JAUFRÉ RUDEL T7 Amore di terra lontana

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JAUFRÉ RUDEL T7 Amore di terra lontana
JAUFRÉ RUDEL
T7
Amore di terra
lontana
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1. me ne sono dipartito: sono partito, mi
sono allontanato.
2. mi rimembro: mi ricordo.
3. crucciato: triste, preoccupato.
4. m’aggrada: mi piace.
5. valente: dotata di buone qualità.
6. pregio: fama, stima, onore che caratterizzano la donna ricca di virtù.
7. se vederlo: possa io vederlo; se con valore desiderativo.
8. ché: poiché.
9. l’ospizio: l’ospitalità.
10. si parranno i cortesi conversari:
avverranno delle cortesi conversazioni ovvero
discorsi che rimandano al clima elegante e raffinato della corte.
11. Ben tengo ... di lontano: sono certo
che Dio, che ha provocato in me quest’amore, manterrà la promessa e mi farà raggiungere la donna amata.
12. me ne tocca: mi capita.
13. due mali: la lontananza e l’amore non
corrisposto.
14. il mio bordone e il mio saio: il mio
bastone da viandante e l’abito modesto tipico dei frati.
15. quanto viene e va: ciò che si muove
nel mondo.
16. come io ne ho volere: come io desidero.
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È questa la lirica più famosa di Jaufré Rudel sull’amore lontano, che alcuni critici intendono rivolto ad una
principessa di Tripoli o a Eleonora d’Aquitania, altri alla Vergine Maria o alla Terra Santa.
Metro: canzone di sette strofe più il congedo.
Quando son lunghe le giornate, a maggio,
mi piace dolce canto d’uccelli di lontano,
e quando me ne sono dipartito1
mi rimembro2 un amore di lontano.
Vado crucciato3 in cuore ed avvilito,
sì che canto né fior di biancospino
m’aggrada4 più dell’inverno gelato.
Giammai d’amore non prenderò gioia
se non di quest’amore di lontano,
ché più bella non so, né più valente5,
in nessun luogo, vicino o lontano.
Tanto suo pregio6 è verace e perfetto
che laggiù, nel reame dei Saraceni,
io bramerei, per lei, essere schiavo.
Triste e gioioso me ne partirò,
se vederlo7 mai possa, l’amore di lontano,
ma non so quando alfine lo vedrò,
ché8 i nostri paesi son troppo lontano:
lungo è il viaggio, per terra e per mare,
e non posso perciò far previsioni;
ma così sia tutto come Dio vuole.
Ben conoscerò gioia, quando le chiederò
per amore di Dio l’ospizio9 di lontano,
e se a lei piace, sarò ospitato
vicino a lei, benché sia di lontano.
Allora si parranno i cortesi conversari10,
quando amante lontano sarà così vicino
che di belle parole godrà conforto.
Ben tengo per verace il Signore
per cui vedrò l’amore di lontano11;
ma per un bene che me ne tocca12,
soffro due mali13, tanto m’è lontano.
Ah! foss’io là pellegrino,
sì che il mio bordone e il mio saio14
fossero mirati dai suoi occhi belli.
Dio che tutto creò quanto viene e va15
e formò questo amore di lontano,
mi dia potere come io ne ho volere16
che veda questo amore di lontano,
per davvero, e così intimamente
che la camera e il giardino
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17. intimamente ... reggia: così intimamente che i luoghi in cui sarò con la donna, la
camera e il giardino, mi sembreranno una reggia.
18. sorte ... padrino: davanti al fonte battesimale il padrino formula auguri per il battezzato.
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abbiano sempre a sembrarmi una reggia17.
Dice il vero chi ghiotto mi chiama
e bramoso d’amore di lontano:
niun’altra gioia tanto mi piace,
come gioire d’amore di lontano.
Ma ciò che vorrei m’è negato,
ché tal sorte gettò su me il mio padrino18:
ch’io amassi senz’essere amato.
Ma ciò che vorrei m’è negato.
Maledetto sia sempre il padrino
che mi gettò la sorte di non essere amato.
Testo originale in lingua d’oc, trad. it. di A. Roncaglia,
in Le più belle pagine delle letterature d’“oc” e d’“oïl”, cit.
T7 analisi del testo
Artifici formali
«Maggio» =
tempo della canzone
Poeta = vassallo
della donna
Fiducia in Dio
del poeta
Significato
dell’«amore di lontano»
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Nella canzone viene affrontato il tema prediletto da Jaufré Rudel, quello dell’amore lontano a
cui si assomma quello dell’amore non ricambiato.
Dal punto di vista formale è da osservare la costante ripetizione della parola-chiave «lontano»
alla fine del secondo e del quarto verso di ogni strofa, nonché la ripetizione nel congedo delle tre
parole presenti alla fine della strofa precedente: «negato», «padrino», «amato». Altri artifici formali
vanno perduti nella traduzione.
Nel testo sono presenti anche alcuni stilemi tipici della lirica provenzale: il termine «gioia» (vv.
8, 22, 45), l’espressione «mi piace» (vv. 2, 24, 45) che rimanda alla tecnica del plazer (componimento
consistente nell’elencazione delle cose che piacciono).
Anche il periodo dell’anno nel quale è ambientata la lirica, «maggio», è quello caro alla produzione cortese, ma qui, contrariamente alle convenzioni più diffuse (cfr. T33), esso non porta la felicità al poeta, che è lontano dalla donna amata. L’amore del poeta per la donna è qui più che altro desiderio, vagheggiamento, ricordo di un’esperienza felice, sogno che possa nuovamente realizzarsi.
La condizione del poeta rispetto alla donna è quella tipica di vassallaggio, espressa in tante altre liriche cortesi: il poeta vorrebbe essere «schiavo» (v. 14) della donna dal «pregio... verace e perfetto» (v. 12) e trarre «conforto» (v. 28) di «belle parole» (v. 28) dai «cortesi conversari» (v. 26), situazione caratteristica della raffinata vita di corte.
Nonostante le difficoltà per raggiungere l’obiettivo, il poeta si affida a Dio (vv. 21, 29, 36) certo
del suo aiuto, anche se non può esimersi dal maledire il destino così crudele nei suoi confronti (vv.
47 e ss.).
Per quanto riguarda il significato dell’«amore di lontano», tenendo presenti le varie ipotesi che
sono state formulate su di esso (donna aristocratica, la Vergine, la Terra Santa) appare evidente
che esso comunque allude ad una situazione di lontananza, di irraggiungibilità dell’oggetto amato sia sul piano dei rapporti sociali (il poeta è socialmente inferiore alla donna amata), sia su quello religioso (la perfezione della Vergine la rende non raggiungibile per il fedele), sia su quello storico (le Crociate tentavano proprio di conquistare la Terra Santa, annullandone la distanza dal
mondo cristiano). Come afferma Aurelio Roncaglia, la lontananza geografica sarebbe allora «metafora di una distanza morale».
Il tema dell’«amore di lontano» ebbe fortuna letteraria nell’Ottocento e fu ripreso da Carducci
e da Heine.
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PROPOSTE DI LAVORO
Rintracciare sia i termini sia
le situazioni “topiche” della
lirica provenzale presenti
nella canzone.
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Dopo avere individuato tutte
le espressioni riferite alla
donna, riflettere se nel testo
sia presente un ritratto circostanziato e preciso della
donna amata.
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Rintracciare tutte le espressioni usate dal poeta per descrivere la fenomenologia
del suo sentimento d’amore.
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