Vera Gheno - Lablita - Università degli Studi di Firenze

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Vera Gheno - Lablita - Università degli Studi di Firenze
Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol I, pp. 147-155
Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto
Vera Gheno
Accademia della Crusca – Università degli Studi di Firenze
Abstract
Questo articolo si occupa di un tipo di comunicazione mediata dal computer (CMC) che in Italia è divenuto solo recentemente oggetto
di analisi in prospettiva (socio)linguistica: quello dei newsgroup o gruppi di discussione telematici (NG). I NG sono uno dei generi di
CMC dalla storia più lunga. Essi sono argomento di studio particolarmente interessante per il linguista sia per la loro natura
strettamente scritta sia perché offrono informazioni sulle dinamiche di arricchimento linguistico che si sono in seguito diffuse in altri
tipi di CMC, come blog o forum di siti web. Questo contributo, basato sullo studio pluriennale di un corpus di NG di lingua italiana,
elenca alcune delle caratteristiche lessicali più significative dell’ambito, rilevando che i NG possono essere considerati un crocevia di
varietà dell’italiano, un’agorà in cui varietà diafasiche, diatopiche e diastratiche differenti si incontrano e si scontrano continuamente,
contribuendo alla creazione di un nuovo mix lessicale costantemente in fieri.
1. I newsgroup: caratteristiche introduttive1
Gli ambiti della comunicazione mediata dal computer
(CMC) sono molti. L’attenzione dei (socio)linguisti
italiani che si sono interessati – da varie angolazioni
metodologiche e teoriche – alla CMC si è inizialmente
concentrata sul world wide web, sulle email e sulle chat
line2. Su tale preponderanza ha probabilmente influito la
popolarità di questi servizi; va inoltre notato che la chat,
essendo un’interazione da molti definita sincrona3,
permette notazioni di tipo conversazionalista, insolite e
particolarmente interessanti per una comunicazione
comunque scritta.
Fino a tempi più recenti è stato meno studiato il settore
dei newsgroup (NG) o gruppi di discussione telematici,
nonostante che questo tipo di comunicazione sia fra i più
antichi esistenti su Internet.
La rete dei NG, Usenet, nasce negli anni ’70 come
alternativa a basso costo all’Internet di allora, Arpanet,
tanto da essere chiamata the poor man’s Arpanet,
‘l’Arpanet del povero’4. A tutt’oggi, Usenet è una rete
1
Ringrazio Patrizia Bellucci e Nicoletta Maraschio per il loro
insostituibile aiuto.
2
Per una panoramica sulla bibliografia di settore rimando a
Gheno (2003 [ma 2004]) e Gheno (2006).
3
Alcuni studiosi, come Albano Leoni (2005), ritengono che non
si possa parlare di sincronia neanche per le chat, perché si tratta
di una comunicazione alternata, senza possibilità di
sovrapposizioni e altri fenomeni di blur, ‘sfocatura’, ovvero di
difficile separabilità tra i turni, tipici del parlato. Già Davis e
Brewer (1997: 77) avevano notato che, più che di comunicazione
sincrona, l’interazione si può piuttosto definire come “discorso
elettronico asincrono”: «There are no written interruptions or
overlaps or granting of the floor in asynchronous electronic
discourse. It is written in individual entries that are appended by
the software in the order in which the writing was saved and
distributed.» Pistolesi (2004: 17) menziona invece la distinzione
di Montefusco (2001) che introduce la dimensione del discorso
semisincrono, ponendola come alternativa a mezzo tra la
sincronia e l’asincronia.
4
Steve Daniel, un programmatore della Duke University che
partecipò al progetto Usenet, ricorda così quei tempi: «We (or at
least I) had little idea what was really going on the Arpanet, but
we knew that we were excluded. Even if we had been allowed to
join, there was no way of coming up with the money. [...]. The
‘Poor man’s Arpanet’ was our way of joining the computer
science community, and we made a deliberate attempt to extend
separata da Internet, anche se perfettamente integrata in
essa. I gruppi di discussione telematici sono ordinati in
gerarchie, per cui il nome del gruppo definisce la sua
posizione nello spazio di Usenet e l’argomento della
discussione che vi ha luogo. Nel leggere il nome di un NG
si procede da sinistra a destra, dal generale al particolare;
in it.arti.cinema, per esempio, il primo elemento a sinistra
indica la nazione di appartenenza, il secondo il
macrosettore, il terzo l’argomento preciso del gruppo. Non
esistono due NG con lo stesso identico nome, anche se ne
possono coesistere più di uno con nomi diversi ma con lo
stesso tema.
Si stima che globalmente siano attivi circa 100.000
NG; in Italia ne esistono circa 1.500, di cui 500
appartenenti alla gerarchia it, definita “ufficiale”5.
Quando si accede a un gruppo con l’ausilio di un
newsreader, un programma per leggere i NG, viene
scaricato l’elenco dei messaggi presenti sul server.
L’operazione può essere limitata cronologicamente –
scaricando entro una certa cornice temporale – oppure
numericamente (limitando il download solo a una quantità
predefinita di messaggi). Eseguita l’operazione, comparirà
una lista di messaggi suddivisi secondo un doppio criterio,
temporale e tematico. Questo permette di seguire
l’evoluzione nel tempo di un singolo thread – la
discussione originata da un messaggio – oppure di leggere
i messaggi inviati in una certa data: il NG si dispiega
davanti al lettore in una mappa tridimensionale, che
permette di muoversi sia in sincronia che in diacronia.
1.1.
Problemi di privacy?
I NG sono un esempio di comunicazione testuale,
asincrona e pubblica: allo studioso offrono materiali già
in formato elettronico e facilmente reperibili, poiché tutto
it to other not-well-endowed members of the community»
(Pfaffenberger, 1996).
5
La gerarchia it. è definita “ufficiale” perché tenuta in esercizio
dal
Gruppo
di
Coordinamento
News-It,
GCN
(http://www.news.nic.it/), organo che si è assunto in maniera
volontaria di mantenere ordine nella rete dei NG italiani. I gruppi
in lingua italiana appartenenti a questa gerarchia risultano 456
secondo il dato ufficiale più aggiornato, che risale al 27 gennaio
2006 (cfr. http://www.news.nic.it/gruppi-it.html). Considerando
che esistono almeno altre due gerarchie di NG di lingua italiana
(free.it. e italia.), definite “non ufficiali” perché nate fuori
dall’egida del GCN, si arriva a un totale di circa 1.500 gruppi
nella nostra lingua.
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quanto transita per Usenet viene automaticamente
archiviato6 e rimane apertamente consultabile. È ovvio
che, nonostante la facilità di accedere al materiale , la
questione della privacy e dei possibili danni derivanti da
un uso scorretto di tale materiale debbano essere tenuti in
considerazione. Benché in un’ipotetica scala di privatezza
i NG siano agli ultimi posti – essendo senza dubbio meno
riservati di servizi da-privato-a-privato come le e-mail
oppure che richiedono esplicitamente un’iscrizione come
mailing list e forum di siti – è comunque necessario porsi
il problema di cosa si possa e cosa invece sia opportuno
citare, considerando che, grazie ai motori di ricerca, è
semplice risalire all’autore di un messaggio riportato alla
lettera, pur omettendo i dati sensibili. Come nota
Cavanagh (1999), il livello di privacy percepita
(perceived privacy) dagli utenti di un canale di CMC può
essere diverso dal suo grado di riservatezza “tecnica”;
King (1996) ritiene che esista un’aspettativa di privacy
(expectation of privacy) che per lo studioso deve essere
più rilevante dell’intrinseca reperibilità dei dati7. Le
opzioni comportamentali adottate oggi in materia sono
fondamentalmente due: 1) quella di considerare i
messaggi dei NG come materiale stampato, citandone
quindi in modo completo le fonti; 2) quella di difendere,
per quanto possibile, la privacy dei soggetti studiati,
6
Dal 1995 al 2001 è stata una società di nome Deja.com a
occuparsi dell’archiviazione dei messaggi pubblicati sui NG.
L’acquisto dell’archivio di Deja.com da parte della società
Google è stata annunciata il 12 febbraio 2001. Da quel momento,
Googlegroups è diventato l’archivio definitivo dei messaggi
transitati sui NG, e la loro consultazione può avvenire attraverso
un motore di ricerca dedicato: groups.google.com. Per ulteriori
particolari cfr. Google Press Center (2001).
7
«The perceived level of privacy with which most members of
cyberspace forums post notes is the level that researchers are
obligated to protect.» (King, 1996: 125). King cita l’esempio di
uno studio su un NG americano che funzionava come gruppo di
supporto per vittime di abusi sessuali. Tale studio non prevedeva
che i soggetti venissero informati sul fatto che i loro messaggi
fossero monitorati e analizzati dagli osservatori. Uno degli autori
dello studio, pubblicato nel 1994, difendeva le linee di condotta
seguite argomentando che, essendo i messaggi inviati a un
servizio pubblico, modificare i nomi degli utenti sarebbe stata
misura sufficiente per difendere la loro privacy. Nonostante
l’apparente correttezza formale, le linee guida impiegate nello
studio citato hanno violato la percezione di privacy di chi
inviava al gruppo messaggi dal contenuto molto personale.
Rileggersi in una rivista ha portato molti membri del gruppo ad
abbandonarlo, sentendo “invaso” quello che essi ritenevano un
circolo chiuso, intimo, dove parlare liberamente delle proprie
esperienze. Va comunque notato che molti utenti impiegano i
mezzi di comunicazione resi disponibili da Internet senza porsi
la domanda fondamentale di chi possa leggere quanto da loro
scritto. Benché il rispetto della privacy percepita sia
fondamentale, occorre che gli utenti stessi vengano educati a
comprendere che la mediazione del computer non mette l’autore
al riparo da possibili ripercussioni. Ogni riga scritta sui NG
rimane archiviata ad interim, e può facilmente venire ritrovata
tramite i motori di ricerca: l’autore deve imparare ad accettare
piena responsabilità per ciò che scrive, e non scrivere sperando
che “chi non deve leggere” non legga. Il consiglio migliore,
dunque, è forse quello semiserio dato da Flynn e Flynn (1998:
14), e citato anche in Crystal (2001: 108): «write as though Mom
were reading».
omettendo prima di tutto qualsiasi dato sensibile, ma
anche limitando al minimo le citazioni letterali. Questo
procedimento può essere senz’altro adottato per ricerche
in cui la citazione diretta non sia rilevante, ma non in uno
studio che vuole essere prettamente linguistico. In questa
sede si è quindi scelto un criterio “misto”, per cui si
omettono tutti i dati personali ma senza rinunciare alle
citazioni letterali8. È chiaro che un modo ancora più sicuro
di agire è richiedere preventivamente il consenso
informato ai soggetti coinvolti nello studio; tuttavia, come
è noto, questo può essere controproducente poiché –
soprattutto quando si tentino di osservare dei
comportamenti “spontanei” – informare in anticipo i
soggetti rischia di disturbare l’interazione9.
1.2.
La lingua per comunicare e socializzare
Anticipo qui un altro aspetto rilevante per la ricerca sui
NG: in essi la lingua assolve a un doppio scopo,
informativo e relazionale. Da una parte, la lingua è certo
essenziale per comunicare efficacemente il proprio
pensiero; dall’altra essa ha, come sempre, una serie di
altre funzioni10, tra cui spicca quella interpersonale. Va
infatti ricordato che i NG non sono solo dei contenitori di
informazioni, ma possono diventare delle vere e proprie
comunità virtuali 11. Alcuni studiosi, tra cui Oldenburg
(1989, 1999) nonché Ruedenberg, Danet e RosenbaumTamari (1995), concordano nel definire i NG come esempi
di third place, ovvero quei luoghi – diversi dal posto di
lavoro o da casa – in cui le persone si ritrovano per
svolgere vita comunitaria: un circolo, un club, la
parrocchia o, ancora più semplicemente, il muretto della
tradizione giovanile italiana. Il gruppo di discussione si
pone come un vero luogo di incontro, seppure virtuale,
con il vantaggio di permettere a persone fisicamente
lontane di interagire come se si trovassero nella stessa
stanza.
2. Il Corpus di riferimento
Le osservazioni che farò si basano su un corpus di
messaggi raccolto nell’ambito della mia tesi di dottorato
tra il 1° marzo e 31 maggio 2006 (92 giorni). Il corpus è
composto di 171.546 messaggi raccolti su dodici gruppi di
discussione telematici12 appartenenti alla gerarchia
8
Per ogni messaggio citerò in nota solo il NG di provenienza e
la data di pubblicazione.
9
In questa sede non posso che accennare che, nell’ambito dei
NG, vanno tenuti in considerazione sia il cosiddetto paradosso
dell’osservatore (Labov 1966) sia quello dell’osservatore
partecipante (Malinowski 1967).
10
Non è possibile approfondire qui l’ampio discorso sulle
funzioni della comunicazione; mi limito a rimandare ai modelli
di Jakobson e Halliday trattati, tra i molti, in Coveri et al. (1998:
139-141).
11
Specificamente sulla teoria delle virtual community cfr.
Rheingold (1993). Come ovvio, anche le osservazioni
riguardanti questo ambito specifico si basano sullo studio
preventivo dei concetti di comunità linguistica, rete sociale,
gruppo sociale e gruppo etnico per i quali rimando a Berruto
(1995). Tra gli studi specifici sulle reti sociali ricordo anche
l’essenziale Tempesta (2000).
12
A grandi linee i gruppi scelti – che d’ora in poi verranno
menzionati attraverso le sigle qui indicate – possono essere divisi
Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto
ufficiale italiana segnalata – come ho già avuto modo di
ricordare – dalla presenza del prefisso it.. Considerando la
velocità di mutamento dei servizi e anche delle
convenzioni linguistico-comunicative di Internet, il corpus
va considerato già datato e le considerazioni fatte nel
presente lavoro sono valevoli soprattutto dalla prospettiva
di documentare un momento della vita dei NG.
3. Maggiori direzioni di influsso
Le osservazioni riguardo ai NG possono riguardare
ogni livello di analisi linguistica13. Si può notare che,
anche se tutto il linguaggio della CMC va nella direzione
di una generale semplificazione14, gli strati hard della
lingua non vengono quasi mai toccati.
Il livello che subisce gli influssi maggiori e che cambia
più velocemente – tanto che, come già premesso, alcune
osservazioni di questo studio non possono che essere già
datate – è quello del lessico.
Concentrandosi quindi su questo piano, è possibile
individuare quattro direzioni principali di provenienza
degli influssi.
3.1.
L’inglese
La prima direzione di provenienza è, prevedibilmente,
quella dall’inglese, presente con almeno quattro funzioni
prevalenti15.
3.1.1. L’inglese informatico
In primo luogo l’inglese compare sotto forma di
lessico tecnico dell’informatica, con prestiti integrali
ormai acclimatati nella nostra lingua quali floppy, server,
software ecc.16
occorre uno hard disk molto capace [...]17
3.1.2. L’inglese della CMC
In secondo luogo, l’inglese è impiegato nei tecnicismi
comunicativi dell’ambito telematico, ovvero come termini
che, con l’avvento della CMC, sono entrati a far parte del
gergo di alcuni tipi di comunicazione in Rete. Per citarne
una piccola parte ecco ban, espulsione e radiazione di un
utente da una chat o da un gruppo di discussione;
community, che designa in modo specifico le comunità
virtuali; fake, chi usurpa la personalità telematica di un
altro utente, fingendo di essere quest’ultimo; flame, lite
telematica tramite invio di messaggi a scopo di offesa tra
gli utenti; lag, ritardo nella comunicazione dovuto a un
rallentamento della Rete; lurker, utente che legge senza
scrivere, rimanendo quindi di fatto invisibile; newbie,
nuovo utente che si riconosce spesso dalla non perfetta
padronanza delle convenzioni comunicative della Rete;
quoting, l’atto di citare parti di messaggi precedenti nel
proprio; spam, che indica i messaggi-spazzatura sia in
posta elettronica che sui NG, da cui deriva il termine
spammer, chi invia posta-spazzatura; troll18, utente che
disturba con il suo comportamento l’interazione del
gruppo.
(2) Sei uno spammer e come tale non hai nessun diritto di
lamentarti del mio linguaggio, anzi, se vuoi evitare
espressioni più colorite, eclissati.19
D’altro canto, come ricorda Elena Pistolesi:
La rete è nata negli Stati Uniti e parla soprattutto in inglese.
Le convenzioni grafiche [...], il gergo, ma anche
l’interpretazione collettiva della CMC si sono sviluppati in
quel contesto culturale e linguistico; infatti non si ereditano
solo le parole, ma anche le sovrastrutture che guidano il
comportamento e l’interpretazione collettiva dei fenomeni,
specialmente quando riguardano la comunicazione.
(1) Computer: più è veloce meglio è, specie per quanto
riguarda la ricompressione. Per quanto riguarda la cattura,
in tre categorie; quelli di argomento serio (it.arti.architettura
[IAA], it.cultura.linguistica.italiano [ICLI], it.diritto [ID],
it.salute.tumori [IST], it.scienza.ambiente [ISA]); quelli di
argomento leggero (it.arti.cinema [IAC], it.discussioni.litigi
[IDL], it.fan.startrek [IFS], it.hobby.cucina [IHC], it.sport.calcio
[ISC]); infine, fanno parte del corpus due NG di natura tecnica
che in qualche modo rappresentano delle “ossessioni” dei tempi
attuali, cioè la sicurezza informatica e i telefoni cellulari:
it.comp.sicurezza.virus [ICSV] e it.tlc.cellulari [ITC].
13
Sull’argomento cfr. Gheno (2003 [ma 2004]), Gheno (2005a)
e (2005b); per un’analisi più dettagliata e puntuale rimando a
Gheno (2006).
14
Per esempio, a livello interpuntivo si rileva una tendenza alla
polarizzazione sui segni di maggiore espressività (punti
esclamativi e interrogativi), nonché un uso abbondante dei
puntini di sospensione, mentre il punto e virgola appare quasi
caduto in disuso nel suo ruolo tradizionale (mentre viene ripreso
nell’ambito delle “faccine” che vedremo più avanti). Quanto
questi comportamenti possano influire su altri settori della lingua
è ancora da valutare, sebbene si possa già notare un generale
orientamento a impiegare un ventaglio limitato di segni
interpuntivi anche in tipi di scrittura estranei alla CMC.
15
Sulla rilevanza degli influssi angloamericani nella nostra
lingua esiste una ricca bibliografia. Cito qui solamente Fanfani
(1991-1996) e Giovanardi e Gualdo (2003).
16
Sull’argomento rimando, per esempio, a Gianni (1994).
(Pistolesi, 2003: 444)
3.1.3. L’inglese specialistico
L’inglese compare anche sotto forma di linguaggio
specialistico pertinente al tema del gruppo di discussione.
A seconda dell’argomento trattato si noteranno influssi
di lingue settoriali differenti, nelle quali la presenza
dell’inglese può, di per sé, essere più o meno rilevante; ad
esempio, l’inglese compare copiosamente sul NG che si
occupa di sicurezza informatica.
17
IAC, 4/3/2003. Nei messaggi riportati in questo articolo sono
stati quasi sempre omessi gli a capo per non rendere più
difficoltosa la decifrazione degli esempi. In alcuni casi, dovendo
disambiguare il significato riportando anche un pezzo del
messaggio a cui l’utente risponde, la frase citata sarà preceduta
dalla parentesi acuta >.
18
Susan B. Barnes fornisce interessanti sull’origine della parola,
da molti ricondotto al termine scandinavo che designa il folletto
malefico: «The term is adapted from fishing, where it means
trailing bait through a spot in the water hoping a fish will bite.»
(2003: 250). D’altro canto Crystal nota che il termine «also
captures the resonance of the trolls of Scandinavian mythology»
(2001: 53).
19
IAA, 29/4/2003.
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(3) è possibile aggiornare le definizioni del personal
firewall e dell’“intrusion detecttion”20 nello stesso
modo?21
(5) niubbiiiii25 :-))26 andatevi a rileggere il report relativo a
questo film sul sito di IFST27, eh??28
3.2.
Che non tutti gli ambiti siano ugualmente ricchi di
anglismi si verifica considerando il NG che si occupa di
cellulari; in Italia la telefonia mobile è talmente popolare
che perfino la terminologia è più italiana che inglese:
cellulare, telefonino, squillino, messaggino e faccina; e
ancora telefonata, tacche, segnale, prendere, carica e
ricarica22.
3.1.4. L’inglese “di moda”
Infine, l’ultimo tipo di anglismi presenti è quello dei
preziosismi settoriali o massmediologici – si pensi alla
densità di anglismi nelle riviste di moda – impiegati
perché l’inglese è spesso sentito come varietà linguistica
di prestigio rispetto all’italiano, ma che non aggiungono
niente alla comunicazione. Talvolta questi anglismi sono
usati con ironia, come si verifica nell’esempio 4.
(4) Si’23, sempre troppo urlato, sempre girato in modo
trendy e da fighetti [...]24
La profondità dell’influsso inglese è resa tra l’altro
evidente dalla quantità di adattamenti e di derivati con
formanti morfologici italiani a cui dà origine: si
incontrano molti casi di flammare da flame, niubbo,
niubbi da newbie, quotare, quotaggio da quote, spammare
da spam, e la lista potrebbe continuare.
20
Come si può rilevare anche in questo esempio, nei messaggi
inviati ai NG gli errori di digitazione sono molto frequenti.
Rispetto a un’attenta rilettura, prevale la volontà di comunicare
in fretta, di ottimizzare i tempi della scrittura del messaggio.
Prada (2003: 162) fornisce un elenco di errori che si riscontrano
nei testi telematici, ricordando però che i «più comuni sono in
parte già noti ai prosciugati amanuensi medievali o ai tipografi di
ogni tempo», come le aplologie, le inversioni di grafemi, la
sostituzione di un grafema con quello vicino sulla tastiera e i
sezionamenti errati.
21
ICSV, 1/4/2003.
22
Sull’argomento cfr. le osservazioni di Losi (2001).
23
L’usanza di sostituire le lettere accentate con la combinazione
lettera semplice+apice ha una sua validità tecnica, almeno in
alcuni tipi di scrittura telematica. Come notano Witmer e
Katzman (1997), «CMC systems usually support only a “low
end ASCII” character set. This means the communicator is
restricted to American upper and lower case letters and
numerals, and some commonly-used mathematical and
punctuation symbols [...] omitting umlauts and other European
characters». La Rete è nata in America, e non a caso tutte le
codifiche alfabetiche a essa collegate sono state progettate per la
lingua inglese e non per altri sistemi linguistici. Sono dunque le
basi stesse della programmazione per la rete che mancano di
un’attenzione particolare verso le lingue diverse dall’inglese. Nel
caso delle lettere accentate italiane, alcuni sistemi possono
talvolta visualizzarle scorrettamente come sequenze di caratteri
senza senso. Per questo motivo, in molti tipi di comunicazione
informale o semiformale via web si preferisce omettere le lettere
accentate e sostituirle con la combinazione qui citata.
24
IAC, 12/3/2003.
I dialetti
Un secondo influsso lessicale di una certa importanza
è quello derivante dai dialetti. I dialetti sono presenti nel
vocabolario dei NG non solo in funzione prettamente
gergale29 ma talvolta come vero e proprio
controlinguaggio, come nota Edgar Radtke per i linguaggi
giovanili30.
A ben guardare, l’impiego dei dialetti si limita
normalmente all’uso di “mattoncini” dialettali spesso
stereotipati e a diffusione panitaliana31, messi in
circolazione dai mezzi di comunicazione di massa, per
esempio attraverso i personaggi più o meno comici
inventati da alcuni autori, quali quelli di Corrado
Guzzanti.
(6) Maddeche’, ce la devi leggere tutta davanti ad una
tavolata imbandita!32
(7) Ocio33 che potrebbe restarti un po’ duro (niente battute
pls34... :-)) Potresti cuocerlo continuativamente in acqua
bollente non salata per una ventina di minuti [...]35
Quindi l’uso dei dialetti, che si pone in una tendenza
più generale, risalente in Italia agli anni ’60, avviene non
nell’ambito di una precisa area geografica ma su scala
nazionale. Il processo è stato notato per esempio da Flavia
Ursini, che scrive di una probabile sregionalizzazione dei
dialetti (2005: 332).
Si può notare che il fenomeno sembra andare in
direzione opposta rispetto alla spinta globalizzante
dell’inglese come lingua franca di Internet. Questo doppio
fenomeno viene definito da molti studiosi come
25
La lingua dei NG deve molto all’oralità. Un fenomeno a cui
vale la pena di accennare, perché rappresenta un interessante
escamotage grafico per ricreare i fenomeni del parlato nello
scritto, è quello degli allungamenti vocalici che mimano l’urlo,
l’esasperazione, l’affettazione della voce. In questo caso, per
esempio, si mima un grido leggermente esasperato. Come nota
Dinale (2001: 211), tale uso è già da tempo diffuso nelle scritture
informali giovanili nonché nei fumetti.
26
Esempio di emoticon sorridente. Accenneremo al fenomeno
delle “faccine” più avanti nel testo.
27
L’acronimo sta per it.fan.startrek.
28
IFS, 8/4/2003.
29
Cfr. Coveri (1993: 39).
30
Radtke (1993: 212). Anche Michele Cortelazzo scrive: «è noto
che uno degli ingredienti della cosiddetta lingua dei giovani [...]
è il dialetto» (1995: 583) e argomenta che la presenza del
dialetto nel linguaggio dei giovani è dovuta alla sua alterità
rispetto alla lingua comune (Ibid.: 585).
31
Esistono ambiti in cui l’impiego del dialetto va oltre e diventa
un vero e proprio codice alternativo all’italiano: si tratta dei casi
di reti civiche o circoscritte sul territorio, limitate in diatopia,
oppure di gruppi di discussione vòlti al recupero di tradizioni
locali, ivi compresa la lingua, ma sono dei fenomeni tutto
sommato minoritari.
32
IAC, 9/5/2003.
33
‘Occhio’. Forma settentrionale.
34
Notare il pls che è forma tachigrafica di please.
35
IHC, 19/5/2003.
Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto
glocalization, ovvero la risultante della spinta contrastante
di globalizzazione e localizzazione36.
3.4.
Sottocodici tecnici
Sui NG si nota anche l’influsso di altre lingue: benché
la preponderanza dell’inglese sia incontrovertibile, si
incontrano anche termini delle lingue moderne maggiori e
più diffuse in Italia, nonché del latino. Nella maggior parte
dei casi si tratta, ancora una volta, di elementi che
ricorrono in maniera fissa: vi si riconoscono reminiscenze
scolastiche (soprattutto per il latino, presente sotto forma
di proverbi e aforismi) oppure parole e frasi entrate, per
vari motivi, nel lessico quotidiano: oui, je suis o no tengo
dinero.
Il quarto serbatoio di provenienza delle innovazioni
lessicali è quello dei sottocodici tecnici a vari livelli di
complessità: alcuni forum, infatti, sono altamente
specialistici, e di conseguenza adoperano un lessico che,
tra le altre cose, serve non solo a separare gli “esterni” dai
membri del gruppo ma anche a distinguere tra esperti e
non esperti all’interno del NG stesso. Accenno solamente
a questo settore di arricchimento a causa della complessità
della questione: gli ambiti specialistici implicati sono
infatti tanti quanti gli argomenti a cui sono dedicati i NG,
quindi non è possibile stilarne qui una tipologia più
precisa. Basti citare, come esempio, un pezzo di
messaggio tratto da IST:
(8) Semplice pastareale dentro la formina. Pennellatina di
rosso sulla bocca e nera sugli occhi e vuala’.37 Il resto e’
coreografia...38
(11) Non ne vedo l’utilita’. Con un PSA aumentato e il
sospetto di una lesione prostatica il passo successivo e’ la
biopsia prostatica.42
Riguardo allo spagnolo, si tenga presente che l’uso di
una lingua simile all’italiano ha anche una valenza ludica,
come argomenta per esempio Radtke (1992: 27) che
scrive di effetto deformante di una lingua affine.
4. Altre aree di influsso
3.3.
Lingue altre
39
(9) lo siento mucho.
Infine, le altre lingue compaiono anche in qualità di
tecnicismi di settore: si pensi al vocabolario francese del
tennis o ai latinismi del linguaggio giuridico.
Non è raro nemmeno incontrare riformulazioni
ludiche, di gusto quasi goliardico, di frasi celebri latine,
come nell’esempio 10:
(10)
la_regola_è_una_cosa_il_gusto_un’altra40.
gustibus non sputazzandum est.41
36
De
Sull’argomento della glocalizzazione a livello linguistico cfr.
Paccagnella (2000). Il fenomeno ha un’importanza che, del resto,
sorpassa i confini linguistici con ricadute sul piano economico,
sociale e culturale. In Italia esiste anche un’associazione, Globus
et Locus, presieduta da Piero Bassetti e incentrata proprio
sull’implementazione di progetti che affrontino le nuove sfide
poste
dal
fenomeno.
Sul
sito
dell’associazione
(http://www.globusetlocus.org/it/cosa_facciamo) si trova la
seguente descrizione del fenomeno: «Il glocalismo offre un
punto di visto nuovo sui fenomeni complessi di intersezione tra
valori, interessi su scala meta e sub-nazionale. L’approccio
glocale è caratterizzato dall’incontro e dal dialogo negoziale fra
attori globali e attori locali e dal dialogo di questi ultimi fra loro,
nella prospettiva della costruzione di una maggiore forza
negoziale comune: la ricerca di convenienze e interessi comuni
fra luoghi e flussi globali per la realizzazione di progetti di
cooperazione.»
37
Distorsione più o meno intenzionale del termine francese
voilà.
38
IHC, 5/4/2003.
39
ICSV, 7/4/2003.
40
Si rilevi l’uso creativo della lineetta bassa – il cosiddetto
underscore – che crea un effetto-sottolineatura, dato che il
sistema dei NG non permette l’impiego di alcun tipo di
formattazione particolare del testo.
41
IHC, 15/4/2003.
4.1.
Acronimi e tachigrafie
Nella lingua dei NG esistono anche altri settori che
sembrano sottoposti a influenze particolarmente rilevanti.
Uno dei più evidenti è quello delle abbreviazioni, degli
acronimi e delle tachigrafie, già popolari nella scrittura
informale giovanile43 e perfino in alcuni scritti burocratici.
Anche in questo caso possono venire identificati tre
influssi principali: 1) quello dei tecnicismi “puri”, inerenti
alla tecnologia informatica (HTML, PW ‘password’, ecc.);
2) quello dei tecnicismi legati alla comunicazione
telematica (FAQ ‘frequently asked questions’, CC ‘carbon
copy’, ecc.); 3) infine, il folto gruppo degli acronimi
“conversazionali”, che concorrono a formare quel lessico
dei NG che permette agli utenti “esperti” di riconoscersi a
vicenda: molti inglesi, come AFAIK ‘as far as I know’,
IMHO ‘in my humble opinion’, LOL ‘laughing out loud’,
ROTFL ‘rolling on the floor laughing’, RTFM ‘read the
fucking manual’, THX ‘thanks’, altri italiani, come CDR
‘cappottato dal ridere’, FDM ‘figo/a della madonna’, PDA
‘perfettamente d’accordo’ e SUPF ‘sei un povero fesso’.
La fortissima penetrazione nell’italiano di questi
elementi linguistici è testimoniata anche dall’abbondanza
di loro derivati: per esempio, troviamo casi di verbi come
lollare e rotflare per ‘ridere’.
L’uso di acronimi e abbreviazioni arriva, in alcuni
momenti, a configurare un vero e proprio di gergo
acronimico, come lo definisce Gaetano Berruto, dando
come risultante un tessuto testuale che può divenire di
difficile decifrazione per un lettore comune44. Per
esempio, su IAC è in uso un acronimo squisitamente
“localizzato”, NCUCDC ‘non capisci un cazzo di cinema’,
con possibili varianti NCUCDL ‘... di letteratura’ ecc.,
assolutamente opaco per chi non frequenta abitualmente il
NG.
Il settore si distingue particolarmente per la sua
creatività: non sono rari gli hapax, come nei due esempi
42
IST, 7/4/2003.
Sull’argomento cfr. Coveri (1991).
44
Cfr. Berruto (2005: 6).
43
Vera Gheno
riportati qui sotto, in cui si crea un acronimo e se ne dà
immediatamente la spiegazione, pena la sua non
comprensibilità.
(12) Un RFDPFC [...] REAZIONARIO FINTO
DEMOCRATICO POLEMICO FAN-CAZZISTA45
(13) CACCPRIT = Correlazione Argomento Con Cinema
Per Restare In Topic46
4.2.
Interiezioni e ideofoni
Un altro settore interessante, nuovamente non indigeno
della Rete ma derivante da una codificazione precedente –
prevalentemente quella dei fumetti47 – è il campo delle
interiezioni e degli ideofoni, impiegati a scopo espressivo.
Sui NG si incontrano sia interiezioni e ideofoni “classici”,
noti dai fumetti (argh, sniff, sob, etciù ecc.) sia altri che si
sono specializzati in questo ambito comunicativo con
significati precisi, come snip che indica l’utente che
“taglia” una parte del messaggio al quale risponde:
(14) Se sto qui [snip sull’ennesimo soliloquio, che ha
francamente rotto il cazzo] Poi un giorno capitera’ magari
una cena, e [...]48
Alla stessa maniera, sbam segnala che l’utente, per la
sorpresa o lo sconcerto nel leggere un messaggio, è
metaforicamente caduto dalla sedia:
(15) >tuttavia, usare un regista migliore di Frakes
sbam! Baird migliore di Frakes?[...]49
Una valenza particolare ha assunto anche gne gne gne,
impiegato spesso con intento canzonatorio durante un
confronto verbale:
ricollegato alla pratica del flyting52 popolare nelle
comunità afroamericane.
È particolarmente interessante rilevare l’uso
dell’autocensura grafica, ovvero una serie di escamotages
per “dire senza dire”: vengono impiegati asterischi, punti
interrogativi o x come caratteri sostitutivi per camuffare,
in parte, il disfemismo, talvolta con soluzioni anche molto
creative:
(18) Voglio disfare la storia delle regioni, siamo cittadini
del mondo, ekeqatsi!53
Vorrei menzionare un caso di autocensura grafica in
uso su molti gruppi di discussione inglesi, ancora non
diffuso in Italia: effing (good/bad). Quell’effing, che può
sembrare il participio presente di un verbo inesistente, non
è altro che il prodotto dell’autocensura del termine fucking
‘fottutamente’: fucking bad/good diventa prima f*ing
bad/good e poi, con passaggio a una scrittura ortofonica,
eff-ing bad/good, riprendendo la pronuncia della lettera f:
[ef]54.
4.4.
Accenno in questa sede all’esistenza di un codice
comunicativo non verbale, un vero e proprio lessico delle
emozioni: le emoticon o smiley o faccine. Della loro
invenzione è imputato Scott Fahlman, che in un
messaggio datato 19 settembre 1982 propose l’impiego
della faccina sorridente e di quella triste per chiarificare il
senso di quanto scritto all’interno di un messaggio55.
Le faccine56 sono una specie di esplicitazione a
posteriori del senso di quanto scritto, creando, secondo la
definizione di Violi e Coppock,
[Un] codice cinestetico scritto che assume spesso una
funzione metacomunicativa relativamente al contenuto del
messaggio, suggerendo la chiave di lettura in cui
interpretare correttamente una certa sequenza.
(16) >ora e’ verde
copione
gne gne gne50
4.3.
(17) L’inter ha fatto cagare per 88 minuti segnando due
gol sempre grazie al loro merdoso tipo di gioco [...]51
L’ambito evidenzia una grande creatività, tanto che
molti studiosi riconducono l’impiego dell’insulto a una
specie di “gioco” già presente, del resto, nelle culture
orali, e che secondo Ong (1986) può anche essere
45
IAC, 4/4/2003.
IAC, 1/5/2003.
47
Per un approfondimento sul tema rimando a Morgana (2003).
48
IDL, 12/3/2003.
49
IFS, 27/5/2003.
50
IDL, 14/3/2003.
51
ISC, 9/3/2003.
46
(Violi e Coppock 1999: 330)
Disfemismi e coprolalia
Nel corpus emerge anche la presenza di disfemismi e
coprolalia. Il loro impiego si pone nella tendenza più
generale della desemantizzazione dell’insulto presente
nella lingua italiana – basta osservare i mezzi di
comunicazione di massa, sia trasmessi che stampati.
Le “faccine”
52
«Comune a tutte le società a cultura orale di tutto il mondo, è
l’insulto reciproco, denominato flyting o fliting dai linguisti.
Cresciuti in una cultura ancora prevalentemente orale, alcuni
giovani neri degli Stati Uniti, dei Caraibi e di altri luoghi si
impegnano in ciò che nel gergo dei neri è chiamato dozens,
joning, o insultarne la madre. Non si tratta di una vera lotta ma di
una forma d’arte, come lo sono altre forme stilizzate di sarcasmo
verbale in altre culture» (Ong, 1986: 73-74).
53
IAC, 6/5/2003. Chiaramente l’utente intende e che cazzo, ma
l’ispirazione per questa “variante” viene dai titoli, di difficile
pronuncia, dei film della trilogia di Godfrey Reggio:
Koyaanisqatsi (1983), Powaqqatsi (1988) e Naqoyqatsi (2002).
54
Un processo di desemantizzazione dell’insulto simile a quello
italiano sembra avere luogo anche nell’inglese: per esempio,
anche utenti decisamente educati usano con una certa
nonchalance l’acronimo OMFG, ‘oh my fucking God’, forma
più pregnante del semplice OMG ‘oh my God’, come se la
codifica acronimica togliesse potenza all’esclamazione,
decisamente forte.
55
Il messaggio originale può essere letto alla pagina
http://www.cs.cmu.edu/~sef/Orig-Smiley.htm.
56
Per un elenco delle faccine più comunemente usate rimando a
Mohun (2002).
Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto
La potenza e incisività delle faccine possono venire
modulate. Quindi, se :-) rappresenta un sorriso e :-D una
risata a bocca spalancata, per indicare di ridere a più non
posso si potrà digitare :-))) oppure :-DDDD.
(19) [...] quando c’è eccesso di produzione gli alternatori
diventano motori sincroni e soffiano il vento all’indietro
così accumulano energia eolica :-)))))))))57
Nei NG italiani si rileva anche la presenza delle
emoticon orizzontali, probabilmente di provenienza
orientale, in particolare giapponese58, come quelle visibili
in fondo alle frasi dell’esempio 20.
(20) [...] tutti dicevano *non accedere come root* ma poi
ogni cavolo di sw che provavo doveva essere configurato
da root! >_<
E quindi che hai fatto, hai dato i privilegi di root anche
all’utente normale ?_?59
isolati uno dall’altro60. Ognuno di essi ha un suo costume
linguistico, una particolare mistura alla quale il nuovo
arrivato è invitato ad adeguarsi. Non adattarsi al costume
linguistico del villaggio o del cottage non esclude per
forza la persona dalla comunicazione, ma sicuramente
rende l’interazione più difficile e meno “condivisa”.
In più, ogni NG possiede un sottocodice collegato al
suo argomento di discussione. Una delle spie che indica
l’appartenenza al gruppo è la conoscenza di tale
sottocodice. Su IAC, ad esempio, c’è l’abitudine di
abbreviare i titoli dei film di cui si discute, come GONY
‘Gangs of New York’ o MR ‘Minority Report’.
Il ricorso agli inner joke serve per separare gli
appartenenti al gruppo dagli esterni, alla stregua di parole
d’ordine. Il lessico è in parte funzionale al mezzo, anche
se talvolta è solo “questione di stile”.
Come rileva David Crystal, la lingua di Internet, nella
sua infinita creatività, non elimina le regole, ma ne pone
semplicemente di nuove, diverse, insolite rispetto alla
grammatica tradizionale:
5. Conclusioni
Questa breve carrellata sulle caratteristiche lessicali
che si incontrano – e si scontrano – sui NG mostra come
gli aspetti genuinamente nuovi siano rappresentati
soprattutto dal mix inedito che si viene a creare grazie alle
influenze provenienti da molte direzioni: i NG hanno fatto
e fanno da coagulo a vari influssi particolarmente creativi
della lingua, da qualsiasi parte essi provengano.
Il ricambio è molto veloce; i neologismi – più o meno
volatili – sono continui: cito qui utonto, ‘utente tonto’ e
ASD, che non è altro che la sequenza dei primi tre tasti di
sinistra sulla fila centrale della tastiera standard – scelti
probabilmente “per comodità” – che è passata a indicare
‘ridere’ (al pari di ROTFL e LOL) da cui, recentemente, è
derivato anche il verbo asdare ‘ridere’.
Poiché non si discute solo in maniera autoreferenziale
ma anche per intrecciare rapporti, la scelta di un
particolare lessico non è dovuta esclusivamente a esigenze
tecniche e oggettive di comprensione reciproca ma anche
alla volontà di marcare l’appartenenza a una comunità, in
questo caso una comunità virtuale.
Quindi, considerato che sui NG la comunicazione e
l’espressione di sentimenti e sensazioni passano solo
attraverso lo scritto, la lingua è l’unico indicatore
societario. Assume rilevanza non tanto il know how
tecnologico, quanto quello linguistico: “parlare la stessa
lingua” diventa l’unico “clue” per riconoscersi tra membri
di una stessa comunità.
Notano Van Alstyne e Brynjolfsson (1996) che
l’avvento delle varie forme di comunicazione della rete ha
generato un fenomeno di balcanizzazione, ovvero di
frammentazione della comunicazione in una miriade di
“circoli” più o meno chiusi e ostili agli esterni. In
opposizione al villaggio globale di mcluhaniana memoria
si ha piuttosto l’avvento di una globalità di villaggi, o
meglio, come scrive Manuel Castells, di un agglomerato
infinito di cottage superaccessoriati e fondamentalmente
57
ISA, 5/3/2003.
Cfr. Takagi (1999-2002).
59
IFS, 5/4/2003.
58
Traditional prescriptivism privileged writing over speech,
formality over informality. Internet manuals are doing the
reverse. It’s prescriptivism nonetheless.
(Crystal, 2001: 77)
Alla fine, nell’uso del linguaggio dei NG sono più
rilevanti gli scopi comunitari rispetto a quelli
comunicativi; marcare la propria appartenenza al gruppo,
distinguere tra “amici” ed estranei, apparire esperti
dell’argomento del NG, dimostrare di conoscere bene le
dinamiche comunicative della Rete: in un ambiente
rigidamente testuale come quello dei gruppi di discussione
telematici la lingua, ma soprattutto il lessico, rimangono
l’unico possibile atto di identità61 da parte dell’utente.
Nei confronti dei mezzi linguistici messi a
disposizione dell’utente notiamo, oltre alla creatività,
proprio il forte prescrittivismo, per cui l’utente inesperto
viene immediatamente “bollato” come tale qualora non
dimostri conoscenza delle convenzione linguisticocomunicative della Rete. Il linguaggio dei NG, in
conclusione, da una parte unisce, ma dall’altra separa, in
maniera che può essere anche molto rigida.
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Atti del XXXIV congresso internazionale di studi della
60
«While the media have indeed globally intraconnected, and
programs and messages circulate in the global network, we are
not living in a global village, but in customized cottages globally
produced and locally distributed» (Castells, 1996: 341).
61
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