fazzoletto - 70 anni di esperienza
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fazzoletto - 70 anni di esperienza
LA STORIA DEI FAZZOLETTI Fin dalle epoche più remote, il fazzoletto è stato al centro dell’attenzione d’uomini e donne, sia nelle culture orientali, dove trova la sua origine, che in quelle occidentali. Presso i Persiani, era riservato ai dignitari di grado elevato quale indice di sovranità; in Grecia era indicato con il termine "faxiolion"; presso gli Egiziani, come ricorda Plutarco, la bella Cleopatra inviava all’amato Antonio fazzoletti intrisi di lacrime. Durante il Medioevo, la Chiesa trasforma i fazzoletti romani in manipoli e purificatoi, per i riti della Santa Messa. Durante il XV secolo, i corredi annoverano decine di fazzoletti: sessantadue in quello di Lucrezia de’ Medici quando andò in sposa a Bernardo Rucellai, ben centodiciannove in quello di Anna Maria Sforza. Le buone maniere consigliano di piegarlo in due per esibirlo fra le dita o tenerlo nel palmo della mano, affinché sbuffi il centro e siano in vista i lati ornati di frange e ricami in seta rossa o nera. A Venezia, già nel 1540, il fazzoletto si pone in tasca, è sempre grande, più ricco, di tela finissima, ornato di nappine agli angoli, bordato di “merli” ad ago o fuselli. Nel 1594, il "Journal de l’Estoil" riferisce che Enrico IV regala cinque fazzoletti "d’ouvrage d’or, d’argent et soie" alla sua favorita Gabrielle d’Estrees, affinché li esibisca durante i ricevimenti a corte. Soggetto alle leggi suntuarie, mai osservate, il fazzoletto si arricchisce di costosissimi pizzi a punto in aria e a fuselli. Nel XVII secolo si diffonde l’uso di cifrarli, tanto erano preziosi, per poterli ritrovare in caso di smarrimento. Nel corso del Settecento, il fazzoletto andrà a nascondersi nei manicotti, nelle tasche, nelle ampie scollature, uscirà, quale sottile arma di seduzione, solo per asciugare le lacrime di qualche svenevole damina. Gli elenchi dotali ne riportano ancora in numero elevato e tutti adorni di ricami e merletti preziosi: piccoli quelli da nascondere nell’abito, grandi fino a 70 cm quelli da giorno e da notte. I ricami occupano quasi tutto l’intera superficie del fazzoletto e illustrano paesaggi fantastici, scene di vita campestre, architetture, cineserie. L’abitudine di fiutare il tabacco, anche da parte delle damine incipriate, comporta la diffusione di grandi fazzoletti dai toni scuri. Lo sviluppo delle piantagioni di cotone americane, verso la fine del settecento, portarono alla diffusione di questo genere di fazzoletto. Fu Luigi XVI, sollecitato dalla moglie Marie Antoniette, a stabilire la forma quadrata, quale unica adatta all’eleganza e alla praticità. La rivoluzione Francese cancellerà tutte le raffinatezze "ancien regime" ed il fazzoletto dovrà attendere alcuni decenni prima di tornare alla moda. Nel corso dell’Ottocento, il fazzoletto diverrà imprescindibile da ogni toilette femminile; diverrà simbolo di signorilità e pegno d’amore, rivelatore di capricci, raccoglitore di lacrime, detentore di segreti. Stando ai pettegolezzi dell’epoca, fu Giuseppina Beauharnais, futura imperatrice di Francia, a rilanciare il fazzoletto: lo usa in modo civettuolo per nascondere i denti malsani. Il fazzoletto Impero misura 55 centimetri per lato e può essere rifinito a picot da un’alta bordura di Valenciennes o Malines o pizzo d’Inghilterra. Con la Restaurazione il fazzoletto di fine batista propose scene ricamate relegate negli angoli, personalizzato da stemma e cifre. Già nel 1822, l’uomo porta un fazzoletto bianco ripiegato nella tasca del frac che servirà ad asciugare perle di sudore, ad offrirlo alla signora commossa, a pulire le lenti degli occhiali. Per le signore, già nel 1835 il “Corriere delle dame” riporta le novità che suggeriscono fazzoletti ricamati a “trapunto”, alquanto ricchi fino a non rivelarne il fondo, ormai il fazzoletto è tornato ad essere sinonimo di eleganza tanto da essere ricordato puntualmente dai giornali di moda che ne rivelano le diversità di stagione in stagione. Sono fazzoletti tanto costosi per la grande profusione di ricami floreali che propongono elaborate lavorazioni quasi da capogiri. Dalla fine degli anni Trenta, gli angoli iniziano ad essere stondati, una moda questa che resterà fino agli anni sessanta dell’Ottocento. Il fazzoletto è prescritto per ogni abito da indossare durante il corso della giornata. Piccoli e rigorosamente bianchi, ricchi di ricami e merletti quelli matrimoniali: cupidi sfreccianti, fedi intrecciate offerte da immacolate colombe. Sempre di fine battista, con salici piangenti, rose, viole del pensiero, campanule, gigli, cornucopie, blasoni coronati, cifre e monogrammi sono quelli esibiti nelle cerimonie, durante le visite, per le passeggiate, per il teatro, pranzi e balli, tenuti in mano con civetteria dalle dame. Curiosità: si offrono all’innamorato i fazzoletti ricamati con i capelli dell’amata! Dal 1870 in poi, quest’accessorio come strumento di seduzione deve lottare con il ventaglio, i guanti, gli occhiali, il bouquet, l’ombrellino, le borsette dove ben presto sarà nascosto. Pur restando la distinzione fra quelli da giorno e quelli da gala, il fazzoletto semplifica la sua ornamentazione, non viene dimenticato, infatti, tutti i giornali di moda e quelli dei lavori femminili li riportano con una certa frequenza fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Testo ripreso dall’associazione arte del filo presidente dott.ssa Maria Concetta Rocchetti