gli ebrei della val di non

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gli ebrei della val di non
GLI EBREI DELLA VAL DI NON
a cura di Felice Zadra
In futuro, oltre al giusto ricordo delle persecuzioni subite dal popolo d’Israele, è necessario che
sempre più persone conducano le proprie ricerche ed approfondimenti sulla storia delle popolazioni
locali e sulla storia degli ebrei convertiti a forza, con dolore, o spesso anche silenziosamente, con la
coercizione, alle religioni dominanti in quella terra. E questo per far sì che la memoria di tale silenzio e
fatica possa consolidarsi ed ampliarsi, con una mole di testi, documenti, originali o in fotocopia, e
informazioni e diapositive, ora archiviate in Biblioteche, su computer, o su tutti gli elementi più vari,
che giacciono ora inutilizzati da tempo immemorabile, anche sotto il naso di tutti.
Ringraziamenti
La collaborazione e la pazienza di mia moglie, Antonella Lonati, insieme a quella dei miei figli Michele,
Alessandro, e Paolo, hanno permesso, fin dall'inizio, che questa ricerca nascesse e prendesse corpo;
senza i consigli di mia moglie e la sua gradevole vicinanza (anche durante i sopralluoghi nei cimiteri
della Val di Non o tra le carte delle Biblioteche!), pochi dati, potrebbero, oggi, essere presentati in
maniera così compiuta e articolata.
Al termine di un lavoro difficoltoso e lungo, fa sempre piacere porgere ringraziamenti particolari alle
persone che hanno rappresentato un punto di riferimento continuo durante i numerosi momenti di
scoramento che sopraggiungono nel corso della raccolta dei dati, stesura e revisione del lavoro. Per
me queste persone sono state Federico Zadra, che non ha mai mancato di fornirmi il suo utilissimo
apporto di informazioni e suggerimenti, oltre che di amicizia sincera, e Marcella (Rubi) Zadra, la prima
e persona che ha creduto e motivato il mio lavoro di ricerca, anche quando tutti i dati qui raccolti e
presentati non esistevano ancora.
Non posso, poi, dimenticare il contributo di Sergio Zadra, che quasi dieci anni fa, mi permise di venire
a contatto con gli Zadra di Cis e mi diede utili suggerimenti nel momento in cui i dati raccolti
iniziavano a prendere corpo.
Sigle usate nel testo:
1 a.e.c.: avanti era comune; sigla scelta per il suo carattere di semplice designazione
storiografica, non confessionale
2 c.d. : cosiddetto
3 d.e.c. : dopo era comune; sigla scelta per il suo carattere di semplice designazione
storiografica, non confessionale
4 aa. : anni
5 N.d.A.: nota dell’Autore
Riferimenti nel testo:
1 Sefarditi: Ebrei originari da tutto il Mediterraneo, dalla Persia alla Spagna, quest’ultima detta
in ebraico “Sefarad”, nelle tabelle (S)
2 Aschenaziti: Ebrei provenienti dalla Polonia, Russia, o dalla Germania, quest’ultima detta in
ebraico “Aschenazi”, nelle tabelle (A)
3 Sefarditi Italiani: nelle tabelle (S/I)
4 Persiani: nelle tabelle (P)
INTRODUZIONE
Nel 2003, un gruppo di ricercatori di Genetica Medica di Udine ha pubblicato un articolo scientifico
relativo all’identificazione di componenti genetiche provenienti da popolazioni negroidi, ispaniche ed
orientali nelle popolazioni residenti da secoli nella zona della Marca Trevigiana. La presenza nelle
popolazioni della Marca Trevigiana dei tratti genici dei loro più o meno antichi progenitori testimonia i
continui movimenti delle popolazioni nel corso dei secoli, e questa osservazione scientifica non può
stupire, perlomeno non stupisce sicuramente chi ha studiato le continue trasmigrazioni lungo l'Europa,
l’Asia e il Medio Oriente di commercianti, eserciti e conquistatori, spesso col popolo al seguito. La
notizia, certamente insolita per la mentalità corrente, fu riportata anche in un articolo comparso su “La
Repubblica” di domenica 1 giugno 2003, da Saverio Correr.
Un fenomeno analogo, di occultamento delle origini di un popolo giunto da lontano, è accaduto
anche in Val di Non, in provincia di Trento, la Valle ora famosa in tutta Italia ed Europa per la
coltivazione delle mele: ancor oggi, i nomi di numerosi paesi, monti, località, quartieri di tutta la Val di
Non, come anche la maggioranza dei cognomi delle persone che vi risiedono, rimandano in molti
elementi alla storia ebraica della Valle (v. Tabb. da I a IX).
Capitolo I
IL SIGNIFICATO DI UNA RICERCA: I MATTONI INIZIALI
È probabile che, in un periodo di tempo molto distante da oggi, con buon’approssimazione circa
duemila anni fa, al seguito delle truppe dell’Impero Romano, una Comunità ebraica si mosse dalla
città di ZADRACARTA (Figg. 1, 2, 3) non distante dal Mar Caspio, nell’attuale Iran (Persia), per
giungere in Val di Non. Quasi certamente, lo stesso popolo, la stessa tribù, raggiunse altri luoghi
lontani per insediarsi e fermarsi definitivamente. Questi luoghi sono l’attuale Afghanistan, l’Algeria,
l’Egitto, dove molti dei loro diretti discendenti risiedono ancora oggi, e la Polonia e la Russia, dove
invece erano presenti fino al passato recente, all’epoca della tragedia della Shoa. La loro presenza
forse, si estendeva anche alla Spagna.
“La maggioranza delle comunità Ebraiche risiedeva nell’area che adesso é parte del moderno Iran,
Iraq, Afghanistan, e l’area circostante; parlando dei loro inizi, si riferivano al periodo dell’Esilio Assiro
(720 a.e.c.) e all’epoca dell’Esilio Babilonese (560 a.e.c.). … Non ci sono resti archeologici che
permettano di confermare tale ipotesi. Esiste, tuttavia, la menzione nella Bibbia dell’esilio d’una gran
comunità sul fiume Gozan. Sembra, in ogni modo, che il mito dell’insediamento d’una comunità
Ebraica nella “Mezzaluna Fertile” abbia delle basi storiche fin dal periodo dell’Esilio. E, inoltre, ci fu una
presenza Ebraica continua in quell’area sicuramente fino all’epoca moderna” (9), (25) (trad. pers. da Guy
Matalon, PhD., The "Other" in "Afghan" Identity: Medieval Jewish community of Afghanistan, www.afghan-web.com,
Afghanistan Online. History).
Stando alle più recenti ipotesi storiche, quei luoghi di confine e continue migrazioni sono anche i
luoghi più probabili per la ricerca delle Dieci Tribù Perdute d’Israele.
Capitolo II
I COGNOMI EBRAICI DELLA VAL DI NON
• I COGNOMI ASCHENAZITI E SEFARDITI NELLA VAL DI NON
l numerosi cognomi ebraici oggi presenti tra le persone che abitano la Val di Non sono il primo
elemento che balza in evidenza studiando la storia di questa Valle, così com’è riportato nella TAB. I.
TAB. I
ELENCO DEI COGNOMI EBRAICI PRESENTI IN VAL DI NON ANCHE NEL PASSATO
COGNOME
E SUE POSSIBILI VARIAZIONI
IN VAL DI NON
NOTE
ALTROVE
ABRAM
ABRHAM
BARBACOVI
BARBAKOFF
BENEDETTI,
BENDETTI
CALOV/I,
CHALOW,
CALOVET/O,
HALOV,
CALOVIN, COLEVI KALOWY
KULAV/I
KALUV, JALOW
CAMPAGNANO
CATTANI, CATAN CATAN
CORAZZOLA
CORRAZZOLA,
CORRAZZOLLA,
CORAZOLA,
COREZZOLA
LUOGO di PROVENIENZA
Russia, Polonia (A)
Russia (A)
Italia (S/I)
(1)
(14)
(1)
Polonia (A), Russia (A)
(1)
Italia (S/I)
Italia (S/I)
CHOROSZCZULA Polonia (A)
KRAZULA,
KRUCZEL,
KRASULSZAJA,
KRUCZEL
DONATI
Italia (S/I)
ERLICHER
Germania (A)
Il nome di molte famiglie di Denno, un
paese della parte sud della Valle, ma
anche una parola ebraica, oltre che un
cognome ebraico molto comune nelle
Comunità Italiane. Nel “Libro di Esdra” c’è
un Catan fra i rimpatriati da Babilonia (1)
I cognomi aschenaziti italiani sono da
intendersi come la trasformazione sonora
dalle varianti aschenazite polacche qui
elencate; le città dove erano presenti le
forme di scrittura polacche erano
principalmente Przedborz (anni 1826-30,
1848, 32-67) Gubernia: Radom /
Provincia: Kielce; Bialystok (aa. 1888-99)
Gubernia: Grodno, Provincia: Bialystok.
Esiste un piccolo paesino Corazzola in
provincia di PD, abitato da una Comunità
fino al tardo Medioevo, nelle vicinanze di
un Monastero ora abbandonato; questa
consuetudine di insediare una Comunità
Ebraica nei pressi di un convento era
molto diffusa durante il medioevo (v.rif.2)
Cognome ebraico molto diffuso nelle
Comunità Italiane (1)
Un Erlicher era Presidente della piccola
FRANCH, FRANC
GRAIF
IOB, YOB
FRANCH,
Germania (A), Polonia (A)
FRANC, FRANK
FRANCK
GRAIFF, GRAJFF Galizia, Romania (A)
JOB, YOB
CASPARO, KASPAR KASPAR
CHELLER
KELLER
Russia, Polonia (A)
Russia - Odessa (A)
KULAVI
LEONI^
KULAWY, KULEV Polonia
Italia (S/I)
MACCANI٠
MACHANI٠
MACHANI
Iran (P)
MAONI
MAON
Medio Oriente (S)
MOSCOT
MOSCATI
Spagna (S), Bacino
Mediterraneo (S)
MOZIN, MOSIN
MAZIN, MOSIN
MOCNYJ,
MOZEN
NUNES
Russia, Polonia (A)
NONES
Portogallo, Francia (S)
Comunità Ebraica di Arco di Trento fino
alle persecuzioni razziali nazifasciste
(1)
(1)
I figliuoli d’Issacar: Tola, Puva, Iob e
Shimron (Genesi 46:13). Iob può, però,
anche essere una variante di Jop
"Giobbe", oppure una forma contratta di
Jacob(o). Cognome tipico della Val di
Non, oltre che di Dieç in comune di
Tumieç (Illegio di Tolmezzo), e
abbastanza frequente a Ospedaletto di
Gemona (18 famiglie nel 1929); si trova
pure a Cervignano, Tarcento, Udine,
Magnano, Reana. (4)
(1) Casparo è trasformazione di Kaspar
Famiglie presenti anche nei documenti del
‘500 (1)
v. Calov
Indica spesso il discendente della tribù di
Giuda, per via del significato stesso del
cognome in ebraico, leone (1)
Evoluzioni possibili del cognome ebraico
sono Maçanas in Portogallo, Madzhani in
Turchia, e Machan in Russia. La pronuncia
è simile nei vari luoghi, con una maggiore
o minore pronuncia del “ch” aspirato; la
registrazione MACHANI scompare dopo il
‘700 dai registri di Tres (1)
In Ebraico indica la dimora, il rifugio; nella
Bibbia, spesso, i nomi di luogo e i
cognomi si equivalgono. Maon è il
discendente di Caleb, ma è anche una
località, forse la moderna Hirbet Ma’on o,
più probabile, Hirbet Ma’in. Il Cognome è
ora presente solo in Sicilia con pochissime
famiglie Maoni (1)
“dicti Procheri”, erano presenti a Bancho,
in Val di Non; non è escluso che la
famiglia Moscot svolgesse funzione di
esazione di tasse e/o tributi, come i
Rizzardo/i (v.) (1)
Città: Pultusk; Warsaw: 1851-1896;
Gubernia: Warszawa / Province:
Warszawa
Nones è il nome degli abitanti della valle,
ma è anche un nome di famiglia; Nones o
Nunes sono cognomi Sefarditi. La forma
prevalente originale è quella con la "u",
perché probabilmente derivata da Nunez,
ma esistono prevedibili trasformazioni
successive tipo Nunez -> Nones, come in
Lumbroso / Lombroso. Le famiglie Nones
tracciano la loro discendenza dalla Tribù
di Beniamino (1)
PARIS
Lituania, Russia (A); Galizia°
REICH
RIZZARDI
Germania, Polonia (A)
Italia (S/I)
RIZZARDO
RUCCHEL
RUKHEL;
RUKHELSON;
ROKHELES
SALOMON
SICHER
SOLOMON
SIKER#; SIKAR;
SHIKER;
SHIKOR
WIDMAN
V. TAB. III
ZARD
WIDMANN
ZADRA
ZARDI
Russia, Polonia
Russia - Odessa (A)
Galizia (A)
Odessa – Russia (A) (S) (P)
(A)
Il nome non sembra direttamente
correlato alla città di Parigi (Paris in
francese ed altre lingue)
Da Vilkomir, Kremenets, Poltava Gubernia
Prestatori di denaro Ebrei, viventi nel ‘400
– ‘500 ad Iseo (sul lago omonimo), dove
visse il più importante gruppo ebraico del
bresciano (Giacomo, Anselmo, e Leone,
fuggito da Palazzolo) (15)
Deriva dal nome proprio Rokhel (Yiddish).
Da questo tipico cognome Aschenazita
nascono una miriade di possibili varianti.
Cognome ora estinto in Val di Non e in
Italia
#Forma del Cognome molto comune ad
Odessa, con la stessa sonorità che in Val
di Non
Gli ultimi Zardi della Val di Non sono ora
presenti quasi esclusivamente a Trento
° una parte della Galizia rumena fece parte anche della Russia.
# v. lo specifico riferimento in “I luoghi geografici”
٠Nella Genesi 32, 3, quando Giacobbe incontra i messi di Dio dice: “Questo è un campo di Dio. E chiamo quel
luogo Machanaim”. Anche nella Haftarà di Vaichì (Genesi), esiste un luogo di nome Machanaim, che potrebbe
indicare il “luogo di Dio”, con una parola sempre derivata da Machan.
^ La descrizione che Gabriella Chini Romanese, ora scomparsa, fa di uno dei Leoni di Segno, suo paese, sembra
calzare con quella tradizionale di molti mediorientali: “Nel suo viso, dalla carnagione olivastra, spiccavano occhi
vivaci e bei baffi scuri!”, da “Anni Cinquanta Un’infanzia felice a Segno e dintorni”, p 53, Associazione Culturale
P. Eusebio F. Chini, Segno, 2001.
Ciascuno di questi cognomi riveste un particolare interesse, perché la sua storia, origine e
provenienza rappresenta una appartenenza a gruppi apparentemente molto diversi, e spesso non è
chiaro il motivo del sovrapporsi di origini ebraiche così distanti tra di loro (l’Europa dell’Est degli
Aschenaziti, il Mediterraneo e la Persia dei Sefarditi) in un luogo così a lato rispetto alla “Grande
Storia”, e neppure è noto il periodo esatto in cui ciò sia avvenuto.
Ciascuno dei cognomi presenti ora o nel passato della Val di Non, o di quella parte della Val di Sole
immediatamente limitrofa alla Valle di Non, fa parte di Comunità Ebraiche storicamente molto note, e
oggi tali cognomi sono portati da persone viventi direttamente in Israele, o in diversi altri Paesi del
mondo.
Una breve storia relativa alla nascita, scomparsa e rinascita nell’uso dei cognomi è contenuta nella
TAB. II.
TAB. II
BREVE STORIA DELL’EVOLUZIONE DEI COGNOMI
(modif. da Jeff Malka, 2000)
•
Nel periodo di Babilonia era tradizione acquisire cognomi Aramaici. L’aggiunta dei suffissi
“alef – yod” stava implicitamente ad indicare "imparentato, collegato con", com’è in Barzelai
(Barzel = ferro), o in alef, come in Malka, dalla parola ebraica Melekh (il Re).
•
I Romani avevano tre nomi. Il primo era il nome vero e proprio (Marcus), il secondo
indicava la “familia” (Tullius), mentre il terzo la “gens” (Ciceroni). Questo sistema sparì con l’arrivo
della religione Cristiana.
•
Intorno al XII secolo i cognomi patronimici iniziarono a ricomparire, ma essi erano ora
collegati a numerosi elementi generici, la terra (de Valois), descrittivi (Carpentiere) o simili. Così, il
nome individuale divenne il "nome", e il nome di famiglia il " cognome ". Molti Giudei formarono
allora dei cognomi di famiglia con sonorità simil – Europee, che erano nei fatti degli acronimi ebraici
(es. Barbacovi).
•
Infine, nel XVI e XVII secolo, le autorità dell’Europa centrale iniziarono ad obbligare le
famiglie Ebraiche ad adottare cognomi di famiglia fissati per via ereditaria.
Nella Val di Non, ciascuno dei cognomi elencati nella TAB. I è presente principalmente in uno dei
paesi che compongono la Valle stessa, come a conferma della provenienza quasi esclusivamente
tribale/familiare del cognome. Per la conoscenza della diffusione storica dei cognomi, uno strumento
di indagine molto utile è rappresentato dai Registri Parrocchiali, resi obbligatori dopo il Concilio di
Trento dalla Chiesa Cattolica per tutti i soggetti presenti nelle varie Comunità, indipendentemente
dalla loro religione di origine. La Chiesa Cattolica disponeva, in questo modo, di un mezzo di controllo
delle varie popolazioni presenti nella sua vasta area di influenza.
I numerosi cognomi ebraici osservati in Val di Non vedono la contemporanea presenza di nomi
aschenaziti (provenienti dalla Polonia, Russia, o, più raramente dalla Germania, detta in ebraico
“Aschenazi”), e di nomi sefarditi (originari di tutto il Mediterraneo, dalla Persia alla Spagna, in ebraico
detta “Sefarad”). Tra i cognomi ebraici sefarditi, quelli che trovano origine nelle Comunità Ebraiche
Italiane sono relativamente pochi, e non rappresentano, in ogni modo, la maggioranza dei cognomi
israeliti della Val di Non. Analogamente, non sono neppure presenti i cognomi aschenaziti tipici del
vicino Sud Tirolo, che per molti secoli, quasi nove, ha esplicitamente o implicitamente dominato la Val
di Non.
Tra i cognomi aschenaziti s’incontrano così i vari Barbacovi, Mosin, Casparo/Kaspar, tutti ebrei di
provenienza russa o russo/polacca; Widmann / Widman, Graif (anche nelle versioni, Graiff o Grajff) e,
in parte, Paris, dalla Galizia Rumena; Abram, Franch, Erlicher, Zard/i, Calov/i, Reich ancora da zone di
influenza aschenazita; il cognome Nones, invece, proviene dagli Ebrei portoghesi e francesi, mentre
Donati, Campagnano, Cattani, Rizzardi sono cognomi Sefarditi, ma presenti anche in alcune Comunità
italiane; fa eccezione Maccani, o anche Machani fino al 1700, che proviene direttamente dalla Persia
(1).
Particolare nella sua provenienza è il piccolo gruppo di cognomi aschenaziti originario di Odessa,
quali Sicher, Zadra e Cheller. Odessa è posta sul Mar Nero, non lontana dalle zone di Zadracarta.
Vicino ad Odessa, inoltre, si trovava la cittadina di nome Zadra, altra significativa prova dello stretto
legame tra i cognomi ebraici noti e i luoghi geografici (v. Capitolo IV). La guerra fatta dai Russi alla
libera Comunità Ebraica di Odessa per lungo tempo fino al XVIII secolo, potrebbe aver pesato nella
successiva migrazione verso l’attuale Val di Non di alcune famiglie israelite.
Di regola, ciascuno di questi cognomi si trova sempre all’interno di uno, o al massimo due, paesi
della Valle. Questa particolare suddivisione potrebbe avere un significato. La distribuzione dei vari
cognomi starebbe ad indicare il frazionamento di quella che era la tribù d’origine, o, ancora più
probabile, la corrispondenza tra la presenza di ebrei di diversa provenienza e il momento del loro
arrivo in periodi successivi nella Valle, luogo relativamente sicuro per molti ebrei.
Alcuni dei cognomi Israeliti presenti nella TAB. I sono ora scomparsi dalla Val di Non, come Rosat o
Tarro, mentre erano all’epoca presenti nei Registri Parrocchiali della Valle. Questi cognomi
scomparvero durante il XVIII secolo dalla zona, ma è possibile ritrovarli ancora, in numero realmente
limitato, soltanto in aree ristrette, come la Sicilia, dove i Giudei che li portavano vissero o si
convertirono poi forzatamente al Cattolicesimo in gran numero, a partire dal XVI secolo.
Molti di questi cognomi hanno quasi certamente rappresentato la traduzione in termini più o meno
espliciti di quello che era il ruolo iniziale della famiglia, della persona all’interno della Comunità
Ebraica. Un primo chiaro esempio di ciò è il cognome BARBACOVI, BARBAKOF(F).
Secondo l’autorevole fonte del “BETH HATEFUTSOTH”, vale a dire gli studiosi che a Gerusalemme
si incaricano di conservare memoria dei cognomi ebraici della diaspora, questo nome di famiglia è un
acronimo ebraico. In Barbacovi/Barbakoff, i suffissi slavi “ovi” o “off" significano "figlio di", mentre la
restante parte sarebbe l’acronimo dei termini ebraici "Ben Reb Baruch Cohen" (figlio del Rabbino,
benedetto il sacerdote). In ebraico, Baruch significa benedetto, e Baruch è, a tutt’oggi, uno dei nomi
propri ebraici a carattere votivo, dati ai neonati, per augurare loro buona fortuna (14). Secondo il
“BETH HATEFUTSOTH”, la necessità delle “autorità dell’Europa centrale, nel XVI e XVII secolo, di
forzare le famiglie giudee ad adottare dei cognomi di famiglia fissati ereditariamente, aveva spinto le
famiglie di molti ebrei ad inventare cognomi con sonorità europea, che erano, in realtà acronimi
ebraici.
•
IL COGNOME ZADRA
Zadra è uno degli antichi cognomi ebraici (v. TAB. II), ancora oggi riportato sui due più importanti
dizionari dei cognomi ebraici di Polonia e di Russia ora in commercio, pubblicati negli Stati Uniti (20)
(21). (Figg. 13, 14, 15, 16)
Gli Zadra sono presenti, da tempo imprecisato, come famiglie autonome e non come emigranti per
lavoro o per libertà, in molte località del mondo, oltre che nella Val di Non. Non tutti gli Zadra esistenti
nel mondo, quindi, provengono dalla Val di Non; alcuni di loro provengono direttamente da Israele, o
dall’antica zona di Babilonia, o, ancor meglio, dalle zone della diaspora in cui trovarono rifugio le tribù
di Israele in fuga (Egitto, Afghanistan, Nord Africa). Il troncone principale di questa famiglia sembra,
in ogni caso, nascere dalla regione di Babilonia, da cui venne espulsa per giungere a Zadracarta.
Ovviamente, nei paesi di tradizione religiosa islamica, come ad es. l’Algeria o l’Afghanistan, le
famiglie Zadra sono musulmane; si può, anzi, considerare che il gruppo più numeroso di Zadra ora
esistente nel mondo sia musulmano.
Le famiglie Zadra della Val di Non si insediarono principalmente a Tres (Fig. 4), e si separarono
intorno al 1450, per motivi non noti, stabilendosi, una parte di loro, in un altro piccolo paese, Cis
(Figg. 5, 6). A Tres, essi probabilmente arrivarono al seguito delle truppe Romane, con altre famiglie
di Israeliti, raggruppate nel popolo anauno, intorno alla prima metà del I secolo d.e.c., così come
segnalato dalla Tavola Clesiana, fortuitamente ritrovata a Cles, capoluogo della Valle, agli inizi del
‘900. In questa Tavola è raccontato l’arrivo di tre popolazioni e il conferimento della cittadinanza
romana agli Anauni.
TAB. III
ELENCO DOCUMENTATO DELLE VARIANTI EBRAICHE DEL COGNOME ZADRA,
PRESENTI OGGI O NEL PASSATO
COGNOME
BASE E
VARIAZIONI
PAESE NEI
QUALI È ORA
PRESENTE
▫
SADRA
SPAGNA,
IRAN,
MAROCCO,
SIRIA,
FRANCIA,
SADRADIN O
SADRADDIN
SPAGNA
SADRAN
AFGHANISTAN,
FRANCIA,
SPAGNA
TUNISIA,
MAROCCO,
SPAGNA◊
ITALIA*,
AFGHANISTAN,
ALGERIA,
EGITTO,
FRANCIA^
SADRAOUI
▫
ZADRA
▫
ZADRAY
PAESE NEI
QUALI ERA
PRESENTE
NOTE
IRAN,
POLONIA,
RUSSIA,
SPAGNA (?),
MAROCCO (?),
SIRIA (?),
FRANCIA (?)
AFGHANISTAN
IRAN,
POLONIA,
RUSSIA°
FONTI BIBLIOGRAFICHE
Da un elenco di 7897 Cognomi Sefarditi
La terminazione
“din” è una
aggiunta finale
della lingua
armena; indica
la tribù
v. gli specifici
riferimenti nel
testo
In Arabo, “oui”
indica la tribù
d’appartenenza
*La VdN è
divenuta
italiana nel
1918, dopo la
caduta
dell’Impero
AustroUngarico;
- in Egitto il
gruppo degli
Zadra è
presente da
oltre duemila
anni (v. nota
relativa);
- in Polonia,
fino al 1920
nelle Comunità
Ebraiche di
Wyszkow,
Wegrow,
Ciechanowiech
Ebrei provenienti dalla Spagna verso
Gerusalemme, che hanno fondato un
paese in Francia, Sadroc
- Indice dei Documenti Ebraici - Polonia
(178,935 cognomi). Ricavato da oltre
1.800.000 documenti Ebraici di nascita,
matrimonio, divorzio e morte, collocati
negli archivi di Polonia. Database
aggiornato costantemente, in
conformità ad un progetto in
evoluzione.
- JewishGen - Ricerca delle Famiglie (da
82,912 cognomi). I cognomi sono stati
ricercati, segnalati, e raccolti da circa
60.000 genealogisti Ebrei in tutto il
mondo. Database costantemente
aggiornato in conformità ad un progetto
in evoluzione.
- Dizionario dei cognomi Ebraici
dell’Impero Russo (49.167 cognomi). In
inglese.
- Dizionario dei cognomi Ebraici del
Regno di Polonia (32.871 cognomi). In
inglese
° da Odessa
Registrazione della documentazione a
partire dai Consolati Russi (38.534
cognomi), sulla base delle transazioni
commerciali di 70.000 persone
attraverso i consolati zaristi Russi con
gli Stati Uniti, dal 1849 al 1926.
(Microfiche in Inglese).
JewishGen - Ricerca delle Famiglie (da
82,912 cognomi). I cognomi sono stati
ricercati, segnalati e raccolti da circa
60.000 genealogisti Ebrei in tutto il
mondo. Il Database è costantemente
aggiornato in conformità ad un progetto
in evoluzione.
Dizionario dei cognomi Ebraici
dall’Impero Russo (49.167 cognomi), in
inglese.
▫
ZADRE
ZADRIJ▫
RUSSIA
▫ provenienti da Odessa
ZADRAN
AFGHANISTAN,
POLONIA
AFGHANISTAN,
POLONIA
ZADRAPA
ZADRAZIL
POLONIA
UNGHERIA,
POLONIA
POLONIA
UNGHERIA,
POLONIA
ZADROIVITCH
ISRAELE
POLONIA,
RUSSIA
ZADROYEVSKY
ISRAELE
POLONIA,
RUSSIA
▫
In Afghanistan
le tre diverse
versioni
(Sadran, Zadra,
Zadran), sono
sempre
all’interno della
stessa tribù
Zadra
Il suffisso “zil”
sta ad indicare
“figlio di”
La terminazione
-itch significa
“figlio di” nelle
lingue slave.
La terminazione
-yevsky
significa “figlio
di” nelle lingue
slave
secondo i ricercatori di JewishGen (v.), tutti cognomi sopra elencati fanno parte di un unico gruppo,
contraddistinto da un unico identificativo D-93100;
^ con doppia provenienza, o dalla Val di Non o dall’Algeria;
◊
probabilmente come immigrati recenti da un altro paese.
La sonorità “sadr/sadra” è, tuttavia, molto frequente in tutto l’oriente, dalla Turchia fino al
Pakistan, ed è presente anche nell’Africa orientale, nelle zone prospicienti al mare.
Una famiglia Sadra in Israele proviene dalla Turchia. In origine, il loro cognome di famiglia era
Sardas, ma lo cambiarono in Sadra per renderlo profondamente “ebraico” (2).
Esistono anche località con la sonorità semitica “sadr/sadra”:
Sadra in Turchia,
Sadra in Pakistan,
Sadr Bazar in Pakistan
Sadr al Husan in Sudan,
Sadrabad (Sadra bad) Pishkooh, Sadrabad Restaq, Sadrabad Ardakan, Sadra hé Dow, Sadra hé
Yak, in Iran (5).
Analogamente a Zadracarta, città di “Zadra” (gli organizzatori responsabili), Sadrabad significa
“città di Sadr”.
Il termine Sadr ha un due significati, molto legati l’uno all’altro, anche se apparentemente distinti. Il
primo è “cuore (come in italiano, anche come bontà, coraggio), petto” e il secondo significato è “alto,
ciò che sta in alto”, anche nel senso di “dignitario civile o religioso”; in questo particolare senso è, a
tutt’oggi, molto diffuso in Iran, con significato analogo alle parole arabe scheick, visir. In Iraq, invece,
un ben noto sceicco è Moqtad-al-Sadr, ben noto leader oppositore degli americani, ma figlio dello
sceicco grande oppositore di Saddam Hussein, al quale, infatti, è stata dedicata Sadr City.
Come è esposto nel Cap. III “ZADRACARTA E GLI AVVENIMENTI STORICI INIZIALI”, la seconda
Diaspora Ebraica si diresse verso l’attuale Iran/Irak e da lì verso l’Afghanistan, ove le tracce della
presenza Israelitica si sono concretizzate anche nella Tribù Zadran e nel cognome derivato Zadra (Fig.
7).
Abbondanti tracce storico-geografiche di Zadracarta sono contenute nell’articolo apparso sul
"Corriere della Sera" del 24 Dicembre 2001, "Caccia nelle caverne bombardate…". Al termine
dell’articolo, il giornalista parla di Gulab Din, capo della tribù Zadran. Questa tribù vive in una regione
chiamata Paktia (Pashtun), collocata a circa 70 km a sud di Kabul. Gli Zadran sono ora dei pashtun
(pakti) e la loro regione di riferimento si trova vicino alla frontiera col Pakistan, nella regione di Gardez
(Paktia), a sud di Kabul. La “n” finale del loro nome deriva dall’Aramaico, e sta ad indicare il soggetto
grammaticale, la forma nominale del termine.
Secondo un testo pubblicato nel 1973 dal prof. Louis Dupré, docente di storia contemporanea a
Princeton, e contenente interessantissimi excursus sulla storia, tradizioni e costumi dell’Afghanistan,
molti componenti della piccola tribù o clan degli Zadran usano portare un curioso corto cappello
cilindrico, di significato non precisato, ma forse residuo dell’antico ruolo rabbinico. Molti, inoltre, hanno
assunto come cognome il nome del clan. I componenti del piccolo gruppo Zadran, precisa Dupré,
fanno parte di un più grande raggruppamento, i Carrani, traslitterato in Currani per favorire la dizione
americana (5).
Gli Zadra d’Afghanistan, oggi, comprendono, tra gli altri, Amanullah Zadra, che è ministro del
dipartimento degli affari esteri nel governo Afghano, mentre Azam Zadra è vicegovernatore della
provincia di Nangarhar est, in pratica vice - capo d’una delle venti tribù Afgane, la tribù Zadran, che
dispone di un proprio esercito di circa 2000 soldati. Questi Zadra non hanno la “n aramaica” finale.
Il cognome Zadra è diffuso in Afghanistan con le varianti Zadran, Sadran, e quest’ultima versione
è riportata anche sulla Guida Telefonica del Kenia, ed. 98/99 (Kenya Telephone Directory, 98/99),
nella zona costiera, insieme alla versione modificata Sadrudin. Il cognome Sadran arrivò in Kenia,
forse dalla Persia durante il tardo Medio Evo per via dei commerci; le città di Malindi, Mombasa e
Zanzibar, conquistate e fondate dai Portoghesi all’inizio del XVI sec., rappresentavano un approccio
obbligato per le navi che portavano merci verso i ricchi e nascenti mercati dell’Europa.
Circa 100 Zadra vivono in Egitto ad Assuit (Deir Durtinka), 300 km a sud del Cairo. Essi sono
prevalentemente Copti e in parte Musulmani. I loro nomi, tuttavia, rappresentano poco la tradizionale
derivazione musulmana, ma ricordano, al contrario, il legame con la tradizione ebraica; si possono
perciò trovare Daniel, Ismail, Samuel, Iesha. A questo proposito, un legame particolare tra i Copti e gli
Ebrei d’Egitto è costituito dalla Sinagoga del Cairo, che, a testimonianza di un antico legame, è
racchiusa in un gruppo di chiese Copte.
Assuit rappresenta, inoltre, un pezzo importante di storia all’interno della Diaspora ebraica. In
quella zona, oggi famosa per via di Gesù e della tradizione Cristiana, la famiglia di Gesù arrivò insieme
a numerosi altri Ebrei, fuggendo da Israele per le persecuzioni erroneamente attribuite al re di Israele
Erode, molto più probabilmente create dai Romani, già vicini alla decisione che poi presero, di
espellere tutti gli Ebrei da Israele. Ancor oggi esiste un Convento dedicato a Maria, madre di Gesù, a
Durunka montagnola di Assuit (Deir Durtinka). Come conferma della lontana origine del nome Zadra in
Egitto, uno degli Zadra algerini, ha affermato che la sua famiglia anticamente proveniva dall’Egitto,
confermando quindi implicitamente le affermazioni di uno Zadra egiziano sulla millenaria presenza
della sua famiglia in Egitto.
Nell’area Russo-Polacca c’erano alcuni Zadra ebrei e numerose altre varianti del cognome Zadra
(Zadranowicz, Zadrażyński, Zadrażny, Zadrawa, ecc.), oltre a quelle elencate nella TAB. III. Ciascuna
di queste differenti versioni è forse legata alle tante possibili varianti introdotte nel cognome nel
corso del tempo, alcune per semplici passaggi ad altre comunità di riferimento, altre, per i più vari e
casuali motivi, non ultimi gli errori di trascrizione o le evoluzioni legate al paese di soggiorno.
Una particolare menzione e ricordo va agli Zadra ebrei-polacchi che furono vittime della cinica
assenza umana, incarnata dai nazisti durante la Shoà. Questi Zadra, dai tipici nomi ebraici e yiddish,
Aharon, Rosa, Alter, Shmuel, Chaim, Khava, Szlata, Sara, Yosefa, provenivano per la maggior parte
da Jadow, oppure da Varsavia, o ancora da Shepetovka, una cittadina vicino a Varsavia (37). Queste
famiglie Zadra costituiscono, quindi, un nuovo allargamento di quanto già noto in precedenza sugli
Zadra Ebrei polacchi.
Riguardando i cognomi Aschenaziti Polacchi, un particolare sicuramente importante è che nella
Polonia del ‘900, Zadra, o Zadran, o Sadra, o Sadran non mancano mai (TAB. III), confermando
quindi la variabilità del risultato finale, nel momento in cui si opera la traslitterazione in lettere latine
di un cognome d’origine e significato aramaico.
Un esempio indicativo di queste trasformazioni sonoro/grafiche proviene dai cinque cognomi
SADRA presenti nell'elenco degli emigrati negli USA, intorno all'inizio degli anni 1900. In quell’elenco
erano riportati:
1 Paolo Sadra, austriaco di Klesz. Questo chiaro esempio di trasformazione sonoro/grafica
del nome della cittadina, Cles, mutato inconsapevolmente in Klesz dall’impiegato doganale
americano, nel tentativo di scrivere “correttamente” in lingua tedesca il nome dell’originaria
città di Cles, dimostra la frequente necessità delle persone di trasformare il cognome o la
località, a seconda della lingua d’origine e delle condizioni di base del trascrittore. La
trasformazione di Zadra in Sadra segue quasi certamente lo stesso percorso interpretativo
e mentale utilizzato per la cittadina di “Klesz”.
2 Un’altro Sadra, siriano.
3 Due Sadra, polacchi.
4 Un terzo Sadra, russo.
Poiché all’ingresso negli Stati Unti per immigrazione era obbligatorio dichiarare la propria religione,
gli ultimi tre Sadra si dichiararono ebrei. Il cognome Zadra, divenuto Sadra alla frontiera statunitense,
paese che non possiede la sonorità zeta nella propria lingua, rivela la facilità di trasformare Zadra in
Sadra (1) (5).
Numerose varianti Sadra del cognome Zadra sono, infatti, ancora presenti in Polonia, in numero
addirittura superiore allo stesso cognome Zadra.
Esistono numerosi documenti sulla presenza fino al 1920 d’un piccolo gruppo di ebrei Zadra in
Polonia, in particolare in tre cittadine Ciechanow, Wegrow, e Wyszków (Fig. 8). Le prime due città
facevano capo a Wyszków come città capo-Distretto per i documenti di nascita, matrimonio, morte ed
altro ancora; Wyszkow è situata nel nord-est della Polonia. Nella Tab. IV è riportato l’atto di
matrimonio stipulato tra Jankiel Zadra e Zlata Wrobel a Wegrow (Fig. 9). Jankiel, o anche spesso
Jankele, è un tipico nome degli ebrei delle Comunità Aschenazite.
TAB. IV
Atto di matrimonio di Jankiel Joskowicz Zadra
Surname
Marriage Act in Wegrow, PSA M1854-95,
records in Fond 234 in Siedlce Archive
Gubernia: Siedlce / Province: Warszawa
Last updated February 2001*
Given name
Marriage Year
ZADRA
Jankiel Joskowicz
March 5, 1862
M/4
WRÓBEL
Zlata Ajzykowna
March 5, 1862
M/4
Type / Act #
*Atto di matrimonio in Wegrow, Atti pubblici di Matrimonio 1854-95, Wegrow, Polonia
In realtà, il database di Wyszkow comprende anche atti di nascita, matrimonio, e morte della
Comunità Ebraica pre-1896, e comprende anche gli elenchi degli Ebrei di altre Comunità, utilizzati
durante l’occupazione della Polonia da parte dei nazisti, per arrestare, torturare, eliminare fisicamente,
gli Ebrei ed attuare così la Shoà.
L’elenco qui di seguito riportato, in forma abbreviata, è l’esempio di una lista di appartenenti alla
Comunità Ebraica di Wyszkow durante i primi anni dell’’800.
Elenco di appartenenti alla Comunità Ebraica di Wyszkow
W
waa // PPrroovviinnccee:: W
Waarrsszzaaw
w ((GGuubbeerrnniiaa:: W
mee lliisstt::
Wyysszzkkoow
waa)) SSuurrnnaam
Waarrsszzaaw
AABBAA,, AABBEELLO
WIICCZZ,, AABBRRAAM
OW
MUUSSTT,, AABBO
WIICCZZ,, AABBGGAAM
OW
ODDZZKKII,, ZZAACCHHAARRIIAASSZZEEW
…ZZAABBRRO
MCCZZYYKK,, …
RAA,,
DR
WIICCZZ,, ZZAAD
ZZAALLO
ONNDDZZ [[ZZAALLAADDZZ]],, ZZAALLO
WIICCZZ
OW
Un problema considerevole nel reperimento dei documenti è che, spesso, i confini e le
appartenenze di vaste zone e città alle diverse “nazioni” sono variati spesso, e più volte nel corso del
tempo. Per molti secoli, ad es., l’Ucraina è stata una parte della Polonia, che era, a sua volta,
suddivisa e parte della Russia nella sua zona orientale e della Germania nella regione occidentale, per
tutto il corso dell’800. Quelle zone furono, d’altro canto, il territorio di residenza di numerosissime
Comunità Israelitiche a partire dall’alto Medioevo, in particolare dal IX- X sec. d.e.c..
•
ALTRI COGNOMI LEGATI A LOCALITÀ O CON UN PARTICOLARE SIGNIFICATO
I nomi di molte località sono contemporaneamente cognomi di persone e riferimenti biblici (TAB.
VI); in qualche caso, il cognome che corrisponde ad una località, ha un preciso significato in ebraico.
TAB. VI
ALTRI COGNOMI O SOPRANNOMI DI FAMIGLIA LEGATI A LOCALITÀ O CON UN
PARTICOLARE SIGNIFICATO
Località
della Val di
Non
Cognome* / gruppo di
famiglie# con lo stesso
cognome nella Val di Non
Cognome ebraico
presente in altre
zone
Significato in
Ebraico/Aramaico o in
altro contesto
Asson: Polonia,
Marocco (2) (20) (21)
Polonia, Germania (21)
(la pronuncia è molto
probabilmente simile in
tutte e tre i luoghi)
?
Disgrazia, sfortuna, catastrofe
Asson
Asson*
Cires (Tres,
pronunciato
con la z dolce,
zires)
Non nota
Non noto
Mechel (Val di
Non)
Non presente
Mechel (A); poche
famiglie a Trieste^
Sores (?)
(Tres)
?
Sores (A); presente a
(A) Kiev nel passato
Simbeni
Simbeni*
Tafuri (Tres)
Mandiei# / Mandei# a Tres /
mandel
I Mandei (secondo la pronuncia
italiana; in ebraico mandai)
facevano parte di una religione
mesopotamica (c.d. dualismo,
II-III sec. e.c.); Mandel è un
cognome aschenazita (da Man,
19)
Possibile trasformazione di
“mechal”, in ebraico
“recipiente; cisterna; bacino di
riserva”
V. le osservazioni nel Cap. IV “I
LUOGHI GEOGRAFICI DELLA
VAL DI NON LEGATI
ALL’ORIGINE EBRAICA”
Jozefowicz-Simbeni (A);
Synben in Polonia
Soprannome / riconoscimento di un ?
Possibile legame con Tapuri,
gruppo di famiglie di Tres#
città d’Ircania; in lingua ebraico
- aramaica e farsi, le lettere “p”
e “f” hanno uguale scrittura
^ A Trieste, sotto l’Impero Austro-Ungarico, erano presenti numerose Comunità Ebraiche, molte delle quali
composte da commercianti, medici, avvocati (v. Ettore Schmidt, alias Italo Svevo, noto romanziere, in
particolare, per “La coscienza di Zeno”, “Senilità”).
Capitolo IIl
LA CITTA’ DI ZADRACARTA
•
ZADRACARTA E GLI AVVENIMENTI STORICI INIZIALI
Secondo le numerose e ormai vaste fonti storiche disponibili, a partire dal periodo di Ciro, la città
di Zadracarta era posta in Ircania, vicino alle rive sud orientali del Mar Caspio, e la posizione di
Zadracarta rimase immutata sicuramente fino all’epoca d’Alessandro Magno (Figg. 1, 2, 3) (12) (13).
Non a caso, infatti, questa città si trovava sulla famosa “Strada Regia” dell’esercito d’Alessandro
Magno, quasi a metà percorso tra l’inizio di quello che oggi è il Deserto Libico, e il Pakistan, appena
oltre il cuore dell’Asia. Alessandro Magno attraversò, in realtà, le stesse strade di Ciro, passando da
Zadracarta e raggiungendo poi Israele.
Zadracarta era il luogo d'esilio degli Ebrei non graditi nella Comunità di Babilonia (da “Heritage Of
The Jews Of Afghanistan”) (25), ma era, inoltre, il luogo sulla “via della seta” attraverso cui
passarono gli Ebrei delle tribù poi giunte in Afghanistan, cioè nella vasta zona in cui oggi si pensa che
avvenne la dispersione delle dieci Tribù d'Israele.
La sparizione della città-fortezza di Zadracarta, oggi probabilmente identificabile con Meeshit, città
santa nella Regione di Korasan, resta un fatto difficilmente spiegabile. Il quesito sul motivo
sostanziale per il quale, improvvisamente, Zadracarta scomparve dalle cronache storiche e,
conseguentemente, anche dagli atlanti storici, è sempre aperto, pur ammettendo il rapporto con la
Comunità Ebraica che l’abitava. Molto probabilmente si può pensare alle prime fondamentali
manifestazioni di scontro tra le regole di giustizia della religione monoteista di Israele e il sempre più
forte anti-ebraismo di altri popoli.
In seguito, da quelle località, lo spostamento delle Tribù d’Israele avvenne verso due direzioni:
Israele, e poi l’Egitto e l’Africa del Nord ed Orientale, e, dall’altra parte, l’Afghanistan, con le
propaggini dell’India e della Cina, ma con tempi lunghi e “a fisarmonica” nella sua esecuzione.
Il primo spostamento avvenne in due tempi, con un primo momento collegato ad un decreto
dell’Imperatore Ciro, re di Persia e conquistatore dell'impero di Babilonia (538 a.e.c.), che liberò circa
50mila ebrei, ed il secondo (Secondo Ritorno), meno d'un secolo dopo, condotto dalla grande figura
del Profeta Ezdra lo Scriba, il Sacerdote capo dei casati sacerdotali e scriba (funzionario fidato del Re
di Persia), che descrisse l’allontanamento verso est di una parte delle Comunità Ebraiche che
vivevano nelle regioni d’Ircania (la zona di Zadracarta). Quando Ciro il Grande conquistò Babilonia nel
538 a.e.c. ed emanò un editto che permetteva agli Ebrei in esilio di ritornare a Gerusalemme, è
possibile che molti Israeliti decisero di rimanere in Persia, come prolungamento non più coatto della
loro prigionia, ma volontaria emancipazione, e come segno del nuovo legame ad una terra.
L’altra direzione verso cui, quasi certamente, si realizzò lo spostamento dei Giudei, è l’Afghanistan,
luogo d’insediamento delle dieci Tribù d’Israele, avvenuto secondo la leggenda all’epoca di Re Saul.
Si pensa anzi, con buon’approssimazione, che i nomi di alcune delle locali tribù afgane conservino
tracce dell’origine ebraica, come nel caso delle Tribù Durranni (Tribù di Dan), Yussafzai (Yosef) e
Afridi (Ephraim). Durante il Medio Evo, due diversi commentatori, Avraham Ibn Ezra e Beniamino
Tudela a distanza di un secolo, citarono la presenza in quell’area, rispettivamente, di 40,000 e di
80,000 Ebrei. In quella zona, un motivo forte della loro successiva scomparsa è, quasi certamente, la
continua spinta alle conversioni forzate all’Islam, sia in Iran, sia in Afghanistan, analogamente a
quanto accadde con le ondate di conversioni coatte in tutta l’area europea di influenza cristiana.
Nonostante la conversione, in base alle osservazioni di Amnon Elias, ebreo nato a Kabul e immigrato
in Israele nel 1950, numerose usanze odierne in Afghanistan possono essere ricondotte alle radici
Giudaiche (The Jerusalem Post, "Heritage of the Jews of Afghanistan“, October 18, 2001) (25) (11).
L’origine della comunità Ebraica Afghana sembra, quindi, strettamente collegata a quella persiana.
L’Ircania, l’antica regione di Zadracarta, si chiama, oggi, Mazandaran.
•
IL SIGNIFICATO DI ZADRACARTA
La parola Zadracarta è l’insieme di due altre parole molto importanti, sia in aramaico, che in
ebraico. In queste due lingue, “carta”, trascritto indifferentemente in lettere latine con la “c” o la “k”,
significa "città", e tale significato è giunto immutato fino ai giorni nostri nei nomi di molte città, anche
apparentemente molto lontane (v. ad es., Giakarta, nella lontana Indonesia), mentre Zadra (da
leggersi nelle lingue semitiche con la “s” di secchio) è ancora una importantissima parola sia in
ebraico che in aramaico. Zadra ha, infatti, le stesse tre lettere ebraiche (samech – dalet – resh) della
Pasqua Ebraica, il "seder", ma deriva dalla parola aramaica Zadran (sadran). In Aramaico la lettera
finale “n” corrisponde al sostantivo (caso nominativo) (Figg. 10, 11, 12).
Zadra, quindi, corrisponde a numerosi significati, tutti legati al concetto di organizzazione:
“organizzare, disporre, sistemare, aggiustare, riordinare, mettere in ordine, preparare, combinare,
predisporre, stabilire”.
Per dare l’idea di come ancora nella parola sadran sia rimasto il significato originario mutuato
dall’Aramaico, nei kibbutz d’Israele, la persona oggi più importante per chi vi giunge non è il
"segretario“ del kibbutz (mazkir), ma lo “sadran ha-avodah”, lo “sadran”, in altre parole chi funge da
organizzatore della Comunità del kibbutz. La parola “sadran” è poi usata nei teatri d’Israele per
indicare la "maschera", una figura essenziale ed efficace per prevenire, anche in questo caso
organizzando(i-seder), il caos assoluto che nasce quando, in sua assenza, ciascuno si sente
autorizzato a spingere e mostrarsi arrogante per trovare un buon posto (Dr. Joseph Lowin, Executive
Director National Center for the Hebrew Language, NY, USA) (26).
In aramaico, quindi, Zadracarta significa la città dello “sadran”, o, ancor meglio, di “haSadran” o
“haSadranut”, vale a dire la città del giudice o di chi fa funzionare la Comunità per farla vivere, e lo
Sadran è quindi la persona che sistematicamente riorganizza le tradizioni; sadran, infatti, significa
anche la persona erudita, lo studioso metodico. Alcuni studi delle iscrizioni Giudeo-Persiane sulle prime
tombe ebraiche dell’Afghanistan scoperte nel 1946, hanno dimostrato la presenza d’un antico Giudice
Rabbinico all’interno delle comunità ebraiche, ricordato sulla tomba come Rosh Ha Sadranut, il
Primo nella Organizzazione, secondo la Legge Rabbinica, parola collegata al titolo in aramaico del capo
della scuola rabbinica (Raish Sidra) (11).
Una parola molto vicina nella radice, e perciò molto probabilmente derivata dall’antica parola
aramaica sadran, è Sadron (v. Cap. IV I luoghi geografici della Val di Non legati all’origine
ebraica), il nome di una montagna e di una malga (Figg. 17, 18) poste di fronte a Cis, paese della
Val di Non/Val di Sole, dove gli Zadra trasmigrarono intorno al 1450 provenienti dall'altro paese, Tres.
È possibile, invece, che il nome Cis derivi dalla terminologia latina, e significhi quindi “al di là”,
intendendosi in questo caso “al di là del fiume (Noce)” rispetto al punto di partenza, Tres.
L’ipotesi più valida è che anche Anaunia sia un nome di origine ebraica. Negli archivi comunali di
numerosi paesi della Val di Non (Cles), e della Val di Sole (Monclassico, Malè), esistono numerosi
documenti scritti in Latino Medioevale, in cui la Val di Non è sempre scritta con il nome di Anania.
Questa parola ebraica, ANANIA, significa, nel riferimento biblico, "YAWEH è misericordioso". Per
chi, proveniente dalla lontana Zadracarta, si insediava in quella terra, benedirla con un nome così
evocativo era sicuramente una scelta intensamente riconoscente.
Esistono poi la parola ANAN, solo brevemente menzionata nella Bibbia, che in lingua ebraica
significa “nuvole”, e la parola ANANI, che, sempre in ebraico, significa "la mia nuvola", e che,
ancora nella Bibbia, rimanda direttamente ai discendenti di Re David.
La discendenza da Re Davide torna ancora in un altro documento che parla degli Ebrei
d’Afghanistan.
Capitolo IV
I LUOGHI GEOGRAFICI DELLA VAL DI NON LEGATI ALL’ORIGINE
EBRAICA
•
LA VAL DI NON, DI SOLE E LE VALLI CONTIGUE
Un altro importante ruolo, nella comprensione delle radici aramaico / giudaiche della Val di Non, è
svolto dai nomi geografici della Valle. Numerosi nomi di località nonesi hanno, infatti, la stessa
origine aramaico / ebraica dei cognomi.
All’inizio della Val di Sole, la Valle immediatamente contigua alla Valle di Non, c’è una valle
chiamata “Val di Rabbi” (Fig. 19). La parola Rabbi fa riferimento diretto alla figura del sacerdote
ebreo, o, più in generale, sempre in ebraico, al capo di una comunità. La frase “Val di Rabbi” fa
pensare poi, anche ad un luogo ove era possibile trovare il Sacerdote d’una delle Comunità Ebraiche
presenti nelle contigue valli di Sole e di Non. In Val di Rabbi, come anche in alcune altre piccole
località delle Valli di Non e di Sole, esisteva una particolarità nell’organizzazione della vita sociale.
Questa era, infatti, regolata dalla turnazione delle cariche su base annuale, e a tutti era garantita la
possibilità di accedervi. La libera elezione dei responsabili della cosa pubblica, possibile per tutti,
costituiva, perciò, un'orgogliosa affermazione di autonomia, e costituiva, indubbiamente, un esempio
di democrazia avanzatissimo per l’epoca, quando ancora il principio di disuguaglianza sembrava
rientrare tra le “leggi naturali” e cristiane. Questo principio, nel suo voler porre tutti su uno stesso
piano, ricorda da vicino le regole di reciproco rispetto e non proprietà perenne per gli individui, tipico
di alcuni gruppi del popolo d’Israele che applicavano la legge biblica della perdita della proprietà
durante l’anno sabbatico. Queste strutture di autogoverno sono documentate dal 1300 nelle “Carte
di regola di Pejo” e nella tradizione delle "Consortéle" a Rabbi (33).
Molto vicino alla Val di Rabbi, quasi a quest’ultima prospiciente, c’è Malé, capoluogo della Val di
Sole. Malè, però, è anche una parola ebraica molto comune e versatile, che ha essenzialmente il
significato di “pieno, riempito”, oltre ad entrare nella costruzione di numerose altre parole composte,
ed è, inoltre, il nome di un fondamentale accento grammaticale della lingua ebraica.
Roen è il nome della montagna più alta del gruppo dei Monti Anauni, che separano due Valli
contigue, Val di Non e Val d’Adige. Il Roen ha una vista panoramica, ad est, sulle Dolomiti che lo
fronteggiano. La caratteristica di questa montagna è che la sua sommità è tonda, e relativamente
facile da raggiungere, senza pareti rocciose. Il nome del monte, Roen, corrisponde direttamente alla
parola Aramaica “roen”, che in italiano significa "la vedetta, posto di vedetta, di osservazione", molto
simile, se non sovrapponibile al verbo Ebraico “roè”, osservare.
Durante il periodo di dominazione Romana, e forse anche in epoche successive, probabilmente
fino a tutto il 1600, la montagna aveva funzione di sorveglianza sul passo che collegava le due valli,
di Non e d’Adige, attraverso i villaggi di Tres e Vervò, in pratica di controllo della presenza di nemici
in arrivo dal sud o dal nord. A quell’epoca, infatti, e per lungo tempo in seguito, la Val d’Adige era
caratterizzata per larga parte da vaste zone acquitrinose e paludose, che impedivano il passaggio
delle persone e delle merci per lunghi periodi dell’anno, costringendo quindi anche le truppe, a
scegliere la risalita attraverso il piccolo Passo (zona Favogna), che sboccava nei territori di Tres e
Vervò. L’attuale passo della Rocchetta, situato all’inizio della Val di Non, fu costruito verso l’inizio del
‘900 dagli Austriaci.
Tra gli altri nomi geografici giudaico/ aramaici della Valle di Non, vi è il Lago Rosso Tovel, il lago
che nel passato diveniva rosso durante l’estate per via della presenza dell’alga denominata
“glenodinium sanguineum”. “Tovel” è una parola la cui prima immediata traduzione ("Tov El“)
può essere "Dio è buono", oppure " la bontà del Signore", quasi forse ad indicare la bellezza del
mondo da Lui creato (Fig. 20). Esiste anche una località biblica con un nome molto simile, Tofel
(Deuteronomio 1,1), che indica la sonorità tipicamente semitica della parola Tovel / Tòfel.
Analogamente, infatti, la parola Tevel è il cognome russo Yiddish che deriva da Dovid, nome ebraico
del Re David (Samuel 1, 16:13) (20).
Un discorso a parte vale per la località Sores, posta sulla strada dell’antico passo che delimitava le
due Valli, d’Adige e di Non, e che, secondo l’interpretazione locale sull’origine del nome, deriverebbe
direttamente dal soprannome della madre della persona che aveva costruito la baita in quella località.
Se invece accettassimo l’origine ebraica, visto che quel luogo ha in realtà più di un nome, il nome
Sores potrebbe avere origine dal riferimento biblico alla omonima città della Tribù di Giuda, posta a
mezza montagna. Il brano biblico da cui prenderebbe il nome la località della Val di Non, inizia in
questa maniera descrittiva: “Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, … Sulle
montagne: Samir, Iattir, Soco, … Sores, Carem, Gallim, ….
Sores in Val di Non, quindi, corrisponderebbe in pieno alle caratteristiche descritte nella Bibbia, vale
a dire quelle di una località posta a metà montagna nel cammino verso altre mete o realtà poste più in
alto. Sores, infatti, si trova a mezza montagna rispetto al vecchio passo percorso dall’epoca delle
truppe romane alla fine del secolo XIX. Sores, poi, è, anche un cognome ebraico aschenazita di Kiev
(20).
Esiste poi, il paesino di Mechel già descritto nei Capitoli “I cognomi ebraici della Val di Non”
e “Altri cognomi legati a località o con un particolare significato”. Mechel, oltre che il nome
del paesino noneso, è il cognome ebraico aschenazita polacco dell’attuale ambasciatore d’Israele
all’ONU, Arye Mechel, ed è anche una parola di derivazione ebraica (TAB. VI).
Analogamente a Sores, anche per Mechel esiste una leggenda locale a spiegazione del nome. Si
tratta della storia di un siciliano che arrivò nel paese portando su un carretto le arance che voleva
vendere, senza però che nessuno dei paesani uscisse per acquistarle. Quando infine, stanco e
contrariato, si decise ad andarsene, il carretto si rovesciò e, viste le arance a terra, solo in quel
momento i paesani uscirono per raccoglierle senza pagarle, urlando “mé chel” “mé chel” (mia quella),
indicando con questa frase il possesso di alcune delle arance cadute a terra.
La montagna Sadron, vicino a Cis, richiama, inoltre direttamente il termine aramaico/ebraico
“Sadron Avodà”, vale a dire una precisa figura all’interno del kibbutz in Israele. Il monte, in qualche
documento medioevale, prendeva anche il nome Sedron (34).
Un altro esempio molto indicativo dell’origine ebraica della toponomastica locale può essere
rappresentato dal nome stesso della Valle, Non. Nella lingua ebraica, Non e Nun (il padre di Giosuè)
sono scritte nella stessa maniera (nun-vav-nun); la provenienza, dunque, di questo nome della Valle,
altrimenti oscura, sembrerebbe così chiarita. Da questo termine discenderebbe, quindi, il nome dato al
popolo che tra i primi colonizzò la valle, i Nones(i). Nonostante l’indubbia forza di questi legami tra la
parola ebraica e quella nonesa, alcuni punti restano ancora da chiarire, soprattutto riguardo al nome
del popolo Anauni/Anani.
Così, anche il nome del fiume che scorre all’interno della Val di Sole e poi la Val di Non, il fiume
Noce, presenta numerose possibili interpretazioni rispetto alla sua origine. Esso, infatti, fu
arbitrariamente trasformato in Noce da Nosio/Nosium, mentre in dialetto locale si chiama Noss.
Secondo lo storico locale Silvestro Valenti, la parola non avrebbe origine italiana, e, perciò, neppure
latina. Il riferimento dei documenti medioevali sembrerebbe quindi, più ad una parola proveniente da
altra realtà culturale, non escluso orientale (34).
Il nome stesso della cittadina di Coredo, quando è pronunciato alla maniera degli abitanti della Val
di Non, vale a dire, Coret, o quando riprende il nome dei nobili del paese (Coret), in ebraico significa
“Egli ascolta”.
Infine, a Fondo, un paese dell’Alta Val di Non, esiste un posto detto “sas del coèn”, liberamente
indicato anche “Grotta del Colera”. In questo caso, ancora, il riferimento diretto è alla parola ebraica
che significa “sacerdote”, o alla tribù israelita “Coèn”, oltre che al cognome da questa derivato. Anche
qui, di nuovo, secondo l’interpretazione locale, coèn sarebbe invece la grotta naturale raggiunta da
una famiglia di Cavareno (Comune non molto distante), per trovare rifugio dal contagio del colera che
aveva colpito la zona, decimando molte famiglie.
Come spesso capita nelle storie popolari, non è, però, infrequente che, su una base ben più
concreta e colta, s’innestino una o più storie popolari, spesso lontane e scollegate dal fatto iniziale.
Ovviamente, come nel caso del sores e di méchel, è anche possibile che esista una base di verità per
entrambe le versioni dell’interpretazione, quella ebraica e quella popolare, che, magari, non si elidono
vicendevolmente, ma si integrano in alcune parti. Nel caso del coèn, è singolare la totale
sovrapponibilità tra la pronuncia della parola ebraica e quella locale, ed è possibile che, in epoche
ben lontane da un’idea di assistenza sanitaria moderna, gli ammalati “difficili” venissero già raccolti e
portati nel posto dove il sacerdote poteva pregare o compiere altre azioni a favore dei malati affetti
da patologie contagiose, ad esempio colera, così come per tanto tempo capitò nel passato nei villaggi
(shtétl) della Russia o della Polonia.
È molto probabile, poi, che altri luoghi della Valle si leghino a cognomi Aschenaziti o parole
ebraico/aramaiche, e che solo un’analisi approfondita possa fornire ulteriori elementi, anche se spesso
può essere difficoltoso trovare immediatamente la parola di origine, in particolare se aramaica.
•
I QUARTIERI DI TRES, UN PAESE DELLA VAL DI NON
I quartieri di Tres, un paese della media Val di Non, rimandano in molti elementi alla storia ebraica
della Valle (TAB. VII) (Fig. 21).
Il primo e più semplice esempio di quartiere con nome ebraico-aramaico è “la Tavana”, nome che
ad una prima lettura appare senza significato. Se, però, si cerca la traduzione ebraico-aramaica della
parola “Tavana”, si scopre che “Tavan” è il tagliatore di paglia e “Teven” la paglia, e questo rimanda
subito alla funzione che era anticamente svolta dalle persone che risiedevano in quel quartiere o,
ancora più probabile, all’attività che si praticava maggiormente in quella località.
La disposizione dei “quartieri / località” fondamentali del paese (Tavana, Temola, Todesca)
richiamano un significato iniziale che potrebbe corrispondere all’insediamento di gruppi particolari di
popolazione, oppure richiamava luoghi deputati ad una specifica attività, con significati, tuttavia, persi
da tantissimo tempo.
TAB. VII
QUARTIERI O LOCALITÀ DI TRES CON UN PARTICOLARE SIGNIFICATO
LOCALITÀ
VARIANTI
LOCALI DEL
NOME O DI
ALTRI
LUOGHI
SIGNIFICATO EBRAICO (E)
E/O ARAMAICO (A) DELLA
PAROLA
NOTE
Spesso presente come
cognome Tavani o Tavan in
varie parti d'Italia, in
particolare in zone in cui le
Comunità Ebraiche erano più
diffuse
Mimièla
(E) da solo; in ogni caso
Espressione composta,
scritta in ebraico "mimeila";
il cognome Mimiela/Mimiolla
è ora estinto
Tedeschi,
Probabile legame con gli
Contrada
Todeschi
Ebrei d’origine Aschenazita
/
Todesca
che s’insediarono nella Valle
Témola
(E) (A) Radice ebraico/aramaica t-m-l di difficile
interpretazione
*Le parole ebraiche ed aramaiche si basano sulle vocali espresse, quindi le due parole sono presenti sul
dizionario come un’unica parola (t-v-n, tet – vav - nun), con diverse vocali espresse.
Tavana
•
(E) Tavan*: tagliatore di paglia
(E) Teven*: paglia
ZADRA E I LUOGHI GEOGRAFICI ATTUALI
Altrettanto interessante è il nome Zadra dato a varie località nel mondo (TAB. VIII). In Algeria ci
sono due villaggi che si chiamano Zadra, l'uno non lontano dall'altro. Sempre in Algeria, inoltre, esiste
anche una montagna di nome Zadra (8). In Germania c’è Zadrau, dove la finale u significa "di", quindi
città degli Zadra; in Francia, è presente Sadroc, dove è ancor oggi nota e riportata nei documenti
ufficiali la storia degli Sadra che fondarono la città mentre si recavano verso Gerusalemme; in Iran c’è
Zadrak.
TAB. VIII
LUOGHI GEOGRAFICI, LOCALITÀ E CITTÀ DI NOME ZADRA ODIERNE
PAESE DI
RIFERIMENTO
Germania
Algeria
Nome
locale
Zadrau
Zadra
Latitudine
(DMS)
Longitudine
(DMS)
Altitudine
(metri)
53° 2' 60N
36° 25' 60N
11° 10' 60E
1° 46' 60E
516
Iran
Francia
Zadrak
Sadroc
32° 42' 6N
52° 43' 36E
2143
?
?
NOTE
v. testo
Regione di Koudia; località
nelle vicinanze: Tazerout;
El Limmt; Bou Kala, Djebel
(www.calle.com)
v. testo
•
ZADRA E I LUOGHI GEOGRAFICI DEL PASSATO
Fino al XVIII secolo, esisteva nella regione di Crimea, adiacente ad Odessa, un paesino che si
chiamava Zadra, anche se la sua individuazione è legata a prove documentali e non ad un atlante
storico. Secondo l’indicazione del Dizionario dei Cognomi Ebraici Russi di Alexander Beider (20), Zadra
è un cognome che proviene da Odessa. In questa città viveva una variegata comunità ebraica, che
aveva raggiunto una tale autonomia e benessere sociale da poter fondare una piccola Repubblica
Democratica di Odessa, molto simile nell’organizzazione sociale al modello trovato in Val di Rabbi. La
Repubblica Democratica di Odessa fu distrutta dai cosacchi, famosi per il loro antisemitismo e per il
loro amore all’asservimento ad un padrone. Si trattava, anche in questo caso, di uno dei tanti esempi
di “russificazione” dei territori conquistati e circostanti la Russia.
Dopo l’occupazione della Crimea da parte dei Russi, avvenuta intorno al 1700, i nomi dei vari luoghi
della Crimea furono completamente cambiati e “russificati”.
Alcuni degli Ebrei aschenaziti abitanti nella città di Zadra, in particolare polacchi, come ad es.
Krehlik o Kolar, erano quasi certamente provenienti dall’area Bohemo/Moldava, che aveva fatto parte,
alternativamente, dell’Austria e della Polonia (v. TAB. II).
A dimostrazione del continuo rimescolamento geografico avvenuto in passato nell’attribuzione
dell’appartenenza ad una nazione o meno, è qui di seguito riportata la riproduzione di una carta
geografica del XVIII secolo, stampata a Venezia, ed intitolata “Le provincie di Bulgaria e Rumelia”
(Venezia, 1791). A quell’epoca, Venezia confinava con l’Impero Musulmano Turco – Ottomano, anche
se il confine non è visibile nella riproduzione (Figg. 22, 23, per gentile concessione di Marcella
Zadra). In questa cartina, nella zona dell’Impero Musulmano Turco – Ottomano, si può notare la
cittadina di nome Zadra.
TAB. IX
ZADRA E I LUOGHI GEOGRAFICI DEL PASSATO
PAESE DI
RIFERIMENTO
Odessa / Crimea
Bulgaria
Libia (Cirenaica)
Nome
Periodo di
NOTE
della
riferimento
località
all’epoca
Zadra
? – XVIII/XIX Informazioni sulla città ebraica di Zadra confermate
sec.
anche da un messaggio email dei discendenti di
Francis Krehlik, nato a Zadra, nella zona della
Crimea (oggi Repubblica Ucraina), nel 1855, e poi
sposatosi con Antonia Kolar, nata a Czochosl,
Russia; entrambi i coniugi erano ebrei
Zadra
sec. XVIII (e La città di Zadra era presente almeno fino al XVIII
precedenti?) secolo; la zona faceva parte dell’area dominata dai
musulmani (v. Fig. 22)
Zadra
sec. XIII –
Località ben documentata, descritta su numerosi
XVIII
portolani, a cominciare dal XIII secolo fino al XVII;
la località si chiama ora Shahhat, e si trova sulla
costa, non lontano da Bengasi, vicino a Tulmeitha.
La maggior parte dei portolani riporta Zadra;
solamente uno riporta Satra (atlante anonimo, XIV
sec.), ed un altro Sadra (portolano del Giroldi,
cartografo veneto, 1426) (5)
Capitolo V
I RESTI ARCHEOLOGICI E I DOCUMENTI EBRAICI IN VAL DI NON
In Val di Non, come in altre regioni italiane (Trentino - Sud Tirolo, Lombardia) i resti documentali
ed archeologici sono scarsi se non nulli.
Ufficialmente, in Val di Non esiste un solo luogo di culto Israelita, trasformato nel XIII secolo da
Tempio Ebraico in Chiesa cattolica. Tali trasformazioni avevano il significato non tanto di annullare
totalmente i giudei, peraltro sempre avversati e combattuti dai cristiani, quanto di eliminare i segni, “i
simboli” della loro presenza, quasi a monito della necessità – obbligo per gli israeliti di vivere
comunque nascosti, appartati. È molto probabile che i cambi forzati di religione siano stati molto più
numerosi anche di quanto si possa al momento attuale immaginare e documentare, vista la
contemporanea presenza di popolazioni di origine ebraica e di popolazioni cristiane, per un
lunghissimo periodo.
Esiste un documento del 1262 (5), con un brano che fa comprendere molto efficacemente i difficili
legami degli Ebrei della Val di Non con il potere vescovile e le popolazioni non ebraiche. In questo
brano il vescovo Egnone, dei conti di Appiano, autorizzava Benvenuto Corezolla, Fazino Hosterio,
Thurisendo Ypothecario a coniare moneta da 20 denari con le stesse modalità già in precedenza
utilizzate da un certo Jacobino fu Trintinello e dai suoi soci. Questo documento è molto importante, e
si presta a fondamentali considerazioni, perché, nel principato di Trento come ovunque a
quell’epoca, il lavoro di coniar moneta era lavoro "da ebrei", giacché il denaro era ufficialmente lo
“sterco del diavolo”, e maneggiare il denaro significava venire a contatto con il “diavolo”. Tutto
questo almeno fino al terribile episodio di Simonino, che segnò l’arrivo dei frati francescani che,
volendo introdurre i Monti di Pietà a Trento, avevano la necessità di estromettere gli Ebrei dal
controllo dei banchi di pegno, analogamente a quanto avveniva in altri paesi. Corezzolla, quindi,
cognome tipico solo di Tres, evidenzia un gruppo di ebrei che avevano una funzione precisa nel
Principato Vescovile di Trento. Questo stesso cognome ebraico era presente anche in Polonia, a
testimonianza del fatto che le popolazioni israelite erano obbligate a spostarsi per sfuggire alle
persecuzioni.
Federico Steinhaus, Presidente della Comunità Ebraica di Merano, a proposito delle presenze
ebraiche nel Trentino, afferma che “in alcuni centri continuavano a risiedere Israeliti, e i documenti lo
ricordano; però essi non poterono dotarsi di quelle strutture essenziali, come la sinagoga ed il
cimitero, che permetterebbero di ricostruire la loro storia” (24).
Le difficoltà legate alla loro presenza nelle valli di Non e Sole, e nelle vallate a queste afferenti e
direttamente collegate, era iniziata molto presto per gli Ebrei. All’epoca di Carlo Magno, tutta l’Europa
divenne di religione cristiana con le armi e la violenza. Un documento, divenuto anche una lapide di
una chiesa della Val Rendena, narra che l’Imperatore Carlo Magno tolse dai castelli la nobiltà Ebraica
che li possedeva, “tagliandogli la testa e passandoli a fil di spada”, tranne nel caso in cui gli Ebrei si
fossero convertiti al Cristianesimo (Fig. 24) (38). Uno di quei nobili Ebrei si chiamava Cattani, come i
Cattani della frazione di Denno e delle numerose Comunità Ebraiche italiane. Il ricordo del passaggio
di Carlo Magno, o forse di un suo generale, resta ancora oggi nel nome della ben nota località Campo
Carlo Magno, adiacente a Madonna di Campiglio e non lontana da Malè. Si ripete ancora in questo
luogo, il ruolo di Carlo Magno come portatore della religione cristiana in Europa, così come per lui era
già avvenuto con l’islam in Spagna, lotta ben rappresentata dalla Chanson de Roland, archetipo
mentale della divisione tra le due religioni.
Esiste un saggio in lingua siciliana che conferma ulteriormente la difficoltà per il popolo d’Israele di
poter sopravvivere mantenendo la propria identità e lasciando traccia visibile o riconoscibile della
propria presenza. Pur in una zona così lontana geograficamente dalle Valli di Non e di Sole com’è la
Sicilia, e pur in luoghi in cui le Comunità Ebraiche erano numerosissime, eppure anche in quei luoghi
le Comunità Israelitiche riuscirono a vivere a lungo, millequattrocento anni secondo l’Autore del
brano, dott. Gaetano Cipolla, tanto da potersi legittimamente sentire tra i primi veri abitanti di quella
terra siciliana. In quella terra, come quasi certamente in Val di Non e di Sole, gli Ebrei praticavano
vari mestieri, non ultimo quello di contadino ed operaio, a fianco dei più noti e permessi lavori di
prestatore di denaro e addetto alla riscossione di tasse, medico, avvocato, commerciante.
"…Ma nenti dâ prisenza di l'Ebrei era visibili ê me occhi inesperti. Naturalmenti, l'Ebrei non
conquistarunu mai a Sicilia e non lassarunu mai monumenti a iddi stissi pî posteri. Eppuru ci stesiru
milli e quattrucentu anni, spartennusi i boni tempi chî brutti, campannu a latu di Cristiani e di l'Arabi
in relativa armunia, comu medici, mircanti, contadini, mastri specializzati ntâ produzioni dâ sita comu
tinturi, scarpara, contribuennu non pocu a vita ecunomica e culturali dâ Sicilia. Cu tuttu ciò, ddi milli
e quattrucentu anni di storia pari ca furunu scancillati dâ cuscenza siciliana."…
(Dal saggio "L'Ebrei ntâ Sicilia - The Jews in Sicily”, del dott. Gaetano Cipolla, scritto sia in Siciliano che in Inglese, ed
apparso per la prima volta in ARBA SICULA, Volume XV, No. 1 & 2, Primavera & Autunno 1994, pag. 1 di 6).
È molto probabile, ad esempio, che la famiglia De Tonno o De Tono, conquistatori di tutta la Val di
Non, abbia “germanizzato” il proprio cognome in Thun, innanzitutto come segno di deferenza verso
la potentissima famiglia dei conti di Tirolo, che dall’XI secolo comandava sulla Val di Non e sul
Principe Vescovo di Trento, ma altrettanto probabilmente per dare un segno tangibile della loro
conversione dall’Ebraismo al Cristianesimo. Anche in questo caso, come già era avvenuto per il
terribile Inquisitore Torquemada, probabile ebreo convertito, il Principe Vescovo Pietro Vigilio Thun
decretò la conversione o l'espulsione dal Principato (1777) di tutti gli Ebrei sul finire del XVIII secolo,
sancendo così la scomparsa della Religione Ebraica dalla Val di Non, non dei discendenti del popolo di
Israele dalle valle che da secoli ormai l’abitavano.
Capitolo VI
UN DOCUMENTO PARTICOLARE SULLA PRESENZA EBRAICA IN VAL
DI NON
Partendo dal 1563, dopo il Concilio di Trento, ogni chiesa parrocchiale Cattolica doveva conservare,
aggiornato, un registro delle nascite, matrimoni, e decessi della popolazione dipendente da quella
parrocchia. Nasceva così, il primo embrione dell’anagrafe moderna, dopo la sua scomparsa dai tempi
dei Censimenti e registrazioni latine; in realtà, tuttavia, lo scopo della Chiesa Cattolica era quello di
poter controllare il territorio dal punto di vista religioso e sociale. Anche gli Ebrei, perciò, erano
obbligati a registrarsi presso la chiesa parrocchiale Cattolica, lasciando così traccia della loro identità
e presenza, con la registrazione di nascite, matrimoni, decessi, negli archivi parrocchiali. Con questa
poco nota modalità, in molti casi, un patrimonio umano, religioso, e storico che altrimenti si sarebbe
perso, poté sopravvivere fino ad oggi.
Nel 1936, un villeggiante romano della cittadina di Coredo eseguì una interessante ricerca statistica
negli archivi parrocchiali della cittadina (31). Il dott. Gino Barbieri, che lavorava all’Istituto di Statistica
di Roma, descrisse nella sua breve ricerca alcuni fondamentali dati anagrafico - statistici, tra cui
l’̏Ammontare della popolazione di Coredo dal 1572 al 1936”, la “Natalità, mortalità, e
nuzialità dal 1572 al 1936”, ma soprattutto lavorò su una “Tabella dei battezzati, maritati e
morti di Coredo di Val di Non, secondo i registri parrocchiali”, nella quale compariva una
strano gruppo di “non comunicati”. Il dott. Barbieri cercò di identificare perciò chi fossero questi “non
comunicati”, che in presenza di un modesto incremento degli abitanti fino al 1818 (il 18% circa),
diminuirono nel paese di Coredo dal 45% nel XVI secolo (1572), al 22% della seconda metà del ‘700
(da 234 a 141 individui), per poi scomparire definitivamente proprio intorno al periodo dell’editto del
Principe Vescovo Conte di Thun (1777), che proibiva definitivamente la presenza degli Ebrei nelle Valli
del Trentino.
Nel testo, lo statistico formulava varie ipotesi sull’identità dei “non comunicanti”, in altre parole
persone che non facevano la comunione, termine usato ad indicare chiunque fosse al di fuori della
Chiesa Cattolica: la presenza di giovani ancora non comunicati, il decremento delle nascite, l’aumento
della popolazione giovanile, l’incremento della mortalità, l’immigrazione di nuove popolazioni, ipotesi
tutte che, egli stesso, alla fine dell’analisi, definì non credibili.
La tabella da lui elaborata per mostrare lo strano fenomeno di questa quota di popolazione di “non
comunicanti”, che non aumentano quando la popolazione di Coredo aumenta, ma fluttuano invece
seguendo regole non interpretabili statisticamente (Figg. 25, 26, 27), evidenzia chiaramente la lucida
e approfondita ricerca effettuata dal dott. Barbieri, che non gli permise, però, di giungere a possibili
conclusioni, perché egli non considerò l’esistenza di Giudei all’interno della popolazione di Coredo.
All’epoca del primo “censimento”, nel XVI secolo quindi, la popolazione israelita ammontava a quasi
la metà di tutti gli abitanti di Coredo, come ancor oggi testimoniato, tra gli altri elementi, dai cognomi
di origine ebraica prevalenti tra gli abitanti. È molto probabile che, a quell’epoca, anche negli altri
paesi della valle di Non le percentuali di giudei fossero molto simili, pur con possibili variazioni tra i
vari comuni, legate in questo caso alla storia del singolo lembo di terra.
Capitolo VII
UN EPISODIO SIGNIFICATIVO
Tra le altre dimostrazioni della presenza della Comunità Ebraica in Val di Non, si può citare la storia
dei ceramisti ebrei di tradizione persiana, provenienti da Faenza, città oggi sede del Museo
Internazionale delle Ceramiche, che, per sfuggire ad una delle tante persecuzioni anti-ebraiche del XVI
secolo, si rifugiarono a Sfruz, paesino della Val di Non. Il villaggio era, all’epoca, molto famoso per
l’arte delle stufe di maiolica (Fig. 28). L’episodio della fuga e del successivo rifugio a Sfruz dei
ceramisti ebrei, è ben documentato in due testi di diverso interesse, l’uno ebraico (29), l’altro sulle
stufe lì prodotte (30).
Gli Ebrei di Faenza erano in quegli anni sottoposti a torture, uccisioni, esproprio dei loro legittimi
beni, a causa solo della loro religione. In quel piccolo paese della Val di Non, essi trovarono ospitalità,
rifugio e accoglienza all’interno di quella Comunità. La lunga tradizione di ceramiche e stufe uniche è
rimasta presente a Sfruz fino all’alba del XIX secolo.
L’episodio della fuga e del carattere di terra di rifugio per gli Israeliti provenienti da altre Comunità,
mette in luce il ruolo di enclave, almeno parzialmente protetta, che ebbe la Valle di Non per un lungo
periodo per tanti Ebrei, all’interno di un mondo che era, comunque, ostile alla permanenza di Ebrei
liberi e proprietari di beni nelle Comunità miste che si erano formate nel tempo.
Capitolo VIII
QUALE LINGUA?
In Latino e Ladino – Spagnolo, i nomi di due paesi della Val di Non, Tres (Fig. 4) e Cis (fig. 5,6),
significano, rispettivamente, "tre" e "al di là“. Cis significa anche “le terre lontane”, quasi ad indicare
una separazione prodottasi ad un certo momento tra i due gruppi di Zadra che le abitavano,
probabilmente intorno al 1400-1450. Le parole dialettali, e un gran numero dei nomi dei paesi della
Valle corrispondono inoltre, a parole Ladino – Spagnole. Le stesse parole sono, inoltre, cognomi
Aschenaziti (v. TAB. I), fatto che se da un lato sembra confondere le carte, dall’altro mette ancor più
in luce l’intreccio continuo e sotterraneo tra lingua e realtà lontane che avvenne per i giudei della Val
di Non.
Il Ladino è oggi considerato da numerosi studiosi non ebrei della lingua ladina, una molto
probabile, se non certa, base del variegato dialetto Nones (33). Il Ladino, d’altro canto, è
analogamente considerato da quasi tutti i migliori linguisti sefarditi una lingua emanazione diretta
delle Comunità Ebraiche (3); dunque, trovare una valle che, di base, parla un dialetto ladino non può,
di per sé, stupire, se si pensa che un gruppo di Ebrei, pur con diverse provenienze, doveva trovare
una lingua comune. Oppure, semplicemente, il Ladino si impose per la maggior comprensibilità.
Contrariamente a quanto consolidato da studi di storici ebrei e non ebrei, che portano a
considerare che le Comunità Ebraiche fossero stabilizzate solo in alcuni luoghi precisi e già ben noti, o
a percorsi migratori ben conosciuti, in questi anni si è scoperto che i movimenti migratori di
popolazioni ebraiche hanno preso anche altre strade. È interessante sapere, ad es., che a Vienna, già
nel passato, esisteva una Comunità di origine ebraico – sefardita, di provenienza sia Portoghese che
Turco- Anatolica, diversamente da quanto affermato in passato, sulla sola presenza, in quella città, di
ebrei aschenaziti.
Qualcosa di simile dal punto di vista linguistico - migratorio, potrebbe essere accaduto in Val di
Non, Val di Sole, e Val di Rabbi, che, pur essendo state storicamente parte integrante del mondo di
lingua germanica per oltre mille anni, sono, tuttavia, sempre rimaste legate al Ladino (33).
In Val di Non, esistono poi, probabilmente, alcune parole che possono ricordare l’origine ebraicoaramaica, insieme alle numerose parole ora scomparse e dimenticate. Kipà o Kippà, parola dialettale
nonesa che significa girare, ribaltare, ribaltarsi, ma anche parola ebraica che rimanda al copricapo
rituale o alla cima, potrebbe essere l’esempio più evidente d’un indicativo elenco di parole ladine
mescolate con altre ebraico-aramaiche (1).
Analogamente, la parola “pinza” indica una “schiacciata”, una “tortina senza lievito cotta sotto la
cenere”, e anche questo (il pane azzimo preparato in condizioni precarie per la Pasqua ebraica)
potrebbe rimandare ad una origine ebraico-aramaica ora occultata e scomparsa, ma, per lungo tempo
presente.
Capitolo IX
CONCLUSIONI: LA DISCUSSIONE TEORICA, I PUNTI CONTROVERSI E
QUELLI ANCORA DA CHIARIRE E DA SVILUPPARE
Secondo la storiografia tradizionale, le Comunità Ebraiche del Trentino e Sud Tirolo erano
localizzate in pochi posti bene individuati.
“Presenti lungo l'asta dell'Adige forse ancora dal secolo XI-XII a Trento, più tardi a Rovereto, Nomi,
Isera, Mori, Avio e poi a Riva, Arco ed in Valsugana, fino al secolo XIX gli Ebrei nella nostra provincia
formarono una minoranza di scarsa consistenza. Sono ben note le persecuzioni ai tempi del Simonino
(1475), quando gli Israeliti di Trento, appartenenti a tre famiglie, accusati ingiustamente di omicidio
rituale, vennero torturati e uccisi. Nella nostra provincia il fatto fu di grave ostacolo ad una pacifica
presenza ebraica; unica eccezione, di forte spessore culturale, fu Riva del Garda, dove fra il 1430 ed il
1776 viveva una rispettata comunità, che ebbe anche una tipografia in lingua ebraica (di Jacob
Marcaria). Tracce di presenza ebraica si trovano a Pergine Valsugana (sette persone) ed ancora in
Trento, nonostante la scomunica ebraica sulla città, ai primi dell'era moderna. Tuttavia, sul finire del
XVIII secolo il Principe Vescovo Pietro Vigilio Thun ne decretò l'espulsione dal Principato (1777). Nel
secolo scorso si ebbero i primi turisti di religione ebraica in varie zone della nostra provincia: a Pejo,
nel 1893, era presente Leone Romanin Jacur.
Nel vicino Alto Adige/Südtirol si sa di poche famiglie ebraiche residenti a Bolzano, a Merano ed a
Bressanone. Solo durante il 1800 la presenza crebbe: anzi, proprio alcuni Ebrei furono benemeriti del
progresso sociale e civile del territorio. Erano Ebrei i finanziatori dei consorzi di bonifica dell'Adige,
della costruzione delle ferrovie Mori-Arco-Riva, della Bolzano-Caldaro, della funicolare della Mendola,
oltre alla ferrovia della Val Venosta. Altri gestivano fabbriche a Vilpiano, a Gries, a Colle Isarco; altri,
ancora, si occupavano di banche ed alberghi, specialmente a Merano. Qui il medico Rafael Hausmann,
un Ebreo, ideò e divulgò la famosa ed ancor attuale cura dell'uva. Alla fine del secolo a Merano
risiedevano una novantina d’Ebrei, ma un altro migliaio che proveniva dalla Mitteleuropa ogni anno vi
passava un periodo di ferie o di cura nel sanatorio della Fondazione Königswarter. Una sinagoga era
officiata nel sanatorio; un'altra, tuttora funzionante, sorse nel 1901 "regnante Francesco
Giuseppe"(24).
Questa la storia “ufficiale”, ritrovabile nelle principali fonti bibliografiche, cartacee o informatiche.
Sicuramente, ciò che emerge con chiarezza, è che, oggi, è difficoltoso ottenere facilmente
informazioni sulle antiche presenze giudaiche in Valle di Non, così come in tutto il Trentino – Sud
Tirolo. Questo per vari motivi, che spesso si intrecciano in maniera tale da creare un nodo
difficilmente scioglibile.
Esistono, infatti, numerosi elementi di riflessione, alcuni noti, altri sicuramente molto meno.
Tra quelli più dibattuti ma accertati, vi è l’estrema mobilità dei Giudei nelle Comunità Ebraiche di
Bolzano e Merano. In queste città, la Comunità era essenzialmente "non residente", se non in piccola
parte, contrariamente a quanto avvenne, ad es., a Pergine; a Merano, gli Israeliti facevano riferimento
a Hohenems sul lago di Costanza fino al sec. XIX. Solo dopo quell’epoca, i cambiamenti indotti dal
turismo all’interno dell’Impero Austro-Ungarico, portò ad avere una Sinagoga ed un rabbino fissi.
L’unica particolarità poteva essere rappresentata dalla vicinanza tra Ebrei “stanziali” ed “Ebrei” solo
temporaneamente residenti, fatto che tuttavia non costituiva un’eccezione rispetto ad altre situazioni
locali (v. Riva del Garda), o molto più lontane (Roma, la già citata Hohenems sul lago di Costanza).
Nonostante la vicinanza temporale, neppure in questa località è stato possibile rinvenire le lapidi
sepolcrali che appartenevano ad un piccolo cimitero ottocentesco, smantellato ai primi del secolo XX.
Tanto meno, poi, è stato possibile rinvenire, ad oggi, segni concreti delle passate presenze ebraiche.
Spesso, così, gli unici dati frammentari talora disponibili sono costituiti da testimonianze indirette
degli atti processuali, espressione del Tribunale vescovile, o, ancor più spesso, da alcuni reperti
occasionali, come lo furono alcuni registri di massari della Chiesa di S. Maria Maggiore a Pergine, dove
casualmente vennero registrati i contatti commerciali con alcuni Ebrei. Certamente “il silenzio delle
fonti dell’Archivio del Principato vescovile di Trento” (35), le varie calamità intercorse a livello centrale
e periferico (incendi, abbandoni, saccheggi, incuria, degrado, le difficoltà linguistiche, …), insieme ad
uno dei più potenti motori di esclusione e aggressione individuale e sociale, l’antiebraismo, hanno
giocato un ruolo fondamentale nel sancire la definitiva (?) scomparsa di una memoria storica e di una
religione.
Nel caso della Val di Non e, parzialmente, della Val di Sole, la grande mole di dati indiretti prima
presentati fa pensare ad una realtà completamente diversa. In quelle zone l’insediamento avvenne
quasi certamente da parte di un nucleo di popolazione molto consistente, una vasta tribù, che
mantenne, perciò, una quota di potere sul territorio molto particolare, pur se sempre un potere
contrattato, altalenante e suddiviso con le più potenti popolazioni cristiane, particolarmente a partire
dall’VIII – IX sec d.e.c..
Nonostante ciò, anche lì l’integrazione tra la Comunità Ebraica e quella Cristiana era “di
interdipendenza e di reciproco inserimento fra Ebrei e Cristiani”, confermando i dati ampiamente già
noti grazie alle ricerche effettuate, ad es., sulla piccola Comunità di Pergine, dove “Ebrei e Cristiani si
frequentavano abitualmente condividendo non solo lavori comuni, ma il gioco delle carte, i balli, le
mascherate di carnevale e altri divertimenti” (36).
Risulta, perciò, difficile capire perché anche in Val di Non e di Sole, come a Pergine, Riva, Arco, e
negli altri paesi e cittadine delle Valli Trentine, non avrebbero dovuto insediarsi uno o più banchi di
pegno e delle tasse, visto che proprio uno dei paesi della Val di Non si chiama Banco (Bancho fino al
XVIII sec.), e proprio in quelle zone, oltre ai Leoni, sono presenti altri Ebrei Sefarditi, come i Bergamo,
che esercitavano, pur in zone lontane, tale attività di prestito. L’episodio curioso di Coredo nel 1971,
quando alcuni lavori casuali di rifacimento di un palazzo in passato destinato al Capitano dei soldati e
probabilmente al Banco delle tasse (e di prestito?), fecero comparire una vera e propria fortuna in
monete d’argento, con qualche moneta d’oro (mainardi e ragnesi), dell’epoca dal XII al XIV sec., fa
nuovamente pensare alla presenza di un’attività di tasse e prestiti gestita da Ebrei, unici autorizzati
dalla Chiesa Cattolica a trattare il denaro in così grande quantità e per conto terzi (i nobili e gli
ecclesiastici). Tale attività era, come già ricordato, direttamente proibita ai Cattolici fino al XV – XVI
sec..
La disomogeneità di provenienza dei cognomi Aschenaziti e Sefarditi, ulteriormente mescolati al
loro interno per origine (v. TAB. I), confermerebbe questa situazione di “mobilità”, molto superiore al
pensabile oggi in occidente in condizioni di relativa facilità di movimento, mobilità che era necessaria
alle varie Comunità Ebraiche per sopravvivere e per garantirsi una minima sicurezza.
D’altro canto, se i Giudei fossero stati “una minoranza di scarsa consistenza”, con pochi isolati
insediamenti nelle cittadine citate del Trentino, quale motivo avrebbe avuto il Principe – Vescovo
Pietro Vigilio Thun, nobile proprio della Val di Non, per decretare la decisione d’espulsione degli
Ebrei da tutto l’intiero Principato nel 1777? Proprio il Principe Vescovo proveniente dalla Val di Non,
quello che conosceva e ben sapeva la situazione della sua Valle, non era certo preoccupato per i
pochi Israeliti della Valsugana o delle Valli Giudicarie. Il Principe Vescovo, come molti altri suoi
predecessori, era spesso un’appartenente alle più nobili famiglie della Val di Non (Thun, Clesio), ed
era ben al corrente della presenza di "non-comunicanti" nella Valle, come documentato nella cittadina
di Coredo. Egli non voleva interrompere il lungo processo di “degiudaizzazione” intrapreso da secoli
in tutte le “terre cristiane” dalle forze politico-religiose in quel momento al potere, anzi voleva dare
“un colpo finale” a quell’opera, culminata poi, un secolo e mezzo dopo, con la tremenda e terrificante
Shoa, come ha ben descritto e riconosciuto lo stesso attuale Pontefice, Giovanni Paolo II.
Nel libro del 1900 su “L’insediamento di Madonna di Campiglio e i suoi dintorni” (28), tradotto dal
tedesco dalla prof. Maria Luisa Crosina, Max Kuntze riferisce un’antica tradizione, secondo la quale
Carlo Magno, nel suo viaggio di discesa dall’Europa verso la laguna veneta, traversando la Val di Sole,
si scontrò con diverse comunità ebraiche proprietarie di castelli fortificati. I nobili ebrei cercarono di
contrastargli il passo, dopo il Tonale: lo scontro avvenne presso Pellizzano (Malè) con vittoria di
Carlomagno.
L’iscrizione su una lapide della chiesa della Val Rendena, e i documenti citati, ci narrano e
confermano l’inizio precoce dell’opera di “degiudaizzazione”, iniziata durante l’epoca di Carlomagno
contro i nobili ebrei delle Valli di Sole e Non. Spesso, quindi, si pensa che i Giudei non appartenessero
al mondo dei nobili, dimenticando che, anche in questo caso come in molti altri, gli Ebrei si
comportavano e vivevano come chiunque altro, quando possibile, ed assumevano o erano insigniti
dello scudo araldico, o dello stemma.
Si dimentica così la tradizione, seppure leggendaria, e la storia e il martirio dei nobili di quelle valli,
e spesso si cita come primo esempio di “nobiltà ebraica” conosciuto in Italia, solo il caso di Forlì nel
1383. In questo caso, invece, il riferimento è ad un’epoca ben più antica (fine dell’VIII secolo), e ci
tramanda che in quelle terre marginali esistevano già delle comunità ebraiche, in grado di armarsi ed
opporre resistenza, e di rappresentare la classe dirigente dell’epoca, “la nobiltà”. Una leggenda, così
ben documentata, ha quasi certamente un valido nucleo di verità, soprattutto se è fuori della norma
attesa(38).
La trascrizione medioevale “Anania”, che torna costantemente e come unica versione nei
documenti dell’epoca medioevale, rafforza l’origine ebraica di questo nome, e fornisce l’indicazione
che già ai tempi di Claudio (prima metà del primo secolo d.e.c.), alcune colonie ebraiche si erano
stabilite in quelle valli da diverso tempo, trovando un territorio al quale poter assegnare un nome
ebraico.
Osservando la realtà di una Comunità Ebraica nota, quella romana, i primissimi contatti degli ebrei
di Giudea con Roma risalgono al dibattuto trattato del 161 a.e.c., ai tempi di Giuda Maccabeo. Ai
tempi di Augusto, a Roma gli ebrei erano conosciuti ed erano già abbastanza popolari, prima, quindi,
che l’Imperatore Tito potesse deportare un gran numero di Ebrei a Roma nel 70 d.e.c..
Nel corso della trattazione, si è parlato dei cognomi Ebraici (TAB. I.); uno di questi cognomi,
Rizzardo/i, fa riferimento diretto agli Ebrei della Comunità di Brescia (15). A Brescia, l’antica Brixia
romana, esiste la grande piazza del Foro, sulla quale si affaccia direttamente il grande Tempio
Capitolino, voluto dall’Imperatore Vespasiano nel 73 d.e.c.. Proprio in questo monumento vi è un
ricchissimo Lapidario, nel quale si trovano lapidi che fanno riferimento agli Ebrei dell’epoca (15).
Proprio a Brescia, dunque, è ben documentata la gran diaspora che aveva portato un consistente
numero di ebrei in Italia, e che poteva aver già raggiunto, forse da ben prima che nella seconda metà
del primo secolo d.e.c., l’ANANIA/ANAUNIA, zona molto prossima a “Brixia”, e punto di passaggio
obbligato, nonché forse base di comunicazione con l’Europa centrale e dell’est.
Però, sempre a Brescia, si evidenzia la marginalità alla quale furono costrette le varie Comunità
Ebraiche lungo un tempo lunghissimo, dall’epoca romana a tutto il 1800, fatto che provocò così
sempre la scomparsa e annullamento della vita di un’intiera Comunità, della sua storia, dei suoi
documenti, delle sue tracce caratteristiche. Come è riportato in Lombardia Itinerari Ebraici (15):
“La vita del gruppo (Ebraico, N.d.A.), sempre molto precaria, fu continuamente in balia della diffusa
predicazione francescana, violentemente antiebraica non solo a Brescia-città ma in tutte le valli e
campagne. Questa assunse momenti di particolare tensione dopo il processo di Trento del 1475 nel
quale gli ebrei della città furono incolpati di omicidio rituale. Nel 1572 fu decretata l’espulsione degli
ebrei da Brescia e da tutta la zona. …da allora in poi, a Brescia non si riformerà più una comunità
organizzata. Il secolo… fu dominato …da un alto numero di conversioni (spesso forzate), dall’obbligo
di portare il segno (una “o” gialla sul mantello), ma anche da continui contatti e interscambi tra i
piccoli nuclei ebraici sparsi nelle vallate dei fiumi Oglio, Mella, Chiese, e Mincio”.
È molto probabile che gli stessi scambi avvennero anche con le residue e superstiti comunità del
Trentino/Val di Non/ Val di Sole, dove, non a caso, proseguì la mal tollerata presenza ebraica fino,
sicuramente, a tutto il 1700 e, forse, in modo molto nascosto, anche oltre.
Resta da completare, ora, il lungo tragitto qui delineato nelle sue varie parti e capitoli. Ciascuna di
loro è, in realtà, una fonte di studi autonomi, di ben lunga durata e vaste proporzioni, poiché solo il
legame, apparentemente minore e marginale, tra la lingua ebraico-aramaica e il ladino della Val di
Non e della Val di Sole sono molto più che l’espressione di una pura casualità.
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