Fibromi uterini, le soluzioni possibili

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Fibromi uterini, le soluzioni possibili
Università Cattolica del Sacro Cuore
Policlinico Universitario “A. Gemelli”
ROMA
Dipartimento per la Tutela
della Salute della Donna e
della Vita Nascente
Dipartimento
di Bioimmagini e
Scienze Radiologiche
Fibromi uterini,
le soluzioni
possibili
Fibromi uterini
COSA SONO
Sono tumori benigni molto comuni che nascono
dal tessuto muscolare dell’utero e raggiungono
dimensioni variabili, che possono andare da quelle
di una nocciolina a quelle di un’anguria.
I fibromi sono irrorati da tanti piccoli vasi sanguigni dai quali traggono nutrimento per crescere.
Possono essere singoli o multipli e possono svilupparsi nello spessore della parete uterina (fibromi intramurali) o verso l’esterno dell’utero (fibromi sottosierosi) o verso la cavità interna dell’utero (fibromi sottomucosi).
Alcuni fibromi sottosierosi e sottomucosi possono
essere peduncolati, cioè attaccati alla parete uterina solo da un peduncolo.
Questi diversi tipi di fibroma possono essere anche
contemporaneamente presenti nell’utero.
QUALI DISTURBI DANNO
I sintomi variano a seconda dei casi. I più frequenti sono:
- mestruazioni abbondanti e ravvicinate,
- dolore pelvico (nella parte bassa dell’addome),
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FIBROMI UTERINI, LE SOLUZIONI POSSIBILI
- senso di pesantezza, gonfiore dell’addome, bisogno frequente di urinare, disturbi intestinali,
- difficoltà ad iniziare od a portare a termine una
gravidanza.
COME SI FA LA DIAGNOSI
Sono necessarie una visita ginecologica ed un’ecografia.
COME SI CURANO
I fibromi spesso sono asintomatici, cioè non provocano disturbi. In questi casi non è necessaria
alcuna cura ed è sufficiente effettuare periodicamente (ogni 6-12 mesi) una visita ginecologica per
controllare la loro crescita nel tempo.
Per i fibromi che danno sintomi (fibromi sintomatici) esistono tre possibilità di cura: la terapia farmacologica, la terapia chirurgica e l’embolizzazione.
Terapia farmacologica
Possono essere utilizzati sia farmaci non ormonali
(antiemorragici) che vari tipi di ormoni. I farmaci
possono essere efficaci sui disturbi mestruali ma
non sono in grado di bloccare la crescita dei fibromi e, nella maggior parte dei casi, hanno un’efficacia transitoria (una volta terminata la cura, i sintomi ricompaiono). Inoltre, alcuni farmaci hanno
effetti collaterali che ne impediscono l’uso prolungato. La terapia farmacologica viene quindi usata
in casi particolari, per esempio in donne con menopausa imminente che non desiderano sottoporsi ad
un intervento chirurgico o per curare un’eventuale
anemia provocata dai fibromi in attesa di un intervento chirurgico.
Terapia chirurgica
A seconda della grandezza, del numero e della posi-
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zione dei fibromi nell’utero possono essere utilizzate diverse tecniche chirurgiche:
- la tecnica laparoscopica: il medico opera facendo penetrare nella cavità addominale gli strumenti ottici e chirurgici attraverso tre piccole
incisioni, una sotto l’ombelico e due nella parte
bassa dell’addome.
- la tecnica laparotomica: il medico opera “ ad
addome aperto” attraverso un’incisione della
parete addominale.
- le tecniche vaginale ed isteroscopica: il medico opera introducendo gli strumenti chirurgici
attraverso la vagina.
Tutte queste tecniche chirurgiche possono avere
effetti collaterali ed hanno un rischio, seppure
basso, di complicazioni (lesioni vascolari e viscerali per la laparoscopia, emorragie, lesioni viscerali e
trombo-embolie per la laparotomia, lesioni dell’apparato urinario ed emorragie per la tecnica vagina-
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FIBROMI UTERINI, LE SOLUZIONI POSSIBILI
le, perforazione dell’utero per l’isteroscopia).
Inoltre, qualsiasi sia la tecnica utilizzata, l’intervento chirurgico richiede l’anestesia generale.
La chirurgia permette sia il trattamento conservativo (miomectomia) che il trattamento radicale
(isterectomia) dei fibromi:
1. la miomectomia consiste nell’asportazione di
ogni singolo fibroma. A seconda della posizione
dei fibromi può essere effettuata in laparoscopia (fibromi sottosierosi), in isteroscopia (fibromi sottomucosi) o in laparotomia (fibromi intramurali). Richiede un ricovero in ospedale di 3-5
giorni ed una convalescenza di 1-6 settimane.
La miomectomia mantiene i cicli mestruali e la
possibilità di gravidanza ma non è una cura
definitiva: in circa il 50% dei casi i fibromi
ricompaiono entro 5 anni dall’intervento.
Quando effettuata in laparoscopia o in laparotomia lascia cicatrici nella parete uterina che possono rendere necessario il taglio cesareo in
occasione di una successiva gravidanza. Inoltre,
la miomectomia può provocare la formazione di
aderenze (esterne o interne all’utero) che possono ostacolare l’inizio di una gravidanza.
2. l’isterectomia consiste nell’asportazione di
tutto l’utero. Può essere effettuata in laparoscopia o per via vaginale o in laparotomia a seconda delle dimensioni dell’utero. Richiede un ricovero in ospedale di 3-5 giorni ed una convalescenza di 3-6 settimane. L’isterectomia è l’unica
cura che garantisce la definitiva scomparsa dei
disturbi provocati dai fibromi ma è un intervento che può avere ripercussioni psicologiche e
sessuali non trascurabili.
tecnica radiologica che priva i fibromi dell’apporto
di sangue da cui traggono nutrimento per crescere,
provocando una progressiva involuzione dei fibromi stessi ed un rapido miglioramento dei sintomi.
Questo tipo di trattamento offre molti vantaggi
rispetto alla terapia chirurgia tradizionale: è meno
invasivo, permette di conservare l’utero, viene
effettuato in anestesia locale, consente il trattamento simultaneo di tutti fibromi presenti nell’utero, non provoca sanguinamento, non lascia cicatrici e richiede solo 2 giorni di ricovero in ospedale e
5-10 giorni di convalescenza.
Embolizzazione
L’embolizzazione è un nuova cura per i fibromi che
permette di evitare l’intervento chirurgico. E’ una
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Informazioni sull’embolizzazione
dei fibromi uterini
QUANDO È INDICATA E QUANDO NO
L’embolizzazione è indicata per tutti i tipi di fibroma tranne che per i fibromi sottosierosi peduncolati.
L’embolizzazione non è consigliata quando l’unico
problema causato dalla presenza di fibromi è la difficoltà ad iniziare o a portare a termine una gravidanza.
L’embolizzazione è controindicata quando, oltre ai
fibromi, sono presenti altre importanti patologie
dell’utero, delle tube o delle ovaie ed in donne con
problemi di grave allergia ai mezzi di contrasto o
con particolari condizioni di salute (malattie della
coagulazione, insufficienza renale, deficit del sistema immunitario).
calibro di un ago da puntura intramuscolare) che
viene fatto avanzare fino alle arterie uterine sotto
controllo radiografico. A questo punto, utilizzando
lo stesso microcatetere, vengono iniettate microparticelle (grandi come granelli di sabbia) di una
sostanza inerte fino ad ostruire completamente i
vasi sanguigni che alimentano i fibromi.
Terminata la chiusura di questi piccoli vasi, il
microcatetere viene sfilato e viene applicata una
medicazione compressiva (che sarà mantenuta per
10 ore) sulla puntura d’ingresso all’inguine.
La procedura ha una durata complessiva di circa
un’ora.
COME SI SVOLGE
L’embolizzazione viene eseguita da un radiologo
vascolare in una sala specificamente attrezzata, la
Sala Angiografica.
Dopo un’anestesia locale praticata a livello della
piega dell’inguine viene punta l’arteria femorale e
viene introdotto un microcatetere (un tubicino del
COSA ASPETTARSI
DOPO L’EMBOLIZZAZIONE
Si rimane in ospedale per una notte. Nelle prime
ore dopo l’embolizzazione possono comparire alcuni effetti collaterali caratteristici di questa tecnica.
Il più frequente è il dolore pelvico (dovuto a contrazioni dell’utero) che inizia di solito mezz’ora
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FIBROMI UTERINI, LE SOLUZIONI POSSIBILI
dopo la fine della procedura, è spesso intenso nelle
prime 6-8 ore e poi si stempera in leggeri crampi
addominali. Per tenere sotto controllo il dolore si
usano farmaci antidolorifici e antinfiammatori, che
vengono somministrati per via endovenosa nelle
prime 10 ore ed assunti per bocca a partire dalle
prime ore del mattino successivo.
Altri comuni effetti collaterali sono la nausea ed il
vomito, che vengono trattati con farmaci sintomatici.
La dimissione dall’ospedale avviene a distanza di 34 ore dalla sospensione della terapia per via endovenosa. Al momento della dimissione viene prescritta una terapia per bocca (antidolorifici ed antibiotici) da proseguire a casa per 5 giorni.
Durante la prima settimana dopo l’intervento possono comparire febbre (anche superiore a 38° C) e
perdite vaginali (macchie). Anche questi effetti
sono tipici della tecnica e non richiedono cure
diverse da quella prescritta alla dimissione.
Nella maggior parte dei casi si è in grado di riprendere tutte le normali attività entro 5-10 giorni dall’embolizzazione.
QUALI SONO I RISULTATI
Nel 90% dei casi l’embolizzazione determina una
rapida scomparsa dei sintomi ed una progressiva
involuzione dei fibromi che, nell’arco dei 12 mesi
successivi al trattamento, si riducono in media del
70%. E’ importante tuttavia tenere presente che:
1. l’effetto dell’embolizzazione sulla dimensione dei
fibromi varia da caso a caso perché dipende dalla
specifica struttura di ogni singolo fibroma;
2. l’efficacia dell’embolizzazione sui sintomi è indipendente dal suo effetto sulla dimensione dei
fibromi: i disturbi scompaiono o migliorano sensibilmente anche quando la riduzione dei fibromi è
relativamente modesta.
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Nel nostro Policlinico l’embolizzazione dei fibromi
viene praticata dal 1999. I risultati ottenuti nella
nostra casistica (che è la più numerosa in Italia)
sono molto positivi sia per quanto riguarda l’efficacia dell’embolizzazione sui sintomi e sulla dimensione dei fibromi (risoluzione o significativo
miglioramento dei sintomi nel 90% delle donne
trattate e riduzione media dei fibromi ad 1 anno del
76%) che per quanto riguarda la frequenza di complicazioni del trattamento (nessuna complicazione
grave, complicazioni di lieve entità nel 6% dei
casi).
QUALI SONO LE COMPLICAZIONI
POSSIBILI
L’embolizzazione è una tecnica sicura ma, come
qualsiasi intervento medico o chirurgico, ha un
rischio, seppure minimo, di complicazioni.
Occasionalmente può formarsi un ematoma nella
zona della puntura d’ingresso all’inguine. Questa
complicazione si risolve spontaneamente nello spazio di pochi giorni.
In circa il 7% delle donne che hanno fibromi sottomucosi si può verificare l’espulsione per via vaginale dei fibromi embolizzati nel corso dei mesi successivi all’intervento.
Altre complicazioni possibili ma assai rare sono la
scomparsa dei cicli mestruali (amenorrea) e l’infezione dei fibromi embolizzati.
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A chi rivolgersi per saperne di più
Per avere informazioni dettagliate
ed usufruire di una valutazione clinica
individuale si può prenotare
un appuntamento presso l’Ambulatorio
di Ginecologia sito al 7° piano
del Policlinico, ala D,
telefonando al numero 0630155641
Largo Gemelli Agostino, 8 – 00168 Roma

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