Folco Quilici, vi racconto il mare con 80 scatti
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Folco Quilici, vi racconto il mare con 80 scatti
sabato 7 aprile 2012 13 [email protected] CULTURA SI PARLA DI... LA GRANDE MOSTRA DEL CELEBRE DOCUMENTARISTA IN SCENA A CASTEL DELL’OVO Folco Quilici, vi racconto il mare con 80 scatti di Mirko Locatelli l suo nome mi ha sempre ricordato quello dei grandi esploratori che hanno affascinato la mia fantasia da ragazzo. Ma il mio primo incontro con Folco Quilici (nella foto), in una serata romana, non riguardò il mito del grande viaggiatore che va alla scoperta di atolli d’Oceania, coste africane, Artico, Amazzonia. Riguardò il premio giornalistico organizzato dall’armatore Grimaldi. Ieri ci siamo risentiti per parlare della mostra “I mari dell’uomo”, che si è aperta a Castel dell’Ovo. È dedicata al suo lavoro fotografico: 80 fotografie a colori di grande formato realizzate dalla Polinesia al Mediterraneo, dall’Oceania all’Oceano Indiano, dalla Groenlandia alla barriera corallina. Le immagini sono accompagnate da un interessante filmato inedito di 60 minuti che raccoglie spezzoni dei suoi film: dalle riprese di “Sesto Continente” alla strage degli squali in corso negli ultimi anni. Attraverso mezzo secolo di riprese subacquee e di fotografie questo grande documentarista gentiluomo ha fatto scoprire a intere generazioni i mari del mondo con immagini inedite che invitano a viaggiare, navigare, scoprire spiagge e scogliere immacolate, approdi e fondali sconosciuti. Non a caso, ai suoi documentari hanno collaborato scrittori del calibro di Flaiano, Calvino, Sciascia, Piovene. E per le immersioni, oltre che nei mari, nella storia dei Greci e dei Fenici (e nella grande serie di film sul Mediterraneo e sull’uomo europeo) ha avuto al fianco i maggiori studiosi del nostro tempo: Fernand Braudel, Sabatino Moscati, Geoge Vallet, e consulenze di LeviStrauss e di Leroy-Gouran. Nato a Ferrara nel 1930, aveva 21 anni quando si diplomò al Centro Sperimentale di Cinematografia, e l’anno dopo iniziò il suo film “Sesto Continente”, presentato alla Mostra del Cinema a Venezia. Da allora documentari, film e premi non si sono più fermati e sarebbe inutile elencarli. I Chi non ricorda “Ultimo Paradiso”, “Oceano”, “Fratello Mare”, “Cacciatori di Navi”, “Drago Bianco”. Nel 1971 ebbe la nomination all’Oscar per “Toscana” e i suoi film sull’archeologia subacquea, come “Il mare dei Fenici”, con Moscati, e “I Greci d’Occidente”, con Vallet, sono stati tra i primi al mondo in questo campo. L’attività di Quilici nel cinema culturale ha trovato ampio spazio in programmi televisivi in Italia e all’estero, tanto che nel 2006 la rivista “Forbes” lo ha inserito tra le 100 firme più influenti del mondo, in campo ambientale. Come fotografo ha accumulato negli anni oltre un milione d’immagini (ora affidate all’Archivio Alinari), scattate in ogni luogo del pianeta. Ne viene fuori un modello di cineasta-viaggiatore capace di esplorare e testimoniare i territori più rilevanti della cultura geografica, storica e artistica della società umana del passato e del presente. Quando è cominciata questa grande avventura? «Sessant’anni fa, quando non si vedeva niente del mondo sommerso. Ma scoprii che l’Acquario di Napoli era una vetrina eccezionale a quel tempo e un guardiano sapeva tutto sui pesci che ci presentava. Era il 1951. Andammo nel mar Rosso fino a settembre. Come fotografo del mare, la mia prima esperienza risale a quel tempo. Allora le spedizioni erano interminabili: ci volle quasi un anno per “Sesto Continente” e un anno per “Ultimo Paradiso”. S’aggiungeva, alle tante, la difficoltà di dover affrontare con scorta limitata di pellicola lunghi tempi di lavoro. Occorreva scattare solo a colpo sicuro, non c’erano le schede elettroniche di oggi per immagazzinare grandi quantità d’immagini; e per di più subito visibili». E come ha fatto a conservare un milione di fotografie? «Sin dai primi anni di lavoro, ho numerato e catalogato i miei fotocolor. E dal 1970 ho potuto contare sull’aiuto paziente e preciso di mia moglie Anna, che da allora ha reso fun- zionale e “storicizzata” la raccolta delle immagini riportate dai nostri viaggi di lavoro. Così debbo anche a lei questa Mostra». Dica la verità, il Mediterraneo sta proprio morendo? «Sciocchezze. L’ecologia è una scienza, ma gli ecologisti spesso sono pericolosi perché chiacchierano a vuoto. Il Mediterraneo è un mare a macchia di leopardo. La foce del Po, per esempio, non è mai stata pulita in 50 anni. E così tutti i fiumi. Il mare non si può disinquinare, ma i fiumi sì, dipende da noi. A Vico Equense, per esempio, c’è uno dei più bei posti del Mediterraneo: il banco di Santa Croce, uno straordinario paradiso sommerso che ospita un concentrato di pesci, corallo rosso, spugne, gorgonie. E questo a pochi chilometri dalla foce di un fiume avvelenato. E’ un miracolo della natura». Ma gli italiani che rapporto hanno col mare? «Purtroppo abbiamo poca cultura del mare. Forse perché i nostri conquistatori, per secoli, arrivavano sempre dal mare: fenici, greci, arabi, spagnoli, inglesi. Abbiamo avuto paura perché dal mare ce ne venivano solo guai». Invece Quilici se ne è innamorato… «Il mio amore per il mare nacque perché era molto più bello della mia piattissima Ferrara. Del mondo, quando io cominciai, avevano già raccontato tutto. Ma di sott’acqua nessuno sapeva niente. Così mi ci tuffai a 21 anni e feci il mio primo film. Però, intendiamoci, non sono un grande nuotatore, e anzi sono vivo per miracolo». Lei ha avuto paura del mare? «Non paura ma addirittura panico. Mi accadde in Micronesia nel marzo del 1991, dopo esser sceso lentamente all’esterno del reef di Belau, superata la tumultuosa onda del Pacifico. Per fotografare quel mondo, trascurai di tener d’occhio il computer stretto al polso. Così non m’accorsi che ero già sceso a 72 metri e che la bombola d’aria era quasi fini- IL VOLUME DI DAVIDE MORGANTI CHE PARLA DI UN MARADONA INEDITO “L’UOMO SENZA RICORDI” DI PAOLO GISONNA Racconti in noir col sapore del giallo di Giovanni Di Rubba U ta. Mi salvò il mio compagno di tante immersioni, Andrea Tamagnini, avvistandomi già profondo e lontano. Debbo a lui il non esser stato costretto a scegliere tra una paralisi in superficie o la morte per soffocazione sul fondo». Che rapporto ha Folco Quilici con Napoli? «Ho ricordi bellissimi che cominciano con una vacanza fatta nel Natale del ‘39: avevo 9 anni, papà mi ci portò facendo poi una puntata a Sorrento. Negli anni ‘50 vi trascorsi una settimana molto particolare: dovevamo partire per il Mar Rosso con un peschereccio e avevamo pochi soldi. Dormivamo a bordo e s’andava a mangiare nelle pizzerie, dove rubavamo ogni volta qualcosa: coltelli, forchette, portasale. Eravamo in 12, e in dieci pasti arredammo la cucina del nostro peschereccio. Ricordo che allora erano ancora aperte le case di tolleranza e noi avevamo a bordo una ragazza inglese, Priscilla, che voleva per forza vederne una. Così la travestimmo da maschio e la portammo in una delle migliori: fu allora che io vidi la ragazza più bella della mia vita. Mi invitava con gli occhi ma non consumammo, perché Priscilla fu scoperta e ci buttarono subito fuori». n cardiochirurgo, una suora, una donna che badava ai cani randagi, un'infermiera pediatrica, operatori del bene tutti barbaramente uccisi da un serial killer che si aggira per le vie di Napoli. Omicidi seriali, con lo stesso rito, strangolamento con la placenta e ombelico staccato a morsi. Indagano l'ispettore Angelo Rossini, un poliziotto che ha ucciso a sangue freddo l'assassino di sua moglie, ed una giornalista che si occupava di ricette e che viene coinvolta in quanto presso la redazione del suo giornale a Firenze c'è un plico indirizzato a lei da parte di Navel, l'assassino. Coinvolti apparentemente per inspiegabili coincidenze sarà anche la famiglia di Roberto Cesta, un comico di successo e due enigmatiche figure, un parroco ed una psicologa. “L’uomo senza ricordi” (Edizioni centoAutori) è un giallo in piena regola raccontato con speditezza ed essenzialità, con un che di onirico ed un'atmosfera incalzante e irreale ed è forse proprio questo il filo conduttore che lo lega direttamente al secondo racconto dello scrittore, Paolo Gisonna, già autore di programmi televisivi di successo. Ma il secondo racconto, non fosse per lo stile, è una storia completamente differente, ambientata a Roma, nella Città Eterna, dove, dopo lo “Spegnimento”, un oblio virtuale di tutti gli abitanti del mondo, si rincontrano tutti i superstiti aspettando qualcuno che abbia le risposte adatte. Una storia fantascientifica che vedrà capeggiare i sopravvissuti da Eva Nardi, la scienziata autrice dell'esperimento, e vedrà altresì un prete e un soldato americano di colore alla ricerca dell' “uomo senza ricordi”. Ma chi è costui e perché si trova a Benevento? È forse lui davvero la risposta che cercano i superstiti e che cerca il lettore per riannodare i due racconti? E chi è Cuorenudo, il personaggio di cui casualmente ha letto l'uomo senza ricordi in un casolare a Benevento e che è per lui l'unico contatto con quella strana realtà? Immersi in mezzo al verde, motivo per cui si era realizzato lo “Spegnimento”era combattere l'effetto serra e l'inquinamento nonché la malvagità umana, quanto durerà tutto ciò e quanto saranno in grado di sopportare di vivere senza gli agi del “Vecchio Mondo”? Il vero problema, insomma, è davvero la Natura o l'uomo stesso? Trasportati dalle parole di Gisonna come da onde del mare raggiungeremo forse, alla fine le nostre risposte che saranno magari dubbi ed interrogativi sui massimi sistemi del bene e del male, dell'inconcepibile animo umano e delle ragioni che lo governano e lo fanno agire, della memoria intimamente connessa col tempo. IL FESTIVAL DEL FUMETTO SI SPOSTA ALLA MOSTRA D’OLTREMARE L’ironia surreale di “Tre volte 10” Il Comic(On)Off si dissemina in città U n Maradona folle e geniale, anche drammatico per certi versi, come nessuno aveva osato mai rivelarci. Un ritratto così dissacrante e ironico del grande calciatore argentino poteva farlo soltanto Davide Morganti, uno degli scrittori napoletani di maggior talento dotato di una scrittura surreale e intenzionalmente grottesca, in un libro caustico e sorprendente. Il volume "Tre Volte 10“, appena pubblicato dalla casa editrice napoletana “Ad est dell’equatore editore”, è un viaggio psichedelico nel fantastico mondo di una delle icone più celebrate e contestate degli ultimi anni. Una fantasmagoria di storie paradossali, surreali, che entrano in maniera dissacrante, a gamba tesa per così dire, nelle apologie dell’unico vero re di Napoli. Nata dalla venerazione che Napoli prova per il suo D10S, questa trilogia di racconti ci presenta un Maradona assolutamente inedito, lontanissimo dall’iconografia classica che lo rappresenta con scarpette chiodate, pantaloncino, e maglia azzurra. Qui veste nuovi panni e nuovi ruoli, mantenendo tuttavia immutata la genialità del suo estro. Con un’intuizione straordinaria, da vero scrittore di razza, nel primo racconto Morganti dà voce addirittura al piede destro di Maradona, quello gemello del „Pibe de Oro“ e, tuttavia, praticamente inutile. Quello che è sempre stato gregario, un semplice supporto dimenticato e basta. «L’idea di scrivere un racconto sul più grande mancino del mondo è nata forse da una dicotomia che mi sono portato avanti per anni. Io sono mancino ma scrivo con la mano destra perchè da piccolo mia madre mi ha costretto a imparare a usarla» ha raccontato l’autore in occasione della presentazione del libro presso la libreria Feltrinelli Express di piazza Garibaldi. Negli altri due racconti entra in campo, invece, la religione, che ha un ruolo centrale nella formazione umana e nell’universo creativo di Morganti. Da sempre affascinato dalla storia delle religioni, lo scrittore affida qui al personaggio di Maradona il compito di mostrare quanto tutti i culti siano profondamente distanti da quello che è il fondamento del sentimento religioso personale. Lo ritroviamo fervente Imam, in seguito a un’improvvisa conversione alla religione musulmana, con una contrapposizione ideologica al cattolicesimo basata sul nulla. E ancora guardia del corpo della Madonna, sempre subissata di richieste di grazie da parte dei fedeli. «Morganti non ha bisogno di una storia da raccontare. Gli basta avere un’idea iniziale ed è capace di creare una fisica intorno alla quale costruisce tutto un mondo- ha commentato lo scrittore Maurizio de Giovanni.Qui l’idea centrale è il genio, un personaggio che ha lasciato un’impronta fortissima e univoca di sè nella storia di Napoli. Morganti parte dall’eccesso che contraddistingue la personalità di Maradona, per ricamare tre storie follemente vertiginose in cui la vita appare la metafora del calcio. In questa città che è costantemente eccessiva Maradona appare l’individuo più napoletano che sia mai esistito, e Napoli diventa la città più sudamericana che esista aldifuori del Sud America». az di Arianna Ziccardi a Letteratura disegnata sarà la protagonista della XIV edizione del “Napoli Comicon”, il Festival del Fumetto che si terrà alla Mostra d’Oltremare dal 28 aprile al 2 maggio. Dopo la Musica quest’anno l’indagine sull’influenza del Fumetto nelle altre forme di comunicazione artistica prosegue infatti con la relazione tra Fumetto e Letteratura, indagandone le intersezioni, i numerosi adattamenti a fumetti di opere letterarie, le biografie di scrittori. «La parola d'ordine per questa edizione 2012 è stata eterogeneità» ha affermato il direttore Claudio Curcio in occasione della presentazione al Pan del programma del Comic(on) Off, che come sempre porterà il Fumetto nei tanti luoghi di cultura della città. Così da far diventare Napoli per tutto il mese di aprile, e oltre, la capitale italiana della Nona Arte. A cominciare proprio dal Pan | Palazzo delle Arti Napoli, in via dei Mille, che ospita fino al 2 maggio “Cinquan’anni vissuti Diabolikamente“, la mostra celebrativa per il primo mezzo secolo di vita del Re del Terrore. «Nonostante le enormi difficoltà che facevano presagire un ridimensionamento del programma, il Comic(On)Off risulta anche quest’anno ricco e diffuso sul territorio prosegue Curcio - Grazie all'impe- L gno di istituti di cultura stranieri, ma anche grazie alla partecipazione di associazioni come il Mia Movimento Indipendente Artisti e l'Ordine dei Giornalisti della Campania. E poi le grandi librerie Feltrinelli e Fnac, ma anche piccole librerie come Il Puntolibrarteria, che continuano a credere nel mondo del fumetto e dell’illustrazione. Garantendo così la possibilità di offrire un programma di incontri, proiezioni e principalmente mostre di altissimo livello culturale. Non manca inoltre il coinvolgimento di grandi istituzioni come l'Accademia di Belle Arti e il Pan, cos come di librerie specializzate sul fumetto presenti non solo a Napoli (Alastor), ma anche Caserta (Comix Factory) e Salerno (Kaboom)». Sempre più numerosi e di qualità le mostre e gli incontri del Programma Off. Alla Feltrinelli di piazza dei Martiri dal 16 aprile sarà in esposizione “Hellzarockin”. Cinque miti del rock come non li avevate mai visti“, un surreale e divertente progetto collettivo dedicato agli amanti del rock nato da un'idea di Michele Petrucci, con lo scrittore bolognese Gianluca Morozzi ai testi. Mentre dal 17 aprile alla Fnac in via Luca Giordano saranno esposte le tavole originali tratte dal fumetto “Love“ di Frédéric Brrémaud e Federico Bertolucci con protagonisti gli animali e la natura selvaggia. Come da tradizione anche gli Istituti di Cultura e lingua estera di Napoli confermano la loro attenzione al mondo della Nona Arte. Dal 17 aprile l’Institut Français Naples ospita la personale di Patrice Killoffer, autore del bianco e nero considerato un mostro sacro dell’underground transalpino. Dal 18 aprile al Goethe Institut sono in esposizione tavole dell’astro nascente Line Hoven realizzate con la tecnica dello scratchboard, la tecnica del disegno in negativo, in un percorso visivo in cui la tecnica stupefacente è pari alla suggestione delle storie narrate. Il 26 aprile il Mia, Movimento Indipendente Artisti inaugurerà con un incontro sul graphic novel la mostra “Gulp...che Donne!“ di opere a forma di libro, composte da due tele verticali chiuse sul retro da una cerniera, che raffigurano la donna del fumetto e della letteratura. Gli scrittori L.R.Carrino e Gero Mannella esploreranno il tema del romanzo a fumetti e la casa editrice Ad est dell’equatore esporrà le copertine in stile fumettistico dei libri pubblicati nella collana Virus.