hegel unito

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hegel unito
Lucio Dalla e Leonard Cohen: tanti modi di essere cantautore
Stereo Hi-Fi la più autorevole rivista audio • Poste Italiane Spa sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, Roma, aut. N. 140 del 2007 • mensile
Anno XLII - n. 463 - aprile 2012
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TAD: elogio
al metodo olistico
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20004
4 6 3 • a p r i l e 2 0 1 2 • L e r u b r i c h e : A p p l e S t o r y • at t u a l i t à • t e c n i c a • m u s i c a : s b o r d o n i • a m o s • w a l k a b o u t s • t h e d u e t
4
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Linn Akurate DSM, PS Audio PerfectWave DAC MK II, Pro-Ject Stream Box DS
Scende in campo l’artiglieria pesante, ancora una volta c’è un panettiere che non sa fare i conti (the baker’s dozen)
e spunta l’outsider…
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Hegel HD 20
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Sistema di conversione: Delta/Sigma a
24 bit Frequenza di campionamento
(kHz): 192 Risp. in freq. (Hz): 0-50.000
THD (%): 0,0007 Ingressi digitali: 1 x USB;
2 x coassiali; 1 x ottico Uscite analogiche:
bilanciata e sbilanciata S/N (dB): <140 Note:
telecomando, display.
a cura della redazione
S
e vi venisse chiesto di citare sulla
punta delle dita di una mano
l’elenco dei cinque marchi più
impegnati nel digitale, probabilmente non vi verrebbe in mente il
nome Hegel. Eppure Hegel, azienda
norvegese ormai vicina al suo venticinquesimo anno di vita, può vantare
una lunga esperienza in merito e,
specificatamente nel campo dei convertitori digitali stand alone. Risale
a quasi 20 anni fa (1993) il primo
progetto di questo tipo e il prodotto
che ha preceduto l’oggetto in prova;
l’HD 10, ora sostituito dall’HD 11,
è stato osannato da buona parte
della stampa come un campione del
rapporto qualità/prezzo.
Ecco una buona ragione per parlare
di Hegel, e infatti siamo qui a farlo, e
del suo progettista e fondatore, Bent
Holter, uno di quelli che hanno le
idee chiare in testa e un approccio
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radicale quando non autarchico (per
quel che si può nell’ambito digitale)
alla materia. Holter, ad esempio, in
più occasioni si schiera contro quella
che lui definisce la mal’informazione,
che tra l’altro rende difficoltosa la
comprensione di un prodotto. Quando sente le domande della gente che
si concentrano sulla risoluzione del
DAC oppure sulle caratteristiche
di trasmissione della USB, gli sale
immediatamente la pressione e ribadisce che il nocciolo della questione è
tutto incentrato sull’eliminazione del
jitter e dei disturbi di trasmissione.
Ironia della sorte: si schiera contro
gli atteggiamenti nozionistici, alcuni
dei quali poi sono alla base della
sua filosofia e in fin dei conti non
offre a supporto delle sue tesi una
solida base “scientifica”. Insomma:
in Hegel proprio non vogliono farli
asincroni i loro DAC! Una posizione
che doverosamente va riportata,
soprattutto in tempi di relative certezze e di tecnologie ancora in parte
da investigare; tanto è dovuto al
lettore di questa rivista... e tanto è
stato fatto! Va aggiunto solo che nei
DAC Hegel il segnale viene upsamplato d’imperio a 192 kHz, un’altra
scelta che farà discutere, e ancora,
che il chip Tenor (un 7022L utilizzato
per la connessione USB) supporta
i formati nativi a 44.1, 48, 96 ma
non gli 88.2. In sintesi: file nativi a
88 e 176.4 kHz non possono essere
riprodotti da questo apparecchio.
Servono? È superfluo? È una perdita
grave e inaccettabile? È questione
marginale appannaggio di un modo
legato ai particolari? Come vedrete, a conclusione di questo lungo e
faticoso speciale, siamo lontani dal
poter scrivere la parola “fine” e qui
più che mai vale la pena di affidarsi
ad un approccio olistico per il quale
il risultato finale frutto di ogni scelta
vale più di ogni singola scelta presa a
sé stante. In compenso, per tornare
dai massimi sistemi all’Hegel HD 20,
questo apparecchio è uno dei pochi,
forse l’unico, a sfruttare la bidirezionalità del chip Tenor utilizzato,
caratteristica che consente all’utilizzatore che collega un computer via
USB al convertitore, di sfruttare il
telecomando per controllare lo stop,
il play e l’avanzamento (passo, passo) direttamente sulla playlist del
programma utilizzato per la lettura
dei file. Dipende dal player che si sta
utilizzando, ma in linea di massima - e
con le prove effettuate sul campo - c’è
una buona compatibilità e costanza di
funzionamento. Ciò non prescinde in
modo assoluto la necessità di scegliere
i file dal computer o da altro dispositivo di controllo, ma consente nelle
configurazioni più semplici e minimali di pc-DAC, di mettere ad esempio
in pausa oppure saltare una traccia.
Un po’ quello che succedeva con i
tradizionali lettori CD: sei comunque
costretto a inserire il CD nel vassoio,
poi con il telecomando si possono
effettuare alcune operazioni: le stesse
fruibili con il telecomando dell’Hegel
HD 20... Inapplicabile, dunque, il
superficiale criterio (pur utilizzato in
alcuni giudizi sull’apparecchio) secondo cui Holter nutrirebbe una sorta di
idiosincrasia per la USB e, forse, per
il computer, a favore della trasmissione via presa coassiale. Significativo
invece il fatto che Hegel nel suo sito
suggerisca con una certa enfasi quale
sia la composizione di un sound system moderno; un HD 20, appunto,
e a monte un computer! Ipotesi non
così remota se si considerano anche
due ulteriori fatti (ancora indizi ma a
tre siamo alla prova “provata”...): il
primo è che la gamma di lettori CD
è limitata a due modelli stabilmente
in catalogo (la Hegel non rinnova
frequentemente ma qui la cosa dà da
pensare); il secondo è, invece, il fatto
che gli amplificatori integrati sono
stati rinnovati e dispongono tutti di
ingressi digitali e convertitore D/A a
bordo! Azzardiamo: probabilmente
in Hegel si suppone che chi collega
un computer ad un impianto hi-fi lo
voglia fare con la logica del plug and
play (ed in parte è certamente così)
e che la via maestra per ascoltare al
meglio resti un’altra. A prova di ciò
citiamo la dichiarazione, sempre di
Holter, che la qualità dello streaming
sia “equal to cd at his best”! Certo,
anche qui fiumi di parole potrebbero
essere spesi, considerando che in
queste stesse pagine c’è chi come
Linn crede nell’esatto contrario e
chi, ancora, nell’esatto contrario fa
i suoi distinguo: non via ethernet,
please, il segnale deve “scorrere”
via USB, vedi Ayre e Wavelength
oppure Bryston con il suo streamer
che verrà “richiamato” (la prova
del Bryston BDP1 è già apparsa su
SUONO 453 di giugno 2011) nelle
aprile 2012 • SUONO
prossime puntate di questo speciale e
in cui si manifesta un singolare connubio fra musica liquida “locale”,
controllo da remoto e trasmissione
S/PDIF AES/EBU. Ma torniamo,
dopo questa ulteriore digressione, al
nostro HD 20 e al suo telecomando
che regola il livello del segnale per le
uscite dell’apparecchio e, soprattutto, la scelta dell’ingresso selezionato,
operazione che avviene solo così
(sul frontale dell’apparecchio non
è presente alcun tasto, solo un display essenziale ma ben illuminato
e visibile anche a distanza). Non
abbiamo in fondo descritto tutte
le funzioni che deve espletare un
preamplificatore? Assolutamente sì,
e nel curioso coacervo determinato
dal passaggio al digitale molto spesso
a questa funzione “impropria” del
DAC viene affiancata, non in questo
caso però, la possibilità di fungere da
ampli per cuffia o preamplificatore
Linea. Risolta “brillantemente” la
descrizione del frontale per quasi
totale mancanza di elementi presenti,
qualche attenzione in più richiede,
invece, il retro dell’apparecchio che
prevede uscite bilanciate e non e, a
seguire, 4 ingressi. I due coassiali
lasciano intendere una destinazione
d’uso da proto-collettore digitale
(potendo scegliere sorgenti con lo
stesso tipo di collegamento e una
in ottico a cui collegare ad esempio
il ricevitore satellitare. l’Airport, un
lettore portatile ecc,ecc...); l’ingresso
ottico e la USB già descritta completano la dotazione.
Nonostante l’esigo spazio a disposizione
da un lato sono raggruppate le uscite
analogiche sia XLR che RCA, successivamente i tre ingressi SPIDIF più l’USB e infine la presa IEC e l’interruttore di rete.
SUONO • aprile 2012
al banco di misura
Risposta in Frequenza
Doppio Tono a -6dBFS 19kHz e 20kHz
2
fs 44.1kHz a 16 bit
fs 96kHz a 24 bit
0
fs 44.1kHz
fs 48kHz
-2
fs 88.2kHz
fs 96kHz
-4
fs 176.4kHz
fs 192kHz
-6
10
Hz
100
1k
10k
90k
Tono a 0dBFS a 1kHz
fs 44.1kHz a 16bit
fs 192kHz a 24bit
La risposta in frequenza è molto lineare e non denota
particolari attenuazioni nemmeno all’avvicinarsi dell’estremo superiore. Tuttavia l’estensione si limita a circa
50 kHz anche con formati in ingresso a 192 kHz come
se intervenisse un filtro ad alta pendenza che mantiene
comunque il formato nella forma nativa.
Di fatto il rumore bianco indica una forma molto differente di filtratura dei formati a 192kHz e 176.6kHz in confronto a quelli a 96 kHz e 88.2 kHz. Il tappeto di rumore
è decisamente basso a riprova di un eccellente sezione
di alimentazione. La distorsione è assente come anche i
prodotti di intermodulazione.
Anche molto fuori banda utile non si apprezzano particolari disturbi o spurie significative. Tuttavia con segnali
Rumore Bianco -40dBFS ingresso spdif
fs 44kHz a 16bit
fs 48kHz a 24bit
fs 88.2kHz a 24bit
fs 96kHz a 24bit
fs 176.4kHz a 24bit
fs 192kHz a 24bit
in ingresso a 96 kHz e oltre, si notano nella parte molto
bassa dello spettro, alcuni prodotti di battimento che
scompaiono con formati a bassa risoluzione come 48
kHz e i più tradizionali 44.1 kHz.
Le prestazioni dell’apparecchio tramite la presa USB
sono praticamente sovrapponibili a quelle degli ingressi
SPDIF ad eccezione delle frequenze di campionamento
native non supportate dal chip di ricezione Tenor 7022 L
che in questo caso si limitano alla sola 88,2 kHz.
Il livello di uscita si attesta intorno ai 2.5 Vrms, pertanto
la funzione di regolazione del volume non colloca l’apparecchio nella tipologia dei preamplificatori, ma può
diventare una eccellente opportunità in abbinamento a
diffusori amplificati ad alta sensibilità.
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in prova/test
l’opinione
Agostino Bistarelli
Certamente l’hi-fi
è un ricco brodo di
cultura per esasperazioni e personalismi dove a volte
“paga” (per fortuna
non sempre!) più il
mettersi sotto le luci dei riflettori che
il duro lavoro. Sarà il freddo spirito
del nord, sarà quel che sarà ma la premiata ditta H&H (Hegel e Holter) pur
indugiando su atteggiamenti simili (e
non mancando di rimarcare la loro differenza da “altri” costruttori hi-end), riesce a farlo senza tracimare. Così alcune scelte, che in altri casi definiremmo
completamente opportunistiche, qui
vanno perlomeno soppesate con attenzione (leggete in tal senso l’illuminante intervista al capo dei progettisti
della casa norvegese) anche alla luce
dei risultati complessivi del prodotto
che posizionano l’HD 20 tra quei prodotti davvero consigliabili in ragione
del loro ottimo rapporto costi/resa.
Certo, alcuni limiti potenzialmente ci
sono, ma quanto poi ci limitano davvero nella vita di tutti i giorni?
Fabio Masia
L’estrazione culturale e professionale
non si può eludere
quando si traccia
un giudizio, al più
giova segnalarla
per consentire a chi
ci legge di valutare il peso delle nostre
parole. Così, francamente, non mi va
giù quel certo atteggiamento provocatorio che trapela dalla pubblicistica
e dalle interviste del popolo Hegel alla
“noi siamo noi, gli altri solo gli altri...”.
Tanto più quando alla resa dei conti
(e indipendentemente dai risultatati
raggiunti) di quel “ballare da soli” si
trova poca traccia se non inspiegabili
chiusure: davvero il “popolo degli altri”
è così beota che procurerebbe danno
a se stesso e agli altri potendo scegliere se inserire l’upsampling o meno?
Non voglio venire meno all’approccio
olistico che ci contraddistingue e che
ci impone di valutare un aspetto come
questo non disgiunto dal resto e non è
nemmeno questo il punto più critico
della filosofia Hegel che rinuncia al
supporto dei segnali nativi ad altissima risoluzione in nome di una convinzione che, ritengo, dovrà fare i conti in
futuro più con i limiti che tale scelta
impone che i presunti benefici. I risultati però oggi ci sono e sono per alcuni
di noi, me compreso, molto validi.
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Utilizzo
Se la scelta adottata per la USB può
essere soggetta a critiche (ha senso
oggi un convertitore che non è in
grado di leggere i file in formato
nativo a 192 kHz? È sufficiente, o
addirittura meglio, che il computer
a monte ricampioni il segnale e il
DAC a valle ricampioni di nuovo
quel benedetto segnale?), certamente
il fatto di non doversi adoperare
per scaricare e montare driver non
sempre con immediato successo, è un
bel sollievo e le operazioni di installazione si limitano ad una sorta di plug
and play reso ancor più facile dalla
lettura della sezione Q&A relativa
all’apparecchio presente sul sito:
risulta snella, schematica e molto
chiara.
Se I dolori del giovane Werther/Holter certamente non mancheranno di
generare ardite disquisizioni su cosa
sia meglio e perché, il conforto che
può portare il lavoro di questa redazione si focalizza invece su quello che
poi, bene o male è il risultato finale
di tanto tessere la tela: le prestazioni
d’ascolto. Qui non possiamo che
prendere le distanze da tutta l’intelaiatura “logica” del patron di Hegel,
in quanto i risultati complessivi ottenibili con gli ingressi coassiali sono
migliori di quelli riscontrati con la
USB in occasione di file a risoluzione
L’elettronica è sviluppata su un grande
PCB con componentistica SMD ad alto
compattamento. Il layout è molto ordinato con le aree funzionali opportunamente dislocate.
La sezione d’ingresso digitale è affidata
al ricevitore Asahi Kasei AKM 4115 a cui
seguono il Sample Rate Converter Analog Devices AD1896A e il DAC, sempre
dello stesso produttore, AD1955. Lo stadio di uscita, Single ended e bilanciato,
il filtraggio e il buffer sono implementati con amplificatori operazionali Burr
Brown OPA2134 e National LM4792. Il
ricevitore USB è un Tenor 7022L opportunamente programmato per lo sfruttamento bilaterale offerto dalla USB in
modo da impartire comandi di controllo
elementari al player del computer a cui
è collegato. La gestione di tutte le funzioni è asservita da un microprocessore
programmabile.
maggiore di 96 kHz; qui non vale
l’abituale architettura logica proprio
per le scelte operate a monte, con
risultati che dipendono dal tipo di
file e dalla scheda di interfaccia USP
S/PDIF utilizzata. In altri termini, i
CD e i formati nativi, attraverso la
USB sono egregiamente riprodotti
e non fanno rimpiangere null’altro
nella catena, ma in presenza di altri
formati in ingresso e con l’abbinamento di una scheda DD esterna
la “musica cambia”! L’architettura
della USB è adattiva (il clock del
DAC è “agganciato” a quello del
pc e la sua precisione dipende quindi
da quest’ultimo), così è ovvio che
suoni meglio l’ingresso S/PDIF. Ci
mancherebbe altro!
Semmai è interessante stabilire se e
in che misura quelle benedette scelte
penalizzino o esaltino il confronto
96 kHz USB vs 96 kHz via coassiale.
Qui è francamente impossibile rilevare differenze significative all’ascolto
dell’una o dell’altra soluzione e se
qualche distinguo è stato mosso dal
singolo ascoltatore, coralmente potremmo chiudere con un pari e patta
che ci lascia il naso storto, vista la
generale esperienza maturata nel
tempo di una superiorità comunque
da assegnare ai segnali nativi rispetto
a quelli upsamplati. Superiorità che
non trova delle evidenze in questo
caso forse anche perché, nel caso
dell’HD 20 ci troviamo di fronte ad
un buon up-sampling con risultati
sonori, per intenderci, molto simili a
quelli ottenibili con il Bryston BDA1 con l’upsampling abilitato (molti
di noi lo hanno preferito senza, così
come nel caso del PS Audio, ma
questa è un’altra storia...)
Prima di addentrarci nel carattere sonoro dell’apparecchio giova ripetere
aprile 2012 • SUONO
Convertitore Hegel HD 20
SUONO: Mi può dire quali sono le soluzioni tecnologiche dei vostri DAC?
Anders Ertzeid: Il DAC ideale deve accettare il segnale da qualsiasi sorgente si
voglia. Faccio un esempio: se si possiede
una buona registrazione sia che i dati provengano da un pc, da una Logitech Squeezebox, da un CD player o da un iPod, la
natura dei dati è esattamente la stessa. In
termini di dati non c’è differenza fra un pc
economico ed un music server hi-end. La
differenza fra un pc economico ed un music
server hi-end sta nella percentuale di jitter
(timing) e di molti altri disturbi con i quali i
dati vengono trasmessi, perché il music server hi-end è studiato e creato per riprodurre
audio di alta qualità ed ha un circuito di
clock molto buono che fa in modo che i dati
escano con un timing corretto. I computer
economici, non essendo fatti per riprodurre
audio hi-end, non hanno un buon circuito di clock cosicché, sebbene i dati forniti
siano in tutto e per tutto gli stessi di uno
streamer hi-end, arrivano tuttavia al DAC
con un “timing” instabile. È questa la fondamentale differenza (udibile all’ascolto)
tra un pc economico ed un riproduttore
hi-end! Il nostro obiettivo è stato quello di
rimediare a questo problema con una tecnologia che non costi un occhio della testa
e che elimini queste differenze. La presenza di jitter nei dati mette nelle condizioni
il convertitore di generare errori così al segnale possono venire aggiunti suoni extra
che lo alterano. Quel che noi facciamo in
tutti i nostri DAC è di dotarli di un buffer di
qualità: i dati che entrano nel DAC vengono
temporaneamente immagazzinati nel buffer che noi abbiamo dotato di un circuito
di clock direttamente collegato al convertitore. Il fatto di aver messo in così stretta
relazione la memoria, il circuito di clock ed
il convertitore, fa in modo che i dati fuoriescano con lo stesso ritmo con il quale sono
stati ricevuti dall’apparecchio, rendendo
di fatto inesistenti eventuali differenze
legate al device a monte del DAC. I nostri
DAC sono di fatto in grado di abbattere il
jitter rendendo ottimale la conversione dei
dati indipendentemente dal valore della
sorgente di provenienza.
Quali sono allora le differenze tecniche
fra i convertitori più economici del vostro catalogo e quelli più costosi?
Il più economico ha lo stesso tipo di presa
USB (tipo 2 24 bit/96 kHz). Non usiamo 192
perché richiederebbe un driver separato. Il
file che entra a 96 kHz viene poi comunque
sottoposto ad upsample a 192 kHz. Inoltre
i nostri DAC vengono riconosciuti automaticamente dal computer in pochi secondi e
sono pronti ad essere usati di conseguenza.
Le differenze stanno poi sostanzialmente
nella parte analogica dello stadio di uscita. I più costosi hanno un’architettura tutta
bilanciata.
SUONO • aprile 2012
Il digitale secondo Hegel
Anders Ertzeid ed è il capo dei progettisti di Hegel e come Bent Holter ha una sua particolare opinione
in merito alle soluzioni migliori da adottare nella riproduzione di un segnale digitale. Ecco che cosa ci ha detto
durante il nostro incontro…
Qual è la ragione per cui voi procedete
all’upsample del file a 192 kHz, operazione questa non condivisa da tutti?
Noi eseguiamo l’upsample perché la frequenza ideale dei chip del DAC da noi utilizzato, secondo noi è di 192 kHz; in questo
modo mettiamo il convertitore nelle condizioni ideali di funzionamento. Se si forza il
convertitore a lavorare sui 96 kHz o 88.2 kHz
nativi di un ipotetico file, il convertitore aggiungerà della distorsione derivante dal fatto che non sta lavorando alla sua frequenza
ottimale. Senza l’upsample a 192 kHz ne
risulterebbe un segnale riprodotto affetto
da distorsione sulle alte frequenze. Mentre
la parte digitale è uguale per tutti i modelli, in quelli più grandi usiamo una sezione
analogica più raffinata e completamente
bilanciata che protegge il segnale dalle
contaminazioni elettromagnetiche e dai
disturbi che possono degradarne la qualità.
Qual è il futuro della musica liquida e
dei formati solidi?
La musica liquida è l’inevitabile futuro che
decreterà la fine dei formati solidi digitali.
Noi di Hegel pensiamo che l’unico formato
solido che sopravvivrà sarà il buon vecchio
vinile. Quindi prevedo un futuro senza dischetti digitali ma con il vecchio disco nero
come unico formato solido da un lato e
musica liquida dall’altro.
Ci sono molti media player (Windows
Media Player, iTunes, Foobar ecc…). Ci
sono differenze fra i diversi programmi
ai fini della buona qualità dell’ascolto?
Ci sono enormi differenze fra media player.
Noi raccomandiamo Foobar 2000 per Windows, opportunamente settato.
È meglio la meccanica di un CD player
o quella di un pc?
Generalmente è meglio quella del pc nel
caso in cui legge più volte l’informazione
limitando gli errori di lettura mentre il
CD player standard legge una volta solamente commettendo così più errori. La migliore qualità di lettura si ottiene rippando
perfettamente il CD e immagazzinando
le informazioni in una memoria a stato
solido dalla quale si possono poi prendere i dati senza errori. Nei nostri laboratori
abbiamo fatto test in cieco durante i quali
abbiamo fatto ascoltare ad alcune persone, senza che queste abbiano colto differenze significative fra le due situazioni del
test, il CD letto da un CD player ed il CD
letto da un pc entrambi collegati al DAC
esterno. Quando però abbiamo imparato
una migliore procedura per rippare i CD
ed immagazzinare i dati nella maniera
più accurata, la differenza fra il file letto
dal pc e quella dal CD è stata chiaramente
udibile ed a favore del pc. Il media player
diventa fondamentale nel consentire la
migliore copia possibile del file così da
sentirlo al meglio con qualità nettamente superiore a quella del CD. Foobar non
altera in maniera significativa il segnale
preservandone l’integrità.
Quanto è importante per voi la ricerca?
Noi abbiamo un’azienda tutta improntata alla ricerca. Abbiamo ingegneri che
costruiscono componenti e chip e di conseguenza conoscono tutte le implicazioni di
questi dispositivi sul suono. Siamo in grado
perciò di scegliere i migliori componenti
dal punto di vista sonico perché sappiamo
come intimamente funzionano le singole
componenti di un circuito elettronico. Riteniamo importantissima anche la ricerca
nelle tecniche di produzione e di controllo
qualita di produzione. In effetti, siamo ingegneri: è la nostra natura!
Quanto è grande la vostra azienda?
Fondamentalmente la nostra azienda ha
quattro ingegneri che si occupano della
realizzazione delle elettroniche e degli
chassis. Il resto lo abbiamo in outsourcing
così da essere più flessibili rispetto alle
esigenze di mercato. Questa nostra elasticità ci ha permesso di crescere molto
in questi ultimi due anni riuscendo a far
fronte a una richiesta di apparecchi sempre maggiore. Il know how interno ha un
grandissimo impatto sulla progettazione
e sulla verifica di produzione, mentre per
la produzione base è più efficace affidarsi
a ditte esterne. (V.S.)
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in prova/test
suonogramma
1Capacità di analisi del dettaglio.....................1
2 Messa a fuoco e corposità..............................1
3Ricostruzione scenica altezza.........................1
4Ricostruzione scenica larghezza.....................1
5Ricostruzione scenica profondità...................0
6Escursioni micro-dinamiche..........................1
7Escursioni macro-dinamiche.........................1
8Risposta ai transienti.....................................1
9Velocità.........................................................1
10 Frequenze alte...............................................1
11Frequenze medie e voci.................................0
12 Frequenze medio-basse................................0
13 Frequenze basse............................................0
14Timbrica........................................................1
15Coerenza.......................................................1
16Contenuto di armoniche................................1
Lo stadio di alimentazione è
di tipo lineare con un toroidale
fissato anche al PCB e una prima
sezione di filtraggio con due condensatori da 10,000 uF ciascuno a 35V. Successivamente, sul PCB in prossimità dei dispositivi attivi sono disposti altri circuiti
di livellamento e stabilizzazione che separano le varie sezione del circuito.
(lo stiamo facendo ossessivamente
ma solo così potrete valutare nel
giusto contesto le nostre opinioni
riferite ad ogni specifico apparecchio) il “mantra dei convertitori” il
cui primo capoverso, lo ricordiamo,
recita così: ogni giudizio espresso in
queste prove deve tenere conto del
fatto che dal punto di vista sonoro
il gap tra i vari apparecchi è abbastanza contenuto, sebbene all’interno
di questo range siano presenti una
miriade di sfaccettature sonore in
funzione sia della scelta dei partner
che delle regolazioni consentite da
ogni apparecchio.
Alla luce della premessa, si può comunque definire l’Hegel “asciutto
ed energico” (o asciutto con
un buon PRAT),
definizione che non deve essere
scambiata per un’interpretazione
sonora che tende alle tinte fredde
su un’ipotetica tavolozza sonora,
ma piuttosto ad una precisa “vocazione” espressa all’interno dei
corretti canoni sonori. In un ascolto comparato con Ayre, Meitner,
Eximus, MSB e Bryston, considerato
anche il costo pari a circa la metà dei
modelli meno costosi di questo set
l’Hegel non ha affatto sfigurato. La
cosa meno esaltante, naturalmente
stiamo parlando in relazione al set
di comparazione utilizzato, è una
qualche “gommosità” in gamma
medio-bassa e un po’ di granulosità in alto, peraltro equiparabile
a quanto rilevato con il Bryston,
considerato comunque un ottimo
apparecchio.
Conclusioni
Sebbene la premessa proposta dalla casa punti su un’interpretazione
originale del flusso digitale, non
abbiamo trovato in questo apparecchio particolari discostamenti
dalle implementazioni accademiche
dei componenti utilizzati e la tanto
sbandierata “diversità” potrebbe essere costituita, semplicemente, da un
comunissimo Asyncronous Sample
Rate Coverter (ASRC) e da alcune
scelte su opzioni predeterminate ma
controcorrente (vedi anche l’intervista qui pubblicata). Ciò non di meno,
a fronte di uno stadio analogico di
buona qualità, il risultato complessivo in ragione del prezzo è ottimo,
altamente consigliabile e un osso
duro per i suoi avversari. Liberandoci dunque (e liberando Holter) da
un approccio ideologico, che cosa
Il telecomando, necessario al funzionamento dell’apparecchio è molto sottile
con i tasti a rilievo sulla superficie in
plastica. L’apparecchio mantiene in memoria l’ultima selezione anche se viene
scollegato dalla rete; tuttavia per ogni
variazione si può ricorrere solo ai pulsanti sul telecomando in dotazione o ad
altro programmabile.
42
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori
da -3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero
ed esprime la congruità della prestazione con prodotti analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
il voto della redazione
Costruzione ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
banco di misura ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■
Versatilità ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
Ascolto ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
fatt. concretezza ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■
qualità/prezzo ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■
I voti sono espressi sulla base di un criterio
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo
determinato in relazione alla classe di appartenenza dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del
prodotto, del marchio e del distributore.
rimane in concreto di questo apparecchio? Certamente un sistema che a
fronte di una facile installazione offre
atttraverso computer una rappresentazione sonora di buon livello, ottimo
se si considera il costo dell’apparecchio ma limitato da alcuni paletti la
cui valenza va valutata da utente a
utente. Paradossalmente il caso in
cui questa implementazione potrebbe
essere più utile è quella più “antica”,
in abbinamento con una preesistente
meccanica CD riportata a nuova
vita. Una soluzione che forse farà
orripilare Holter che, come abbiamo
detto, ha un atteggiamento molto
“moderno” nel comporre il line up
del suo catalogo.Tant’è, perché in
molti casi anche questo è utile....
aprile 2012 • SUONO