focus su claude monet

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focus su claude monet
MONET
Quelle Ninfee che anticiparono l'Informale
Fondazione Magnani Rocca
Mamiano di Traversetolo - Parma
3 settembre – 11 dicembre 2016
Le celebri Ninfee di Claude Monet (Parigi 1840 – Giverny 1926), provenienti dagli Stati
Uniti, esposte alla Fondazione Magnani Rocca insieme ad altri due capolavori del pittore
francese, anticipano il tema della serialità, che sarà proprio della Pop Art, e rappresentano
quasi una profezia dell’Informale.
Il paesaggio di Claude Monet, brano costante dell’intera carriera del pittore, propone alla
modernità un diverso modo di osservare la natura.
Attraverso il lavoro en plein air, che di fatto porta l’atelier direttamente nei luoghi di studio,
l’artista persegue la totale immersione fisica quanto mentale nel soggetto, con l’intenzione
di catturare non solo le più precise sfumature di luce e movimento, ma anche il variare
delle condizioni naturali.
Se nella prima parte del suo percorso, prettamente impressionista, è l’immagine percettiva
ad essere studiata nei suoi istanti effimeri, nella maturazione degli anni successivi la sua
tecnica diventa più elaborata e rende visibile la durata dell’impressione. Non è quindi
casuale l’approdo da parte di Monet alla fine dell’Ottocento alle famose “serie”, in cui uno
stesso soggetto è ripetuto più volte in momenti o condizioni atmosferiche differenti.
Lo scopo è quello di fermare il tempo, reo di nascondere il segreto dramma della fugacità
delle cose, restituendo loro valore poetico.
L’inizio di questi studi ripetuti è ravvisabile a partire dal 1876 nei dipinti dedicati alla
stazione di Saint-Lazare a Parigi, scenario che meglio di tutti registra, oltre alla dinamicità
del contenuto, anche le trasformazioni del progresso industriale in città. È però con la serie
delle Cattedrali di Rouen, a partire dal 1892, che Monet raggiunge non solo fama, ma
anche significativi risultati per queste nuove indagini coloristiche.
Conferma del nuovo modo di concepire lo spazio come traccia evanescente è
l’approfondimento sulle scogliere, in particolare sono le amate rocce della Normandia a
rappresentare l’oggetto di un desiderio avventuroso di mutabilità.
L’opera di Monet Falaises à Pourville, soleil levant, conservata presso la Fondazione
Magnani Rocca, appartiene proprio a una serie di cinque dipinti su tale tema, eseguiti
dall’artista tra gennaio e marzo 1897 e dialoga nella Sala dedicata a Monet con un dipinto
del maestro francese di analogo soggetto, Falaise du Petit Ailly à Varengeville,
proveniente dalla collezione Tanzi. L’alba, indagata dal vero, illumina di rosa le rocce,
quinte teatrali vaporose, che creano tagli asimmetrici col mare, in cui l’acqua con i suoi
colori costituisce il mezzo per eccellenza riflettente su cui concentrare gli studi sulla
fusione atmosferica.
In questa direzione, la serie che impegnerà il pittore nell’ultimo trentennio della sua vita,
ovvero le Ninfee, rappresenta la summa di una profonda ricerca sulla rifrazione e non
solo.
Per meglio concentrarsi sul nuovo progetto, si sposta a vivere a Giverny, nell’alta
Normandia. Qui costruisce un giardino e uno stagno, e coltiva fiori di vario tipo, comprese
le ninfee, piante acquatiche che rimandano alla sua passione per l’arte giapponese.
Come nel dipinto esposto alla Fondazione, Le Bassin des Nympheas del 1904,
proveniente dal Denver Art Museum, lo stagno e nuovamente l’acqua stimolano
inaspettate sensazioni visive, poiché dissolvono forme e materia, di cui le ampie e
aggiornate pennellate sono dimostrazione concreta.
Le Ninfee, ciclo che racconta l’ultima ossessione di Monet, si collocano a metà tra la
pittura di paesaggio e una nuova pittura decorativa con aspetti artificiosi, quasi astratti, che
hanno nella costruzione spaziale la loro novità. I toni cromatici, ora, non esprimono più
solo le metamorfosi della luce e dei riflessi, ma sono mezzi che trascendono la realtà per
creare qualcosa di completamente inedito, sovratemporale e intangibile.
Se prima i pittori Barbisonniers - quali Corot, Rousseau, Courbet - avevano scelto la
foresta di Fontainebleau come rappresentazione dell'energia che promana dalla natura
anche senza figure umane, con Monet si arriva alla dissoluzione della realtà nel sogno
luminoso dell'arte. La luce prende il sopravvento su tutto, abbaglia lo sguardo del pittore e
anche la tela sulla quale la forma si dissolve e si vaporizza fuori da ogni gerarchia tra
centro e periferia. Siamo alla profezia dell'Informale. Giverny diventa la capitale morale da
cui parte una lingua dell'arte che tende a una comunione panica tra l'uomo e la natura, a
dissolvere i confini del soggetto e dell'oggetto e creare una emozione capace di stabilire
unione e continuità, concordia e dissonanza, ma sempre sotto il segno dell'abbaglio
luminoso. Si parte dunque da Monet, certamente anticipato da Turner, per approdare
quattro decenni dopo a un linguaggio definito Informale in Europa e Action painting in
America. L'originalità della profezia di Monet, che dissolve la forma della luce delle Ninfee
nell'acqua, sta nell'aver scremato il dolore dell'Informale europeo e aver catturato una
felicità e un'energia vicina al vitalismo americano.
MONET
Quelle Ninfee che anticiparono l’Informale
Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo
(Parma).
Mostra focus dal 3 settembre all’11 dicembre 2016. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal
martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e
festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso, aperto lunedì 31
ottobre.
Ingresso: € 10,00 valido anche per le raccolte permanenti e, dal 10 settembre, per la
mostra ITALIA POP - € 5,00 per le scuole.
Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148
www.magnanirocca.it
[email protected]
Dal 10 settembre, il martedì ore 15.30, il sabato ore 16 e la domenica e festivi ore 11.30,
15, 16, 17, visita alla Stanza dedicata a Monet e alla mostra ITALIA POP con guida
specializzata; è possibile prenotare via mail a [email protected], oppure
presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 15,00 (ingresso e
guida).
Ristorante e Caffetteria nella corte del museo.