il tridente ha fatto 100 - Libreria dell`Automobile

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il tridente ha fatto 100 - Libreria dell`Automobile
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NAZ/223/2008
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periodico semestrale di auto e moto d’epoca
Semestrale - 1° semestre 2014 - Anno XVIII - N° 35 - In caso di mancato recapito
inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.
n° 35 • I s emestre 2014
IL TRIDENTE HA FATTO 100
1914-2014: sono le coordinate temporali dentro le quali si è dipanata la storia di uno dei marchi automobilistici
italiani più prestigiosi: la Maserati. Era inevitabile ripercorrerne la storia in un libro.
T
utto ha inizio il 1
dicembre 1914
quando Alfieri
Maserati, assieme ai fratelli Ettore ed Ernesto,
apre a Bologna, al n° 1 di
Via dè Pepoli, la “Società
Anonima Officine Alfieri
Maserati” che, come è
scritto nella registrazione
alla Camera di Commercio,
sarà: “un’officina meccanica per riparazioni automobili e garage”. Alfieri è uno
dei sei fratelli – sarebbero
in realtà sette ma il terzo
scompare appena un anno
dopo la nascita – nati fra il
1881 e il 1898 da Rodolfo
Maserati e dalla moglie
Carolina Losi.
Almeno sino alla metà
degli anni Venti, questa
nuova realtà, sapientemen-
te guidata proprio dallo
stesso Alfieri, si dedica in
particolare all’elaborazione
e alla preparazione sportiva di vetture, soprattutto motori, di altre marche
quali Isotta Fraschini e
Diatto. Con queste automobili il nome Maserati inizia a figurare con sempre
maggiore insistenza nelle
classifiche delle diverse gare che, all’epoca, si
disputavano tanto in Italia
quanto in Europa ma poi,
già nel 1924, i risultati iniziano a scarseggiare e la
Diatto, oppressa da debiti
e creditori, alla fine della
stagione successiva, decise di cedere tutta l’attrezzatura sportiva, compresa una decina di telai di
Diatto 30 Sport, proprio
ai Maserati che, come si
suol dire, non aspettavano
altro...
Nella nuova officina di Via
Emilia Levante dove frattanto si erano trasferiti, i
fratelli Maserati, fra l’inverno del 1925 e la primavera dell’anno successivo,
lavorano alacremente su
quella che sarebbe poi
diventata a tutti gli effetti
la prima “vera” Maserati,
la Tipo 26, una Grand
Prix contrassegnata da
una filante carrozzeria ma
soprattutto recante sul
radiatore un piccolo tridente, analogo a quello
che il Giambologna aveva
scolpito nella mano destra
della statua di Nettuno,
posta nella piazza omonima, nel centro di Bologna.
A pensare a quel tridente
e a stilizzarlo in funzione
di quella nuova destinazione, l’emblema di una
Casa automobilistica,
aveva pensato un altro dei
fratelli, Mario, l’artista di
famiglia.
La “prima” nata sotto il
segno del Tridente
Quella Tipo 26 era mossa
da un 8 cilindri di 1,5 litri
di cilindrata (1492 cc) che,
grazie al turbocompressore, arrivava ad esprimere
una potenza di oltre 120
CV. La neonata Maserati
dominò, da subito, al
debutto, nella propria
categoria, alla Targa Florio
del 25 aprile di quell’anno, guidata dallo stesso
Alfieri e da quel Guerino
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n° 35 • I semestre 2014
Un celebre quanto intenso primo piano di Alfieri Maserati.
La Maserati Tipo 26B del 1927.
te l’Isotta Fraschini, portano avanti il marchio di
famiglia ma, pur a fronte
di altri esaltanti successi
(si pensi alle vittorie colte
dal binomio NuvolariMaserati), nel volgere di
pochi anni si accorgono che i costi dell’attività
sportiva sono esorbidanti
e che, da soli, non potranno tirare avanti molto.
La Tipo 26 durante i primi collaudi a Monza.
Bindo, Ernesto ed Ettore Maserati al tavolo di
lavoro. Dietro di loro il ritratto del fratello Alfieri.
Bertocchi che, nel corso
del tempo, sarebbe diventato lo storico meccanico
e collaudatore della Casa.
La Tipo 26 c’è e quello
altro non è che il primo di
una lunga serie di successi
colti nel volgere di pochi
anni da quella straordinaria
vettura e dalla sua ricca
e articolata discendenza: dalla 26B alle 26MM
e R, dalla 26 C alle 26 M
Sport. A condurle al successo, oltre agli stessi
Maserati, piloti del calibro di Arcangeli, Fagioli,
Varzi e Borzacchini, quel
Borzacchini che nel 1929
conquista il record mondiale di velocità sui 10 chilometri (lungo gli interminabili rettifili tra Mantova
e Cremona, resi famosi
dal Circuito motociclistico di Cremona tra il 1912
e il 1924) alla media di
246,069 km/h: è alla guida
della tipo V4, una 16 cilindri a V da 4 litri. All’alba
degli anni Trenta, la
Maserati è ormai un nome
noto nel panorama automobilistico internazionale
ma proprio quando sembra che tutto volga a favore degli intraprendenti fratelli, accade l’irreparabile:
il 3 marzo 1932, all’età di
44 anni, scompare all’im-
provviso Alfieri Maserati.
Ernesto ed Ernesto cui si
aggiunge Bindo che per
far fronte all’emergenza
abbandona repentinamen-
La Maserati 8C 2500 di Giuseppe Campari
alla Parma-Poggio di Berceto del 1933.
Storica immagine quella di Wibur Shaw a bordo
della Maserati 8CTF con cui vinse la 500 Miglia di
Indianapolis nel 1939 (per poi ripetersi nel 1940).
Arrivano gli Orsi
Nel 1937, la famiglia Orsi
di Modena (che, dopo aver
iniziato con la raccolta di
materiali ferrosi, ha saputo dar vita a un gruppo
forte di ferriere, miniere,
compagnie di trasporto e
navigazione), guidata dalla
3
n° 35 • I s emestre 2014
mASERATI
UN SECOLO
DI STORIA
Il lIbro uffIcIale
gianni Cancellieri, Luca Dal
monte, Cesare De Agostini,
Lorenzo Ramaciotti
Formato 26.5x29.5 cm, pagine
360, foto in b/n e a colori, rilegato
con sovraccoperta, testo italiano
€ 50,00
Era il 1° dicembre del 1914
quando Alfieri Maserati comunicò alla Camera del Commercio
e dell’Industria di Bologna l’apertura in via De Pepoli di un’officina dedita
alla riparazione di automobili. L’attività divenne subito intensa e, nel volgere
di un decennio, assieme ai suoi fratelli, Alfieri iniziò a costruire vetture con
un proprio marchio. La prima Maserati, la Tipo 26, con tanto di Tridente
impresso sopra al radiatore, vide così la luce nel 1926.
Malgrado non siano mancati i momenti difficili, in questo primo secolo di
vita, la Casa fondata dai fratelli Maserati è divenuta, assieme alla Ferrari e
ad altri pochi marchi, uno degli emblemi del Made in Italy e una realtà che
tutto il mondo ci invidia. A ripercorrere questi cento anni sono alcune fra le
firme più prestigiose del giornalismo di settore, da Luca Dal Monte, direttore
Stampa e Relazioni Esterne Maserati, che traccia un secolo di storia industriale, a Lorenzo Ramaciotti, responsabile Stile del Gruppo Fiat, che offre
un proprio punto di vista sulla evoluzione stilistica delle vetture del Tridente.
A Cesare De Agostini e Gianni Cancellieri spetta il compito di raccontare le
vicende agonistiche della Maserati che, sin dalle origini, ha fatto dell’impegno sportivo un proprio cavallo di battaglia.
Disponibile anche l’eDizione inglese
mASERATI A CENTURY oF HISToRY
The offIcIal book
Un “mezzo busto” di Adolfo Orsi
e, a destra, una pubblicità delle
candele Maserati apparsa sulla
stampa specializzata dell’epoca.
figura di Adolfo, rileva
marchio, attività e officine
di Bindo, Ernesto ed Ettore
Maserati. I fratelli, rimasti
al loro posto con un contratto decennale di consulenza, continuano in Via
Emilia Levante 84 la progettazione (grazie soprattutto al più giovane di tutti
loro, Ernesto) e la costruzione di auto da corsa e
di candele d’accensione,
nonché di macchine utensili. Due anni dopo, fabbriche e scuderia vengono
spostate a Modena: sotto
la Ghirlandina, la produzione viene trasferita nel
nuovissimo stabilimento di
via Ciro Menotti 322, dietro i binari della stazione
ferroviaria, dove si continueranno a costruire le
vetture da competizione
(e, in seguito, le granturismo) delle Officine Alfieri
Maserati nonché le candele della Fabbrica Candele
Maserati. Dopo il celeberrimo trionfo del 1939 alla
500 Miglia di Indianapolis
con Wilbur Shaw (poi
ripetuto l’anno dopo) con
una 3000 cc a 8 cilindri
con compressore, arriva lo stop imposto dalla
Seconda guerra mondiale:
la Maserati, al pari di altre
realtà, “campa” con la
revisione di veicoli militari
ma anche con la costruzione di macchine utensili e motocarri. Tornata la
pace, al GP di Nizza del
€ 60,00
Gli Orsi e il passaggio a Moden
a
1937-1945
Da bolognese oltre
che da uomo di sport,
Filippini conosce
I fratelli Maserati sono
perfettamente le difficoltà
professionisti rispettati
economiche di cui i
e amati dalla fol- rati
ta e cosmopolita comunità
fratelli Masesembrano non riuscire
che si muove intorno
a liberarsi. E ha un’intuizione.
all’automobili- semplice
smo sportivo degli anni
Tanto
quanto geniale. A Modena,
Trenta – quel mondo
città che dista da Bologna
in cui le corse in una
automobile, complice
quarantina di chilometri,
la rivalità a tutto campo
conosce un industriale
tra Tazio Nuvolari
e Achille Varzi, si affiancano
che si è
fatto dal niente. Il suo
al ciclismo e al calcio
nome è Adolfo Orsi.
in quanto a se riuscire
Se questi dovespopolarità. Anche dopo
ad assicurare alla Maserati
la scomparsa di Alfieri,
che tra le altre ca
la sicurezza economicose si occupava in modo
di cui necessita, i tre
così naturale pure delle
fratelli potrebbero concentrarsi
relazioni pub- e unicamente
bliche per conto dell’azienda
solo
su
quello
di famiglia, i Maserati
che sanno fare meglio:
continuano costruire
ad avere un rapporto
progettare e
automobili da corsa.
sincero e cordiale con
la stampa sportiva
italiana. Se Giovanni
Orsi è nato nel 1888
Canestrini, il grande
e
ha
iniziato
inviato della Gazzetta
come garzone di macelladello Sport, è uno degli
io. Siccome la macelleria
intimi in casa Alfa Romeo
gli dava da lavorare
e, di conse- nel pomeriggio
solo al mattino,
guenza, della Scuderia
Ferrari, Corrado Filippini
si era ingegnato a vendere
ha strettissimi della
frutta per le strade
rapporti con i fratelli
sua città. Percorrendo
Maserati. Filippini è
le vie di Modena aveva
l’inviato del Littoriale
il quotidiano sportivo
, raccogliere gli stracci
iniziato a
che si stampa a Bologna,
usati che trovava sul
la
città
della
suo
serati. Ed è proprio l’alto
cammino. Dal
Ma- carretto spinto
con la forza delle sue
e dinoccolato giornalista
braccia e della sua schiedel Littoriale na era
a cambiare la storia
passato a uno tirato
dell’azienda che porta
da un cavallo. Poi i
il nome Maserati.
cavalli erano
diventati due. Più tardi
tre. Nel frattempo, dagli
stracci, Adolfo
Ancora Circuito di Modena,
anno 1936.
“Nando” Righetti (n.
14) si appresta al
sorpasso dell’altra Maserati
di
ri, che precederà al traguardo Prospearrivando
terzo. Un evento altrettanto
importante si
stava consumando dietro
le quinte: grazie alla mediazione di
Corrado Filippini,
Nella pagina a fianco,
proprio in quell’occasione
un celebre scatsi ebbe il prito dei fratelli Maserati,
mo incontro fra Adolfo
da sinistra Bindo,
Orsi, importante
Ernesto ed Ettore, li ritrae
imprenditore modenese,
in “abiti da lae i fratelli Mavoro” con il ritratto dell’altro
serati che stavano cercando
fratello Alfieun referenri, fondatore della Casa,
te di rilievo cui cedere
alle loro spalle.
l’azienda. L’acSotto, “Società Anonima
cordo è presto fatto
Off. A. Maserati
e già il 1° maggio
Candele Maserati" è
1937 Orsi acquisisce
scritto sulla fiancata
sia le Officine Aldel furgone, completo
fieri Maserati sia la fabbrica
di rimorchio, destidi candele.
nato al trasporto delle
vetture.
40
STORIA DI UN’A
ZIENDA
del prototipo ma i fari avevano
56 unità, manteneva le proporzioni
La vettura di serie, prodotta in
si collegava alla coda in un
del parafango e il padiglione
preso la posizione classica all’attacco
La vetratura a due luci e il montante
lunotto inclinato e poco curvo.
fastback “alla Cisitalia”, con un
visibilità. I dettagli dell’esecuzione
più luminoso migliorando la
del
sottile rendevano l’abitacolo
del momento e il desiderio
esemplare, secondo l’ispirazione
variavano da esemplare a
poteva essere sia verticale
l’elemento più iconico del frontale
proprietario. Anche la calandra,
su misura”!
che orizzontale: il bello del “fatto
esperienza di modellato disadorno.
«Fondamentale
vettura:
questa
Angelo Tito Anselmi scrive di
GT all’italiana».
Cisitalia 202 per il futuro della
con
Più significativa della stessa
a 6 cilindri derivato dalla 6CM,
è costruita attorno al motore
La meccanica della vettura
erogava 65 CV. Telaio a traliccio
delle valvole monoalbero che
testata riportata e comando
rigido posteriore con balestre
anteriori indipendenti e ponte
sospensioni
diametro,
forte
tubolare di
classico.
completano un progetto solidamente
Bellentani.
con Alberto Massimino e Vittorio
L’ultimo seguito dai fratelli Maserati,
SCHEDA TECNICA
Modello
Tipo
Produzione da/a
A6 1500
A6
STORIA DI UN’A
ZIENDA
1947/1950
61
è arretrata
1. La maschera della calandra
rispetto alla testa dei parafanghi.
sobrio
2. Trattamento estremamente
fiannel decoro, superfici continue,
Faricata perfettamente liscia. Pinin
na sta definendo lo stile del tempo.
3. Il posteriore discende rapidamente
in una linea continua.
che carat4. L’importanza del cofano,
terizza e condiziona le proporzioni della vettura, è una peculiarità
marcante di tutta la serie A6.
2
classica,
5. La plancia, assolutamente
è presentata con rigore compositivo e cura nell’esecuzione.
testi6. Il logo impresso sui pedali
che
monia l’attenzione nei dettagli
priMaserati ha ricercato fin dalle
me vetture.
della
7. Un particolare della plancia
A6: il termometro dell’acqua.
3
41
Quantità
Motore
anteriore
Posizione
6 in linea
1488
Cilindri
Cilindrata cc
Potenza CV/giri min.
Trasmissione
5
4 marce
Cambio
Verso il secondo secolo
Dimensioni
Lunghezza mm
Larghezza mm
Altezza mm
Peso kg Per
Ma c’è anche un annuncio importante a livello logistico.
basterà il
arrivare a produrre 50.000 Maserati all’anno, nonCarrozzeria
Tipo
solo stabilimento di Modena. La storica fabbrica di Viale CiCarrozziere
è dalla
ro Menotti ha un problema di capacità. Chiusa come
Disegno
a sud
città – a nord dalla ferrovia, a est da altre fabbriche,
Prestazioni
la strada abitazioni, a ovest dal cavalcavia che sovrappassa
massima km/h
Velocità
da ferrata – non può produrre più di 12.000 vetture all’anno.
E poi non è una fabbrica completa, mancando della fonderia.
La soluzione escogitata da Marchionne è il ripristino della ex
fabbrica Bertone a Grugliasco. È chiusa da un paio d’anni, ma
è proprio alle porte di Torino. Una scelta che risolve ben più
2011-2013
65/5000
Il futuro della Maserati viene annunciato dall’amministratore
delegato della Casa Sergio Marchionne nel corso dell’incontro con gli analisti del 22 aprile 2010. È l’amministratore delegato del Gruppo Fiat colui che forse più di tutti ha creduto
nella possibilità di pieno rilancio della Maserati ed è coerentemente lui a tratteggiarne i nuovi orizzonti. L’obiettivo sono
le 50.000 unità in un anno. Per realizzarlo la Fiat mette a disposizione un investimento complessivo di 1,2 miliardi di Euro.
Arriveranno nuovi prodotti che da una parte rinnoveranno la
gamma attuale e, dall’altra, apriranno alla Maserati le porte di un problema.
di nuovi segmenti di mercato. Il primo di questi nuovi prodotti In ordine di tempo, la prima vettura sulla rampa di lancio è la
sarà una berlina di alta gamma del segmento E. Il secondo – nuova Quattroporte. Deve sostituire un modello che non solo
ma il suo arrivo sarà annunciato solo a margine del Salone di ha fatto scuola, ma anche la storia recente della Maserati. A
Los Angeles nel novembre di quello stesso 2010 – è il primo nessuno, a Modena così come a Torino, sfugge che è proprio
sulla quinta generazione della Quattroporte che si è concreSUV della storia Maserati.
4100
1560
1350
800
Berlinetta/Spider
Pinin Farina
Pinin Farina
155
1
22
106
4
A6 1500
nni doRAti
GRAntuRismo, Gli A
6
Detroit, 14 gennaio 2013. Il CEO di Maserati, Harald Wester, presenta al mondo
la nuova Quattroporte – la sesta erede di una vettura che, esattamente cinquant’anni prima, ha rivoluzionato il mondo dell’automobile.
Nella pagina a fianco, la California è per
la Maserati il mercato più grande negli
Stati Uniti. In quello Stato, il maggior successo per la Maserati si registra nell’area urbana di Los Angeles. La Quattroporte nelle vie di Beverly Hills.
88
1946 (il primo del dopoguerra), la Casa modenese vince con Gigi Villoresi
(che già aveva dominato
l’ultima gara prima della
guerra, la Targa Florio
del 1940, sempre su una
vettura del Tridente) alla
guida della 4CL vecchia
di otto anni ma costantemente aggiornata. Nel
1947, Ernesto, Ettore e
Bindo Maserati, ormai
svincolati dal rapporto
con il gruppo Orsi, fondano a Bologna la OSCA
(Officine Specializzate
Costruzioni AutomobiliFratelli Maserati), il cui
primo modello è pronto
nell’aprile dell’anno dopo.
Quasi in contemporanea,
al Salone di Ginevra di
quell’anno viene presentata la prima GT della Casa
del Tridente: la A6 1500,
un’elegantissima berlinet-
ta magistralmente vestita
da un sarto di eccezione
quale Pinin Farina. Come
dire che, anche sul fronte
delle stradali,...il “dado è
tratto”.
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STORIA DI UN’AZIENDA
Dal Mondiale di Fangio...
alla Citroën
Nei primi anni Cinquanta
all’interno della famiglia
Orsi viene sancita un’ancor più netta divisione
STORIA DI UN’AZIENDA
89
societario-imprenditoriale:
le Officine Alfieri Maserati
vanno ad Adolfo e al figlio
Omar, la Fabbrica Candele
Accumulatori Maserati
alle sorelle di Adolfo, Ida
La prima granturismo Maserati: la A6
1500 di Pinin Farina del 1947 e, sopra,
uno dei suoi primi riconoscimenti: il
“Grand Prix” al Concorso d’Eleganza di
Montecarlo, vinto lo stesso anno.
19
27
28
2014
7
4
n° 35 • I semestre 2014
La Maserati A6GCS di Musso-Donatello al via della Mille Miglia 1953.
Lo stand Maserati al Salone dell’Automobile di Torino del 1954.
Una vista di profilo secco della 5000 GT del 1959.
La Maserati 3500 GT del 1957.
La Maserati Quattroporte del 1963.
La Maserati Biturbo del 1981.
e Bruna. Nel frattempo, il
6 cilindri progettato da
Ernesto in tempo di guerra da origine alla famosa
serie di modelli Grand Prix
siglati 250 ma anche ad
una serie di Sport destinate a lasciare un segno profondo nelle gare riservate a
vetture a ruote coperte sin
oltre la metà di quel decennio. Ma l’alloro più prestigioso matura in F1 nel
1957 quando Juan Manuel
Fangio si aggiudica il titolo
iridato con la 250 F.
Nel frattempo, la produzione di vetture GT prosegue con la 3500 carrozzata da Touring: è un elegante coupé spinto da un
6 cilindri in linea, doppia
accensione, 220 CV, 235
km/h. Due anni dopo ecco
la 5000 GT che riceve in
dote il propulsore 8 cilindri a V di 90° “addolcito”
della 450 S poi, in rapida successione, è la volta
della Sebring (1959), della
rivoluzionaria “prima”
Quattroporte del ‘63 (all’epoca la più veloce berlina al mondo con i suoi
230 km/h), della Mistral,
apparsa sempre lo stesso anno, e della Mexico
(1966). Dopo arriveranno
due intramontabili classici
come la Ghibli (1967) e la
Indy (1969).
F r a q u e s t i d u e m o d e lli, la Maserati conosce il
suo ennesimo “passaggio di mano”: è il dicembre del 1968 quando la
Citroën, per “pochi spiccioli” (come notarono gli
addetti ai lavori), rileva la
Maserati; due anni dopo,
ecco il frutto di quel matrimonio italo-francese: la
SM, secondo chi scrive
un vero e proprio caposaldo nella storia delle auto
sportive, col suo motore
a 6 cilindri a V (2670 cc,
170 CV, 213 km/h) progettato ancora dal grande Giulio Alfieri. Ancora il
tempo per qualche nuovo
modello, la Bora (1971), la
Merak (1972) e la Khamsim
(1974) prima che il sodalizio Maserati-Citroën naufraghi letteralmente...in un
mare di petrolio, quello
della profonda crisi che nel
‘73 colpisce duramente il
mondo dell’auto.
Da De Tomaso a Fiat
passando...per Maranello
Nel 1975 la Maserati
rischia di scomparire
ma, quello stesso anno,
la GEPI (società per le
Gestioni e Partecipazioni
Industriali) prima l’acquista e poi la “passa” ad
Alejandro De Tomaso che
dalla GEPI stessa viene
nominato Amministratore
Delegato della Casa del
Tridente. All’imprenditore
argentino le idee non
mancano: dalla controversa Kyalami (1976) alla
terza generazione della
Quattroporte che appare nel ‘79 (che avrà il suo
culmine nella versione
Royale) alla straordinaria
“invenzione” della Biturbo,
una vettura di alto profilo ma da poter essere
immessa sul mercato a
prezzi quanto mai concorrenziali grazie, soprattutto
alla sua cilindrata di appena 2 litri (ma “aiutata” da
ben due turbocompressori) che la mette al riparo
da pesanti ripercussioni
fiscali. Gli ordini fioccano
ma l’auto del rilancio he
ben lontana da essere al
“top” finendo per compromettere l’immagine
della marca. Nel 1993, la
Maserati entra nel gruppo Fiat (che già dal 1990
ne deteneva il 49% del
pacchetto azionario) finché nel 1996 la Ferrari ne
assume la gestione: dopo
di che, Maranello investe
400 miliardi di lire dell’epoca per attuare il definitivo
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5
n° 35 • I s emestre 2014
L’ultima nata della Casa del Tridente: la Ghibli del
2013 nelle viste di tre quarti anteriore e posteriore.
ritorno sul mercato (con un
occhio particolare a quello USA) del marchio del
Tridente. Non potrà essere
altro che con una vettura
degna della sua gloriosa
tradizione e così, nel 1998,
arriva la strepitosa 3200
GT disegnata da Giugiaro.
Maserati oggi
Gli ultimi anni vedono la presentazione, tra
le altre, della Spyder a
8 cilindri aspirati (2001),
della Coupé (2002) sempre a 8 cilindri e con la
stessa cilindrata di 4,2
litri, della Quattroporte
del 2003 ancora a 8
cilindri per 4200 cc,
della MC12 del 2004,
una V12 da 6 litri, indiscussa protagonista
del Campionato FIA GT
per diverse stagioni.
La Maserati GranTurismo del 2007 in uno scatto ufficiale della Casa.
Nel 2005, il 1° aprile, la
Maserati torna ad essere...pienamente Maserati
pur sempre sotto l’egida
FIAT. La GranTurismo del
2007, la nuova (sesta!)
Quattroporte e la nuova
Ghibli (entrambe apparse nel 2013), sono le ultime nate di un marchio che
entra nel suo “secondo centenario” più vivo che mai.
O. Grizzi
Il Tridente...nero su bianco
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testo italiano/inglese
Lo scorso 6 dicembre, il libro “Maserati
100 anni. Un secolo di storia” ha avuto
la “sua prima” a Modena, nello spettacolare show room della Maserati stessa.
A fare gli onori di casa è stato Luca
Dal Monte, presente nella duplice veste
di Direttore delle Relazioni Esterne e
Stampa della Casa del Tridente, e in
quella di “scrittore”, avendo firmato il
capitolo dedicato alla storia aziendale che figura all’interno di questo volume ufficiale. E, sempre sul fronte degli
autori, è intervenuto anche Lorenzo
Ramaciotti, President Style di Fiat
Group Automobiles e artefice della
sezione dedicata all’evoluzione stilistica delle granturismo Maserati, dalla A6
1500 sino agli ultimi modelli nati proprio
sotto la sua direzione. A fare le veci
degli altri due autori del libro, Gianni
Cancellieri e Cesare De Agostini è stato
invece Leonardo Acerbi, responsabile
editoriale di Giorgio Nada Editore, che
ha tracciato un rapido excursus sulle
vicende sportive della Casa, dopo che
lo stesso editore Giorgio Nada, anch’egli presente alla serata, ha spiegato la
genesi di questo progetto tanto lungo
e complesso, iniziato oltre due anni fa.
Ospite d’eccezione fra i relatori anche
il CEO Maserati Harald Wester che ha
invece delineato traguardi e progetti del
Marchio oggi. Ma le presenze importanti non sono mancate neppure fra il
pubblico: dall’Ingegner Alfieri Maserati
alla “pilotessa” Maria Teresa De Filippis,
protagonista proprio al volante di vetture del Tridente alla metà degli anni
Cinquanta, senza dimenticare Ermanno
Cozza, memoria storica della Casa, i fratelli Panini, “custodi” dell’impareggiabile
collezione di vetture Maserati, sino ad
arrivare a Don Sergio Mantovani, il sempre “tenace” parroco dei piloti.
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Cuba 1958 08. Maserati Ghibli 1967 09. Maserati Mistral 1964 10. Maserati 250F F1 1957 11. Maserati A6G 2000
Spyder Frua 1952 12. Maserati Biturbo 1982
13. Maserati Quattroporte 3.2i V8
Evoluzione 1998 14. Maserati Karif 1988 15. Maserati Bora 1971 16. Maserati Merak 1972 17. Maserati Biturbo Spyder 1985 18. Maserati 5000 GT 1960 19. Maserati Trofeo 2002 20. Maserati 2000 Gran Turismo
Spyder 1955 21. Maserati Coupé
Gransport 2004 22. Maserati 8CTF Boyle
Indyanapolis 1939 23. Maserati 150S 1956 24. Maserati 151 Le Mans 1962 25. Maserati 420
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Nelle foto di apertura, uno scatto in bianco e nero della prima edizione del
1965 e la Porsche 917 K di Rodriguez-Oliver alla 1000 KM del 1971.
Mille...di quei giorni
chicane di rallentamento all’entrata di ciascuna curva, venne eliminato per il 1970 quando la Porsche 908, in
una prova preliminare,
dimostrò di girare alla
media di 218 km/h sullo
stradale (allora, senza
chicanes) e a 192 km/h
sull’anello.
Senza più il freno delle
sopraelevate e grazie alle
Sport 5 litri, le medie sali-
n° 35 • I semestre 2014
La 1000
Km di
Monza è stata per
oltre un decennio
una delle corse
più importanti nel
panorama agonistico
nazionale e non solo
seconda soltanto,
e non sempre, al
GP d’Italia. La sua
epopea rivive oggi in
un libro.
rono oltre i 230 km/h. Le
velocità di punta alla frenata della Curva Grande,
in fondo al rettilineo principale (senza la prima
variante), arrivarono a
370 km/h, registrati dalle
Porsche 917 nelle due
edizioni 1970 e 1971, le
più entusiasmanti nella
storia della 1000 Km di
Monza.
Con gli anni Settanta,
iniziò il lungo delit-
to premeditato della
Fia, la Federazione
Internazionale dell’Automobile, contro le corse
di durata. Regolamenti
assurdi frenarono spettacolo e velocità. La gente
restò a casa, magari per
vedere un gran premio
F1 alla TV. Il revival degli
anni Ottanta, con le vetture Gruppo C e la presenza di grandi marchi
quali Jaguar, Mercedes,
A sinistra, la Ferrari 330 P4 (n. 3) di Bandini-Amon, vincitrice della 1000 KM di Monza 1967. Accanto si
riconosce la Dino 206 S di Williams-Klass.
H
i t o s h i O g a v a 1,
chi era costui?
E cosa hanno
in comune il motore
Carma2 e la Tiga3 Gruppo
C2? E in tempi di quote
rosa, perché citare Lilian
Bryner 4, Desiré Wilson 5,
Lella Lombardi 6 ? Quali
piloti italiani conquistarono il titolo di Campione
del Mondo Piloti7.
Sono solamente un piccolo campione delle
domande che può fare un
lettore attento della storia
della 1000 Km di Monza,
la gara endurance disputata dal 1965 al 2008, cui
il libro è dedicato. E che
fornisce tutte le risposte.
Una corsa che ha attraversato la trasformazio-
ne dell’automobilismo
sportivo. Ha conosciuto
momenti leggendari. Ha
visto i migliori piloti sfidarsi sui Prototipi più
veloci e innovativi assieme a vetture artigianali e
guidatori della domenica.
Le prime edizioni, dal
1965 al 1969, vennero disputate sul circuito
completo di 10 km, che
comprendeva l’anello di
alta velocità con le due
curve sopraelevate. Si
vide subito l’assurdità di
utilizzare le sopraelevate, già pericolosamente
degradate a 10 anni dalla
costruzione.
Con una concezione para-eroica e retrò
dell’automobilismo, il mix
tra circuito stradale e alta
velocità venne presentato quale banco di prova
per la durata delle auto e
la resistenza degli uomini
che le guidavano.
Allora, della sicurezza dei
piloti non si preoccupava nessuno. Nella prima
edizione (1965) ci fu l’unico incidente fatale in
40 edizioni: lo svizzero
Tommy Spichiger, che
uscì di strada all’attacco della Parabolica, sul
circuito stradale. L’altro
incidente con esito fatale
fu quello di Silvio Moser
nel 1974. Morì in una clinica di Locarno, un mese
dopo la corsa di Monza.
Il cosiddetto anello di
“Alta Velocità”, con le
La Porsche 910 di Rindt-Mitter alla 1000 KM del 1967.
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7
n° 35 • I s emestre 2014
La Chaparral 2F di Phil Hill e Mike Spence alla 1000 KM del 1967.
La Porsche 917 K di Rodriguez-Kinnunen alla 1000 KM del 1970.
Toyota, Nissan, Porsche
non riuscì a ridare splendore alle corse endurance. La fine fu segnata nel
1992 quando, dopo un
Campionato disputato
tra pochi intimi, la Fia lo
abolì. La F1 aveva vinto.
Monza non abbandonò le gare di durata per
le Sport-Prototipo. Nel
1995, riprese la tradizione, pur se nella confusione regolamentare e organizzativa di quel decennio
in cui le corse venivano
indette da associazioni private, BPR e ISRS.
Sulle quali la Fia calò
rapidamente il suo passo
da elefante in cristalleria.
Furono anni di 1000 Km
belle, combattute, con
tante vetture in pista, ma
il fascino dell’endurance
era ormai un ricordo.
Si andò avanti fino al
2008, sempre con griglie
interessanti e intriganti
e la presenza di marchi
NOTE
1 - Hitoshi Ogawa, giapponese,
vinse con la Toyota TS010 l’edizione 1992, ultima valida per
Aldo Zana
il Mondiale Sport Fia.
Daniele Buzzonetti
“Provo ancora un gran fastidio quando sento dire che le Ferrari del mio periodo
vincevano per la superiorità dei motori mentre i telai erano inferiori alla concorrenza.
Un falso storico assoluto!”
2 - Carma è la marca di un
Aldo Zana
Le Matra MS670 di Pescarolo-Larrousse (n. 6) e Beltoise-Cévert ai box durante le prove della
1000 KM del 1973.
quali Chrysler, Porsche,
Audi, MG, Peugeot,
Ferrari.
E poi basta, anche perché per avere lo status di
prova mondiale di durata, la Fia chiede una tassa
di 125.000 Euro, ai quali
sommare i costi organizzativi, comprese le circa
700 persone che operano
nei box, nel paddock, alle
verifiche, lungo la pista. E
quando va bene, il pubblico è di poche migliaia di
persone.
Il libro è molto dettagliato, con cronache, griglie,
classifiche complete, cenni
biografici di 105 tra i piloti che hanno partecipato
alla corsa (tutti citati con
nome e cognome). Grazie
a un impianto iconografico ricco e spesso inedito, il libro intende riportare la 1000 Km di Monza
in primo piano dal fondo
della memoria dei tanti,
tantissimi, che c’erano.
A. Zana
Parmense di origine, ha iniziato l’attività giornalistica nel campo dei motori, a Roma nel 1970. Ha
abbinato l’interesse per le corse automobilistiche
alla produzione ed alla storia. Entrato nella Casa
Editrice del settimanale Autosprint nel 1976, ha svolto varie mansioni in redazione e sui circuiti come
inviato in F.1 fino al 1987. Successivamente è stato vice-direttore del mensile Auto e direttore di Gente
Motori. Ha proseguito l’attività come vice-direttore
di AM-Automese per poi tornare ad Autosprint in veste
di vice-direttore all’inizio degli Anni 2000. Contemporaneamente, dal 1998 al 2009, è stato autore di
newsletters per conto della Ferrari nell’ambito del
“Ferrari Challenge”. Più recentemente ha diretto i
settimanali Sportauto e Sportmoto. È autore di vari libri,
tra cui Formula 1. 1950-2007, Mauro Forghieri. 30 anni
di Ferrari e oltre e Mille Miglia.
ottimo motore, prodotto a
1000 KM DI MONZA
1965-2008
Zingonia (Bergamo), campio-
Mauro Forghieri
ne del mondo C Junior 1983 e
1984 montato sulla Alba italiana. Prende il nome dalle iniziali
dei fondatori: Carlo Facetti e
Martino Finotto.
3 - Tiga, vettura C Junior/C2,
inglese, ha la stessa origine:
le iniziali di Tim Schenken e
Howden Ganley.
4 - Lilian Bryner in quattro
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ottenne il secondo posto nel
Dal 1965 ai primi anni
Novanta, la 1000 Km di
Monza, Trofeo Filippo
Caracciolo, è stata una fra le
gare di durata più classiche,
per molte stagioni inserita a
buon diritto nel calendario del
Campionato del mondo riservato alle vetture Sport e Prototipi.
Su quella storica pista e sulla
sua sopraelevata si sono sfidati
piloti e vetture di prima grandezza, tra cui Porsche, Ferrari e
Ford, dando vita ad indimenticabili pagine di automobilismo
sportivo. A ripercorrere questa
affascinante storia è la penna di
Aldo Zana, noto storico dell’automobile, il cui racconto è
corredato da preziose immagini
d’archivio per lo più inedite.
1998, il terzo nel 1999, il quinto
nel 2000.
5 - Desiré Wilson, sudafricana,
vinse l’edizione 1980 assieme
ad Alain De Cadenet sulla De
Cadenet Ford.
6 - Lella Lombardi fu protagonista negli anni Settanta e
nel 1981 arrivò seconda con la
Osella PA9 due litri.
7 - Mauro Baldi è stato
Campione del Mondo Piloti
Endurance 1990 e Teo Fabi
conquistò il titolo nel 1991.
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SENZA SOVRACCOPERTA
20/03/14 14:49
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n° 35 • I semestre 2014
Senna: vent’anni dopo
Ci sono miti che non tramontano, volti che non sbiadiscono,
imprese che non si possono dimenticare. In una parola, uomini
che sanno lasciare tracce indelebili. Ayrton Senna è uno di loro.
Senna e Prost durante un fitto dialogo ai box.
Senna durante le prove del memorabile GP di Monaco del 1984 al
volante della Toleman.
C
AYRTON
SENNA.
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DATA DI PUBBLICAZIONE: FINE APRILE
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Ayrton Senna, a venti anni dalla
scomparsa, resta il campione
più amato e sognato della F.1.
Re della pole, quando il giro
secco in prova era terrificante
e spietato, sovrano delle corse
bagnate e tre volte iridato,
protagonista d’un dualismo
da favola con Alain Prost, il
brasiliano resta vivo nel ricordo
di chi l’ha visto correre ed è
rimpianto perfino da chi non
l’ha vissuto. Nel ventennale
del tragico incidente di Imola,
avvenuto il 1° maggio 1994, i
tempi sono maturi per andare a
riscoprire ciò che Ayrton è stato
davvero. Un viaggio emotivo
e rigoroso condotto sul doppio
binario della testimonianza
visuale e dell’approfondimento
personale. Decine e decine di
foto di “Magic” - dall’inizio fino
ai suoi momenti più indimenticabili - corredate da rivelazioni
inedite, aneddoti, confidenze e
racconti di vita vissuta regalati
da chi l’ha conosciuto bene.
Fare battere il cuore di chi non
l’ha dimenticato e avere un
racconto palpitante e diverso,
in uno scorcio nuovo, per ridare
lucentezza a un sentimento
antico, capace di cristallizzarsi
nelle immagini: tutto ciò è tra le
righe di questo libro.
LDA Magazine 35.indd 8
’è qualcosa di
caldo e infinito in
Ayrton Senna. Una
connotazione quasi inconscia che lo rende, a venti
anni dalla scomparsa, vicino, anelato e presente.
Perché Ayrton non è solo
un campione del volante.
Tre titoli mondiali vinti,
nel 1988, 1990 e 1991,
più 41 Gp su 160, bastano a farne un grande della F.1, ma non è
tutto. È la commistione
di qualità umane, tetragone e ambivalenti ad
essere rara e preziosa.
Forza di volontà adamantina, velocità innata,
mediaticità sopraffina e
aggressività agonistica,
quanto dialettica tali da
farne un campione ancor
più che vero, assolutamente autentico. E poi la
sua spiritualità, una fede
divorante in Dio, unita a
una concezione sognante e migliorativa della
vita, tanto da renderlo
per una nazione intera,
il suo Brasile, emblema
mondiale d’affermazione e riscatto. Non ultima,
la sua imprenditorialità
autoriferita.
Se Jackie Stewart fu il
primo campione dell’era
moderna, Ayrton resta il
primo top driver della F.1
nel mondo dei media divenuto Villaggio Globale. E la
sua vicenda breve e intensa resta ricca di inneschi
e snodi narrativi potenti,
quelli propri d’un romanzo
avvincente.
Le sue 65 pole position
nei giri secchi a vita persa,
quando la capacità di tirare la coltellata agli avversari, sfruttando l’ultimo
secondo, poteva ancora
fare la differenza. Una differenza abissale tra lui e
gli altri. La capacità di partire all’attacco al segnale
del via, addirittura esaltata
AYRTON SENNA: UNA
LEGGENDA A FUMETTI
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CONFRONTO
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SENNA E IL DILUVIO.
RICORDANDO AYRTON 10 ANNI
DOPO
di Marco Evangelisti e Fulvio Solms
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dalle avversità meteo.
Già, la pioggia. Fu la pioggia a rivelarlo al mondo,
nel 1984, quando sfiorò
la vittoria a Montecarlo
con la modesta Toleman.
Pioveva, l’anno dopo,
quando vinse il primo Gp
in Portogallo con la Lotus.
Era umida la pista, quando a Suzuka 1988 colse
il suo primo titolo iridato
in rimonta su Alain Prost,
compagno in McLaren. E
poi quella rivalità spietata
e cinematografica col francese. L’alter ego, il duellante, così poco spettacolare e amabile, il suo doppio narrativamente cattivo. E non finisce qui, perché a animare e rendere
pulsante la sua storia c’è
anche il sogno mai raggiunto, che conserva il
fascino di ciò che sarebbe potuto essere e mai
fu: il rapporto mancato
con la Ferrari. Il fiore mai
colto, che profumerà per
sempre. E poi il finale tragico, il 1° maggio a Imola
1994, con lo schianto
al Tamburello, laddove,
venti anni dopo, la commozione si mescola al
mistero e al dolore di una
morte compresa ma mai
del tutto spiegata. Un
evento che ha interrotto una vita intensa, fatta
anche di solidarietà e
impegno nei confronti dei
ragazzi del suo Paese.
Soprattutto, un evento
che non ha mai interrotto l’amore degli appassionati per “Magic” o “O
Rey” come lo chiamava il
suo popolo. Sì insomma,
per quell’uomo chiamato
Ayrton Senna.
M. Donnini
Senna, sempre a Montecarlo, con la Lotus nel 1985.
Senna è nell’abitacolo della Williams nel 1994.
Ricordando
Ayrton
I
l I° maggio 1994, sul circuito di Imola, si compiva
il fatale destino di Ayrton
Senna, il tre volte campione iridato di Formula 1. Per ricordarlo (e con lui ricordare Roland
Ratzenberger, l’altro pilota deceduto in occasione delle
prove dello stesso Gran Premio), presso l’autodromo Enzo
e Dino Ferrari di Imola si terrà una manifestazione-tributo
dall’1 al 4 maggio 2014. L’evento, promosso dal Comune
di Imola e con il patrocinio dell’istituto Ayrton Senna di
San Paolo del Brasile, sarà organizzato da F1Passion.it, in
collaborazione con l’autodromo stesso. Il I° maggio, alle
13.45, presso la curva del Tamburello ci sarà la cerimonia
di commemorazione, mentre il giorno 2, alle 9.30, partirà il
Kart Race Memorial Senna, con prove libere e qualificazioni
(con piloti di F1). Il 3 maggio, oltre ad esibizioni di vetture
Formula, Sportcars e Granturismo, alle ore 11:30 sarà presentato il libro “Ayrton Senna. Immagini di una vita/A life in
pictures”. Domenica 4 maggio, alle 15.30 a chiusura della
kermesse, grande parata di auto storiche.
20/03/14 10:57