Il violino magico di Cannavacciuolo
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Il violino magico di Cannavacciuolo
L’INTERVISTA 13 SPETTACOLI mercoledì 12 marzo 2008 | Maurizio Casagrande torna con “Io... speriamo che me la cavo” al Diana. E su Canale 5 con “Carabinieri” Un maestro con la divisa da... buono LAURA BASILE NAPOLI. Da oggi Maurizio Casagrande (nella foto) tornerà dopo un anno a vestire i panni del maestro in “Io… speriamo che me la cavo”, divertente commedia musicale scritta da Ciro Villano e tratta dall’omonimo best seller di Marcello D’Orta. Lo spettacolo di grande successo, diretto da Domenico Corrado, si avvale della collaborazione di grandi artisti come Enzo Gragnaniello che ha curato la colonna sonora, Daniele Bigliardo per le scenografie, Gilda Cerulo ed Elisabetta Testa per le coreografie e Concetta Nappi per i costumi. Ad accompagnare Casagrande, sul palco del teatro Diana, ci saranno Lucio Pierri, Fiorenza Calogero, Lello Abate, Anna Ferrigno, Pina Giarmanà, Ornella Varchetta, Enzo Varone, Ciro Zingaro, Maria Sannino e cinque straordinari bambini. Al centro del racconto c’è una cruda realtà sociale che ancora ci appartiene, quella dell’abbandono scolastico e della delinquenza minorile raccontata però attraverso i toni leggeri dell’ilarità e della musica. Tutto ruota attorno alla figura di un maestro che di fronte ad una situazione di totale abbandono dove gli studenti sono lasciati a loro stessi, cerca di ridargli una speranza di un futuro migliore coinvolgendoli nella vita scolastica, incontrando però mille difficoltà e la resistenza da parte delle stesse famiglie. Casagrande, ritorna quest’anno con il grande successo della commedia musicale ispirata al libro di D’Orta. La storia che raccon- gliono solo apparire in tv». cietà anch’essa mediocre». ta, però, è del tutto originale. «Nel libro in realtà non c’è una trama vera e propria; è più una raccolta di temi scritti dai bambini di una scuola elementare. La nostra storia però è diversa anche dalla riduzione televisiva con Paolo Villaggio dove si raccontava di un maestro del Nord che si trova a fare i conti con la realtà della scuola del Sud. Per noi invece il libro è uno spunto. Ci siamo chiesti che fine avesse fatto Marcello, il bambino che scrisse la celebre frase che ha dato nome al libro. Beh, Marcello è cresciuto, “se l’è cavata”, fa il maestro e dopo quasi trent’anni torna ad insegnare proprio in quella scuola dove aveva studiato da piccolo, trovando una situazione non troppo cambiata, ma deciso a dare ai bambini una possibilità come l’aveva avuta lui». Ed è questo il messaggio che lancia con questo spettacolo? «Certamente. Con questo spettacolo diciamo appunto che dando a dei ragazzi “sbandati” nuovi riferimenti, nuovi stimoli, una nuova voglia di sognare, possono crearsi un futuro migliore di quello che la realtà ha scelto per loro. Anche attraverso l’intervento degli insegnanti che possono fornire dei modelli di vita alternativi. Per esempio, anche io da piccolo ero uno studente molto discontinuo, non nel senso che ero un delinquente ma nel senso che avevo bisogno di stimoli per appassionarmi. Se un’insegnante riusciva ad interessarmi e catturare la mia attenzione allora producevo molto. Ed in questo vedo l’importanza dei maestri, nel riuscire a coinvolgere gli studenti». Il libro è stato scritto quasi venti anni fa. Ma la realtà che veniva fuori da quei temi ti sembra ancora attuale... «Purtroppo sì. Viviamo in un mondo dove i bambini sono lasciati a loro stessi, costretti a crescere troppo in fretta, o meglio ad atteggiarsi a “grandi”, e in questo si sono persi qualcosa: la fantasia, i giochi, la capacità e la voglia di sognare. Tutte quelle cose, insomma, che contribuiscono a farci crescere. La cosa più grave secondo me è proprio questa». Il suo personaggio è uno che in qualche modo “se l’è cavata”. Quelli che lei racconta, però, sono ragazzi senza speranze, senza futuro, costretti a lasciare la scuola per lavo- Quindi secondo lei fenomeni di bruciante attualità come il bullismo sono frutto di modelli sbagliati? rare, che entrano nel giro della delinquenza. Per loro un riscatto è possibile? «Certamente sì. I giovani sono l’inizio di tutto, sono il futuro. Secondo me un riscatto è possibile perché hanno dentro di loro grandi capacità, ciò che manca sono dei punti di riferimento migliori. Purtroppo la nostra è una società dove si mitizzano le persone comuni, nel senso di mediocri, e se proponiamo modelli mediocri non potremo che avere una so- «Io credo che i bulli nelle scuole ci siano sempre stati e che i ragazzi prepotenti di oggi non siano peggiori di quelli di vent’anni fa. Quello che mi preoccupa di più è che oggi i delinquenti si filmano col telefonino. Hanno un bisogno estremo di mettersi in mostra e questo è il frutto di una mentalità propria della nostra società fondata sull’immagine, dove tutto e tutti devono essere visibili per contare qualcosa. In passato gli hippies, i capelloni volevano cambiare il mondo, adesso i giovani vo- E per la nostra città, che sta vivendo un periodo molto brutto della sua storia, un riscatto è possibile? «Da napoletano non posso che dire che viviamo in quella che per me è la città più bella del mondo, ma è anche una città “sgarrupata” e di questo abbiamo tutti colpa. Abbiamo permesso che arrivassimo a tanto, ma io una speranza la vedo ancora. Anche per Napoli nuovi stimoli possono essere da spinta per un miglioramento». “Io… speriamo che me la cavo” è uno spettacolo musicale con composizioni curate da Enzo Gragnaniello, quindi la vedremo anche in veste di cantante? «Ovviamente. Più che un cantante vero, però, mi definirei semplicemente un cantante che non stona. Peraltro in passato ho studiato al Conservatorio, poi per diversi motivi non mi è mai capitato di sfruttare queste capacità. Ma adesso sono molto contento di questa opportunità». Oltre che a teatro presto sarà nuovamente protagonista su Canale 5 con la divisa del comandante Bruno Morri nella nuova serie di Carabinieri. Com’è stato? «Martedì prossimo partirà la nuova serie e devo ammettere che è stata una bella esperienza, molto piacevole e divertente. Io poi nell’animo sono sempre rimasto un bambino, se non mi diverto non riesco a lavorare». IN SCENA AL TEATRO DELLE PALME IL MUSICISTA PRESENTA “SEGESTA”, COLONNA SONORA DE “LA NUOVA SQUADRA” Giuseppe Parente star per “Danza d’autore” Il violino magico di Cannavacciuolo NAPOLI. La rassegna “Danza d’autore”, diretta da NAPOLI. Mario Crasto de Stefano, continua il suo viaggio alla scoperta della danza con uno spettacolo davvero singolare: “1030” di Giuseppe Parente (nella foto). Fisico statuario, fascino catturante, Giuseppe Parente ha i tratti di un imperatore cinese, di un guerriero antico, di un eroe moderno. È un artista che non passa inosservato, nel lavoro come nella vita, attento alla ricerca dei particolari, ad un tocco di raffinatezza in più che fa la differenza. Lunghi anni di studio, dalla danza classica alla ginnastica artistica, con esperienze all’estero e nel teatro, al fianco di Ugo Tognazzi e Arturo Brachetti e poi Enzo Cosimi, Ismael Ivo, Ton Simons, fino alla decisione di creare una propria compagnia di danza. Sulle musiche originali dei “Letti sfatti”, l’artista napoletano (casertano di nascita) ha creato una coreografia di grande impatto visivo, per sette danzatori e una vocalist, dal ritmo serrato e coinvolgente. Una coreografia sensuale, senza soluzione di continuità, con sequenze geometriche - forti e delicate al tempo stesso - in cui la forma estetica viene esaltata da un’atmosfera evocativa di grande fisicità. Utilizzando un linguaggio contemporaneo “1030” racconta la discesa dei Normanni nel nostro paese, con l’inevitabile fusione tra la cultura vichinga e quella dell’Italia meridionale. «Aversa è stata la prima contea normanna - spiega Giuseppe Parente - Anni fa la città mi offrì la direzione artistica di un Festival e da quel momento pensai di indagare su questo aspetto storico nel tentativo di dare una chiave di lettura diversa». Lo spettacolo, diviso in due parti, affronta nella prima il tema dell’uomo visto come una macchina, che si limita ad eseguire i comandi della mente per arrivare, nella seconda parte della coreografia, ad una dimensione più umana in cui esce fuori l’io, con tutti i suoi risvolti emotivi. I costumi di Angela Pennacchio - che lasciavano ben poco all’immaginazione - le scene di Officine RE.AV.e le luci di Gianluca Sacco, hanno contribuito perfettamente a creare un’atmosfera d’altri tempi, insieme alla voce di Antonella Misto, dal richiamo inquietante. Bravissimi i danzatori: Veronica Abate, Manuela Armogida, Francesco Capuano, Natascia Corradino, Sonia di Gennaro, Patrizia Inzaghi e naturalmente Giuseppe Parente, che hanno portato in scena un lavoro di grande qualità. Gli applausi della platea gremita erano tutti per loro. ELISABETTA TESTA Azione e ritmo sono le caratteristiche saliente de “La nuova squadra”, la nuova serie prodotta da Rai Fiction, Grundy Italia e il Centro di produzione Rai di Napoli che andrà in onda, a partire da stasera, per 22 serate su Raitre. Le musiche originali sono del violinista e compositore partenopeo Lino Cannavacciuolo (nella foto di Marco Sommella) che si è esibito l’altro ieri all’Auditorium della Rai con il suo ensemble, proprio per presentare le sue nuove musiche. Le luci rosse diffuse sul palco e sullo schermo che funge da fondale al palco avvolgono il pubblico presente in sala e lo accompagnano tra le note di “Segesta”: un inizio di concerto coinvolgente, quello proposto dal violinista puteolano che accarezza il violino con passione e impeto in un dialogo ininterrotto con il suo strumento. Notevolissimo l’assolo finale di “Segesta” che dolcemente accompagna il pubblico verso “Ca’ Barbaro” il secondo brano in scaletta; un’ottima prova di tutto l’ensemble. “Perla nera” con la sua sonorità che ricorda la musica dei gitani, con echi e reminescenze napoletane ed arabe, è uno dei brani più belli del concerto che mette in risalto anche la bella voce della vocalist Sara Grieco. Il modo con cui questo artista alterna i registri musicali e li fonde, lo rende uno tra gli artisti più interessanti del panorama europeo; il suo modo di “parlare” al suo violino, invece, lo rende unico al mondo. Il sound della celebre “Viaggio” fa venire voglia di alzarsi dalla sedia anche perché viene eseguita in maniera strepitosa da un Cannavacciuolo in forma eccezionale: sembra di viaggire con tutto l’ensemble, di fermarsi ogni volta che fa una pausa e poi di ripartire per questo viaggio musicale così sapientemente orchestrato. Capitano del viaggio è il violinista di Pozzuoli che come tutti i bravi comandanti ama la sua barca (violino, musica!) e non nasconde il suo amore, anzi lo esterna a suo modo suonando in maniera divina. La sigla de “La nuova squadra” è “Spaccanapo- li” cantata da Daniele degli A67; una canzone dal ritmo molto incalzante che ben si sposa con i temi trattati dalla nuova fiction, peccato non si sia potuto apprezzare appieno il testo cantato da Daniele per problemi di microfonia. Continui sono i cambiamenti di stili nelle canzoni proposte: in “Norvegese” l’ensemble è impegnato in un brano di grande intensità con ritmi lenti, mentre si passa all’aggressività data dalle percussioni in “Viscere”. “Memento” raccoglie una standing ovation da parte del pubblico; è un brano di grande difficoltà sonora eseguita in maniera perfetta, senza sbavature: magistrale! La chiusura è con “Abballabah” in cui Cannavacciuolo si esprime in una serie infinita di virtuosismi ed è il modo migliore per salutare il pubblico. Non poteva mancare il bis che è stato una tarantella ballata anche dagli interpreti della fiction presenti in sala: Duccio Giordano, Lisa Galantini, Elaine Bonsangue, Gennaro Silvestro, Antonio Milo, Federico Tocci, Luigi Petrucci, Antonio Pennarelli, Pierluigi Coppola, Igor De Vita, Gianni Parisi, Carmine Recano, Alessandra D’Elia, Anna Gigante, Sara Sartini, Marcella Granito, Maria Caterina Crispino, Federico Rossi e Gaetano D’Amico. Ancora una volta Cannavacciuolo si è confermato un grande artista capace di contaminare diversi stili e di crearne uno personalissimo, coinvolgente, e di grande qualità: Ottimo tutto l’ensemble che lo ha accompagnato composto da Antonio Fresa al piano, Emidio Ausiello alle percussioni, Roberto D’Aquino al basso, Paolo del Vecchio alla chitarra, Sara Greco alla voce e Salvio Vassallo alla batteria. ROBERTA D’AGOSTINO DA DOMANI AL CILEA IN SCENA LA COMMEDIA IN DUE ATTI “A TUTTI MA NON A ME” Ceruti in lotta con le “montagne” dell’apparenza NAPOLI. Da domani e fino al 24 marzo, è in programma al teatro Cilea l’ultima commedia brillante in due atti di e con Ciro Ceruti (nella foto) dal titolo “A tutti ma non a me”. Il titolo dello spettacolo nasce da una frase che spesso molti pronunciano e da un’idea cui con speranza e sollievo spesso molti si affidano, considerando i difetti e le sventure altrui come episodi a loro estranei e lontani. Ma il punto è che purtroppo nella vita nessuno conosce le proprie sorti, ed è questo che Cerruti vuole dire con la sua commedia: non riposate mai sulle vostre certezze. Sul palco al fianco di Cerruti, nei panni del vecchio Luigi, Rossella Rullo, Jerry Di Martino, Arduino Speranza, Floriana De Martino, Francesco Mastrandrea e CiroPalma. Apparentemente leggero, il contenuto della commedia opportunamente interpretato offrirà invece agli spettatori, ed ai giovani soprattutto, molti spunti di riflessione interessanti. La storia oggetto della commedia si svolge tra le pareti domestiche: è uno spaccato di vita di gente comune con i suoi problemi, le sue insofferenze, le delusioni, le attese, le rinunce e le scelte spesso difficili che prima o poi tutti sono costretti a prendere nel corso della propria esistenza. Il testo, davvero attuale, ruota intorno ai problemi riguardanti la crisi del rapporto di coppia, al tema della complessità delle relazioni umane, alla diversità sessuale, ai conflitti generazionali e alle tragiche problematiche legate alla terza età. La psicologia dei personaggi emerge con forza, e questi ultimi sono caratterialmente molto bene interpretati dagli attori, che per la maggior parte provengono da una esperienza televisiva di successo, avendo fatto parte della fiction Rai “La squadra”. L’autore e regista Ciro Ceruti propone una commedia comico-brillante, dal ritmo serrato e incalzante, caratteristico di tutta la sua produzione. La trama dello spettacolo vede Anna, la protagonista femminile sposata con Antonio, ospitare in casa propria, oltre alla famiglia del cognato, anche il vecchio suocero che, superando pregiudizi e convinzioni radicate negli anni, riuscirà a far prevalere su tutto il resto l’amore. Ma tale convivenza forzata esaspera Anna, già per carattere insofferente, e creerà situazioni paradossali. Tuttavia con sorpresa, alla fine della storia, emergerà che proprio la donna, da tutti considerata instabile e ad- dirittura “pazza”, possiede in realtà qualità che nessuno degli altri personaggi della commedia detiene, e soprattutto una grande forza d’animo che le ha permesso di sopportare in segreto una situazione affettiva difficile. Il messaggio che Ceruti vuole trasmettere, con questo suo ultimo lavoro, è quello che è importante per tutti non fermarsi alle apparenze, ma andare al di là di esse invitando la gente ad essere più attenta nei rapporti interpersonali, a sforzarsi di capire le ragioni degli altri ed indagare su quelle profonde dei loro comportamenti, anche e soprattutto quando questi appaiono assurdi e bruschi… perché certe cose possono capitare a tutti: quindi mai dire “A tutti ma non a me”! FRANCESCA MARZANO presenta ROSSANA CASALE TRIO Venerdì 28 marzo 2008 ore 21 Teatro LENDI Sant’Arpino ROSSANA CASALE voce LUIGI BONAFEDE pianoforte ALDO MELLA contrabasso Platea 15 € • Galleria 10 € info: www.giorgiolubrano.it • 349 5879438 Il ricavato della serata sarà devoluto in beneficenza per realizzare un centro trasfusionale presso l’ospedale “Moscati” di Aversa