Io, vagabondo...ovvero come attivare la pratica interrogativa
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Io, vagabondo...ovvero come attivare la pratica interrogativa
Io, vagabondo...ovvero come attivare la pratica interrogativa partendo da frasi topiche e parole-chiave Scrive Lucilla Lopriore nella scheda VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI LINGUISTICI: “ogni tipo di testo scritto ha le sue regole e chi legge deve essere in grado di anticiparle (…) Ogni tipologia testuale attiva nel lettore quelle conoscenze pregresse (schemata) che servono per ricavare informazioni necessarie”. Teniamo ben presenti queste parole: ci serivranno nel lavoro che affronteremo su un testo per preciso, quello di una canzone, “Io, vagabondo” dei Nomadi che ebbe molto successo negli anni settanta (e non solo) e che senz'altro tutti quanti avremo ascoltato più di una volta. Finalità: attivare la pratica interrogativa partendo da frasi topiche e parole chiave. Obiettivi: porsi delle domande partendo dalle parole chiave; porsi delle domande partendo dalle frasi topiche stabilire collegamenti fare inferenze, integrazioni, colmando impliciti...sempre ponendosi domande Prerequisiti: conoscere le specificità del genere canzone; affrontare il testo della canzone, interrogandolo nel ruolo di lettore modello cooperante; Abilità: saper individuare frasi topiche; saper individuare parole chiave; saper tradurre il linguaggio poetico della canzone in altre espressioni equivalenti, procedendo anche per associazioni analogiche; saper costruire inferenze Proposte per la produzione e la riflessione: “traduzione” del testo della canzone in un'altra tipologia narrativa che ne diventi la rielaborazione interpretativa; nella classe terza della secondaria di primo grado e nel biennio delle superiori, individuare i nodi tematici che il testo propone e avviare attività di confronto/approfondimento su tali tematiche trovando testi di raccordo (che potranno essere letti sempre sperimentando la pratica interrogativa avviata con l'analisi della canzone) Prima di procedere alla lettura dobbiamo aver ben presente che: 1. il testo è senz'altro già noto quindi la motivazione alla scoperta del significato potrebbe essere scarsa; 2. il titolo “Io, vagabondo”, può ugualmente rimandare ad immagini fruste in cui la parola vagabondo perde il suo vero significato caricandosi di altre connotazini soventi stereotipate; Lavoriamo quindi su questi due elementi per stimolare la curiosità nostra di lettori modello (ci servirà per farlo, in un secondo momento con i ragazzini). Pensiamo che si tratta del testo di una canzone che come tale (scritta in versi) risulta simile al testo poetico. Le parole sono cariche di significati e “scavare” per scoprirli sarà il nostro compito di lettori. La parola VAGABONDO (v. Devoto- Oli) riporta due significati: 1. di chi non ha fissa dimora e si sposta irregolarmente da un luogo all'altro; 2. di individuo senza fissa dimora, giuridicamente ritenuto come socialmente pericoloso che vive d'espedienti e talvolta di furti. La lettura attenta e cooperante del testo ci aiuterà immediatamente a individuare/capire di che genere d'individuo si tratta in questo contesto. Leggiamo con attenzione e , perché no?, con un pizzico di piacere e curiosità le parole di questa canzone: Io, vagabondo (Salerno-Dattoli) Io un giorno crescerò, e nel cielo della cita volerò ma un bimbo che ne sa sempre azzurra non può essere l’età. Poi, una notte di settembre mi svegliai il vento sulla pelle, sul mio corpo il chiarore delle stelle chissà dov’era casa mia e quel bambino che giocava in un cortile Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro soldi in tasca non ne ho ma lassù mi è rimasto Dio Sì, la strada è ancora là, un deserto mi sembrava la città, ma un bimbo che ne sa, sempre azzurra non può essere l’età. Poi, una notte di settembre me ne andai, il fuoco di un camino non è caldo come il sole del mattino chissà dov’era casa mia e quel bambino che giocava in un cortile: Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio. Vagabondo che son io... Ritorniamo a percorrerla in ogni verso, cercando di individuare le frasi topiche e le parole chiave. Le evidenzieremo con colori diversi. Frasi-topiche L'individuazione di frasi topiche all'interno di un testo è un'operazione di fondamentale importanza nel processo di lettura. Spesso lo facciamo in modo inconsapevole e queste rimangono come impressionate nella nostra mente fornendoci indizi per la comprensione del testo. Ma in una pratica interrogativa che le deve e può utilizzare come generatrici di domande buone occorre essere consapevoli fino in fondo delle scelte fatte e dei motivi che le sostengono. Date una vostra definizione di frase topica, esemplificandola: …........................................................................................................................................... …................................................................................................................................................ C'è un legame fra frase topica e parola-chiave? …................................................................................................................................................ …............................................................................................................................................... Confrontate la vostra definizione con quanto scrive A. Campagnolo in “Un laboratorio di scrittura per l'esame di stato” (www.italianoscritto.com/interventi/testi/camp//htm): La frase topica è il nucleo generativo da cui si sviluppa un testo: è portatrice dell'idea centrale; contiene parole chiave; non è esaustiva, ma rimanda a ulteriori sviluppi del testo, esemplificazioni, citazioni, ragionamenti; contiene elementi valutativi più o meno espliciti; non ha collocazione fissa: si può trovare all'inizio, a metà o alla fine del testo; Butta in là indizi che saranno compresi solo dallo sviluppo successivo del testo; Questi indizi, giocati sulle spie delle parole chiave, anticipano il senso globale del testo e illuminano il percorso del lettore. Tenendo presente questa bella definizione analitica, tentiamo di spiegare in modo dettagliato, ma semplice e chiaro, che cosa è per noi una parola-chiave. Esemplifichiamo sempre ciò che affermiamo: …................................................................................................................................................ …................................................................................................................................................ ................................................................................................................................................... Possiamo dunque asserire che parole-chiave e frasi topiche sono indicazione che l'autore Modello ci fornisce perché ci si muova in modo corretto nei meandri del testo. Passiamo dunque ad evidenziarle sulla canzone: fatelo prima voi, poi confrontate il vostro lavoro col mio. Io, vagabondo (Salerno-Dattoli) Io un giorno crescerò, e nel cielo della vita volerò ma un bimbo che ne sa sempre azzurra non può essere l’età. Poi, una notte di settembre mi svegliai il vento sulla pelle, sul mio corpo il chiarore delle stelle chissà dov’era casa mia e quel bambino che giocava in un cortile Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro soldi in tasca non ne ho ma lassù mi è rimasto Dio Sì, la strada è ancora là, un deserto mi sembrava la città, ma un bimbo che ne sa, sempre azzurra non può essere l’età. Poi, una notte di settembre me ne andai, il fuoco di un camino non è caldo come il sole del mattino chissà dov’era casa mia e quel bambino che giocava in un cortile: Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio. Vagabondo che son io... Le frasi topiche che risaltano subito sono quelle che costituiscono le parti ritornello della canzone, ritornano e riaffiorano a più riprese nel testo. Anche nelle poesie (e qui si possono ricercare gli esempi) possiamo ritrovare versi ripetuti o parole ripetute ,ma il ritornello è peculiare di questa tipologia testuale, quasi generato dalla base musicale, parte indissolubile del canto. Proviamo ad isolarle e interrogarle per trarne delle informazioni utili, anzi pensiamo che siano proprio risposte alle nostre domande o che...(scopriamo cosa può succedere): Domanda Chi è che parla? Che vuol dire che non sono altro? Frase topica (quasi una risposta) Io, vagabondo che sono io, vagabondo che non sono altro Forse che lui s'identifica in quello: Che cosa possiede? Che cosa s'intende con soldi Che cosa s'intende con Dio? nel suo vagabondare Soldi non ne ha, ma ha Dio, gli è rimasto Dio, solo quello aspetti materiali che non gli interessano Qualcosa di spirituale.... Questo è solo un piccolo esempio di come si potrebbe procedere. Nella pratica interrogativa le parole-chiave (comunque presenti nelle frasi topiche) generano ulteriori interrogativi che guidano ad approfondire i significati. Domanda Perché se lo chiede? Dove sarà mentre se lo chiede? Era contento di giocare? In un cortile? Frase topica (quasi una risposta) Chissà dov'era casa mia ….............................................. …............................................... E quel bambino? Che giocava in un cortile No, sognava di volare nel cielo della vita libero (lo inferisco dalla prima frase topica: “un giorno me ne andrò e nel cielo della vita volerò) Di fronte a un testo come questo così ricco di parole-chiave, rimandi continui di significati, parrebbe quasi un problema definire quali sono le frasi topiche. Potrebbe anche accadere che ognuno ne individui una, due tutte sue sapendo poi motivare la scelta fatta nel contesto della narrazione perché la canzone ci comunica proprio una sorta di narrazione e la frase topica spiega/illumina di quale narrazione si tratta. Suggerisco questa riflessione: 1. potremmo assumere come frase topica i primi quattro versi iniziali: Io un giorno crescerò, e nel cielo della cita volerò perché' Qual è il fuoco della narrazione? 2. Oppure potremmo scegliere i versi ripetuti come ritornello: Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro soldi in tasca non ne ho ma lassù mi è rimasto Dio Cosa cambia? Su quale aspetto poniamo la nostra attenzione? Inoltre: Quali inferenze possiamo compiere tra una frase topica e l'altra? Come possiamo integrare i vuoti narrativi? Confrontate le mie proposte con le vostre considerazioni e riflessioni, scrivetele sul nostro diario di bordo. Prendiamo in esame le parole-chiave: Interrogatele, attribuendovi significati anche per associazione analogica, tali da rimandare a repertori extralinguistici (culturali, del mondo affettivo ed emotivo, al campo delle esperienze personali). Cercate, se possibile, di distinguere i diversi reperti chiamati in causa: potrà servire anche nella valutazione della funzione comunicativa del testo in esame. Confrontate il vostro lavoro con quello che ho eseguito io. Condividiamolo come patrimonio comune. Le differenze e le analogie potranno convogliarsi nel successivo lavoro di riflessione sulle pratiche attivate. Nel cielo della vita volerò 3 parole-chiave: più forti cielo e vita: comunicano un senso di libertà, vastità, serenità. Bimbo che ne sa ingenuità, semplicità sempre azzurra non può essere l'età azzurra = cielo (v. sopra): libertà, felicità età (=vita, v. sopra) età azzurra = quanle? Quella del bimbo, senza problemi (=nubi) notte di settembre il vento pelle natura, luogo aperto corpo senso di contatto con la natura, benessere chiarore delle stelle luce e libertà chissà non lo sa. Come mai? Non gliene importa nulla? casa mia il luogo? La famiglia? Non li ha più visti? quel bambino Quale?... lui, il vagabondo giocava cortile era spensierato, felice è uno spazio aperto della casa, ma è chiuso al mondo esterno. Dunque, sarà stato felice di giocare in un cortile? Soldi? …................................. Lassù? …...................fuori o dentro di sé? Dio? …....................................................... La strada sembra allontanarsi, andar via deserto un luogo arido, immenso, spopolato, angoscia, solitudine …................................................... la città fuoco del camino Non è caldo come sole del mattino calore, sicurezza, benessere...ma per lui? calore, bellezza, luminosità ma solo chi ha dormito all'aria aperta sa come ci si desta presto con la luce del sole! Le parole-chiave possono anche essere riprese e suddivise in insiemi che ci comunicano sensazioni quasi opposte e bene definite. Infatti: Immagini come: cielo della vita età azzurra notte di settembre vento sulla pelle quale sensazione ci comunicano? chiarore delle stelle Dio sole del mattino casa cortile deserto città soldi trasmettono una sensazione diversa? Mi potrei anche chiedere: Che cosa hanno in comune le immagini del primo gruppo? Che cosa quelle del secondo? …........................................................................................................................................... ….......................................................................................................................................... potrei pensare a due opposti che comunque si incontrano? Mi verrebbe da pensare a APERTO CHIUSO La prima categoria è connotata positivamente mentra le seconda ha una valenza più negativa. Perchè avviene questo? Nella mente di chi? Nella nostra di Lettori? Ci rendiamo conto, rispondendo alle nostre domande, di come la canzone ci mostri una realtà molto romantica, idilliaca quella del vagabondo delineata già nella sintesi introduttiva alla canzone: “Inno alla libertà, iniziazione alla vita, il fascino del viaggio, dormire sotto le stelle, senza soldi in tasca, ma con un cuore pronto ad abbracciare il mondo”. La forte contrapposizione, più volte ripetuta nel ritornello (che è anche frase topica del testo) SOLDI DIO ci rimanda ad un ulteriore significato profondo: Il vagabondo non possiede nulla, ma gliene importa qualcosa? Ovviamente possiamo darci una risposta completa non soffermandoci sul SI o sul NO, ma cercando di inferire dal contesto della canzone tutte le motivazioni di quel NO che sono proprio quelle che ci aiutano a comprendere il significato profondo delle parole e che ricostruiamo attraverso lo scavo nei significati. La pratica interrogativa conduce spesso a mettere contemporaneamente in gioco più abilità. E' importante, nel porsi le domande, saper decidere quali sono utili e quali agganci ci possono offrire per anticipare parti successive (formulando ipotesi) o per ritrovare inferenze antecedenti. In effetti stare al gioco significa non accontentarsi delle risposte per lo meno fino a quando non si sia trovata una risposta o un chiarimento soddisfacenti. Nell'attività di classe, il cooperative learning può essere un momento di utile confronto e supporto tra il gruppo dei pari. Le strategie o le soluzioni trovate da ogni singolo individuo devono essere registrate e contestualizzate. Quindi condivise. Il diario di bordo deve essere lo strumento inseparabile di questi percorsi. Anche voi registrate ogni vostra riflessione e osservazione su quello della nostra piattaforma. La pratica interrogativa imperniata sulle parole-chiave e sulle frasi topiche ci permette di costruire inferenze tre le diverse parti del testo, come risulta evidente da alcune domande: Chissà dov'era casa mia Non sa più dov'è la sua casa: ne soffre? il fuoco di un camino non è caldo come il sole del mattino si direbbe di no...Perché? soldi in tasca non ne ho ma lassù mi è rimasto Dio perchè sono queste le cose che vuole, quelle che desiderava fin da piccolo Io un giorno crescerò e nel cielo della vita volerò ------------------------------------------------------Su un piano strutturale il testo, scritto in prima persona, (questo io ricorre fortemente e ripetutamente costruendo il motivo intorno al quale si raggrumano tutte le altre immagini) ci propone la narrazione di una partenza che si sviluppa secondo un asse temporale che nell'intreccio risulta sfalsato. Questa sovrapposizione dei piani temporali potrebbe disorientare il lettore non consapevole delle scelte operate dall'autore. Proviamo a utilizzare la pratica interrogativa per compiere le inferenze corrette. Le operazioni eseguite sono suggerimenti che possono essere modificati, migliorati, semplificati. 1. L'uso dei tempi verbali potrebbe confondere in parte il lettore: Io un giorno crescerò e nel cielo della vita volerò futuro? Perché? Questo è quello che esprime il bambino rispetto al suo avvenire! Ma quanto dice successivamente sembra avvenire subito dopo: Poi ,una notte di settembre mi svegliai ma questo passato remoto mi corregge: no, il vento sulla pelle è tutto avvenuto prima... sul mio corpo il chiarore delle stelle vuol solo dire che il vagabondo sta andando avanti ma come? (fra l'altro il poi è separato dalle parole successive da una virgola, che vuol dire questo?) Chissà dov'era casa mia e quel bambino che giocava in un cortile... Soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio Che domande sono queste? sono domande che ci si può rivolgere quando si pensa, quando si ricorda Prova rimpianto per quello che ha fatto? No, non prova rimpianto, sta solo ripercorrendo le tappe che lo hanno portato a partire. da che cosa inferisco che non prova rimpianto? Poi una notte di settembre me ne andai ….................................................................. il fuoco del camino …...................................................................... non riscalda come il sole del mattino In effetti per comprendere a fondo il testo occorre inferire che si tratta di una narrazione che si snoda sull'onda del ricordo, ricordo nel quale i piani temporali non corrispondono ad un prima e ad un dopo reali. Si tratta di flash che si sovrappongono l'uno sull'altro in un tutto che appartiene comunque al passato. E al passato appartengono anche quel crescerò e volerò... Per capire il significato di questi due futuri bisogna inferire: chi è che li pensa? Io, vagabondo, certo ma quand'ero un bambino che sognava e progettava il suo futuro. Il bimbo pensava: “io crescerò...Nel cielo della vita volerò” Gli altri due ricordi sono entrambi al passato remoto, ma non avvengono simultaneamente: seppure la determinazione temporale, una notte di settembre, potrebbe indurre a pensarlo A: una notte di settembre mi svegliai... B: una notte di settembre me ne andai Da che cosa lo inferiamo? Attraverso quali domande? A: Che cosa sente? ...il vento sulla pelle...il chiarore delle stelle Perché?............................................................................................................. B: Che cosa fa? …................................................................................................ Perché? …............................................................................................................. Quindi B è accaduto prima di A. Come mai allora scrive in entrambi i casi una notte di settembre? La parola una significa qualcosa di vago, indefinito, che rimane sempre vago e indefinito anche nel secondo caso... se la notte fosse stata la stessa, in B avrebbe scritto …........notte di settembre, che mantiene, tra l'altro, la stessa quantità metrica di una nel verso. Nel processo di lettura cooperante attivato attraverso la pratica interrogativa occorre mantenere sempre il controllo su: 1. la progressiva complessità e ampiezza delle cose di cui capire; 2. la progressiva articolazione della cose da capire/dire 3. i modi testualii in cui questo viene attuato. Proposte finali per la produzione e la riflessione: 1. Occhio alla realtà: la vita dei vagabondi è davvero così o è diversa? Guardiamoci intorno... Vi allego un articolo scaricato da internet, ma mille altri possono essere ritrovati dai ragazzi e scelti con cura sulla base di criteri di selezione che si daranno da soli. Cercatene anche voi! Capitale sotto zero ma da oggi il termometro risale Repubblica — 06 gennaio 2009 pagina 7 sezione: ROMA Scendono fino a toccare gli zero gradi le temperature nella Capitale. Un inizio d' anno con un clima polare. Così il servizio meteorologico dell' Aeronautica ha messo subito in allerta il Comune di Roma che ha predisposto per i senzatetto un piano straordinario per fronteggiare l' emergenza freddo. Resteranno aperte per accogliere i clochard sette stazioni della metropolitana: da Barberini al Flaminio, da San Giovanni a Manzoni, da Ponte Mammolo a Tiburtina e Piramide. Così quanti vorranno ripararsi dal gelo notturno potranno trascorrere la notte nelle fermate della metro. Un' apertura straordinaria che durerà fino a domani, ma che potrebbe essere prorogata se i termometri dovessero continuare a far registrare le temperature rigide di questi giorni. L' assistenza delle persone senza fissa dimora sarà curata dalla Caritas che darà un supporto con generi di prima necessità come coperte, cibo e bevande calde mentre l' Ama si occuperà della pulizia delle stazioni che presteranno il servizio di ricovero. Un piano per cercare di evitare episodi come quelli accaduti nelle ultime settimane dove per il freddo sono morti due clochard uno sulla Casilina e l' altro nella zona di San Basilio. Oltre alle stazioni della metropolitana, l' altro punto di accoglienza sono i tre padiglioni dell' ex Fiera di Roma che resteranno aperti fino al 31 marzo. «Vogliamo dare una risposta al disagio di quella fascia di persone fragili, più difficili da raggiungere e da coinvolgere nel progetto di assistenza contro il freddo messo a punto dall' Amministrazione comunale che ogni notte accoglie all' ex Fiera di Roma circa 360 senza fissa dimora - spiega Sveva Belviso, assessore comunale alle Politiche sociali - Purtroppo sono diverse le persone che scelgono di restare in mezzo alla strada, nonostante le sollecitazioni della nostra Sala Operativa Sociale che ogni notte effettua i percorsi di ricognizione dei luoghi maggiormente frequentati da clochard. Per questo mi appello ai cittadini che, attraverso le segnalazioni di eventuali situazioni di disagio al numero verde 800440022, possono darci un aiuto concreto a individuare le persone maggiormente in difficoltà». E molti cittadini si sono mobilitati autonomamente per aiutare i senzatetto e hanno portato coperte e cibo ai barboni che hanno trovato nelle immediate vicinanze della loro abitazione, molti hanno portato generi di prima necessità, indumenti e coperte alla Caritas. Anche se nel Lazio non c' è lo stesso allarme meteo che c' è nel Nord la temperatura minima, stamani a Roma, è scesa sotto lo zero: all' Osservatorio meteorologico del Collegio romano la colonnina di mercurio si è fermata a 1, mentre ieri la minima era stata di 6 gradi e la massima di 8,2. «Da domani la temperatura risalirà di 2-3 gradi - ha annunciato la responsabile dell' osservatorio, Franca Mangianti - la giornata dell' Epifania, a Roma, sarà con il cielo sereno, senza precipitazioni anche se sono previsti annuvolamenti nel pomeriggio. La neve, tuttavia, è da escludere, La pioggia arriverà poi mercoledì. La situazione ieri è stata la peggiore: è stata la giornata più fredda fino ad ora. Da oggi la temperatura comincerà a risalire attestandosi intono a 1 o 2 gradi sopra lo zero e domani ci attesterà intorno ai 4 o 5 gradi» - ANNA MARIA LIGUORI LAURA SERLONI 2. attività interlinguistica: potrebbe servire per approfondire il gioco sui significati. Esiste una traduzione in spagnolo del testo. Si potrebbe prendere spunto da quella (scaricabile da internet) per tradurre il testo in inglese e francese (a seconda della lingua 2 studiata dai ragazzi) Si può prevedere di suddividere la classe in gruppi di lavoro che poi potranno confrontare e motivare le proprie scelte lessiclai. Da lettori si trasformeranno così in Autori che, dopo averlo smontato, ricostruiranno il testo operando opportune scelte linguistiche. Qualche problema potrebbe essere dovuto alla quantità metrica dei versi, al gioco delle rime su cui potranno avanzare delle riflessioni osservando come funzionano diversamente soprattutto nella lingua inglese. Buon lavoro. Il testo offre ancora utili spunti per riflessioni e approfondimenti che lascio per strada come vie da seguire ed utilizzare qualora se ne abbia voglia.