Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
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Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
Torino . Auditorium Rai . Concerti 2013 •2014 6° ica La grande mussegno va sempre a 0 ore 20.3 VEMBRE 2013 GIOVEDÌ 14 NO EMBRE 2013 ore 20.30 OV VENERDÌ 15 N Nikolaj Znaider direttore Saleem Abboud Ashkar pianoforte Wagner Beethoven Elgar 6 ° GIOVEDÌ 14 NO V VENERDÌ 15 N EMBRE 2013 ore 20.30 OVEMBRE 2013 ore 20.30 Nikolaj Znaider direttore Saleem Abboud Ashkar pianoforte Richard Wagner (1813-1883) Die Meistersinger von Nürnberg. Preludio all’opera (1861) Durata: 9’ ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 2 giugno 2013, Daniele Rustioni (Festa della Repubblica). Ludwig van Beethoven (1770-1827) Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 (1805/07) Allegro moderato Andante con moto Rondò. Vivace Durata: 34’ ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 29 ottobre 2010, Juraj Valčuha, Hüseyin Sermet. Edward Elgar (1857-1934) Enigma Variations op. 36 per orchestra (1899) Enigma. Andante I. C.A.E. L’istesso tempo II. H.D.S.-P. Allegro III. R.B.T. Allegretto IV W.M.B. Allegro di molto V. R.P.A. Moderato VI. Ysobel. Andantino VII. Troyte. Presto VIII. W.N. Allegretto IX. Nimrod. Adagio X. Dorabella. Intermezzo. Allegretto XI. G.R.S. Allegro di molto XII. B.G.N. Andante XIII. (***) Romanza. Moderato XIV. E.D.U. Finale. Allegro Durata: 30’ ca. Ultima esecuzione Rai a Torino: 17 ottobre 2008, Jeffrey Tate. Redazione a cura di Irene Sala Il concerto di giovedì 14 novembre è trasmesso in collegamento diretto su Radio3 per il programma “Radio3 Suite”e in streaming audio-video su www.osn.rai.it Richard Wagner Die Meistersinger von Nürnberg. Preludio all’opera profondamente contraddittorie, abbia proposto tale riferimento per accrescere la solennità del suo primo incontro con i Maestri cantori. In questo pezzo i principali temi-conduttori (Leitmotive) dell’opera appaiono in una trama che allude alle costruzioni polifoniche dello stile antico. L’intento di Wagner è quello di risalire alle origini della cultura tedesca, evocando il linguaggio musicale delle origini; questa è la motivazione che si nasconde dietro molte delle sue scelte compositive, dall’organizzazione dell’intera opera secondo lo schema ormai superato dei pezzi chiusi, all’uso massiccio di polifonia e contrappunto. Un progetto complesso La prima idea per la stesura dei Maestri cantori di Norimberga risale al 1845, quando Wagner, per distrarsi dalla composizione del Lohengrin, trovò rifugio nelle più “frivole” avventure contenute nella Storia della poesia tedesca di Georg Gottfried Gervinus. Immediatamente il suo interesse cadde sulle avventure degli artigiani-poeti della Norimberga del Cinquecento, che guidati da Hans Sachs (1494-1576), calzolaio e fecondo autore di farse e commedie, rinnovarono linguaggio e forme della poesia. Il progetto di Wagner era quello di scrivere un’opera comica, sfuggendo a quella vocazione genetica per il tragico che avrebbe contraddistinto molta della sua produzione successiva: Ludwig van Beethoven Concerto n. 4 in sol maggiore op. 58 per la prima volta venne alla luce la mia naturale disposizione alla serenità; mi ero sforzato di scrivere un lavoro buffo, seguendo le buone intenzioni degli amici che mi consigliavano un’opera di genere leggero, adatta ad aprirmi le porte dei teatri tedeschi e ad assicurarmi un successo necessario. Scrivere in maniera disimpegnata, però, non era certo una delle prerogative del suo stile; Wagner ebbe bisogno di ventidue anni per portare a compimento il progetto dei Maestri cantori; e il risultato finale difficilmente potrebbe essere considerato disimpegnato, vista la tematica elevata (il dissidio tra Beckmesser, custode dell’ordine formale borghese, e Walther, simbolo della libertà dell’invenzione poetica) e le evidenti allusioni polemiche alla prosaicità della società contemporanea. [...] Il Preludio all’atto I fu composto da Wagner in treno tra Venezia e Vienna nel 1861, in preda all’emozione travolgente provata di fronte all’Assunzione della Vergine di Tiziano. È difficile decifrare i rapporti che legano questo brano al dipinto; e non è da escludere che Wagner, le cui dichiarazioni estetiche spesso appaiono Un concerto rivoluzionario La morte dell’imperatore Giuseppe II nel 1790 gettò Vienna in una grave crisi istituzionale. Le riforme illuministe e antifeudali scomparirono nell’ombra, la repressione politica divenne un’arte per nobili ingegni, la conservazione dei privilegi un’esigenza primaria delle classi aristocratiche. Francesco I progettò un raffinato regime di polizia; ed era inevitabile che a cadere sotto gli occhi del potere fossero gli intrattenimenti pubblici, eventi necessari, ma pericolosi. I teatri dovevano essere sottoposti a un controllo infallibile; ogni manifestazione artistica doveva passare al vaglio della censura. Ma per la musica, paradossalmente, questa situazione finì per dimostrarsi estremamente favorevole. Andare a sentire Beethoven era molto meno rischioso che affollare un teatro per vedere una commedia di Beaumarchais: per il pubblico del tempo la musica non era ancora un potente veicolo di significati, in grado di trasmettere messaggi di natura sociale o politica, e l’apertura dell’Ottocento fu accompagnata da un acceso interesse per un’attività concertistica, che proprio in quegli anni, grazie ad alcune decisive evoluzioni meccaniche, poteva avvalersi di un pianoforte rinnovato, pronto per conquistare la sensibilità dei contemporanei. Beethoven fu il primo ad archiviare definitivamente in cantina clavicembali, clavicordi e spinette, per studiare a fondo le potenzialità espressive del pianoforte. Fin da giovanissimo aveva manifestato una grande attenzione per le tecniche costruttive, che proprio in quegli anni stavano contribuendo ad aumentare la sonorità e la versatilità dello strumento. «Si può far cantare il pianoforte», scrisse intorno al 1796, alludendo a una ricerca timbrica che si può toccare con mano in ogni pagina delle sue prime Sonate per pianoforte. E gran parte del suo successo iniziale fu dovuto a un virtuosismo pianistico, che rendeva Beethoven uno degli intrattenimenti privilegiati dalla comunità viennese. Naturalmente quello del concerto solistico era un genere in grande espansione. Niente di meglio per coniugare il vecchio interesse nei confronti della spettacolarità esecutiva con il crescente appeal del linguaggio strumentale. Beethoven incominciò presto, nel 1794, a cavalcare quell’onda che si stava allungando sul pubblico delle maggiori capitali europee; e nel 1807 il Quarto concerto per pianoforte e orchestra indicò a tutti una strada che andava nettamente al di là del linguaggio Biedermeier, vale a dire quel modo di comporre all’insegna del virtuosismo brillante e delle buone maniere borghesi che molti avrebbero trovato perfettamente attuale ancora ai tempi di Chopin. La prima esecuzione avvenne nel marzo del 1807 in forma privata a Vienna, nel palazzo del principe Lobkowitz. Ma per la prima presentazione pubblica si dovette attendere il 22 dicembre del 1808, quando al Teatro An der Wien di Vienna lo stesso Beethoven eseguì al pianoforte il suo nuovo lavoro, in una serata memorabile che prevedeva anche l’esecuzione di Quinta e Sesta Sinfonia, della Fantasia corale op. 80, nonché di alcune parti della Messa in do maggiore op. 86: totale, circa quattro ore di musica rigorosamente beethoveniana. L’abbuffata fu ai limiti dell’indigestione, ma a tutto il pubblico fu subito perfettamente chiaro l’alto grado rivoluzionario del Quarto concerto. A lasciare gli ascoltatori a bocca aperta non fu tanto il fatto che l’apertura fosse affidata al pianoforte; già il Concerto “Jeunehomme” di Mozart aveva sperimentato la stessa soluzione formale. Fu piuttosto la sua apparizione in forma pressoché improvvisativa a far trasecolare un pubblico abituato a considerare l’esposizione una solida dichiarazione di intenti: il solista sembra posare le mani quasi per caso su un accordo di sol maggiore; poi prende a ripeterlo, come se cercasse qualcosa; ma non si tratta di un’introduzione: sotto le sue dita sta già respirando il tema principale di tutto il primo movimento. Come avviene in molta parte della produzione matura di Beethoven è il ritmo a portare per mano il discorso, lavorando su cellule minuscole perfette per tornare a bussare in tutte le sezioni della forma. Anche il conflitto tra i temi principali nasconde un Dna comune; ed è proprio il continuo picchiettio ritmico della prima idea a garantire l’emersione di numerosi episodi visionari in cui Beethoven sembra dimenticarsi momentaneamente del tempo. Con l’Andante con moto l’impressione è che la sala da concerto si trasformi improvvisamente in teatro. Beethoven lavora sul drammatico confronto tra due personaggi contrastanti (Orfeo che placa le furie, avrebbe detto Liszt): da una parte i soli archi, alle prese con un’idea brusca e tagliente; dall’altra il pianoforte con il suo tema serafico e immateriale, che non tarda a contagiare la furia dell’orchestra. Ma proprio quando le forze sembrano essersi definitivamente spente, ecco emergere dall’ultima nota dell’Andante un Rondò energico e vivace, che nasce sottovoce prima di esplodere in tutta la sua robustezza emotiva. Il tema sembra perfetto per un finale virtuosistico da consegnare allo stupore del pubblico; ma non è nelle acrobazie del solista che risiede l’interesse di Beethoven: inflessioni cameristiche, episodi cantabili, oasi di distensione lirica e divagazioni sognanti si allineano in un percorso del tutto incapace di esuberanze puramente spettacolari. Edward Elgar Enigma Variations op. 36 per orchestra Un enigma irrisolto Il titolo delle Enigma Variations dice tutto. O meglio, nasconde tutto. Già, perché è un vero rebus quello che anima la partitura. La forma è chiara: un tema seguito da quattordici variazioni. Ma il significato è deliberatamente oscuro. L’idea portante è un motivo profondamente malinconico affidato agli archi: il suo incedere esitante e ricco di silenzi è l’emblema di una composizione densa di ombre. Ma alla prima esecuzione pubblica, avvenuta nel 1899 a Londra sotto la direzione di Hans Richter, Elgar tenne a precisare: «Attenzione, il vero tema principale non viene mai suonato esplicitamente». Questo vuol dire che una sorta di motivo cifrato si nasconde tra le pieghe della composizione. Il problema è che il quiz continua a essere aperto da più di cento anni. Alcuni hanno pensato a un’antica aria inglese, che potrebbe fungere da contrappunto immaginario al tema principale; altri hanno messo a soqquadro la partitura nel vano tentativo di reperirvi le note portanti del Dies Irae; altri ancora hanno pensato a un oggetto astratto, come l’amicizia. Sì, perché proprio all’amicizia è legato il secondo ciclo di enigmi della composizione di Elgar: ogni variazione è il ritratto di un amico dell’autore, spesso semplicemente siglato da alcune lettere. E così la musica scorre dipingendo la calda passionalità di Lady Elgar (C.A.E.), il carattere frizzante dell’amico musicista Hew David Steuart-Powell (H. D. S.-P.), la mimica grottesca dell’attore Richard Baxter Townsend, l’ingenuità di Isabel Fitton (Ysobel), giovane violista allieva di Elgar, o il frettoloso entusiasmo al pianoforte dell’architetto Arthur Troyte Griffiths (Troyte). Non manca il ritratto più intimo, dedicato al migliore amico Augustus J. Jaeger (Nimrod): una pagina che un secolo prima sarebbe stata perfetta per esprimere quell’ideale di «quieta grandezza e nobile semplicità» a cui tendeva ogni forma di neoclassicismo. Il violoncellista Basil G. Nevinson (B.G.N.) fa capolino in una dolente variazione affidata, naturalmente, ai violoncelli. E c’è spazio addirittura per il simpatico bulldog dell’organista George Robertson Sinclair (G.R.S.), scivolato goffamente in acqua durante una passeggiata al fiume. L’ultimo enigma compare alla tredicesima variazione, il cui titolo resta sepolto sotto tre inafferrabili asterischi: un’identità nascosta, che nemmeno la citazione mendelssohniana da Calma di mare e viaggio felice riesce a svelare. In chiusura un autoritratto del compositore (E.D.U.) fotografa una carta di identità sorridente ed entusiastica; l’immagine è nitida, ma sullo sfondo si intravedono chiaramente le ombre di Wagner e Richard Strauss. Musica e sfingi Quella degli enigmi in musica è una tradizione antichissima. Tra il Medioevo e il Rinascimento fu molto diffusa la scrittura dei canoni enigmatici: brani polifonici, la cui notazione era criptata da motti sibillini. Succede, ad esempio, in testa alla Missa “L’Homme armé” di Dufay con l’indicazione: «Cancer eat plenus et redeat medius» (Il granchio vada intero e ritorni mezzo). Ovvero: la risposta al soggetto proceda per imitazione retrograda, poi riprenda nella direzione opposta a valori dimezzati. Nell’Ottocento, tra gli altri, Schumann amava inserire messaggi cifrati nella sue composizioni, lavorando sulle corrispondenze tra l’alfabeto e la notazione anglosassone: il suo Carnaval ad esempio è interamente costruito su quattro note, dette “sfingi”, che corrispondono alle lettere di una cittadina tedesca (ASCH). Ma la stagione più fertile per la maturazione in musica di messaggi in codice è stata senza dubbio il Novecento. Da decenni si parla di possibili riferimenti alle proporzioni della sezione aurea nelle opere di Debussy e Bartók. Ferruccio Busoni concepì l’intera struttura del suo Doktor Faust sulla base di una serie di geometrie documentate da alcuni testi esoterici. E un compositore come Manfred Kelkel, nella seconda metà del Novecento, arrivò addirittura a ideare un nuovo tipo di scrittura musicale, da decifrare lavorando esclusivamente su colori e forme geometriche. Andrea Malvano (dagli archivi Rai) Nikolaj Znaider Il violinista danese Nikolaj Znaider unisce il talento da solista a quello di direttore d’orchestra e musicista da camera. E' stato invitato da Valery Gergiev a diventare Primo Direttore Ospite dell’Orchestra del Mariinsky di San Pietroburgo per dirigere nella stagione attuale una serie di produzioni di Aida, Le nozze di Figaro e Don Giovanni. Durante la scorsa stagione ha debuttato alla guida dell’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam e dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma; viene inoltre regolarmente invitato come Direttore ospite di orchestre quali l’Orchestra Sinfonica di Londra, la Staatskapelle di Dresda, l’Orchestra Filarmonica di Monaco, l’Orchestre Philharmonique de Radio France, l’Orchestra Nazionale Russa e l’Orchestra Sinfonica di Göteborg. L'attuale stagione prevede nuove collaborazioni, tra cui quelle con l’Orchestra della Rai e l’Orchestra Sinfonica di Londra. Sarà inoltre impegnato come Artista in residenza della Konzerthausorchester di Berlino. Negli anni passati ha occupato la stessa posizione alla Staatskapelle di Dresda e all’Orchestra Sinfonica di Londra. In qualità di solista, per la stagione 2013/14 viene regolarmente invitato dalle più prestigiose orchestre del mondo: WDR Sinfonieorchester di Colonia diretta da Jukka-Pekka Saraste, Orchestre de Paris diretta da David Zinman, Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Fabio Luisi, Bayerischer Rundfunk diretta da Franz Welser-Möst. La sua incisione più recente per l’etichetta discografica “Rca Red Seal” è il Concerto per violino di Elgar con la direzione di Sir Colin Davis e la Staatskapelle di Dresda. Znaider è molto impegnato in progetti mirati alla formazione dei giovani talenti e per dieci anni è stato fondatore e Direttore Artistico della Nordic Music Academy, un campo estivo annuale indirizzato a una crescita musicale consapevole. Saleem Abboud Ashkar partecipano al concerto VIOLINI PRIMI *Roberto Ranfaldi (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi, Irene Cardo, Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Fulvia Petruzzelli, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg, Carlotta Conrado, Claudia Curri, Alessandra Génot, Elisa Papandrea, Laura Vignato. VIOLINI SECONDI Ha debuttato alla Carnegie Hall all'età di ventidue anni e da allora ha collaborato con molte delle più importanti orchestre del mondo, quali la Filarmonica di Vienna, la Filarmonica Israeliana, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra del Concertgebouw, l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, l’Orchestra Sinfonica di Londra, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra del Mariinsky. Si esibisce regolarmente con direttori del calibro di Zubin Mehta, Daniel Barenboim, Riccardo Muti e Nikolaj Znaider. Dopo un esordio di grande successo con Christoph Eschenbach e l’Orchestra della Radio di Amburgo, è stato invitato nuovamente nel giugno 2010 per interpretare il Concerto di Schumann con l’Orchestra Sinfonica di Düsseldorf. Ha inoltre collaborato con l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia e Riccardo Chailly per una lunga tournée in cui ha eseguito il Primo Concerto per pianoforte di Mendelssohn. Il successo della tournée gli è valso nuove collaborazioni con Riccardo Chailly e l’invito a registrare per l’etichetta discografica “Decca” nella stagione 2012/2013. Tra le sue collaborazioni attuali e future, figurano i debutti con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con l’Orchestra Filarmonica della Scala, con l’Orchestra Filarmonica Ceca e, su invito di Pinchas Zukerman, con l’Orchestra del Centro Nazionale delle Arti di Ottawa. In vari recital e concerti di musica da camera appare regolarmente nelle sale concertistiche più prestigiose quali il Concertgebouw di Amsterdam, la Wigmore Hall di Londra, il Mozarteum di Salisburgo, il Musikverein di Vienna, il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano; partecipa inoltre al Festival di Salisburgo con la Filarmonica di Vienna, ai Proms con l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, ai Festival di Lucerna, di Ravinia, di Risør e al Festival Pianistico della Ruhr. Ha inciso di recente la sua prima registrazione per la “Decca” in cui sono contenuti il Primo e il Quarto Concerto per pianoforte di Beethoven realizzati insieme a Ivor Bolton e all’Orchestra Nazionale della Radio di Amburgo. *Roberto Righetti, Valentina Busso, Carmine Evangelista, Jeffrey Fabisiak, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Enxhi Nini, Vincenzo Prota, Francesco Sanna, Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Daniela Godio, Paolo Lambardi, Alessia Menin. VIOLE *Ula Ulijona, Matilde Scarponi, Geri Brown, Massimo De Franceschi, Rossana Dindo, Alberto Giolo, Margherita Sarchini, Tamara Bairo, Luca Guidi, Andrea Mattevi, Enzo Salzano, Eugenio Silvestri. VIOLONCELLI *Massimo Macrì, Ermanno Franco, Giacomo Berutti, Stefano Blanc, Pietro Di Somma, Michelangiolo Mafucci, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Alessandro Copia, Alfredo Mola. CONTRABBASSI *Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Gabriele Carpani, Luigi Defonte, Antonello Labanca, Pamela Massa, Alessandro Paolini, Davide Vittone. FLAUTI *Marco Jorino, Fiorella Andriani, Luigi Arciuli. OTTAVINI Fiorella Andriani, Luigi Arciuli. OBOI *Carlo Romano, Sandro Mastrangeli. CLARINETTI *Cesare Coggi, Franco Da Ronco. FAGOTTI *Andrea Corsi, Mauro Monguzzi. CONTROFAGOTTO Bruno Giudice CORNI *Stefano Aprile, Valerio Maini, Emilio Mencoboni, Bruno Tornato. TROMBE * Marco Braito, Ercole Ceretta, Daniele Greco D’Alceo. TROMBONI *Joseph Burnam, Antonello Mazzucco. TROMBONE BASSO Gianfranco Marchesi TUBE Daryl Smith TIMPANI *Claudio Romano PERCUSSIONI Carmelo Gullotto, Alberto Occhiena, Massimo Melillo. ARPA *Margherita Bassani *prime parti ° concertini re Saper ascolta lla musica alla scoperta de 4 conversazioni Paolo Gallarati classica a cura di :30 VEMBRE - ore 10 DOMENICA 24 NO ore 10:30 15 DICEMBRE DOMENICA 1, 8, ingresso libero Auditorium Rai - Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra, avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI. Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite e iscrivetevi subito! Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected]. La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539. 20° Si informa il gentile pubblico che a causa di sopravvenuti impegni fuori sede dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il concerto di mercoledì 16 aprile 2014 (turno blu), sarà spostato a venerdì 18 aprile 2014. L'orario resta invariato. CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla tariffa oraria ordinaria. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA. Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione "riduzioni". 7 ° GIOVEDÌ 21 N OV VENERDÌ 22 N EMBRE 2013 ore 20.30 OVEMBRE 2013 ore 20.30 Juraj Valčuha direttore Pierpaolo Toso violoncello Ula Ulijona viola Richard Strauss Don Quixote variazioni fantastiche su un tema di carattere cavalleresco op. 35 per violoncello e orchestra (da Cervantes) Richard Strauss Also sprach Zarathustra poema sinfonico op. 30 (da Nietzsche) CARNET da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto SINGOLO CONCERTO Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani) INGRESSO Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani) BIGLIETTERIA Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861 [email protected] - www.osn.rai.it