Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne

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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
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Piccola biblioteca
the description of the griffin as "la fiera
Armour
presents.
/
ch'è sola una persona in due nature" (81)
believes, an audacious parallel
between Christ and the Empire: a
human on earth, "where to be truly Roman is to be Christlike, and to be truly Christian, Roman" (151). The Christian Roman Empire, the heir
to the Rome of Augustus, Armour believes, can be perceived as Christ's temporal,
union of the divine and
political
body, represented on earth by the Emperor, the inheritor of Christ's kingship.
Armour proceeds
to provide
contemporary philosophical and moral arguments for the
elevation of the King's position to the divine, asserting that "what Dante
is
in the earthly Paradise is not the theology of the Incarnation but his
Rome"
theology of
(163). In the alternation of the Griffin's
of Beatrice's eyes.
Armour
two regimes
in the
mirror
continues, Dante sees both a synchronic and diachronic
expression of the ideal monarchy; in these eyes which are the
Dante sees reflected "the dual mystery of
To
presenting
remarkable
ROMA"
medium of
AMOR,
(177).
the griffin's participation in Dante's prophetic vision.
Armour devotes two
chapters, one dealing with the griffin's act of linking the shaft of the chariot to the
tree, the
other with the relationship of the griffin to the disasters which occur to the
chariot after the animal's ascent into heaven. In the light of biblical exegesis and of
legendary
of
lore.
Adam's
Armour
argues that Dante's tree in canto 32 represents both the tree
transgression and of Christ's redemption; the shaft, therefore, represents
not the cross (as has been traditionally claimed) but "the link which
is
re-established
between God's Justice and the chariot" (211): the codification of Roman law and/or
those entrusted with the guidance of the pre-Christian world conununity. The griffin,
in this context, stands for the
imperium of Tiberius, the
Roman agency
used by
God
for his greatest act of justice. In addition, the biformed creature represents both the
theological and juridical conformity between natural law and God's eternal
well as between universal and particular natural law; as such
it
Law,
presents both a
as
model
and goal of world reform.
Armour
who
perceives the eagle and the giant,
formation of the chariot, as antitheses of the
contribute to the monstrous trans-
griffin,
whom
he links to the 515, the
Rome.
In the context of contemporary mil-
lenarian prophecy, the griffin represents the last
Emperor of a world Monarchy, "the
mankind in the
prophetic restorer of the ideal of earthly
West and East who
Christ-like Prince of
final
will lead the society of all
triumph of Christianity and then consign
all
earthly
power
to
God
in
Jerusalem
regained" (277-78).
This book adds a
new dimension
to our understanding of the possibilities of
mean-
ing contained in Dante's complex structuring of the significance of his earthly Paradise.
It
provides a sustained, cohesive, extensively researched and closely argued rereading
of Dante's
griffin.
CAROLYNN LUND-MEAD
University of Toronto
Le Chiose Ambrosiane alla "Commedia" Edizione e saggio di commento a
cura di Luca Carlo Rossi. Pisa: Scuola Normale Superiore, 1990 (Centro di
.
cultura medievale 3). Pp. xlix
Uno degli
il
-H
298.
sviluppi maggiori negli studi danteschi di questi ultimi anni è indubbiamente
come guida imprescincome fenomeno di cultura
graduale recupero della tradizione esegetica trecentesca, sia
dibile per
una più aderente
lettura della
Commedia,
sia
Piccola biblioteca
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a sé stante, fondamentale per l'intelligenza della ricchezza e complessità del secolo
Mentre Robert Hollander con il suo Dartmouth Dante Project (per
speciale di questi Quaderni a cura di Amilcare lannucci, 1989:
delle tre corone.
cui
si
veda
numero
il
287-98) mette a disposizione degli studiosi di tutto
pratica tutto
mondo, per via
il
patrimonio esegetico di sette secoli di studi,
il
finalmente affidabili alcuni dei primi e più rari commenti (per
Filippo Villani, curati entrambi da Saverio Bellomo), e
trecenteschi 'minori', finora inediti, benché
da Vincenzo
latino, curato
A
altri
non indegni (per
elettronica, in
ripubblica in edizioni
altri
es.
Iacopo Alighieri e
ancora stampa commenti
es.
il
coû^AtMo Anonimo
Cioffari).
quest'ultima categoria appartengono
Chiose Ambrosiane, offerte ora
le
bella e filologicamente ineccepibile edizione
da Luca Carlo Rossi. Si
tratta di
presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano (ms. S.P. 5), da cui prendono
codice è del primo Quattrocento,
le
una
ine-
che corredano un esemplare della Commedia conservato
dita serie di chiose in latino
intemi che
in
una
chiose risalgono
ma
mostra sulla base di
l'editore
1355, anche se in esse
al
si
è inserito
D
nome.
il
solidi
argomenti
un corpo estraneo
di aggiunte più tarde (circa 1383).
Una prima
se e gli
1355
parte dell'Introduzione è dedicata a
commenti
altri
è relativamente semplice:
la ricerca
Paradiso
vi specialmente dal
un puntuale raffronto
Per quanto riguarda
del Trecento.
notano, tra gli
si
tra le
commenti
i
altri,
Chio-
anteriori al
importanti prelie-
Iacopo della Lana, dall'/n/er/io di Guido da Pisa
di
soprattutto nell'uso di citazioni classiche,
e,
da Pietro di Dante, del quale l'anonimo
chiosatore sembra conoscere anche la seconda redazione. Assai più delicata è la questione dei rapporti tra le Chiose e
qui possibile un
risalgano
movimento
in
L'Introduzione
senza escludere che
si
i
tre testi
In tutto questo l'editore
si
cautela.
occupa poi del problema affascinante
dell'identità dell'anonimo
L'editore parte da una considerazione delle auctoritates citate nel testo,
glossatore.
provenienti per lo più da raccolte di sentenze, vocabolari e opere enciclopediche
Tra queste figurano
medievali.
gilio,
il
insieme ad
il
allo
altri indizi,
commento
di
Allegorie sulle Metamorfosi di Giovanni del Vir-
come "lohannes de Cesena",
Zibaldone Laurenziano del Boccaccio. Questo particolare,
non
ultimi
i
punti di contatto con le Esposizioni boccacciane
Benvenuto, consentono di ancorare l'autore delle Chiose all'am-
biente romagnolo.
A
Menghino Mezzani,
meno
le
quale però viene ricordato significativamente
denominazione legata
e
del Boccaccio e di Benvenuto, essendo
le direzioni,
a glosse oggi perdute o non identificate.
tutti
muove giustamente con grande
ma
commenti
i
entrambe
questo punto la candidatura del trecentesco notaio e rimatore
già avanzata dallo Zabughin,
si
fa assai allettante, e
Ma
scrupoloso del Rossi vi avrebbe forse consentito.
tratta di indizi e
non
si
di prove; quindi, pur individuando l'ambiente romagnolo, e forse
addirittura "l'accademietta dantesca ravennate" del Mezzani,
nascita delle Chiose,
uno studioso
Rossi riconosce che
il
si rifiuta
a ragione di stringere
il
come
probabile luogo di
nodo attorno a un nome
preciso.
L'Introduzione traccia infine la storia del manoscritto, corredandola di bibliografìa,
ed espone
Quanto
i
criteri grafici,
al testo delle
debitamente conservativi, e
Chiose,
si tratta
le
cento canti del poema. Si passa dalle 130 righe dedicate
7 in cui è racchiusa tutta
la
la
prima
Per esempio,
tutti
i
il
al I
glossa all'Vin. Modesto, dunque,
quasi mai articolato per esteso.
ressanti.
norme
di appunti, per lo più
Ma, pur entro
poema viene
canti fino a Purg.
tutti
i
canto dell' Inferno alle
il
materiale esegetico e
questi limiti, esso presenta spunti inte-
partito in
27 incluso, e
dell'edizione.
molto brevi, su
la
due grandi sezioni che comprendono
seconda
i
rimanenti: partizione simile
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Piccola biblioteca
ma non
uguale a quella della seconda redazione dell'Ottimo, che sceglie a discrimine
Purg. 27.55. Talvolta
fatti di
i
cronaca o
decidere se
mancano
si tratti
di fantasie
"quando autor
ma non
es., al
le
facile
XL annum
erat circa
etatis
sue cepit hoc opus".
si
Il
indicandone
Non
legge
curato-
fin
dove
chiarendo equivoci e ambiguità, e soprattutto confrontando oppor-
le fonti,
tunamente
sempre
primo verso del poema
re discute sinteticamente tutto questo materiale nelle sue note,
possibile
risulta
o di notizie fondate su documenti ormai perduti.
esposizioni del tutto singolari; per
tra l'altro:
sono
dati relativi alla biografia dantesca
i
presentati in maniera inconsueta o del tutto stravagante,
glosse dell'anonimo ambrosiano con quelle della tradizione esegetica
trecentesca.
Chiude
il
volume un indice dei nomi, che comprende la sezione introduttiva e il
Ho
Il volume si presenta in veste tipograficamente curatissima.
testo delle chiose.
notato un solo refuso: a pagina 48, nota al
Nel complesso
si tratta
di
v. 19,
Catholincon invece di Catholicon.
un solido contributo che colma degnamente una lacuna nel
corpus dei commenti trecenteschi alla Commedia.
LINO FERTILE
University of Edinburgh
Ed. Pier
Giovanni Boccaccio. Ninfale fiesolano.
Massimo
Forni.
Milano:
Mursia, 1991. Pp. 208.
La
recente ristampa del Ninfale fiesolano da parte della casa editrice Mursia testimonia
la vitalità
d'un interesse costante per
La casa
editrice milanese
Boccaccio.
il
aveva già riconosciuto
la necessità di divulgare le
minori del Boccaccio stampando in edizione economica
ta;
il
Filostrato e la
opere
Fiammet-
Massimo Forni che riproduce sostanzialmente il testo
Armando Balduino per Tutte le opere di Giovanni Boccaccio (voi. 3), la
curatore del Ninfale è Pier
apportato da
pubblicazione della Mondadori composta di dodici volumi in pelle e curata da Vittore
Branca.
Il
volume
della
gli altri testi di
bibliografica e
Mursia è invece un
uso evidentemente scolastico e
testo ad
da una introduzione del curatore.
Nelle succinte e lucidissime pagine introduttive Pier
di studiare l'opera
anche
le
preciso
da un
che segue,
in quella
Massimo Forni suggerisce
considerandone l'apporto sia in una visione d'insieme a carattere
diacronico, che ne stabiUsca cioè
cede e
come
questa collana è preceduto da una breve nota biografica, da una nota
sia in
il
ruolo e
il
significato nella narrativa
che
la pre-
senso sincronico, insistendo cioè nel considerare
esigenze di tipo personale che sottostanno alla creazione del Ninfale in un
momento
della storia del Boccaccio
uomo
e letterato.
Pier
Massimo Forni
lato segnala alcune delle possibili fonti del Ninfale (già rintracciate tuttavia
una lunga tradizione
critica)
prima nei
classici, soprattutto nelle
da
Metamorfosi, nelle
Eroidi e neìVAchilleide, poi nella narrativa più vicina al Boccaccio stesso, insistendo
soprattutto sulla
ben nota influenza dei
cantari, tradizione già
debitamente studiata dal
Balduino e dal Branca.
Viene così segnalata una
in
traiettoria narrativa
che dai classici passa
alla narrativa
volgare operando, nel caso del Ninfale, una singolare fusione tra tradizione colta e
tradizione popolare che,
come
evidenzia
il
Forni, costituisce
il
meglio del programma