LUSITANIA, affondava 100 anni fa.

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LUSITANIA, affondava 100 anni fa.
LUSITANIA, affondava 100 anni fa.
Cento Anni fa
AFFONDAVA IL LUSITANIA E L'AMERICA ENTRO' NELLA PRIMA
GUERRA MONDIALE
Il 7 maggio del 1915, l'U-boot U-20 tedesco affondò il transatlantico inglese RMS Lusitania (Cu
nard Line) presso la costa irlandese. Delle 1.195 vittime, 123 erano civili americani. Nessuna
tragedia dei mari e nessun episodio di guerra navale ebbero mai una risonanza e delle
conseguenze mondiali per l’intera umanità. Intorno alla fine di questo transatlantico, enorme e
lussuoso, chiamato "il levriere dei mari", divamparono le polemiche e si addensarono i misteri.
Questo evento fece rivolgere l'opinione pubblica americana contro la Germania, e fu uno dei
fattori principali dell'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco degli alleati durante la Grande
Guerra, intervento che fu decisivo per la sconfitta della Germania.
L’avviso premonitore che non fu ascoltato...
Nel 1915 la Germania aveva disposto un blocco navale attorno alle coste del paese nemico: la
Gran Bretagna. Gli Stati Uniti, all'epoca, erano neutrali e mentre il
Lusitania
era ormeggiato nel porto di New York, nell’attesa di partire per l’ultimo viaggio, l'ambasciata
tedesca fece pubblicare il seguente avviso sulla stampa statunitense:
«Ai viaggiatori che intendono intraprendere la traversata atlantica si ricorda che tra la Germania
e la Gran Bretagna esiste uno Stato di guerra. Si ricorda che la zona di guerra comprende le
acque adiacenti alla Gran Bretagna e che, in conformità di un preavviso formale da parte del
Governo Tedesco, le imbarcazioni battenti la bandiera della Gran Bretagna o di uno qualsiasi
dei suoi alleati sono passabili di distruzione una volta entrati in quelle stesse acque.»
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Rimase celebre la risposta del Comandante Turner: “Questa é la più bella battuta che abbia
sentito da anni”.
Alle 12,30 del mattino del 1° maggio 1915, il transatlantico Lusitania, orgoglio della marina
civile inglese, lasciò il Pier 54 di New York con a bordo milletrecento passeggeri, di cui
centocinquantanove americani che, si disse allora, fossero una “garanzia” contro un attacco
tedesco. Nulla di più erroneo.
Mentre la Lusitania salpava per l’Inghilterra, il sottomarino U-20 lasciava la base in Germania
per la sua più celebre missione. Le due rotte erano destinate ad incontrarsi.
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Soltanto un sottomarino doveva colpire il bersaglio, benché gli ordini diramati dalla
Kriegsmarine prevedevano la presenza di numerosi U-Boot in agguato in prossimità dei porti
britannici e lungo le rotte più battute dell’Atlantico e del Mare del Nord.
Un certo numero di mercantili britannici erano già stati affondati dagli U-Boot, tuttavia,
l’annuncio germanico apparso sulla stampa non produsse particolare effetto. Era diffusa la
convinzione che nessuna nazione civile avrebbe agito piratescamente contro una nave di linea
e che, soprattutto, la Germania non avrebbe corso il rischio di provocare l’intervento in guerra
degli Stati Uniti.
Il Comandante inglese Turner
Con questi ottimistici pensieri i passeggeri americani e inglesi, sfidando il destino della nave,
mantennero le loro prenotazioni e partirono per l’Inghilterra. Pur non viaggiando alla massima
velocità di crociera, il transatlantico si avvicinò rapidamente alle acque europee con calma
piatta. All’alba del 7 maggio il comandante Turner del Lusitania, pur sentendo il profumo di
casa, era molto teso, ma anche deluso dall’assenza di navi militari di sua Maestà durante
l’atterraggio verso l’Europa, come gli era stato promesso alla partenza. I sottomarini tedeschi
operativi in quel settore, tra cui l’U-20, conoscevano esattamente la rotta del
Lusitania
, ma ci fu un imprevisto: giunto in prossimità della costa alle 11 del mattino, la nave incappò in
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un banco di nebbia che la costrinse a diminuire la velocità a 18 nodi, ma anche a farsi scudo
dalle insidie del nemico. A dire il vero, l’Ammiragliato Inglese non si fece vivo con le navi militari
di copertura promesse, ma lo fece con un messaggio crittografico con cui si rendeva nota la
presenza nella zona di un sottomarino tedesco. Poche ore dopo un altro messaggio raggiunse il
Capitano segnalando nuovamente la presenza di un sottomarino. Cap. Turner ritenne di essere
ancora lontano dalla zona di agguato dell’U-Boot e, superato l’Hold Head of Kinsale, si preparò
a raggiungere rapidamente Liverpool senza prendere particolari precauzioni.
Nello stesso tempo, il comandante del sottomarino tedesco U-20 Walther Schwieger, in
agguato proprio nella zona del Kinsale (Mare Celtico), avvistò una nave che procedeva alla
velocità di 22 nodi, aveva quattro fumaioli e non poteva che essere il Lusitania, indicata
nell’annuario navale come mercantile armato. L’U-Boot modificò la propria rotta per intercettare
la nave ed attaccarla.
Alle 14,10 di venerdì 7 maggio 1915, un siluro lanciato dall’U-Boot 20 colpì senza preavviso il L
usitania
e quasi subito
si udirono due forti esplosioni in successione. Il transatlantico sbandò sulla dritta ingavonandosi
di prora. Con questo assetto innaturale e precario proseguì la sua corsa per un breve tratto con
le macchine ancora in moto. L’equipaggio, malgrado la confusione provocata dal terrore e dalla
disperazione dei passeggeri presenti a bordo, lanciò l’S.O.S e fece il possibile per ammainare le
scialuppe di salvataggio ma, nel corso della difficile operazione, parte di queste si capovolsero.
Dopo circa 18 minuti il
Lusitania
s’inabissò di prora.
La poppa del transatlantico emerse per qualche istante sopra il livello del mare, quindi
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scomparve in un gorgo immenso nel quale, fra rottami e cadaveri, si dibatteva qualche
sventurato.
462 passeggeri e 302 marinai furono i superstiti, per un totale di 764 rimasti miracolosamente
sulle scialuppe, mentre le vittime inermi ed innocenti del disastro furono 1200. Tra i 123 cittadini
americani deceduti, perse la vita il famoso filantropico Alfredo Vanderbilt affogato dopo aver
cercato di trarre in salvo molti bambini presenti a bordo. Le operazioni di salvataggio e di
recupero dei superstiti iniziarono con l’invio di navi da guerra e civili non appena la richiesta di
soccorso del Lusitania fu ricevuta dall’Ammiragliato. Nella giornata successiva un altro gruppo
di unità navali fu inviato per il ritrovamento ed il successivo trasporto a terra delle salme dei
deceduti. L’U-20 riuscì a rientrare alla sua base senza aver subito danni. Il comandante
dell’U-Boot tedesco Walther von Schwieger racconto:
“Il bastimento
stava affondando con velocità incredibile. Il terrore regnava in coperta. Le imbarcazioni gremite,
quasi strappate dalle loro gruette, piombavano in mare... Uomini e donne saltavano nell' acqua
e cercavano di raggiungere a nuoto le imbarcazioni capovolte... Non potevo prestare nessun
aiuto. Tutt' al più avrei potuto salvare una dozzina di tutta quella gente... Quella vista era troppo
atroce: ordinai che ci immergessimo e ce ne andammo via”.
Quelle rivelazioni sulle colpe tedesche squalificarono Berlino agli occhi del mondo.
Alle attività di soccorso seguì un’inchiesta per accertare la dinamica dell’affondamento nonché
eventuali responsabilità del capitano Turner, sopravvissuto e salvato dopo aver passato più di
tre ore in acqua. Secondo la successiva versione dell’ammiragliato britannico, il Lusitania
sarebbe stato colpito a 14 miglia al largo della costa irlandese da due siluri. Molti testimoni
confermarono la duplicità delle esplosioni, ma dalla lettura del diario di bordo dell’U-20,
considerato attendibile e non contraffatto, emerse che il siluro lanciato fu uno solo. Secondo
alcune ipotesi, la seconda deflagrazione che provocò come diretta conseguenza il rapido
inabissamento del piroscafo fu dovuta allo scoppio successivo e quasi contemporaneo di circa
5.000 proiettili di artiglieria immagazzinati di contrabbando nelle stive della nave.
L’annuncio della perdita del Lusitania giunto sia a Londra sia a New York, produsse orrore,
cordoglio ed indignazione impegnando con le notizie del disastro le prime pagine dei giornali.
Accuse durissime furono lanciate dall’opinione pubblica contro la Germania per il fatto di aver
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affondato
senza alcun preavviso una nave civile
totalmente indifesa e per essere conseguentemente responsabile di una condotta bellica
barbara e senza scrupoli umanitari.
La Germania, malgrado le critiche ed il biasimo internazionale, celebrò invece l’avvenimento
come una grande vittoria. “La notizia – scrisse la Kolnische Zeitung – sarà appresa dal popolo
tedesco con unanime soddisfazione, giacché dimostra all’Inghilterra ed al mondo intero che la
Germania é decisa a fare la guerra sottomarina sul serio”.
La Kolnische Volkszeitung – giornale cattolico e nazionalista molto diffuso commentò il fatto
scrivendo:
“Con orgogliosa gioia ammiriamo questa gesta della nostra Marina e non sarà l’ultima”.
Furono aperte sottoscrizioni per premiare l’eroico equipaggio e coniata una medaglia
commemorativa per ricordare ai posteri l’affondamento del transatlantico.
Indipendentemente dai risultati delle inchieste, dato il coinvolgimento di entrambi i paesi
estensori delle conclusioni che ne derivarono, sulla realtà oggettiva dell’accaduto continuarono
a permanere dubbi. Si accesero polemiche mentre furono formulate accuse contro
l’Ammiragliato britannico giudicato responsabile del mancato invio di navi di scorta al Lusitania
almeno nel tratto di mare considerato
zona di guerra
e nel quale si trovavano, come peraltro noto all’Ammiragliato stesso, U-Boot in attività.
In seguito all'attacco, tuttavia, gli Stati Uniti non entrarono subito in guerra, ma chiesero in
maniera decisa la fine degli attacchi U-Boot nell'Atlantico; richiesta alla quale la Germania
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acconsentì non senza proteste. Dopo alcuni mesi di guerra la Germania - ormai sull'orlo della
rovina - riprese gli assalti condotti con sottomarini alle navi in transito nell'Atlantico nel tentativo
di ridurre i rifornimenti degli Alleati; ciò pose fine alla neutralità degli Stati Uniti.
Non molti anni fa, un gruppo di sommozzatori ispezionò il relitto del Lusitania e dichiarò: “.... si
ritiene che nella stiva del
Lusitania
giacciano circa quattro milioni di proiettili Remington 303 fabbricati negli Stati Uniti, a una
profondità di circa 100 metri”.
Il mondo é passato nel duplice guado di due guerre mondiali, ma il caso LUSITANIA continua a
far parlare dei suoi irrisolti misteri.
Carlo GATTI
Lunedì 4 Maggio 2015
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