Perché proprio il calcio?

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Perché proprio il calcio?
Unità
10
I TEMI: LO SPORT
Nicola Cinquetti Aquilino
Perché proprio il calcio?
– Anna, vorrei fare uno sport.
– Mi sembra che tu ne faccia fin troppo, è più il tempo che stai seduta sulla sella che davanti ai libri.
– Voglio fare parte di una squadra.
Anna le rivolse un sorriso di soddisfazione. L’amicizia con Tina era un
buon inizio, ora Victoria doveva allargare le proprie conoscenze, fare
parte di un gruppo sportivo era senza dubbio un ottimo avvio.
Franco ne sarebbe stato contento, i suoi timori si erano dissolti, anche
se da scuola ancora non arrivavano informazioni chiare sul profitto
di Victoria.
Gli insegnanti con i quali Anna si era recata a colloquio erano stati
evasivi: la ragazza è intelligente, mancano le basi, bisogna aspettare...
– Anch’io, quando avevo la tua età, giocavo a pallavolo.
– Non pensavo alla pallavolo.
– No? Atletica, allora?
– Nemmeno.
– Ho capito: vuoi correre in bicicletta.
– Il calcio.
Anna la squadrò aggrottando le sopracciglia.
– È uno sport tipicamente maschile, qui non c’è una squadra femminile... il calcio? ne sei sicura?
– Sicurissima. Mi accompagni tu?
– Ti accompagno volentieri, ma dubito che ti accettino.
– Per questo mi servi tu. Se fanno difficoltà, devi farti dare il regolamento della società, devi invocare le pari opportunità, devi trovare
una soluzione, possiamo anche scrivere ai giornali, in fondo sarebbe
un caso discriminazione.
– Victoria, non correre.
– Sarebbe fortissimo, io e te impegnate in una battaglia per i diritti
civili.
– Non ti ho ancora detto...
– Contavo di andarci oggi stesso, che ne dici? Sei libera?
– Sono libera, ma...
– Fantastico. Gli daremo del filo da torcere, se faranno i maschilisti.
– Victoria, fammi prendere fiato!
– Prendilo e partiamo.
– Siamo sicure che sia la cosa giusta da fare?
– La più giusta.
Anna pensava alla reazione di Franco: Perché proprio il calcio! Ci sono
sport adatti alle ragazze, perché proprio il calcio! Vuole che tutti le ridano
dietro? Il calcio è per i maschi! Perché non la pallavolo!
Perché proprio il calcio?
Avrebbe dovuto affrontarlo, rabbonirlo, convincerlo... come in tante
altre occasioni.
A quanto pareva, avrebbe dovuto affrontare, rabbonire e convincere
anche i responsabili del gruppo sportivo. A ogni modo, era curiosa di
scoprire che cosa contenesse lo statuto della società.
– Anna, ti sei incantata?
Scosse la testa, Victoria era un terremoto che squassava la placida
routine della sua vita senza concederle requie.
Andava bene così.
Senza di lei, sarebbe morta nell’animo giorno dopo giorno.
– Andiamo – disse. – I maschilisti ci aspettano.
Era la prima volta che Anna metteva piede in un campo da calcio.
L’allenatore (“Bisognava chiamarlo Mister” le aveva sussurrato Victoria) si sgolava sia di voce sia di fischietto mentre il nutrito gruppo di
ragazzi in divisa sgambettava ansimava sudava con accanita convinzione.
Aspettarono la pausa e quando il Mister si avvicinò agli spogliatoi lo
arrembarono con espressione risoluta.
– Signor Rambaldi? – Anna partì all’attacco con il sorriso speciale che
le assicurava un punteggio alto nelle relazioni sociali. – Sono Anna
Caroli e sono qui per iscrivere mia figlia Victoria.
Carlo Rambaldi, insegnante di Educazione Fisica in pensione, le concesse un’occhiata esplorativa, si concesse tre lunghi sorsi dalla bottiglia
di acqua tenuta al fresco nel contenitore termico, le sorrise, disse:
– Signora, non abbiamo una squadra femminile.
– Lo so, ma non importa. Victoria può giocare ugualmente.
Rambaldi si asciugò la goccia con il dorso della mano, scrutò più attentamente la signora e la ragazza, disse:
– La prenderei volentieri, ma non è possibile. Lo vede, ci sono solo
ragazzi.
– Il regolamento lo vieta?
– Questo non so dirglielo, dovrei sentire il presidente.
– Parlerò con lui.
– Signora, cerchi di capire. Ci sono anche problemi tecnici. Gli spogliatoi, per esempio.
– Arriverò già cambiata e farò la doccia a casa – intervenne Victoria.
– Comunque, al mio paese la nudità non era un problema.
Anna le scoccò un’occhiataccia, il Mister era sempre più imbarazzato.
– Si figuri quelli – balbettò indicando il gruppo che si riposava sull’erba – con una ragazza così carina...
– Quello è un problema mio – continuò Victoria. – So badare a me
stessa.
– Mi dà il recapito del presidente, per favore? – domandò Anna.
Proprio in quel momento sentirono un’automobile fermarsi nel parcheggio. Rambaldi disse:
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– È fortunata, credo che sia lui.
Era lui.
Il Mister gli espose la questione e tornò presso il gruppo in allenamento, felice di lasciare ad altri quella seccatura.
Anna discusse animatamente e dopo pochi minuti il presidente disse
a Victoria:
– Mi fa piacere che anche le ragazze si interessino al calcio, ma devi
capire che la squadra è ormai fatta, quei ragazzi se la cavano bene,
come faccio a inserire una principiante? Potremmo riparlarne...
Victoria sorrise... se pensava di avere trovato una via d’uscita...
– Mi sottoponga a un provino – lo interruppe. – Se faccio schifo, non
mi faccio più vedere.
Anche il presidente sorrise, sicuro che la ragazza si stesse scavando la
fossa con le proprie mani.
– Carlo! – gridò. – Vedi un po’ questa signorina come se la cava!
Rambaldi sospirò scuotendo la testa, sperava che il presidente liquidasse le due importune e invece gli toccava perdere tempo.
Victoria si tolse la tuta, sotto aveva già calzoncini e maglietta, calzò le
scarpe con i tacchetti e si concentrò in un breve riscaldamento.
– Che faccio? – domandò il Mister. – Due contro due? I rigori?
– L’uno e l’altro – rispose il presidente che non voleva poi altre recriminazioni.
L’allenatore mandò in porta il migliore, per sicurezza.
I ragazzi, che finalmente avevano capito che cosa stava succedendo,
si sedettero al limite dell’area, indifferenti, incuriositi, scocciati, sarcastici, a seconda del carattere e dell’atteggiamento verso le femmine.
Victoria li ignorò completamente.
Non guardò nemmeno verso Daniele, sebbene il suo cuore non avesse mai distolto l’attenzione da lui.
Era completamente concentrata sul portiere, un ragazzo alto e magro,
agile e scattante, ma troppo nervoso.
Le passarono il pallone, lo alzò, ci palleggiò facendolo sembrare una
bolla di sapone attratta forzatamente verso il piede, il ginocchio, la
spalla.
Dava l’impressione di tirare fili invisibili, facendo fare alla palla tutto
quello che voleva.
Il presidente si avvicinò, interessato.
Victoria sistemò il pallone, attese che il portiere fosse in posizione e
che il Mister fischiasse, tirò.
Gol.
Fortuna, molti pensarono.
Ma nessuno fiatava.
Victoria dichiarò: – Angolo destro.
– Questa è matta – qualcuno sussurrò.
Il portiere era sconcertato. Davvero avrebbe mirato all’angolo destro?
Perché proprio il calcio?
Davvero.
Gol.
Ultimo tiro.
Victoria disse: – Finta.
Il portiere sudava.
Un compagno lo fissava scuotendo la testa: quei due si erano messi
d’accordo, oppure al portiere era venuto mal di pancia, oppure era
solo una scherzo...
Finta e gol.
La breve partita non fece che confermare le doti di Victoria. Il presidente non poté tirarsi indietro:
– Proviamo per un mese – disse. – Se non sorgono complicazioni...
potremmo anche avviare un gruppo femminile, in seguito. Ma se ci
sono problemi... la squadra prima di tutto.
Victoria era ottimista: che problemi potevano nascere?
N. Cinquetti, Passione Pallone, Bruno Mondadori