome
Matteo Galvan
età
20
luogo di nascita
Vicenza
titolo di studio
Diploma Geometra
professione
Atleta
foto Giancarlo Colombo per Omega-FIDAL
Galvan
Il tratto principale del mio
carattere
La tenacia
La qualità che preferisco in
un uomo
L’affidabilità
La qualità che preferisco in
una donna
La lealtà
Quel che apprezzo di più nei
miei amici
Mi fanno sempre divertire e mi
sono sempre vicini nei momenti di
difficoltà
Il mio principale difetto
Impulsività
La mia occupazione preferita
Viaggiare
Il mio sogno di felicità
Diventare come i miei genitori
Quale sarebbe, per me, la più
grande disgrazia
Perdere la mia famiglia
Quel che vorrei essere
Usain Bolt!!
Il paese dove vorrei vivere
United States – Los Angeles
Il piatto a cui non so
rinunciare
La pizza con l’ananas e il
prosciutto!
I miei libri della vita
Sono appassionato di libri gialli
ma mi ha colpito Una barca nel
bosco di Paola Mastrocola
I miei poeti preferiti
Tra le poesie che ho studiato alle
superiori le mie preferite sono
quelle di Leopardi
I cantanti che mi piacciono
di più
Michael Jackson – Weezer – Ok
Go – The Killers
I miei pittori preferiti
Leonardo Da Vinci e Van Gogh
I miei film preferiti
Blow – Scarface – Trainspotting Rocky
Quel che detesto più di tutto
Il ritardo e di conseguenza l’attesa
Il personaggio storico più
ammirato
Gandhi per la sua bontà
e quello più disprezzato
Hitler per la Shoah
Il dono di natura che vorrei
avere
Leggere i pensieri degli altri
RIVOLGETEVI AL
Come vorrei morire
Nel sonno senza soffrire
CAF UIL
Stato attuale del mio animo
Sereno
Il mio prossimo impegno
nella vita
Andare ad abitare da solo per
inparare a cavarmela
Cosa mi piace e cosa non mi
piace di Vicenza
Mi piace che non è dispersiva
come le grandi città; non mi
piacciono le centinaia di cantieri
che sono sparsi ovunque
Cosa mi piace e cosa non mi
piace dei vicentini
Mi piace che sono dei gran
lavoratori; non mi piace che sono
un po’ chiusi alle novità
Le colpe che mi ispirano
maggiore indulgenza
Quelle commesse
involontariamente, in buona fede
Il mio motto
Chi la dura la vince!
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hanno detto
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Il protezionismo? Io non intendo
far competere i miei agricoltori
con quelli di altre parti del mondo
che impongono al mercato prezzi
risibili sfruttando i lavoratori, non
osservando le norme sanitarie e
rinunciando alla qualità. Difenderemo il nostro territorio e la nostra
gente, contro chi vuole i dazi zero
e l’eliminazione delle doc, perché
dietro a ogni prodotto della terra,
ci sono un campanile e una comunità da proteggere.
Luca Zaia
Corriere del Veneto
15 aprile 2009
CORSO
RESTAURO OGGETTI SACRI IN METALLO
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Il primo imbroglio è il referendum
stesso. Fu concepito… come un
modo per semplificare in senso
bipartitico il sistema politico, eliminando le ali estreme o irregimentandole. Ciò che puntualmente è avvenuto con le elezioni di un
anno fa, e senza bisogno di alcun
cambiamento della legge elettorale firmata da Roberto Calderoli e
da lui stesso definita “una porcata”.
Giuliano Ferrara
Il Foglio
15 aprile 2009
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&RUVR UHDOL]]DWR FRQ LO FRQWULEXWR GHOOD
Nietzsche vuole che la vita si realizzi in tutte le sue potenzialità. E
consiglia perciò un atteggiamento creativo che dia alla vita tutta
la sua pienezza, analogo a quello
dell’artista che imprime alla sua
opera una forma bella. In tal senso la sua nuova morale è una sorta
di «estetica dell’esistenza» il cui
imperativo raccomanda: «Diventa quello che sei!». E anche se la
vita non è bella, sta a noi cercare
di renderla tale. Uno dei problemi
della Chiesa attuale è che la produzione della felicità le è sfuggita di
mano. Ma non è colpa di Nietzsche
se la forza dei Vangeli svanisce e la
condizione dell’uomo occidentale
è sempre più paganizzata.
Franco Volpi
La Repubblica
10 aprile 2009
in questo numero
Aim, i guadagni dalle forniture agli americani [pag3] Torri di Portoghesi,
mega architetture senza radici [pag7] Ztl, il parere degli esperti: “Ai negozi
conviene” [pag8] Tiziano Motti, ecco chi è l’uomo che ha tappezzato la
città di manifesti [pag9] Franco Volpi, un filosofo per amico [pag13] Feste
Rock, riparte la stagione della musica all’aperto [pag16]