deus caritas est

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deus caritas est
ORDO VIDUARUM
DIOCESI DI PIACENZA-BOBBIO
“ Quaderno dell’Eremo di Veano “
30/07 – 20/08
2006
DEUS CARITAS EST
Approfondimento a cura di
Mons. Eliseo Segalini
Premessa
Il metodo è un po’ quello che abbiamo sperimentato negli incontri che abbiamo fatto negli anni passati e
l’argomento principale è la lettura, però non solo mentale, della Lettera Enciclica Deus Caritas Est. Io vi
ho già anticipato che nella Lettera Enciclica Deus Caritas Est c’è dentro la fede di questo Papa, io
spero tanto che serva alla nostra fede personale. Troveremo dentro anche formule e parole che, se
diventano nostre, ci potrebbero aiutare molto più del catechismo di una volta che s’imparava a memoria.
Perché Lui fa lo sforzo anche di tradurle in termini moderni, attuali e più capibili insomma. Altra cosa
che volevo dire : questa Enciclica sull’amore cristiano è rivolta “ai vescovi, ai presbiteri, ai diaconi, alle
persone consacrate e a tutti i fedeli laici cristiani”, quindi bisogna che ci sia la fede per riuscire a capire;
però Lui è talmente bravo, intelligente che al di là di un
momento iniziale che vi farò vedere
nell’introduzione, dove usa il metodo cosiddetto deduttivo, cioè prende dalla Rivelazione tre espressioni
da cui ricava alcuni contenuti. Poi nel trattare l’amore cristiano, segue sempre il metodo induttivo; quindi
anche se uno non ha la fede e ragiona, è intelligente, capisce. E’ un atteggiamento che però aiuta tanto
anche noi; cioè io non vorrei accontentare soltanto la nostra cultura, il nostro conoscere, il nostro sapere,
capire cosa dice quell’enciclica, ma che nel frattempo ciascuno di noi, ascoltasse con disponibilità e
docilità, per vedere se effettivamente ci convinciamo di alcune cose che ci siamo dette tante volte in questi
anni . “Se ti convinci che Dio ti ama, questo ti cambia la vita” (S. Francesco), che in fondo è la sintesi di
questa Enciclica. Però un conto è dirle le parole, un conto è farle le citazioni, un conto se ti convinci. Io
vorrei che tutto ciò che diremo, faremo insieme con l’aiuto di questa Enciclica, ma non solo, la nostra vita
comunitaria, aprendo il cuore gli uni agli altri fossimo in grado di convincerci che Dio ci vuole bene
personalmente.
Allora questa non è l’introduzione, è una premessa che io intitolerei così: “Come avvicinarsi
all’Enciclica.”
Vorrei darvi cinque punti che sono citazioni, che hanno convinto me e magari aiutano a convincere anche
voi.
Punto I° - Andare a vedere le carte di Dio
“Dio non è un’idea, non è una dottrina, è una persona, una comunione di persone; si sa che il modo più
concreto per conoscere una persona è quello d’incontrarla”. ( Ignazio Sanna, vescovo di Nuoro).
Ma come incontrarlo? “Che cosa è Dio? Domanda il bambino. La madre lo stringe tra le braccia e gli
chiede: “che cosa provi?“ “Ti voglio bene “risponde il bambino “Ecco Dio è questo”. Abbiamo
l’Adorazione apposta, per ripensare queste cose, per sentire il brivido di che cosa prova un bambino tra le
braccia della madre che lo stringe, e la madre gli dice ,” mi hai chiesto chi è Dio, ecco chi è Dio , se ti
stringo e tu senti il brivido, questo è Dio”. Questo è molto intenso, questo è molto forte. E’ molto intensa
la definizione di Ignazio Sanna da teologo; ma questa mamma pedagogicamente ha trovato un modo
d’incontrare Dio che è quello dello stringere tra le braccia. Questo è molto bello, intenso, provate pensarci
e questo non lo dico per gli altri che non ci sono, ma per noi che stiamo facendo lo sforzo di convincerci
che “Dio è amore”, e che “Dio mi vuole bene”. Però prima di arrivare là bisogna sapere un attimo chi è
Dio. Siamo andati a vedere le “carte di Dio”.
Punto II° -
Gesù il primo degli amici
“E’ necessario che riteniate Gesù come uno dei vostri amici più cari, anzi il primo. Vedrete allora come
l’amicizia con Lui vi condurrà ad aprirvi agli altri che considererete fratelli, intrattenendo con ciascuno
un rapporto di amicizia sincera. Gesù Cristo infatti è proprio
<< l’amore incarnato di Dio >> (n.12) e solo in lui è possibile trovare la forza per offrire ai fratelli
affetto umano e carità soprannaturale, in uno spirito di servizio che si manifesta soprattutto nella
comprensione. E’ una grande cosa vedersi compresi dall’altro e cominciare a comprendere l’altro”
(Benedetto XVI agli universitari dell’Opus Dei 11 aprile 2006)
Rileggiamolo lentamente perché sta parlando a degli studenti universitari, gente abituata a usare la testa,
però è gente che assolutizza l’amicizia. Coglie questo presupposto l’amicizia per dire : guarda che tu non
devi partire dal tuo amico per avere l’amicizia, devi partire da Lui. “E’ necessario che riteniate Gesù
come uno dei vostri amici più cari, anzi il primo”. Loro sanno già cos’è l’amicizia però a nessuno di loro è
venuto in mente che questa categoria si debba applicare a Gesù Cristo, tu devi partire da lì, - vedrete allora
come l’amicizia con Lui vi condurrà ad aprirvi agli altri. ”Ma io non sono capace di farmi degli amici”.
Ma perché non hai l’Amico! E’ l’amicizia con Lui che ti sgela, ti apre. L’amicizia con Lui vi condurrà ad
aprirvi agli altri che considererete fratelli, trattenendo con ciascuno un rapporto di amicizia sincera: non
partendo dall'orizzontale ma partendo dal verticale .Questa roba non si dice più perché noi parliamo ai
nostri ragazzi: dovete volervi bene, così, e già , come fosse una cosa facile voler bene. Voglio bene a uno
che mi vuole bene che mi è simpatico; se non mi è simpatico lo mandi a quel paese, nella stessa comunità
cristiana, nell’Ordo viduarum tanto per parlar chiaro. Io devo partire da là, perché è Lui che mi da di voler
bene “vedrete allora come l’amicizia con Lui vi condurrà ad aprirvi agli altri che considererete fratelli,
intrattenendo con ciascuno un rapporto di amicizia sincera. Gesù Cristo infatti è proprio l’amore incarnato
di Dio”. E’ una citazione della Deus Caritas Est n.12, e solo in Lui è possibile trovare la forza per offrire
ai fratelli affetto umano, che non è la buona educazione soltanto, non è la gentilezza, né la correttezza.
Oggi celebreremo la messa e c’è il miracolo della moltiplicazione dei pani e leggeremo il vangelo di S.
Giovanni. La traduzione del vangelo di S. Giovanni dice che Gesù ha detto “dove troverete”, lì è una
traduzione sballata; Gesù ha detto “da dove”, qual è la fonte, dove troverete, da dove verrà, c’è un
avverbio in greco, che viene da lì, se non c’è questa forza tu non riesci. Solo in Lui è possibile trovare la
forza per offrire ai fratelli affetto umano e carità soprannaturale. Quindi sono due elementi – “in uno
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spirito di servizio”, “che si manifesta soprattutto nella comprensione”. Allora il servizio numero uno che io
posso fare a una persona è cercare di capirla, di ascoltarla. Tradurre il servizio in comprensione è un
passaggio forte. E’ la comprensione il servizio, e va avanti “è una grande cosa vedersi compresi dall’altro
e cominciare comprendere l’altro”.
Punto III° - Il venirci incontro di Dio
“Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come
un bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo e incontrarlo”. (Benedetto XVI omelia alla messa di
mezzanotte) Il Papa al bambino che gli chiede il ricordo della sua prima comunione risponde: “ho capito
che Gesù è entrato nel mio cuore, ha visitato me, e con Gesù Dio stesso è con me. E che questo è un dono
d’amore che realmente vale di più di tutto il resto della vita. Ho promesso al Signore per quanto potevo:
”io voglio essere sempre con te” e l’ho pregato : “ma stai soprattutto Tu con me”.
( Benedetto XVI 16-10-05)
Rileggiamo: vi dicevo che anche nei libri che ha scritto da teologo, questo punto: “Dio è così grande da
farsi così piccolo” è una intuizione sua, che può assumere un significato particolare nella liturgia di
Natale. “Dio è così potente che può farsi inerme per venirci incontro come un bimbo indifeso affinché noi
possiamo amarlo, incontrarlo”. A Natale, c’è una tenerezza di fronte al bambino Gesù. Ci dice com’è
possibile, perché è possibile. Perché Dio è così grande, così potente che trasforma le cose piccole; ma lì,
l’ha fatto proprio per andare incontro ai piccoli, è la kenosi. Questo è molto bello, siccome sono pensieri
da bambini allora mi ha fatto piacere sentire questo bambino che è diventato Papa , come dice queste
cose ai bambini della prima comunione: ”ho capito che Gesù è entrato nel mio cuore, ha visitato me e con
Gesù Dio stesso è con me”. Questo è un dono d’amore che realmente vale di più di tutto il resto della vita.
detto a dei bambini, pensiero di un bambino. In quel momento ho promesso al Signore per quanto potevo
(insomma una promessa da bambino “vorrei essere sempre con te, ma stai soprattutto Tu con me”. E’
bello dire a dei bambini una cosa del genere, però è capace di dirlo anche un bambino che sono io che ho
76 anni, e che col passare degli anni si diventa complicati. Questo “stai soprattutto con me, perché io
vado in oca, ma tu sei con me”. Sono pensieri di radicalità che acconsentono di andare vicino a questa
nuova Enciclica con una curiosità diversa, una innocenza ritrovata se permettete.
Punto IV° - La verità più importante su Dio : Deus Caritas Est
“Questa verità su Dio è la più importante, la più centrale, a tutti coloro a cui è difficile credere in Dio, io
oggi ripeto : Dio è amore. Siete voi stessi testimoni di questa verità “ .(Benedetto XVI ai consacrati,
Polonia 26 maggio 06) “La fonte della gioia cristiana è la certezza di essere amati da Dio, amati
personalmente dal nostro creatore, da Colui che tiene nelle sue mani l’universo intero e che ama ciascuno
di noi e tutta la grande famiglia umana con un amore appassionato e fedele, un amore più grande delle
nostre infedeltà e peccati, un amore che perdona. Questa certezza e questa gioia di essere amati da Dio
deve essere resa in qualche modo palpabile e concreta per ciascuno di noi…..Come? E’ proprio questa la
grande missione per la quale esiste la Chiesa come famiglia di Dio e compagnia di amici nella quale
veniamo inseriti col battesimo e nella quale deve crescere la nostra fede e la gioia e la certezza di essere
amati dal Signore. E’ indispensabile quindi fare esperienza della Chiesa come di una compagnia di amici
davvero affidabile, vicina in tutti i momenti della vita, una compagnia che non ci abbandonerà nemmeno
nella morte perché porta in sé la promessa dell’eternità”
( Benedetto XVI al Convegno di Roma su - La gioia della fede e l’educazione delle nuove generazioni. 76-2006)
Rileggiamo la prima citazione che era rivolta alle persone consacrate nel viaggio in Polonia. “Deus
Caritas Est, questa verità su Dio è la più importante , la più centrale. Tutti coloro a cui è difficile credere in
Dio, (magari è difficile anche per noi in certi momenti ) - io oggi ripeto :Dio è amore”. Quindi a un ateo, a
una persona, a un figlio dico : Dio ti ama ;poi farai quello che ne hai voglia, però devi sapere che è così,
che hai alle spalle Uno che ti segue con amore, con rispetto. Oggi non gli dico: Dio è giusto! L’uomo
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d’oggi è portato immediatamente sulla giustizia, no il Papa punta sull’amore. Oggi Lui ha fatto questa
affermazione per della gente a cui è difficile credere in Dio, in questo ateismo così diffuso, in questa
secolarizzazione. Questa è la fede, è il cuore della fede cristiana. Troveremo dentro il testo cose stupende;
non è il Dio di Aristotele – è amato, ma non ama - no, il Dio cristiano è questo, ama per primo…, la fonte
della gioia cristiana è la certezza dell’essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore, ma
non ama solo noi. Ama ciascuno di noi e tutta la grande famiglia umana con amore appassionato e fedele eros, vedete che Lui applica a Dio la parola eros, ci voleva il suo coraggio per dire che Dio ama con eros e
anche agape, però Lui dice che Dio ama con eros, vuol dire amore appassionato. Io non mi piaccio, ma
magari a Dio io piaccio: bisogna non scappare da queste osservazioni che sono profonde. Questa certezza,
questa gioia di essere amati da Dio deve essere in qualche modo concreta palpabile per ciascuno di noi,
non solo affermata. Però se nessuno mi vuole bene io non so nemmeno cosa sia l’amore. Siamo partiti dal
prendere in braccio, il bambino, e vedete che questo Papa è concreto, sa benissimo che le affermazioni
teoriche lasciano il tempo che trovano, per questo dice che questa certezza, questa gioia di essere amati da
Dio deve essere resa in qualche modo palpabile, concreta, per ciascuno di noi. Ma come? Ecco il come, e
qui viene fuori il miracolo, la comunità. E' proprio questa la grande missione per la quale esiste la
Chiesa, cioè principalmente per rendere concreto palpabile l’amore. Come? - Lui porta due “categorie“.
Ormai sappiamo tutti che la Chiesa dovrebbe essere una “grande famiglia“, però ha tirato dentro la
“compagnia di amici”, nella quale veniamo inseriti tutti con il battesimo, nella quale cresce la nostra fede,
ma deve crescere anche la gioia e la certezza di essere amati dal Signore. Però sono tutte cose che io devo
vederle un po’, perché se non le vedo nella vita delle persone che mi circondano, a cui faccio
riferimento…. Allora è indispensabile, guardate che aggettivo usa, “è indispensabile l’esperienza di
Chiesa”; è indispensabile un po’ di catechismo attraverso il quale posso sapere, però di palpabile non c’è
niente; invece Lui - l’esperienza di Chiesa deve essere indispensabile, come di famiglia, di compagnia di
“amici davvero affidabili”. Le persone di Chiesa sono affidabili? La nostra piccola comunità è affidabile?
Una compagnia di amici che non ci abbandonerà nemmeno nella morte, perché Lui sa benissimo che poi
dai, dai, si va a finire lì, cioè alla morte!. Gli amici veri non si perdono. E’ terribile vedere i nostri
giovanotti ai funerali dei loro amici che sono vittime di incidenti stradali, come stanno lì. - non ti
dimenticheremo mai. Il desiderio è bello, ma per noi credenti non è solo il desiderio, è la realtà, è la nostra
fede, per questo è bella la nostra fede . Io non ti dimenticherò mai ”perché portano in sé la promessa
dell’eternità”, la comunione dei santi.
Punto V° - Ciò che stupisce non è l’incredulità ma la fede
“Ciò che mi stupisce non è l’incredulità ma è la fede. Ciò che mi sorprende non è l’ateo, è il cristiano. Il
mondo ci consiglia l’agnosticismo (credere tutto = credere in niente). Eppure in un mondo così
frammentato e oscuro , ( notate gli aggettivi) milioni di persone continuano a credere. Questo è un
miracolo. E’ il segno che Dio opera in mezzo a noi”. ( Ratzinger appena prima di diventare Papa)
Rileggo, ciò che mi impressiona è la parola che usa “stupore”. Stupore vuol dire meraviglia, il florilegio
dell’intelligenza, è qualcosa che t’incanta, lo stupore ti muove; non l’incredulità, ma la fede; ciò che mi
sorprende non è l’ateo, ma il cristiano. Il mondo invece ci consiglia l’agnosticismo. Questo è la lettura
oggettiva di una persona che sa le cose, è difficilissimo contestarlo, perché è vero, tuttavia in un mondo
così appiattito sull’agnosticismo, un mondo così frammentato e oscuro, milioni di persone continuano a
credere. Questa è la lettura di un teologo, che ci dice che è un miracolo che ci siano ancora milioni di
credenti in questo mondo agnostico, secolarizzato dove sembra che non creda più nessuno. Ma va ancora
più dentro, perché la parola miracolo è generica – “è il segno che Dio opera in mezzo a noi” , che Dio c’è
in mezzo a noi. Sono concretezze che non sono frutto di bonomia , c'è dietro la persona che è teologo, sa
le cose, conosce la nostra fede e ha il coraggio di dirti - il miracolo di oggi è la fede e questo miracolo è il
segno che Dio opera in mezzo a noi. Queste cose io vorrei che non fossero dette per gli altri, non fossero
solo citazioni colte, ma mi piacerebbe che ci ripensassimo perché oggi pomeriggio quando ci ritroviamo
sarebbe molto interessante fare una specie di risonanza.
Provate a pensare: quale di queste provocazioni scalda e alimenta la mia fede?
Quale mi sentirei di raccontare a una persona vicina perché mi ha convinto?
Quale di queste espressioni vorrei imparare a memoria e che diventano la mia preghiera?
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Come metodo prima vi do lo schema, le cose fondamentali che vanno messe in evidenza e cercare di
farle proprie, non solo nella testa, ma dicevamo ieri, nei propri convincimenti di fede, perché questa è
un’Enciclica che aiuta tanto a crescere nella fede, poi, come ho fatto ieri, cercherò di spiegarvi il
significato delle parole che scriviamo come schema; ma, ultima cosa che facciamo, prendiamo in mano il
testo e leggiamo lentamente. E’ ovvio che vi faccio vedere quello che abbiamo tirato fuori, è chiaro che il
Papa dice anche più cose, però noi non siamo qua a imparare troppe cose, perché insomma, se uno vuol
prendere tutto, va a finire che non capisce niente. Lo sforzo che ho fatto è di capire le cose nuove che cerca
di dire, le parole nuove che cerca di mettere dentro, che sono rivelanti per la nostra fede di oggi, dicibile
anche a altre persone.
Introduzione
Benedetto XVI, il teologo, ci dice “la sua fede” e si avvale solo qui del metodo deduttivo (che sapete
vuol dire preso dalla Rivelazione) con tre citazioni di S. Giovanni.
La prima - “ Dio è amore: chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in Lui “ (1 Gv 4,16)
Tre conseguenze:
1. Questa definizioni di Dio dice “con singolare chiarezza il centro della fede cristiana“
2. E’ “l’immagine cristiana di Dio”, cioè dice come mi devo immaginare Dio. Ecco perché ieri vi ho dato
“la mamma che si stringe il bambino e dice. Ecco chi è Dio”. E’ Lui, che dice, che è l’immagine cristiana
di Dio, non mussulmana, non buddista. Da notare che non si dice ”che Dio è l’amore”, ma Dio è amore: si
tratta di un attributo, senza articolo perché non dica che “l’amore è Dio”. Non c’è l’articolo, sembra una
sottigliezza, ma è estremamente importante perché quando si parla ai giovani specialmente,- io sono
innamorato, l’amore è Dio! - No non è così! Dio è amore, non l’amore,! E’ molto importante questa
precisazione.
3. Dimorare in Dio amore è “una formula sintetica dell’esistenza cristiana”. E’ Lui. che ha trovato questa
formula sintetica che dice cos’è il cristianesimo: dimorare in Dio amore, non dimorare in Dio soltanto.
Secondo il metodo deduttivo questa definizione di Dio dice le tre cose che abbiamo ricordate. Dio è
amore. Io sono abbastanza toccato da queste cose, il Teologo ti dice come ti devi immaginare Dio, ma con
precisione si dice Dio è amore, non l’amore. Dimorare in Dio amore: la parola “dimorare” si trova tante
volte in S. Giovanni, in greco manein , si riferisce sia a Dio che rimane in noi, sia a me che rimango in
lui.
La seconda
( 1 Gv 4,16)
-
”Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto”
Tre conseguenze:
1. Credere all’amore di Dio (non il credere in Dio!) è “la scelta fondamentale della vita”.
2. “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica (bene - male) o una grande idea, bensì
l’incontro con un avvenimento, con una Persona che da alla vita un nuovo orizzonte (la trascendenza e la
vita eterna) e con ciò la direzione decisiva”, cioè un etica precisa non relativistica. (il comportamento è
successivo alla fede dice Lui).
3. Dunque il cristianesimo, non è un’ideologia, non è una religione
civile, non è una teoria, idealismo, storicismo, buddismo) ma l’incontro con Dio che ti ama. “Se credi che
Dio ti ama, questo ti cambia la vita”. ( S. Francesco)
Da questa seconda citazione molto bella, poco conosciuta, direi che è qualitativa perché la prima citazione
senza la seconda zoppica. Ecco ne vengono tre conseguenze. Credere all’amore di Dio, non il credere in
Dio è la scelta fondamentale della vita. Qui c’è da rettificare, perché oggi credere all’amore di Dio è
difficile, anche per la gente di Chiesa, perché fin che la barca va, va bene, ma quando comincia a
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succederti qualcosa ….Poi c’è la grande citazione: l’inizio dell’essere cristiano, non del cristianesimo,
dell’essere cristiano, perché sta parlando alla persona - non c’è un’idea, bensì l’incontro, un avvenimento
che da alla vita un nuovo orizzonte. E’ bella questa spaccatura che fa venir fuori la trascendenza, la vita
eterna, con ciò c’è una direzione decisiva nella vita: se credi che Dio ti ama questo ti cambia la vita.
La terza - “ In questo sta l’amore : non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che amato noi” (
1Gv 4,10 )
Tre conseguenze:
1. “Siccome Dio ci ha amati per primo, l’amore è possibile e noi siamo in grado di praticarlo : vivere
l’amore e in questo modo fare entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la
presente enciclica” n .39 parla del metodo per far entrare la luce di Dio, la grandezza della carità, della
pace) . Senza farsene accorgere con la sua grande esperienza, prima o poi gli esperti dovrebbero
accorgersene, parla del metodo, del modo per fare entrare la luce di Dio nel mondo.
2. Gesù ha unito il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo:
per cui tra loro c’è un unità indivisibile. L’amore non più solo un “comandamento” ma è “la risposta” al
dono dell’amore di cui Dio ci ricolma e che noi dobbiamo comunicare agli altri: l’amore è possibile!!!
3. L’Enciclica suppone la fede e non è rivolta agli uomini di buona volontà anche se il metodo induttivo (
ragionamento umano) usato in tutta l’enciclica li ha sempre presenti e il Pontefice “vuole suscitare nel
mondo un rinnovato dinamismo d’impegno nella risposta umana all’amore divino”. Mi pare sia essenziale
ricordare che si parla dell’amore cristiano in un tempo di competizione e di fondamentalismo.
Commenta Ravasi: “Dio è amore e il nostro amore sgorga da un amore che ci precede, che ci è donato
dall’alto come una cascata. Noi dobbiamo allora passare alla dimensione orizzontale, antropologica
dell’amore. Amati, dobbiamo amare; ricevuto il germe della carità, lo dobbiamo far sbocciare. Se si riesce
ad amare, si riesce anche a sperare, a credere. L’amore è l’espressione della trascendenza”. (è l’oltre la
materialità)
Leggiamo il testo. Il Teologo dice la sua fede, e noi nell’entrare e nel leggere queste sue parole, ci
vorrebbe anche la delicatezza di capire che uno sta raccontando la sua fede, non fa solo il professore di
teologia; però è bello e persuasivo perché ha utilizzato questo registro. Allora abbiamo detto ci sono tre
grandi citazioni, ve le ho dette quali sono, adesso vediamo come la mette giù Lui. “ Dio è amore: chi sta
nell’amore dimora in Dio e Dio in Lui “ (1 Gv 4,16) “queste parole della prima lettera di Giovanni
esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana, l’immagine cristiana di Dio e anche la
conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino”: Ecco perché Ravasi dice, “bisogna fare lo sforzo
antropologico”, il Papa l’ha già fatto, e le parole le avete trovate precise: con singolare chiarezza, il centro
della fede, l’immagine cristiana di Dio. In questo versetto Giovanni ci offre per così dire, una formula
dell’esistenza cristiana: ”Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto”;
Vedete che l’ha scritto in corsivo?
Lui sviluppa soprattutto questo aspetto. - Abbiamo creduto l’amore di Dio, è questa un po’ la formula
sintetica dell’esistenza cristiana. Lui l’ha sintetizzato così: ”Così il cristiano può esprimere la scelta
fondamentale della sua vita”. Abbiamo creduto all’amore di Dio, non al fatto che c’è Dio. Lui nei suoi
appunti ha messo in risalto questa formula “abbiamo creduto all’amore di Dio”, mentre S. Giovanni dice
molto spesso “dimorare in Dio” e nella predicazione si parla del dimorare in Dio, dimorare nell’amore
di Dio, credere nell’amore di Dio, questa è la scelta fondamentale della vita. Allora quando succede qual
cosa di grande, terremoti, malattie gravi si rimane senza parole; allora è bellissima questa espressione
“scelta fondamentale della vita“, perché devo scegliere e c’è di mezzo la mia libertà, la mia volontà, scelta
come soggetto non come sentimento, ma la volontà, io voglio credere, scelgo. Credere nonostante tutto,
credere all’amore di Dio nonostante il silenzio di Dio E’ bello che delle vedove come voi, come noi che
siamo avanti con nostra la vita si tenga conto di questo. Poi c’è la bellissima citazione: “All’inizio
dell’essere cristiano (non del cristianesimo, ma dell’essere, sta parlando alla persona ) non c’è una
decisione etica (io decido di essere una persona onesta, il mio bambino lo mando lì perché male non glielo
insegnano, allora per i genitori mandare i figli in parrocchia è una decisione etica non tanto di fede) o una
grande idea, (Creatore), bensì l’incontro, con un avvenimento,(mistero, vivo però) con una Persona, che dà
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alla vita un nuovo orizzonte, (io vi ho fatto aggiungere, la trascendenza e la vita eterna) e con ciò la
direzione decisiva”. Salta fuori Ratzinger, perché viene fuori l’etica, infatti non è solo un incontro c’è
anche un comportamento, cioè un etica precisa, non relativistica. Notate le parole che Lui ha messo,
direzione si riferisce all’etica, decisiva perché Lui non vuole il relativismo. Essere cristiano è anche una
scelta etica ma dopo, il comportamento è successivo alla fede, perché essere cristiano senza fede è
difficile. Nel suo vangelo Giovanni aveva esposto questo avvenimento con le seguenti parole “Dio infatti
ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui… abbia la vita
eterna” (3,16 ). Con la centralità dell’amore, la fede cristiana, ha colto quello che era il nucleo della fede
di Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. L’israelita credente,
infatti, prega ogni giorno (vedete che usa il presente, è pieno di rispetto questo presente) con le parole del
Libro del Deuteronomio, nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: “Ascolta Israele,
Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo, tu amerai il Signore tuo Dio con tutto cuore con tutta
l’anima e con tutte le forze” ( 6, 4-5) ( Però, aggiunge subito) Gesù ha unito facendone un unico precetto,
il comandamento dell’amore di Dio con quello dell’amore del prossimo, contenuto nel Libro del Levitico:
”Amerai il prossimo tuo come te stesso”. (19,18;cfr Mc12,29-31) (E allora aggiunge) Siccome Dio ci ha
amati per primo (cfr1 Gv 4,10) io vi ho dato la citazione completa : “In questo sta l’amore : non siamo
stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi“(1Gv 4,10): questa citazione è bella bisognerebbe
farla circolare di più, è poco conosciuta, l’amore adesso, non è più un “comandamento” ma è la risposta al
dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro. Io ho creduto bene di mettere qui il n.39 alle ultime
parole, perché a me interessava molto ricuperare che l’amore è possibile, siccome siamo stati amati per
primo, n.39 “ l’Amore è possibile, e noi siamo in grado di praticarlo perché creati a immagine di Dio.
Vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la
presente Enciclica”. L’ho voluto mettere lì perché abbiamo messo l’amore è possibile con tre punti
esclamativi, perché secondo me questa è una delle cose grosse, belle, per tenere unito l’amore di Dio e
l’amore per il prossimo. Allora non è solo un comandamento l’amore di Dio, è anche una risposta dice
Lui, gli interessava dire questa parola, una risposta al dono dell’amore col quale Dio ci viene incontro.
Adesso andiamo avanti. “In un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino
il dovere dell’odio, della violenza, ( pensate adesso a tutte le cose dei mussulmani...) questo è un
messaggio di grande attualità e di significato molto concreto. Per questo nella mia prima Enciclica
desidero parlare dell’amore, del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere comunicato agli altri”. Negli
appunti non ho voluto raccogliere il discorso della concretezza dell’attualità di questo, messaggio, ma
credo che sia nella nostra esperienza, sappiamo benissimo che oggi è molto attuale questo discorso
sull’amore, proprio perché ci sono queste attualità. Ecco così indicate le due grandi parti di questa lettera,
tra loro profondamente connesse.
La prima avrà un indole più speculativa, visto che in essa vorrei precisare, ( notate il verbo ) – all’inizio
del mio Pontificato - (per rispondere a tutti quelli che gli dicevano qual è il tuo programma all’inizio del
tuo Pontificato) alcuni dati essenziali sull’amore (non tutto, ma precisare però) che Dio, in modo
misterioso e gratuito, offre all’uomo, insieme all’intrinseco ( notate la parola ) legame di quell’Amore con
la realtà dell’amore umano. (Noi abbiamo usato la parola indissolubile, indivisibile).
La seconda parte avrà un carattere più concreto, poiché tratterà dell’esercizio ecclesiale del
comandamento dell’amore per il prossimo. ( Perché non fa un discorso solo umano, di filantropia,
semplicemente antropologico, oggi è di moda parlare della solidarietà, il Papa non parla della solidarietà,
solo, parla della carità, ma intende fare, Lui dice, il discorso dell’esercizio ecclesiale dell’amore concreto,
dell’amore umano, del comandamento dell’amore per il prossimo). L’argomento si presenta assai vasto;
una lunga trattazione, tuttavia, eccede lo scopo della presente Enciclica. (Si potrebbero dire tante cose, ma
Lui vuol “precisare”, sia nella prima che nella seconda parte).
“E’ mio desiderio, (è bella questa finale) insistere (vuol dire che si sanno già, però trovo attuale preciso,
insistere) su alcuni elementi fondamentali, così da suscitare nel mondo(ecco la parola che abbiamo
raccolto) un rinnovato dinamismo di impegno nella risposta umana all’amore divino”. Veramente prima fa
solo un discorso di stampo ecclesiale, la finale è allargata al mondo.” Vorrei suscitare nel mondo un
rinnovato impegno”. Ma io sono persuaso dice il Papa, che arrivo al mondo, se facendo un passaggio di
tipo ecclesiale, cerco di convincere i cattolici italiani a fare queste, queste cose. Vedrete alla fine quali
sono i richiami, le precisazioni. Una di questa sarà: è ora che la gente che è molto dedita al volontariato, si
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metta a pregare. Bisogna accorgersene che Papa Ratzinger che sta imparando a fare il Papa, dica “suscitare
nel mondo un rinnovato dinamismo”. Ecco la sua ipersensibilità sulla pace, ecco la giornata mondiale di
preghiera, mi pare di capire che il Papa voglia arrivare al mondo attraverso le cose che tocca a noi
farle…Questo passaggio è molto forte, perché non si dica che questa è un’Enciclica ad intra.
Prima parte
IL FENOMENO UMANO DELL’AMORE
Incominciamo dalla prima parte, il Papa l’intitola così: l’unità dell’amore, nella creazione e nella storia
della salvezza. Io aggiungerei, l’unità tra eros e agape , questo è il punto che il Papa tocca nel fenomeno
dell’amore. La tesi dell’enciclica è: (n.8 ) “La fede biblica non costruisce un mondo parallelo o un mondo
contrapposto rispetto a quello originario fenomeno umano che è l’amore, ma accetta tutto l’uomo
intervenendo nella sua ricerca di amore per purificarla, dischiudendogli al contempo nuove dimensioni”
(il fenomeno dell’amore è la tesi, una tesi coraggiosa; dice: noi non vogliamo dirvi cose parallele
sull’amore, tantomeno contrapposte, noi accettiamo tutto l’uomo, però lo vogliamo purificato)
I° - LA STORIA DEL CONCETTO PER DIRE COSA C’È DENTRO AL “FENOMENO
UMANO” CHE È L'AMORE
(n. 2-3-4-5)
1.
Il termine “amore” oggi è parola “usata e abusata”( n. 2)
a) Nel significato semantico; (semantico vuol dire, la parola originaria viene usata in questi termini) “si
parla di amor di patria, per la professione, tra amici, per il lavoro, tra genitori e figli, tra fratelli e familiari,
dell’amore per il prossimo e dell’amore per Dio”. E’ un elenco dove mancano alcune cose, le lascia fuori
apposta, però in senso semantico oggi si usano queste terminologie.
b) Però “l’amore tra uomo e donna nel quale corpo e anima
concorrono inscindibilmente emerge come archetipo ( esemplare) di amore per eccellenza” (da notare
che supera senza dirlo l’omosessualità).
c) Il sociologo Bauman dice che “la società d’oggi per definizione evita legami duraturi ed esclusivi” (
ecco perché è difficile trovare vedove che si consacrano, la consacrazione è per sempre, uno senza
accorgersene evita legami duraturi ed esclusivi) e allora porta quattro esempi:
- oggi ogni relazione è debole e quindi cerchiamo di averne a non finire
- oggi c’è la clausola della società dei consumi: soddisfatti o rimborsati
- oggi si separa sesso e amore : innamorarsi è solo una reazione chimica che attiva la produzione di
dopamina: quando c’è, c’è amore, quando finisce, finisce l’amore
- oggi in una società liquida più si evitano impegni stabili e duraturi, più sentiamo il bisogno di relazioni
solide, ma di fronte al “per sempre” ci sentiamo impotenti e pieni di angoscia. Qua si sente la diversità tra
il credente cristiano e il non credente e magari ha la fede ma non la tira dentro in queste cose.
2.
Origine del nome “eros” e delle sue quattro qualità (n.3)
Amore in greco si traduce con tre parole, che sono eros, philia, agape: l’antica Grecia ha dato il nome
eros all’amore tra uomo e donna. Tale amore si presenta con quattro qualità:
a) non nasce dal “pensare” ( non è un progetto pensato)
b) non nasce dal “volere” ( non è questione di volontà )
8
c) ma in certo qual modo “s’impone”
d) “come promessa di felicità che sembra irresistibile”
Il cristianesimo usa solo due volte eros nel Vecchio Testamento, mai nel N.T. anzi traduce amore con
agape aggiungendo un elemento più spirituale e di gratuità; ma è accusato da Nietzsche “l’agape avrebbe
dato da bere veleno all’eros” cioè ha messo “i divieti”, “rende amara la cosa più bella della vita”.
3.
I contenuti dell’eros nella storia (n.4)
a ) I Greci e le culture antiche mettono dentro all’eros quattro elementi
“ l’ebbrezza, cioè la sopraffazione della ragione”
“ ma una potenza divina che strappa l’uomo alla limitatezza
dell’esistenza”
“ la sperimentazione della felicità e della beatitudine più alta“
“ l’amore vince tutto e noi cediamo all’amore”
b) Le religioni aggiungono: il culto della fertilità, la prostituzione
sacra, “ l’eros è la forza divina che mette in connessione con Dio”
c) ( da notare il pudore del Papa che non entra in camera da letto
e non usa le parole tecniche moderne, come orgasmo, animalesco).
d) Il cristianesimo non rifiuta l’eros come tale, ma combatte questa
perversione della religiosità e la falsa divinizzazione dell’eros; combatte la prostituzione sacra come
degradazione dell’uomo. Diventa evidente che l'eros ha bisogno di purificazione e di disciplina, per
donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento del vertice dell’esistenza, di quella
beatitudine a cui tutto l’essere tende.
4.
La visone cristiana attuale dell’eros (n. 5)
a) tra l’amore e il divino esiste una qualche relazione: ”l’amore promette infinità, eternità, una realtà più
grande della quotidianità”.
b) ma la via per raggiungere l’amore non è solo l’istinto, occorre “la strada della rinuncia”, quindi il
cristianesimo “non è avvelenamento ma guarigione”.
c) anche perché “la costituzione dell’uomo è di essere composto di corpo e anima” e non è solo il corpo
o solo l’anima ad amare :
“ è l’uomo, la persona che ama come creatura unitaria” spirito e materia. Il cristianesimo ha sempre
considerato che se l’eros vuole sollevarsi all’estasi verso il divino “ richiede un cammino di ascesa, di
rinunce, di purificazioni e di guarigioni”.
Vorrei adesso farvi vedere dentro la tesi “La storia del concetto per dire cosa c’è dentro al fenomeno
umano che è l'amore”, la tesi che ho tirato fuori “io accetto il fenomeno umano”, però per purificarla e
per completarla. Il Papa fa proprio la storia del concetto, invece di fare della teoria si aggancia al metodo
induttivo storico. Incomincia dalla parola : il termine amore è oggi “ parola usata e abusata “, incomincia a
esemplificare nel significato semantico. Si parla di amor di patria, di amore per la professione, di amore tra
amici, di amore per il lavoro, di amore tra genitori e figli, tra e famigliari, dell’amore per il prossimo,
dell’amore di Dio, è un elenco mirato, sia pure sotto il nome semantico esemplificativo, ma chiuso, e
quindi si lasciano fuori altre forme di amore che pure sono in circolazione. In tutta questa molteplicità di
significati, l’amore tra uomo e donna nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all’essere
umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore per
eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri sbiadiscono. Mi sembra di avervi aiutato inserendo
Bauman, che non s’è fermato all’amore semantico, ma in fondo non fa altro che esemplificare in termini
moderni quello che il Papa ha detto che c’è dentro all’amore semantico, oggi. Abbiamo detto :origine del
nome eros e le sue quattro qualità. Amore in greco si traduce con le tre parole, ”eros, philia, agape”. Il
Papa dice subito : l’antica Grecia ha dato il nome eros all’amore tra uomo e donna, dice anche che la
parola philia nella Bibbia viene usata specialmente in S.Giovanni: agape lo svilupperà dopo; invece mi
sembra bello lo sforzo che fa, perché lo ricava dalla cultura greca. Tale amore presenta quattro qualità:
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non nasce dal pensare, non nasce dal volere, ma in un certo qual modo s’impone, come promessa di
felicità irresistibile. Il cristianesimo usa solo due volte eros nell’ A.T, mai nel N.T, anzi traduce amore
con agape aggiungendo un elemento più spirituale e di gratuità. Che cosa aggiunge l’agape rispetto
all’eros e il Papa lo mette come cammino che deve fare l’eros per arrivare all’agape, però qui inserisce la
polemica, usa l’espressione di Nietzsche : l’agape avrebbe dato da bere veleno all’eros, ha messo tanti
divieti, rende amara la cosa più bella della vita.
I contenuti dell’eros nella storia (n.3) Stiamo sempre facendo la storia del concetto. I Greci e la cultura
antica mettono dentro all’eros quattro elementi, questa è una delle cose più belle che ha fatto: l’ebbrezza
cioè la sopraffazione della ragione, l’amore è una potenza divina che strappa l’uomo alla limitatezza
dell’esistenza, alla quotidianità, la sperimentazione della felicità, beatitudine più alta, il Papa nel
raccogliere l’antico sta parlando all’oggi; l’amore vince tutto, noi cediamo all’amore. Le religioni hanno
aggiunto il culto della fertilità alla prostituzione sacra, ma soprattutto hanno messo questo collegamento:
l’eros è la forza, la potenza divina che mette in connessione con Dio. Il cristianesimo non rifiuta l’eros
come tale, ma combatte questa perversione della religiosità, questa falsa divinizzazione dell’eros,
combatte la prostituzione sacra come degradazione dell’uomo. Diventa evidente specialmente nella
prostituzione che l’eros ha bisogno di disciplina, di purificazione per donare all’uomo non il piacere, ma
un certo pregustamento del vertice dell’esistenza; si mantiene alto, usa la beatitudine a cui tutto l’uomo
tende, beatitudine distinta da piacere, beatitudine già parola cristiana, già parola purificata. La visione
cristiana dell’eros che cosa c’è dentro: tra l’amore e il divino esiste una qualche relazione, perché l’amore
promette infinità, eternità, una realtà più grande della quotidianità, ma la via per raggiungere l’amore, non
è solo l’istinto occorre la strada della rinuncia, quindi il cristianesimo non è avvelenamento ma guarigione.
Questa è un’ aggiunta, ne parla quando parla del personalismo cristiano. L’originale visione cristiana
dell’uomo è che la costituzione dell’uomo è di essere composto di corpo e di anima, e non è solo il corpo
che ama, non è solo l’anima ad amare, è l’uomo, la persona che ama come creatura unitaria, questo è un
passaggio stupendo, spirito e materia. Quindi il cristianesimo ha sempre considerato che se l’eros vuole
sollevarsi all’estasi verso il divino, perché non lo nega questo, perché innamorarsi è una gran cosa però si
richiede un cammino di ascesa, di rinuncia, purificazione, guarigione.
II°
- COME PURIFICARE IL CAMMINO DELL’EROS FINO ALLA SCOPERTA
CONTENUTI DELL’AGAPE ( n. 6 -7 )
DEI
Partiamo dalle “poesie e i canti d’amore del Cantico dei Cantici”: vi si trovano due parole diverse per
indicare l’”amore”: la prima “dodim” - un plurale che indica “amore insicuro”; questa parola viene poi
sostituita da “ahabà”, che tradotto in greco suona come “agape” che diventa l’espressione tipica della
Bibbia per dire amore.
Vedete, il Papa non parte del Cantico dei Cantici come libro rivelato e usando il metodo deduttivo dice: è
così. No! Lo prende come un libro di poesie e canti d’amore, dimentica che è ispirato e vede che ci sono
dentro due parole; dodim che vuol dire amore insicuro ma poi questa parola dodim viene sostituita con la
parola ahabà che tradotto in greco suona come agape che diventa l’espressione tipica della Bibbia per
dire amore.
La parola “agape” ha quattro contenuti:
1.
vuol dire l’esperienza dell’amore come “scoperta dell’altro”
2.
l’amore che diventa “cura dell’altro”
3.
che diventa “rinuncia” per “il bene dell’altro” non più immersione nell’ebbrezza della felicità
personale; l’eros di per sé, cerca l’ebbrezza nella felicità personale, invece paradossalmente questa
rinuncia è positiva, è ricca.
4.
che diventa dono di sé definitivo “per sempre” - ora continua verso il prossimo.
Quindi non si devono contrapporre eros e agape perché in realtà eros e agape non si lasciano mai separare
completamente, anzi sono connessi “come la scala di Giacobbe”(amore ascendente e discendente)
10
III ° - LE TRE NOVITÀ DELLA FEDE BIBLICA CIRCA L’AMORE CHE SI RIFERISCONO A
DIO, ALL’UOMO, A GESÙ CRISTO ( n.9-15)
1.
I contenuti dell’immagine biblica di Dio
a) “Esiste un solo Dio che è il creatore del cielo e della terra e perciò anche il Dio di tutti gli uomini” e
questo “significa che la creatura gli è cara perché da Lui è stata voluta e da Lui “fatta”. Da notare: questo
Dio ama l’uomo, invece il Dio di Aristotele è il Dio che muove il mondo ed è amato, ma Lui non ama! (è
soltanto la Rivelazione che dice che Dio ama)
b) “L’unico Dio che ama personalmente è un Dio elettivo”
( sceglie): tra tutti i popoli sceglie Israele e lo ama con un amore che può essere qualificato come eros (
Ezechiele- passione di Dio). “La storia dell’amore di Dio con Israele è il dono della Torah in cui indica la
strada del vero umanesimo”( che cosa servono i comandamenti: sono la strada del vero umanesimo, non
sono divieti). Da notare: l’uomo vivendo nella fedeltà a Dio, sperimenta se stesso come colui che è
amato da Dio e scopre la gioia della verità e della felicità”: (queste sono cose che Lui dice ai credenti, ma
per farsi sentire da quelli che non credono)
c) E’ un amore gratuito, che perdona: è amore talmente grande “da rivolgere Dio contro se stesso” cioè il
suo amore contro la sua giustizia. Da notare: nel Cantico dei Cantici si descrive l’esperienza di conoscenza
e la mistica del rapporto Dio - uomo che si traduce in una unificazione che non è però fusione: Dio e uomo
restano se stessi, ma diventano una cosa sola.
2.
I contenuti dell’immagine biblica dell’uomo (n.11)
a) Il racconto biblico della creazione parla della solitudine del primo uomo al quale Dio vuole affiancare
un aiuto. Da una costola dell’uomo Dio plasma la donna. È possibile vedere sullo sfondo il mito
“dell’uomo dimezzato” di Platone, che ora anela all’altra sua metà. ”Nel racconto biblico non si parla di
punizione, ma l’idea che l’uomo solo nella comunione con l’altro sesso può diventare completo è
senz’altro presente”.
b) Due sono gli aspetti presenti; l’eros è come radicato nella natura stessa dell’uomo. Adamo è in cerca e
abbandona il padre per trovare la donna: solo nel loro insieme rappresentano l’interezza dell’umanità e
diventano “una sola carne”.
c) Ma l’eros rimanda l’uomo al matrimonio, legame caratterizzato da unicità e definitività e solo così si
realizza la sua intima destinazione. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona
del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore
umano.
3.
Gesù Cristo l’amore incarnato di Dio ( n.12-13-14-15-)
a) “ Già nell’Antico Testamento la novità biblica non consiste in nozioni astratte, ma nell’agire
imprevedibile e in un certo senso inaudito di Dio. Ma la vera novità del Nuovo Testamento non sta in
idee nuove, ma nella figura stessa di Gesù che dà carne e sangue ai concetti con un realismo inaudito. Nel
suo morire in Croce si compie quel “volgersi di Dio contro se stesso” nel quale Egli si dona per salvare
l’uomo. E’ da Lui che ora si deve partire per capire che cosa sia l’amore”. ( guarda il crocifisso)
b) Dell’amore di Dio abbiamo una presenza duratura nell’Eucaristia L’Eucaristia ci attira nell’atto
oblativo di Gesù e diventa unione con lui e con tutti gli altri ai quali egli si dona: “io non posso avere
Cristo solo per me”. “L’eucaristia mi tira fuori di me stesso” “ in essa l’agape di Dio viene in noi,
corporalmente, per continuare il suo operare in noi e attraverso noi.
c) Nella Eucaristia è contenuto l’essere amati e l’amare gli altri. Il concetto di prossimo prima era riferito
ai connazionali ,ora “chiunque ha bisogno di me e posso aiutarlo, è il mio prossimo, e questo richiede il
mio impegno pratico qui ed ora”. Ne consegue :
1- l’amore è il criterio di giudizio della vita
2- Gesù si identifica con i poveri
3- amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme
11
4-
IV°
nel più piccolo incontriamo Gesù e Gesù ci fa incontrare Dio
- I DUE APPROFONDIMENTI CONCLUSIVI DELLA PRIMA PARTE
( n.16-16-18)
1. “ E’ possibile amare Dio pur non vedendolo? “
a) “Dio non è per noi totalmente invisibile, è apparso in mezzo a noi: Dio è visibile in Gesù Cristo”
b) “ Anche nella storia della Chiesa di nuovo “ il Signore ci viene incontro “: attraverso uomini nel quale
egli traspare, attraverso la sua parola, nei sacramenti, nell’Eucaristia; Attraverso la liturgia della chiesa,
nella preghiera, nella comunità viva dei credenti. In questi casi “sperimentiamo l’amore di Dio,
percepiamo la sua presenza, impariamo a riconoscerlo e dal fatto che Dio ci ama per primo, può spuntare
come risposta l’amore per il prossimo.”
b) “L’amore non è solo un sentimento, l’essere amati chiama in
causa anche la nostra volontà e l’intelletto che tendono a uniformarsi a quella di Dio: idem velle atque
idem nolle. La storia d’amore tra Dio e l’uomo consiste nel crescere della comunione tra Dio e l’uomo al
punto che coincidano sempre di più fino ad essere sentita come qualcosa d’interno: Dio diventa intimo a
me“.
3. L’amore si può comandare? Quali sono le modalità concrete per amare il prossimo. (n.18)
a)
“L’amore del prossimo consiste nel fatto che io amo in Dio e con Dio anche la persona che non
gradisco”( si parte dall’atto di volontà)
b) “ Poi imparo a guardare quest’altra persona non più solo con i miei occhi e i miei sentimenti, ma
secondo la prospettiva di Gesù Cristo: il suo amico è il mio amico”.
c) “ Se però tralascio completamente l’attenzione all’altro volendo essere solamente “pio” e compiere
“doveri religiosi” allora si inaridisce anche il rapporto con Dio: è un rapporto corretto ma senza amore”.
d) “ Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come egli mi ama” Da
notare: gli altri sono il mezzo pratico che mi fa capire che Dio mi ama. Amore di Dio e amore al
prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento, entrambi però vivono dell’amore preveniente di
Dio che ci ha amati per primo.
Seconda Parte
L’esercizio dell’amore da parte della Chiesa, comunità d’amore (n. 19)
“Se vedi la carità vedi la Trinità” ( S. Agostino) perché :
a) “E’ lo Spirito Santo che muove ad amare i fratelli come li ha amati lui”
b) “E’ lo Spirito Santo che trasforma il cuore della comunità ecclesiale affinché sia nel mondo testimone
dell’amore del Padre che vuol fare del mondo un unica famiglia”.
c) “ E lo Spirito Santo che sta dietro il servizio di carità che la Chiesa svolge per andare incontro al
sofferente e anche ai bisogni materiali degli uomini”
I° COME SI VEDE LA CARITÀ DELLA CHIESA DENTRO LA STORIA
1. Vengono individuati 4 periodi (n.20-21-22)
La Chiesa degli Atti del Apostoli “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano
ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti secondo il
bisogno di ciascuno”: la comunione materiale dei beni è costituiva della Chiesa.
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a) Questo primo momento passa, ma il nucleo centrale resta: “all’interno della comunità dei credenti
non deve esservi una forma di povertà tale che manchino i beni necessari per la vita dignitosa”
b) La visibilità della carità la si ha con l’istituzione del diaconato che però non è solo servizio tecnico di
distribuzione: dovevano essere uomini pieni di Spirito Santo e saggezza (n.21)
c) Con il passare degli anni l’esercizio della carità appartiene all’essenza della Chiesa
come i
sacramenti e la Parola (n.22-23)
2. Viene poi fatta dal Papa una esemplificazione storica nella chiesa antica con Giuliano l’apostata
(n.24) e riassume la storia della carità con tre caratteristiche (n. 25)
a) La carità, la diaconia appartiene all’intima natura della Chiesa come la Parola e i sacramenti
b) La Chiesa è la famiglia di Dio nel mondo e in questa famiglia non deve esserci nessuno che soffre per
mancanza del necessario
c) Ma la carità della Chiesa si rivolge anche al bisognoso incontrato “per caso” attualizzando
l’universalità dell’amore
3. Viene infine presa in considerazione (n.26) la grande obiezione storica contro la carità della
Chiesa a partire dell’ottocento:
i poveri non hanno bisogno di carità, ma di giustizia.
Il Papa risponde oggi:
a) “Nella obiezione c’è del vero, ma anche non poco di errato”
b) “E’ doveroso ammettere che la Chiesa ha percepito solo lentamente che il problema della giusta
struttura della società si poneva in modo nuovo”, ma poi arriva la dottrina sociale col magistero pontificio.
Le encicliche sociali a partire da Leone XIII fino al Compendio della dottrina sociale della Chiesa (n27)
c) Oggi il Pontefice da nuove indicazioni circa il rapporto giustizia - carità e delinea la nuova dottrina
sociale della Chiesa (n.28)
II°. LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
1.
Il valore della dottrina sociale oggi
a) La dottrina sociale “vuole contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto per far sì
che ciò che è giusto ( il punto centrale è attuare la giustizia) possa, qui ed ora, essere riconosciuto e
anche realizzato”. (n.28)
b) “ La dottrina sociale ( causa la globalizzazione) è diventata una indicazione fondamentale che propone
orientamenti validi ben al di là dei confini di essa“ .(n.27)
c ) “ Questi orientamenti devono essere affrontati nel dialogo con tutti coloro che si preoccupano
seriamente dell’uomo e del suo mondo“. (n.27. Il testo base: “nella situazione difficile nella quale oggi ci
troviamo anche a causa della globalizzazione dell’economia, la dottrina sociale della Chiesa è diventata
una indicazione fondamentale, che propone orientamenti validi al di la ben al di là dei confini di essa.
Quindi: dovrebbe essere sentita anche da quelli che non sono cristiani. Questi orientamenti devono essere
affrontati tutti nel dialogo. Il Papa dice anche che i principi non sono negoziabili, ma è un modo
espressivo di dire, che è vero che sono valori assoluti per noi, ma se voglio tradurli nella realtà devo usare
il principio del dialogo. La dottrina sociale della Chiesa vuole dialogare con tutte le persone che hanno a
cuore l’uomo e il mondo, non si pone contro.
2.
La ridefinizione dei compiti della politica
a) “ Il compito centrale della politica è il giusto ordine della società e dello stato ( Uno Stato che non
fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri, come disse una volta
Agostino:”Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi latrocinia?”)….la giustizia è lo scopo e quindi
anche la misura intrinseca di ogni politica” (28)
13
b) “Ma la politica è più che una semplice tecnica per la definizione dei pubblici ordinamenti: la sua
origine e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia e questa è di natura etica”.( ecco perché non è solo
una semplice tecnica) (n.28)
c) “Come realizzare la giustizia qui e ora?... Per poter operare rettamente, la ragione deve sempre di
nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere dell’interesse e del
potere, è un pericolo mai totalmente eliminabile”. (n.28) ( questo forse è il punto più alto di questo
passaggio, la ragione deve essere sempre purificata per questo accecamento etico che è dentro le cose)
d) “In questo punto (cioè come superare l’accecamento etico) politica e fede si toccano” (n. 28)
Il Papa mi sembra dia una ridefinizione dei compiti della politica: il compito centrale della politica è il
giusto ordine della società e dello stato, però la politica è più che una semplice tecnica per la definizione
dei pubblici ordinamenti. Perché dice queste battute: perché molte persone dicono così.
La sua origine (della politica) e il suo scopo si trovano appunto nella giustizia e questa è di natura etica, la
giustizia è il bene e il male, esige l’etica e quindi ha incorporato l’etica alla giustizia, non è tecnica. Il
punto più alto è come realizzare la giustizia qui e ora, perché altrimenti faccio solo dei discorsi. Il Papa
non si accontenta della dottrina sociale, delle encicliche sociali che annunciano soltanto i principi; la
ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere
dell’interesse e del potere, è un pericolo mai totalmente eliminabile. In questo punto, per superare
l’accecamento etico, politica e fede si toccano .
3.
Quali sono propriamente i compiti della fede
a) “Senz’altro la fede ha la sua specifica natura di incontro col Dio vivente che ci apre a orizzonti
(trascendenti) molto al di là dell’ambito proprio della ragione”. (n.28)
b) “Ma la fede è una forza purificatrice per la ragione stessa. Partendo dalla prospettiva di Dio, la libera
dai suoi accecamenti e perciò l’aiuta ad essere meglio se stessa”. (n. 28)
c) “La fede permette alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che
le è proprio”. ( 28)
d) “E’ qui che si colloca la dottrina sociale cattolica”. ( n.28) Cioè come aiutare la ragione a vedere
bene la giustizia, come superare l’accecamento etico. E’ il Papa che dice queste cose, a che cosa serve la
fede oggi, che cosa non hanno quelli che non hanno il dono della fede: hanno la ragione accecata e non lo
sanno, ecco perché bisogna annunciare il regno di Dio, non solo per diffondere il gregge, ma per aiutare la
gente a ragionare bene, a fare la pace vera, ma la fede è una forza purificatrice della ragione stessa, parte
dalla prospettiva di Dio, la libera dai suoi accecamenti, l’aiuta ad essere meglio se stessa.
4. Quali sono le condizioni per una giusta collocazione della
dottrina sociale della Chiesa
a) “Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che
è di Dio ( Mt 22.21) cioè la distinzione tra stato e Chiesa” (n.28)
b) “La dottrina sociale non vuole conferire alla Chiesa un potere sullo stato, ne lo stato può imporre la
religione….Le due sfere sono distinte ma sempre in relazione reciproca” (n.28)
c) “Neppure vuole imporre a coloro che non condividono la fede prospettive e modi di comportamento
che appartengono a questa” (n.28)
b) “Vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione e recare il proprio aiuto per far sì
che ciò che è giusto possa qui e ora essere riconosciuto e poi anche realizzato” (n.28).
Da notare le tre sottolineature: ciò che è giusto deve essere <<riconosciuto>> << realizzato>> << qui e
ora>>”.
Notate : il qui e ora si riferisce sia all’essere “riconosciuto” perché i tempi evolvono, cambiano, e
all’essere “realizzato”, qui e ora; “qui” indica il luogo, “ora” indica il tempo. Sono cose nuove, ve l’ho
fatta scrivere una seconda volta, all’inizio l’abbiamo messo come definizione della dottrina sociale della
Chiesa, però quando il papa sviluppa il contesto lo mette tra le condizioni per una giusta collocazione della
dottrina sociale della Chiesa. La dottrina sociale della Chiesa non vuole imporre a coloro che non
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condividono la fede, prospettive e modi di comportamento. “Prospettive” si riferisce ai progetti alle idee,
al come organizzare la società: è chiaro che uno che ha la fede ha uno sfondo solidaristico, un altro uno ha
sfondo economicistico. Il modo di comportamento si riferisce al costume pratico del vivere. Dunque la
dottrina sociale della Chiesa vuole semplicemente contribuire alla purificazione della ragione, e recare il
proprio aiuto per far sì che ciò che è giusto possa qui e ora
( concretezza) essere riconosciuto e poi essere anche realizzato.
5. Le nuove indicazioni sul come attualizzare la dottrina sociale della Chiesa oggi
a) “La dottrina sociale della Chiesa argomenta a partire dalla ragione e dal diritto naturale (cioè segue
sempre il metodo induttivo)” (n.28)
“La dottrina sociale contribuisce mediante la formazione della coscienza nella politica affinché cresca la
percezione delle varie esigenze della giustizia e la disponibilità ad agire in base ad esse” (n.28)( perché
senza il percepire non si riconosce). Ha introdotto questa parola nuova, molto attuale e molto usata, la
percezione è l’inizio e implica il lavoro di sensibilizzazione. Il Papa dice: contribuisce mediante la
formazione della coscienza nella politica affinché cresca la percezione delle varie esigenze della giustizia,
ma anche la disponibilità ad agire in base ad esse.
c) “ La dottrina sociale attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica ha il
dovere di offrire il suo specifico contributo affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili”
(n.28) (“comprensibili” è una parola nuova che va molto al di là della percezione se implica una pluralità
di motivazioni che siano comprensibili qui e ora.)
d) La dottrina sociale ha il dovere di offrire il suo specifico contributo a realizzare qui e ora le esigenze
della giustizia “politicamente realizzabili” ( perché ad esempio se non c’è la maggioranza o non c’è la
copertura finanziaria è inutile battersi per i sani principi perché non sono politicamente realizzabili qui e
ora.) (n.28)
6. Le quattro “scelte” su questioni storicamente discusse e legate alla teologia della liberazione
a) “La costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale…. trattandosi di un compito politico, non
può essere incarico immediato della Chiesa” (n.28) ( la Chiesa non entra in politica)
b)“La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più
giusta possibile (”28)
c) “La Chiesa non può e non deve mettersi al posto dello stato. La società giusta non può essere opera
della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica” ( n.28)
d) “Ma la Chiesa non può e non deve restare ai margini nella lotta per
la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze
morali e spirituali”. (n.28)
7.
ll compito “immediato” dei laici cristiani è di operare per un giusto ordine nella società (n. 28)
a) “Come cittadini dello stato i fedeli laici sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita
pubblica e non possono abdicare….. a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”.(
sono parole molto studiate) “organicamente” non vuol dire dare un colpo e poi piantar lì, no, io mi
inserisco, faccio questo lavoro e lo faccio con continuità organicamente insieme agli altri e
“istituzionalmente”. Io non ho paura a mettermi dentro le istituzioni che servono, come: andare in comune,
lavorare, fare le istituzioni. Andar dentro alle istituzioni non tocca alla Chiesa in quanto tale, al cattolico
in quanto tale, ma al cittadino dello stato, in quanto tale, deve andare dentro alle istituzioni per promuovere
il bene comune. Questa è la sintesi del numero 28 che non dice proprio niente di nuovo se non ribadire che
“come cittadini dello stato” non parla da cattolici, “i fedeli laici” quindi i credenti“ sono chiamati a
partecipare in prima persona alla vita pubblica, e non possono abdicare, però lì c’è tutto un elenco
concreto dove non scappar via. Non è che tutti san fare tutto, però se sei un professore non devi abdicare a
inserirti nelle strutture scolastiche ma devi fare il tuo dovere lì, se sei una persona che sa di economia, di
amministrazione, di professionalità devi inserirti per la promozione del bene comune.
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Ho spiegato molto bene i due avverbi organicamente e istituzionalmente: organicamente vuol dire che mi
devo mettere insieme ad altri e istituzionalmente vuol dire che il cattolico, il cristiano non è che ce l’ha con
l’istituzione però le istituzioni sono come le vuole la maggioranza e sono istituzioni oggettive, io non
posso fare lo “stato cristiano” e la democrazia è democrazia e quindi la devo accettare.
b) “Missione dei fedeli laici è configurare rettamente la vita sociale, (starci dentro e viverla con rettitudine)
rispettandone la legittima autonomia” (non centra essere cristiani, per esempio rispettare il metodo
democratico; si dice: ma “noi abbiamo dei principi”, no, tu devi rispettare la vita democratica, per
esempio se la maggioranza vota per l’aborto, tu devi rispettare la maggioranza. No, “ma si dovevano
dimettere” questo è tutto un altro discorso; Queste sono idee da rivisitare e da sentire con libertà interiore
perché sono le cose che vanno bene per l’oggi.
c) “Cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze”(Cooperando, non facendo il
partito cattolico in esclusiva, non prendendo un quartiere cattolico in esclusiva. Non dice configurare
secondo il modello cristiano, non sta’ facendo del clericalismo, è un parlare laico, queste sono modalità
laiche, aperte, essere cristiani e dire queste cose secondo me è una cosa dignitosa
e) “Sotto la propria responsabilità” (ti devi assumere le tue
responsabilità nel collaborare, nel promuovere il bene comune, secondo la tua libertà, la tua coscienza, le
tue scelte. Ci sono un sacco di persone che vorrebbero sempre avere l’ombrello della Chiesa, il prete deve
dirmi cosa devo fare, ma la Chiesa non deve dire niente.)
8. L’amore “caritas” sarà sempre necessario anche nella società più giusta perché ci sarà sempre
sofferenza, solitudine, bisogni materiali…..
a) “Lo stato riconosca e sostenga nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle
diverse forze sociali, che uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto” (n.28) (due
sostantivi stupendi, ecco il privilegio di partire dal basso, ecco perché bisogna applicare il principio di
sussidiarietà. Vuol dire: che lo Stato deve intervenire in aiuto della famiglia, se non ci arriva la famiglia, ma
prima deve far spazio alla famiglia, perché è una forza che viene dal basso, dove mette insieme la
spontaneità e la vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto, invece lo statalismo scavalca il principio di
sussidiarietà. Dove uno arriva a far da sé lascialo stare, lascia glielo fare perché c’è un gusto in questa
spontaneità, ma c’è anche una vicinanza al bisogno, nessuno farà meglio di lui che è lì vicino. Il principio
di sussidiarietà, oggi è diventato un legge economica, applicata anche dall’Europa, ma è un tipico principio
cristiano, è nella dottrina sociale della Chiesa.
b) “La Chiesa è una di queste forze vive che agisce come soggetto direttamente responsabile facendo
quello che corrisponde alla sua natura”. (n. 29) (Vuol dire che la Chiesa non ha lo sfizio di fare delle cose
perché piacciono, ma fa quello secondo la sua natura. La Chiesa è una di queste “forze vive” che agisce
come soggetto direttamente responsabile delle cose che fa, quindi di per sé lo Stato non dovrebbe metterci
il naso).
c) “La Chiesa non può essere mai dispensata dall’esercizio della carità come attività organizzata dei
credenti(n.29). “Le organizzazioni caritative della Chiesa costituiscono un suo opus proprium, (opera
propria) un compito a lei congeniale, nel quale essa non collabora collateralmente” ma agisce direttamente.
(La carità è un’opera propria, è soggetto direttamente responsabile, non collabora collateralmente. Il
Pontefice ha messo delle parole molto chiare per dire: la carità tu Stato non ci devi mettere mano, perché la
Chiesa fa quello che è secondo sua natura, quello che le è congeniale, fa un’opus proprium, però la Chiesa
nell’organizzare questa cosa deve obbedire alle leggi dello stato. Perché ha messo queste cose? Perché sono
tanti cristiani che oggi dicono: perché la Chiesa si prende cura di queste robe? Ormai c’è lo stato che fa
queste cose; ma il Papa risponde: va bene che c’è lo stato che lo fa, ma secondo la sua natura la Chiesa
non può mai essere dispensata dal titolo della carità come attività organizzata dai credenti. La carità
spontanea viene dopo; la spontaneità è tipica del cristiano che quando ha tempo e voglia fa un atto di carità.
La Chiesa deve avere la carità organizzata e la carità organizzata è anche un asilo, un ricovero, ecc. Se la
Chiesa ritiene che in un luogo come le missioni, la prima cosa da fare è organizzare una scuola, deve farlo;
se poi arriverà lo stato, la carità organizzata si rivolgerà ad altro.
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d) “La carità deve animare l’intera esistenza dei fedeli laici e quindi anche la loro attività politica vissuta
come “carità sociale”. Non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo
cristiano perché l’uomo, al di la della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell’amore” (n. 29)
III° - LE ATTIVITÀ ECCLESIALI AL SERVIZIO DELL’UOMO (N.30)
1. Viene dato uno sguardo alla situazione generale dell’impegno per la giustizia e per l’amore nel
mondo.
a) Il fatto di conoscere ora le necessità degli uomini, il fatto “stare insieme” che suscita incomprensioni e
tensioni.( usa proprio “stare insieme” che suscita incomprensioni, lo vediamo questo in tutti questi sbarchi
perché stando insieme nel mondo, avendo notizie, vedendo la televisione, uno dice io vado di là; ma tutto
questo suscita tensioni e incomprensioni.)
b) Il fatto di avere oggi tanti strumenti per intervenire.
c)
Il fatto che siano nate tante forme di solidarietà e tante forme di volontariato.
2. Tutto questo suscita riconoscenza e desiderio di collaborare
anche dalla parte della Chiesa, però “l’attività caritativa della Chiesa mantenga una sua identità e non si
dissolva nella comune organizzazione assistenziale, diventandone una semplice variante”. Collaboriamo
pure, però io ho voluto recuperare la novità in tutto questo discorso, facendovi notare che il Pontefice non
accetta l’opinione anche di certi cattolici che vorrebbero sempre e solo unirsi con l’ONU e gli organismi
internazionali laici
3. Quali sono gli elementi costitutivi dell’attività cristiana ecclesiale (n. 31)
a) ”La carità cristiana è la risposta a ciò che in una determinata
situazione costituisce la necessità immediata: gli affamati devono essere saziati, i nudi vestiti, ecc.” con
mezzi disponibili, persone competenti, ma che siano anche persone di cuore che hanno incontrato Dio.
(guardate che concretezza c’è dietro, vuol dire che la carità cristiana si sporca le mani, c’è un terremoto si
aiuta concretamente, è una delle prime cose grosse, importanti, che dice il Papa, la carità cristiana è la
risposta a ciò che in una determinata situazione costituisce la necessità immediata, perchè tu capisca bene
che i nudi devono essere vestiti, ecc.). Con mezzi disponibili, persone competenti, ma che siano anche
persone di cuore che hanno incontrato Dio. Sentite che c’è del nuovo, sui mezzi disponibili non si discute,
sulle persone competenti l’avevamo già sentito, ma che siano anche persone di cuore, soprattutto è nuovo
l’ultimo punto: << che hanno incontrato Dio >>, questo è una precisazione, per cui i volontari della caritas
dovrebbero aver incontrato Dio.
b) “L’attività caritativa cristiana deve essere indipendente dai partiti e
ideologie. Il bene si fa adesso in prima persona, con passione cioè
<< con un cuore che vede>>”.
c) L’amore è gratuito e non viene esercitato per raggiungere altri scopi, né per proselitismo”. Ma questo
non significa lasciare Cristo da parte. (Qui c’è uno dei passaggi più nuovi e più difficili, concretamente
difficili da mettere in pratica però io ho cercato di sintetizzare perché mi piace tantissimo questo
passaggio).
Chi esercita la carità in nome della Chiesa sa:
1. “sa di non cercare d’imporre agli altri la fede della Chiesa”;
2. “sa quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore”;
3. “sa che Dio è amore e si rende presente proprio nei momenti in cui niente viene fatto fuorché amare”;
(mai era stata detta una cosa così chiara)
3. “sa che il vilipendio dell’amore è il vilipendio di Dio e dell’uomo,
quindi la miglior difesa è l’amare “
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IV° - I RESPONSABILI E I COLLABORATORI
CHIESA
DELL’ATTIVITÀ CARITATIVA DELLA
I responsabili dell’azione caritativa della Chiesa sono i Vescovi:
la carità è atto della Chiesa come tale ( N.32)
1. I collaboratori che svolgono su piano pratico il lavoro della carità della Chiesa:(n. 33-34-35)
a) “Non devono ispirarsi alle ideologie del miglioramento del mondo, ma farsi guidare dalla fede che
nell’amore diventa operante. Il collaboratore di ogni organizzazione caritativa cattolica vuole lavorare con
la Chiesa e quindi col Vescovo affinché l’amore di Dio si diffonda nel mondo” (n.33)
c) “La carità è sempre più che semplice attività: l’azione pratica resta
insufficiente se in essa non si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre con l’incontro
con Cristo”.( non basta la filantropia che segue l’istinto) “L’intima partecipazione personale al bisogno
diventa un partecipargli me stesso perché il dono non umilii l’altro, devo essere presente nel dono come
persona”. (n.34) ( D’accordo l’amore di Dio, ma io devo partecipargli anche il mio amore umano, bisogna
che la gente che ho attorno lo percepisca.)
c) L’operatore è persona umile: non assume una posizione di
superiorità di fronte all’altro: il fatto di poter aiutare è grazia, è dono di Dio. (n.35)
d) Se l’eccesso del bisogno lo scoraggia, gli sarà di aiuto il sapere che:
1. Lui è solo uno strumento nelle mani del Signore
2. Questo lo libera dalla presunzione del fare da solo per migliorare il mondo
3. In umiltà farà il possibile e affiderà il resto al Signore
4. Perché è Dio che governa il mondo non noi. ”noi gli prestiamo
il nostro servizio solo per quello che possiamo e finche Egli ce ne da forza” (n.35) Quanta esistenzialità e
quanta concretezza!
2.
L’importanza della preghiera (n. 36-37)
a) “Per non abbandonarsi alla rassegnazione e all’inerzia occorre rifarsi alla preghiera come mezzo per
attingere forza da Cristo come Madre Teresa di Calcutta che è un esempio molto evidente”(n.36)
b) “E’ venuto il momento di riaffermare l’importanza della preghiera di fronte all’attivismo e
all’incombente secolarismo di molti cristiani impegnati nel lavoro caritativo”
c)
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2
3
4
Il cristiano che prega:
Non pretende di cambiare i piani di Dio
Chiede al Padre di essere presente col conforto dello Spirito
Si abbandona alla volontà di Dio senza scadere nel fanatismo
Evita di giudicare Dio accusandolo di permettere il male (n. 37)
3. Di fronte al dolore che fare? (n.38)
a) “Spesso non ci è dato di conoscere il motivo per cui Dio trattiene
il suo braccio invece di intervenire; ma Dio non ci impedisce di gridare con Gesù in croce: <<Dio mio
perché mi hai abbandonato?>>
b) ”S. Agostino dice “se comprendi, non è Dio”. La sofferenza non
la si capisce, ci vuole la risposta di fede
c) “Per il credente non è possibile pensare che Dio sia impotente, stia
dormendo: piuttosto il nostro gridare è un modo di pregare e di continuare a credere nella bontà di Dio e
nel suo amore per gli uomini”. Non è possibile pensare che Dio sia impotente, usa questa espressione
perché culturalmente c’è della gente che ha questa mentalità: Dio non c’è, ma se c’è è impotente, allora
non è Dio se è impotente. Quello che il Papa ha detto nel campo di concentramento nella visita in
Germania è il tradurre in pratica quello che ha scritto qui perché anche Lui ha gridato :dov’eri Signore!.
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Non è un genere letterario, è un altro modo di pregare, come Gesù in croce. Ci sono tanti salmi
imprecatori.
d) “Vivere nella certezza che Dio è Padre e ci ama anche se immersi come tutti nella complessità della
storia; anche se il suo silenzio rimane incomprensibile per noi”.
4.
Le ragioni della speranza (n.39)
a) “Il credente con pazienza e umiltà accetta il mistero di Dio e si fida di Lui anche nell’oscurità”
b) “ Dio ha dato il suo Figlio e questo ci assicura che davvero Dio è amore e tiene il mondo nelle sue
mani: nonostante ogni oscurità Egli vince”
c) “L’amore è possibile e noi siamo in grado di praticarlo perché creati a immagine di Dio e amati per
primo da Lui”
d)
“Vivere l’amore e in questo modo fare entrare la luce di Dio nel mondo”
Come accendere un nuovo dinamismo nel mondo: sperando che ci sia gente che vive l’amore
Dentro questa Enciclica ci sono tante cose, che però vanno percepite, ciascuno porta la propria maturità nel
percepirle, anche noi in questo itinerario che abbiamo fatto abbiamo rivelata la diversa percezione, questo
non dispensa ciascuna di voi di leggere il testo e di farne oggetto di meditazione personale.
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