youkali 1B - Istituto Comprensivo Sant`Agata Bolognese
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Youkali Concorso di Fiabe 2010-2011 "Oggi racconto io La fantastoria del popolo migrante 2010/2011 Le vie dei simboli: mistero e quotidianità”. Fiabe ideate dai ragazzi di 1B Insegnante Adriana Carli Tre sorelle in maschera In una fredda notte di inverno nacquero tre sorelle che la mamma chiamò: Fefè, Nanà e Nenè. Erano così carine!!! Avevano tutte i capelli biondi e gli occhi azzurri ma c’era un piccolo problema: lei le considerava quelle che le causavano la maggior parte dei problemi e pensava che per essere mantenute richiedevano troppo denaro, decise così di affidarle ad un collegio… Le bambine crebbero senza conoscere la propria mamma. Arrivarono a compiere 14 anni, le bambine ormai ragazze avevano in loro un grande desiderio di fuggire da quella sorta di manicomio, così alla notte quatte quatte fecero i loro bagagli e in silenzio partirono. Vagarono tutta la notte tra la città grigia e oscura senza una meta precisa: sapevano soltanto che non volevano tornare indietro. Finalmente alla mattina Fefè, Nanà e Nenè arrivarono a un piccolo porticello pensando poi di infilarsi nel primo traghetto che capitava. Intanto al collegio era giunta l’ora della colazione: tutte erano sedute a tavola tranne il trio delle squinternate (era il nome dato dalle insegnanti). Incominciarono così a preoccuparsi: avvertirono la polizia e subito scattarono le ricerche. Contemporaneamente, sul porto , Nanà fu attratta da una figura supermegastraluccicosa che volteggiava nel cielo. Ne rimase incantata,tanto che le sorelle incuriosite le urlarono nell’ orecchio:” Ci sei?!”. Nanà un po’ stordita,indicando il cielo, rispose: ”Si,ma guardate…” Le due seguirono le indicazioni e anche loro ne furono incantate, e così si misero a urlare e strepitare per attirare l’attenzione della creaturina. Ci riuscirono!! Solo quando si avvicinò riuscirono a capire di cosa si trattava: una fata!! Si avvicino impaurita ma quando vide che erano solo delle dolci ragazzine a gran voce gridò: “Ciao a tutte io sono Lusilla, e voi??”. Le tre risposero in coro: “Siamo Fefè,Nanà e Nenè, siamo sorelle!!” Lusilla meravigliata , disse: “wow..ah,e cosa ci fate qui??” Nanà rispose: “Vogliamo salire sul primo traghetto che capita, siamo scappate dal collegio in cui stavamo e non abbiamo intenzione di tornarci!!! Lusilla gridò. “Ma nooo!! Siete pazze??! In città vi stanno cercando tutti, le vostre foto sono appese ovunque..se salite su un traghetto di sicuro vi riconosceranno e vi riporteranno immediatamente indietro!!!” Nenè stupita dalla furbizia dell’esserino rispose: “Ah, non ci avevo pesato. Allora che cosa si fa??”. Lusilla esclamò: “conosco dei delfini che vi potranno portare su un’isola deserta , dove nessuno ha mai messo piede: lì sarete al sicuro. Che ve ne pare? Le tre risposero insieme: “ Sì, ottima idea,lì di certo non ci troveranno. Andiamo, non perdiamo tempo,coraggio!!Lusilla con un fischio chiamò a raccolta i delfini che in men che non si dica arrivarono, così ognuna di loro salì su un delfino e partirono per Figi, l’isola deserta . Arrivarono dopo poche ore. Figi era un isoletta tropicale del mar Zucchero con spiagge bianche, mare limpido e uccelli colorati. Appena misero piede sulla sabbia le tre cominciarono a esplorare il territorio e a raccogliere rami, foglie e arbusti per poi costruirsi una dimora. Costruirono una capannina veramente carina con il tetto di foglie di palma e i muri di rami di Baobab il tutto rivestito da reti da pesca di antichi pescherecci trovati sulla spiaggia. La vita lì era una favola tutto il giorno sotto al sole, a nuotare nel mare e a giocare con i pesci, ed erano anche informate!!! Ogni giorno Lusilla volava sulla terra ferma ascoltava le notizie e correva a raccontarlo alle tre. Tutto andava divinamente fino a quando un giorno Lusilla arrivò con una brutta notizia: “ragazze la polizia vuole venire su quest’isola, qualcuno ci ha visto partire e l’ ha raccontato agli agenti!!” le tre impaurite risposero: “o, mamma e allora, cosa facciamo??”Lusilla esclamò: “ Idea!! Travestitevi così non vi riconosceranno!!” L’idea fu gradita dalle tre che subito si misero all’ opera per fabbricare il proprio travestimento. In un giorno tutte indossavano il proprio travestimento:Nenè si vestì da fornaia infarinandosi anche la faccia, Nanà da balia coprendosi con un grosso copricapo invece Fefè si travestì da clown colorandosi tutta la faccia. Dopo poco le tre videro una figura nel mare e allora si misero subito a ballare, a cantare e a lanciare pezzi di carta colorati che loro chiamavano senza motivo “coriandoli”. Quando i poliziotti arrivarono, vedendo tutta quell’ allegria ne furono coinvolti e cominciarono a ballare anche loro. Intanto Lusilla corse a chiamare tutta la città che giunse sull’isola a festeggiare. Tutti gli anni l’ intera città giungeva sull’isola tanto che col tempo questa “tradizione” si diffuse anche sulla terra ferma e prese il nome di :”Carnevale”. Noemi, Hanane, Federica C’ era una volta in una cittadina medioevale un gravissimo dilemma che perseguitava il re. I cittadini ogni notte venivano assediati dal diavolo che li ricopriva di orribili tentazioni e che li induceva ad uccidere. Il re era molto preoccupato per la sua popolazione e ne andava di mezzo anche la sua posizione politica, quindi decise di fare un patto col diavolo. Una mattina partì per questa abbastanza raccapricciante avventura. Arrivò al confine fra la propria terra e quella dei demoni. Appena ebbe attraversato il confine il diavolo gli chiese: “Che cosa ci fai qui ? Che visita inaspettata!” IL re stette zitto perché tremava dalla paura davanti a quell’orribile rifiuto dell’umanità, ma non poteva offenderlo perché , a parte il rischio della vita, voleva farsi condurre nella sua dimora. Il re gli chiese di smetterla di tormentare il suo paese, il diavolo accettò ma in cambio il re avrebbe dovuto ritrovare un oggetto a lui molto caro che aveva perduto: un occhio d’oro. IL re non poteva iniziare a cercare l’occhio perché oltre la notte scura c’era pericolo di essere uccisi. Così cercò riparo in una casetta dove un contadino lo accolse a dormire in una stalla. Quella notte lui e il contadino parlarono molto e il re raccontò il motivo per cui era venuto in quella terra. Il contadino decise di aiutarlo dandogli in dono una chiave che aveva il potere di aprire una porticina situata dietro il castello del diavolo e portava direttamente nel sotterraneo che, grazie ad un intreccio di scale, conduceva alla stanza del diavolo. Il re si mise in cammino verso il retro del castello come gli aveva detto il contadino. INTANTO il diavolo venne a sapere che una persona nel suo regno possedeva un oggetto che permetteva al re di aprire una porta che avrebbe dato l’opportunità di scoprire il suo segreto, e mandò i suoi servi a trovarlo. Il contadino che aveva donato la chiave al re andò a dire al diavolo chi era la persona con la chiave e dove si trovava e grazie alle nuove informazioni I servi trovarono e catturarono il re. Arrivato in prigione, il re trovò il contadino che gli confessò di averlo tradito . Il re non si fidò più di nessuno e decise di cavarsela da solo. Il re scoprì che quella prigione era situata nei sotterranei , quindi grazie alla chiave avrebbe potuto aprire la porta che come gli era servita per entrare adesso gli serviva con urgenza per uscire. Una volta uscito, vide il diavolo che complottava con una delle sue guardie dicendogli di aver ingannato un certo re di una cittadina chiedendogli di trovare un occhio d’oro che era impossibile trovare dato che ce l’aveva lui. Il re sentendolo si arrabbiò e decise di parlarne col diavolo. La chiave gli fece aprire una porta che grazie a delle scale portava alla stanza del diavolo, una volta entrato disse al diavolo quello che aveva sentito. IL diavolo disse al re che se non riferiva alla sua popolazione questo fatto accaduto lui avrebbe lasciato in pace la cittadina. E così fu, tutti vissero in pace. Andrea Baraldi, Silvia Facchini, Oussama Koutair L’anello magico C’era una volta in una città egiziana un giovane artigiano di nome Sinueh . Egli era particolarmente attratto da Lostis, la figlia del faraone. In questa città, Alessandria d’Egitto, la principessa sparì e i cittadini caddero nel panico. Sinueh, una sera trovò per terra un anello con un occhio di mirabile fattura; lo prese in mano e magicamente comparve un dromedario candido. Sinueh inizialmente non si accorse delle capacità dell’animale, ma ad un certo punto udì una voce… Chi era? Era convinto di essere solo! Era il dromedario che disse al ragazzo stupefatto: ”Buonasera! Sono Elmer, il dromedario della principessa, ho assistito al suo rapimento e so dove si trova; seguimi, ti porterò da lei, sempre se vuoi”. L’artigiano ancora incredulo per ciò che stava accadendo proprio a lui, accettò. Così Elmer e Sinueh partirono per un viaggio pericoloso nel deserto del Sahara. Il primo giorno fu calmo, ma i giorni seguenti furono tutt’altro che tranquilli. Incontrarono serpenti, coccodrilli, ratti e scarafaggi. e alle abilità tecniche di Riuscirono a sconfiggerli grazie al potere dell’anello Sinueh. Un giorno, ad esempio, un topo molto affamato stava rosicchiando le scorte di cibo di Sinueh, che ebbe un’idea: prese un pezzo della sua pagnotta e l’avvelenò con il veleno di uno scorpione trovato morto nelle vicinanze; il topo mordicchiò la pagnotta e morì. Dopo numerosi giorni il dromedario affermò che erano arrivati nel punto dove era stata portata la principessa. Improvvisamente il terreno cominciò a tremare e davanti a loro si innalzò una grande piramide con un occhio inciso sulla punta . Si avvicinarono e videro una piccola entrata, chiusa da un blocco di pietra. Elmer adoperò l’anello, dal quale uscì un raggio di luce che polverizzò la roccia. Entrarono, c’era un silenzio di tomba; ad un tratto le pareti iniziarono ad avvicinarsi sempre più velocemente. Elmer e Sinueh corsero verso una porta, ma capirono di non poterci arrivare. L’anello cominciò a vibrare e dall’occhio uscirono due opossum, uno blu e uno arancione, che con la loro forza bloccarono i muri in modo da far avanzare Sinueh ed Elmer. Entrarono in una stanza dove scorsero la principessa Lostis. Appena furono dentro, le porte si chiusero. Amenofis con i suoi scagnozzi armati fino ai denti cercò di ucciderli. Ma Elmer, con riflessi fulminei, prese l’anello e pronunciando un incantesimo attirò i malvagi rapitori e Amenofis dentro l’anello stesso, dove sparirono per sempre. Sinueh liberò Lostis e ripartirono verso il loro paese, dove si sposarono, vivendo per sempre felici e contenti. Marco Marchese, Matteo Serrazanetti e Samuele Spallino I protettori della croce C’erano una volta, tre gladiatori di nome Indiapolis, Achille e Matteo: protettori della croce, soprannominati i “Crocerossa”. Furono chiamati così perché su ogni abito indossato da loro c’era disegnata una croce rossa simbolo di essere credenti in Cristo. L’unico abito che non possedeva la croce disegnata era il mantello, infatti quando non volevano farsi riconoscere lo indossavano sopra agli altri vestiti. Un giorno Roma venne attaccata dai barbari. Gli abitanti supplicarono Giove di chiedere a Mercurio di chiamare i Crocerossa. Un’ora dopo Mercurio partì e in un secondo arrivò il messaggio. I tre gladiatori, saputa la notizia, partirono per un lunghissimo viaggio; arrivarono a Roma, ma metà della città era già distrutta. Convinti di non riuscire a sconfiggere il nemico, andarono a cercare un mago che li potesse aiutare… l’unico che conoscessero era il mago Merlino, che si trovava lungo il Tevere. Lo trovarono. Merlino, il mago, li guardò e chiese loro:” Chi siete? E cosa volete?”. I tre gli risposero :” Siamo i Crocerossa e siamo venuti per chiederti di aiutarci! Per favore! Non ci riusciremo mai da soli.”, ma il mago non fiducioso in loro gli chiese: ”Come faccio a sapere se siete davvero voi se nascondete i vostri abiti?”. I gladiatori si tolsero i lunghi mantelli e fecero vedere le croci rosse disegnate sugli abiti, a quel punto il mago ci credette. Allora lui li portò nel centro di Roma. Quando arrivarono il mago fece un incantesimo e da tre miseri soldati ne fece un intero esercito e continuò a moltiplicarli fino a quando, dopo una lunga guerra, essi sottomisero i barbari che ne approfittarono per attaccarli e ucciderli tutti. Il loro sogno, sfortunatamente per loro, non si avverò e anzi, al contrario, si fecero uccidere. L’unico che non morì fu un vecchio signore che, fedele al suo popolo, continuò a combattere fino a quando non rimasero solo lui e i Crocerossa. A quel punto si arrese, ma a condizione che non avrebbero mai attaccato le persone innocenti come bambini e anziani. La guerra finì e tutte le persone ritornarono a vivere come prima diventando amici di tutti i Crocerossa. India Leonardi, Matteo Scaglioso, Francesco Piccolo La Rosa C’erano una volta tre ragazzi di sedici anni che si chiamavano Sofia, Matteo e Florin. Vivevano in Italia ed erano molto poveri. Una notte, i tre fratelli stavano dormendo ed uno di loro si alzò per andare a bere e sentì dei mormorii nella stanza dei genitori. Posò l’ orecchio sulla porta e capì di che cosa parlavano mamma e papà: si raccontavano una storia su una certa rosa, che avrebbe fatto diventare ricco il suo possessore che si trovava sul monte più alto delle Alpi. Matteo, che aveva ascoltato il discorso riferì ai suoi fratelli tutto. Florin , l’avaro, volle subito partire per trovare il fiore prezioso, ma Sofia, la più saggia, pensò che fosse meglio andarsene la sera successiva: bisognava prepara dei vestiti e del cibo. Quindi la sera seguente, dopo cena, i ragazzi andarono in camera loro e si misero a dormire. Passati dieci minuti, arrivarono i genitori, per rimboccargli le coperte. Appena chiusero la porta della camera per andare a dormire, i tre fratelli scesero in cortile di nascosto dalla finestra e si misero in cammino verso le Alpi . Fu molto dura la camminata e soprattutto molto lunga . Dopo settimane faticose, i tre ragazzi incontrarono sulla loro strada un signore che a prima vista sembrava una persona amichevole . Infatti il signore, vedendo i ragazzi molto affamati e stanchi, li invitò a casa sua per offrire a loro un tè . i ragazzi entrarono nella casa dello sconosciuto ed iniziarono a parlare. Se ne approfittarono per saperne di più su questa misteriosa rosa il signore iniziò a parlare, ma oltre alle notizie buone, diede loro anche una brutta notizia: chiunque avesse provato ad entrare nel monte non sarebbe più uscito. Calò il silenzio sulle bocche di tutti. I tre fratelli ebbero molta paura, poi facendosi coraggio salutarono il signore e si rimisero in cammino. Arrivarono ai piedi del monte e che paura !!! La montagna era abbandonata, buia e cupa. C’era soltanto una persona, un miniatore, che chiese ai tre ragazzi:” Cosa fate qui! Andatevene subito perché è pericoloso !!” Matteo gli rispose:” Mi dispiace, non possiamo tornare indietro. Dobbiamo trovare la rosa” Così, il ragazzo e Sofia, iniziarono a marciare, mentre Florin, il più fifone, rimase indietro e si perse nell’ oscurità. Finalmente Matteo e Sofia arrivarono di fronte al fiore, ma si accorsero che Florin non c’era più. Perciò Matteo tornò sui suoi passi per ritrovare il povero fratello, perduto. Intanto Sofia cercò di prendere la rosa, ma sfiorò appena una spina e si ferì. Sentendo le urla di Sofia, il miniatore, arrivò da lei ma non riuscì a guarirla. Intanto, arrivò anche Matteo, col fiatone, ma senza Florin: non lo riusciva a trovare. Il sedicenne osservò bene la rosa e vide subito una scritta, in latino, che diceva: “PLAGA MALA RECUPERA SANITATEM ET RECEPI TE EX VULNERE STATIM”. Il miniatore iniziò a tradurre: ”O brutta ferita guarisci presto e mettiti subito in sesto”. A queste parole la mano della ragazza guarì di colpo. Il miniatore capì che fossero loro, i ragazzi che dovevano prendere la rosa, infatti diede a Matteo una bellissima spada, luminosa e fosforescente, che sarebbe stata usata da lui per tagliare le spine della rosa. Così fu: il ragazzo riuscì a togliere le spine dalla rosa, la prese e gli stracci con cui era vestito diventarono pregiatissimi abiti di seta. Inoltre scoprirono che era stato il signore ad ospitarli che aveva messo le trappole trovate lungo il loro cammino. Quindi andarono a casa sua e lo uccisero. Da quel giorno, per tutti, i tre (anche se Florin non fu più ritrovato) diventarono una bellissima leggenda conosciuta in tutto il mondo. Matteo Luppi, Razvan Florin Bita, Sofia Cotti L’uovo magico C’erano una volta due amici di nome Jack e Iris. Jack era un ragazzo moro con gli occhi verdi e con i capelli castano scuro. Iris era una ragazza bellissima con i capelli biondi dorati e gli occhi azzurri. Un giorno decisero di andare a fare una gita in montagna, nella città di Stoccolma dove trovarono un bambino che si chiamava Peter, con la sedia a rotelle. A Iris e Jack dispiaceva molto e decisero di fare una passeggiata con lui. Mentre si incamminarono trovarono una pergamena nascosta in una caverna, la presero e Jack la aprì. Dentro c’era scritto “Se seguirete questa strada troverete IL TESORO”. Si incamminarono per trovare il tesoro ma incontrarono una vecchia che in realtà era Voldemort, il più malvagio del mondo che cercava di ingannarli per prendere la pergamena, che conduceva al tesoro. Ma Jack non aveva voluto dargliela. Mentre continuavano a camminare trovarono in un grande cespuglio la seconda pergamena, ma accanto c’era un grande drago che dormiva. Cercarono di prendere la pergamena ma in un attimo il drago si svegliò. Jack trovò una spada infilzata in una grande roccia, era molto difficile da staccare, ma Jack con la sua grande forza e il con suo grande coraggio riuscì a tirarla via e si mise a combattere con il drago. Era molto forte, non riusciva a eliminarlo, ma la sua amica Iris gli disse di colpirlo al cuore. Quando lo colpì ,il drago morì e riuscirono a prendere la seconda pergamena, dove c’era scritto “ Se la pergamena vuoi trovare in fondo al lago devi cercare”, appena girato l’ angolo trovarono un lago. Iris era un’abile nuotatrice, si tuffò nel lago e trovò la terza pergamena ma la sfida non era finita: spuntò fuori un mostro marino ma lei con un’abile mossa di karatè lo mise ko; usci dall’ acqua e apri la pergamena dove c’era scritto “Se l’uovo vuoi trovare nella città segreta …..”. Camminarono per giorni e giorni , guardarono in ogni punto della montagna a non c’erano porte, né passaggi segreti, né grotte, né niente. Ma proprio quando si stavano per arrendere Peter trovò una porta segreta chiamò gli altri e la aprirono ma….Draghi e mostri insieme a Voldemort il loro capo e anche l’escogitatore di tutti gli altri mostri. Iniziarono a combattere: Iris si ferì, invece Jack riuscì a sconfiggerli grazie all’aiuto di Peter che passò la spada magica a Jack che trafisse il cuore del drago e di tutti gli altri mostri rimase solo Voldemort e con la spada trafisse anche il suo cuore ma lui a differenza degli altri mostri non morì. Lo trafisse un’altra volta e finalmente morì, presero la sua anima e la imprigionarono in una lampada che gettarono in un pozzo. Guardarono tutta la città ma niente, si accorsero che sulla cima della montagna c’era finalmente l’uovo. Jack si arrampicò sulla montagna e prese l’uovo tornato giù pensavano a quali desideri esprimere ma quando videro il loro amico sulla sedia a rotelle decisero di esprimere il seguente desiderio:”Noi desideriamo che Peter impari a camminare con le proprie gambe “ e subito dopo Peter riuscì a camminare. Quando i genitori li videro furono contentissimi di vederli soprattutto la mamma di Peter che quando lo vide si mise a piangere dalla contentezza. Festeggiarono tutta la notte dalla contentezza . Soukaina El Orche, Giorgia Valenti, Alessandro Cosentino Il documento dorato In un regno della Palestina, più precisamente a Nazaret, governava un sovrano chiamato Assenav. Egli custodiva, in una grotta oscura e arida in mezzo al deserto, un documento preziosissimo e dorato chiamato Stella di Davide il cui nome deriva dalla persona che l’ha scoperta. Un giorno un ragazzo che si chiamava Ilak che abitava sul monte Bey in Turchia venne a conoscenza di questo prezioso documento, così decise di partire per la Palestina, dopo aver attraversato il mare arrivò a Cipro, dove fece sosta per alcuni giorni. Il giorno dopo andò al mercato per procurarsi un lavoro con cui sopravvivere e guadagnare il denaro per continuare il lungo viaggio; gira e rigira incontrò una brava persona a cui chiese :”Per caso avete un lavoro per me??”. L’uomo rispose: “No, mi dispiace però ti posso aiutare a trovarne uno!!!”. Lo portò da un suo amico, il quale aveva bisogno di un bravo cameriere; Ilak accettò il posto di lavoro, anche perché ne aveva bisogno. Dopo 5 giorni di grande fatica, egli decise di proseguire il suo viaggio, così chiese al suo aiutante che si chiamava Iluaz di partire con lui. Iluaz accettò. Con i soldi che Ilak si era guadagnato si presero un po’ di focacce e un po’ di pane dal fornaio, due o tre bottiglie di acqua dalla fontana dove c’era acqua potabile e si costruirono una piccola barchetta per attraversare il mare. Arrivati in Palestina costruirono una capanna dove alloggiare per il tempo necessario. Quando si furono sistemati andarono nella grande reggia dove viveva il sovrano, chiamato appunto Assenav e Ilak si finse innamorato di sua figlia che si chiamava Desirè. Il sovrano ci cascò e considerò Ilak come un suo fratello e gli diede un posto da dormire nella sua reggia, i vestiti lavati e profumati e cibo in abbondanza. Iluaz, quando venne a conoscenza che Ilak doveva vivere con il re, si mise a piangere ma subito dopo gli comunicò che se dovevano fare questo sacrificio per trovare la Stella di Davide lo avrebbero fatto. Egli prese le sue cose e si trasferì dalla sua finta amata . Un giorno, mentre stavano cenando, Assenav racconto’ il segreto del documento a Ilak, credendo che gli fosse fedele: gli disse il luogo, che era controllata da uno gnomo cattivo chiamato Seituc e ogni persona che entrava in essa diventava suo schiavo. Tutti gli schiavi diventati al suo cospetto si chiamavano Feiler. Dopo aver sentito tutto ciò uscì dalla sala e andò a chiamare il suo aiutante e partirono per cercare la grotta. Dopo aver camminato un per ore trovarono la grotta e fecero un patto: qualunque cosa sarebbe accaduta sarebbero stati uniti. Valicarono l’entrata anche se c’era il divieto; dopo quattro o cinque passi trovarono una mappa per terra: la aprirono e videro la leggenda della grotta. Dopo aver letto la leggenda, alzarono gli occhi e videro Seituc. Spaventati scapparono ma riuscirono a trovare una pietra che difendeva le persone dai poteri malvagi di Seituc. Loro finsero di essere suoi schiavi per proteggersi , Seituc li mise subito a lavorare nella grotta. Alla fine della giornata Ilak e Iluaz, stanchi morti, andarono nella stanza riservata ai Feiler dove gli aspettava un letto scomodo da dividersi e una finestrella per fare entrare da fare entrare uno o due raggi di luce. Il giorno dopo,si alzarono presto ma non si misero al lavoro per Seituc ma per cercare la Stella di Davide; dopo ore di ricerca trovarono il “tesoro” e cercarono di uscire dalla grotta ma l’uscita era bloccata da un mostro a 9 teste. Si ferirono ma alla fine lo riuscirono a sconfiggere. Però non era finita: l’uscita era bloccata ancora una volta da un grande masso per cui loro non riuscirono a uscire e Seituc riuscì a catturarli. Chiamò il sovrano e sua figlia per informare dei fatti ma Seituc, con il consenso di Assenav, decise di trovargli una tortura. Dopo tutto ciò li rimandò nella loro stanza. Era notte fonda quando la principessa Desirè decise di recarsi lì per liberare Ilak e Iluaz. Prese le chiavi dalla cella del malvagio mentre dormiva e entrò. Gli svegliò sapendo che Seituc e Assenav sarebbero stati contrari. Gli portò al loro accampamento e chiese a Ilak di parlargli e gli disse:” io ti ho liberato solo ed esclusivamente perché mi sono innamorata di te!” A queste parole egli rimase impietrito e gli rispose: ”Io pensavo di provare sentimenti falsi per te ma anch’io sono innamorato di te!”. Subito si abbracciarono e decisero di andare a vivere insieme. Dopo poco tempo si sposarono e Desirè rimase incinta di due gemelle che chiamò Eleonora e Vanessa e con la loro nascita si formò un nuovo regno basato sull’amore e la pace. Seituc venne ucciso dalla battaglia con Assenav. Eleonora Facchini, Desirè Zauli, Vanessa Silvestri