ALL THAT FALL STEFANO CANTO
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ALL THAT FALL STEFANO CANTO
pieghevole17x17 CANTO:Layout 1 26/06/14 11:36 Pagina 1 a cura di Salvatore davì all tHat Fall SteFano canto Palermo caPPella dell’incoronazione 4 luglio / 1 agoSto 2014 Direttore / Director Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia Valeria Patrizia Li Vigni Segreteria tecnica / Technical Secretariat Giovanna Mauro Gabriella Cassarino Coordinamento organizzativo / Organizational coordination Collezioni / Collections Rosaria Raffaele Addamo Agata Polizzi Allestimenti e sicurezza / Installation and security Lorenzo La Mantia Coordinamento attività editoriale / Editorial coordination Archivio S.A.C.S / S.A.C.S archive Biblioteca / Library Benedetta Fasone S.A.C.S - Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia / Office for Sicilian Contemporary Art Comitato Tecnico Scientifico S.A.C.S. 2014 / S.A.C.S 2014 curatorial committee Valeria Patrizia Li Vigni Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia Maurizio Carta Amici del Museo Riso Vincenzo Fiammetta Fondazione Orestiadi, Gibellina, Trapani Luciana Giunta Accademia di Belle Arti di Palermo Virgilio Piccari Accademia di Belle Arti di Catania Antonio Presti Atelier sul Mare – Fiumara d’Arte, Castel di Tusa, Messina Antonino Pusateri FAM Fabbriche Chiaramontane di Agrigento Comunicazione / Communication Rosario Drago Ludovico Gippetto Mirtilla Rolandi Ricci Lorena Nicolosi Martina Garufi Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana www.regione.sicilia.it/beniculturali Palazzo Riso Palermo, corso Vittorio Emanuele 365 t. 091587717 - 091320532 [email protected] Grafica / Artwork Guido Mapelli S.A.C.S. Sportello per l'Arte Contemporanea della Sicilia [email protected] Ufficio tecnico amministrativo / Technical administration office Nicola Vassallo Giuseppe Bonomo Maria Luisa Balbo Amici del Museo Riso [email protected] Consegnatario / Consignee Mattea Costantino Gestione del personale / Staff management URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico / Public Relations Office) Anna Vassallo Antonio Aiello Gioacchino Busetta Segreteria / Secretariat Iolanda Tumminia all tHat Fall SteFano canto a cura di Salvatore davì Direzione e coordinamento Ennio Pellicanò Coordinamento e progetto di allestimento Agnese Giglia Mediapartner Giulia Gueci per Azoto projects & communication, ADI Sicilia Social network Alessia Giglia Documentazione fotografica Fausto Brigantino per Azoto projects & communication, Roberta Gennaro Segreteria S.A.C.S. / S.A.C.S. Secretariat Agata Polizzi Andrea Gelardi Educazione / Education Rosaria Raffele Addamo Palermo caPPella dell’incoronazione 4 / 31 luglio 2014 ore 10-20 martedì, mercoledì e domenica / Tuesday, Wednesday, Sunday ore 10-24 giovedì, venerdì e sabato / Thursday, Friday, Saturday chiuso lunedì tranne i festivi / closed Mondays except holidays Supporto comunicazione visiva Leonardo Vaccaro main supporters supporters patrocini ingresso / admission and ticketing intero / full euro 6 mediapartner ridotto / reduced euro 3: gruppi / groups (min. 15); studenti universitari con documento; university students with current ID gratuito / free admission fino ai 18 anni; persone con più di 65 anni; scolaresche; docenti; diversamente abili con accompagnatore; guide turistiche; giornalisti; Amici del Museo; artisti S.A.C.S. / under 18; seniors over 65; students; teachers; individuals with special needs access and companion; tour guides; journalists; Museum Friends; S.A.C.S. artists la biglietteria chiude trenta minuti prima / ticketing up to 30 minutes before closing Cappella dell’Incoronazione Palermo, via dell’Incoronazione 13 Orari: 10 – 20 tutti i giorni. Chiusa sabato, domenica e lunedì Ingresso (Cappella dell’Incoronazione + Museo Riso): 6 euro, ridotto 3 euro pieghevole17x17 CANTO:Layout 1 26/06/14 11:36 Pagina 2 all tHat Fall SteFano canto Il presente è caratterizzato da immagini che gli sono sincrone, da verità così cariche di tempo che lo conducono a frantumarsi in una miriade d’immagini posizionandolo in relazione dialettica con ciò che è stato e con ciò che sarà. L’artista getta luce sul presente ancorandosi al passato ed esercitando un’influenza volta al futuro, assolve un ruolo privilegiato ed è depositario di modalità dello sguardo che sondano il grado zero della percezione e della visione del mondo. Si tratta di considerare la sua presenza sul territorio come un momento autonomo e necessario per porre domande universali, per interpretare le stratificazioni del presente e i dati antropici che da esse emergono, e allo stesso tempo per focalizzare le verità che si annidano nel quotidiano spingendo la sua ricerca dall’osservazione all’azione. L’osservazione intrapresa da Stefano Canto, artista che ha attivato un processo conoscitivo sulla città di Palermo, permette di relativizzare il nostro sguardo. Il suo ruolo è quello di chi si inserisce in un contesto per rilevare sfumature nuove nell’interpretazione di alcuni concetti chiave. il risultato è l’opera All That Fall, un pavimento accessibile e percorribile, una membrana intrisa di insidie strutturali che rendono la fruibilità precaria. Emerge l’idea di città come un organismo «trasmutante», la riflessione si riversa, dunque, alle pratiche urbane che trovano un’analogia nell’analisi di Michel de Certeau: «veduta prospettica e sguardo al futuro costituiscono la duplice proiezione di un passato opaco e di un avvenire incerto su una superficie trattabile», per cui «la relazione tra la città e il suo concetto non determina mai un’identificazione, ma gioca sulla loro progressiva simbiosi» (M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro 2010, p. 146). L’opera è legata all’idea di alterazione e alle superfetazioni che compongono la pelle della città, per cui la superficie urbana, intesa come epidermide, è elemento di osmosi, tessuto permeabile che connette l’esperienza di un di fuori con quella di un di dentro. Stefano Canto, artista attento alla semiotica degli oggetti, che sonda le possibilità sintattiche delle superfici architettoniche in relazione al paesaggio, alla natura e al contesto socio-culturale, pone l’accento su come le realtà urbane si deteriorano simultaneamente ai dispositivi attraverso i quali sono state organizzate; non a caso utilizza il pavimento, sinonimo di stabilità, e lo rielabora come simbolo di mobilità incerta. La Cappella dell’Incoronazione risulta una scelta fondamentale nel processo di ideazione dell’installazione, il sito racchiude un sistema complesso di segni architettonici e sedimentazioni culturali che arrivano fino ai giorni nostri, dopo un lungo avvicendarsi di fatti e destinazioni d’uso che hanno trasmutato l’identità della struttura. La Cappella è un luogo dove la storia si è intrecciata con la leggenda, infatti, è detta dell’incoronazione perché qui, secondo una tradizione dalle fonti non accertate, avveniva l’investitura dei re di Sicilia. La struttura si fonda su edifici di epoche diverse: una sala ipostila di età aglabita (sec. IX) e la cappella di età normanna che ha subito modifiche tra il Cinquecento e il Seicento. Il Loggiato è stato luogo di sepoltura durante la carestia del 1591, mentre la Cappella è stata semidistrutta dai bombardamenti borbonici nel 1860. Il complesso architettonico risulta presente nel primo elenco di immobili da tutelare approvato dal Consiglio Comunale tra il 1901 e il 1902, ed oggi si connota come spazio-off di Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia. All That Fall prende il nome dalla prosa radiofonica di Samuel Beckett, ideata e andata in onda per la BBC inglese nel 1956. Il dramma narra un impasse: l’incontro di due vecchi coniugi è destabilizzato da un lungo ritardo di un treno di cui non si conosce la causa esatta. La responsabilità dell’accaduto scivola via attraverso omissioni e dialoghi incompiuti; allo stesso modo l’installazione di Stefano Canto sottolinea l’omissione di responsabilità e l’incuria urbana che grava sul contesto socio-culturale della città. ‘Tutti quelli che cadono’ è, dunque, metafora di precarietà. Salvatore Davì The present is characterized by images that are synchronous with it, by truths that are so loaded with time that they lead it to shatter into a myriad of images, positioning it in a dialectical relationship with what has been and what will be. The artist throws light on the present, anchoring himself to the past and exerting an influence turned to the future; he or she plays a privileged role and is the depositary of modalities of the gaze that sound the degree zero of perception and the vision of the world. It is a matter of considering his or her presence in the territory as an autonomous and necessary moment for asking universal questions, for interpreting the stratifications of the present and the anthropic data that emerge from them, and at the same time focusing on the truths that nest in daily life, pushing his or her research from observation to action. The observation undertaken by Stefano Canto, an artist that has activated a cognitive process on the city of Palermo, makes it possible to relativize our gazes. His role is that of the person that gets into a context to notice new tones in the interpretation of some key concepts. The result is the work All That Fall, an accessible floor that can be walked on, a membrane drenched in structural snares that make enjoyment precarious. There emerges an idea of the city as a “transmuting” organism, and hence reflection is poured out on the urban practices that find an analogy in the analysis by Michel de Certeau: “perspective view and gaze on the future constitute the double projection of an opaque past and an uncertain future on a tractable surface”, so that “the relationship between the city and its concept never determines an identification, but plays on their progressive symbiosis” (M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro 2010, p. 146). The work is linked to the idea of alteration and the superfetations that make up the skin of the city, so the urban surface, seen as an epidermis, is an element of osmosis, a permeable weft that connects the outside of experience of with an inside. Stefano Canto, an artist attentive to the semiotics of objects, who sounds out the syntactic possibilities of architectural surfaces in relation to the landscape, to nature and the socio-cultural context, places emphasis on how urban realities deteriorate simultaneously with the devices through which have they been organized; it is not by chance that he uses the floor, synonymous with stability, and elaborates it as a symbol of uncertain mobility. The Chapel of the Coronation is a fundamental choice in the process of ideation of the installation; the site encloses a complex system of architectural signs and cultural sedimentations that come down to our own day, after a long alternation of events and uses that have transmuted the identity of the structure. The Chapel is a place where history has interwoven with legend. Indeed, it is referred to as the Chapel of the Coronation because here, according to a tradition with unverified sources, the investiture of the kings of Sicily took place. The structure is based on buildings from different epochs: a hypostyle room of from the Aghlabite age (9th century) and the chapel from the Norman age that underwent changes in the sixteenth and seventeenth centuries. The arcaded loggia was a burial place during the 1591 famine, while the Chapel was half-destroyed by the Bourbon bombardments in 1860. The architectural complex is present on the first list of immovable properties to be protected, approved by the City Council between 1901 and 1902, and today it is connoted as an offspace of Riso, the Museum of Contemporary Sicilian Art. All That Fall takes its name from a radio play by Samuel Beckett, conceived for and broadcast by the BBC in 1956. The play narrates an impasse: the meeting between an old husband and wife is destabilized by a long train delay whose exact cause is not known. The responsibility for the situation slips away through omissions and incomplete dialogues; likewise the installation by Stefano Canto underlines the omission of responsibility and the urban neglect that weighs on the socio-cultural context of the city. Hence All that fall is a sort of metaphor of precariousness.