Il Sintetizzatore Moog

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Il Sintetizzatore Moog
ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI MUSICALI “GIULIO BRICCIALDI” - TERNI
ANNO ACCADEMICO 2012 / 2013
Emanuele Stracchi
Biennio Sperimentale AFAM di II LIVELLO
PIANOFORTE
IL SINTETIZZATORE MINIMOOG:
STORIA, TECNICA E FUNZIONAMENTO
Con un’Appendice sugli emulatori digitali
Corso di Informatica Musicale
M° Angelo Bruzzese
2
“Quando un pianista si siede ed esegue un pezzo virtuoso,
in senso tecnico sta trasmettendo informazioni ad una macchina
più di quanto consenta qualsiasi altra attività umana
che coinvolge macchine.”
Robert Moog
3
I
GENERALITA’ (Pag.4)
I.a – Che cos’è un sintetizzatore.
I.b – Che cos’è un “Moog”.
I.c – Che cosa intendiamo per “Minimoog”.
II
STORIA (Pag.9)
II.a – Avvio del Percorso Evolutivo.
II.b – Evoluzione del Progetto di Robert Moog, fino al Model D.
III
IL PERCORSO AUDIO E LA CATENA DI SINTESI (Pag.14)
III.a – Banco Oscillatori.
III.b – Mixer.
III.c – Filtro.
III.d – Inviluppo.
III.e – Amplificatore.
III.f – Modulazione e altri controlli.
Appendice: Il Minimoog nel mondo dell’informatica musicale (Pag.22)
Bibliografia
Sitografia
4
I
GENERALITA’
I.a - Che cos’è un sintetizzatore.
I sintetizzatori sono strumenti elettrofoni, generano suono tramite elettricità.
Negli strumenti musicali tradizionali il suono è prodotto dalla vibrazione di parti
meccaniche. Negli strumenti sintetici, la vibrazione è descritta da funzioni nel tempo,
dette segnali, che esprimono la variazione nel tempo della pressione acustica. La
“sintesi” sta nel fatto che sussiste una creazione di segnali complessi a partire da segnali
costituenti semplici prescelti come base, mediante un'operazione di “composizione”. I
modelli vengono descritti tramite l’utilizzo di algoritmi, che sono formule, sequenze di
istruzioni o diagrammi a blocchi; è possibile individuare le seguenti classi di algoritmi:
1.
generazione diretta: di questa classe fanno parte campionamento, sintesi
additiva, granulare;
2.
feed-forward (per “Trasformazione”): sottrattiva, modulazioni, distorsione
non lineare;
3.
feed-back: sintesi per modelli fisici
La nascita della sintesi sonora spezza il legame, da molti considerato naturale, tra suono
reale e suono riprodotto, tra originale e copia, consentendo all’artista di esplorare l’ignoto
invece che riprodurre il familiare.
La sintesi sonora che ci interessa in questa sede è quella detta sottrattiva, la cui
interpretazione fisica consiste in una sorgente di segnale di eccitazione che viene inviata ad un
sistema risonante.
Sorgente
Filtro
Mentre la sintesi additiva è un tipo di sintesi del suono che si basa sull’addizione
di forme d’onda elementari per crearne una più complessa, la sintesi sottrattiva è
concettualmente l’opposto della sintesi additiva e si basa sull’eliminazione, tramite
l’uso di appositi filtri, di una parte delle componenti dello spettro armonico di suoni
complessi particolarmente ricchi di parziali.
5
Anche questa tipologia di sintesi era già stata praticata in passato con gli
strumenti tradizionali, si pensi, per esempio, al suono prodotto dalla tromba con sordina.
Esso può essere considerato a tutti gli effetti un classico caso di sintesi sottrattiva, in
quanto la sordina non fa altro che esercitare un filtraggio dello spettro armonico del
suono prodotto dalla tromba, bloccandone le armoniche più gravi e lasciando passare
solo quelle più acute.
La sintesi sottrattiva incominciò ad essere adottata intorno agli anni ‘50, poiché
consentiva di ottenere buoni risultati in minor tempo rispetto alla sintesi additiva.
Infatti, avendo a disposizione solo pochi oscillatori, per creare un suono complesso
tramite sintesi additiva, bisognava effettuare molteplici registrazioni sovrapposte delle
varie onde che ne costituivano lo spettro, con un lavoro lento e minuzioso.
Nella sua forma base, la sintesi sottrattiva è un processo molto semplice che
prevede:
1. Un oscillatore, usato per generare un suono adeguatamente ricco di
armoniche;
2. Un filtro, usato per eliminare una parte delle armoniche del suono originario;
3. Un amplificatore per controllare l’ampiezza (cioè il volume) del suono nel
tempo in modo da simulare uno strumento naturale.
6
I.b - Che cos’è un Moog.
L’oggetto della nostra discussione è il Moog, un “sistema” di sintetizzatori
basati su tastiera o su impianto modulare,
progettato
e
costruito
dall'ingegnere
newyorkese Robert Moog da cui poi ha
ereditato il nome.
Il Moog, capace di produrre un suono
che
sembra
provenire
dallo
spazio,
ha
cambiato la manifestazione dello spirito pop e
quello rock, diventando un simbolo degli anni
Settanta grazie all’apparecchio di dimensioni ridotte chiamato Minimoog.
Uno dei suoi «punti deboli» (poi colmati col tempo), ad esempio quello di non
poter produrre accordi ma solo singole note, è stato in realtà uno dei suoi punti di forza:
essere potenzialmente uno strumento da assolo, con la capacità di creare melodie dal
timbro assolutamente originale. Robert Moog ha costruito il primo strumento
elettronico all'età di 14 anni, un theremin, e nel 1964 ha perfezionato i suoi primi
modulari. È stato con «Switched-on Bach», inciso da Walter Carlos nel 1968, che
Robert Moog è divenuto un punto di riferimento per il rock: perché quel brano,
variazioni con il sintetizzatore di temi di Johann Sebastian Bach, ha coniugato musica
elettronica e musica popolare e fu anche il primo realizzato con il suo strumento. Da
quel momento tutti i grandi gruppi hanno usato questo synth, dai Doors ai Greateful
Dead, dai Rolling Stones ai Beatles (il quartetto di Liverpool lo utilizzò ad esempio
in «Here comes the sun») e più tardi Brian Eno, Procol Harum, Emerson Lake &
Palmer, Yes, Frank Zappa. Negli anni Settanta il suono tipico del sintetizzatore
caratterizzava moltissimi brani soprattutto del «progressive» inglese e assoli come
quello di Keith Emerson in chiusura di «Lucky Man» restano esempi insuperati delle
caratteristiche dello strumento.
Questa è la serie dei sintetizzatori Moog prodotti sino ad oggi.
Moog (1963-1980)
Minimoog (1970-1982), monofonico
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Moog Satellite (1974-1979)
Moog Sonic 6 (1974-1979), modulare
Micromoog (1975-1979)
Polymoog (1975-1980), polifonico
Minitmoog (1975-1976)
Moog Taurus (1976-1983)
Multimoog (1978-1981)
Moog Prodigy (1979-1984), modulare
Moog Liberation (1980)
Moog Opus-3 (1980)
Moog Concertmate MG-1 (1981)
Moog Rogue (1981)
Moog Source (1981)
Memorymoog (1982-1985), polifonico. Tastiera a 5 ottave.
Moogerfooger (1998-oggi), effetto delay che deriva dai modulari.
Minimoog Voyager (2002-oggi), odierno remake del Minimoog, oscillatori
riprogettati.
Little Phatty (2006-oggi)
Moog Minitaur (2012-oggi), expander con doppio oscillatore (“analog bass
synthesizer”).
A questo elenco va aggiunto il modello “Midimoog”, un esemplare poco riuscito
che per tale ragione ha avuto scarso seguito. Ricordiamo invece che il Moog Modular,
multimodulare, usato spesso in sala di registrazione con 12 oscillatori, pieno di cavi di
derivazione, era il più sofisticato, ingombrante ed anche il più costoso. Fra i suoi
utilizzatori troviamo i Pink Floyd nell'album “The Dark Side of the Moon” e Keith
Emerson degli Emerson Lake & Palmer. Soprattutto in questa versione il Moog, che
aveva varianti sonore e timbriche quasi infinite, ha costituito la realizzazione di un
sogno antico che è quello di manipolare il suono attraverso una variazione cromatica
che lo rende simile all'uso dei colori su una tavolozza. Si ritiene che la forza del Moog
risieda comunque sul suo potere evocativo, quel suono caratteristico che è entrato a
pieno titolo nell'immaginario sonoro di questi ultimi decenni. Nell'ouverture chiamata
"Mountain Rock", composta da Walter Carlos, per il film “Shining” di Stanley Kubrick,
non sappiamo se una forma di rappresentazione sonora incredibilmente congrua sarebbe
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stata possibile attraverso altri strumenti: in quel contesto l'evocazione emotiva è stata
straordinaria.
III.c – Che cosa intendiamo per “Minimoog”.
Il Minimoog, secondo sintetizzatore della Moog, aveva tastiera a 44 tasti ed era
decisamente più economico, poiché produceva suono con soli tre oscillatori: fu quello
maggiormente usato dai gruppi musicali in concerto, proprio per la semplicità di utilizzo
per l’utente. La semplicità è riposta in una sorta di imperativo categorico, tale che ogni
parametro del pannello corrisponde ad un preciso comando. Il suono caratteristico dello
strumento è stato ed è oggetto di un vero e proprio culto. La nostra analisi parte
dall’avvio del sentiero evolutivo che ha portato l’ingegner Moog alla progettazione di
questa straordinaria macchina.
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II
STORIA.
II.a – Avvio del Percorso Evolutivo.
Negli anni cinquanta Robert Moog, ancora studente,
costruì il suo primo Theremin1, affascinante strumento che si
suona modulando in frequenza ed ampiezza mediante il solo
movimento delle mani nell'aria. Negli anni successivi, Moog fu
stimolato da alcuni compositori di musica elettronica e di musica
concreta tanto da maturare l'idea di realizzare uno strumento
elettronico a tastiera.
Fu così che iniziò a lavorare a vari progetti come
oscillatori, filtri (passa-basso), generatori d'inviluppo e così via,
arrivando alla definizione di alcuni moduli i quali, collegati tra
loro, creavano la catena di sintesi del suono.
I moduli furono sistemati in un pannello ed i collegamenti
fra di essi furono lasciati esterni e liberi, in modo che
l'utilizzatore potesse di volta in volta determinare il percorso del segnale a suo
piacimento, tramite una serie di prese jack.
Questi primi sintetizzatori modulari, che videro il giorno nel 1964, furono
inizialmente venduti soltanto ad Università, a ricercatori e agli studi di registrazione, ed
il loro impiego in campo commerciale si limitò nei primi tempi alla produzione di sigle
televisive e jingle pubblicitari. Il successo arrivò nel 1968, con un disco di musica
barocca interamente eseguita sul synth Moog: "Switched on Bach", di Walter Carlos,
che divenne presto un hit sia nelle classifiche di classica che in quelle di pop, vendette
più di un milione di copie e fu premiato con tre Grammy Awards.
1
Il Theremin, nome italianizzato in Eterofono o Thereminovox, fu il primo apparecchio elettrico che destò un certo
interesse nella storia degli strumenti elettrici, e che continua a riscuotere un certo interesse per la sua fantasiosa tecnica
esecutiva. Costruito tra il 1919 e il 1920 dal russo Leon Termen (cognome francesizzato in Theremin), tale
strumento veniva alimentato con batterie a secco ed era costituito da una piccola cassa di legno sormontata da due
piccole antenne di diversa altezza. Il suono veniva generato sfruttando i battimenti prodotti da due oscillatori ad alta
frequenza (300 khz), ed era inviato ad un filtro passa-bassi. Quindi dopo aver soppresso tutte le componenti acute il
suono veniva amplificato e diffuso tramite altoparlante.
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Fu così che la voce dell'esistenza di
questo nuovo strumento elettronico varcò
l'Oceano e giunse all'orecchio di alcuni
musicisti inglesi che stavano sperimentando
nuove strade espressive, sviluppatori di un
genere musicale che prenderà il nome di
progressive rock.
Avendone
subito
fiutato
le
potenzialità, questi fortunati si trovarono a poter mettere le mani su di uno strumento a
tastiera innovativo e rivoluzionario, in grado di generare suoni assolutamente irreali,
potenti e mai sentiti.
Tutto ciò in una gamma timbrica praticamente infinita e, cosa più importante,
progettato in modo che avessero la facoltà di programmare da sé stessi i suoni che
desideravano eseguire. Ma alcuni ostacoli ancora impedivano la larga diffusione del
sintetizzatore Moog: il prezzo, che era veramente molto alto e la complessità di
programmazione. Non esistevano infatti "presets" per cambiare suono ma ogni volta era
necessario cablare nuovamente tutto e regolare i moduli. Essendo inoltre un’unità molto
pesante, era problematico l'impiego dal vivo. Si manifestava quindi la richiesta di un
sintetizzatore più economico, compatto e facile da programmare, per cui nel '69 Robert
Moog avviò lo studio che porterà alla nascita del più famoso sintetizzatore mai
costruito: il Minimoog.
L’idea di Robert Moog era di individuare i moduli più utilizzati, scremando al
massimo, ed integrarli in una macchina maneggevole, facile e veloce da programmare.
Per rendere più snella la programmazione si decise anche di collegarli in modo
definitivo, con cablaggi interni, abbandonando il concetto di modularità. Nonostante
questi limiti, imposti dal progetto, il risultato doveva essere comunque uno strumento in
grado di non far rimpiangere la potenza di sintesi dei modulari.
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II.b – Evoluzione del Progetto di Robert Moog.
Per il primo prototipo, Model
A, si utilizzarono oscillatori, filtro e
generatori
di
inviluppo
ricavati
direttamente dai modulari, montandoli
su di un piccolo pannello sovrastante la
tastiera a tre ottave, da do a do.
Il Model B venne alloggiato in un
elegante
struttura
in
legno
con
coperchio. Per questo secondo prototipo
vennero ridisegnati gli oscillatori ed il
generatore d'inviluppo, mentre il filtro
rimase
lo
stesso
impiegato
per
i
modulari.
Con il Model C siamo praticamente alla
forma definitiva. Il pannello comandi viene
montato su cerniere per poter essere reclinato,
la tastiera è mezza ottava più lunga (da fa a
do), viene dotato di tre oscillatori. Le
differenze con il definitivo Model D sono
quasi trascurabili.
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Il primo Minimoog Model D fu
costruito nel 1970 e vista la tiepida reazione
che suscitò, Robert Moog pensò che ne
avrebbe venduti solo qualche centinaio. La
domanda esplose invece quasi subito ed il
Minimoog restò in produzione, presso i
laboratori di Buffalo, fino al 1982 per un totale
di circa 12.000 esemplari venduti. Il costo si
aggirava sui due milioni di lire nel ’71.
Parte delle illustrazioni tecniche che corredano questi
testi sono desunte dall’originale Minimoog Model D
Operation Manual, firmato da Tom Rhea e risalente alla piena
“epoca Norlin” (ovvero il 1974).
Nel Minimoog Model D, come in quasi tutti gli
strumenti elettronici di questo pianeta (ma anche in buona
parte degli strumenti acustici), possono e devono coesistere
quattro tipi di comportamenti, che sono rappresentato in
altrettanti circuiti elettrici e soluzioni costruttive ideate
dall’abilità ed esperienza del progettista Moog, come ha spiegato Enrico Cosimi:
1.
Sorgenti sonore, sono le strutture che generano il suono;
2.
I modificatori di segnale, sono strutture che influiscono sul timbro di
base generato dalle sorgenti;
3.
Sorgenti di controllo, sono le strutture meccaniche, elettriche o
numeriche con cui il musicista esercita la propria volontà sul funzionamento dello
strumento musicale;
4.
Modificatori di controllo, sono strutture concepite per alterare il
comportamento delle sorgenti di controllo.
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A partire dal manuale operativo che era fornito in dotazione, passiamo a
descrivere la logica del funzionamento di questo strumento. Il Minimoog ha una
architettura di sintesi molto spartana e razionale: “c'è poco ma non manca niente”, un
progetto di chiara semplicità geniale. Il tipo di sintesi impiegato come già illustrato al
primo capitolo è di tipo sottrattivo: significa che al suono iniziale viene tolto qualcosa
prima dell'uscita.
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III
IL PERCORSO AUDIO E LA CATENA DI SINTESI.
Il percorso audio previsto nell’architettura del Model D prevede il transito dalle
sorgenti sonore (tre oscillatori, noise e segnale esterno, cui può affiancarsi il filtro in
auto oscillazione) attraverso il mixer di raccolta; da questo, i segnali così sommati e
miscelati raggiungono il filtro passa basso risonante (per la definizione del contenuto
armonico) e successivamente la coppia di amplificatori con cui si decide l’articolazione
e il volume del suono definitivo.
III.a - Banco oscillatori.
Il suono iniziale è generato da ben tre oscillatori
VCO2(oscillatori controllati in tensione): nessun portatile del
periodo possedeva questa caratteristica. Tutti i VCO hanno dei
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Il termine VCO (Voltage Controlled Oscillator) o VCM (Voltage Controlled Multivibrator) si attribuisce a dispositivi
capaci di generare un segnale la cui frequenza è strettamente legata all'ampiezza di una tensione di pilotaggio fornita in
ingresso al sistema. Il termine VCM è più appropriato quando il segnale di uscita è di forma d'onda quadra, il termine
VCO viene utilizzato negli altri casi.
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commutatori di range e di selezione per la forma d'onda prodotta. Tramite il range è
possibile selezionare una delle sei gamme di frequenza a disposizione. La frequenza per
ognuno spazia da 0.1Hz a 20000Hz. Sono inoltre presenti un generatore di rumore
(bianco o rosa, a scelta) e un ingresso per un eventuale segnale esterno.
L'oscillatore 1 comanda l'intonazione generale dello strumento, mentre gli altri
due possono essere scordati rispetto al primo fino a 7 semitoni sopra o sotto.
Ogni oscillatore può lavorare su ottave diverse, selezionabili tra 2', 4', 8', 16', 32'
e LO (Lenta Oscillazione, in banda sub-audio). Le forme d'onda (“waveform”)
selezionabili per ognuno sono sei: triangolare, dente di sega, un misto triangolare dente di sega, quadra, impulsiva larga ed impulsiva stretta, come descritto nella tabella
sotto.
L'oscillatore 3 al posto del mix triangolare - dente di sega ha una dente di sega
invertita. Questo può essere utilizzato come generatore di frequenza di modulazione,
mediante uno switch che lo scollega dal controllo di tastiera e lo lascia libero di oscillare
alla frequenza impostata, di solito all'interno della gamma LO.
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III.b - Mixer.
Lasciato il banco oscillatori, il segnale giunge al mixer. Nel Minimoog Model D,
il mixer è posizionato al centro del pannello comandi e offre, per ciascuno dei cinque
segnali in transito, la possibilità di dosare il livello e di disabilitare velocemente il
passaggio di segnale con un
interruttore On/Off. Le sorgenti sono i tre VCO, il
generatore di rumore interno e un eventuale segnale audio prelevabile dall'esterno e
trattabile in cascata dalla sezione MODIFIERS.
Gli interruttori sono posti al centro, è possibile
azionare o meno qualunque sorgente sonora, i volumi
degli oscillatori si trovano in corrispondenza degli stessi a
sinistra; a destra invece è presente in alto il volume
d'ingresso per il segnale audio esterno e in basso il
regolatore della quantità di rumore.
L'interruttore a fianco (WHITE/PINK) permette di
selezionare quale tipo di rumore è più adatto in aggiunta
al nostro suono, vengono prodotti infatti due tipi di noise,
quello bianco3 oppure quello rosa4.
3
Il rumore bianco è un tipo di “disturbo” che ha uguale energia (loudness o volume) sulle varie frequenze
(spettrogramma piatto). Se si misura l'ampiezza del suono nella banda di frequenze da 100 a 200 Hz ("cicli per
secondo") si ha la stessa ampiezza del suono che nella banda da 3000 a 3100 Hz o anche da 19.000 a 19.100 Hz. Il
rumore bianco è generoso in "brillantezza" e per questo, essendo l'orecchio umano più suscettibile alle alte frequenze,
non risulta molto rilassante. E' efficace per mascherare altri suoni e in particolari circostanze e' indicato per provocare
allucinazioni uditive.
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Il rumore rosa ha una frequenza spettrale di 1/f con una caduta di 3dB per ottava e quindi uguale energia per ottava. Di
solito il rumore rosa è prodotto con un filtraggio passa-basso del rumore bianco. Il rumore rosa avrà la stessa ampiezza
nella banda da 110 a 220 Hz come da 220 a 440 Hz o da 7.040 a 14.080 Hz. Se si ingrandisce o si restringe l'onda con
un oscilloscopio la forma d'onda ha sempre la stessa "trama". Il pink noise non e' ne' casuale ne' prevedibile ed ha una
struttura frattale. Suona più naturale degli altri rumori ed e' molto rilassante: lo troviamo spesso in Natura e suona come
la pioggia, le cascate d'acqua, l'acqua che scorre nel vimini o dell'oceano praticando il surf e altri suoni naturali. Spesso
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La spia in corrispondenza dell'EXTERNAL INPUT VOLUME si accende nel
caso in cui il circuito di pre-amplificazione del mixer funzioni in sovraccarico, questo
potrebbe avvenire se il segnale audio applicato tramite l'apposito ingresso possiede un
guadagno troppo elevato, se si verifica questa evenienza basterà abbassare il volume
dell'ingresso audio.
III.c - Filtro.
Il filtro controllato in tensione nel Minimoog è un passa-basso a quattro poli a 24
dB:
è
riconosciuta
universalmente
la
grande
qualità e originalità di questo
componente, un transistor,
facile da usare poiché basta
ruotare
a
sinistra
la
manopola e il timbro si
scurisce, ruotandola in senso
orario il segnale torna chiaro.
La sezione di controllo del
filtro è costituita da sei
potenziometri e da tre interruttori
“CUTOFF FREQUENCY” regola la frequenza di taglio che può variare da 40 a
20000 Hz; il cursore “EMPHASIS” regola la risonanza del filtro e cioè l'amplificazione
del punto dove avviene il taglio o la chiusura del filtro; le tre manopole sottostanti
servono per ricreare l'inviluppo da applicare al filtro; la funzione generata è a tre
segmenti: il tempo di attacco iniziale (ATTACK), il tempo di decadimento (DECAY),
entrambi variabili da 10 mSec a 10 Sec, e il livello di sostenuto (SUSTAIN). Il
generatore di inviluppo fornisce quindi una tensione variabile nel tempo che comanda
l'apertura e la chiusura del filtro, questo effetto si aumenta o si diminuisce tramite
“AMOUNT OF CONTOUR”.
si usa per "ambienti" musicali elettronici e come segnale test per "accordare" il rinvigorimento dei sistemi sonori (molti
equalizzatori e analizzatori di spettro audio hanno generatori di rumore rosa).
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Il primo interruttore in alto (FILTER MODULATION), se attivato, fa modulare
il filtro da VCO2 e VCO3 tramite il relativo cursore “MODULATION MIX” presente
nella sezione dei controlli.
“KEYBOARD CONTROL” 1 e 2 sono altri interruttori che permettono il
controllo del filtro e del relativo EG tramite tastiera. La tastiera del Minimoog ospita 44
note, da Fa a Do e la sua lunghezza è stata obbligata dalla dimensione dei moduli
alloggiati nel pannello comandi del primo prototipo. Il funzionamento della tastiera,
rigorosamente monofonica, cioè non in grado di interpretare eventuali accordi impostati
dal musicista, si basa su tre segnali di controllo generati ed indirizzati in precisi punti
del circuito di sintesi. ogni volta che il musicista preme un tasto della tastiera, genera
una tensione di controllo “control voltage” che istruisce gli oscillatori su quale nota
eseguire e controlla la frequenza del filtro in base a un meccanismo di resistenze
inseribili a discrezione, produce una tensione di Gate che tiene aperti gli inviluppi per
l’intera durata del ciclo Attack, Decay, Sustain, produce un impulso di Trigger che
istruisce gli inviluppi sulla produzione del segmento di Attack.
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III.d - Inviluppo.
Per il generatore d'inviluppo diciamo due parole in senso generale: si tratta di un
congegno atto a variare nel tempo l'azione di un parametro.
L'inviluppo Moog è strutturato in tre stadi:
1) Attack, tempo di attacco, cioè il tempo che il parametro in questione impiega
a raggiungere il massimo livello d'azione dall'istante in cui viene premuto un tasto della
tastiera;
2) Decay, tempo di decadimento, cioè il tempo che il parametro impiega, dopo
l'attacco, a ridiscendere al livello stabilito dal terzo controllo;
3) Sustain, livello di mantenimento.
Il tempo che impiega il parametro per scendere al valore zero dopo il rilascio
della nota, il tempo di Release (che in quasi tutti i sintetizzatori ha un controllo
indipendente) nel Minimoog è associato a quello di Decay. Nel filtro il tempo di
attacco, regolabile da 1ms a 10s, stabilisce il tempo che questo deve impiegare per
riaprirsi, partendo dalla posizione in cui è impostata la frequenza di taglio per portarsi
progressivamente a "tutto aperto". Il tempo di decadimento, regolabile nello stesso
intervallo di quello di attacco, determina il tempo che il filtro impiega a richiudersi al
valore di mantenimento, a sua volta regolato dal terzo controllo, Sustain. Il
potenziometro Amount, infine, consente di dosare la quantità di segnale da prelevare
dall'insieme per essere inviata al generatore di inviluppo.
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III.e - Amplificatore.
L'ultimo stadio in cui il segnale passa prima dell'uscita è l'amplificatore che lo
“pre – amplifica” per l'uscita audio. Il ruolo di questo importantissimo anello della
catena è quello di permettere la moltiplicazione di segnale audio filtrato attraverso il
profilo di inviluppo: serve a garantire l’articolazione e l’andamento dinamico del
sintetizzatore. In una struttura appositamente semplificata come quella del Minimoog
non ci sono parametri di pannello relativi al VCA (Voltage Controlled Amplifier)
ovvero, all’amplificatore controllato dall’inviluppo; c’è invece un controllo di Volume
che agisce sul secondo amplificatore in cascata al primo; il suo ruolo è esclusivamente
di gestione livello, o attraverso pannello comandi oppure tramite un pedale di controllo
collegato al pannello posteriore del sistema.
Andando oltre il “doppio” amplificatore il segnale raggiunge l’uscita dello
strumento ed è pronto ad affrontare i rigori del mondo esterno.
Se la manopola Sustain, che regola il livello di mantenimento, è posizionata sul
massimo, l'inviluppo non ha effetto. Non essendoci il controllo di Release, il
potenziometro Decay stabilisce anche il tempo di rilascio, cioè il tempo che la nota
impiega a spegnersi dopo che abbiamo sollevato il dito dal tasto. Un interruttore alla
sinistra della tastiera, sopra le ruote di pitch e modulazione, può disabilitare la funzione
di rilascio per far sì che l'emissione della nota si interrompa di netto lasciando il tasto.
III.f - Modulazione e altri controlli.
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L'azione del filtro può essere modulata dall'oscillatore 3, dal rumore o da una
miscela dei due. L'oscillatore 3 può essere liberato dal controllo di tastiera, per oscillare
alla stessa frequenza lungo tutta l'estensione di quest'ultima. Quando viene sacrificata la
sua funzione di generatore audio per essere usato come modulatore del filtro, esso ne
pilota l'apertura e la chiusura ciclicamente, secondo la frequenza e la forma d'onda
impostate. L'intensità di modulazione è comandata dalla rotella MOD alla sinistra della
tastiera, accanto a quella di pitch. Oltre al filtro, la modulazione può essere associata
all'intonazione (Pitch Modulation) per variarne l'altezza periodicamente, su e giù.
Il Bending viene controllato da una seconda ruota posta accanto a quella della
modulazione, serve per variare durante l'esecuzione di un brano il pitch, cioè
l’intonazione, tirando quindi le note come se si trattasse di una chitarra elettrica. Sono
presenti sullo stesso pannello due interruttori e due prese Jack. L'interruttore Glide
attiva l'effetto del glissato tra una nota e l'altra (si può averne esempio ascoltando il
finale di "Lucky Man" degli Emerson, Lake & Palmer). L’interruttore posto di fianco,
Decay, applica la funzione di rilascio del suono, regolata tramite “DECAY TIME” sulla
sezione “LOUDNESS CONTOUR”. I jack d'ingresso permettono di collegare due
pedali per l'attivazione del Glide e del Decay.
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Appendice: Il Minimoog nel mondo dell’informatica musicale
Nell’ambito della musica elettronica si presuppone l’utilizzo di un fascio di
elettroni, come si è capito dalla nostra analisi: i marchingegni elettronici modulano i
fasci in modo da produrre frequenze udibili. Il fatto di “inventare il suono” utilizzando
la fisica acustica ha reso possibile quindi la nascita di suoni sintetici costruiti con onde
periodiche: basti pensare all’oscillatore sonoro, che ridotto ai suoi minimi termini è
costituito da un condensatore e due resistenze. La questione fondamentale che rimane
da trattare in questa sede è la sostanziale differenza tra l’elettronica e l’informatica.
L’informatica musicale è diversa dall’elettronica, in quanto presuppone la
digitalizzazione dell’informazione. I due postulati di fondo sono quello di discretizzare i
dati e di avere come base il calcolo binario, confidando nella capacità di calcolo di un
processore. Oggi, il computer è entrato nella vita delle persone e gli elementi principali
di una macchina sono tutti sulla scheda madre del calcolatore.
Moog Minimoog è il sintetizzatore per antonomasia, è la storia della musica dei
sintetizzatori. Come avrebbe detto Walter Benjamin, è universalmente circondato da
“un’aura”, questa atmosfera magica riesce a toccare anche chi non lo ha mai suonato:
creare un’emulazione virtuale passando dalla sintesi analogica ad una discretizzazione
digitale è una vera e propria sfida. Nel 2004, Arturia ha deciso di intraprendere questa
strada con Minimoog-V, un software che ha visto nella sua evoluzione vari upgrade che
ne hanno profondamente migliorato la fedeltà timbrica, fino a farlo diventare lo
standard e il riferimento tra
le emulazioni software. Si ha
a
disposizione
la
stessa
identica
interfaccia
della
versione
originale
per
consentire anche a chi ha
avuto ed ha la fortuna di
utilizzare
“hardware”
il
Minimoog
di
immediatamente
ritrovare
tutti
i
singoli moduli e i moltissimi
controlli.
riproduzione
La
del
fedele
synth
23
originale non si ferma naturalmente all'interfaccia ma ricopre anche tutte le altre
caratteristiche dello storico strumento Moog. L'emulazione viene garantita dalla
tecnologia TAE®, acronimo di True Analog Emulation, che offre perfetta riproduzione
dell'intonazione, della forma d'onda e di tutte le caratteristiche del suono originale di un
synth analogico. Con la TAE® è possibile avere una riproduzione migliore degli
oscillatori e dei filtri analogici; ricordiamo l'implementazione del "soft clipping" che
aggiunge ancora maggior potenza e profondità alle frequenze basse, così come la
riproduzione accuratissima del passa-basso Moog a 24 dB. Inoltre sono state
implementate diverse funzioni fondamentali non presenti nel Minimoog originale come
la polifonia, il controllo MIDI, effetti come “delay”, “chorus” e molto altro.
Gli strumenti introdotti dalla versione 2 puntano ad ampliare le possibilità di
sound design. Arturia Minimoog-V 2 riconferma l’eccellenza dell’impasto sonoro e
amplia i confini con i nuovi strumenti. Il prezzo del software completo oggi si aggira
intorno ai 199 euro.
Le emulazioni di Minimoog disponibili a titolo gratuito sul web sono molte,
alcune cercano di creare effetti in qualche modo nuovi, altre cercano di restare fedeli
all’originale macchina analogica.
Tra tutte queste emulazioni una delle più interessanti è il VST gratuito
denominato Minimogue: ovviamente non viene cercata solo una fedeltà “assoluta”
all’originale,
ma
offerte
soluzioni
anche
moderne.
I
del Minimogue,
Brooks,
Glen
vengono
più
programmatori
Richard
Stegner
and
Gunnar Ekornås, hanno cercato
di ottenere un software che imiti
il passato ed offra combinazioni
di suoni che il corrispettivo
analogico non poteva possedere.
All’interno del file liberamente
scaricabile al riferimento http://www.vst4free.com/free_vst.php?id=405 è possibile
usare patch che sono automaticamente installate e modificare i parametri a piacimento
rendendosi subito conto della potenzialità di questo programma.
24
Le caratteristiche fondamentali del VST di cui si è parlato sopra possono essere
riassunte in questi punti:

5 note di polifonia;

Arpeggiatore e 16 note Step Sequencer;

Manopole di uscita per i due generatori Contour;

Sintonia di Osc 1, cursori di affinamento per Osc2 e Osc3;

Controllo Aftertouch, Curva velocità filtro regolabile;

3 cursori Overdrive indipendenti (uno per ogni oscillatore);

Overdrive globale con hi e passa-basso taglio, Oscillator Sync;

Chorus, un LFO indipendente che comprende oscillatore deriva e panning stereo;

Delay digitale completamente programmabile.
Per l’installazione basta estrarre dall’archivio compresso liberamente scaricabile
il File “MinimogueVA.dll” e la cartella Minimogue, copiare ed incollare il tutto nella
corrispettiva cartella VST-instruments di un programma atto all’editing audio.
Ottima guida alle possibilità di questa piccola ma efficace applicazione può
essere trovata in un clip al link http://www.youtube.com/watch?v=ML10BmcocSA.
Questi sono i MIDI controllers desunti dal file di testo presente nell’archivio:
MIDI Controller Assignments
Any CC# assignment can be overridden by using the MIDI LEARN function. Just click the
MIDI LEARN button,
move a control on the softsynth, then move a knob or slider on your hardware controller.
Control
CC#
Type
---------------------
---
----------
Glide
17
Trigger Mode
89
Aftertouch
Pitchbend Range
Control
---------------------
CC#
---
Type
---------------
Keyboard Control 1/3
23
Switch
Keyboard Control 2/3
24
Switch
12
Osc 3 Filter Mod
3
13
Autopan
25
Switch
Oscillator Modulation 115
Overdrive On/Off
26
Switch
Oscillator 3 LFO/VCO 72 Switch
Overdrive Gain
27
Slider
Osc 1 Range
Overdrive High Cut
28
Slider
Slider
Switch
5 7-p. knob
Osc 1 Frequency
103
Overdrive Low Cut
29
Osc 1 Waveform
104 7-p. knob
VCF Cutoff
74
Osc 1 Offset
102
VCF Emphasis (Resonance) 71
25
Osc 2 Range
Osc 2 Frequency
Osc 2 Fine Tune
Osc 2 Waveform
76 7-position knob
85
Osc 3 Range
116 7-position knob
Osc 3 Frequency
30
Osc 3 Fine Tune
75 Slider
Osc Sync 2 > 1
VCF Sustain
15
73
VCF Release
VCA Attack
9
109
VCA Decay
110
VCA Sustain
VCA Release
83 Switch
111
112
Delay Level
LFO Level
84 Slider
LFO Wave
113 Switch
LFO Speed
118 Increment Buttons
LFO Destination
14
VCF Decay
10 7-position knob
94 Slider
81
91
VCF Attack
18 7-position knob
93 Slider
Osc 3 Offset
VCF Velocity
117 Slider
Osc 2 Offset
Osc 3 Waveform
VCF Contour Amount
Delay Speed
18
80
Delay Sync
87 Switch
Delay Sync Speed
119 Increment Buttons
88 7-position knob
Delay Right Speed
90 Switch
Mixer Osc 1 Volume
86
Delay Feedback
19
Mixer Osc 2 Volume
105
Chorus On/Off
31 Switch
Mixer Osc 3 Volume
82
Chorus Level
Mixer Osc 1 On/Off
20 Switch
Mixer Osc 2 On/Off
21 Switch
Mixer Osc 3 On/Off
22 Switch
Output Level
Arp On/Off
95 Switch
Arp/gate sync speed
Arp Mode
42 Selector
Gate On/Off
Gate step1
43 Switch
Gate step2
44 Switch
Gate step3
45 Switch
Gate step4
46 Switch
Gate step5
47 Switch
Gate step6
48 Switch
Gate step7
49 Switch
Gate step8
50 Switch
Gate step9
51 Switch
Gate step10
52 Switch
Gate step11
53 Switch
Gate step12
54 Switch
Gate step13
55 Switch
Gate step14
56 Switch
Gate step15
57 Switch
Gate step16
58 Switch
32
7
107 Selector
96 Switch
26
Bibliografia
 E. Cosimi, Manuale di Musica Elettronica. Teoria e tecnica dei
sintetizzatori, Tecniche Nuove, anno 2011, XXVII-1100 p.
 (a cura di Thomas Rhea) The Minimoog Synthesizer, operation manual,
Moog Music Inc.
 A. Cipriani e M. Giri, Musica Elettronica e Sound Design, Roma 2009
ConTempoNet s.a.s.
 T. Pinch e F. Trocco, 2002, Analog Days. The Invention and the Impact
of the Moog Synthesizer, Harvard University Press.
 A. Lanza, Il Secondo Novecento, EDT 1991
 Dizionario della Musica e dei Musicisti, Garzanti 1999
 R. Bianchini e A. Cipriani, Il suono virtuale, Roma ConTempoNet s.a.s.
Sitografia
http://www.moogmusic.com/
http://moogfoundation.org/
http://www.audiocentralmagazine.com/tag/case-study/
http://www.suonoelettronico.com/documenti.htm
http://www.suonoelettronico.com/sintetizzatori_anni70.asp
http://www.iitm.it/sito/
Video You Tube da Accordo.it, curato da Enrico Cosimi
http://www.youtube.com/watch?v=WyNRF4nbM0o
“Viaggio intorno al Minimoog D” (1,2,3)
Video You tube http://www.youtube.com/watch?v=0z0cbMkOvY0
(In extract from a 1980's BBC Micro Live special on electronic music in which
Dr Bob Moog demonstrates the Minimoog)
Video You Tube http://www.youtube.com/watch?v=sLx_x5Fuzp4
“Brief History of the Minimoog Synthesizer”
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