Pranzo di `ndrangheta», nuova tendenza aristo-chic

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Pranzo di `ndrangheta», nuova tendenza aristo-chic
Primo Piano
Corriere del Mezzogiorno Domenica 10 Aprile 2011
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NA
Il caso «Collagene party» e «’O scarrafone food & drink», per non annoiarsi
«Pranzo di ’ndrangheta»,
nuova tendenza aristo-chic
Le feste secondo Piccinelli, «guru» del nightlife
Fra le nuove tendenze della
notte, oltre al «Collagene party» e allo «Psyco dinner», furoreggiano due format un po’
particolari. Si tratta del «Pranzo di ’ndrangheta» e della serata chiamata «’O scarrafone food & drink». Feste organizzate
«Contro la monotonia di serate tutte uguali, contro l’esaltazione del nulla, contro il trito
e ritrito, contro il predominio
dell’apparire sull’essere, contro le finte novità, contro la solita pappa…». A dare la definizione del nuovo modo di «passare il tempo» è Roberto Piccinelli, esperto di tutto ciò che è
notte, materia che insegna anche all’università e che da da
anni fa da scheletro alla sua famosa «Guida al Piacere e al Divertimento», una sorta di
«Bibbia» del settore, dove
compaiono tutte le tendenze
(e i locali) in & out d’Italia. Piccinelli le tendenze le anticipa
e le capta e poi le cavalca, organizzando soirée a tema.
Fra quelle più «estreme»
quella dello «scarrafone». La
serata consiste nel preparare
cocktail e piatti in cui compaiono insetti di ogni tipo. «Sul-
la scia di quanto accade in
Oriente, Africa e Caraibi —
racconta Piccinelli — arrivano
anche da noi ricette con bruchi, camole messicane, serpenti cinesi e scorpioni. Alle nostre latitudini fanno sensazione: la gente li guarda e talvolta non consuma. Non basta
nemmeno dire che insetti e
animali sono dotati di eccipienti afrodisiaci potentissimi. Fra le proposte? Uova di
formica, grilli, cavallette, bachi da seta, scarafaggi d’acqua
e piattini di vermi al forno o
alla salsa piccante».
Ma il vero must è il «Pranzo
di ’ndrangheta. «È la perfetta
sintesi del modo di mangiare
odierno, fin troppo legato al
culto dell’immagine», dice
A tavola
Tradizione e ostentazione:
«Il modaiolo, come il boss,
vuole dimostrare potere e
soldi, ma è legato alla sua
terra. Così, ’nduja e ostriche
finiscono assieme in tavola»
La curiosità Esperimento a Suzhou
La pizza (napoletana)
che ristora
i maratoneti (cinesi)
NAPOLI — Diciamo che passerà alla storia non per i suoi
meriti sportivi, ma come la prima maratona con la pizza come
alimento unico. Certo è che la mezza maratona di Suzhou, la
città dei laghi, canali e della seta ad un’ora di auto da Shanghai, in Cina, ha sicuramente segnato un inizio, facendo diventare la pizza elemento energetico da usare durante le gare sportive. Un volano per l’immagine di margherita, marinara e calzone nell’estremo oriente, grazie all’idea di un ristorante napoletano. È stato il gruppo partenopeo «Mammamia», infatti, a
curare i punti ristoro per i corridori che hanno partecipato alla
mezza maratona di ventuno chilometri intorno al lago Jinji,
«soste» tutte rifornite con bevande e rotolini di pizza al posto
delle solite bevande e cibi energetici che si trovano nelle altre
corse. Una scelta molto apprezzata dai corridori, oltre diecimila tra cinesi e stranieri
provenienti da venti paesi esteri.
«Abbiamo proposto
la cosa al comitato organizzatore — ha spiegato all’agenzia di stampa Ansa Stefano Micillo, proprietario del
Mammamia — e l’hanno subito accolta bene.
Anche il comitato medico della gara ha accettato, visto che la pizza fornisce una buona dose
di elementi utili a chi sta facendo uno sforzo fisico. Chissà che
non diventi una consuetudine anche per altre gare in giro per
il mondo».
E che la pizza alla fine possa ristorare gli atleti (ben) più di
una semplice barretta energetica, è idea che deve aver convinto anche qualcuno dei partecipanti alla maratona, almeno a
sentire i corridori. «È la prima volta che mi capita una cosa del
genere — ha detto Liu Haijin, uno dei concorrenti — e non mi
dispiace. All’inizio ero perplesso, temevo che la pizza fosse pesante, invece non è stato così». Micillo, imprenditore napoletano nel ramo degli accessori per pelletterie, da meno di un
anno insieme a sua moglie Daniela ha aperto il ristorante che
in breve tempo è divenuto un punto di riferimento culinario a
Suzhou oltre che la locale sezione del Club Napoli Cina «Azzurro Impero». Nel locale, infatti, una parete intera ospita una statuetta di Maradona e il logo del Napoli. Per la costruzione del
forno a legna, l’esperto Enzo Carbone, consulente dei Micillo,
ha fatto venire direttamente da Napoli degli artigiani che hanno portato i loro attrezzi.
l’esperto del piacere e del divertimento. «Come il boss,
che vuole dimostrare potere e
soldi, anche il modaiolo punta a farsi bello agli occhi dei
suoi pari. Ma tutte e due le figure risultano curiosamente
molto legate alle proprie radici. Risultato? ’Nduja e ostriche si ritrovano in tavola assieme, accompagnate da
uno slogan che parla chiaro, Tradizione e Ostentazione». In cucina, Cesare
Marretti, chef a «La prova
del cuoco» su Rai1. La colonna sonora, imvece, è della sensuale violinista svedese Charlotte Krona. La cena
prevede piatti della tradizione
calabrese, come la ’nduja, il caprino e sfizi vari sott’olio, misti alle ostriche dell’«ostentazione». Poi, ancora, zuppa di
pecora, «agnello aru furnu»
con patate «’mpacchiuse» e tataki di tonno e, per chiudere,
«zullini» e uno chicchissimo
sorbetto alla Vodka. Il tutto innaffiato da vino, ovviamente,
francese. Inutile dire che i format, «acchiappati» e fatti propri da Piccinelli, sperimentati
in terra di Milano (la città che
Chi è
Laureato in Giurisprudenza,
giornalista, scrittore e anticipatore
di mode e fenomenologie sociali,
Roberto Piccinelli ha
recentemente tenuto tre relazioni
sul rapporto fra turismo e
divertimento al Louvre di
Parigi. Opinionista radio
televisivo, nel corso
degli anni si è distinto come
docentedi Sociologia dei consumi
al Politecnico e alla Cattolica
di Milano, ma anche al Polimoda
di Firenze, all’Università di
Perugia, al Cet-Centro Europeo
Toscolano, voluto da Mogol
e Actl, nell’ambito di un progetto
formativo del Fondo Sociale
Europeo (Ministero del Lavoro
e Regione Lombardia).
E’ autore dell’annuale «Guida
al Piacere e al Divertimento»,
in libreria dal 1997 e
universalmente considerata
una vera «Bibbia del loisir».
Scrive per molte testate
internazionali ed è definito
«sociologo del piacere».
Sopra, la sensuale violinista
elettronica Charlotte Crona,
colonna sonora del «Pranzo di
’ndrangheta». A fianco, Roberto
Piccinelli con Serena Autieri
dà il la a tutte le mode), hanno già avuto molto successo.
Fra quelli più graditi c’è il
«Collagene party», «la prima
festa che, oltre a divertire, sfamare e dissetare, toglie le rughe e gli anni», dice l’esperto.
Alla prima hanno partecipato
molti esponenti dello spettacolo o del jet-set modaiolo, da
Serena Autieri a Tiziana Rocca. Qui Roberto Piccinelli ha
proposto piatti e bevande anti-aging. «Ho occidentalizzato
un trend che arriva dal Giappone, dove frotte di ragazze affollano i ristoranti che propongono improbabili zuppe con
pinne di pescecane, vertebre
di maiale, alghe e cartilagine
di pollo, stufati nel brodo. Da
noi, la pelle liscia e vellutata è
garantita dalla vasca della giovinezza, piena di un’inebriante bevanda a base di collagene
di pescecane. Cui fanno seguito bresaola, cannelloni, coto-
lette e tiramisù al collagene!
Del resto, il collagene liofilizzato, utilizzato nelle esclusive
ricette, ha la stessa efficacia di
quello presente nelle rinomate creme specifiche, parola dei
farmacisti».
Infine, lo «Psycho dinner»,
nuovo format «a sfondo conoscitivo, coinvolgente, divertente e gastro-allettante». La
cena offre conoscenze sicure,
grazie alla presenza attiva di
una psicologa. Chiamata a selezionare quattro uomini e
quattro donne dal palato compatibile da mettere intorno ad
un tavolo-sociale. «Ordina la
tua cena, ti dirò chi sei e chi
sono i tuoi nuovi amici!» è lo
slogan di una serata che punta «a svelare il vero io di ciascun commensale, creare nuove amicizie e suggerire compatibilità caratteriali, attraverso la risultanza di scelte gastronomiche, coinvolgimenti
sensoriali e domande esperienziali».
Vanni Fondi
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Il tempo e le idee
Fisco federale, Regioni
ed evasione fiscale
di GIUSEPPE GALASSO
SEGUE DALLA PRIMA
Sono cifre che danno qualche sorpresa (ci si aspetterebbe, ad
esempio, che il contributo di Veneto e Piemonte fosse maggiore).
Per le Regioni che ricevono spicca la Calabria, che avrebbe 24,4 euro
per abitante, seguita dalla Campania con 22,2 euro; dalla Puglia con
19,4 euro; dalla Basilicata con 19,0 euro; dal Molise con 15,0 euro;
dagli Abruzzi con 11,8 euro; dalle Marche con 2,4 euro; e dall’Umbria con 2,3 euro.
Questa seconda serie di dati è ancora più interessante. Già vi si
rileva come si riceva per abitante alquanto di più di quanto si dia; e
questo vuol dire che il divario fra l’uno (il donante) e l’altro (il ricevente) è davvero serio. Si vede, inoltre, quanta ragione abbiamo nell’insistere a considerare gi Abruzzi parte integrante del Sud, contro
la diffusa convinzione che ormai questa importante Regione sia fuori della sua storica condizione meridionale, mentre le stesse Marche
e l’Umbria, considerate a ragione nella ben migliore condizione dell’Italia Centrale, hanno tuttavia bisogno anch’esse di una certa perequazione. Infine, all’interno del Sud le cose stanno come ci si poteva
aspettare, ma il dato relativo alla Campania conferma la gravità dei
problemi di questa Regione anche entro il quadro meridionale.
La perequazione così impostata allevierà, certo, per le Regioni del
Sud il peso del passaggio al nuovo ordinamento, che resterà, però,
per quanto si può dire ora, un peso cospicuo. Già, al «cuore» dei
bilanci regionali si dovrà provvedere non spostando risorse da alcune Regioni ad altre, ma con la leva fiscale nella sua nuova conformazione di maggiore quota delle Regioni sulle imposte statali e dell’aggiunta di una ulteriore, diretta imposizione regionale. Che è appunto il terreno sul quale l’asino meridionale rischia fortemente di cascare.
Sul poter grattare ancora il fondo della capacità contributiva del
Sud non vi è, infatti, da illudersi. D’altra parte, si sono avuti in questi stessi giorni i dati sull’evasione fiscale, che rimane pesante in
tutta Italia, ma al Sud tocca punte doppie, in percentuale, rispetto al
Centro e al Nord (e sia detto per inciso, questi dati hanno certo aggravato il pregiudizio non solo dei «lumbard» sul Sud, con un chiaro danno non solo di immagine nel momento politico in cui si discute delle questioni di cui parliamo qui; e ciò anche se qualche Regione del Nord, perfino il Trentino!, ha fatto come il Sud o peggio).
Tutto questo per ripetere ancora una volta che il problema vero
per il Sud non è il federalismo in sé e per sé, bensì il tipo di federalismo da impiantare, da un lato, e la preparazione civica dei meridionali a vivere un’esperienza politica e civile così impegnativa come
quella federalistica, dall’altro lato. Aggiungiamo solo, un’ennesima
volta, che la «protesta» meridionale, spesso così incongrua anche in
retrospettiva storica, può trovare credito solo sullo sfondo di una
vita civile diversa. Il che, almeno per l’evasione fiscale, non dovrebbe essere troppo difficile.
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