Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale

Transcript

Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
Torino . Auditorium Rai . Concerti 2013 •2014
6°
ica
La grande mussegno
va sempre a
0
ore 20.3
VEMBRE 2013
GIOVEDÌ 14 NO EMBRE 2013 ore 20.30
OV
VENERDÌ 15 N
Nikolaj Znaider direttore
Saleem Abboud Ashkar pianoforte
Wagner
Beethoven
Elgar
6
°
GIOVEDÌ 14 NO
V
VENERDÌ 15 N EMBRE 2013 ore 20.30
OVEMBRE 2013
ore 20.30
Nikolaj Znaider direttore
Saleem Abboud Ashkar pianoforte
Richard Wagner (1813-1883)
Die Meistersinger von Nürnberg. Preludio all’opera (1861)
Durata: 9’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 2 giugno 2013, Daniele Rustioni (Festa della
Repubblica).
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 (1805/07)
Allegro moderato
Andante con moto
Rondò. Vivace
Durata: 34’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 29 ottobre 2010, Juraj Valčuha, Hüseyin Sermet.
Edward Elgar (1857-1934)
Enigma Variations op. 36 per orchestra (1899)
Enigma. Andante
I. C.A.E. L’istesso tempo
II. H.D.S.-P. Allegro
III. R.B.T. Allegretto
IV W.M.B. Allegro di molto
V. R.P.A. Moderato
VI. Ysobel. Andantino
VII. Troyte. Presto
VIII. W.N. Allegretto
IX. Nimrod. Adagio
X. Dorabella. Intermezzo. Allegretto
XI. G.R.S. Allegro di molto
XII. B.G.N. Andante
XIII. (***) Romanza. Moderato
XIV. E.D.U. Finale. Allegro
Durata: 30’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 17 ottobre 2008, Jeffrey Tate.
Redazione a cura di Irene Sala
Il concerto di giovedì 14 novembre è trasmesso in collegamento diretto
su Radio3 per il programma “Radio3 Suite”e in streaming audio-video su
www.osn.rai.it
Richard Wagner
Die Meistersinger von Nürnberg. Preludio all’opera
profondamente contraddittorie, abbia proposto tale riferimento per accrescere la
solennità del suo primo incontro con i Maestri cantori. In questo pezzo i principali
temi-conduttori (Leitmotive) dell’opera appaiono in una trama che allude alle
costruzioni polifoniche dello stile antico. L’intento di Wagner è quello di risalire
alle origini della cultura tedesca, evocando il linguaggio musicale delle origini;
questa è la motivazione che si nasconde dietro molte delle sue scelte compositive,
dall’organizzazione dell’intera opera secondo lo schema ormai superato dei pezzi
chiusi, all’uso massiccio di polifonia e contrappunto.
Un progetto complesso
La prima idea per la stesura dei Maestri cantori di Norimberga risale al 1845,
quando Wagner, per distrarsi dalla composizione del Lohengrin, trovò rifugio
nelle più “frivole” avventure contenute nella Storia della poesia tedesca di Georg
Gottfried Gervinus. Immediatamente il suo interesse cadde sulle avventure
degli artigiani-poeti della Norimberga del Cinquecento, che guidati da Hans
Sachs (1494-1576), calzolaio e fecondo autore di farse e commedie, rinnovarono
linguaggio e forme della poesia. Il progetto di Wagner era quello di scrivere
un’opera comica, sfuggendo a quella vocazione genetica per il tragico che avrebbe
contraddistinto molta della sua produzione successiva:
Ludwig van Beethoven
Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58
per la prima volta venne alla luce la mia naturale disposizione alla serenità; mi ero
sforzato di scrivere un lavoro buffo, seguendo le buone intenzioni degli amici che
mi consigliavano un’opera di genere leggero, adatta ad aprirmi le porte dei teatri
tedeschi e ad assicurarmi un successo necessario.
Scrivere in maniera disimpegnata, però, non era certo una delle prerogative
del suo stile; Wagner ebbe bisogno di ventidue anni per portare a compimento
il progetto dei Maestri cantori; e il risultato finale difficilmente potrebbe essere
considerato disimpegnato, vista la tematica elevata (il dissidio tra Beckmesser,
custode dell’ordine formale borghese, e Walther, simbolo della libertà
dell’invenzione poetica) e le evidenti allusioni polemiche alla prosaicità della
società contemporanea.
[...]
Il Preludio all’atto I fu composto da Wagner in treno tra Venezia e Vienna nel 1861,
in preda all’emozione travolgente provata di fronte all’Assunzione della Vergine
di Tiziano. È difficile decifrare i rapporti che legano questo brano al dipinto; e
non è da escludere che Wagner, le cui dichiarazioni estetiche spesso appaiono
Un concerto rivoluzionario
La morte dell’imperatore Giuseppe II nel 1790 gettò Vienna in una grave crisi
istituzionale. Le riforme illuministe e antifeudali scomparirono nell’ombra, la
repressione politica divenne un’arte per nobili ingegni, la conservazione dei
privilegi un’esigenza primaria delle classi aristocratiche. Francesco I progettò
un raffinato regime di polizia; ed era inevitabile che a cadere sotto gli occhi del
potere fossero gli intrattenimenti pubblici, eventi necessari, ma pericolosi. I teatri
dovevano essere sottoposti a un controllo infallibile; ogni manifestazione artistica
doveva passare al vaglio della censura. Ma per la musica, paradossalmente,
questa situazione finì per dimostrarsi estremamente favorevole. Andare a sentire
Beethoven era molto meno rischioso che affollare un teatro per vedere una
commedia di Beaumarchais: per il pubblico del tempo la musica non era ancora un
potente veicolo di significati, in grado di trasmettere messaggi di natura sociale
o politica, e l’apertura dell’Ottocento fu accompagnata da un acceso interesse
per un’attività concertistica, che proprio in quegli anni, grazie ad alcune decisive
evoluzioni meccaniche, poteva avvalersi di un pianoforte rinnovato, pronto per
conquistare la sensibilità dei contemporanei.
Beethoven fu il primo ad archiviare definitivamente in cantina clavicembali,
clavicordi e spinette, per studiare a fondo le potenzialità espressive del pianoforte.
Fin da giovanissimo aveva manifestato una grande attenzione per le tecniche
costruttive, che proprio in quegli anni stavano contribuendo ad aumentare la
sonorità e la versatilità dello strumento. «Si può far cantare il pianoforte», scrisse
intorno al 1796, alludendo a una ricerca timbrica che si può toccare con mano in
ogni pagina delle sue prime Sonate per pianoforte. E gran parte del suo successo
iniziale fu dovuto a un virtuosismo pianistico, che rendeva Beethoven uno degli
intrattenimenti privilegiati dalla comunità viennese.
Naturalmente quello del concerto solistico era un genere in grande espansione.
Niente di meglio per coniugare il vecchio interesse nei confronti della spettacolarità
esecutiva con il crescente appeal del linguaggio strumentale. Beethoven
incominciò presto, nel 1794, a cavalcare quell’onda che si stava allungando
sul pubblico delle maggiori capitali europee; e nel 1807 il Quarto concerto per
pianoforte e orchestra indicò a tutti una strada che andava nettamente al di là
del linguaggio Biedermeier, vale a dire quel modo di comporre all’insegna del
virtuosismo brillante e delle buone maniere borghesi che molti avrebbero trovato
perfettamente attuale ancora ai tempi di Chopin.
La prima esecuzione avvenne nel marzo del 1807 in forma privata a Vienna,
nel palazzo del principe Lobkowitz. Ma per la prima presentazione pubblica
si dovette attendere il 22 dicembre del 1808, quando al Teatro An der Wien di
Vienna lo stesso Beethoven eseguì al pianoforte il suo nuovo lavoro, in una serata
memorabile che prevedeva anche l’esecuzione di Quinta e Sesta Sinfonia, della
Fantasia corale op. 80, nonché di alcune parti della Messa in do maggiore op. 86:
totale, circa quattro ore di musica rigorosamente beethoveniana. L’abbuffata fu ai
limiti dell’indigestione, ma a tutto il pubblico fu subito perfettamente chiaro l’alto
grado rivoluzionario del Quarto concerto. A lasciare gli ascoltatori a bocca aperta
non fu tanto il fatto che l’apertura fosse affidata al pianoforte; già il Concerto
“Jeunehomme” di Mozart aveva sperimentato la stessa soluzione formale. Fu
piuttosto la sua apparizione in forma pressoché improvvisativa a far trasecolare un
pubblico abituato a considerare l’esposizione una solida dichiarazione di intenti:
il solista sembra posare le mani quasi per caso su un accordo di sol maggiore; poi
prende a ripeterlo, come se cercasse qualcosa; ma non si tratta di un’introduzione:
sotto le sue dita sta già respirando il tema principale di tutto il primo movimento.
Come avviene in molta parte della produzione matura di Beethoven è il ritmo a
portare per mano il discorso, lavorando su cellule minuscole perfette per tornare
a bussare in tutte le sezioni della forma. Anche il conflitto tra i temi principali
nasconde un Dna comune; ed è proprio il continuo picchiettio ritmico della prima
idea a garantire l’emersione di numerosi episodi visionari in cui Beethoven sembra
dimenticarsi momentaneamente del tempo.
Con l’Andante con moto l’impressione è che la sala da concerto si trasformi
improvvisamente in teatro. Beethoven lavora sul drammatico confronto tra due
personaggi contrastanti (Orfeo che placa le furie, avrebbe detto Liszt): da una
parte i soli archi, alle prese con un’idea brusca e tagliente; dall’altra il pianoforte
con il suo tema serafico e immateriale, che non tarda a contagiare la furia
dell’orchestra. Ma proprio quando le forze sembrano essersi definitivamente
spente, ecco emergere dall’ultima nota dell’Andante un Rondò energico e vivace,
che nasce sottovoce prima di esplodere in tutta la sua robustezza emotiva. Il
tema sembra perfetto per un finale virtuosistico da consegnare allo stupore del
pubblico; ma non è nelle acrobazie del solista che risiede l’interesse di Beethoven:
inflessioni cameristiche, episodi cantabili, oasi di distensione lirica e divagazioni
sognanti si allineano in un percorso del tutto incapace di esuberanze puramente
spettacolari.
Edward Elgar
Enigma Variations op. 36 per orchestra
Un enigma irrisolto
Il titolo delle Enigma Variations dice tutto. O meglio, nasconde tutto. Già, perché è
un vero rebus quello che anima la partitura. La forma è chiara: un tema seguito da
quattordici variazioni. Ma il significato è deliberatamente oscuro. L’idea portante è
un motivo profondamente malinconico affidato agli archi: il suo incedere esitante
e ricco di silenzi è l’emblema di una composizione densa di ombre. Ma alla prima
esecuzione pubblica, avvenuta nel 1899 a Londra sotto la direzione di Hans
Richter, Elgar tenne a precisare: «Attenzione, il vero tema principale non viene
mai suonato esplicitamente». Questo vuol dire che una sorta di motivo cifrato si
nasconde tra le pieghe della composizione. Il problema è che il quiz continua a
essere aperto da più di cento anni. Alcuni hanno pensato a un’antica aria inglese,
che potrebbe fungere da contrappunto immaginario al tema principale; altri
hanno messo a soqquadro la partitura nel vano tentativo di reperirvi le note
portanti del Dies Irae; altri ancora hanno pensato a un oggetto astratto, come
l’amicizia. Sì, perché proprio all’amicizia è legato il secondo ciclo di enigmi della
composizione di Elgar: ogni variazione è il ritratto di un amico dell’autore, spesso
semplicemente siglato da alcune lettere. E così la musica scorre dipingendo la
calda passionalità di Lady Elgar (C.A.E.), il carattere frizzante dell’amico musicista
Hew David Steuart-Powell (H. D. S.-P.), la mimica grottesca dell’attore Richard
Baxter Townsend, l’ingenuità di Isabel Fitton (Ysobel), giovane violista allieva di
Elgar, o il frettoloso entusiasmo al pianoforte dell’architetto Arthur Troyte Griffiths
(Troyte). Non manca il ritratto più intimo, dedicato al migliore amico Augustus
J. Jaeger (Nimrod): una pagina che un secolo prima sarebbe stata perfetta per
esprimere quell’ideale di «quieta grandezza e nobile semplicità» a cui tendeva
ogni forma di neoclassicismo. Il violoncellista Basil G. Nevinson (B.G.N.) fa
capolino in una dolente variazione affidata, naturalmente, ai violoncelli. E c’è
spazio addirittura per il simpatico bulldog dell’organista George Robertson
Sinclair (G.R.S.), scivolato goffamente in acqua durante una passeggiata al fiume.
L’ultimo enigma compare alla tredicesima variazione, il cui titolo resta sepolto
sotto tre inafferrabili asterischi: un’identità nascosta, che nemmeno la citazione
mendelssohniana da Calma di mare e viaggio felice riesce a svelare. In chiusura un
autoritratto del compositore (E.D.U.) fotografa una carta di identità sorridente ed
entusiastica; l’immagine è nitida, ma sullo sfondo si intravedono chiaramente le
ombre di Wagner e Richard Strauss.
Musica e sfingi
Quella degli enigmi in musica è una tradizione antichissima. Tra il Medioevo e il
Rinascimento fu molto diffusa la scrittura dei canoni enigmatici: brani polifonici,
la cui notazione era criptata da motti sibillini. Succede, ad esempio, in testa alla
Missa “L’Homme armé” di Dufay con l’indicazione: «Cancer eat plenus et redeat
medius» (Il granchio vada intero e ritorni mezzo). Ovvero: la risposta al soggetto
proceda per imitazione retrograda, poi riprenda nella direzione opposta a valori
dimezzati. Nell’Ottocento, tra gli altri, Schumann amava inserire messaggi
cifrati nella sue composizioni, lavorando sulle corrispondenze tra l’alfabeto e la
notazione anglosassone: il suo Carnaval ad esempio è interamente costruito su
quattro note, dette “sfingi”, che corrispondono alle lettere di una cittadina tedesca
(ASCH). Ma la stagione più fertile per la maturazione in musica di messaggi in
codice è stata senza dubbio il Novecento. Da decenni si parla di possibili riferimenti
alle proporzioni della sezione aurea nelle opere di Debussy e Bartók. Ferruccio
Busoni concepì l’intera struttura del suo Doktor Faust sulla base di una serie di
geometrie documentate da alcuni testi esoterici. E un compositore come Manfred
Kelkel, nella seconda metà del Novecento, arrivò addirittura a ideare un nuovo
tipo di scrittura musicale, da decifrare lavorando esclusivamente su colori e forme
geometriche.
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Nikolaj Znaider
Il violinista danese Nikolaj Znaider unisce il talento da solista a quello di direttore
d’orchestra e musicista da camera. E' stato invitato da Valery Gergiev a diventare
Primo Direttore Ospite dell’Orchestra del Mariinsky di San Pietroburgo per dirigere
nella stagione attuale una serie di produzioni di Aida, Le nozze di Figaro e Don
Giovanni. Durante la scorsa stagione ha debuttato alla guida dell’Orchestra del
Concertgebouw di Amsterdam e dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia di Roma; viene inoltre regolarmente invitato come Direttore ospite
di orchestre quali l’Orchestra Sinfonica di Londra, la Staatskapelle di Dresda,
l’Orchestra Filarmonica di Monaco, l’Orchestre Philharmonique de Radio France,
l’Orchestra Nazionale Russa e l’Orchestra Sinfonica di Göteborg.
L'attuale stagione prevede nuove collaborazioni, tra cui quelle con l’Orchestra
della Rai e l’Orchestra Sinfonica di Londra. Sarà inoltre impegnato come Artista
in residenza della Konzerthausorchester di Berlino. Negli anni passati ha occupato
la stessa posizione alla Staatskapelle di Dresda e all’Orchestra Sinfonica di Londra.
In qualità di solista, per la stagione 2013/14 viene regolarmente invitato dalle
più prestigiose orchestre del mondo: WDR Sinfonieorchester di Colonia diretta
da Jukka-Pekka Saraste, Orchestre de Paris diretta da David Zinman, Orchestra
del Teatro alla Scala diretta da Fabio Luisi, Bayerischer Rundfunk diretta da
Franz Welser-Möst. La sua incisione più recente per l’etichetta discografica “Rca
Red Seal” è il Concerto per violino di Elgar con la direzione di Sir Colin Davis e
la Staatskapelle di Dresda. Znaider è molto impegnato in progetti mirati alla
formazione dei giovani talenti e per dieci anni è stato fondatore e Direttore
Artistico della Nordic Music Academy, un campo estivo annuale indirizzato a una
crescita musicale consapevole.
Saleem Abboud Ashkar
partecipano al concerto
VIOLINI PRIMI
*Roberto Ranfaldi (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi, Irene Cardo,
Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Fulvia Petruzzelli, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg,
Carlotta Conrado, Claudia Curri, Alessandra Génot, Elisa Papandrea, Laura Vignato.
VIOLINI SECONDI
Ha debuttato alla Carnegie Hall all'età di ventidue anni e da allora ha collaborato
con molte delle più importanti orchestre del mondo, quali la Filarmonica di Vienna,
la Filarmonica Israeliana, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra del Concertgebouw,
l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestra Sinfonica di Londra, l’Orchestra del
Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra del Mariinsky. Si esibisce regolarmente con
direttori del calibro di Zubin Mehta, Daniel Barenboim, Riccardo Muti e Nikolaj Znaider.
Dopo un esordio di grande successo con Christoph Eschenbach e l’Orchestra della
Radio di Amburgo, è stato invitato nuovamente nel giugno 2010 per interpretare il
Concerto di Schumann con l’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf. Ha inoltre collaborato
con l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia e Riccardo Chailly per una lunga tournée
in cui ha eseguito il Primo Concerto per pianoforte di Mendelssohn. Il successo della
tournée gli è valso nuove collaborazioni con Riccardo Chailly e l’invito a registrare per
l’etichetta discografica “Decca” nella stagione 2012/2013. Tra le sue collaborazioni
attuali e future, figurano i debutti con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, con l’Orchestra Filarmonica della Scala, con l’Orchestra Filarmonica Ceca e,
su invito di Pinchas Zukerman, con l’Orchestra del Centro Nazionale delle Arti di
Ottawa. In vari recital e concerti di musica da camera appare regolarmente nelle sale
concertistiche più prestigiose quali il Concertgebouw di Amsterdam, la Wigmore
Hall di Londra, il Mozarteum di Salisburgo, il Musikverein di Vienna, il Conservatorio
Giuseppe Verdi di Milano; partecipa inoltre al Festival di Salisburgo con la Filarmonica
di Vienna, ai Proms con l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, ai Festival di Lucerna,
di Ravinia, di Risør e al Festival Pianistico della Ruhr. Ha inciso di recente la sua prima
registrazione per la “Decca” in cui sono contenuti il Primo e il Quarto Concerto per
pianoforte di Beethoven realizzati insieme a Ivor Bolton e all’Orchestra Nazionale
della Radio di Amburgo.
*Roberto Righetti, Valentina Busso, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Alessandro Mancuso,
Antonello Molteni, Enxhi Nini, Vincenzo Prota, Francesco Sanna, Elisa Schack, Isabella Tarchetti,
Daniela Godio, Paolo Lambardi, Alessia Menin.
VIOLE
*Ula Ulijona, Matilde Scarponi, Geri Brown, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo, Alberto Giolo,
Margherita Sarchini, Tamara Bairo, Luca Guidi, Andrea Mattevi, Enzo Salzano, Eugenio Silvestri.
VIOLONCELLI
*Massimo Macrì, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Pietro Di Somma,
Michelangiolo Mafucci, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Alessandro Copia, Alfredo Mola.
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Gabriele Carpani, Luigi Defonte, Antonello Labanca,
Pamela Massa, Alessandro Paolini, Davide Vittone.
FLAUTI
*Marco Jorino, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli.
OTTAVINI
Fiorella Andriani, Luigi Arciuli.
OBOI
*Carlo Romano, Sandro Mastrangeli.
CLARINETTI
*Cesare Coggi, Franco Da Ronco.
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Mauro Monguzzi.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Stefano Aprile, Valerio Maini, Emilio Mencoboni, Bruno Tornato.
TROMBE
* Marco Braito, Ercole Ceretta, Daniele Greco D’Alceo.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Antonello Mazzucco.
TROMBONE BASSO
Gianfranco Marchesi
TUBE
Daryl Smith
TIMPANI
*Claudio Romano
PERCUSSIONI
Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena, Massimo Melillo.
ARPA
*Margherita Bassani
*prime parti ° concertini
re
Saper ascolta
lla musica
alla scoperta de
4 conversazioni
Paolo Gallarati
classica a cura di
:30
VEMBRE - ore 10
DOMENICA 24 NO
ore 10:30
15 DICEMBRE DOMENICA 1, 8,
ingresso libero
Auditorium Rai -
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539.
20°
Si informa il gentile pubblico che a causa di sopravvenuti impegni fuori sede
dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il concerto di mercoledì 16 aprile
2014 (turno blu), sarà spostato a venerdì 18 aprile 2014. L'orario resta invariato.
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
7
°
GIOVEDÌ 21 N
OV
VENERDÌ 22 N EMBRE 2013 ore 20.30
OVEMBRE 2013
ore 20.30
Juraj Valčuha direttore
Pierpaolo Toso violoncello
Ula Ulijona viola
Richard Strauss
Don Quixote
variazioni fantastiche su un tema
di carattere cavalleresco op. 35
per violoncello e orchestra (da Cervantes)
Richard Strauss
Also sprach Zarathustra
poema sinfonico op. 30 (da Nietzsche)
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it