21 settembre - Grizzlies Roma

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21 settembre - Grizzlies Roma
ASD ROMA GRIZZLIES - VIA BRUXELLES, 69 ROMA
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ANNO I - NUMERO 4
GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2006
Countdown
STEFANO CICINELLI
N
el nostro sport è
evidente che la
provenienza USA
comporti l’utilizzo frequente di parole inglesi:
per indicare il ruolo di un
giocatore, una parte del
campo, una azione di gioco etc… Quel piccolo tabellone posizionato sulla linea da cui parte l’azione di
gioco, riportante alcuni
pannelli mobili con numeri da 1 a 4 si chiama
downmarker, la cui traduzione letteraria – segna
down – lascia chiaramente
intendere quale sia il suo
utilizzo: quello di indicare
il tentativo (down) che si è
in procinto di giocare. Può
essere divertente cimentarsi in improbabili traduzioni “letterarie” dall’italiano
all’inglese, traducendo per
l’appunto “conta” down in
countdown, parola che, come sappiamo, ha ben altro
significato. Ebbene questo
termine, nella sua reale
traduzione e nella sua traduzione più “casereccia”,
assume un significato molto speciale all’indomani
delle semifinali di playoff:
è finalmente iniziato il
conto alla rovescia per il IX
Final Bowl, quello che
metterà fine a circa quattro mesi di gioco, divertimento, sfide e spettacolo
ma anche polemiche, che
G
non debbono restare sterili,
problemi da risolvere ed
una evidente crescita di interesse da parte di nuove
squadre ed atleti, ma non
di pubblico: questo, a mio
avviso, è il primo obiettivo
da tentare di raggiungere,
per questo obiettivo si organizzò il Final Bowl dello
scorso anno a Roma, per
questo motivo in occasione
del IX Final Bowl si è fatto,
se non un passo indietro,
sicuramente un mezzo
passo falso.
D’altra parte la mancanza
di un countdown – “contadown” - ha influito in maniera determinante sulla
composizione delle squadre che accedono al Final
Bowl: potevano essere addirittura tre le compagini
provenienti dalla capitale
visto che, grazie alla distrazione di arbitri, giocatori ed accompagnatori, i
Banditi hanno potuto usufruire di due secondi down
segnando poi, nello stesso
drive, il TD del sorpasso sul
“quinto” down, a pochi secondi dalla fine. Risultato:
chiusura anticipata della
stagione di caccia per gli
Hunters che, nonostante
l’utilizzo di nuove cartucce
di grosso calibro, o forse a
causa di ciò, hanno mancato il bersaglio nel momento più importante.
rave infortunio occorso al center dei Banditi
Mimmo Lugas: durante una azione di gioco,
nel corso del match contro i Doc’s Frascati, il
forte giocatore nero-rosso poggiava male il piede a
terra subendo una torsione innaturale che provocava
la rottura del perone. L’infortunio appariva subito di
grave entità a compagni di squadra ed avversari che
prestavano i primi immediati soccorsi. Mimmo verrà
sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre la
frattura. Dalla redazione di ROAR e dalla A.S.D.
Grizzlies Roma i più sinceri auguri per una pronta
guarigione.
F L A G F O O T B A L L
Doccia fredda per i Green e Black Hunters, a sorpresa i Doc’s conquistano le finali
Grizzlies al IX Final Bowl
A Scandiano vincono i Cleavers... ma è la pioggia a decidere l’ordine d’arrivo
STEFANO CICINELLI
U
na domenica caratterizzata da
una pioggia incessante, torrenziale, insinuante, in grado di tagliare le gambe a giocatori e,
soprattutto, arbitri. Una
pioggia che diventa protagonista, nel primo raggruppamento in campo
allo Stadio Torelli di
Scandiano, decidendo
l’ordine di arrivo delle prime tre compagini:
Cleavers, Hedgehogs ed XMen infatti, in virtù dei risultati ottenuti sia nel corso della Regular Season
che nello stesso torneo in
corso, raggiungono una
sorta di gentlemen’s agreement ponendo fine anticipatamente ai giochi ed assegnando due vittorie a tavolino ad Hedgehogs, nella semifinale dei ripescaggi contro gli X-Men, e
Cleavers, nella finale contro i “porcospini” mantovani. Tutto secondo pronostico, dunque, nel primo raggruppamento di
Scandiano, primo fra tutti
il ritorno dei “veri”
Cleavers: i ragazzi di
Cavriago rifilano un sonoro 54-0 ai Leoni trovandosi
ad affrontare, e sconfiggere a fatica, almeno a giudicare dal risultato di 32 a
27, le loro bestie nere
Hedgehogs che, in virtù di
questa sconfitta di misura,
si ritrovano nuovamente
ad affrontare gli X-Men,
già incontrati e sconfitti di
misura per 19-12, nell’incontro di quarti di finale.
E’ a questo punto che le
tre squadre, oramai matematicamente qualificate al
Final Bowl, che decidono
di stabilire sulla carta l’or-
dine di arrivo, impazienti
di raggiungere gli spogliatoi e ponendo fine alla
giornata con una meritata
doccia calda.
Al Motovelodromo di
Ferrara la giornata iniziava
all’insegna degli Hunters:
partono in vantaggio i
Green, nel primo incontro
con i vicentini 69ers, poi
l’ottima prestazione della
difesa vicentina riesce ad
intercettare il QB neocampione d’Italia di contact
football Massimo Fierli
con Vincenzo Carbone, riportando la palla in end
zone. Nel finale tiratissimo
sono i verdi cacciatori romani a spuntarla segnando a pochi secondi dalla
fine e poi bloccando gli ultimi tentativi dei giovani e
talentuosi vicentini. Sul
campo attiguo gli altri cacciatori, in versione Black,
giocavano il derby con i
Doc’s, la cui solida difesa,
non per caso prima nella
classifica di Regular
Season, mostrava subito la
propria pericolosità intercettando il QB Castiglione
e muovendo lo score a
proprio favore. Partita tutta in salita, dunque, per i
Blacks che da una parte
mettono in evidenza una
ottima difesa, dall’altra
mostrano i limiti di un attacco potenzialmente fra i
migliori del campionato:
con il risultato di 13 – 6 sono i ragazzi dei Castelli
Romani a conquistare il
diritto di affrontare ai
quarti i padroni di casa
Banditi. Nella seconda fase la promessa di un incontro avvincente fra
Grizzlies e Green Hunters,
l’ennesimo di una serie di
epiche partite risolte con
scarti sempre ridottissimi,
si avvera già dal primo drive che vede l’offense verde
muovere la palla per prima: tre azioni e lancio sotto pressione del QB Fieri
che viene intercettato dal
CB neroarancio Pasquale
Torturo. Entra quindi in
campo l’offense degli orsi
che, perfettamente condotta da capitan Moglioni,
realizza mancando la successiva trasformazione. Il
successivo drive dei
Green, grazie a nuovi
schemi ed all’efficace inserimento del neo-acquisto Giorgio Gerbaldi, porta
lo scompiglio nella difesa
neroarancio portando ad
un TD a cui segue la trasformazione da un punto.
Fino a due minuti dalla fine dell’incontro saranno
proprio le trasformazioni
a fare da ago della bilancia: si arriva, infatti, al two
minutes warning con i
Grizzlies in vantaggio per
20 a 19 e palla in possesso
di questi ultimi; l’ottima
difesa dei Green, neutralizzando gli attacchi avversari, offrono al proprio attacco, ad un minuto dalla
fine, la possibilità di ribaltare l’incontro ma, a questo punto, viene fuori il
carattere della difesa degli
orsi che riescono a neutralizzare i tentativi avversari
permettendo all’attacco,
ed al RB Gabriel Petian, di
realizzare il TD della vittoria con una corsa in slalom ubriacante in pieno
garbage time. Risultato finale: 26 a 21 per gli orsi,
matematicamente qualificati al final bowl, e Green
Hunters destinati all’ennesimo scontro fratricida
con i Blacks. La vera sorpresa della giornata si
consuma, nel frattempo,
sul campo 2 che ospita
Doc’s e Banditi, questi ultimi, orfani dello squalificato QB titolare
Alessandro Paltrinieri,
schierano in cabina di regia l’esperto John
Trabanelli. Al termine di
un incontro molto combattuto, caratterizzato da
una grande prestazione
della solita difesa frascatana e da un attacco finalmente efficace, nelle fasi
finali della quale il giocatore dei Banditi Mimmo
Lugas subisce un serio infortunio, sono i romani a
passare con il risultato di
26 – 20, conquistando l’accesso alla semifinale di
playoff contro i Grizzlies e,
cosa più importante, l’accesso al IX Final Bowl.
Nel primo ripescaggio fra
Green e Black Hunters è la
maggiore determinazione
dei primi a decidere le sorti dell’incontro, offrendo
una nuova chance per l’ingresso alle fasi finali del
campionato italiano; dall’altra parte bastano pochi
minuti per capire che la
tanto sperata rinascita caratteriale rimane, per l’apcontinua a pag. 2
10 SECONDI
DI FLAG
FOOTBALL
ALESSANDRO PALTRINIERI
L
a prima volta che ho
indossato delle “bandierine” alla cintura e
giocato un match di flag
football risale al lontanissimo 1984, era una festa della
birra a Tresigallo, un piccolo
paese nella bassa ferrarese,
in campo 4 squadre, formate perlopiù dai compagni di
squadra del football, quello
vero intendo; nella mattinata precedente ero andato al
mercato ed avevo acquistato 5 T-shirt a strisce orizzontali arancioni e rosse, davvero inguardabili ma costavano poco, sembravano le
maglie dei pirati o, ancora
meglio, a quelle dei mozzi
imbarcati su qualche vecchio vascello nei mari del
sud del XVI secolo, ma alla
sera, indossate in campo in
quell’improvvisato torneo di
flag, sembravano bellissime,
una vera squadra pronta e
decisa a vincere.
Il torneo lo vincemmo e come trofeo ricevemmo un fusto enorme di birra… fu
una notte magica e straordinaria.
E’ stato probabilmente
quell’improvvisato torneo e
quelle orrende maglie a farmi innamorare di questo
sport veloce, dinamico e divertente, e per chi come me
giocava ricevitore poteva
apprezzarne ancora di più
lo spirito ed il principio.
Poi, dopo qualche anno, il
Memorial Rubini: altro torneo, altro flag football, questa volta più organizzato e
serio. Ed ancora mi sono
buttato con passione, memore di quel torneo della
birra del 1984 e, soprattutto,
del divertimento di quella
serata.
Dalla prima edizione del
Rubini, nel 1996, non ho più
smesso di giocare e la passione è cresciuta anno dopo
anno: sono nati gli Antenati
continua a pag. 2
PLAYOFF SEMIFINALI - PRIMO RAGGRUPPAMENTO SCANDIANO
PLAYOFF SEMIFINALI - SECONDO RAGGRUPPAMENTO FERRARRA
2
GIOVEDÌ21SETTEMBRE2006
M I T I & L E G G E N D E
F L A G F O O T B A L L
Marco “Militonto” Militello
Dall’erba di Castelgiorgio alle corsie di Villa Arzilla
M
arco Militello
(alias MILITONTO) RB dei Tori
nella LIF, quindi giocatore
di punta di Grizzlies,
Hunters e Gladiatori fino
al termine degli anni '80.
La leggenda vuole che sia
stato generato dal Tresca
utilizzando fango del
Pratone, saliva di Volterra,
l'ultimo capello di Bob
Tron, una lente a contatto
di Angelino Spreafico e
qualche parola di troppo
di Petrola: per quest'ultimo motivo sarebbe rimasto incompleto. Scarso di
mani, a causa della momentanea indisponibilità
di “polpastrelli di Jatosti”,
e di materia cerebrale custodita in una busta contenente un centinaio di
cervelli di tutte le misure
ed accidentalmente rimasta danneggiata nel corso
di una rissa al Much More
che vedeva coinvolti da
una parte il servizio d’ordine del locale, dall’altra
una masnada di “bizzuri”
domenicali. Per la verità si
tentò di ovviare a tale importante perdita sostituendo le parti danneggiate con quelle nuove “gentilmente donate” dai “bizzuri” di cui sopra, per questo motivo, negli anni a seguire, molte delle creazioni del Tresca subirono un
lento ma inesorabile declino “borgataro”. La testa
del nostro Militello, in
ogni caso, non potendo al
momento essere dotata di
alcun cervello venne riempita, per fare da necessario contrappeso ad un corpo, tutto sommato riuscito
abbastanza bene, venne
riempita con quanto si riuscì a trovare in loco: la
pozzolana del Campo
Gentili. Tale ingrediente fi-
nale, dal particolare peso
specifico, non permise
mai, al nostro famoso scapocciatore di difensori, di
capire la differenza fra allenamento e partita, fra
gioco e vita reale: egli, infatti, soleva abbassare la
testa e caricare qualsiasi
cosa di colore diverso dal
proprio abbigliamento,
persona o cosa, si trovasse
davanti; si deve a questo
fondamentale equivoco la
leggenda secondo la quale
egli passò per grande stakanovista dell’allenamento, primo ad entrare in
campo ed ultimo ad uscirne caricando il difensore
ritardatario di turno. Fatto
sta che egli distribuiva infortuni in egual modo ad
avversari e compagni di
squadra.
Famoso per la sua lingua
interamente percorsa da
mostruose crepe nelle
quali si annidano, oltre ai
resti di pantagrueliche abbuffate, un paio di grate
da LB, tre paradenti di colore diverso, un occhio di
colore azzurro appartenuto ad uno dei teutonici
giocatori che affrontarono
la nazionale LIF nel 1981,
un tappo della benzina di
una Simca 1000 del ’77 e
metà della famosa mortadella per la cui prematura
scomparsa Francone, non
riuscendo a farsene una
ragione, arrivò ad ipotizzare l’improbabile coinvolgimento del famoso
Mago Silvan.
Dal punto di vista della
linguaggio sono appena 46
le parole in lingua italiana
che si è riusciti faticosamente ad insegnargli, con
l’ausilio di disegni e fotografie, ma con risultati
dubbi: ad esempio la parola “sole” evoca in lui indifferentemente l’astro del
sistema planetario a cui
apparteniamo, una lampadina, una candela accesa,
il flash di una macchina
fotografica, il riflesso dell’illuminazione su un casco da football. Non è ancora in grado di comporre
frasi con più di due parole,
articoli compresi.
Attualmente risiede presso
la casa di riposo Villa
Arzilla ove tuttora, non
avendo capito ancora la
differenza fra allenamenti,
partita e vita reale, terrorizza gli infermieri addetti
alla sua, ed a quella degli
altri ospiti, incolumità: fra
le richieste avanzate nei
confronti della direzione
della casa di cura gli stessi
infermieri hanno, infatti,
posto come condizione irrinunciabile la fornitura di
camici in colore diverso
dal bianco, dichiarandosi
disposti anche ad una significativa riduzione di
stipendio per arrivare ad
una rapida composizione
della vertenza.
Quanto sopra esposto corrisponde alla pura verità;
qualsiasi notizia di un
grandissimo giocatore che
usava scendere in campo
con il #34, un atleta dotato
di grande forza, velocità,
intelligenza tattica, coraggio, spirito di gruppo, simpatia, etc …, è destituita di
ogni fondamento oppure
si tratta di un singolare e
curioso caso di omonimia.
con la vittoria dei ferraresi,
sugli oramai appagati
Doc’s, con il risultato di 27
a 0.
La finale vede affrontarsi
due squadre in un inedito
incontro: mai, infatti,
Banditi e Grizzlies si erano
mai affrontati sino ad ora.
Entra in campo l’offense
capitolina dimostrandosi
molto concentrata e decisa a far suo l’incontro: bastano tre precisi pass di
Moglioni per mandare in
meta il talentuoso rookie
Gabriele D’Urbano con
una perfetta ricezione e
successiva corsa in TD per
circa 10 yards. Nel successivo drive dei ferraresi
l’accoppiata TrabanelliBorra sorprende la difesa
dei neroarancio con una
“bomba” perfettamente ricevuta in end zone dal #22
estense. I giocatori di capitan Moglioni non si scompongono più di tanto e rientrano in campo ristabilendo le distanze e lasciando il testimone alla
propria difesa che, questa
volta, riesce a prendere le
misure ai precisi giochi
corti dei Banditi con
Cicinelli, efficace nel ruolo
di “jolly” della zona corta
centrale, che dapprima limita il guadagno dei ricevitori avversari quindi
mette il sigillo ad una prestazione fino ad ora appena sufficiente, intercettando il QB avversario e riportando l’ovale a pochi
centimetri dalla goal line
avversaria. Bastano un
paio di azioni ad un attacco ormai perfettamente
rodato per concretizzare il
turnover e porre la propria
squadra a distanza di rela-
tiva sicurezza. La partita
scivola via tranquilla concludendosi con il risultato
di 26 a 12 per i capitolini,
nelle cui fila il QB
Moglioni mette il sigillo ad
una prestazione superba
non solo distribuendo i
suoi precisi “missili”, a turno, nelle mani di tutti i ricevitori, ma siglando il secondo dei due TD della
giornata coprendo tutto il
campo e seminando avversari come birilli con le
sue corse che riportano
prepotentemente alla memoria quel giovane RB
con il #26 e la zampa sul
casco, messo in ombra solo dalla superiorità di giocatori USA del calibro di
Larry Morris e Robert
Santiago. Al suo fianco il
fenomenale Gabriel
Petian, autore di cinque
TD nel corso della giornata, distribuisce slalom
ubriacanti e precise ricezioni. In difesa Torturo
mette a segno, nell’incontro finale, il terzo intercetto della giornata; buona,
nel complesso, la prestazione del backfield difensivo, con gli esperti Luca
Soliera, capitan Faccini e
lo stesso Pasquale Torturo
che coprono con sicurezza
le zone profonde del campo grazie soprattutto ai LB
Palombi, Giannelli, e
Spinosa che si alternano
efficacemente nel ruolo di
blitzer.
Per quanto riguarda il girone centro sud del campionato AFP si tirano già
le somme: stagione positiva per i Grizzlies il cui
obiettivo, con l’accesso alle semifinali di playoff, veniva centrato già a Cervia
la scorsa settimana; l’auspicato rientro di Fristachi
aggiungerebbe una cartuccia importante alla già
nutrita batteria di ricevitori a disposizione degli
orsi. Per i Black Hunters
decisamente una stagione
deludente: da dominatori
nei primi due bowls ad un
risicato terzo posto nella
classifica del girone, l’atteso riscatto non è arrivato. Per i Green un campionato all’insegna della continuità: a lungo in testa
nella classifica di conference, si presentavano a
Ferrara con un pronostico
che li vedeva sul podio;
complice un tabellone poco favorevole e la sconfitta
maturata negli ultimi secondi del match contro i
Banditi, escono dai giochi
per lo scudetto; a nulla
hanno potuto gli inserimenti degli ottimi Fierli e
Gerbaldi. Arriviamo ai
Doc’s, i giocatori dei
Castelli Romani conquistano tre primati: prima
difesa, squadra sorpresa
del campionato e primato
della simpatia; su queste
stesse pagine venivano
definiti una “mina vagante” e, a quanto pare, il
pronostico è stato azzeccato; lo scorso anno fuori
dai giochi per il Final Bowl
disputato alle porte di casa, nonostante potessero
vantare una maggiore
esperienza nei confronti
delle altre “romane”, quest’anno fra le prime sei
d’Italia, un bel salto in
avanti, non c’è che dire,
ma attenzione: la “mina
vagante” è ancora innescata …
F L A G F O O T B A L L
GRIZZLIES AL IX FINAL BOWL
segue da pag. 1
punto, solo una speranza.
Risultato finale: 20 a 6 per
i Green che proseguono la
loro faticosa scalata ai vertici, aspettando la vincente del secondo ripescaggio
nel quale i 69ers affrontano i padroni di casa
Banditi Ferrara; una partita molto nervosa fra due
squadre che, in passato,
hanno avuto qualche screzio, ma che in campo viene disputata in maniera
molto corretta. Nessuno
dei due team gioca il proprio miglior football ma
sono i Banditi a mostrare
una maggiore efficacia andando subito in vantaggio
con un micidiale uno-due;
i giovani Niners, senza ormai più nulla da perdere,
si risvegliano facendosi
pericolosamente sotto,
mettendo in mostra interessanti individualità, riuscendo a condurre drives
impeccabili e facendosi di
nuovo pericolosamente
sotto con una bellissima
ricezione di Filippi in endzone che porta i vicentini
ad un solo touchdown di
distanza. La reazione, purtroppo tardiva, viene comunque tenuta sotto controllo dagli esperti ferraresi che chiudono il match
con il risultato di 26 – 19
andando ad affrontare i
Green Hunters per la partita che vale una stagione:
chi vince va al Final Bowl,
chi perde resta a casa.
Alla fine di un incontro tiratissimo sono i padroni
di casa a spuntarla per 28
a 25, confermando la migliore posizione in classifica finale sugli avversari;
per la verità a pochi secondi dalla fine sembrava
dovesse verificarsi la seconda sorpresa della giornata: i Green conducevano l’incontro, mentre i
Banditi sembravano destinati a rimanere fuori dai
giochi per la conquista
dello scudetto, ma è a
questo punto che l’esperienza dei ferraresi e dei
nazionali Trabanelli e
Borra, portano alla realizzazione del TD decisivo
anche se rimangono molti
dubbi su quest’ultimo drive nel corso del quale si è
giocato, per una svista sia
della crew arbitrale che
delle squadre in campo,
un 2° down per due volte,
con il risultato che il TD
decisivo avviene nel corso
di un improbabile 5°
down. Il risultato sul campo viene comunque omologato, saranno dunque i
Banditi ad accedere al
Final Bowl insieme a Doc’s
e Grizzlies, nel frattempo
in campo a disputarsi la
prima semifinale della
giornata che vede ancora
l’offense neroarancio sugli
scudi, capace di infliggere
40 punti alla miglior difesa
del campionato, mentre la
difesa di capitan Faccini,
messi a punto alcuni meccanismi che nella partita
contro i Green non avevano funzionato alla perfezione, inizia finalmente a
girare a dovere tenendo i
Doc’s a 12 punti. Sotto un
nubifragio ininterrotto si
consuma la successiva sfida fra Doc’s e Banditi nella
semifinale dei ripescati:
un incontro senza storia
che, sotto una pioggia
martellante, si conclude
10 SECONDI DI FLAG FOOTBALL
segue da pag. 1
e poi, nel 1999, i Banditi e con
loro l’iscrizione nel circuito
AFP; ho conosciuto Mirko
Sassi e LAZZARO (Leonardo
Lazzaretti n.d.r.), due malati
di mente come me, che vivevano ed ancora vivono per il
football e per quella meravigliosa palla ovale.
Alla prima partita di campionato io ero assente, era il
maggio del 1999 e si giocava
a Bologna, gli avversari del
Bowl erano gli X-Men, i
Green Hogs, i Celtics di
Castenaso (BO) ed una
squadra di Milano; io ero
bloccato in Sardegna, per
un maledetto corso di aggiornamento, ma John
(Trabanelli nd.r.) e gli altri
Banditi (Boys, Taz, Zano e
Pietro) erano in campo, ed
io con la mente ero con loro, play dopo play, lancio
dopo lancio.
Il risultato non fu straordinario, credo una sola vittoria contro i ragazzini di
Reggio Emilia, ma la contentezza fu enorme e alla
sera, al telefono con John,
perdemmo due ore a raccontarci della giornata e di
quella splendida avventura.
Il corso di aggiornamento
terminò e, per tutto il resto
del campionato, non persi
più un solo torneo; si unirono al gruppo altri ragazzi:
FERRO, BORRA e DEGIO
(all’epoca due ragazzini) e,
via via, tutti gli altri.
E’ iniziata cosi, quasi per
scherzo, poi con il passare
degli anni ho pensato di
crederci davvero; ho iniziato
a pensare che quei due malati di mente di Mirko e Leo
forse avevano ragione: si
poteva davvero pensare di
costruire un vero e proprio
campionato nazionale di
flag football, un campionato
credibile, un campionato
che potesse anno dopo anno ingrandirsi ed accogliere
sempre più squadre e sempre più appassionati.
Mi sono dato da fare, ci siamo dati da fare; i pionieri,
oltre a noi, erano il vecchio
O’Malley, con la sua banda
di Palmanova, e qualche altro personaggio come lo
zingaro Alessandro Tanassi
che, come un vero mercenario, si vendeva al miglior
offerente pur di giocare
qualche down, probabilmente ora sarà ridotto a
pezzi in qualche città sperduta nel mondo.
In tutti questi anni abbiamo
lavorato duro, molte volte
sbagliando ed altre azzeccandoci, ma è stato comunque un lavoro ed una passione costante; non abbiamo mai mollato ed abbiamo
sempre cercato di far crescere questo cavolo di sport.
Abbiamo accolto e fatto crescere tante squadre nuove,
nuove facce e nuovi giocatori che si appassionavano,
talvolta simpatici e talvolta
un po’ meno, persone che
rimanevano contagiate da
questo sport, tanto bello da
giocare quanto brutto e
noioso da vedere.
Si… credo davvero di poter
dire che “c’ho dato l’anima”
e non solo quella: ho dedicato tante ore per cercare di
migliorare tanti piccoli
aspetti, ho trascorso ore e
ore al telefono parlando con
tutti, cercando di convincere, mediare, spronare, calmare, informare, persuadere, conciliare e tanto, tanto
altro ancora. Ho passato
giornate e giornate incollato
al monitor del mio computer, scrivendo, rispondendo,
disegnando ecc. ecc… e la
cosa incredibile è che se
avessi la possibilità di tornare indietro rifarei ancora
tutto quello che ho fatto, nel
bene e nel male.
Credo fermamente che da
quel primo campionato del
1999 molte cose siano cambiate: forse non c’è più quello spirito pionieristico ed avventuriero di quegli anni,
forse c’è molta meno sportività e la gente gioca meno
per il puro e semplice divertimento, ma credo onestamente che, tutto sommato,
oggi si possa dire che esiste
un campionato di flag football, un campionato che,
con tutti i suoi difetti e con
tutte le sue difficoltà, appare
credibile, con tante squadre
iscritte che ogni 15 giorni
scendono in campo e disputano tante e tante partite.
Forse ci siamo riusciti, forse
ci sono riuscito, forse un po’
di merito è anche nostro…
è anche mio.
Domenica scorsa tutto è
improvvisamente crollato:
dieci secondi di inspiegabile
follia hanno compromesso
10 anni di duro e costante
lavoro, dieci secondi di follia
hanno distrutto quello che
di buono ho cercato di fare
e dimostrare.
Dieci secondi valgono più di
dieci anni (! o ?)
Ho sempre messo sopra a
tutto la sportività e la lealtà,
in campo e fuori; mi sono
sempre impegnato e battuto perché tutti capissero che
sportività e lealtà vengono
prima di tutto, anche prima
del divertimento.
Nei primi campionati non
era mai esistito un problema disciplina: ogni tanto, in
campo, si vedeva qualche
scaramuccia e volava qualche spintone o qualche offesa, ma poi tutto si placava
ed una sincera ed onesta
stretta di mano ed una birra
ghiacciata risolvevano tutto
senza bisogno di cartellini
gialli, ammonizioni, espulsioni e squalifiche.
Poi, gradualmente, è tutto
un po’ cambiato: sono aumentate le squadre e con loro qualche cattiveria, qualche gelosia, qualche insulto
in più; poi, negli ultimissimi
anni, sempre peggio; quest’anno, poi, un disastro.
Forse eravamo impreparati,
abbiamo cercato di correre
ai ripari, siamo intervenuti
forse male e forse in maniera maldestra.
Ho sempre pensato che
squalifiche ed espulsioni
servano a poco e, purtroppo, non sempre risolvono il
problema; mi è sempre importato molto di più che il
giocatore capisse il suo errore e porgesse delle scuse
sincere: quelle, forse, sono
più utili ed efficaci.
Sia chiaro le mele marce
vanno allontanate, ma se è
possibile recuperare anche
un solo pezzo di quella mela il tentativo va fatto.
Il fatto più brutto (prima del
mio di domenica scorsa) ha
riguardato quest’anno l’amico Riccardo Pignolo: il
consiglio dell’AFP ha decretato 4 giornate di squalifica,
poi ridotte a 2.
Personalmente non ho votato poiché il “fattaccio” riguardava noi dei Banditi, probabilmente, se avesse riguardato altre squadre ed altri giocatori, avrei votato anch’io
per le 4 giornate… non lo so.
Una cosa è certa, O’Malley e
Miki De Grassi lo possono
confermare: se Riccardo
avesse dichiarato delle scuse
(senza entrare nel merito
della vicenda) tutto si sarebbe azzerato, di questo ne abbiamo parlato a lungo con
O’Malley e Miki, perché per
tutti noi la cosa importante
non è la squalifica ma evitare
che ci si possa fare del male
e, soprattutto, che il giocatore, compreso ed assimilato
l’eventuale errore, possa non
ripeterlo e tornare in campo
a giocare e divertirsi.
Nel nostro piccolo mondo
non sono e non sono mai
stato un “forcaiolo” o un
“giustizionalista”: sono capitati, nel corso della stagione,
altri episodi ed altre scorrettezze e non ho mai spinto
per squalifiche gratuite od
allontanamenti dai campi di
gioco; ricordo, ad esempio,
due episodi avvenuti nell’ultimo bowl di Palmanova:
uno riguardava flag non regolamentari indossate da
un giocatore e l’altro una
piccola zuffa, occorsa sempre nello stesso bowl, tra
due giocatori in campo. Nel
primo caso ho preferito
prendere da parte il giocatore, allontanandolo dal gruppo e dagli altri compagni di
squadra per non umiliarlo
davanti ad altri e cercando
di fargli capire l’errore, si
tratta di un giovane, talvolta
esuberante, sperando che
comprendesse senza espulsioni o squalifiche. Nel secondo la stessa cosa: i due
giocatori si erano presi a
spintoni e manate, ma successivamente la cosa si risolse con una stretta di mano e
tante scuse, senza espulsioni
o squalifiche, e pregai l’arbitro di non segnalare l’episodio nel suo referto.
Nel sito dei Banditi non ho
mai, e dico mai, pubblicato
o raccontato delle scorrettezze o dei fattacci che capitavano nel corso delle partite o dei Bowl e, se una volta
per errore è capitato, ho
provveduto immediatamente a cancellare le righe
incriminate. Ho sempre
preferito lasciar spazio al
flag, al gioco ed alle belle
azioni, elogiando, riconoscendo e premiando la vittoria od il trionfo degli avversari o dei singoli giocatori che indossano un’altra
maglia; non ho mai volutamente aperto un forum, nel
nostro sito, perché purtroppo talvolta diventa uno strumento di offese e provocazioni che non portano da
nessuna parte.
Ho sempre cercato di vivere
lo sport al 100%, cogliendone solamente gli aspetti positivi e mai quelli negativi.
Domenica scorsa ho sbagliato… ho tremendamente
sbagliato, ed ancora adesso
mi domando il perché. Per
quello che ho fatto sono stato giudicato da un gruppo
di persone (CoAFP) che sono prima di tutto un gruppo
di amici che, nonostante le
mie raccomandazioni, hanno probabilmente e volutamente ragionato più con il
cuore che con la testa. La
sentenza, ovviamente, non
è corretta: chiunque, leggendo tra le righe del regolamento disciplinare (scritto
ed inviato dal sottoscritto),
se ne rende conto. I ragazzi
del CoAFP lo sapevano ma,
probabilmente, non se la
sono sentita di esprimere
una sentenza più dura e punitiva. In questo modo si sono terribilmente esposti a
critiche sicure, difficilmente
contestabili; ma non condannateli: la vera colpa è solamente la mia, la colpa di
non aver saputo controllare
un istinto che andava controllato e represso, la colpa
di aver reagito in maniera
incomprensibilmente eccessiva ad un gesto tutto
sommato perdonabile.
Per tutto quello che è successo a fine stagione presenterò le dimissioni dal
mio incarico di
Commissioner, avrei voluto
farlo subito ma credo sia
giusto portare a termine il
mandato per non creare ulteriori problemi. In futuro
non posso pensare di proseguire ulteriormente il mio
lavoro, ho perso la serenità e
la tranquillità che una mansione del genere necessita,
spero che il futuro
Commissioner abbia la fortuna di poter lavorare con
un gruppo di persone come
quelle che hanno aiutato il
sottoscritto, con la stessa
passione, la stessa serietà e
lo stesso entusiasmo, e credetemi: non è poco.
Per quanto riguarda il finale
della stagione non so ancora cosa fare, sono molto
combattuto; è chiaro che se
la mia squadra dovesse raggiungere le finali mi piacerebbe enormemente poterle
disputare, ma nello stesso
tempo credo sarebbe giusto
autosospendersi fino alla
conclusione del campionato, e talvolta penso addirittura sarebbe giusto ritirarsi
ed appendere le “flag” al
chiodo, non so… sono davvero molto combattuto.
A tutti voi chiedo invece
una sola cosa: se potete e se
volete vi chiedo di essere
giudicato per gli ultimi dieci
anni di flag football, non per
gli ultimi 10 secondi.
3
GIOVEDÌ21SETTEMBRE2006
N F L
Week 2: undici squadre ancora imbattute. Convincono i Chargers, Minnesota passa in OT
Monday Night: campioni al tappeto
Non basta una grande difesa, Roethlisberger rientra ma Pittsburgh resta a secco
DI GABRIELE D’URBANO
S
ettembre è un mese
strano, nella NFL.
Ma questo settembre ha tutta l’aria di essere
ancora più particolare e
difficile da leggere. Due
settimane di regular season hanno detto molto, sì,
ma la sensazione è che di
sorprese ce ne saranno a
quintali. E l’odore, inconfondibile, è quello di una
stagione sul filo di lana,
che di cose da dire e da far
vedere ne avrà parecchie.
Undici squadre imbattute,
i campioni al tappeto nel
giorno del ritorno del loro
quarterback titolare ed un
paio di squadre, Tampa
Bay e Washington, con le
spalle molto vicine al muro. Iniziando dal gruppone
di quelle che nella casella
delle sconfitte si godono
ancora il numero zero, lo
sguardo cade quasi immediatamente su San Diego.
Pur non incontrando
squadre destinate a fare la
storia i Chargers hanno
comunque impressionato
e in week 2, dopo il 27-0
rifilato a domicilio agli
Oakland Raiders, hanno
distrutto con un eloquente
40-7 i Tennesse Titans aiutandoli, anche, a dirimere
subito la questione relativa al quarterback. Il rookie
Vince Young va già meglio
del vecchio Kerry Collins.
San Diego, ora, si prepara
alla sfida con l’altra difesa
impermeabile, quella dei
Baltimore Ravens.
Ventisette a zero a Tampa
Bay all’esordio, 28-7 ai
Raiders domenica con 3
intercetti, 6 sack e un fumble forzato. Numeri che
promettono di trasformare
la AFC North in un vero e
proprio girone dantesco,
visto che i Cincinnati
Bengals - rimasti sul treno
delle imbattute superando
i Cleveland Brown per 3417 – domenica voleranno
a Pittsburgh per quella che
si presenta come una delle
partite più calde della terza settimana. Nel giorno
del ritorno di Ben
Roethlisberger, in campo a
10 giorni da un’appendicectomia e a 3 mesi da un
incidente quasi mortale in
risultato finale, 9-0 per la
squadra guidata da Byron
Leftwich, può essere letto
in due maniere. Bicchiere
mezzo vuoto se si guarda
la sterilità assoluta dell’attacco e del running back
Willie Parker. Mezzo pieno, o forse anche di più, se
si pensa al fatto che la difesa dei vincitori del Super
Bowl XL pur rimanendo in
campo per la bellezza di
37 minuti ha concesso appena 3 field goal, uno nel
terzo quarto e due nell’ultimo periodo. In fatto di
‘derby’ divisionali la prossima settimana di NFL
proporrà anche il confronRoethlisberger pressato dalla difesa dei Jaguars
Richard Owens dei Minnesota Vikings, realizza il TD della vittoria sui Panthers
moto, gli Steelers hanno
perso smalto in attacco
soccombendo nel Monday
Night ai Jacksonville
Jaguars di coach Del Rio. Il
W E E K 2 R I S U L T A T I
to tra i Jaguars, dotati di
una difesa eccellente e di
una linea d’attacco di livello assoluto, e gli
Indianapolis Colts di
Peyton Manning. Il qb degli eterni incompiuti è già
in testa ad una manciata
di statistiche e con le 400
yards servite ad affettare la
difesa degli Houston
Texans (43-24) si è anche
tolto lo sfizio di scalzare
un certo Johnny Unitas
dalla vetta della classifica
dei lanci completati dai
quarterback che hanno
vestito la maglia dei Colts.
Ma i Texans non sono i
Chicago Bears - né quelli
già padroni della NFC
North (34-7 ai Detroit
Lions dopo la gita di piacere a Green Bay), né tanto meno quelli d’annata di
Dick Butkus – e il test della
prossima settimana con
Jacksonville sarà fondamentale. Sia per chiarire
l’effettiva forza di Indy, sia
per dare, almeno per 7
giorni, un padrone unico
alla AFC South. Padrone
unico che già svetta, come
prevedibile, nella NFC
West, dove i Seattle
Seahawks, spinti più dalla
difesa che dall’attacco,
hanno sconfitto Arizona
per 21-10 prendendo una
partita di vantaggio sui
Cardinals, sui St.Louis
Rams e sui San Francisco
49ers (domenica 20-13 per
i Niners). Una sola squadra al comando anche nella AFC East, dove i New
England Patriots sono riusciti ad arginare Jerricho
Cotchery e Laveranues
Coles (una delle coppie di
ricevitori più in palla del
momento) superando i
New York Jets per 24-17.
Come la scorsa settimana
con un attacco poggiato
più sul gioco a terra
(Corey Dillon e Lawrence
Maroney si sono divisi 36
palloni guadagnando 145
yard) che sul braccio di
Tom Brady. Nella stessa divisione i Miami Dolphins
sono già con l’acqua alla
gola, visto che Daunte
Culpepper e compagni,
dopo il ko contro gli
Steelers, sono tornati a
perdere cedendo ai
Buffalo Bills per 16-6.
Allarme rosso anche per i
Buccaneers e i Carolina
Panthers. Tampa, dopo la
lezione rimediata dai
Ravens, è tornata a soffrire
in attacco (Chris Simms
costretto a 53 lanci con 3
intercetti) cedendo per 143 agli Atlanta Falcons di
un Michael Vick come
sempre adrenalinico, 92
yards di braccio e 127 su
corsa. Stessa situazione,
ma motivi diversi, per
Carolina. Ancora privi del
loro miglior ricevitore,
Steve Smith, i Panthers si
sono arresi in maniera folle ai Minnesota Vikings
commettendo un paio di
errori gravi in situazione
di special team: un ritorno
di punt giocato alla mano
da Chris Gamble e finito
in fumble ed un touchdown subito su un fake
field goal, di Richard
Owens su lancio del kicker
Ryan Longwell (poi decisivo con 3 punti in overtime). I Vikings, insomma,
sembrano aver lanciato la
sfida ai Bears per il controllo della NFC North.
Carolina, al contrario, rischia di passare dal ruolo
di grande favorita della
National Football
Conference a quello di
grande delusione: il derby
della disperazione sarà
servito domenica in
Florida, dove i Buccaneers
ospiteranno proprio i
Panthers. Rischiano di essere la grande sorpresa
dell’anno, invece, i New
Orleans Saints di Deuce
McAllister e Reggie Bush.
Messa in cassaforte la seconda vittoria dell’anno
(34-27 a Green Bay sui
Packers in netta ripresa), i
Saints lunedì prossimo
ospiteranno i Falcons in
un Monday Night assolutamente spettacolare. La
sfida tra Bush e Vick sarà
anche l’occasione per la
riapertura del Superdome,
devastato dalla sciagura
‘Kathrina’ che lo scorso
anno colpì New Orleans.
Infine, oltre al 9-6 dei
Denver Broncos sui
Kansas City Chiefs, le due
sfide più attese della domenica. La ‘classica’ tra i
Dallas Cowboys e i
Washington Redskins è
andata per 27-10 ai texani,
costretti però a perdere
per almeno 2 settimane
Terrell Owens, uscito con
un anulare fratturato. Più
tirata ed emozionante, invece, la vittoria dei New
York Giants sui
Philadelphia Eagles, un
30-24 arrivato in overtime
dopo un parziale di 17-0
piazzato dalla squadra
della Grande Mela in un
quarto periodo che ha
messo in mostra tutte le
capacità di Eli Manning.
Aiutato da due ottimi ricevitori come Amani Toomer
e Plaxico Burress, il fratellino di Peyton ha reagito ad
un inizio di partita difficile
mettendo insieme 371 yard
e 3 passaggi in meta.
G R I D I R O N
Touch down
Se una squadra di attacco riesce a conquistare
tutto il campo, varcando
la linea di meta (goal line) avversaria, segna un
touchdown che vale 6
punti
Calciare una
conversione
Muovere la palla
Il giocatore di linea centrale (center) dà inizio al
gioco passando la palla
fra le gambe (snap) al
quarterback (QB) posizionato dietro di lui, il quale
passa la palla “alla mano”
(handoff) ad un corridore
(running back) oppure la
lancia in avanti (pass) ad
un ricevitore. A questo
punto i giocatori della difesa avversaria hanno di-
verse opportunità: 1)
“spianare” il QB (sack)
prima che esso lanci la
palla, 2) placcare l’eventuale running back, 3) intercettare o deflettare la
palla in volo verso il ricevitore, 4) aspettare che il
ricevitore catturi la palla
per staccargli la testa, 5)
subire un TD.
Dopo aver realizzato il
touchdown si puo optare
per una conversione da
due punti, giocando una
azione di corsa o lancio,
oppure da un punto: il
kicker si incarica di effettuare il calcio indirizzando la palla tra i pali (goalposts). La difesa prova a
bloccare la conversione
formando una piramide
umana. Una conversione
non dovrebbe essere sbagliata: se un giocatore
giapponese sbaglia troppo spesso è costretto a fare seppuku, se un giocatore americano sbaglia
troppo spesso viene semplicemente cacciato dalla
squadra ma, per la propria incolumità, evita di
farsi vedere in giro per
qualche tempo.