chi ha paura del lupo cattivo?

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chi ha paura del lupo cattivo?
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HA PAURA
DEL
LUPO CATTIVO?
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CHI HA PAURA DEL LUPO CATTIVO?
(BRANO TRATTO DA “CHIA HA PAURA DEL LUPO CATTIVO” Di Cesare Musatti
“Ricordate il bambino che è in stato di disagio con se stesso, perché in
qualche modo si è messo in contrasto con i propri genitori, ed ha creato una
situazione di conflitto con loro, senza sapere poi come uscirne, per ristabilire
un’atmosfera di serenità, in cui potersi sentire protetto dai familiari e liberato
dall’interiore disagio? Lo ricordate quel bambino? Che piange, e che al padre
e alla madre che cercano di pacificarlo, dice fra le lacrime: «Sono cattivo,
sono cattivo!».
Sono situazioni che ricordo, perché da bambino facevo cosi anch’io.
Ma questo lo fanno pure gli adulti.
I fanciulli hanno la mamma e il padre che rassicura no, e il piccolo, quando
ha ritrovato la protezione dei genitori, liquida il proprio dramma.
Ma gli adulti?
Gli adulti si comportano come il bambino cattivo, abbiamo detto; ma senza i
genitori che vengano a pacificarli…, si pensi dunque al bambino che si
lamenta di essere cattivo e ha paura, ed al fatto che siamo un po’ tutti come
lui. Abbiamo paura di ciò che dentro di noi contrasta con una certa immagine
che ci siamo fatti della nostra persona.
Le altre paure vengono dall’esterno e ce ne difendiamo come ci è possibile.
Ma ognuno ha dunque timore anche di se stesso, di un se stesso che può
essere più superficiale o più profondo, più dominabile ed esplorabile, o meno
accessibile ad una esplorazione. Quello che sta li in agguato, il lupo cattivo, e
che …. è pronto a far scatenare l’angoscia, la quale minaccia di travolgere
ciascuno, e di avvelenare a ciascuno l’esistenza.
Ma dove è questo lupo cattivo? E chi è propriamente il lupo cattivo? Dentro
di noi abbiamo detto. Ma come?.....”
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DOVE ABITA IL LUPO
(BRANO TRATTO DA “CHIA HA PAURA DEL LUPO CATTIVO” Di Cesare Musatti
Se consideriamo le fobie di cui abbiamo parlato, sembra che il lupo sia
prevalentemente da individuare negli istinti, e dunque nell’Es.
Ma nelle forme ossessive, minaccioso è l’insieme dei nostri impulsi istintivi,
ma contemporaneamente anche l’istanza normativa, il Super-io, che impone
coattivamente tutte le manovre con le quali dall’Es l’individuo si difende.
E ancor più evidente è l’azione del Super-lo nella paranoÌa. La persecuzione
che il paranoico avverte nella realtà ésterna è una proiezione della minaccia
di punizione derivante dal Super-lo.
Cosi come è una istanza etica, collocata nel SuperIo, quella che produce la
ricerca di una punizione in coloro che abbiamo chiamati delinquenti per
senso di colpa.
Questa posizione ambigua della minaccia che ci sovrasta, e che abbiamo qui
chiamata lupo cattivo, si ritrova, in verità, anche nella fiaba di Cappuccetto
Rosso. Vi è là infatti il lupo travestito da nonna, con la cuffia in testa e gli
occhiali sul naso. È dunque una commistione del lupo (l’Es appunto) e della
stessa Nonna (il Su- per-Io, custode della tradizione familiare).
Del resto, anche nelle concezioni tradizionali del pensiero religioso si trova
l’angelo custode (sulla spalla sinistra della persona), il Super-Io dunque, che
protegge dalle tentazioni. Ma anche il diavoletto inseritosi nel corpo, a
contatto con i visceri (cosi come Freud dice dell’Es, in diretta comunicazione
con gli elementi della realtà corporea). Quel diavoletto che deve essere
esorcizzato (ex ore), cioè tirato fuori dal corpo attraverso la bocca.
Diavoli ed angeli sono però esseri di egual natura. E Lucifero, il principe
degli angeli, diventa… il demonio per eccellenza, nel fondo del baratro
infernale. L’ambiguità che sorge per localizzare il lupo cattivo, di cui
abbiamo paura, si complica per una nuova circostanza. Queste che abbiamo
chiamate istanze psichiche, l’Es e il Super-Io, non sono per nulla fattori
semplici e coerenti. Il Super-lo, in particolare, è il prodotto di successive
sedimentazioni. Non si tratta soltanto dell’autorità genitoriale interiorizzata;
ma di tante successive autorità che vengono a costituire strati sovrapposti
dello stesso Su- per-Io.
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CESARE MUSATTI
Nacque a Dolo, sul Brenta il 21 settembre del 1897.
Il padre era socialista amico di Giacomo Matteotti e
fu anche deputato al Parlamento Italiano. A
diciannove anni, fu chiamato al servizio militare. fu
mandato nel 1917 al fronte come ufficiale, con
impegni marginali. Terminata la guerra, tornò a
Padova per concludere gli studi. Scelse ancora la
Facoltà di Filosofia, poiché alla cattedra di Psicologia Sperimentale vi era
Vittorio Benussi, chiamato per chiara fama da Graz nel 1919. Musatti si laureò
nel 1922, e l’anno successivo divenne. assistente volontario del Laboratorio di
psicologia Sperimentale. Nel 1927 Benussi, a causa di una grave forma
maniaco-depressiva si uccise, lasciando tutto nelle mani di Musatti Nel 1928
divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell‘ Università di Padova.
Approdò alla psicoanalisi su cui tenne il primo corso universitario italiano
presso l’ Università di Padova (nell'anno accademico 1933-34). La Società di
Psicoanalisi fondata nel 1925 venne limitata a causa dell’opposizione alla
psicoanalisi del regime fascista. Musatti venne allontanato, dall'insegnamento
universitario e declassato ad insegnante di liceo. Continuò a lavorare anche
durante la guerra, fino a quando fu costretto a trasferirsi a Ivrea, ospite
dell’amico Adriano Olivetti. Qui, con il suo sostegno fondò un centro di
psicologia del lavoro. Terminata la guerra, ottenne all'Università Statale di
Milano la prima cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra. A partire dal
1976 è stato il curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud,
della Casa Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Morì a Milano il 21 marzo
1989.
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