Business game - IRRE Toscana

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Business game - IRRE Toscana
I business games
Origini
Per comprendere la nascita e il nucleo centrale dei business games (o giochi d’affari) dobbiamo ripercorrerne l’evoluzione sino
ad oggi. L’origine più lontana fa risalire questa tecnica ai war games (giochi di guerra), vediamone l’evoluzione e gli aspetti più
caratteristici. A. Wilson1 ritiene ad esempio, che le origini del gioco di guerra cinese Wei-hai (che significa accerchiamento)
risalgano approssimativamente al 3000 a.c.,. Il suo equivalente moderno è generalmente considerato il gioco Go di provenienza
giapponese. Gli scacchi derivano probabilmente da una di queste antiche forme del gioco di accerchiamento2.
Fu, però, soltanto sul finire del diciottesimo secolo, man mano che si sviluppava la certezza che la guerra fosse sempre meno
un’arte e sempre più una scienza, che il gioco di simulazione acquistò rilevanza in ambito formativo, ma soprattutto
d’addestramento. La conseguente ricerca, infatti, della massima efficienza militare portò a massicci investimenti in tale tecnica,
anche se tutt’oggi c’è una maggiore consapevolezza dei rischi che comportano le previsioni basate su giochi di simulazione. La
Prima Guerra Mondiale, ad esempio, fu preceduta da vaste e complesse manovre simulate con giochi di guerra da entrambi le
parti.
Adesso giungiamo agli sviluppi recenti della tecnica dei business games: il passaggio successivo fu dalla tecnica dei giochi di
guerra al mondo della formazione manageriale con iniziative intraprese nel 1956 dall’American Management Association (AMA).
Dopo la sperimentazione dell’AMA nel 1956, il quadriennio successivo fu ricco di applicazioni: nel 1957 l’IBM poi l’UCLA poi
McKinsey and Company, e ancora altre; da quel momento la simulazione fu introdotta sia nelle Università, sia nelle industrie e
nel commercio.
In Italia, si deve citare, innanzi tutto, l’Isida, un importante Istituto di formazione dei dirigenti, fondato nel 1956, che è, senza
dubbio, una delle prime business school in Europa, e prima in Italia ad introdurre i business games all’interno dei suoi corsi.
Possiamo, inoltre, ricordare le sperimentazioni in: Isvor Fiat, Ansaldo, SDA Bocconi, Iafe, e Pirelli.
Il fascino di questa tecnica, associato alla vitalità del mondo degli affari, ha portato alla progettazione di un numero spropositato
di giochi che si sono diffusi nel mondo e che vanno da esercizi decisionali abbastanza semplici di breve durata, a simulazioni
estremamente complesse che possono richiedere perfino un certo numero di giorni per completare una serie di decisioni.
Esaminando i precedenti allo sviluppo delle simulazioni gestionali bisogna, però, tenere conto anche del peso che ha avuto la
diffusione dei Computer e della loro produzione su scala industriale iniziata nella seconda metà degli anni ’50, e infine, il legame
forte con la tecnica dell’istruzione programmata.
1
A. Wilson, La guerra e il computer, tr. it., Mondadori, Milano, 1970 in J. L. Taylor, R. Walford, op. cit.,1979, p. 21
L’approfondimento della sola tecnica degli scacchi, ricordano J. Taylor e R. walford, ha valso numerosi anni di ricerca di numerosi studiosi e appassionati
cfr. H. Golombek, History of chess, Routledge & Kegan Paul, Londra, 1977 in J. L. Taylor, R. Walford, I giochi di simulazione per l’apprendimento e
l’addestramento, Mondadori/The Open University Press, Milano, 1979, p. 21
2
Potremmo continuare a lungo, se volessimo, con le citazioni sulle sperimentazioni di questa tecnica, perché ormai la letteratura
è piena di riferimenti ad applicazioni nelle aziende, nelle scuole e in altri ambienti organizzativi.
Innanzitutto dobbiamo specificare che l’area, che contiene tutte queste tecniche è quella dei giochi di simulazione (o gaming
simulation).
Questa è un’attività piuttosto complessa, poiché si basa su procedure formalizzate e su una maggiore strutturazione dei rapporti
reciproci. Generalmente, i giochi impegnano gruppi di giocatori, coloro che prendono delle decisioni, collocati in un ambiente
descritto e limitato da regole e procedure. L’interazione tra i giocatori, com’è prevista, può produrre sia stati di competizione
che di collaborazione.
Inizialmente, si precisa una situazione di partenza e si forniscono alcune informazioni sul modo in cui la simulazione dovrebbe
svolgersi; le regole costituiscono i limiti concessi alle decisioni da prendere, agendo come un meccanismo semplificatore e
restrittivo, a differenza di quanto accade nel role-playing, dove vige la libertà più assoluta, benché alcuni giochi implichino lo
scopo di capire il “processo decisionale”. In altri, invece, l’obiettivo è quello di capire il modello o di esaminare il processo
presentato dal gioco in forma semplificata.
Specifichiamo al momento la definizione di business game, ossia un gioco aziendale che costituisce un insieme di strumenti
formativi con lo scopo prevalente di immedesimare il discente in una ipotetica realtà aziendale, dove occorre prendere delle
decisioni relative alla gestione delle variabili di un contesto simulato3. Inoltre, tenendo conto che tutto si svolge dinamicamente
nel tempo e si basa su un modello di simulazione.
Lo svolgimento e gli obiettivi formativi
Dal punto di vista formale, lo svolgimento di una simulazione didattica appare piuttosto semplice, e possiamo così sintetizzarlo4:
1. i partecipanti alla simulazione si suddividono in sottogruppi o squadre; ciascun gruppo, informato sul compito che dovrà
svolgere, che può rappresentare, ad esempio, la direzione di una azienda nel senso che è tenuto a prendere decisioni molto
simili a quelle che costituiscono l’essenza reale di una gestione aziendale;
2. le decisioni dei gruppi rappresentano la sintesi di un processo d’analisi e di confronto d’opinioni che avviene all’interno di
ciascun gruppo. Tali decisioni devono essere prese in un determinato tempo, che, a seconda delle simulazioni, può variare da
una settimana, a un mese o altro tempo ancora. La questione fondamentale è, che queste decisioni sono elaborate sulla
base di un modello preordinato, cioè si basano su alcune relazioni matematiche che costituiscono il modello stesso e danno
luogo a nuovi dati, che sono, appunto, i risultati conseguiti da ciascuna azienda simulata.
3. tali risultati di gestione raggiunti in tale periodo, costituiscono la base informativa sulla quale i gruppi di partecipanti
assumono le decisioni per il periodo successivo. Si attiva così un nuovo ciclo di decisioni-risultati, che si ripete ancora tante
volte, quante necessarie, per un efficace impiego didattico della simulazione;
3
4
P Jaccod, S. De Cristofaro, D. Venanzi, Management models. Business e banking game, Angeli, Milano, 1988, p. 9
Aa.Vv., Manuale di simulazione di gestione. Didattica, progettazione ed esecuzione dei business games, Angeli, Milano, 1985, pp. 17-18
Per quanto riguarda la funzione del formatore, egli non solo deve mettere in grado i partecipanti di affrontare la simulazione
con piena consapevolezza delle regole, ma assiste i gruppi negli aspetti logistici e nel rispetto dei tempi prestabiliti, nonché per
la raccolta delle decisioni e la consegna dei dati. Ed inoltre segue il momento più critico dal punto di vista didattico, che è quello
dell’esame e del commento dei risultati per trarre le conclusioni dell’apprendimento dei temi in oggetto della simulazione.
Per quanto riguarda gli obiettivi che sviluppa la tecnica possiamo sintetizzarli in: sviluppo dei processi decisionali, assunzione
dei rischi, adattamento dinamico di fronte a esiti non soddisfacenti ed esercizio di strategie di gruppo.
Criteri per la classificazione dei business games
Evidenziamo adesso le diverse caratteristiche dei modelli in uso, riassumendone e sistematizzandone le classificazioni come
segue:
a. Elaborazione dei dati della simulazione: calcolo manuale e calcolo elettronico: lo sviluppo degli elaboratori elettronici ha
favorito notevolmente l’espandersi dei giochi di simulazione, ragione per cui molti di questi sono programmati per l’elaborazione
elettronico5. Tuttavia ciò non ha impedito ad alcuni studiosi di preparare giochi molto più semplici, per i quali calcoli del modello
possono anche essere effettuati con semplici calcolatrice, o addirittura a mano.
b. Numero di squadre consentite dal modello: Il numero delle squadre o delle aziende in concorrenza partono da un minimo di
tre a modelli che superano la decina. E’ certo che più ampio è il numero di squadre che partecipano, e più complesso e difficile
diviene il compito del formatore nel controllo delle procedure e delle dinamiche.
c. Modelli specifici e generali: Alcuni giochi sono stati studiati e costruiti, talvolta con la promozione di alcune aziende, per
riprodurre quanto più realisticamente possibile la gestione relativa di un determinato prodotto o servizio. Questi business games
sono quelli più utilizzati all’interno delle aziende.
d. Modelli di gestione totale e modelli funzionali: un business game può interessare tutti gli aspetti dell’attività di un azienda,
oppure soltanto un aspetto come la produzione, la finanza, ecc.
e. Modelli deterministici e probabilistici: Il modello deterministico è un gioco che contempla relazioni di causa ed effetto tra
variabili e non include elementi casuali, come guasti agli impianti, vendita non effettuata, ecc. I modelli probabilistici
contemplano invece elementi casuali.
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Un esempio di business game per il computer, che ha per oggetto una completa simulazione di gestione d’impresa è contenuto in Tecnopolis Sud Sistemi,
Gioco di simulazione d’impresa. Corso pratico interattivo per avviare e gestire un’impresa, Angeli, Milano, 1996 (II ed.). Per approfondimenti sui business
games meno complessi, che non necessitano del computer, consultare un testo che ne raccoglie un vasto numero: J. W. Newstrom, E. E. Scannell, Il libro
dei business games, Sperling & Kupfer Editori, 1996 ed inoltre per il contesto scolastico, cfr Aa.Vv., I giochi di simulazione nella scuola, Zanichelli, Bologna,
1987
f. Modelli interattivi e non: una caratteristica peculiare di molti business games è l’interattività: vale a dire che le decisioni e i
risultati conseguiti da una società influenzano l’andamento delle società concorrenti. Non tutti i giochi possiedono tale
caratteristica: il loro scopo, non competitivo, si limita al confronto dei risultati.
g. Modelli esclusivamente quantitativi e modelli con aspetti qualitativi: la maggior parte delle simulazioni sono quantitative,
ossia le relazioni tra i fattori sono determinate matematicamente. Alcuni autori hanno incluso anche fattori qualitativi, come ad
esempio, il giudizio di un comitato di controllo sull’andamento della gestione dei vari gruppi di partecipanti. Tali dati possono
inoltre essere immessi nel calcolo del modello (per esempio con un voto da 0 a 10).
h. Numero di prodotti e di zone considerate dal modello: sotto l’aspetto commerciale i giochi possono includere una diversa
combinazione di prodotti, di mercati, di zone geografiche di consumo, ecc.; il che comporta una minore o maggiore complessità
del modello a seconda che si considerino uno, o più aspetti, per ciascuno dei suddetti elementi.
Conclusioni
I business games riprendono, da un punto di vista di contesto formativo, le caratteristiche di alcune tecniche precedentemente
descritte (casi, role-playing, esercitazioni) quali, la presenza di una complessa situazione aziendale, lo sviluppo della presa di
decisione, inoltre a un coinvolgimento dei partecipanti molto forte. Per tutti questi motivi, la tecnica è uno strumento
notevolmente idoneo per stimolare la percezione di un intero processo decisionale, mostrando con sufficiente evidenza sia le
relazioni causa-effetto che il peso dei fattori comportamentali nell’efficacia di un gruppo.
Questa tecnica, tuttavia, investe l’esercizio delle abilità decisionali solo da un punto di vista generale, a differenza, per esempio,
che nel metodo dei casi, inoltre, il rischio, è quello che la strategia di successo nell’ambito della simulazione sia intesa dai
partecipanti come la strategia ottimale in assoluto, mentre l’estrema varietà delle concrete situazioni aziendali non può
ammettere che risposte differenziate.
Infine, vi è il rischio che l’attivazione di meccanismi competitivi possa indurre nei partecipanti delle motivazioni più volte al
“successo” nell’ambito della simulazione, che alla percezione dei problemi aziendali in essa rappresentati.
L’utilizzo dei business games nella realtà scolastica è ormai molto pratica soprattutto legata alle materie economico-gestionali,
del marketing, assistendo negli scorsi anno anche a delle vere e proprie “gare” nazionali tra Istituti, spesso con premi finali
promosse da note aziende nazionali.