Ving Tsun: difesa efficace e senza fronzoli

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Ving Tsun: difesa efficace e senza fronzoli
Ving Tsun: difesa efficace e senza fronzoli
La prima arte marziale creata da una donna. Il Ving Tsun (Wing Chun) è la prima arte
marziale
che sia mai stata ideata e sviluppata da una donna.
Nasce infatti circa 300 anni fa in Cina grazie alle formidabili intuizioni di Ng Mui, una
monaca Shaolin entrata nella leggenda per non essere mai stata sconfitta in
combattimento.
Un segreto celato per quasi tre secoli.
I suoi principi, grazie alla loro flessibilità e adattabilità, rappresentano una vera
rivoluzione nelcombattimento a mani nude.
Proprio a causa della pericolosità delle sue tecniche, nate per sconfiggere tutti gli altri
stili di kung fu, per oltre due secoli e mezzo è sempre rimasto segreto e tramandato di
generazione in generazione esclusivamente all’interno delle famiglie e dei clan.
Fu solo negli anni ’50 che il Gran Maestro Yip Man iniziò ad insegnare il Ving Tsun
(Wing Chun) anche al di fuori di
questi circoli ristretti, avviando dei corsi pubblici ad Hong Kong. Tra i suoi allievi più
famosi ricordiamo Bruce Lee e il Gran Maestro Leung Ting, che ha avuto il merito di
diffonderlo a livello mondiale, sviluppandolo e perfezionandolo fino a trasformarlo nel
micidiale sistema di combattimento attuale.
Pura autodifesa, essenziale e senza fronzoli. A differenza delle altre arti marziali,
fondate su un numero elevato di tecniche che richiedono moltissimi anni per essere
padroneggiate, il Ving Tsun (Wing Chun) è un sistema di combattiment
o essenziale, senza fronzoli, basato sull’applicazione di pochi, semplici principi che
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possono essere imparati rapidamente e applicati da subito in situazioni di reale pericolo.
Ciò non toglie che vada comunque praticato a fondo per rendere le tecniche
estremamente efficaci e rapide.
Adatto a uomini e donne di qualsiasi età, corporatura e preparazione fisica. Il Ving Tsun
(Wing Chun), attraverso un rilassamento attivo, insegna a sfruttare l’energia del nostro
aggressore, aggiungendo a questa tutta la potenza generata dalla nostra muscolatura
interna. Non dovendo ricorrere alla forza fisica, anche la persona più debole,
contrariamente a quanto avviene negli sport da combattimento, riuscirà ad avere la
meglio su individui molto più grandi e forti di lei. Questo è uno dei motivi per cui è oggi
considerato tra i migliori e più efficaci sistemi di autodifesa al mondo.
Il “Chi Sau” è forse l’esercizio principale e caratteristico del sistema, che ha sempre
dato a quest’arte un fascino particolare.
Mentre le forme “a solo” servono al praticante per sviluppare la conoscenza e la
preparazione necessaria della propria struttura corporea, lo studio delle catene
meccaniche, l’equilibrio, gli automatismi del movimento, il rafforzament
o del corpo, lo studio dei principi del sistema, le strategie ecc., gli esercizi di “Chi
Sau” (letteralmente tradotto in Mani Aappiccicose) servono a sviluppare la sensibilità
delle forze in movimento, ad abituare al lavoro con un antagonista che non coopera ma
ci ostacola.
Questo esercizio è molto prezioso per il praticante perché lo addestra non solo
all’applicazione delle tecniche di attacco, difesa e contrattacco, ma anche alla scelta del
tempo, controllo della forza, controllo del respiro e delle emozioni. È in realtà molto più
che un semplice addestramento delle abilità marziali, è un vero e proprio strumento per
aumentare le percezioni sensoriali su tutto il corpo; il chi sao può essere infatti praticato
introducendo l’uso delle gambe, delle proiezioni e delle leve articolari, obbligando la
mente a interrompere il suo costante lavoro di osservazione logica per dare spazio alla
reattività più istintiva, libera e creativa guidata dai principi appresi nelle forme.
È una sorta di istruzione del corpo a trovare un’intelligenza periferica che agisca
indipendentemente dal pensiero ragionato della mente.
Grazie a queste particolari caratteristiche il Ving TSun è da considerarsi un’arte est
remamente scientifica e utile alle esigenze dell’uomo moderno; esigenze che vanno
ben oltre al bisogno di difendersi dalle aggressioni fisiche, aspetto per altro curato
moltissimo dalla strategia dei movimenti del sistema rendendola un’efficacissima arte
marziale.
Il percorso che il Ving Tsun offre è in realtà molto più profondo, o almeno lo è per tutti
coloro che hanno voglia di entrare dentro se stessi.
Nota:
è stata adottata la trascrizione in caratteri occidentali Ving Tsun perché fu la prima
diffusa negli anni ’50 ad Hong Kong come “traduzione” fonetica dal Cantonese
all’inglese. Oggi molte scuole per distinguersi usano chiamare lo stesso metodo con la
trascrizione Ving Tsun, Ving chun, Wing Tzun ecc.
Principi di azione
Se la strada è libera, avanza.
Avanziamo protetti attaccando immediatamente i punti vitali dell'avversario, seguendo la
linea diretta verso l'asse centrale del suo corpo.
Se la strada non è libera, incollati all'avversario.
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Se l'avversario copre i suoi organi vitali, manteniamo il contatto esercitando una
pressione continua in direzione della linea centrale. Appena la strada torna libera
continuiamo ad attaccarlo, senza lasciargli il tempo di
retrocedere e organizzare una reazione.
Se l'avversario avanza, cedi.
Se l'avversario esercita una forza superiore alla nostra, cediamo in maniera controllata
con le deformazioni riflesse del nostro corpo, cambiando automaticamente il nostro
angolo e la nostra posizione.
Se l'avversario indietreggia,seguilo.
Rimanendo incollati con una costante pressione in avanti, sfruttiamo immediatamente ed
automaticamente ogni piccolo spiraglio nella guardia dell'avversario, per tornare a
colpire i suoi punti vitali.
Principi sull'uso della forza
Liberati della tua forza.
Dobbiamo rilassare completamente il nostro corpo per muoverci con fluidità e reagire in
modo immediato e istintivo alle azioni del nostro aggressore.
Liberati della forza dell'avversario.
Quando il nostro aggressore tenta di usare la forza per avere la meglio, non ci
opponiamo, bensì ci svuotiamo della sua energia per usarla successivamente contro di
lui.
Restituisci all'avversario la sua forza.
Il nostro corpo rilassato assorbe la forza dell'avversario lasciandosi comprimere come
una molla che, una volta rilasciata, restituisce tutta l'energia incamerata
precedentemente.
Aggiungi la tua forza a quella dell'avversario.
Durante il nostro contrattacco usiamo, oltre all'energia incamerata dal contatto con
l'aggressore, anche tutta quella da noi generata.
La Storia del Ving Chun
La distruzione del Tempio Shaolin.
Nella seconda metà del XVII secolo, durante la dinastia Ching, i seguaci dello Shaolin
Kung Fu erano talmente abili nella loro arte del combattimento, che il governo, per
timore, ordinò lo sterminio dei monaci Shaolin e la distruzione del loro monastero.
Furono inviate numerose truppe armate sul monte Sung, con lo scopo di estinguere la
comunità religiosa, ma i monaci Shaolin opposero una resistenza così forte da riuscire a
respingere ogni assedio. La svolta ci fu solo quando Chan Man Wai, un funzionario
governativo ambizioso e senza scrupoli, congiurò con alcuni monaci, e uno di questi (Ma
Ning Yee) si lasciò convincere a tradire i suoi compagni incendiando il monastero di
nascosto.
La fuga dei Cinque Maestri.
Durante l’incendio morirono la maggior parte degli esperti di arti marziali. Solo pochi
combattenti riuscirono a mettersi in salvo, e tra questi i Cinque Anziani, capi dei cinque
principali stili Shaolin: la maestra buddista Ng Mui, il maestro Chi Shin, il maestro Pak
Mei, il maestro Fung To Tak ed il maestro Miu Hin. I sopravvissuti si divisero per avere
maggiori probabilità di salvarsi dalla persecuzione del governo dei Manciu. Il Master Chi
Shin, ad esempio, assunse l’identità di cuoco su una giunca rossa (la nave di trasporto
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delle troupe di teatro, normalmente dipinta di rosso e adornata di bandiere variopinte),
mentre la monaca Ng Mui si rifugiò nel tempio della Gru Bianca, sul monte Tai Leung,
dove ebbe modo di dedicarsi indisturbata all’arte marziale e allo Zen.
Una nuova arte marziale per sconfiggere tutti gli altri stili.
Per lungo tempo Ng Mui rifletté su come avrebbe potuto creare un nuovo sistema di
combattimento capace di offrire la possibilità, anche a persone fisicamente deboli, di
sconfiggere esperti delle arti marziali classiche. La leggenda racconta che Ng Mui ebbe
l’ispirazione decisiva osservando una lotta tra una gru e una volpe. La volpe girava
intorno alla gru, nella speranza di poter sferrare un attacco mortale sul fianco non
protetto di quest’ultima. La gru, però, si girava in continuazione in modo da mostrare alla
volpe il suo petto. Ogni volta che la volpe si avvicinava troppo, tentando di attaccarla
con una zampa, la gru si difendeva con un’ala e, contemporaneamente, contrattaccava
con il becco. Nello stesso istante, la volpe astuta si avvaleva della velocità delle proprie
gambe e degli attacchi a sorpresa. Ng Mui sviluppò, grazie all’idea ricavata da
quell’osservazione, un nuovo sistema di arti marziali. Le caratteristiche più importanti,
rispetto al Kung Fu Shaolin, consistevano nei movimenti più semplici ed adattabili,
nell’orientamento all'applicazione pratica e nell’impiego più economo della forza. Il
sistema di Ng Mui aveva come scopo la sconfitta del nemico, non con la forza fisica,
bensì con il metodo.
L'incontro con Yim Ving Tsun.
A quei tempi la monaca viveva nel tempio della Gru Bianca, e più volte al mese era solita
frequentare, per acquistare i viveri, il mercato del vicino villaggio dove lavoravano Yim
Lee, un commerciante di tofu, e la sua giovane figlia Yim Ving Tsun. Yim Ving Tsun attirò
ben presto le attenzioni di un noto attaccabrighe locale di nome Wong, molto temuto
dagli abitanti del villaggio in quanto esperto di Kung Fu e appartenente ad una temuta
società segreta. Attratto dalla sua bellezza, egli la chiese in sposa, anche se Yim Ving
Tsun era già stata promessa sin dall’infanzia ad un giovane di nome Leung Bok Chau, un
mercante di Fuchia. Wong le mandò un messaggero, fissandole una scadenza e
minacciandola di usarle violenza nel caso in cui ella lo avesse respinto. Padre e figlia
vivevano quindi nel timore per il loro futuro. Con l’andare del tempo, Ng Mui era
diventata cliente abituale di Yim Lee e spesso si intratteneva con i due. Un giorno, ella si
rese conto che erano tormentati da grandi preoccupazioni. Yim Lee le raccontò ogni
cosa e Ng Mui, che era dotata di spiccato senso della giustizia, decise di aiutare Yim
Ving Tsun.
Yim Ving Tsun sconfigge Wong.
Ella però non desiderava punire personalmente il malfattore, da un lato per non far
scoprire la sua vera identità, e dall’altro perché un combattimento tra lei, la famosa
maestra del monastero Shaolin, ed uno sconosciuto picchiatore sarebbe stato
considerato sleale ed inglorioso. Per questi motivi volle aiutare Yim Ving Tsun
trasmettendole l’arte del combattimento. Dopo soli tre anni di lezioni private, la giovane
ragazza padroneggiava perfettamente il metodo che le era stato insegnato. Terminato
l’addestramento, Yim Ving Tsun fece ritorno da suo padre. Come previsto, appena
rientrata al villaggio fu molestata dal picchiatore Wong. Questa volta, però, ella non
scappò, ma lo sfidò a duello. Wong era così sicuro della sua vittoria che già si rallegrava
di avere conquistato la ragazza. Ma le cose andarono diversamente da come aveva
sperato, poiché Ving Tsun lo sconfisse con grande facilità.
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Nasce il "Ving Tsun Kuen" (Wing Chun Kuen).
Dopo questa vittoria, Yim Ving Tsun continuò ad esercitarsi nel combattimento e,
allorché Ng Mui decise di proseguire il suo viaggio, fu esortata a trovare un degno
successore e a istruire solo gli allievi giusti. Yim Ving Tsun sposò il suo fidanzato Leung
Bok Chau che, avendo praticato il kung Fu prima di sposarsi, non ascoltava la moglie
quando questa gli parlava della sua arte marziale, ritenendo che una donna fosse troppo
debole per poter essere considerata una pericolosa rivale. Una volta, però, Yim Ving
Tsun ebbe finalmente l’opportunità di dargli una dimostrazione pratica della sua abilità.
Da allora, ogni volta che combatterono insieme, riuscì sempre a sconfiggere il marito.
Solo a quel punto egli riconobbe che sua moglie era una grande Maestra di arti marziali,
e per renderle omaggio chiamò questo sistema di kung Fu: “Ving Tsun Kuen” (o Wing
Chun Kuen).
Due secoli di segretezza: da Yim Ving Tsun a Yip Man.
Leung Bok Chau si allenò regolarmente con la moglie fino a diventare egli stesso un
Maestro di quest’arte marziale. Dopo la morte di Yim Wing Tsun, egli lo insegnò a Leung
Lai Kwai e Wong Wa Po. Entrambi facevano parte di un gruppo operistico ambulante,
conosciuto come "Il gruppo della barca del giunco rosso", gruppo che viveva su una
barca nel Fat Shan, un quartiere di Canton, nel XIX secolo circa. Le storie narrano che
anche Chi Shin, altro monaco scampato all'assalto dei Ching assieme a Ng Mui, entrò a
far parte della compagnia e fu proprio lui ad insegnare a Leung Yee Tai, migliore amico
di Wong Wa Po e altro membro del Giunco Rosso, le tecniche del bastone Shaolin. Wong
e Leung cercarono di adattare queste tecniche al proprio modo di combattere e fu così
che vennero introdotte nello stile. Un giorno Leung Yee tai si ammalò e dovette recarsi
dal medico Leung Jan, grande esperto di arti marziali, al quale trasmise col tempo le basi
del Ving Chun. Leung Jan divenne un eccezionale combattente e sostenne molti incontri
(che all'epoca erano veri e propri "street fighting" senza regole, dove di solito solo il
vincitore sopravviveva), senza mai essere sconfitto, tanto da diventare famoso nel sud
della Cina col soprannome di "Re del Ving Chun", divulgando così lo stile.
Bruce Lee, Leung Ting e la diffusione mondiale del Ving Tsun.
Leung Jan insegnò lo stile a Chan Wah Sun, maestro di Yip Man. Il Gran Maestro Yip Man
insegnò parte del programma a Bruce Lee, che lo fece conoscere all'America degli anni
Sessanta e ne prese spunto per alcune tecniche del suo Jeet Kune Do. L'intero
programma del Ving Tsun (Wing Chun) è stato tramandato in Occidente dall'ultimo
allievo privato di Yip Man, Great Grandmaster Leung Ting, artefice della diffusione del
sistema in oltre 70 Paesi nel mondo.
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