Popolare Bergamo L`utile netto sale a 85,8 milioni

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Popolare Bergamo L`utile netto sale a 85,8 milioni
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L’ECO DI BERGAMO
MARTEDÌ 28 AGOSTO 2012
Economia
A
Il caldo mette ko
la produzione di miele
La produzione di miele italiano nel 2012 è
crollata del 65% rispetto all’anno scorso a
causa delle condizioni meteo e i produttori temono un balzo dell’import dalla Cina
[email protected]
www.ecodibergamo.it/economia/section/
a
a
Popolare Bergamo
L’utile netto
sale a 85,8 milioni
Nei primi sei mesi dato in crescita anche senza
il beneficio fiscale straordinario di 8,9 milioni
Più rettifiche su crediti: sono quasi raddoppiate
Conto economico riclassificato
Popolare
di Bergamo
MARGINE D'INTERESSE
Dividendi e proventi simili
Commissioni nette
Risult. netto attività
30.06
2012
30.06
2011
259.893
241.191
-
184
160.913
157.376
2,2 %
-29
-2.263
-98,7 %
6.386
10.547
-39,5 %
427.163
407.035
4,9 %
-136.674 -143.091
-4,5 %
Variaz. %
7,8 %
n.s.
di negoziazione e di copertura
Altri proventi di gestione
PROVENTI OPERATIVI
Spese per il personale
-95.153
-99.834
-4,7 %
-3.561
-3.583
-0,6 %
-235.388
-246.508
-4,5 %
RIS. GESTIONE OPERATIVA
191.775
160.527
19,5 %
Rettif. valore nette det.crediti
-62.416
-33.722
85,1 %
463
-650
n.s.
-914
-270
n.s.
-15
-
n.s.
RISULTATO LORDO DI GESTIONE
128.893
125.885
2,4 %
Imposte sul reddito
-43.126
-50.542
-14,7 %
RISULTATO NETTO
85.767
75.343
13,8 %
Altre spese amministrative
Rettifiche valore
immobilizzazioni
a Utile netto in crescita
nel primo semestre 2012 per la
Banca Popolare di Bergamo, il
più importante istituto di credito del gruppo Ubi i cui risultati
semestrali sono attesi oggi. L’utile è salito del 13,8% a 85,8 milioni rispetto ai 75,3 milioni del
primo semestre 2011, anche se,
al netto dei componenti non ricorrenti - principalmente derivanti dal beneficio fiscale straordinario di 8,9 milioni - il risultato netto semestrale si è attestato sui 77,5 milioni, comunque in
crescita del 2,8% rispetto a un
anno fa. Il risultato della gestione operativa ha segnato un progresso del 19,5% attestandosi a
191,8 milioni, un dato al quale
hanno contribuito sia la positiva
evoluzione dei proventi operativi (427,2 milioni, +4,9%), sostenuti dal margine di interesse (salito del 7,8%) e dalle commissioni nette (+2,2%), sia dalla decisa
contrazione degli oneri operativi (-4,5%). L’incremento dei
proventi operativi e i contestuali risparmi negli oneri determinano il miglioramento del rapporto cost-income (oneri-proventi operativi), ridottosi al
55,1% dal 60,6% del giugno 2011.
Peggiora il costo del credito
Il risultato del primo semestre
dell’anno sconta rettifiche su
crediti per 62,4 milioni di euro
(quasi il doppio rispetto ai 33,7
milioni di un anno fa), in parte
derivanti da svalutazioni di posizioni in sofferenza e di crediti
ristrutturati.
Il costo del credito (rapporto tra
l’ammontare delle rettifiche e
l’entità degli impieghi netti) si
posiziona allo 0,65% annualizzato, anche a seguito della flessione dei crediti netti. Il dato è peggiorato in modo sensibile rispetto allo 0,32% del primo semestre
2011 (0,42 a fine dell’anno scorso e 0,49 nel primo trimestre
2012).
L’operatività nei primi sei mesi del 2012, spiega l’istituto in
una nota, ha confermato la sostanziale tenuta degli impieghi e
della raccolta. Gli impieghi alla
clientela (cioè i prestiti) si attestano a 19,3 miliardi di euro, registrando una riduzione
Raccolta diretta
in aumento
ma scendono
gli impieghi
dell’1,8%, da attribuire in particolare ai conti correnti e ai mutui, per effetto anche della persistente debole domanda di finanziamenti da parte della clientela.
Il contesto economico si riflette sulla qualità degli impieghi: i crediti dubbi, saliti a 1,3 miliardi di euro dall’1,1 di un anno
fa, rappresentano a fine giugno
il 6,5% del totale dei crediti netti verso la clientela (erano il 5,3%
nella semestrale del giugno
2011). La crescita dei crediti dubbi è del 3,6% rispetto a fine 2011,
ed è da attribuire all’aumento
delle sofferenze e delle esposizioni scadute, mentre risultano
in flessione gli incagli e le esposizioni ristrutturate. In termini
di rischiosità, il rapporto sofferenze nette-impieghi netti si attesta al 2,58% (rispetto al 2,29%
di fine anno 2011 e all’1,93 del
giugno 2011) ma resta comunque al di sotto del 3,36% del sistema bancario.
La raccolta totale da clientela
privata (esclusi i prestiti obbligazionari sottoscritti dalla capogruppo) si attesta a fine giugno a
43 miliardi di euro (-2,8% nel semestre). La raccolta diretta cresce di un punto percentuale, a
19,9 miliardi di euro, con variazioni positive (+ 5,6%) delle
componenti «conti correnti e
depositi liberi e vincolati» e riduzione delle obbligazioni e altri titoli in circolazione (- 4,7%). La
raccolta indiretta da clientela
ammonta a 23,1 miliardi di euro
e comprende la raccolta gestita
e le polizze vita per 11,6 miliardi
di euro (+2,6%) e risparmio amministrato per 11,6 miliardi (13%).
Solidità patrimoniale rafforzata
«La solidità patrimoniale della
banca - conclude la nota - si conferma rafforzata anche al termine del primo semestre e si esprime con coefficienti elevati e ben
al di sopra dei valori minimi stabiliti dalla vigente normativa». Il
Tier 1 è al 21,73%, il Total capital
ratio al 21,66%. ■
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ONERI OPERATIVI
Rettif. valore nette det.altre att.
Accantonamenti
per rischi e oneri
Ris. da cessione partecipazioni
e investimenti
Importi in migliaia di euro
Le altre semestrali
A
Centrobanca
Bre e Iw Bank
Segni positivi
A
Centrobanca, la corporate e investment bank del gruppo Ubi, ha chiuso i primi 6 mesi dell’esercizio con
un utile netto di 9,6 milioni di euro,
a fronte dei precedenti 3,3 milioni.
Il margine di interesse è salito da 44
a 46 milioni di euro e il risultato dell’attività di negoziazione e copertura è salito da 2,3 a 9,9 milioni di euro.
Risultati positivi anche per la Banca
Regionale Europea (gruppo Ubi),
Jannone torna
ad attaccare
«Situazione
grave per Ubi»
che chiude il primo semestre dell’anno con un utile netto di 17,1 milioni di euro, registrando un incremento del 31% su giugno 2011. I proventi operativi restano quasi invariati
a 132,5 milioni (-0,24% su giugno
2011); gli oneri operativi normalizzati ammontano a 92,5 milioni (5,2%). Sono in leggero calo invece gli
impieghi verso la clientela a 6,699
miliardi (-3,1%) e la raccolta diretta a
5,566 miliardi (-4,2%). Al 30 giugno
il risultato netto di IWBank è pari a
9,5 milioni di euro, in forte crescita
rispetto al primo semestre 2011 (-0,9
milioni di euro), grazie all’incremento del margine di interesse e alla
contrazione dei costi operativi. Il
margine di intermediazione è pari a
41,3 milioni di euro, cresce cioè del
29% rispetto a 32,1 milioni di euro.
a Jannone torna all’attacco. Dopo la diffusione dei
conti semestrali di alcune banche del gruppo Ubi, fra cui la Popolare di Bergamo, ieri l’onorevole Giorgio Jannone, presidente dell’Associazione azionisti Ubi
Banca, ha diramato una dura nota contro il gruppo.
«Con stupore leggiamo comunicati dal tono irresponsabilmente fuorviante ed entusiastico in merito ai risultati economici di società partecipate del gruppo Ubi. Purtroppo la realtà è ben
diversa e la situazione è particolarmente grave», sottolinea Jannone richiamando anche i tagli
di personale annunciati dal
gruppo.
Jannone anticipa che «i principali dati di gruppo Ubi, a livello consolidato, sono molto negativi» e, citando anche alcune cifre riferite alle banche rete, parla di dati in calo, peraltro non ancora ufficiali dal momento che la
conference call sull’andamento
del semestre è attesa per oggi.
«Ricordo - prosegue Jannone che, anche nel corso dell’esercizio passato, il risultato finale, la
perdita di 1,8 miliardi, fu negata,
fino all’ultimo, dai vertici pro
tempore della banca, con gravissime ricadute sulle quotazioni di
Borsa».
Jannone definisce inoltre «incomprensibile il fatto che Ubi
non abbia, ai fini del raggiungimento dei requisiti richiesti dall’ente di vigilanza Eba, adottato
i modelli interni per la valutazione degli attivi di rischio anche
per il mercato retail». Da ricordare in proposito che Bankitalia
ha già validato l’adozione dei modelli interni per il mercato corporate e non ancora per il retail.
La nota chiude con un ultimo
duro attacco: Jannone parla di
«gravissimi episodi di cattiva gestione e mancata vigilanza che
necessitano di severi e urgenti
approfondimenti» spiegando di
averne dato comunicazione formale ai presidenti Faissola e Zanetti. ■
a
Cisalfa Sport, la proprietà
torna alla famiglia Mancini
a Cisalfa Sport torna nelle
mani della famiglia Mancini che nel
1977 aveva fondato il primo negozio di articoli sportivi a Tivoli per
poi dare il via a un’espansione commerciale in tutta Italia.
Oggi Cisalfa Sport è azienda leader nel Paese di negozi di articoli e abbigliamento sportivi
con oltre 160 punti vendita sul
territorio nazionale e con un
fatturato consolidato nel 2011
di 459 milioni di euro. Sul piano societario, dal 2006 il socio
di riferimento è Investitori Associati Sgr, fondo di private
equity milanese, con il fondatore Vincenzo Mancini presente
nella società con una partecipazione del 29%.
Subentra Sportland
Ora l’operazione in corso - che
ha avuto l’ok dell’Antitrust e sta
per essere definita in questi
giorni - va a riportare Cisalfa
sotto il controllo di maggioranza di Vincenzo Mancini e dei
suoi fratelli. Ad acquisire il controllo esclusivo di Cisalfa è, infatti, la società Sportland che
opera come holding immobiliare e di partecipazioni, il cui capitale sociale è detenuto dalla
famiglia Mancini e che nel 2011
ha realizzato in Italia un fatturato di 1,6 milioni di euro.
Dopo l’avvio dell’attività con
il negozio di Tivoli nel 1977,
Vincenzo Mancini - che è tuttora presidente onorario del
gruppo, mentre l’amministra-
tore delegato è, dal 1996, Marco Giunta - ha acquisito il marchio Cisalfa nel 1987, aprendo
otto negozi nell’area di Roma.
Nel 1994 la società decide di
espandersi nel Nord Italia, e
questo avviene attraverso l’acquisizione dei negozi e della sede di Osio Sopra della bergamasca Goggi Sport. Già allora la sede di Osio viene individuata come sede operativa del gruppo
Cisalfa (mentre la sede legale
viene mantenuta a Roma) e oggi di fatto Osio Sopra è il quartier generale del gruppo.
Ritorno alle origini
Nuovo assetto societario per Cisalfa
Tra il 1997 e il 2004 la catena di
articoli sportivi ha acquisito
una serie di insegne, come
Union Sport, Germani, Este
Sport, Milanesio Sport, Delta
Sport, Rigoni Sport e Longoni.
Da Finpart viene rilevato il
marchio Best Company. Nel
2006 avviene il passaggio delle
consegne dalla famiglia di Vincenzo Mancini ad Investitori
Associati che rileva il 67,5% di
Cisalfa Sport dalla famiglia
Mancini che mantiene una partecipazione (finanziaria ma non
più gestionale) con una quota
del 29%. Un altro 3,5% del
gruppo è invece controllato dal
management della società. Ora
l’operazione inversa: la famiglia
Mancini ritorna in possesso del
pacchetto di maggioranza di Cisalfa, sostituendosi al fondo di
private equity milanese che ha
gestito la società per sei anni. ■
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