Analisi dell` Enuma Elish parte 1

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Analisi dell` Enuma Elish parte 1
Analisi delle critiche di Francesco Pastore
all' interpretazione di Sitchin sull' Enuma Elish – Parte I
Ho avuto modo più volte di scambiare corrispondenza su Facebook con Francesco Pastore, che si
distingue da tutti gli altri critici di Sitchin per metologia e per dedizione, risultando secondo me il
più completo e autorevole critico del lavoro dell' orientalista russo. In molte delle nostre
corrispondenze gli ho fatto notare quella che secodo me é la sua grande pecca: una eccessiva
fiducia nell' ortodossia e una chiusura totale rispetto a quei passaggi che accademicamente non
vengono spiegati. Francesco Pastore infatti critica l' interpretazione di Sitchin, ma allo stesso tempo
assume per giusta quella accademica (che poi, in ogni singolo ambito, non esiste una sola
interpretazione accademica ma ne esistono molte e a volte molto diverse, ma di questo Pastore non
si occupa) 'de facto' senza ulteriore indagine. A lui basta che ciò che gli accademici dicono sia
diverso da quel che Sitchin dice, e conclude che Sitchin sbaglia. Questo modo di procedere a mio
avviso compromette le altrimenti grandi capacità di questo critico. Francesco Pastore é autore di
lunghe e difficilissime ricerche nei testi, ma utilizza queste ricerche solo ed esclusivamente per
segnalare la differenza tra ciò che gli autori accademici dicono e ciò che é divulgato da Sitchin.
Pastore inoltre si mostra eccessivamente selettivo nelle fonti di critica, prediligendo paragoni con
testi molto lontani dalle versioni di Sitchin senza paragonarli con altre versioni, ugualmente
accademiche, più vicine alla versione 'sitchiniana'. Pastore inoltre si ferma spesso a singole frasi
accademiche, senza indagare per conto suo quei casi in cui le affermazioni accademiche possono
convalidate da un concetto (o per questo valide, pur non convalidate) ma non convalidate da altri (o
non validi per altri). Non meno importante, Pastore non va quasi mai a verificare i testi originali e il
significato dei termini; il farlo gli avrebbe evitato parecchi errori.
Qui di seguito é riportata la lunga ma assolutamente incompleta analisi dell' Enuma Elish fatta da
Pastore (si ferma infatti alla I tavoletta), con una serie di note che costituisce le mie risposte al suo
lavoro.
Sitchin afferma che molti studiosi considerano l’Enuma elish:
«…una sorta di opera filosofica – la versione più antica dell’eterna lotta
tra bene e male – oppure un allegoria dell’avvicendarsi di inverno ed
estate, alba e tramonto, morte e resurrezione.
Se però guardiamo al racconto così come esso appare, e proviamo a
considerarlo una semplice enunciazione di eventi cosmologici così come
i Nefilim li avevano spiegato ai Sumeri, troveremo nell’Epica della
Creazione una spiegazione perfetta di avvenimenti che si erano
probabilmente verificati nel nostro sistema solare.» – Il pianeta degli
dei pp. 204-205
Quindi più che un “epica” sarebbe una “cronaca”, proviamo a mettere
alla prova questo criterio metodologico di Sitchin cioè di considerare
l’Enuma elish “una semplice enunciazione di eventi cosmologici”,
utilizzando sia la traduzione di Sitchin che quella di Bottéro-Kramer
(BK), due fra i più noti assiriologi-sumerologi. [ - NOTA 1 - ]
Sitchin: Quando nell’alto il Cielo non aveva ancora un nome,
e in basso , la Terra non era stata chiamata;
nulla, eccetto il primordiale APSU, il loro Genitore,
MUMMU e TIAMAT – colei che li partorì tutti; le loro acque erano
mescolate insieme.
Non esistevano ancora canneti, né paludi.
Nessuno degli dei era stato ancora creato.
Nessuno aveva un nome, i loro destini erano incerti;
fu allora che in mezzo a loro presero forma gli dei (1:1-9)
BK: Quando Lassù Il cielo non aveva ancora nome,
E Quaggiù la terra ferma non era ancora chiamata con un nome,
Soli, Apsu-il-primo, loro progenitore,
E Madre (?) – Tiamat, genitrice per tutti loro,
Mescolavano insieme le loro acque:
Né banchi di canne vi erano ancora raggruppati
Né canneti vi erano distinguibili.
E mentre degli dei nessuno era ancora apparso,
Essi non erano né chiamati per nome né definiti da un destino,
In (Apsu-Tiamat) alcuni dei furono creati (1:1-9)
Sitchin: «Nella distesa dello spazio, gli “dei” – ovvero i pianeti – non
sono ancora apparsi, non hanno un nome né un “destino” – un’orbita –
fisso. Esistono solo tre corpi: “il primordiale AP.SU” (“uno che esiste fin
dal principio”); MUM.MU (“uno che è nato”) e TIAMAT (“vergine della
vita”). Le “acque” di Apsu e Tiamat erano mescolate, e il testo chiarisce
che non si intendono le acque in cui crescono le canne, ma piuttosto le
acque primordiali, gli elementi fondamentali dell’universo, dispensatori
della vita.»
In verità il testo sembra chiarire il contrario, dire come traduce Sitchin
non esistevano ancora canneti, né paludi è sottinteso che sarebbero
esistiti, se dico che certi eventi sono accaduti sulla Terra quando non
esistevano ancora gli uomini sottintendo che un giorno ci sarebbero stati
non che non sarebbero mai esistiti. [ - NOTA 2 - ]
Sitchin: «Apsu, dunque, è il Sole, “quello che esiste fin dall’inizio”.
Vicino a lui sta Mummu, e dal racconto si comprende chiaramente che
Mummu era l’aiutante più fidato, il messaggero di Apsu: una descrizione
che corrisponde perfettamente a Mercurio, il piccolo pianeta che corre
rapidamente attorno al suo gigantesco padrone. Ed era proprio questo il
concetto che anche gli antichi Greci e i romani avevano del dio-pianeta
Mercurio:il veloce messaggero degli dei. Più in là Tiamat, cioè il
“mostro” che Marduk avrebbe in seguito mandato in frantumi, il “pianeta
mancante”.»
Il termine MUMMU ha diversi significati: Pronome indefinito:
qualcosa, qualcuno. Sostantivo: 1. artigiano, creatore; 2. scuola per
scribi, officia, bottega. – Nome del Visir di Apsu.
Mummu come sostantivo di artigiano o creatore è a volte usato come
epiteto oltre nel caso in discussione al verso I, 4 del Enuma Elish per
Tiamat, anche in altre opere letterarie in riferimento a Ea, Marduk e
Ishtar. Il termine mummu Tiamat può quindi in teoria tradursi con la
creatrice Tiamat, come fece ad esempio Stephanie Dalley:
And maker Tiamat, who bore them all – I. 4 [ - NOTA 3 - ]
Ce però anche chi afferma che lo scriba abbia per errore scritto mummu
al posto di ummu che dovrebbe significare madre, da qui la traduzione di
Bottéro-Kramer che nella nota al testo così argomentano:
«Il Mummu che precede Tiamat nel testo al verso 4 non è, in realtà, che
un epiteto di quest’ultima, forse mal copiato (sta per ummu: «madre»?).
lo si è spesso considerato, a torto, «una terza persona», apparsa nello
stesso tempo nella diade originale. L’errore risale all’età antica,
probabilmente ancora prima di Damascio, che ne sarebbe il primo
testimone (?). Questo errore sarebbe stato anche favorito dalla
designazione di «paggio» di Apsu in 1: 30sg.? Quanto all’interpretazione
ce ne dà Damascio – forse seguendo altri o nella tradizione locale? Di «Il
mondo intellegibile» -, un nome comune accadico, mummu ha potuto
influenzarla. Significa infatti qualcosa di sostanziale, oggetto o soggetto
della creazione, e si utilizza anche nel binomio bit-mummu: «locale, sala
del mummu», per indicare di preferenza un annesso del tempio, dove si
riparava, e forse si costruiva, il materiale del culto, cominciando dalle
immagini e statue degli dei e che serviva anche forse come scriptorium.
Vedi Chicago Assyrian Dictionary, M/2, pp. 197 sg.» [ - NOTA 4 - ]
Nel 1990 Piotr Michalowski ha scritto un articolo interessante Presence
at the creation [Link] che ha trovato molto consenso tra gli studiosi, in
sintesi:
«…mummu è un’apposizione che viene inserita in quanto costituisce un
«gioco di parole» (ricordiamo che il «gioco di parole» era l’asse portante
dell’ermeneutica babilonese) basato sul sumerico mu7 -mu7 «rumore»,
per indicare che come il Nome indica «presenza», così il Rumore indica
«azione».» – Luciano Arcella, Paola Pisi, Roberto Scagno (a cura di)
Confronto con Mircea Elide p. 228 [ - NOTA 5 - ]
L’interpretazione di Sitchin viene considerata dalla comunità accademica
semplicemente un errore. [ - NOTA 6 - ]
NOTE:
1) E' vero che Bottero e Kramer sono due dei maggiori assiriologi, ma sono anche due tra i più
interpretativi. Questo non pregiudica ovviamente il senso della analisi fatta da Pastore, ma
se si va in cerca di una analisi approfondita sarebbe bene utilizzare versioni meno
interpretative o, quando possibile, traduzioni letterali. Visto che Pastore utilizza questa
fonte, io contraporrò le versioni di altri studiosi dello stesso genere.
2) Il senso di questa osservazione di Pastore é totalmente sbagliato, e slegato dalla frase di
Sitchin da lui stesso riportata. Sitchin nella sua analisi afferma che le acque mescolate erano
quelle di Tiamat e di Apsu, le loro acque primordiali, e non le acque in cui sarebbero
cresciuti i cannetti. Il 'in realtà il testo sembra chiarire il contrario' di Pastore implica che
secondo lui il testo starebbe a dire che le acque mescolate erano qelle che avrebbero dato
origine o in cui sarebbero stati i cannetti. Ma poi lui sembra evidenziare la differenza tra il
concetto espresso da Sitchin sui 'cannetti ancora non esistenti' e quello di B-K di 'banchi di
canne ancora non raggrupati'. Una osservazione sulla traduzione sarebbe ammissibile, ma
la conclusione finale di Pastore “sottintendo che un giorno ci sarebbero stati non che non
sarebbero mai esistiti” é completamente insensata: Sitchin non afferma minimamente che
qualcosa non sarebbe mai esisito. Ad ogni modo, la differenza di traduzione e di concetto tra
'non esistevano' e 'non erano raggrupati' deriva dall' errore madornale fatto da Pastore di
prendere il libro di Sitchin tradotto in italiano. La versione inglese del primo libro di Sitchin
riporta esattamente: “No reed had yet formed, no marshland had appeared“. Questa
traduzione di Sitchin è perfettamente corrispondente a quella di L.W. King e Nicole Sigaud
che infatti traducono con “no field was formed”. Ad ogni modo, linguisticamente va
chiarito che il nocciolo é il termine accadico KISSURU (ki.is.su.ru in originale –
Enuma Elish tavola 1 riga 6) che é una forma finita (un passato) del verbo kiṣru il
quale ha il significato di 'ordinare – raggruppare – raccogliere' ma anche di
'formare'.
3) Questo di Mummu é un concetto sul quale diversi accademici hanno dibattuto, a
mio parere completamente senza motivo. In sostanza si afferma che siccome
Mummu é utilizzato col significato di 'costruttore – operaio – creatore' in altri testi,
qui debba avere lo stesso significato. Questa estensione é di per se non motivata,
specialmente alla luce di sccessivi versi dell' Enuma Elish di cui parleremo più
avanti. In particolare però qui mi preme osservare che Pastore, in linea con diversi
accademici, reputa MUMMU un aggettivo di Tiamat. Nemmeno questa
interpretazione é motivata, perchè pretende di poter stabilire con certezza la
suddivisione delle parole dell' Enuma Elish, cosa che invece é impossibile. Per
capire cosa intendo riporto qui il contenuto accadico dei versi in questione
esattamente come traslitterati:
zu ab ma res tu u za ru su un
mu um mu ti amat mu al li da at gim ri su un
Come si può notare non ci sono né virgole né segni che possano chiarire come i valori
fonetici dei glifi vadano raggrupati, né come come le parole vanno relazionate le une alle
altre. L' accordo nell' ambiente accademico é stato trovato nel legare i valori fonetici in:
zu.ab ma res.tu.u za.ru.su.un
mu.um.mu ti.amat mu.al.li.da.at gim.ri.su.un
traducendo:
ABZU il primo il loro generatore
Mummu Tiamat generò loro tutti
Interessante notare che gli accademici in genere aggiungono un 'e' prima di Mummu,
facendo pensare che in quel momento siano presenti:
Abzu (il primo, loro generatore) E Mummu Tiamat (che generò loro tutti)
Ma se invece il testo fosse da leggere:
Abzu (il loro generatore), Mummu, Tiamat (che generò loro tutti)
la cosa sarebbe completamente diversa.
Non esistendo segni di interpunzione né separatori né il cuneiforme per la congiunzione
E (sumero e accadico U), la tesi accademica appoggiata da Pastore secondo la quale
Mummu sia da legare a Tiamat o ne sia un epiteto é linguisticamente ingiustificata. Dal
punto di vista prettamente linguistico né la tesi di Sitchin esclude quella accademica, né
quella accademica esclude quella di Sitchin. La chiave può essere cercata solo in un altro
modo, ed é quello che farò alla fine di queste note (in realtà lo ho gia fatto anni fa nel mio
lungo articolo sull' Enuma Elish).
4) Qui raggiungiamo livelli impensabili di interpretazione: per rendere plausibile un
attribuzione del termine Mummu (che compare integro in tutte le versioni del testo
finora ritrovate) si arriva ad ipotizzare un errore di scrittura da parte degli scribi.
Si afferma che lo scriba volesse scrivere UMMU (madre) e abbia invece scritto
MUMMU, ma questa ipotesi é assurda per due motivi: a) lo scriba originale
avrebbe dovuto commettere lo stesso errore in tutte le volte che nel testo compare
questo nome, e nessuno deigli scribi 'copiatori' successivi si sarebbe accorto di
questo errore b) se per noi la differenza tra UMMU e MUMMU é una sola Miniziale, per lo scriba che scriveva in cuneiforme la differenza é sostanziale.
La scrittura per UMMU é un unico glifo cuneiforme con pronuncia fonetica UMMU
ma con valore AMA, mentre la scrittura cuneiforme per MUMMU é ben diversa.
Qui di seguito sono riportate le 2 diverse scritture cuneiformi (la prima di UMMU e
la seconda di MUMMU):
Uno scriba non ragiona in fonemi, ma in glifi cuneiformi, e non avrebbe mai potuto
commettere un errore del genere.
5) la spiegazione data del gioco di parole relativo a -MU7 non é credibile perchè il
glifo usato non é quello di MU7. Ancora una volta si fa un volo pindarico per non
accettare che MUMMU é un personaggio a se stante. Il cuneiforme per MU7 é
riportato qui sotto:
6) Pastore commette un grave errore: la comunità accademica non si é pronunciata
in nessun modo sul lavoro di Sitchin, salvo il caso di Lorenzo Verderame, docente
di assirologia alla università La Sapienza di Roma. Ma Lorenzo Verderame non é
“la comunità accademica”, é solo UN accademico e, come abbiamo mostrato nel
dossier a lui dedicato, con grossissime lacune nella sua materia.
Chiuse queste note, rimane da chiarire chi é Mummu. Ed é molto semplice. Che si tratti
di un 'assistente' di Apsu é detto chiaramente nell' Enuma Elish al rigo 30-31 della I
tavoletta. Riporto qui di seguito i versi dal 29 al 32 così come tradotti da Nicole Sigaud:
29. Then Apsû, the begetter of the great gods,
30. Cried unto Mummu, his minister, and said unto him:
31. "O Mummu, thou minister that rejoicest my spirit,
32. "Come, unto Tiamat let us [go]!"
L' accadico originale per questi versi é il seguente:
inusu Abzu zari DINGIR DINGIR rabiutim
issima d.Mummu sukkallasu izakkarsu
d.Mummu sukkallu muttibba kabbattiia
alkamma seriis Tiamat iniillik
Il termine SUKKAL in accadico descrive il 'ministro' o 'rappresentante – aiutante'.
Alcuni occasionalmente hanno visto nel fatto che in questi versi il nome Mummu sia
preceduto dal determinativo 'Dingir' (d.) (mentre nel versetto 4 questo non avviene) la
prova che il versetto 4 non si riferisca ad un personaggio vero e proprio. Sostengono
quindi che siccome non c' é il determinativo MUMMU non é un nome ma un attributo.
Anche questa osservazione é ingiustificata, poiché lungo tutto il corso del testo i nomi di
alcuni personaggi ricorrono con o senza determinativo. Tiamat stessa é scritta quasi
sempre senza determinativo, e così succede spesso per Anshar (es: versetto 15 – tavola I).