Scarica CULT di novembre
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Scarica CULT di novembre
La volatilità delle parole Città di carta Intervista a Cristina Castrillo cult Il mensile culturale RSI Novembre 2015 La volatilità delle parole Sandra Sain Produttrice Rete Due Le parole volano e gli scritti restano o, per dirla come i romani, verba volant, scripta manent. Da secoli ci confrontiamo con questo antico motto convinti del suo significato: se le parole pronunciate non lasciano traccia di sé e sono soggette a interpretazioni e modificazioni, in una sorta di infinito gioco del telefono senza fili, ciò che è scritto resta immutabile, come congelato in una fissità che non concede spazio all’arbitrarietà e alla manomissione dei significati. Ma è davvero così? “In un mondo nel quale in pochi sanno leggere e scrivere verba volant, scripta manent può voler indicare esattamente il contrario: le parole dette volano e arrivano ovunque mentre gli scritti se ne stanno là a prendere polvere”. Così scriveva lo scorso agosto sulle pagine di Sette del Corriere della Sera Umberto Broccoli, introducendo un’interessante riflessione sulle epoche precedenti la prevalenza dell’immagine e della scrittura. Sia detto, a margine, che oggi sembriamo sempre meno sicuri di quanto scriviamo e, abitati dalla paura di essere fraintesi, infarciamo i nostri scritti - siano sms o mail - di emoticon e faccine che speriamo riescano a guidare meglio del nostro lessico e della nostra sintassi l’esatta interpretazione del testo. Poco importa poi se le espressioni del volto sono quanto di più facilmente fraintendibile esista. La radio è il medium che ha costruito la sua fortuna sulla volatilità delle parole, sulla capacità di viaggiare nell’etere e raggiungere luoghi e persone lontani con il proprio messaggio. Lo sviluppo tecnologico ha però anche radicalmente mutato lo scenario e l’evanescenza del prodotto radiofonico ha cessato di esistere. Oggi la rete del web cattura e trattiene quanto un tempo sarebbe andato perso e ognuno può costruirsi il proprio ideale palinsesto attraverso il podcast. Questo mese a Rete Due, con la serie di Laser Città di carta, faremo particolare attenzione all’importanza e al peso delle parole. Pronunciate o scritte danno forma al nostro immaginario e costruiscono il mondo in cui viviamo, la nostra stessa concezione dello spazio e della geografia. Ed ecco allora che in circolo virtuoso faremo spiccare il volo alle pagine di quei grandi autori che hanno indagato la nostra relazione, intima, psicologica ma anche politica, con i luoghi e il territorio che abitiamo. ACCENTO SGUARDI 4 Città di carta. Lo spazio protagonista nella grande letteratura ONAIR 8 Quando l’improvvisazione e la musica scritta si incontrano 10 Una grande fiction sul Gottardo 18 Oscar, maschio moderno DUETTO 20 Intervista a Cristina Castrillo RENDEZ-VOUS 26 L’agenda di novembre NOTA BENE 28 Recensioni 12 Una questione che… scotta Verso Parigi 2015 30 Proposte Club 14 Alla ricerca del Tolstoj perduto. Sof’ja e Lev, due anime inquiete In copertina: a proposito della volatilità delle parole, così si esprimeva Vladimir Nabokov “Letteratura e farfalle, le due più dolci passioni umane”. Grande scrittore e grande entomologo, responsabile tra l’altro dell’organizzazione della collezione di farfalle al Museo di Zoologia Comparata dell’università di Harvard, lo vediamo qui nel 1958 a caccia di farfalle con la moglie. Città di carta. Lo spazio protagonista nella grande letteratura Roberto Antonini “L’uomo ha bisogno di un quadro del mondo e del posto che occupa all’interno di esso, strutturato e dotato di una coesione interna. L’uomo ha bisogno di una carta geografica del suo mondo naturale e sociale, senza la quale sarebbe confuso e incapace di un’azione avveduta e coerente”, scriveva Erich Fromm in uno dei suoi testi più famosi Anatomia della distruttività umana (1973). SGUARDI Rete Due / Laser da lunedì 2 a venerdì 27 novembre alle ore 9.00 rsi.ch/cittadicarta Il ponte sulla Drina Il dialogo tra luogo e letteratura è un tema molto complesso che è sfociato in un numero importante di pubblicazioni e convegni. In uno di questi, Fabrizio Cambi dell’Università di Trento aveva recentemente sottolineato che “tra topografia e letteratura si stabilisce un rapporto complementare e osmotico la cui evoluzione s’intreccia in modo flessibile e trasversale con i luoghi della diacronia temporale, negli snodi tragici della storia del Novecento”. Detto in altre parole la dimensione temporale risulta attratta nella dimensione spaziale e geografica che l’accoglie e la ingloba fino a farne un tutt’uno. Il luogo letterario può addirittura prevalere sulla dimensione diacronica, ovvero dell’evoluzione nel tempo di fatti e fenomeni, se pensiamo alla connotazione che esso assume ad esempio in quella che potremmo definire la topografia del terrore, da Se questo è un uomo di Primo Levi all’Arcipelago Gulag di Alexander Solzenicyn fino a L’altalena del respiro della Nobel tedesca di origine rumena Herta Müller. Città, paesaggi, luoghi, non come contorni, sfondi, ma veri e propri soggetti, protagonisti. Nella serie di Laser che Rete Due propone durante il mese di novembre, battezzata Città di carta vengono così evidenziati luoghi che hanno caratterizzato, diventandone l’anima e il cuore stesso, alcune grandi opere di narrativa. Un viaggio affascinante per il suo peregrinare attraverso il tempo, all’insegna di quel Ponte ‹ Luoghi reali e immaginari che costruiscono una geografia letteraria. › sulla Drina che nel romanzo di Ivo Andriç assume le caratteristiche di un personaggio. Dal suo osservatorio attraversiamo i secoli, dal 500 fino all’inizio del “Secolo breve”, cioè la prima guerra mondiale. Il Ponte Mehmed Pasa Sokolovic, se il romanzo fosse stato scritto più tardi, nella nostra epoca, avrebbe potuto raccontarci altre storie, storie di umanità e tragedia, quella della recente Guerra di Bosnia. Un compito che abbiamo allora affidato al nostro collaboratore Andrea Rossini, andato con il suo microfono e registratore a Visegrad per raccontarci quello che il ponte sulla Drina potrebbe ancora dirci. 5 4 Davos Lodz Dublino Bologna Città di carta propone agli ascoltatori un viaggio letterario e storico, in un continuo dialogo tra il testo e la realtà odierna. Con Brigitte Schwarz andremo a Davos, località immortalata da uno dei grandi testi letterari di Thomas Mann e di tutta la letteratura tedesca: La montagna incantata. Lo sguardo di Hans Catorp dal Berghof, il celebre sanatorio, su quel microcosmo è in realtà la visione che Mann, con una magistrale operazione letteraria, ha sul mondo occidentale nel periodo della Grande Guerra. Vi porteremo anche ad Aliano (Cristo si è fermato a Eboli) per raccontare quella terra dimenticata dallo sviluppo ‹ Luoghi come testimoni di una stratificazione di storie. › che Carlo Levi seppe descrivere con un realismo pregnante. Un meridione desolato nel quale Claudio Bustaffa è ritornato per leggervi i segni di continuità e mutamento offrendoci così la prospettiva diacronica a cui ci riferivamo in precedenza. Tiziana Conte ci conduce nella Bologna di TonSGUARDI delli , quella del testo di culto degli anni 80, Altri libertini, testo che fece scalpore e che venne addirittura sequestrato dalla magistratura per oltraggio alla pubblica morale. Un testo che racconta la Bologna delle utopie, del Dams, un patchwork di libertinaggio e creatività. Cosa è rimasto nella città emiliana di quegli anni, di quelle speranze, di quei forti contrasti, di quella libertà a cui è aggrappato il ricordo di un’intera generazione? I fratelli Ashkenazi ci portano indietro nel tempo alla borghesia ebraica polacca a cavallo tra 800 e 900: il capolavoro di Israel J. Singer ci racconta di un’epoca, di un popolo, della decadenza di una società di fine secolo, delle trasformazioni dell’oriente europeo. La storia del commerciante di stoffe Reb Abraham Hirsh Ashkenazi e degli altri ebrei ortodossi si svolge in una città ai tempi integrata nell’Impero zarista. Oggi Lodz è una città polacca. Tra l’ottocento e la contemporaneità vi è stata la grande tragedia, lo sterminio degli ebrei d’Europa. Gigi Donelli, con in una mano il romanzo fiume di Singer e nell’altra il registratore, ci condurrà proprio lì a Lodz, con uno sguardo attento al retaggio, ai segni di un passato ricco di cultura ashkenazita ma anche di un passato drammatico, alle permanenze, alle novità. Grandi romanzi e grandi luoghi come la Dublino di James Joyce che ci illustra Giorgio Thoeni, la Vienna imbottita di nostalgia di Stefan Zweig (Il mondo di ieri), in cui le letture del testo si alternano alle considerazioni, lungo le vie della ‹ La letteratura dona una quarta dimensione alle città, quella dell’immaginario. › città, di Flavia Foradini e dei suoi ospiti, la Londra di Virginia Wolf e quella di oggi raccontateci da Roberto Festa, la Berlino operaia immortalata da Alfred Döblin (Berlin Alexanderplatz) in piena Repubblica di Weimar, dove coesistevano crisi economica, disperazione, voglia di riscatto e una grandissima creatività. La capitale tedesca con la sua memoria storica la percorreremo assieme a Natasha Fioretti. Ma Città di carta non dimentica i luoghi meno centrali o culturalmente imponenti, di cui qui sopra vi abbiamo offerto solo un assaggio parziale (la lista completa la trovate sul nostro sito rsi.ch/cittadicarta). Abbiamo voluto indagare anche nel quadro della prossimità, proponendovi ad esempio un luogo paesaggisticamente splendido ma dal passato cupo e difficile: la Val Bavona di Plinio Martini (nella puntata realizzata da Francesca Torrani), ritratto di una realtà in cui il Ticino era terra di emigrazione e non ancora di immigrazione. Città di carta è dunque un viaggio nei luoghi e nel tempo, a cavallo tra mondo reale e finzione, tra osservazione del presente e memoria. Un percorso in quel “quadro del mondo” a cui si riferiva Fromm e del bisogno nostro, della nostra cultura e sensibilità, di occuparne uno spazio, seppur piccolo, ma a cui sono legate la nostra vita, la nostra memoria, le nostre letture. 7 6 Rete Due / Prima Fila venerdì 13 alle ore 20.30 rsi.ch/retedue Quando l’improvvisazione e la musica scritta si incontrano Alfredo Marcionelli Sarà una serata all’insegna dell’eccezione quella di venerdì 13 novembre al Teatro LAC di Lugano: un concerto in tre parti, caratterizzato dall’incontro di mondi e musicisti solo apparentemente lontani. La prima parte vedrà infatti l’Orchestra della Svizzera italiana cimentarsi con un grande pianista e compositore di origine domenicane: Michel Camilo. Il pianista vestirà i panni sia di compositore sia di solista. Infatti, in questa prima parte, Camilo e L’OSI, guidata dalla giovane ma già esperta bacchetta di Kevin Griffiths, eseguiranno La Suite per pianoforte, arpa e archi scritta dallo stesso pianista latino il quale, generosamente, animerà anche la seconda parte del concerto offrendoci un intenso momento di piano solo. “Last but not least”, la terza parte sarà offerta da un grande musicista nostrano quale Franco Ambrosetti, che è stato capace di radunare un cast incredibile. Il flicornista ticinese si presenterà sul palco con il suo inedito Brasilian Jazz Project. Il progetto, composto da ospiti d’eccezione quali il grande trombettista americano Randy Brecker, Alfredo Golino alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il chitarrista brasiliano Roberto Taufic e Danilo Rea al pianoforte, ci farà danzare con brani del repertorio proveniente dalla Bossa Nova. Questa variegata serata prodotta dalla RSI con il prezioso contributo della Camera di Commercio del Canton Ticino, Estival Night e LuganoInScena, avrà inizio alle 20.30 e sarà trasmessa in diretta su Rete Due. Kevin Griffiths ONAIR 9 8 Dietro le quinte Una grande fiction sul Gottardo Gabriella de Gara Hanno preso il via in settembre le riprese della miniserie storica in due puntate Gottardo diretta da Urs Egger, un progetto nazionale SRG SSR realizzato in collaborazione con la società di produzione svizzera Zodiac Pictures e in coproduzione con le emittenti di servizio pubblico tedesca (ZDF) e austriaca (ORF). Fra i protagonisti Carlos Leal, Maxim Mehmet, Miriam Stein, Pasquale Aleardi, Igor Horvat e Walter Leonardi. Il film rievoca la costruzione, nel 1872, di quella che per molti anni è stata la galleria ferroviaria più lunga del mondo: un’autentica prodezza ingegneristica per l'epoca, che richiese un sacrificio enorme in termini di mezzi finanziari e di sforzi (e sacrifici) umani, e che ha avuto un'influenza duratura sulla Svizzera moderna. Tre sono i personaggi centrali della narrazione: Anna (Miriam Stein), figlia di un vetturino; l’ingegnere tedesco Max (Maxim Mehmet) e il minatore italiano Tommaso (Pasquale Aleardi). Tre giovani coinvolti in prima persona nella costruzione del tunnel, il cui rapporto muterà di pari passo con lo svolgimento degli avvenimenti storici in cui sono coinvolti. Alla fine di settembre abbiamo visitato i luoghi delle riprese e per una giornata ci siamo immersi nella Göschenen del 1800, ricostruita nella suggestiva Valendas nel Canton Grigioni. È sempre affascinante seguire i lavori sul set e respirarne l’atmosfera. Sbirciare dietro le quinte di questa produzione è stato particolarmente impressionante, visto che si tratta di una fiction storica di grosse dimensioni. Il paesino di Valendas è stato praticamente svuotato dei suoi abitanti e di tutte le tracce di modernità e in seguito ricostruito, alle case più moderne è stato dato un aspetto autentico del periodo applicando muri finti e balconi, sono apparsi carrozze e cavalli, una cinquantina ONAIR La troupe durante le riprese di attori e comparse vestiti con costumi dell’epoca, ghiaia e segatura sulle strade, mercati di frutta e verdura, e la fontana del paese si è trasformata in un grande lavatoio. Gli attori principali ci hanno descritto come sia entusiasmante per loro partecipare a quest’avventura. Un aspetto che li stimola particolarmente è quello di immedesimarsi nella vita di persone che hanno vissuto in un passato lontano e cercare di interpretare i loro pensieri e le loro emozioni. Miriam Stein ad esempio, che nella fiction interpreta il ruolo di Anna, ci ha raccontato che per lei l’aspetto più difficile dell’esperienza di questo film in costume è di capire in quale modo riprodurre i gesti più comuni di tutti i giorni. Capire come si salutassero le persone, come interagissero tra di loro e come si dovesse comportare una donna. Anna, nel film, è una donna determinata e moderna, ma l’attrice ha dovuto capire fino a che punto potersi spingere. Secondo il Sindaco del paesino inizialmente la popolazione di Valendas si è mostrata un po’ scettica, soprattutto considerando il fatto di dover lasciare le proprie case e affidare il loro paese a una troupe cinematografica per un mese. L’entusiasmo e l’energia che si percepisce ad ogni angolo del set di Gottardo li hanno però rapidamente convinti e oggi sono fieri di poter vivere un’esperienza così particolare e di poter vedere il loro paese protagonista di una fiction dedicata a un capitolo così importante della storia svizzera. Il film verrà diffuso sulle reti della SRG SSR alla fine del 2016, in occasione dell’apertura di Alptransit. 11 10 Rete Due / Settimana speciale Clima da sabato 28 novembre a venerdì 4 dicembre rsi.ch/clima Una questione che… scotta Verso Parigi 2015 Roberto Antonini e Clara Caverzasio Das Auto, La bistecca, La Rete, La plastica, Il pesce, L’orso, Il dinosauro: sono alcune delle parole chiave che la Rete Due ha scelto per approfondire la questione climatica nelle sue tante sfaccettature e problematiche, in vista del vertice sul clima di Parigi. Dal 30 novembre all’11 di dicembre, la comunità internazionale infatti cercherà di nuovo di trovare un accordo che il 5. rapporto dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) ritiene l’ultimo in tempo utile. Aumento delle temperature, innalzamento degli oceani, inquinamento dei mari, dei fiumi, delle terre, dell’aria: in alcune parti del pianeta infatti, si è già superato il punto di non ritorno. Come ci si prepara al dopo Parigi e soprattutto ai cambiamenti climatici? Tra dichiarazioni di intenti e nulla di fatto, tra certezze e contraddizioni, tra millenarismi e strade percorribili, tra le leggi della fisica e quelle dell’economia, Rete Due propone una serie di réportages e riflessioni a partire dal Moby Dick in diretta da Parigi il 28 novembre in cui si discuterà su come conciliare crescita e salvaguardia ambientale, con tra gli altri, l’economista e filosofo francese Serge Latouche e il capo del Dipartimento federale dell’ambiente Bruno Oberle. Ad arricchire la settimana speciale anche Il Giardino di Albert, Laser e Geronimo. ONAIR 13 12 Rete Due / Domenica in scena domenica 29 novembre alle ore 17.35 rsi.ch/domenica-in-scena Alla ricerca del Tolstoj perduto. Sof’ja e Lev, due anime inquiete Con la partecipazione di Giulia Fretta nel ruolo della giornalista Fabio Calvi autore e regista ONAIR Due semplici gesti sembrano unire Lev e Sof’ja Tolstoj nelle ultime ore delle loro tribolate esistenze: lei muove le mani con calma come se stesse tessendo una tela misteriosa, lui impercettibilmente come se stesse continuando a cercare e a scrivere le parole della vita. Se ne andranno silenziosamente entrambi, lui scappando dalla moglie e da un mondo al quale non apparteneva più, lei qualche anno dopo superstite anch’essa del suo passato. Si erano sposati nel 1862, Sof’ja molto più giovane di Lev. E i diari intimi di lei portano subito note di dolore non solo nell’animo: “Mi sento morire, non mi fa partecipe delle sue confidenze, dei suoi pensieri. E ogni contatto con il suo corpo mi ripugna…” Lev invece sembra roso dal dubbio che l’amore di lei non sia completo, totalizzante come si direbbe oggi. In mezzo, una vita trascorsa insieme: lei, insostituibile, all’ombra del marito, lui imponente e leggendario scrittore già in vita. Romanzi, racconti, diari, figli, amici, servitù, disgrazie, crisi, incomprensioni, litigi, la quotidianità insomma e la ricerca spasmodica da parte di lui della “vera” fede dentro e fuori la loro unione, l’imminente crollo del mondo zarista, il racconto della sua morte, diventano gli ingredienti di un testo teatrale, pensato e scritto per “leggere” Tolstoj in maniera diversa. Sof’ja e Lev Tolstoj Il palcoscenico simbolicamente racchiude non solo le figure storiche rievocate ma tutti i luoghi “teatro” della vicenda narrata. I personaggi reali e quelli immaginari hanno trovato nell’intreccio delle voci e delle sensibilità degli attori, la misura perfetta per raccontarvi quanto sta nascosto agli occhi dei lettori “tolstojani” e non. Grazie quindi a Cecilia Broggini, Diego Gaffuri, Antonio Ballerio, Matteo Carassini, Margherita Saltamacchia, Jasmin Mattei e Dario Sansalone. Ma per raccontare tutto questo avevo pensato ad una parte narrativa da affidare non ad un attore, ma ad un giornalista vero capace di essere se stesso, curioso, intrigante, capace di dare al racconto quell’aria di mistero che aleggia in questo teatro immaginario. Avevo pensato a Giulia Fretta e la scelta è stata perfetta: grazie Giulia, mancherai non solo a me! 15 14 The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore è un film d’animazione che nel 2012 si è aggiudicato l’Oscar come miglior corto d’animazione. Diretto da William Joyce e Brandon Oldenburg, è descritto dagli autori come una metafora sul potere curativo della narrazione e della lettura. Protagonista è un novello Buster Keaton, il Signor Morris Lessmore, che a seguito di un uragano, e il riferimento alla New Orleans di Katrina è tutt’altro che casuale, si ritrova a fare il custode di una libreria magica i cui volumi aiutano i protagonisti a prendere il volo. Un film commovente, con una splendida colonna sonora, per un pubblico senza età. morrislessmore.com LA 1 / Storie domenica 29 novembre e 6 dicembre alle ore 20.40 rsi.ch/storie Oscar, maschio moderno di Dimitris Statiris regista Tradizionale, allargata, monoparentale, puzzle, arcobaleno… nella società contemporanea la famiglia ha assunto molteplici forme. Storie, il programma di documentaristica della RSI, affronta il tema attraverso due documentari che narrano le vicende di una famiglia della Svizzera Italiana. Nel primo episodio (Oscar, maschio moderno - ritratto di un casalingo) Storie ripercorre e approfondisce il cammino di dura formazione, frustrazione, successo e infine parziale disfatta di Oscar Matti, casalingo e “mammo” a tempo pieno. Svizzero, nato nel 1973, dopo una lunga carriera di “scavezzacollo inaffidabile”, decide per amore di Orsetta di “metter su” famiglia e in un impeto di incosciente onnipotenza, di farsi carico di tutte quelle attività che, tradizionalmente, vengono svolte dalla donna di casa, diventa casalingo e si dedica a tempo pieno alla cura dei figli. La strada del casalingo è tutta in salita, Oscar non si aspetta di dover lavorare 16 ore al giorno, non è pronto all’isolamento e alla fatica, i primi mesi sono un incubo. All’arrivo della terzogenita Oscar alza bandiera bianca. La cosa che più gli pesa è l’isolamento, si sente condannato ad una “morte sociale”, la vita solitaria tra quattro mura scatena le sue insicurezze, si vede imbruttito, si sente poco desiderabile come uomo e teme per questo di perdere l’amore della moglie. L’inversione di ruoli è completa. La narrazione procede mixando le immagini reali alla tecnica del cartone animato, un alter ego disegnato di Oscar è infatti il protagonista che ci fa rivivere le situazioni a volte surreali della vita del “casalingo”. Nel secondo episodio, La comune di Oscar - una “normale” famiglia svizzera, Oscar capisce di non potercela fare da solo, ONAIR ha bisogno di riprendersi i suoi spazi, di uscire di casa. Così l'intero gruppo familiare viene in suo aiuto costruendo e organizzando un complesso, a volte caotico, ma perfetto sistema di gestione dei tre figli. Attorno ai nipoti si aggrega una movimentata galassia di persone, eterogenee, diversissime tra loro. Facciamo così conoscenza dell’esuberante famiglia allargata di Oscar il casalingo, un numeroso gruppo di persone, che ruota intorno alla vita ed all’educazione dei tre bambini, una moderna “comune” di personaggi tutt’altro che comuni. Il documentario sul casalingo diventa un film corale nel quale i personaggi, superati i primi necessari convenevoli, svelano le loro storie incrociate, e i rapporti che ne conseguono, componendo a poco a poco il mosaico familiare di una “normale” famiglia svizzera e in questo caso le virgolette sono d’obbligo. Nello studio di Storie, come di consueto, a commentare e riflettere sugli spunti offerti dai documentari un ospite. Angelo Pisani, comico e papà blogger, per il primo episodio, e la pedagogista Lucia Rizzi, meglio nota come Tata Lucia, per il secondo. E un casalingo sarà pure il protagonista di Papàblog, la nuova miniserie TV diffusa quotidianamente dal lunedì al venerdì alle 19.45 su LA 1, dal 7 dicembre fino al 1. gennaio. rsi.ch/papablog 19 18 Intervista a cura di Marco Pagani rsi.ch/inaltreparole Cristina Castrillo La persistenza della memoria Cristina Castrillo (1951 Córdoba, Argentina) è un nome conosciuto da chiunque segua la scena teatrale ticinese. Ha fondato il Libre Teatro Libre, all’epoca una delle troupe latino-americane più riconosciute. Dal 1980 ha portato avanti il suo lavoro a Lugano con il Teatro delle Radici, dopo aver lasciato il suo paese natale a causa della dittatura militare. 40 anni di vita spesi nel teatro come autrice, pedagoga, attrice, regista. DUETTO Ospite di Marco Pagani a In Altre Parole dal 14 al 18 settembre scorsi è stata Cristina Castrillo, volto noto del teatro della Svizzera italiana. La multiforme esperienza del suo percorso artistico le ha permesso di collaudare, prima su se stessa e poi con numerosi attori, gli aspetti fondamentali del suo approccio, caratterizzato da una forte attenzione per l’attore che viene posto al centro dell’intero processo creativo. Approfondisce l’attività pedagogica con la creazione a Lugano nel 1990 della Scuola Laboratorio per attori stranieri, e sviluppa ulteriormente il metodo attraverso gli innumerevoli workshop richiesti in diversi paesi di Europa, America centrale, America latina, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Ha pubblicato Attore-Autore, I Sentieri dell’Acqua, Trilogia dell’assenza e Voci peregrine. Collabora regolarmente con articoli in diverse riviste teatrali dell’America latina e d’Europa. Cristina ha voluto caratterizzare le sue riflessioni con un filo conduttore: il tema della persistenza della memoria. Immagini, scatti fotografici, istanti che assurgono a ruolo di icone e di simboli. E diventano la bandiera di un’idea, di una rivoluzione, di un’epoca. Ne riproponiamo alcuni estratti. Mentre i migranti via mare muoiono affogati, quelli via terra vengono accolti da muri e filo spinato. Nell’overdose di immagini che ci colpiscono, facendo a gara per impressionarci, è possibile fissare un punto fermo? 21 20 Alcune immagini determinano il punto fermo, statico di una storia. Ce n’è una in particolare, che a mio parere è destinata a rimanere un punto fermo, rappresentativo della nostra epoca. È quella del bambino inerme sulla spiaggia, di quel piccolo corpo immobile a due passi dall’acqua. Questa immagine ha avuto un effetto strano. È emersa, in mezzo alle migliaia di foto e video che vediamo ogni giorno, e ci ha inorridito ma anche richiamato alle nostre responsabilità. Il suo potere speciale è stato quello di fermare il tempo. Certe immagini è come se ti venissero addosso, come se lo sdegno che creano nella gente fosse una questione personale. In questo senso quel piccolo corpo solitario acquisisce di colpo una grandezza che ne fa un emblema. Ce ne sono altre nella storia: lo sparo del partigiano cadente nella famosa foto di Capa, o la bambina vietnamita che corre piangendo mentre viene bruciata viva dal napalm. Immagini che hanno un posto nella storia, proprio perché ci inchiodano con la loro forza, costringendoci a una riflessione. Una riflessione che deve partire con il riconoscere che ogni atrocità è invariabilmente preceduta, e seguita, da altre. In questo caso non è solo l’immagine del bambino che mi fa rabbrividire, ma l’assenza di un principio che ponga un limite all’abuso. L’apertura del nuovo polo culturale luganese ha catalizzato l’attenzione dei media e di gran parte della popolazione. Un evento importante e atteso, come sempre accade in questi casi, accompagnato dalla sua buona dose di polemiche, che inaugura una DUETTO nuova stagione culturale non solo per la città di Lugano. Quale è stata la sua personale percezione di questa inaugurazione? Constato con dispiacere che la quasi totalità delle polemiche intorno al LAC ha riguardato gli aspetti economici del nuovo polo. In pochissimi momenti si è discusso dei criteri di politica culturale che dovrebbero reggere questa istituzione. L’immagine persistente, la memoria che percepisco nel LAC è qualcosa di legato alla ricchezza, al fasto e alla grandiosità, al lusso e al business. Mi domando se questa immagine diventerà icona per il futuro, quando riguarderemo indietro a questi giorni. Se mi concentro però specificamente sulla cultura teatrale, la mia persistenza della memoria mi riporta su altri terreni. A un tempo in cui la politica non aveva ancora scoperto la cultura come argomento politico, come merce di scambio. I miei fotogrammi sono quasi invisibili, e non saranno probabilmente mai l’icona di un tempo. Ma sono maturati in sordina, in quella periferia lontana dai centri di potere, dove una gran parte della cultura teatrale di questo cantone e di questa città ha dato il meglio di sé e continua a farlo. Con o senza il supporto delle istituzioni. Se guardiamo al di là delle apparenze, l’originale nucleo culturale di una società viene sempre sviluppato dall’agire della creazione indipendente. Anche qui da noi è andata in questo modo: un’enorme rete di registi, attori, danzatori, scrittori, musicisti, sceneggiatori che, nonostante le difficoltà, ha costruito e dato un’identità alla scena teatrale del nostro territorio, così come la intendiamo oggi. Al contrario una cultura solamente istituzionale, che non provi a far emergere le sue contraddizioni, è quasi sempre percepita come carente di storia, di spessore, di legame con la realtà. Un edificio come quello del LAC, anche se bellissimo, non fa evolvere la cultura. Può pubblicizzare, vendere bene una mostra o uno spettacolo, costruire un format standardizzato, ma non vive e non pulsa, se non si nutre proprio di quelle basi indipendenti che lo precedono e che devono costituirne un presupposto imprescindibile. Non ritiene tuttavia che il LAC, per il fatto stesso di avere queste dimensioni e per gli investimenti che sono stati e saranno fatti anche in termini di occupazione, possa dare alla scena indipendente una possibilità in più, dal punto di vista economico? valore al LAC: ma qui non si tratta solo di avere manodopera o di ottenere qualche piccola commessa. Dobbiamo capire come il LAC si rapporterà alla scena indipendente, e temo che tra una “bizzarria creativa” e un teatro di prosa si sceglierà sempre il secondo, perché è quello che - si pensa - la gente vuole vedere. Insomma, temo che a prevalere sarà la legge del mercato. Sono certa che Lugano ha tutte le ragioni per essere orgogliosa del suo nuovo polo culturale e per non sentirsi seconda a nessuno (un complesso, quest’ultimo, molto ticinese). Ma se il LAC non saprà mettersi davvero in ascolto dell’“altro” polo culturale, quello che esiste già da sempre e si chiama cultura indipendente, verrà a mancare un tassello fondamentale della sua funzione e della sua possibilità di diventare davvero un punto di riferimento. Dopo 54 anni la bandiera a stelle e strisce ritorna a sventolare sull’ambasciata americana a l’Avana. Quali sono e come sono cambiate, a suo parere, da persona che ben conosce la realtà cubana per avervi soggiornato e lavorato in vari periodi della sua vita, le circostanze che permettono oggi un disgelo impensabile fino a pochi anni fa? Può darsi, non lo possiamo sapere. Una struttura del genere però di certo si dovrà attenere alle leggi del mercato, che non sono quelle dello sviluppo della creazione che costruisce l’identità di una comunità. Non voglio con questo togliere Quando si parla di Cuba e Stati Uniti sono sempre molto cauta. Issare due bandiere è una cosa, togliere l’embargo un’altra. Per togliere definitivamente l’embargo, gli Stati Uniti chiedono a Cuba di dimostrare una maggiore cura per i diritti umani. Già questa dichiarazione mi crea qualche perplessità. Immagino che il problema non sia tutelare i diritti umani dei malati, visto 23 22 che Cuba ha una delle sanità migliori del continente americano, aperta a tutti e gratuita - a differenza di quella americana malgrado la carenza di medicinali causata proprio dall’embargo. Immagino che il problema non sia nemmeno il diritto all’educazione, visto che Cuba è l’unico paese del cosiddetto terzo mondo a non avere praticamente analfabeti. Immagino non sia nemmeno l’attenzione per gli anziani o per un sistema economico che, sebbene ormai obsoleto, ha sempre cercato di ridurre il divario tra ricchi e poveri. Cosa che non si può certo dire per gli stessi Stati Uniti, o per i numerosi paesi non democratici con i quali intrattengono ottimi rapporti. Gli Stati Uniti chiedono il rispetto dei diritti umani a Cuba perché a Cuba si imprigionano i dissidenti politici. Ma allora perché non abbiamo a cuore anche la situazione di altri paesi, di tutte quelle dittature con cui l’intero Occidente fa ottimi affari? Dall’alto di quale principio gli Stati Uniti si permettono di essere così esigenti, quando ad esempio non hanno ancora risposto delle angherie e degli orrori della loro base di Guantanamo, un pezzo di Stati Uniti guarda caso proprio su suolo cubano? Dietro a tutto questo vedo una grande ipocrisia, che faccio molta fatica ad accettare. Un popolo che ha messo in moto un’idea diversa di società continua a pagare questa sua determinazione, come fosse una colpa da espiare. Si può essere d’accordo o meno col modello scelto da Cuba, ma dobbiamo staDUETTO re attenti a non dare sempre per scontato che le ingerenze, gli ultimatum, il controllo, le invasioni, siano una nobile causa o un male necessario per porre rimedio a un male maggiore. L’obiezione che si potrebbe porre al suo pensiero è che il fatto che gli Stati Uniti non abbiano l’autorità morale per giudicare le violazioni dei diritti umani compiute a Cuba, non può comunque essere una giustificazione per tali violazioni… Trovo sia un vero peccato che l’Europa, forse a causa del fatto di avere vissuto più da vicino le nefandezze e gli orrori dello Stalinismo, non abbia mai saputo vedere le differenze presenti nel modello cubano. Cuba per gli europei è sempre stata solo un altro paese del blocco orientale. Invece quella scelta qui era davvero una strada differente. Io ho soggiornato molte volte a Cuba, sono sempre stata molto critica verso gli errori e le ingiustizie del governo cubano, e ho sempre notato che a Cuba c’è un grande fermento di idee e un dibattito aperto e critico intorno a questi temi. Che se ne può discutere senza doversi rintanare in casa, con la paura che qualcuno senta. La Cuba di oggi è un paese strozzato, incastrato, dove tutte le premesse della rivoluzione sono andate a monte, perché l’embargo ha messo letteralmente in ginocchio una terra che altrimenti avrebbe avuto la possibilità di svilupparsi in un modo molto diverso. Se continuiamo col gioco delle immagini, mi va molto bene quella delle due bandiere, americana e cubana, che sventolano vicine. Anche se vorrei che ogni tanto provassimo a essere esigenti con entrambe queste bandiere. Ma se devo scegliere un’icona, come molti altri preferisco nettamente quella di Ernesto Guevara, Camillo Cienfuegos e Fidel Castro che entrano a Cuba nel 1959. Loro non lo sapevano, ma stavano davvero entrando nella storia… o forse nell’utopia. E quello fu un evento, non solo per Cuba ma per l’intera America Latina, veramente unico: come fu unica anche l’esperienza di Salvador Allende, in Cile, che tutti sappiamo come è andata a finire… Fotografie di Monica Russo 25 24 11. 2015 Lu 2 Gio 5 Ma 10 Gio 26 Ve 27 Tra jazz e nuove musiche Jack DeJohnette Trio Jack DeJohnette, batteria, pianoforte Ravi Coltrane, sax tenore e soprano Matt Garrison, basso elettrico Tra jazz e nuove musiche Jason Moran “Fats Waller Dance Party” Jason Moran, pianoforte e tastiere Lisa Harris, voce Dovonte McCoy, tromba e voce Tarus Mateen, basso Daru Jones, batteria Concerto di gala FOSI, AOSI e CORSI Orchestra della Svizzera italiana Direzione Alain Lombard Solista Ray Chen, violino Musiche di Čajkovskij, Debussy, Stravinskij Tra jazz e nuove musiche ECM Session 10 Colin Vallon Trio Colin Vallon, pianoforte Patrice Moret, contrabbasso Julian Sartorius, batteria ore 21.00 Cinema Teatro, Chiasso Una collaborazione RSI Rete Due - Centro Culturale Chiasso, Cinema Teatro In diretta su Rete Due rsi.ch/retedue ore 21.00 Studio Foce, Lugano Una collaborazione RSI Rete Due - Città di Lugano, Dicastero Turismo & Eventi In diretta su Rete Due rsi.ch/retedue ore 20.30 Teatro LAC, Lugano In diretta su Rete Due rsi.ch/retedue Ve 13 ore 21.00 Studio 2 RSI, Lugano Besso Elina Duni Quartet Elina Duni, voce Colin Vallon, pianoforte Lukas Traxel, contrabbasso Norbert Pfammetter, batteria ore 20.30 Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Besso Mediterranea Orchestra della Svizzera italiana Direttore Pablo González Solista Mayte Martin, cantaora Musiche di Kikoutchi, de Falla, Mendelssohn In diretta su Rete Due rsi.ch/retedue In diretta su Rete Due rsi.ch/retedue ore 20.30 Teatro LAC, Lugano Estival Night Michel Camilo con l’Orchestra della Svizzera italiana Direzione Kevin Griffiths Solisti Michel Camilo, pianoforte Musiche di Camilo Brasilian Jazz Project Franco Ambrosetti, flicorno Randy Brecker, tromba Danilo Rea, pianoforte Alfredo Golino, batteria Rosario Bonaccorso, contrabbasso Roberto Taufic, chitarra In diretta su Rete Due rsi.ch/retedue RENDEZ-VOUS 27 26 Ve 13 Sarban Il richiamo del corno Adelphi Luca Scarlini La Passione Giovanni Antonini e Il Giardino Armonico Haydn 2032 Sarban si chiamava in realtà John William Wall (1910-1989), era un diplomatico, che ha lasciato una esigua produzione narrativa. Tra i suoi titoli (due raccolte di racconti) spicca il breve romanzo Il richiamo del corno, che ora Adelphi manda in libreria (traduzione di Roberto Colajanni, con una nota di Matteo Codignola). Si tratta di una trama inquieta che ebbe soprattutto successo negli Stati Uniti, ambientata sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. Un ufficiale di marina riesce a fuggire da un campo di concentramento tedesco, ma finisce nella riserva di un misterioso conte. L’uomo, dignitario del Reich, ha la passione per la caccia di bestie e essere umani. La scrittura magistralmente entra nell’inquietudine della mente di una persona razionale, che si vede trasformata in bestia e lotta disperatamente per mantenere barlumi della sua ragione in pericolo. NOTA BENE Christian Gilardi Si sa che nella musica classica si programma e si pianifica con largo anticipo. Ma questa volta la casa discografica francese Alpha ci ha davvero stupito: infatti ha iniziato da poco un progetto a lunga durata, registrare da qui al 2032 anno del 300esimo dalla nascita dell’autore - le 107 sinfonie di Franz Joseph Haydn. Per realizzare questo progetto audace ha chiamato un direttore e un ensemble che negli anni si è distinto nelle esecuzioni con strumenti originali: Giovanni Antonini e il Giardino Armonico. Sono ora disponibili sul mercato i due primi CD, intitolati La Passione e Il Filosofo. L’esecuzione proposta dal direttore milanese è intrigante, vivace, scintillante. Non sapremo con quale supporto ascolteremo nel 2032 le registrazioni di Antonini, forse con dei files impiantati nel nostro cervello? Ad ogni modo ci piace questa follia musicale che per altro è sostenuta anche dalla Fondazione Haydn di Basilea. Una campana per Ursli di Xavier Koller, con Jonas Hartmann, Julia Jeker, Tonia Maria Zindel, Leonardo Nigro, Andrea Zogg (Svizzera 2015) Marco Zucchi Da qualche tempo il regista svizzero vincitore di un premio Oscar nel 1990, si sta cimentando nelle trasposizioni dei più noti libri per ragazzi del nostro paese. Prima i Fratelli neri, piccoli spazzacamini ticinesi uniti contro i soprusi nella Milano ottocentesca, ora il più celebre degli albi scritti dall’engadinese Selina Chönz e illustrati da Alois Carigiet. Il piccolo Uorsin si muove in un paesaggio montano d’altri tempi, dove la felicità è una campana da suonare durante la festa di Chalandamarz (la fine dell’inverno) e la disperazione si (s)materializza in alcune forme di formaggio cadute nel fiume. Storia per bambini semplice e retrò, raccontata con un garbo e con ritmi ormai inconsueti. ore 20.30 Teatro LAC, Lugano Estival Night al LAC Michel Camilo con l’OSI Brasilian Jazz Project, feat. Franco Ambrosetti, Randy Brecker & Danilo Rea Sono molti i protagonisti di assoluto richiamo, a cominciare da Michel Camilo, uno dei più straordinari performer di latin jazz, vincitore di Grammy Awards e punta di diamante della scuola centro-americana che unisce ritmi caraibici alla Classica e al Jazz: una star mondiale dall’energia trascinante. Nella prima parte del suo concerto il pianista dominicano sarà accompagnato dall’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) diretta da Kevin Griffiths per proporre la sua “Michel Camilo Suite per pianoforte, archi e arpa”, una composizione che ha già riscosso entusiastici consensi di pubblico e di critica in tutto il mondo. Nella seconda parte della serata, Michel si esibirà al piano solo. Il terzo momento di questo appassionante appuntamento con il Jazz, proposto nell'ambito del cartellone di LuganoInScena, ospiterà il quintetto di Franco Ambrosetti. Franco Ambrosetti si presenta sul palco accompagnato con per il suo inedito “Brasilian Jazz Project” che proporrà brani del repertorio della Bossa nova, da Tom Jobim a Dorival Caymmi. Sarà accompagnato da ospiti d’eccezione, a cominciare dal famosissimo trombettista americano Randy Brecker, che sarà in Europa solo per partecipare a questo concerto. Sul palco inoltre ci saranno Alfredo Golino alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il chitarrista brasiliano Roberto Taufic e Danilo Rea, uno dei migliori pianisti della scena internazionale. La serata sarà diffusa in diretta da Rete Due. I biglietti d’ingresso si possono acquistare in prevendita in rete all’indirizzo www.ticketcorner.ch, alla biglietteria del LAC [email protected] oppure alla cassa serale, sempre del LAC. 29 28 Museo d’arte Mendrisio Martedì 8 dicembre 2015 Visita agli studi RSI di Comano e registrazione di Storie Martedì 8 dicembre, giorno di festa, proponiamo ai nostri soci una giornata da trascorrere con amici e parenti alla scoperta degli studi RSI di Comano. Si comincerà alle 15.30 con un’esplorazione della sede, accompagnati da una simpatica e preparatissima guida, per approdare poi nello studio in cui si starà registrando una puntata di Storie. Trasmissione storica e fiore all’occhiello della produzione RSI e del Dipartimento Cultura, Storie, in onda ogni domenica in prima serata dalle ore 20.40 alle 22.00, trasmette un documentario che narra vicende, storie di vita, fenomeni che animano il tessuto sociale del nostro vivere di oggi. I temi che emergono dalle immagini filmate sono poi quelli approfonditi con il prezioso contributo di un ospite in studio. Al termine della visita, verso le 17.00, saremo raggiunti da Rachele Bianchi-Porro che da quest’anno, con garbo e sensibilità, conduce il programma. Iscrizioni: Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 60 [email protected] NOTA BENE Roma Eterna. Capolavori di scultura classica. La collezione Santarelli Dopo il grande successo della mostra Gli atleti di Zeus, organizzata nel 2009, il Museo d’arte Mendrisio presenta una scelta altrettanto straordinaria di opere legate all’antichità e alla classicità di ambito romano: 65 capolavori della collezione Dino ed Ernesta Santarelli di Roma, tra le più prestigiose collezioni di arte antica del mondo. La mostra Roma Eterna, esposta l’anno scorso all’Antikenmuseum di Basilea, arriva a Mendrisio sotto una nuova veste, con opere nuove, un catalogo rivisto e arricchito, un allestimento specifico ideato e realizzato dall’architetto Mario Botta. La rassegna costituisce dunque per il Museo d’arte Mendrisio una continuazione del filone classico-antico, e per il Ticino un’occasione particolarmente rara per poter ammirare capolavori di assoluto valore artistico, già presenti in recenti, grandi rassegne internazionali. Sabato 21 novembre alle ore 10.30 il Club Rete Due offre a soci e simpatizzanti una visita guidata alla mostra. Durata 1 ora (ritrovo 5 minuti prima al Museo d’arte Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, Mendrisio) Prezzo ridotto CHF 8.Iscrizioni: Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 60 [email protected] Per i soci che volessero recarsi alla mostra in forma individuale il Museo offre uno sconto di CHF 2.- su ogni singola entrata (presentando la tessera del Club). club da sabato 19 a lunedì 21 marzo 2016 Baden-Baden, città ricca di cultura Abbiamo ancora qualche posto disponibile per il viaggio a Baden-Baden dove assisteremo allo straordinario concerto alla Festspielhaus con la Berliner Philharmoniker e Yo-Yo Ma & Yannick Nézet-Séguin. Sabato 19 marzo Partenza dal Ticino in bus con destinazione Baden-Baden. All’arrivo, sistemazione in hotel**** centrale e pranzo libero. Nel pomeriggio, visita guidata della casa museo di Brahms. Cena libera e pernottamento in hotel. Domenica 20 marzo Dopo colazione, con una guida scopriremo la storia e i principali monumenti della città con particolare attenzione alle splendide e ben conservate Terme Romane. Pranzo libero e pomeriggio a disposizione per le visite individuali. Alle 18:00 presso la Festspielhaus assisteremo al concerto: Berliner Philharmoniker diretti da Yannick Nézet-Séguin, solista Yo-Yo Ma, violoncello Johannes Brahms, Ouverture Tragica, op. 81 Robert Schumann, Concerto per violoncello e orchestra, op. 129 Pëtr Il'ič Čajkovskij, Sinfonia no. 6 Patetica, op. 74 Lunedì 21 marzo Dopo colazione, rientro in Ticino con sosta a Freiburg. Tempo libero per il pranzo e per le visite individuali. Nel pomeriggio rientro in Ticino. Prezzo per persona in camera doppia: CHF 790.- (per i non soci CHF 840.-). La quota comprende Viaggio in bus granturismo / 2 notti in hotel**** centrale con prima colazione a buffet / visita guidata di Baden-Baden e casa di Brahms / ingressi: terme romane e casa di Brahms / biglietto concerto prima categoria Supplemento (per persona) camera singola CHF 100.Iscrizioni al numero +41 91 803 56 60. Penale in caso di annullamento: dal 1. dicembre 50%, dal 1. gennaio 75%, dal 1. febbraio 100%. 31 30 retedue.rsi.ch SATELLITE Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz DAB Club Rete Due casella postale 6903 Lugano T +41 (0)91 803 56 60 F +41 (0)91 803 90 85 Produttrice Rete Due Sandra Sain E-mail [email protected] Redazione Cult Fosca Vezzoli Internet rsi.ch/rete-due Art Director RSI Gianni Bardelli Progetto grafico Ackermann Dal Ben Fotolito Prestampa Taiana Stampa Duplicazione RSI © RSI tutti i diritti riservati Immagini: in copertina letteratura.rai.it 4-7 blogalypsenow.com - storify.com jaivaping.com - abpoland.com tripextras.com 8 stadt-zuerich.ch 13 altrimondinews.it 15 2duerighe.com 16 immagine tratta da youtube K12 Ccp 69-235-4 Frequenze di Rete Due Fm Bellinzonese 93.5 Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5 Blenio 90.0 Calanca 90.2 Leventina 90.0 93.6 96.0 Locarnese 97.8 93.5 92.9 Luganese 91.5 94.0 91.0 Bregaglia 97.9 99.6 96.1 Malcantone 97.6 91.5 Mendrisiotto 98.8 Mesolcina 90.9 91.8 92.6 Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6 Val Poschiavo 94.5 100.9 Verzasca 92.3 92.7 Galleria Mappo-Morettina 93.5 Rivera-Taverne 97.3 92.8 INTERNET 15 n.9