Scarica Reloaded Maggio
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AMBIENTE ANTIMAFIA Il caso Kalat Libera si rafforza a Ragusa ESTERI Grecia: gli squadroni della morte generazionezero.org Migranti, giovani, precari, ambiente io g g a 3 1 0 2 M Troppo fango su Kyenge Precarissimi Anti-Putin in galera Peppino è vivo anno I n°11 Immagine di copertina di Alaskan Dude| Alcuni diritti riservati | Per ricevere direttamente la nostra rivista, invia una mail a [email protected] | o visita il nostro sito: http://www.generazionezero.org | Reloaded Migranti, giovani, precari, ambiente Contenuti del numero 3. La guerra, il comunista e il giudice - Attilio Occhipinti 4. Il caso Kalat Ambiente - Attilio Occhipinti 5. Precario è il mondo - Giuseppe Cugnata 7. L'assemblea di pozzallo - Giulio Pitroso 9. Razzismo e libertà: il caso Kyenge - Simone Bellitto 11. Gli squadroni della morte. La Grecia ripiomba nell’ideologia nazista. - Luca Gulino 14. In Russia la persecuzione politica è travestita da giustizia - Roberto Federico Proto 16. Le proposte che cambieranno l'Italia - Gianni Scifo Direttore Responsabile: Giacomo Pisani; Editore, Proprietario: Associazione Generazione Zero; Direttore Editoriale: Giulio Pitroso; ViceDirettore Editoriale: Attilio Occhipinti; Condirettore Editoriale: Simone Lo Presti; Redazione: Simone Bellitto, Federica Monello, Sebastiano Cugnata, Giuseppe Cugnata; Collaboratori: Marco Occhipinti, Gianni Scifo, Roberto Federico Proto, Luca Gulino; Impaginazione e Grafica: Gianni Scifo; IMMAGINE DI COPERTINA: Emma Celeo; Generazione Zero Reloaded: download mensile dell’allegato dal sito di Generazionezero.org T ESTATA REGISTRATA AL TRIBUNALE DI RAGUSA N. 05/11 ERRATA CORRIGE Ci scusiamo per una svista dello scorso numero, dove, a pagina 14 riportavamo che Franco Mormina fosse dipendente della ditta Sebastiano Busso, quando invece lo è della Eco.S.E.I.B. srl di Giuseppe Busso 2| Generazionezero Reloaded editoriale | La guerra, il comunista e il giudice Scrivere un editoriale è un momento intimo per me. Penso alle cose di cui parleremo nel numero che state per leggere e a quelle cose che abbiamo fatto in precedenza, tiro le somme. Guardo il calendario, siamo a maggio, e in teoria automaticamente saprei che cosa scrivere, come inaugurare questo numero di Generazione Zero Reloaded. Poi però rifletto un attimo. Che mese è maggio? Sicuramente maggio ha le sue particolarità, come ogni mese del resto. L’aria di mare dipinge dei grossi sorrisi sui volti di tante persone, le quali, sfregandosi le mani, pensano a sdraiarsi sulla sabbia o a tuffarsi il più presto possibile nel blu del mare. L’intro dell’estate è maggio, con i suoi odori, con le sue serate accompagnate dalle ultime fresche correnti d’aria, prima che il caldo soffochi la nostre notti. La stagione più bella è alle porte, mentre penso ai due anni che il mese scorso abbiamo festeggiato insieme a voi. Noi siamo ancora bambini, abbiamo poco più di due anni di vita. E ci comportiamo da bambini di due anni. Esploriamo la realtà che ci circonda, siamo curiosi, spalanchiamo gli occhi, cadiamo per terra, ci rialziamo e soprattutto piangiamo tanto. Piangiamo perché abbiamo fame, perché qualcuno ci toglie il giocattolo, piangiamo perché vogliamo dormire. Vogliamo anche tante attenzioni e vogliamo che le nostre lamentele siano ascoltate dai più grandi. Così ci buttiamo a capofitto sulle cose che accadono, facciamo casino, sperando che gli altri ci diano retta. E qual è la realtà che ci circonda? Qual è questo giocattolo che ci hanno tolto dalle mani? Perché piangiamo? Abbiamo fame? La fame è tanta, davvero. Il giocattolo è la nostra stessa terra. Motivi per piangere sono parecchi. La realtà nella quale siamo immersi è complicata, strana. Si vedono poliziotti che caricano le mamme a Niscemi, si leggono notizie sul riciclaggio di rifiuti nel catanese, si attendono mosse da parte di un governo appena nato e già in difficoltà, si aspettano i risultati delle prossime tornate elettorali. Un’attualità vecchia e nuova mentre sullo sfondo abbiamo Peppino, il comunista che voleva cambiare le cose, che gridava contro la montagna di merda che tanti uomini hanno contribuito ad accumulare. C’è pure Falcone, il giudice che combatteva la mafia, che insieme ad altri coraggiosi uomini dello Stato aveva intrapreso una strada ben precisa. Una strada che poi è saltata in aria a suon di tritolo. Perché la realtà di questo mese è in gran parte questa: il comunista e il giudice. Due persone molto diverse, agli antipodi si direbbe, stando agli epiteti di cui sopra, ma schierati in guerra sullo stesso fronte, in prima linea. Da tempo siamo in guerra, lo sappiamo, e noi, seppur ancora bambini, abbiamo deciso di combattere con tutte le nostre armi a disposizione e non solo nel mese di maggio, non solo nel mese di Peppino e del giudice Falcone. Lo facciamo anche nel mese di Fava e di Borsellino, di Rostagno e di Cassarà. La guerra è la nostra realtà e non guarda in faccia il calendario. Attilio Occhipinti Generazionezero Reloaded | 3 Il caso Kalat Ambiente “La monnezza è oro”, aveva detto il camorrista Nunzio Perrella circa vent’anni fa. A volte ci si dimentica quanto la spazzatura sia remunerativa, ne sanno qualcosa alcuni comuni catanesi, come Palagonia, Scordia e Caltagirone. Attenzione, questi comuni lo sanno a spese loro (precisiamo, magari qualcuno ha frainteso). La vicenda Kalat Ambiente La Kalat Ambiente Spa, ora in liquidazione, si occupava della gestione integrata dei rifiuti nel territorio del Calatino, nella provincia di Catania. La tappa successiva alla differenziazione dei rifiuti, fatta dal cittadino, consiste nella trasformazione dei suddetti rifiuti, in base alla loro natura organica o non organica, in qualcos’altro. Un esempio pratico è il compost, fertilizzante ottenuto dal trattamento dei rifiuti organici che trova il suo giusto utilizzo in agricoltura. Insomma, ciò che le maestre ci hanno insegnato alla scuola elementare: il celebre riciclaggio. D’altronde in natura nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. veniamo ai fatti. Il 10 maggio 4| Generazionezero Reloaded un’operazione eseguita dalla Procura della Repubblica di Catania, denominata “bad boys”, ha inchiodato amministratori e tecnici della Kalat. L’operazione ha coinvolto pure altre due ditte, affidatarie del servizio di raccolta dei rifiuti, la Aimeri Ambiente Srl e la Agesp Spa. Sono scattati gli arresti domiciliari per Vito Digeronimo, ex presidente del consiglio di amministrazione di Kalat Ambiente e commissario del Policlinico di Catania (il governatore Crocetta ha già revocato l’incarico a Digeronimo), Salvatore Ilardi, tecnico della Kalat, Vincenzo Demetrio Ruggeri, responsabile dei flussi dell’impianto di stabilizzazione di Grammichele e Salvatore Stracquadanio, responsabile cantieri Agesp Spa. Per altre quattro persone, invece, è stato ordinato l’obbligo di dimora nei Comuni di residenza. Queste persone avrebbero commesso una vera e propria truffa ai danni dei Comuni che servivano, riciclando rifiuti di qualsiasi natura, ottenendo e vendendo così un prodotto finale spacciato per compost di qualità. Dalle indagini dei Carabinieri si evince che la Kalat, con la complicità delle altre due ditte, avrebbe frodato i Comuni in questione certificando percen- Ru br ic a am bi en te tuali fasulle di raccolta differenziata dei rifiuti. Si parla addirittura di una percentuale pari al 70%. Secondo gli investigatori questo “sporco riciclo” avveniva negli impianti di compostaggio della Kalat nella zona di Grammichele: il prodotto finale, generato dalla manipolazione dei rifiuti, veniva così venduto agli agricoltori, mentre ai Comuni veniva chiesto di pagare sempre di più, in virtù dell’ottimo lavoro svolto dalle ditte. “Pubblicizzavano dati falsi sulla raccolta differenziata, truffavano i comuni, pare 300.000 euro solo al comune di Scordia, e distribuivano compost altamente inquinato, saccheggiando risorse pubbliche e mettendo in grave pericolo la salute dei lavoratori e l'ambiente”, così ci hanno riferito i ragazzi di ScordiaBeneComune. Ed è tutto dire. I quattro amministratori di Kalat Ambiente dovranno rispondere alle accuse di traffico e smaltimento illecito di rifiuti, truffa e frode in pubbliche forniture. Attilio Occhipinti ica r ub R Precario è il mondo HISTORY | Sights and Land- ri a ec r p L'articolo è stato scritto prima che la manifestazione del 18 si effettuasse “Non è la soluzione che ci voleva e che chiedeva il Paese. Non saranno in grado di produrre il cambiamento che serve per rimettere in cammino l'Italia”. Con queste parole il segretario della FIOM Maurizio Landini si scaglia contro il nuovo Governo Letta, ritenuto incapace di poter attuare in breve tempo le riforme sul lavoro tanto sbandierate davanti alle telecamere o ai colloqui con gli esponenti politici degli altri Paesi europei. Landini invita perciò gli operai, i disoccupati e gli studenti alla manifestazione del 18 Maggio a Roma, alla saranno pre67%quale of youth senti, oltre alle sigle dei sindacati, anche le bandiere dei vari partiti worldwide politici dell'area affine, come SEL, PRC e, probabilmente, anche la loveCivile ANDdiEAT nuova Azione Ingroia. Tra gli ospiti della manifestazione spiccanotomatoes i nomi di Stefano and Rodotà e Gino Strada, già legati dal filo rosso delle candidature alla apples SCHOOL Presidenza della Repubblica. STUDYper SHOWS Il popolo scende l'ennesima volta in piazza, per gridare come la composizione del nuovo Gover5| Magazine First Edition no altro non sia che la riedizione del “doloroso” Governo Monti e per ribadire quanto l'Italia abbia necessariamente bisogno di una nuova linea politica per il lavoro. Già, il lavoro, il sogno che diventa una chimera, il traguardo irraggiungibile visto come una grazia per chi lo possiede, anziché come un diritto sancito dalla Costituzione, torna a far parlare di sé, anzi, non ha mai smesso. Potremmo discutere ore intere dei processi di Berlusconi o dell'abolizione dell'IMU, potremmo sprecare fiumi d'inchiostro sulle divisioni interne al PD, ma il lavoro resterebbe sempre l'argomento principe, in un Paese in cui il 38% dei giovani è disoccupato. Il Governo Letta afferma, tramite la persona del Ministro del Lavoro Giovannini, di avere già programmato un piano di rilancio delle economie familiari, in primis con il rifinanziamento della cassa integrazione. Ma cosa prevede la ricetta Giovannini per i prossimi mesi? La soluzione a lungo corso del Ministro si chiama “staffetta Generazionezero Reloaded | 5 generazionale”, un'idea non poi così innovativa come si potrebbe pensare, ma che permetterebbe l'assunzione di giovani lavoratori e allo stesso tempo la conservazione del posto di lavoro per i dipendenti prossimi alla pensione, con una diminuzione di ore lavorative e di salari per questi ultimi, ma con un mantenimento per quanto riguarda il versamento dei contributi per la pensione. Un'idea allettante, ma che non risolve il problema, se non in minima parte, impegnando per centinaia di migliaia di euro le casse dello Stato, che dovranno risarcire le spese di contribuzione alle aziende che operano in questo modo. L'altro punto cardine per l'abbassamento dei tassi di disoccupazione, in particolare di disoccupazione giovanile, è la Youth Guarantee, il progetto per il rilancio del lavoro nelle fasce giovanili, approvato, stavolta, direttamente dall'alto, dall'Unione Europea, su iniziativa del Partito del Socialismo Europeo (PSE). Lo scopo della Youth Guarantee è quello di garantire, per i giovani sotto i venticinque anni, un posto di lavoro entro quattro mesi dall'abbandono degli studi o dalla disoccupazione, su esempio della larga parte dei Paesi del Nord Europa. Dato però gli enormi tassi di disoccupazione a livello europeo e la scarsità di mezzi economici messi a disposizione (appena 6 miliardi), il progetto risulta essere quasi una risposta illusoria al problema dei NEET, ovvero quei giovani che non lavorano e non studiano, piuttosto 6| Generazionezero Reloaded che un punto da cui partire. Tornando ad una faccenda tutta italiana, il Governo Letta ripropone anche una nuova versione della Legge 92/2012, meglio nota come “Riforma Fornero”, la stessa che l'anno precedente ha avuto come risultato finale la creazione su larga scala del fenomeno degli esodati. La “Ririforma” è stata architettata con l'intento di ammorbidire i punti più negativi della manovra, come l'ingrandimento delle pause tra un contratto a termine e l'altro, ma, in realtà, il risultato finale è una riforma che addirittura peggiora le condizioni dei lavoratori, e che rimarrà inalterata, almeno fino alla fine del 2013, perché, come precisato dallo stesso Giovannini: “bisogna stare attenti a toccare una riforma che sta dando effetti voluti perché l'instabilità delle riforme non è amata dagli investitori”. Sul “remake” della riforma si è espressa anche la segretaria della CGIL, Susanna Camusso, affermando che: “Lei stesso (il Ministro Giovannini, ndr) ha asserito che gli investitori hanno bisogno di stabilità e certezze. Pensi di quanta ne avrebbero bisogno le persone che dipendono dagli annunci che il governo propone in sequenza sul lavoro e sulle emergenze sociali, non per investire su un progetto di vita, come in epoca di crescita sarebbe auspicabile, ma sulla sopravvivenza in un tempo di crisi ancora molto profonda”, e aprendo le porte ad “una modalità d'azione più giusta ed efficace: quella di aprire il confronto e valutare la sostenibilità sociale, non solo i vincoli economici, delle scelte necessarie da compiere sul complesso tema del welfare. Si sceglie, invece, di annunciare provvedimenti di manutenzione che in realtà rappresentano interventi sostanziali come la liberalizzazione dei contratti a termine, la staffetta generazionale (salvo poi retrocedere in ragione dei costi), le flessibilità in uscita per le pensioni (ma penalizzandole senza qualificare i diversi lavori), e si trascurano altre priorità immediate”. Giuseppe Cugnata Ru br L'assemblea di pozzallo “Nel nostro Meridione la cosa che non va bene è la disgregazione delle associazioni”. Così la voce del rappresentante del caffè Rino Giuffrida, mentre fuori imperversa un vento fastidioso, mitigando dal clima marittimo di Pozzallo. Dal pc dietro di lui è uscita fuori la voce di Damian Marley fino a pochi minuti fa, quando i ragazzi che armeggiavano alla consolle gli hanno lasciato il microfono. Lo stesso pc è stato comprato, all’incirca 500 €, messo a diposizione della comunità, dei giovani che frequentano il caffè, che è anche una bottega equo-solidale, ma soprattutto è un’oasi di recupero sociale e di promozione culturale nel più ampio senso del termine. Del resto, a Pozzallo le realtà che sono maturate e che stanno fiorendo sono tante, raccolte e rafforzate dalla rete di Libera e da una evidente predisposizione dei cittadini. Il Circolo Don Puglisi-Impastato ha cominciato proprio la sera prima un cineforum tematico, mentre si è fatta valere recentemente sulla scena l’associazione neocostituita Kaspita!. Il Circolo ha pure un blog d’informazione dal basso, “U vota-vota”. Sono qua, sulle sedie di legno del caffè, in tanti, pervenuti per l’assemblea provinciale di Libera. Così tanti, che si sta stretti, anche se mancano molti nomi, soprattutto dai centri maggiori. Quest’oggi, come valore aggiunto, i parenti della famiglia Tedeschi, parenti di vittime di mafia in suolo ibleo. Tutti uniti dallo spirito di sacrificare parte di se stessi per non restare soli, per “fare rete”, come dice il mantra dell’associazionismo. Perché bisogna “Valorizzare quelle che sono le differenze”, come dice Giorgio Abate, referente provinciale di Libera. Gabriele Vaccaro è di ritorno da un’assemblea liceale a Comiso; fa il banchiere am- ic a gi ov an i bulante per Banca Etica, al centro di parecchie iniziative in provincia. C’è Giorgio Cavallo, Legambiente Modica; Marcello Vindigni, Kaspita!, spiega della giornata organizzata a Pozzallo per Giovanni Spampinato. Poi, una signora prende la parola: “Sono la sorella di Marco Tedeschi”. È qui con altri familiari di questa vittima. “Siamo qui, perché vorremmo essere un modello e un esempio autorevole nella zona di Vittoria”: un’altra storia per ricordare a tutti quanta mafia ci sia stata e ci possa ancora essere da noi, nonostante tutta l’ostinazione a negarla. Giorgio ricorda che l’organizzazione ha già collaborato per il memoriaGenerazionezero Reloaded | 7 le del 21 marzo con Rosalinda gusa, ci spiega: “La manOttone, il cui fratello morì nella canza di lavoro ti porta verso strage di San Basilio a Vittol’illegalità” e continua “Su due cantieri trovo almeno uno ria. È un percorso importante, che in nero”. Carmelo Galfo, quello per trasformare l’indiragazzo pozzallese rappregnazione in impegno. Perché, come dice Giorgio, di questi sentante d’istituto allo scientifico, ci racconta di come ha tempi c’è uno scaricabarile continuo, un’accusa contro conosciuto Libera a scuola altri, una ricerca della colpevo- tramite un progetto. Veronica Taschetti, segreteria regionale lezza in altrui fattori: “Perché di Libera, si dice estremanon diciamo mai che la colmente emozionata. Non si pa è nostra?”. Maurilio Assenza, direttore della Caritas aspettava di trovare così tanti gruppi ei così attivi: “Su quedi Noto, ci parla della casasto territorio c’è un tessuto già famiglia da poco inaugurata a sensibile”. Dà appuntamento Modica: “La casa è un posto a tutti all’assemblea regionale dove si elabora un cammino di Sferracavallo, l’8 e educativo”. Per Perché non 9 giugno. lui a Libera serve “l’innesto popodiciamo mai lare”. Giuseppe, Giulio Pitroso Filca Cisl di Rache la colpa è nostra?” 8| Generazionezero Reloaded Peppino è vivo Chi è Peppino Impastato, in molti non lo sanno neppure oggi. E dico “chi è”, adesso, non “chi è stato”. Perché, come dice il più usurato degli slogan, “Peppino è vivo e lotta insieme a noi/Le nostre idee non moriranno mai”. E come dice un altro, altrettanto noto, “Le idee di Peppino camminano sulle nostre gambe”. Non lo conosce il ragazzo che vive fuori dalla Storia e tutti gli adulti con il codice a barre tatuato sul cuore, con i corpi spezzati tra i corridoi dei centri commerciali, negli scomparti dei supermercati nella spesa del sabato. Non lo conoscono i ragazzi con il fegato mangiato dalla rabbia e dal desiderio degli oggetti che la televisione dice di comprare, i ragazzi che si sentono di non appartenere a nulla, fermi in una vacanza perenne, al limbo di chi non ha cominciato a vivere; non se lo ricordano i manichini dell’impegno, quella gente in vetrina. Non sanno bene neppure i difensori dei cani e i nemici degli zoo, gli amici delle foche e delle balene, perché non si occupano di questo; peggio ancora, tentennano i maratoneti delle filosofie orientali, i sapienti della politica internazionale, i sacerdoti dei massimi sistemi. Non lo conoscono gli anziani, oppure fanno finta. Non lo conoscono i vecchi professori arroganti o le signore benpensanti, che oggi si commuovono alla storia di questo povero uomo e martire del sogno, sospirando tra i denti che l’idealismo non paga, ma soprattutto, che uno non deve essere troppo esagerato come Peppino, come Giovanni, come Mauro o Pippo. Non se lo ricordano le macchine da lavoro dell’esercito impiegatizio, l’egoismo disperato dell’esercito di riserva dei disoccupati, non se lo ricordano gli studenti, anche quelli universitari, se non l’hanno conosciuto in uno di quei progetti extracurriculari che fa l’antimafia a scuola, perché a scuola insegnare l’antimafia non è ancora considerata una cosa di importanza vitale. Ma tornerà in mente a quel vecchio che si è rotto la schiena per decenni e ora mastica le parole senza dentiera, ai militanti dell’antimafia, a quelli che l’antimafia la fanno per hobby, ai rivoluzionari, ai comunisti, a quelli che si vogliono appropriare della memoria di un combattente solo e isolato dalla maggioranza grassa e silenziosa del suo tempo. Peppino, nostro caro Peppino, io, come tanti altri, non ti ho potuto conoscere. Per dire la verità, la tua storia, così vicina nello spazio alla mia sicilianità, così vicina per la giovane età, mi è arrivata solo per via d’un film. Altrimenti, a saperlo chi era Peppino Impastato… Del resto, per quelli che hanno la Generazionezero Reloaded | 9 mia età e per tanti compagni ed amici, tu, nostro caro Peppino, sei diventato il simbolo che sei, il nostro buon esempio, per via della pellicola di Tullio Giordana e la canzone dei Modena City Ramblers. Come ben saprai, da queste parti, le storie come la tua sono tante, e piace tanto al potere insabbiarle e al quieto vivere far finta di niente. Peggio ancora per le storie di persone come te, giornalista senza stipendio, che nel linguaggio della classe egemone, della nostra classe dirigente, è uno sbandato, se non un piantagrane. Per i pigri e gli indolenti, si fa prima a chiedersi chi ti pagasse, per quale complotto ti avessero chiamato, chi fossi in realtà: la voce del popolo è spesso un ripieno di ignoranza e qualunquismo, quando l’istruzione è quasi un lusso e le bugie sono l’ingrediente maggiore dell’impasto della propaganda. Peggio ancora, nostro caro Peppino, tu eri uno di quei morti senza divisa, che nella lotta alla mafia, nel pensiero dei tanti, sono come degli imbecilli che sono andati a fare qualcosa che non gli spettava: una specie di scusa per mentire a se stessi e scaricare le responsabilità su quella gente che domani le strade dei quartieri vogliono chiamare “sbirri” e per cui bastano un onorevole cordoglio e una memoria corta. In fin dei conti, solo oggi gli stessi uomini e donne in divisa incominciano a capire che non è loro dovere esclusivo lavorare per la comunità e che devono rendere conto ai cittadini di quello che fanno, se non per la giustizia lenta, per il loro decoro. Di questi nostri simboli, di questa lunga marcia contro il potere oscuro, della nostra convinzione, contro l’ipocrisia di 10 | Generazionezero Reloaded chi si appropria dei valori migliori per difendere i propri interessi, di tutta la nostra stessa speranza ci rimangono, però, grandi cose. Tante bestie finiscono in manette e, cosa ancora più importante, le generazioni crescono pensando che la mafia, in generale, come forma astorica, come atteggiamento, soprattutto come violenza, sia orrenda. Si è fatto quello che altrove si è fatto contro il nazismo, ma, per adesso, le nostre uniche certezze stanno forse nel sostegno della borghesia urbana di diversi centri e nei ragazzi. Certo, per quell’antimafia con la cipria e il cerone, quella che vuole tanto apparire, quella strabordante che vuole fare la liturgia dei santi ed apostoli della sua gloria, tu, mio caro Peppino sei un testimone un po’ scomodo e sopra le righe. Perché noi lo gridiamo ancora, anche se ci prendono per pazzi, che la mafia è una montagna di merda, senza mezzi termini; ma tanti altri, si scandalizzano per la parola, per i modi eccessivi, per il temperamento, allo stesso modo di come non si scandalizzano davanti il grigiore e le infiltrazioni. A farla breve, è democristiana quella mafia che ti ha ucciso e democristiana è l’ipocrisia che ti vuole oscurare oggi. Sono democristiani oggi tanti sbagli, tanti silenzi e tanto desiderio di mettere a tacere, come se il nostro popolo si fosse allenato per decenni a sedare il pettegolezzo in sacrestia e si volesse goffamente ripetere in questo tempo, dove le chiese si sono svuotate e i centri commerciali si sono riempiti. Viviamo la pantomima dei morti viventi: anche se la Democrazia Cristiana è morta, anche se è stato ammazzato chi ha cercato di riformarla- Piersanti Mattarella e Aldo Moro, su tutti-, anche se è morto chi ha cercato di seppellire le storie delle nostre tragedie, noi siamo ancora qua, a spiegare quanto valgano le cose per cui Peppino è stato disposto a morire, per cui Peppino, solo con i suoi amici, ha sfidato le peggiori canaglie. La lotta continua. Giulio Pitroso Ru br ica mig ra Razzismo e libertà: il caso Kyenge Bianco vs nero Ci risiamo. Il problema del razzismo su suolo italiano non sembra mai essere del tutto risolto, anzi. In questo caso ci riferiamo all’increscioso caso del nuovo ministro dell’integrazione, Cecile Kyenge, da settimane vessato da insulti razzisti anacronistici e fuori da qualsiasi logica di buon senso. Ad aprire le file, in questo grottesco rendez-vous, la Lega Nord, che non è mai stato uno di quei partiti che sia mai andato per il sottile, nel vero senso della parola. Immaginate la baraonda prevedibile suscitata dal partito all’indomani della carica assegnata al nuovo sfortunato ministro, quando si è arrivato persino a dire che “la Kyenge non è un’italiana, è un ospite”. L’uomo che ha pronunciato questa frase è l’esponente leghista Costa, ai microfoni di Radio Padania, feudo delle verdi boiate quotidiane. Per non parlare degli epiteti poco simpatici quali “nero di seppia” (nei casi più gentili): dichiarazioni esecrabili, è senza dubbio scontato affermare questo. Negli ultimi giorni, per giunta, sono arrivati da più parti proclami che fanno sembrare il gioco su Facebook di qualche anno fa, Rimbalza il clandestino, una barzelletta. La provocazione, se ha senso definirla in questo modo, proviene dal movimento di estrema destra Forza Nuova. A Macerata, il 9 maggio (giornata che ha a prescindere un forte contenuto politico simbolico) un infamante striscione è stato affisso davanti alla sede del Partito Democratico. La deplorevole scritta recitava: "Kyenge torna in Congo". In occasione di questo improvvido misfatto la sintetica dichiarazione del nuovo ministro è stata: "Penso che ognuno abbia diritto a poter nti esprimere la propria opinione. Noi dobbiamo cercare di costruire un percorso che vada verso la concretizzazione della cittadinanza. Vanno ascoltati tutti, anche chi ha una opinione contraria sul tema: ho sempre detto che un confronto è utile, purché avvenga nel rispetto delle regole”. La crociata degna del KKK (Klu Klux Klan) di certo non è arrivata alla fine. Viene colpito, comunque sia, l’unico ministro di questo governo che sembra avere un senso nel suo incarico al suo rispettivo dicastero. La Kyenge, infatti, sta provando a portare avanti iniziative a favore dell’integrazione, come una proposta di legge sul cosiddetto ius soli, già osteggiata dal PDL prima ancora di finire in aula. La cittadinanza agli stranieri sembra ancora un miraggio nella nostra bieca “italietta”. Generazionezero Reloaded | 11 Revival xenofobo È un vecchio vizio italiano, sempre alla moda, quello del razzismo, della xenofobia e dell’odio verso colui che ha un diverso colore della pelle, credo religioso o orientamento sessuale. “Negro”, “Frocio” e tanti altri spiacevoli appellativi affollano il linguaggio quotidiano di buona parte del popolo italiano. È emblematico come una cosa tanto appartenente a un retaggio passato possa ancora essere così pervasiva all’interno della società odierna. L’Italia, forse, è una delle società più chiuse e retrograde del mondo occidentale, sotto questo punto di vista. una volta da Forza Nuova, addirittura “uccide”. I neo-fascisti e i leghisti, d’altro canto, crediamo ignorino tutti gli omicidi avvenuti su suolo italiano a sfondo razzista, ai danni del negro, dell’immigrato, dell’extra-comunitario, del “vucumprà” o addirittura del “terrone”. Le cose però non vanno meglio nel mondo. Ba- Dovrebbero persino considerare quanto un pensti pensare alla forza di fondamentalismo, razzi- siero politico xenofobo e razzista possa influensmi e nazionalismi che il sociologo Manuel Ca- zare pesantemente questi fenomeni. Non è, stells ha fatto entrare a pieno titolo all’interno ovviamente, nostro compito moralizzare un ledella categoria Potere delle Identità. A quanto ghista o un forza-novista (nella mipare non siamo nemmeno pronti sura in cui tutto ciò sia realmente Noi dobbiamo ad avere un ministro “nero” (come plausibile). Non è, senza dubbio, cercare di si è orgogliosamente definita la nostro compito giustificare un omicostruire un Kyenge) all’interno di un nuovo cidio, anzi. Vorremmo solo constapercorso che governo piuttosto approssimativo. tare in quale misura l’odio razziale Possiamo pensare di essere pronti vada verso la sia esponenzialmente cresciuto a cambiare il nostro modo di vede- concretizzazione negli ultimi decenni, facendo invidella cittadinanza. re le cose e di cambiare la nostra dia ai livelli precedenti la Shoah e società? La risposta, purtroppo, gli orrori di Auschwitz. visti gli ultimi accadimenti, sembra La questione principale rimane una sola: non negativa. possiamo permettere che tutto questo accada È emblematico come anche un fatto come di nuovo. quello relativo al triplice omicidio del “piccone”, accaduto nella periferia di Milano, nella sua co- munque giustificabilissima condanna, sia stato usato come un mero pretesto per il revival asSimone Bellitto soluto di xenofobia e razzismo di bassa lega. Il casus belli è stato scatenato dalla nazionalità dell’omicida, Mada Kabobo, ghanese. Il buonsenso latita: un assassino rimane sempre un assassino, anche se ghanese, italiano o statunitense. Invece, bersaglio politico della vicenda diventa l’immigrazione, che, in una ingiustificabile campagna d’odio proposta ancora 12 | Generazionezero Reloaded Razzismo e odio contro gli immigrati. Invocati gli squadroni della morte. La Grecia ripiomba nell’ideologia nazista. Nello stato ellenico è in atto una vera e propria “caccia agli immigrati”, spinta anche dalle ideologie estremiste dei partiti a capo del Governo. Chi lo avrebbe mai detto che nello stato in cui è nato il concetto di democrazia, ci sia attualmente una condizione pericolosa di odio e di recrudescenza, pronta ad esplodere verso una particolare categoria di soggetti: gli immigrati. I dati parlano di un forte aumento di crimini, di attentati e di manifestazioni d'odio rivolte ai gruppi di immigrati residenti nel territorio ellenico. Addirittura gran parte di questi sono stati collegati a membri o so- stenitori del partito politico Golden Dawn, Alba Dorata (in italiano), un partito neonazista che ha conquistato il 7% alle scorse elezioni entrando per la prima volta in Parlamento. I suoi esponenti, oltre ad aver varcato la soglia del Parlamento armati e con tanto di saluto nazista, hanno proclamano il ritorno degli squadroni della morte (e tuttora sono attive le ronde e le aggressioni nei confronti degli immigrati) e l’apertura dei “forni crematori” Generazionezero Reloaded | 13 per gli immigrati. Da rabbrividire insomma. In tono minore ma allo stesso tempo allarmanti sono le "teorie politiche" avanzate dal partito di centrodestra attualmente a capo del Parlamento, ovvero Nuova Democrazia. Il capo del movimento, Antonis Samaras, ha definito gli immigrati come dei tiranni da combattere e ha esortato i greci a riprendersi le città occupate da questi individui. Quello dell'immigrazione è un problema ormai radicato nella politica greca; secondo i dati del 2011 sono stati ben 55mila gli immigrati che sono entrati nel territorio greco, sfruttando per oltrepassare la frontiera, sia i confini naturali sia gli stratagemmi più sofisticati. La provenienza di queste persone è in gran parte la Turchia e i paesi confinanti. Secondo le stime, ogni 10 immigrati irregolari, ben 9 provengono dal confine Turco. Tuttavia non tutti gli immigrati, una volta arrivati in Grecia, decidono di rimanerci; altri infatti utilizzano il paese soltanto come punto di passaggio per poi indirizzarsi verso i paesi balcanici o del nord europa. Il Governo ha risposto al pro- 14 | Generazionezero Reloaded blema in modo abbastanza massiccio; con la presenza di circa 5000 agenti di polizia, sono stati rafforzati i controlli alle frontiere, sia di terra che di mare, ed è stato improntato un piano vero e proprio di controllo dei flussi migratori denominato "Zeus Xenios". Questo piano prevede l'inserimento di una barriera-trincea a doppio filo spinato lungo tutto il percorso del fiume Evros che da Atene arriva al confine con la Turchia; l'utilizzo di strumenti a tecnologia avanzata per individuare e rintracciare gruppi di migranti, e infine predispone una forte politica di rimpatrio coatto preceduta da un periodo di detenzione all'interno di improvvisate strutture di concentramento, un misto tra carceri e strutture di isolamento. Ed è proprio all'interno di queste "carceri" che si sono svolte negli ultimi giorni le proteste degli immigrati, a seguito delle pessime condizioni in cui sono "ospitati". Molti di essi, ormai da molti mesi, condividono una cella di 50 metri quadrati con altre 50 persone; le loro pratiche, vista l'enorme mole di lavoro per gli uffici preposti, non riescono ad essere esaminate in tempi celeri e tutto ciò non fa altro che allungare questa detenzione, che è diventata ormai una forma mascherata di tortura arbitraria. Da un punto di vista del rispetto dei diritti umani si capisce infatti come si sia già andati molto sotto al livello minimo di tutela. Anche il Commissario per i diritti umani Muižnieks, ha chiesto al Governo e alle forze dell'ordine di prendere una forte presa di posizione nel mettere in atto tutte le misure necessarie per sanzionare i comportamenti che incitano o favoriscono il sorgere di provvedimenti di questo tipo, che ledono i diritti umani degli immigrati, considerando anche i richiedenti d'asilo e i rifugiati, rendendoli facili bersagli di violenze e di episodi di razzismo. Dalle violenze materiali a quelle basate su stigmatizzazioni del concetto di immigrato, divenute sempre più frequenti. Il rapporto ha messo in luce un deficit di applicazione della legislazione nazionale e internazionale relativa alle leggi anti razzismo ed è stato chiesto al Governo di accelerare l'adozione di specifiche normative riguardanti la xenofobia e appunto il razzismo. Andando nel dettaglio, la Gre- cia dovrà dotarsi di un sistema di accoglienza più umano ed efficace, dovrà affrontare il problema della scarsa capacità di accoglienza delle sue strutture e quindi, il problema inerente la detenzione sistematica e prolungata, spesso in condizioni precarie, dei immigrati irregolari. Partendo da questi presupposti è chiaro dunque che il calderone socio-politico greco è pronto ad esplodere da un momento all'altro; non sarà certo una rete metallica a risolvere il problema dei flussi migratori, bisogna andare a cercare a fondo i problemi di queste persone e magari dar vita a delle soluzioni politiche con i loro paesi d'origine insieme anche con la collaborazione degli organi comunitari per risolvere il problema in modo definitivo ma soprattutto nel rispetto delle legislazioni vigenti. Consideriamo il rapporto del Commissario Europeo come una voce d'allarme e di ammonimento nei confronti dello stato in questione, di certo però non possiamo esimerci da chiedere, avendo già abbastanza elementi per riscontrare le violazioni di parecchi articoli previsti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, quanto tempo debba ancora trascorrere prima di sanzionare in maniera decisa e ufficiale questi avvenimenti. Fonti: Human Rights Europe - Stranieri in italia Articolo di Luca Gulino Generazionezero Reloaded | 15 In Russia la persecuzione politica è travestita da giustizia La storia di un militante anti-putin ingiustamente detenuto Dall'ascesa di Putin al Cremlino nell'Agosto del 1999 al suo radicamento politico che dura ormai da circa 15 anni, la Russia ha vissuto una profonda oligarchizzazione delle Istituzioni e una deriva tutt’altro che democratica. Infatti sotto la guida dell'ex membro del KGB la Russia è stata più volte accusata di violare i diritti umani, oltre ad aver fortemente limitato la libertà d'espressione dei propri oppositori. Come non ricordare la tragica quanto misteriosa scomparsa della reporter Anna Stepanovna Politkovskaja, che testimoniò le atrocità subite dalla popolazione cecena ad opera dell'esercito russo, o l'oppressione politica al gruppo punk rock femminista Pussy Riot, che sensibilizzò i presunti brogli elettorali delle elezioni presidenziali del 2012. Di casi 16 | Generazionezero Reloaded come questi ce ne sono molti altri, dato il forte malessere e le numerose manifestazioni di protesta che si sono svolte, e uno tra questi è la vicenda esaminata questo 11 Aprile dalla Corte Europea dei Diritti dell'uomo. Essa è caratterizzata dall'illegittima detenzione subita da un giovane che insieme ad altri militanti, come lui, di un partito nazionalista russo (fuori legge) ha fatto una protesta politica contro Putin mediante l'occupazione di un luogo istituzionale. I FATTI – Il dissidente del PNB Un ragazzo russo, il sig. Kirill Viktorovich Manulin, militante e membro del Partito Nazionale Bolscevico (PNB) - partito fuori legge in Russia - il 14 Dicembre 2004 è stato protagonista insieme ad un gruppo di 40 persone, anche loro affiliate al PNB, di un’eclatante protesta politica. Infatti occuparono la sala d’attesa del palazzo dell'amministrazione presidenziale a Mosca, al fine di ottenere un incontro con l’allora presidente della Russia, Vladimir Putin – storico nemico politico del PNB - ed il vice capo dell'amministrazione presidenziale e consigliere economico del presidente. Durante l’occupazione, durata quasi un’ora e mezza, prima dello sgombero effettuato dalla Polizia, i militanti lanciarono dalle finestre volantini, contenenti una lettera in cui si chiedevano le dimissioni di Putin e si denunciavano le presunte 10 violazioni della Costituzione da lui effettuate. Potremmo dire che tentarono di attuare un teatrale impeachment. Dopo che venne arrestato e la Corte Distrettuale Khamovnicheskiy di Mosca ebbe ordinato la sua immediata detenzione, a causa della gravità dei reati a lui ascritti, dell’elevato pericolo di fuga e inquinamento delle prove, il giovane Manulin - all’epoca nemmeno ventenne - si appellò a questa misura di prevenzione, poiché ritenne la tesi accusatoria troppo debole, richiedendo una misura cautelare più clemente. Ma l’ordine di detenzione venne confermato e intanto, il 21 Dicembre 2004 il ricorrente fu HISTORY | Sights and Landscapes accusato di tentato rovesciamento violento dello Stato (articolo 278 del codice penale russo) e di distruzione intenzionale e danni materiali in un luogo pubblico (articolo 167 § 2 e 214 del codice penale russo). L’indagine che lo coinvolgeva si concluse il 7 Giugno 2005, e trentanove persone, tra cui il ricorrente, vennero rinviate a giudizio. Durante l’udienza preliminare si deliberò che comunque gli imputati sarebbero dovuti rimanere (ancora) in custodia fino al processo. Infine, l'8 Dicembre 2005 la Corte distrettuale di Tverskoy ritenne gli imputati colpevoli di partecipazione a disordini di massa, e condannò il giovane militante a tre anni di reclusione, ma, subito sospendendo la sentenza, venne messo in libertà vigilata per due anni. Il suddetto verdetto venne confermato anche in secondo grado. Inoltre, lo stesso Manulin testimonierà di questa vicenda le pessime condizioni che subì durante il periodo detentivo dal 14 dicembre 2004 al 8 dicembre 2005: collocato in una cella di circa 28 metri, gravemente sovraffollata - perché condivisa con altri 8 detenuti - e in condizioni igienico-sanitaria pessime e inumane. Successivamente alla pronuncia della sentenza di condanna, nell’Aprile 2006 il militante del PNB depositò un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, accusando la Russia delle ingiuste sofferenze patite e chiedendole un risarcimento di un milione 17 | Magazine First Edition di euro a titolo di danno non patrimoniale. Nella sentenza emessa l’11 Aprile 2013 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarato all’unanimità che vi è stata una violazione dell’articolo 3 CEDU (trattamenti inumani e degradanti), insieme alla violazione dell’articolo 5 CEDU paragrafo 3 (diritto alla libertà e sicurezza), per le condizioni di detenzione e per l'indebita misura cautelare che gli venne applicata, e predispone che lo Stato convenuto debba versare al ricorrente la somma di 6000 euro a titolo di danno non patrimoniale. Conclusioni: l’eterno ritorno della violenza politica? Analizzando questa vicenda, ci si interroga sulla completa imparzialità dei giudici o se essi siano stati o meno oggetto di pressioni politiche, dati i precedenti così eclatanti. Al di là delle condizioni inumane e de67% of youth gradanti delle carceri - problema gravissimo e di drammatica worldwide attualità non solo in Russia - , ciò che rileva maggiormente love AND EATmisuè l'applicazione di una ra cautelare – che significa tomatoes la galera anche se and non sei colpevole! - debolmente motiapples SCHOOLsi è più vata, a cui il ricorrente volte appellato, senza ricevere una debita e legittima risposta STUDY SHOWS da parte delle autorità giudiziarie. E quindi ritorna, ciclica- mente purtroppo, la questione della tutela dei diritti delle opposizioni politiche che dissentono e si oppongono alla linea politica di V. Putin. Ma la questione democratica in Russia, e in particolare la tutela dei diritti umani, è ancora tutta da risolvere, come testimoniò la reporter Anna Stepanovna Politkovskaja, che perse la vita per raccontare le sofferenze subite dai ceceni:" Ho visto centinaia di persone che hanno subito torture. Alcune sono state seviziate in modo così perverso che mi riesce difficile credere che i torturatori siano persone che hanno frequentato il mio stesso tipo di scuola e letto i miei stessi libri". Articolo di Roberto Federico Proto Generazionezero Reloaded | 17 Ru Le proposte ic a sa che salveranno tira l'italia br A q uasi u n mese dalla formazione del governo, dopo st u di approfonditi , ac u te riflessioni e ritiri spirit uali , pare si sia arrivati all’accordo su u n p u nto fondamentale . L’ I talia è nella m *** a . L a consapevolezza è u n passo avanti , indu bbiamente , ma vediamo le principali misu re proposte dal governo : • La scala mobile che non va da nessuna parte. Si è parlato spesso di reintrodurre la scala mobile per adattare il salario all’inflazione. La misura verrà reintrodotta, ma letteralmente. Si tratta di un’opera mastodontica che dovrebbe servire a collegare la terra e il cielo, superando così la Tav e il Muos nella classifica delle opere più inutili della storia e conquistando un secondo posto solo dopo il ponte sullo stretto di Messina. Gli sponsor principali della Scala Celeste saranno il Vaticano e l’Associazione Italiana Pulitori di Scale. Il Papa stesso inaugurerà la monumentale opera salendo i mille gradini per poi buttarsi giù con il paracadute. Nel suo stile il Pontefice non mancherà di rimarcare 18 | Generazionezero Reloaded l’ovvio, dichiarando: “È molto alta questa scala. Ma non porta da nessuna parte. Ci sono troppe macchine in giro, però manca il lavoro.” • Reintroduzione del nucleare. Se si fanno le cose, bisogna farle bene. Con il decreto “Homer Simpson-Ahmadinejad”, d’ora in poi ciascuno potrà costruirsi in casa il proprio reattore nucleare per alimentare in sicurezza frigo, Con il decreto “Homer SimpsonAhmadinejad”, d’ora in poi ciascuno potrà costruirsi in casa il proprio reattore nucleare phon e condizionatore. Le scorie verranno gettate direttamente dalla finestra e porranno la base per l’intervento successivo. • Smaltimento di rifiuti in orbita. Si valutava da tempo la possibilità di smaltire i rifiuti spedendoli nello spazio. L’aereonautica italiana andrà oltre, cercando di spedirli direttamente su Marte. Purtroppo il volo andrà male e il fallimento genererà una pioggia tossica perenne che arricchirà ulteriormente il paesaggio italiano,tra i più belli al mondo, di liquami verde-radioattivo e specie mutanti, scalzandolo così nelle statistiche di gradimento a favore di alcune favelas e dalle zone brutte di Baghdad, ma rendendolo adatto come set per molti film post-apocalittici. • Cementificazione di Pompei. È ora di finirla con i crolli. Per evitare altri danni al patrimonio archeologico campano, verrà indetta una gara d’appalto. A vincerla sarà una misteriosa azienda dal nome “Noi non siamo la Camorra S.p.a”. Sorprendentemente l’azienda si rivelerà essere camorrista, ma la cosa non impedirà di portare a termine il progetto di cementificazione dell’intero parco archeologico. “Chistu è nu parcheggio bellu assaie,” canterà Casalone-Kalashnikov, manager e proprietario della società, suonando un mandolino. “E cussì nun se ne parla acchiù.” • Indipendenza Fiorentina. Spaventati dalle continue pretese di Renzi, gli esponenti del Pd in forza al governo promuoveranno la secessione della Cittàstato toscana con il decreto legge “fuori dalle balle”. Gli abitanti adotteranno il fiorino come moneta ufficiale e aprofitteranno per dichiarare immediatamente guerra a Pisa, rivale di sempre. Renzi, neo-eletto Podestà e signore del contado, affermerà: “Quelli di Pisa han la mamma buhaiola!” un’unica moneta, di un euro, appunto. Per esorcizzare la sfortuna, il Premier Letta la sottrarrà dal proprio stipendio. Ancora aperto il mistero di chi sia questo Letta e di come abbia fatto a diventare Capo del Governo. • Commissione di inchiesta sull’identità di Letta. Il governo proporrà un’indagine su chi sia l’attuale Primo Ministro e su come abbia fatto a raggiungere il ruolo sopra citato. Gianni Scifo • Rinuncia all’Euro. Non si tratta, come si potrebbe pensare, dell’uscita dall’euro-zona, ma bensì della rinuncia ad Generazionezero Reloaded | 19 Generazione Zero Reloaded: download mensile dell’allegato dal sito di Generazionezero.org TESTATA REGISTRATA AL TRIBUNALE DI RAGUSA N. 05/11 20 | Generazionezero Reloaded