Il Tottenham e quella storia che non esiste
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Il Tottenham e quella storia che non esiste
Il Tottenham e quella storia che non esiste di Appunti di un aspirante scrittore, 05 Maggio 2016 “Esistono storie che non esistono…” Se questo fosse l’incipit da cui sviluppare un tema sui banchi di una scuola superiore, al calciofilo medio con un minimo di senso della scrittura verrebbe da scrivere “Esistono storie che non esistono o che non dovrebbero esistere, eppure quella del Leicester esiste davvero…” Inizio poetico, preludio ad un pezzo strappa lacrime, come se ne leggeranno tanti in questi giorni e come se ne leggeranno ancora nei mesi e negli anni avvenire, perché quella dei Foxes è davvero una storia che, a rigor di logica, non dovrebbe esistere, una di quelle storie che vanno a solleticare la fantasia di tifosi e di campioni di football manager, uno dei tanti “t’immagini…”, sussurrato dai tifosi di un Lecce qualsiasi, incantati dalle meraviglie dei Vucinic o dei Chevanton di turno o cantato a squarciagola dai tifosi della Fiorentina sulla note di Vasco, però poi basta. Esistono storie che non esistono… e una di queste è la storia di una squadra, il Tottenham, che, tra defezioni delle regine d’Albione e consacrazione dei propri campioni, era pronta al grande salto. E sì, perché questo poteva e doveva davvero essere l’anno degli Spurs. Il Chelsea ha vissuto un’autentica tragedia sportiva: dopo lo scudetto del 2015, fuori dall’Europa ed esonero del vate Mourinho, proprio a casa sua, nel suo Stamford Bridge. Il Liverpool manda via Rodgers ad ottobre per prendere Klopp ma non ripete i fasti dell’anno precedente e manca l’accesso alla Champions dopo un campionato, lo scorso, che aveva fatto anche pregustare il titolo. Poi le due di Manchester. Lo United parte malissimo, nel periodo natalizio si rincorrono le voci sull’esonero di Van Gaal, ma alla fine l’Olandese rimane al suo posto, riesce ad agguantare l’Europa League ed ora proverà a strappare il posto in Champions ai Citizen. Il City dal canto suo, a più riprese, si è proposto come pretendente al titolo, ma dopo il pesantissimo 1-3 contro la squadra di Claudio Ranieri sono arrivate le sconfitte contro Tottenham, Liverpool, United, i pareggi con Newcastle e Norwich e l’unica vittoria contro l’Aston Villa, praticamente già retrocesso. 5 punti in 7 partite: troppo poco per pensare davvero allo scudetto. Al terzo posto momentaneo l’Arsenal, il solito incompiuto Arsenal, con il suo solito bel campionato, la sua solita bella squadra, la sua solita qualificazione in Champions, la sua solita lotta per il titolo e il suo solito braccino. Un giorno vincerà l’Arsenal “ma – anche quest’anno - non è questo il giorno”. Le big d’Oltremanica tirano i remi in barca e allora toccherebbe al nuovo che avanza, al meraviglioso Tottenham di Pochettino. È questa la storia che non esiste, quella di un finale di campionato con gli Spurs a +3 sull’Arsenal e a +6 sul City, con gli appassionati di tutta Europa che gridano all’impresa, che si esaltano per la vittoria di una big minore senza il blasone o i miliardi delle altre, che si riscoprono ammiratori di Kane, di Lamela, di Lloris, di Chadli, di Son. Però, una volta tanto, si avvera il “t’immagini”, si avvera il miracolo sportivo, si realizza l’irrealizzabile e il trono che le regine d’Inghilterra hanno lasciato vacante lo occupa un ex operaio chiamato Vardy. Esistono storie che non esistono e che non dovrebbero esistere, eppure esistono. Però, non ditelo al Tottenham.