Numero monografico di Sciences Humanes - Genitori e Figli

Transcript

Numero monografico di Sciences Humanes - Genitori e Figli
INDAGINE
Il mondo
degli adolescenti
Dossier coordinato da Martine Fournier
Un’indagine inedita
I loro comportamenti appaiono imprevedibili, enigmatici.
Rendono gli adulti perplessi, preoccupano i genitori.
Le età dell’adolescenza
Durante questa età movimentata, il corpo conosce delle
Ragazze/ragazzi:
universi separati
poi si dimenticano. Ognuno vive a modo suo, talvolta
I figli dell’era digitale
l’evoluzione delle attività culturali e dei passatempi di
Prendere il volo
lungo termine costituisce una miniera di dati e rinnova
trasformazioni importanti, si accendono passioni che
va fino al limite... Chi sono gli adolescenti?
Per sei anni, un’équipe di sociologi ha osservato
4.000 giovani, tra gli 11 ed i 17 anni. Questa indagine a
lo sguardo sulle culture giovanili.
La metamorfosi
adolescenziale
Qual’è il ruolo reale della famiglia, della scuola,
dell’ambiente sociale, del gruppo di amici nei gusti e
nelle scelte? Come si passa dallo stadio di fan della
Giochi pericolosi
televisione a quello di virtuoso del virtuale? Perché
ragazzi e ragazze si incontrano tardi? In che modo, alla
fine, gli adolescenti del XXI° secolo prendono il volo?
28 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
Un’indagine inedita
I
passatempi sono una cosa seria, come
allarmisti che delle visioni incantate, che
testimoniano i risultati delle indagini che
hanno, paradossalmente, come punto in
si occupano di attività culturali. Tuttavia, il
comune di unificare una ipotetica “cultura
modello più celebre tra queste, l’indagine
giovanile”.
sulle attività culturali dei francesi, si attesta
In questo contesto, l’apporto dell’indagine
maggiormente sulle attività degli adulti (in
“L’infanzia dei passatempi” presentato qui,
degli studi, della prospettiva e delle
verità delle persone di più di 15 anni), come
ne è ovviamente la punta di diamante.
statistiche del ministero della Cultura
se i più giovani fossero implicitamente
Da una parte, seguendo quasi 4000
e della Comunicazione) sono gli
considerati sia come degli eredi o dei
ragazzi che vanno dalla fine della scuola
riproduttori delle attività genitoriali, sia
primaria alla fine delle scuole superiori,
come dei consumatori passivi sottomessi
l’indagine permette di comprendere, nella
dell’infanzia alla tarda adolescenza,
all’imposizione mediatica. La cultura dei
loro complessità e varietà, la logica di
La
minori di 18 anni, è una “terra incognita”?
costituzione ed evoluzione delle attività e
Non esattamente: nel corso degli ultimi
dei gusti.
PIERRE
MERCKLE,
SYLVIE
OCTOBRE, CHRISTINE DETREZ ET
NATHAUE BERTHOMIER
Pierre Mercklé e Christine Détrez
(entrambi sociologi), Sylvie Octobre
e Nathalie Berthomier (Dipartimento
autori dell’indagine. L’infanzia dei
passatempi,
Traiettorie
comuni
e percorsi individuali dalla fine
2010.
Documentazione
francese,
anni, in effetti, i lavori si sono moltiplicati
(1). Il loro rigore scientifico permette di
evitare i trabocchetti quanto dei discorsi
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 29
INDAGINE
D’altra parte, coglie una gamma
di attività molto ampie e le articola
con domande che riguardano i
gusti (poiché l’attività in sé e per sé
non dice niente del gusto che può
essere o non essere presente), le
rappresentazioni di sé - nella famiglia
e nel gruppo di amici -, le proiezioni
verso il futuro: insomma, tutte quelle
domande che fanno degli anni delle
scuole medie e superiori dei momenti
complessi di ristrutturazione di sé.
Eccone i principali risultati...
“Dimmi cosa ti piace
fare nel tempo libero,
e ti dirò la tua età.” Dalla
prima infanzia alla tarda adolescenza,
il progredire degli anni si caratterizza
per
una
riorganizzazione
dei
programmi culturali, che uniscono
la ridefinizione dei repertori dei
divertimenti e la modifica delle loro
condizioni di esercizio. Non soltanto
non si fanno le stesse cose a 11 anni e
a 17 anni, ma non si fanno più le stesse
cose anche con le stesse persone,
né allo stesso tempo... Praticare un
certo passatempo, non praticarne
più un’ altro, avere un certo oggetto
culturale, sono come dei marcatori di
età, dei segnali verso i genitori, amici,
e anche verso sé stessi. La posta in
gioco è multipla: dire la propria età,
farla riconoscere dagli altri, ma anche
riconoscervisi, spesso imparando
a togliersi il marchio di colui o colei
che si era da bambini. E il processo
è progressivo: bisogna dapprima
negoziare l’autonomia con i propri
genitori, adottando i gusti e le abitudini
dei pari, degli amici e delle amiche
prima di potersene eventualmente
liberare ed adottare delle abitudini e
delle preferenze proprie.
Il progredire dell’età avvantaggia
dunque alcune attività e allo stesso
tempo ne favorisce l’abbandono di
altre. Televisione, lettura e altri giochi
diversi dai videogiochi appaiono tra
queste attività declinanti. Al contrario,
musica e computer appaiono come le
attività emblematiche della transizione
verso l’adolescenza, senza che sia
possibile, nel caso del computer,
distinguere l’effetto età dall’effetto
generazione, essendo questi ragazzi
cresciuti insieme alle apparecchiature
informatiche che hanno segnato
velocemente gli anni 2000. Se
tutte le attività si distaccano dalla
socializzazione familiare per inserirsi
nel cerchio degli amici, la conquista
dell’autonomia è realizzata anche
attraverso le uscite. A 17 anni, il 90%
degli adolescenti è andato al cinema
sin dall’inizio dell’anno scolastico
(questo rappresenta l’uscita più
frequente); se da una parte più di un
terzo di loro è andato ad un concerto,
d’altra parte volgono invece le spalle
a musei, monumenti e soprattutto
I passatempi quotidiani
30 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
alle biblioteche, la cui frequentazione era
legata alla famiglia o alla scuola. Ma la
descrizione degli interessi comuni non
deve nascondere la molteplicità delle
acquisizioni individuali, rintracciabili nella
quantità di libri, di cantanti, di giochi,
di siti citati non appena gli adolescenti
vengono interrogati sulle proprie abitudini
o preferenze.
“Dimmi chi sei, ti dirò ciò
che fai”. Tali acquisizioni individuali
si devono ad una moltitudine di fattori, tra
cui l’identità di genere e l’origine sociale,
che giocano, in maniera combinata, un
ruolo predominante. Se l’adolescenza
è un periodo che può apparire come
caratterizzato da un allentamento dei
vincoli da parte dei genitori e da una certa
plasticità delle regole, non è pertanto un
periodo di libera trattativa, dove sarebbero
sospese tutte le logiche di distinzione. Ad
eccezione della televisione e della lettura
dei libri, sono poche le attività quotidiane
che
distinguono
così
chiaramente
l’origine sociale dei bambini quanto
quelle che riguardano gli adulti, mentre
la polarizzazione sessuale delle attività,
delle discussioni, delle decorazioni della
camera, dei valori ritenuti più importanti,
testimonia invece l’apprendimento in corso
dell’identità di genere maschile e femminile.
Più spesso, identità ed origine sociale si
uniscono per formare varie combinazioni,
ed è ad un grado molto più sottile delle
abitudini o delle preferenze che bisogna
osservare ad esempio il tipo di musica
ascoltata, la radio preferita, la lettura di
riviste, l’utilizzo del computer. Così, se si
fa soprattutto uso delle e-mail, tale uso
si fa in modo sessualmente differenziato
(giochi, chat e download per i ragazzi
contro le attività artistiche per le ragazze)
mentre l’origine sociale è fondamentale
nella diversificazione delle abitudini. Ma
ancor più che un rilevamento, anno dopo
anno, di ciascuna attività, sono soprattutto
le variazioni nei tempi di adesione a tali
attività che ci forniscono informazioni sulla
costruzione di sé
come ragazza o ragazzo, secondo il
posto occupato nell’ambiente sociale.
Le ragazze precedono i ragazzi nel
rinnovo delle attività fino alla fine delle
superiori, dove si affermano ancora
di più le distinzioni sociali: nel gioco
dei trasferimenti o delle traduzioni
dei capitali, sono le figlie dei dirigenti
che sembrano essere più dotate,
accumulando attività della loro età
e attività proficue sul piano della
legittimità scolastica.
“Dimmi ciò che fai, ti
dirò a chi assomigli”.
Genitori, fratelli, scuola, amici mass
media, sono numerose le scene
di socializzazione in cui evolvono
i ragazzi, dalle ingiunzioni a volte
contraddittorie.
Alla
trasmissione
intesa in modo meccanico, come
attribuzione
di
un
retaggio
dai
genitori ai figli, deve essere sostituita
una
visione
che
tenga
conto
delle pluralità delle istanze e dei
modi di trasmissione, come pure
delle acquisizioni che ne fanno i
bambini. Per identificare meglio la
complessità del processo, bisogna
reinserire le attività dei bambini
nell’insieme delle loro pratiche di
socializzazione,
tenendo
conto
anche del lungo termine, ottenuto
forme di socializzazione culturale.
dei beni, da elevati consumi culturali, in
attraverso questionari riempiti dai
L’”eredità incerta”: questo clima è
particolare in materia di libri, di attività
genitori sulle proprie attività, le proprie
quello dei genitori che appartengono
artistiche, di uscite culturali... La
aspettative nei confronti dei bambini,
alle classi medie, piuttosto ben agiate,
trasmissione è un progetto esplicito, e
il posto che secondo loro occupano
che si caratterizzano per i forti consumi
si basa su un modello relazionale di
le attività ricreative e la cultura nelle
culturali, e per una concezione della
condivisione delle attività.
proprie rappresentazioni ed i propri
trasmissione culturale come progetto
Lo “spazio marginale”: per questa
progetti educativi, ma anche della
educativo, che può a volte condurre a
terza categoria di famiglie di estrazione
socializzazione culturale che essi
negoziazioni e a conflitti con i propri
piuttosto popolare e poco istruita, gli
stessi hanno ricevuto durante la loro
figli.
svaghi sono necessari: il repertorio
infanzia. Così, alla fine dell’infanzia
L’”affiliazione”: è il segno delle
culturale è limitato e principalmente
(11 anni) possono essere distinti
ricche famiglie delle classi urbane,
incentrato sulla televisione.
cinque climi familiari, ed altrettante
caratterizzate dall’individualizzazione
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 31
INDAGINE
La “conquista da trasmettere” è la
concezione della cultura sviluppata
nelle famiglie in ascesa scolastica,
beneficiarie
della
“meritocrazia
culturale”: la cultura non è stata per loro
un’eredità, ma piuttosto il risultato di un
cumulo che si tratta, con il sostegno
della scuola, di trasmettere alla
generazione successiva.
L’ultimo gruppo vede nella cultura
uno “spazio problematico”, nel quale
i passatempi sono piuttosto concepiti
come occasioni di relax, senza la
presenza di discorsi consueti sulla
realizzazione personale o il profitto
scolastico. La televisione gioca un ruolo
centrale come nel clima dello “spazio
marginale”, ma le attività e le uscite
sono un pò più frequenti, spesso grazie
all’iniziativa delle madri di figli in ascesa
scolastica.
Pertanto,
l’influenza
del
clima
familiare è ben lungi dall’essere
esclusiva: la scuola svolge un ruolo di
democratizzazione culturale per quanto
riguarda la frequentazione dei musei,
dei monumenti o delle biblioteche, in
particolare con bambini provenienti da
famiglie con scarso coinvolgimento in
attività culturali, anche se questo effetto
resiste difficilmente all’avanzare dell’età,
quando i modelli degli amici hanno la
precedenza su quelli dell’infanzia. E di
fatto, l’influenza dei pari si fa sempre
più incalzante, a partire dalla metà
del periodo adolescenziale, il senso
di appartenenza al gruppo compete
sempre più esplicitamente con quello
di appartenenza alla famiglia, sia per
quanto riguarda i genitori che i fratelli.
Ma ancora una volta, per disingannare
qualsiasi tentativo di riduzione a degli
schemi, l’influenza del clima familiare,
della scuola, dei pari e dei fratelli
variano secondo varie combinazioni.
Facciamo un esempio: il 27% dei
figli che beneficiano di un clima di
“affiliazione” figurano tra i più forti
consumatori di cultura, mentre questa
proporzione scende al 23% per i figli
che derivano dal clima “eredità incerta”.
Ma, se i primi sono inseriti in una rete
di socializzazione giovanile molto
debole (sia che si tratti di un gruppo di
amici o di fratelli), allora la proporzione
32 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
di alto consumo culturale scende al
21%... Inoltre, se i figli cresciuti nel
clima di “eredità incerta” sono inseriti
inseriti in una rete giovanile estesa, o
se sono buoni studenti e hanno un’alta
socializzazione scolastica, allora le loro
possibilità di essere inseriti nel gruppo
dei grandi consumatori culturali è
rispettivamente del 36% e del 31%.
“Dimmi cosa fai, e ti dirò
cosa farai”. Se questo tempo di
inattività a 11 anni ha aiutato a capire
le combinazioni, le conquiste e le
ricomposizioni alla fine dell’infanzia,
quali saranno, a partire da questa
genealogia delle loro attività, i percorsi
individuali dei ragazzi, dagli 11 ai 17
anni? Le traiettorie culturali dei ragazzi
dalla fine della scuola primaria alla fine
della scuola superiore sono considerate
non più come una successione di
posizioni intermedie, ma come una
successione di posizioni individuali,
ricostruite da ciascun ragazzo. Quali
sono le traiettorie culturali maggiori
o minori? Quali sono i fattori che
presiedono alla loro elaborazione?
Se le traiettorie non sono rigide e se
la posizione di origine non impedisce
le variazioni, i comportamenti non
sono né irregolari né equiprobabili. Ne
emergono cinque categorie principali di
traiettorie culturali, che tengono conto
di ogni attività.
Una traiettoria “molto favorevole”,
accumula attività ricreative di ogni
genere e dimostra un investimento
precoce, importante e duraturo (16%
dei bambini, soprattutto femmine,
provenienti da famiglie benestanti
dotate di capitale culturale).
un CAP “certificato di abilitazione
professionale” e dipendenti).
Una
traiettoria
“sfavorevole”,
segnata da ritiri ed abbandoni (21% dei
bambini, soprattutto maschi, e di media
figli di operai).
Una traiettoria “molto sfavorevole”,
segnata
dall’assenza
di
attività
ricreative e culturali (9% dei bambini,
soprattutto maschi, provenienti da
genitori e da nonni non laureati, operai
o disoccupati).
Il ricorso a descrizioni che costellano
la nostra indagine così come la
descrizione delle caratteristiche di
ciascuno permette di arricchire queste
tipologie, ma anche di completarle
attraverso le eccezioni, e di attenuarne
così gli aspetti deterministici e
sistematici, ripristinando la plasticità
sociale e di vita. Che dire di quelle
ragazze che uniscono tutti i “vantaggi”,
favorendo un forte consumo culturale,
e che non ne fanno tuttavia nulla? O, al
contrario, che dire di quei ragazzi che,
accumulano “handicap”, pur essendo
fortemente investiti nella cultura?
Quindi, se le tendenze maggiori si
delineano, esse non erodono affatto
la molteplicità e la possibilità di
traiettorie marginali, dove possono
intervenire incontri significativi, effetti di
ricomposizioni familiari complesse, una
scoperta artistica o sportiva o ancora
un rifiuto a ereditare... Statisticamente
marginali, esse sono più significative
sul piano delle dinamiche individuali
poiché possono cambiare il corso di
ciò che è probabile realizzando ciò che
è improbabile.
Una
traiettoria
“favorevole”,
caratterizzata da un investimento
polimorfo nonostante il calo nella lettura
(27% dei bambini, soprattutto femmine,
composto da buoni studenti provenienti
da famiglie ricche e medie).
(1) Molti di loro sono stati presentati al convegno
Una
traiettoria
“intermedia”,
caratterizzata
da
un
moderato
investimento a lungo termine, eccezione
fatta per la televisione (27% dei bambini,
soprattutto maschi, e provenienti
generalmente da genitori titolari di
dell’Associazione Internazionale dei sociologi di lingua
internazionale “Infanzia e culture: sotto lo sguardo
delle scienze sociali”, organizzato congiuntamente dal
Dipartimento degli studi, della prospettiva e statistiche
del ministero della Cultura e della Comunicazione
ed il comitato di ricerca Sociologica dell’infanzia
francese, tenutosi a Parigi dal 15 al 17 dicembre 2010
(www.enfanceetcultures.culture.gouv.fr).
(2)Pierre Mercklé, Sylvie Octobre, Christine Détrez
et Nathelie Berthomier, L’Infanzia dei passatempi.
Traiettorie comuni e percorsi individuali dell’adolescenza,
La Documentazione francese, 2010.
Quattro universi culturali
Questo grafico incrocia il livello medio di attività con il livello medio d’attaccamento ad ogni attività.
Ogni età definisce universi culturali ben specifici.
- Ad 11 anni, all’entrata nelle scuole medie, le attività sono centrate sulla televisione, lo sport, l’ascolto della musica
e la lettura. Il 30% dei ragazzi di 11 anni legge un libro tutti i giorni, il 16% dei ragazzi ed il 13% delle ragazze utilizza
un computer tutti i giorni.
- A 13 anni, la lettura si allontana dalla sfera principale delle attività, sostituita dall’ascolto della radio, dal computer
dai video giochi.
- A 15 anni, l’universo multimediale ed interattivo predomina chiaramente, associando televisione, radio, computer.
È anche l’età in cui tutti i giovani sono dotati di telefoni cellulari.
- A 17 anni, la televisione è uscita dalla sfera delle attività alle quali si è il più attaccati. L’ascolto della musica ed i
vari modi di utilizzare il computer sono emblematici degli anni del liceo. A quest’età, è solo il 9% a leggere un libro
tutti i giorni. Il 71% dei ragazzi ed il 66% delle ragazze usano quotidianamente il computer.
Fonte: DEPS, ministero della Cultura e della Comunicazione, 2010
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 33
ETA’
11-13 anni: l’entrata
nella cerchia dei grandi
A 11 anni si gioca, si guarda la tele, si legge molto e di tutto: romanzi horror,
racconti, fumetti... Ma dai 13 anni, le attività ricreative dei ragazzi mostrano che essi
sono fuggiti dal mondo dell’infanzia per entrare in quello dell’adolescenza.
Justine Canonne
V
isite allo zoo, giostre, cinema,
spettacoli al circo o di danza..., a
11 anni Audrey non si annoia. Come
la maggior parte dei ragazzi della sua
età, i suoi genitori, fratelli e sorelle
l’accompagnano nelle sue uscite, a volte
è anche accompagnata dalla scuola: è
con la sua classe di 5 elementare che
ha visitato un museo all’inizio dell’anno
scolastico. Una sola piccola eccezione
34 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
alla regola: il cinema, dove è andata con
le sue amiche. Clément, lui, è andato
diverse volte al cinema con i suoi amici
dall’inizio dell’anno scolastico. A 13
anni, ha dimenticato lo zoo, il parco
giochi e il circo con la famiglia. Un
centro di interesse a lui proprio motiva
alcune delle sue uscite: la sua passione
per il basket. Assiste regolarmente a
degli incontri sportivi, sempre con gli
amici. Verso i 13 anni, finiti i centri di
interesse infantili, le uscite sono meno
accompagnate. Questa è l’epoca del
passaggio dall’infanzia all’adolescenza.
Sport e giochi!
Anche lo sport è un’attività molto
popolare nell’età che va dagli 11 ai 13
anni. Clément, che fa la seconda media,
pratica basket
ogni settimana in un club da più di tre
anni. Come Audrey, fa nuoto. Entrambi
tengono alle loro attività sportive favorite.
Audrey inoltre va in bicicletta tutte le
settimane, corre o va in roller. I roller e
gli skate sono le due attività all’aperto
praticate soprattutto all’inizio della
scuola media. A casa, Audrey adora
anche giocare a Monopoli con i suoi
fratelli e sorelle e ama questi momenti
passati con la famiglia. Questi momenti
ludici, associati all’infanzia, scompaiono
progressivamente. Clément, al contrario
di Audrey, gioca raramente. Quando
lo fa, con la famiglia, gli attribuisce
poca importanza. A 13 anni, le attività
artistiche conoscono un picco: danza,
disegno, imparare a suonare uno
strumento musicale... Queste attività
riguardano la metà degli adolescenti
di 13 anni. E’ l’inizio di una ricerca
dell’identità? Nell’adolescenza, i giovani
cercano ciò che loro corrisponde.
Dei telespettatori
assidui
Gli 11-13enni sono molto attaccati al
piccolo schermo: 8 su 10 guardano la
televisione ogni giorno. Ma per guardare
cosa, quando e con chi? Più della
metà dei ragazzi di 11 anni guardano
la televisione con il padre o la madre,
e più di due terzi la guardano con i
fratelli e le sorelle. E’ il caso di Audrey
che guarda spesso la televisione con
la famiglia, la mattina prima di andare
a scuola. Sono le trasmissioni comiche
e di intrattenimento che preferisce.
Dei programmi che sostituiscono i
cartoni animati, considerati riservati ai
bambini. “Quando sei piccolo, pensi
sempre alla tele, la tele, la tele, ma
mi sono evoluta per quanto riguarda
la televisione... Tre anni fa, guardavo
Télétoon. Adesso guardo TF1 e M6”,
dice con orgoglio Carolina, 13 anni.
I giovani studenti di questa classe
d’età cominciano prendere le distanze
dall’infanzia adottando le attività
culturali dei più grandi. “Consumano”
dunque la televisione in modo diverso,
con le sitcoms americane per esempio.
Clément, 13 anni, guarda la televisione
tutte le mattine prima di andare a scuola,
e dopo le lezioni - ama i programmi
sportivi - e i week end, comprese le
serate del venerdì e del sabato. E’
l’età in cui i genitori cominciano a dare
il permesso di guardare la televisione
fino a tardi quando non c’è scuola il
giorno dopo. Mentre Audrey guarda la
televisione con la famiglia, Clément la
guarda spesso solo. Va detto che lui
ha il proprio televisore, cosa che sta
diventando sempre più comune con il
progredire degli anni.
Lettore onnivoro
Gli 11-13enni sono ancora dei divoratori
di libri e di fumetti: a 11 anni, 1 ragazzo
su 5 legge fumetti ogni giorno! Audrey
adora Rintintin. Legge anche molti
racconti e miti, o delle storie che fanno
paura. Clément non legge quasi nessun
libro. Il gusto per la lettura diminuisce
dai 13 anni: i lettori quotidiani di libri
passano dal 33% a 11 anni al 18% a 13
anni. Anche se i giovani leggono meno
libri, c’è un altro supporto di lettura
che si introduce nel loro quotidiano, le
riviste: l’80% dei ragazzi di 13 anni ne
leggono almeno una al mese. E non
hanno che l’imbarazzo della scelta tra la
moltitudine di titoli proposti dalla stampa
per adolescenti: Star Club, OK Podium,
e riviste sportive per ragazzi come
Clément, fan di basket.
Computer e videogiochi
Per i ragazzi di 11-13 anni, i passatempi
sono dunque ancora basati sui media
tradizionali, televisione e libri. Non sono
pienamente entrati nell’universo dei
passatempi digitali, dell’informatica, di
internet etc. Anche se... cominciano ad
includere a mano a mano il computer
tra i propri passatempi attraverso i
videogiochi. Se a 13 anni, il gioco non fa
più parte della vita quotidiana di Clément,
c’è un’eccezione: i giochi virtuali ai quali
egli gioca sulla sua console collegata
al televisore, ma anche e soprattutto
al computer. E’ la principale attività dei
giovani studenti delle scuole medie su
un computer... per il momento.
Le descrizioni di Clément e di Audrey sono state
tratte da L’Infanzia dei passatempi (articolo p.29).
Risate e brividi:
emozioni ad ogni pagina
U
“ ffa non è giusto!” è la
frase prediletta di Titeuf, un
personaggio di 10 anni con un
ciuffo biondo esasperante e
dal linguaggio colorito creato
dal disegnatore svizzero Zep.
Titeuf è anche il fumetto citato
più spontaneamente dai ragazzi
di 11-13 anni. Questo fumetto
è seguito da Astérix e Obélix, i
due irriducibili Galli, o Boule e
Bill, un giovane ragazzo ed il
suo malizioso cocker, che hanno
successo fino ai 13 anni. Dalla
1° alla 3° media, l’abbandono
della lettura infantile è molto
netto: le storie spaventose, e
le storie o i fumetti che fanno
ridere sostituiscono i periodici
illustrati e le riviste per bambini.
Un terzo dei ragazzi delle medie
apprezzano le storie divertenti,
a dimostrazione dell’importanza
che ha il ridere per questa fascia
d’età. Ma dalla risata all’angoscia,
non c’è che un passo. Un terzo
dei ragazzi di 11-13 anni legge
delle storie di paura almeno una
volta al mese. Una selezione
di titoli di libri “raccapriccianti”
della serie “Piccoli brividi”: La
Maschera stregata, La notte delle
marionette, La Torre del terrore, Il
Ritorno della maschera stregata
(e si, ritorna... Infine, punto di
incontro tra la televisione e la
lettura, i tascabili adattati a serie
americane, che sono ancora
presenti tra i ragazzi di 11-13
anni: Streghe, Buffy, che giocano
d’altronde sul piano dell’angoscia
e del soprannaturale. Demoni,
streghe... gli adolescenti sono
serviti! Questo particolare tipo di
letteratura per l’infanzia sparisce
progressivamente a partire
dalla seconda metà delle scuole
medie.
J.C.
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 35
ETA’
13-15 anni: gli amici
innanzitutto
Dai 13 ai 15 anni, è arrivato il momento del cellulare, di MSN e di Facebook...
Tutti questi strumenti hanno un solo obiettivo: restare in contatto con il gruppo
di amici. Scambiare per integrarsi, questa è la sfida di questa età.
Justine Canonne
“G
TOQP”,
“JTM
Traduzione:
BB”.
“Ero
occupato”, “Ti voglio tanto bene
piccolo”. Il linguaggio degli SMS
ha invaso gli schermi dei cellulari
dei ragazzi di13-15. Aurora, una
studentessa delle scuole superiori,
ci racconta del suo primo cellulare:
“Rappresentava la mia libertà, la mia
indipendenza. Se qualcuno voleva
chiamarmi alle 2 del mattino, poteva,
era il mio cellulare. Lo tenevo nella
mia camera ed i miei genitori non
lo avrebbero mai saputo”. Il primo
cellulare è diventato un “rito” di
passaggio
all’adolescenza,
dice
Pascal Lardellier.
“Cosa fai?”
Serve a staccarsi dai genitori per
avvicinarsi agli amici. Cellulare e
80 numeri!”. Per i ragazzi di 13-15
metà di questi adolescenti ascolta la
amici, una coppia inseparabile? “Invio
anni, questo è segno di una buona
musica ogni giorno secondo l’indagine
sempre degli SMS, soprattutto la notte,
integrazione nel loro mondo.
L’infanzia dei passatempi. Ascoltare
nel mio letto (...). Scrivo: “Dormi?”,
Black
i
le stesse canzoni e la stessa radio
“Cosa fai?”, spiega Colombe, 14 anni,
ragazzi di 13-15 anni ascoltano in
degli amici permette di integrarsi con
interrogato dalla sociologa Céline
continuazione gli artisti commerciali
il gruppo. Marine ascolta la musica
Metton. Il cellulare serve anche a
diffusi su NRJ, Fun Radio o Virgin.
con gli amici, a Clément piace la
sondare la propria popolarità con
A Clément, 13 anni - e già un MP3 -
trasmissione della mattina di Difool,
il gruppo di amici: “Ricevere degli
piace la dance, la techno, l’hip-hop,
un presentatore molto popolare di
SMS va bene (...), vuol dire che sei
il R’n’B... A Marine, 15 anni, piace
Skyrock. Look e gusti musicali sono
popolare”, spiega Nancy, 14 anni. Da
la cantante rap Diam’s, ed anche la
talvolta strettamente legati:
parte sua, Mary dice fieramente: “Ho
musica di varietà francese. Più della
36 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
Eyed
Peas,
Shakira...,
INTERVISTA A PASCALE EZAN
Generazione Harry Potter
gli “skaters” delle scuole superiori,
pantaloni larghi e zaino Eastpack,
ascoltano soprattutto reggae, mentre gli
adolescenti in tuta e scarpe da ginnastica
ascoltano hip-hop, rap, Rhythm and
blues, spiega C. Metton. Internet è il solo
passatempo che fa passare in secondo
piano la musica, nei ragazzi di 13-15 anni:
“Ci divertiamo troppo (...). Ci raccontiamo
le nostre cose, ciò che ci succede ogni
giorno”, dice Mary, 14 anni, a proposito
degli SMS. Su Skyblog, piattaforma dei
blog della radio Skyrock, gli adolescenti
pubblicano foto, poesie dedicate ai migliori
amici... Anche il social network Facebook
ha dei seguaci: Camille, 13 anni, e Violette,
14 anni, vi sono già iscritte. Gli adolescenti
scaricano anche la musica, i film su
internet, e guardano clip e video divertenti
su You Tube e Dailymotion.
Eppure leggono
Con tale concorrenza, la lettura diminuisce
significativamente a 13-15 anni: meno
di un ragazzo su cinque legge libri
ogni giorno in questa fascia d’età. Le
persone che leggono ancora - al di fuori
dei libri imposti dalla scuola -, coltivano
una lettura “ordinaria” in opposizione
alla lettura “erudita” che sarà inculcata
nelle lezioni di letteratura della scuola
superiore, spiegano Christian Baudelot,
Christine Détrez e Marie Cartier, autori
dello studio Eppure leggono...Si tratta di
una lettura centrata sul piacere: più che la
qualità letteraria dell’opera, gli adolescenti
cercano una trama con della suspense,
personaggi significativi, storie forti sotto
forma di personaggi... I ragazzi di 13-15
anni apprezzano particolarmente le serie
(colloquio qui a lato) come Harry Potter,
Eragon, Il Signore degli anelli, i gialli o i
romanzi di fantascienza come quelli di
Stephen King, maestro di questo genere.
Non è Molière, ma è già qualcosa!
I discorsi di Colombe, Aurore, Nancy e Carolina
sono tratti dall’opera di Céline Metton-Gayon, Gli
Adolescenti, i cellulari ed Internet. “Tu ci sei su
MSN?”, L’Harmattan, 2009.
H
arry Potter, Eragon, Twilight..., queste serie per
ragazzi sono più che semplici libri agli occhi degli
adolescenti: la suspence e la fantasia di questo tipo
di letteratura permette loro di sognare e di fuggire dal
quotidiano. In un’età in cui si costruiscono, attingono
anche dalla personalità dei loro eroi per formare la
propria identità, dice Pascale Ezan, docente presso
l’università di Rouen, autrice di un’indagine sociologica
con scolari dai 12 ai 15 anni.
Come si spiega il successo di serie come
Harry Potter, Eragon o Twilight?
Durante l’adolescenza, periodo nel quale sono in
cerca di modelli, i giovani trovano in queste serie dei
personaggi che gli assomigliano. Gli stessi adolescenti
, si definiscono come la “generazione Harry Potter”:
avevano 11 anni quando il loro eroe ne aveva 11, e
docente presso l’Istituto sono cresciuti insieme a questo personaggio nei sette
Universitario di Tecnologia tomi della serie di Joanne K. Rowling. Trovano in
a Evreux (IUT), membro questa letteratura anche risposte alla proprie domande
personali, ad un età in cui è difficile condividerle con gli
del Crego (università di
Rouen) e responsabile di adulti. Si rendono conto di farsi domande simili a quelle
dei personaggi, che spesso sono adolescenti come
progetto nel gruppo ESC- loro, che hanno, come loro, dei conflitti con la propria
Rouen.
famiglia e con gli amici. Gli adolescenti vi incontrano
d’altra parte un immaginario che permette loro di
allontanarsi dalla vita quotidiana. Queste serie hanno
una dimensione da “favola”: in Twilight, gli adolescenti si identificano volentieri con il
personaggio di Bella, ragazza complessata dal suo corpo che riesce tuttavia a suscitare
l’amore di un bel vampiro, Edward. Le ragazze si dicono così che in amore, tutto è
possibile...
Pascale Ezane
Leggere queste serie gli permette anche di integrarsi nel gruppo come la
musica, per esempio?
In questo caso il libro rappresenta una barriera: ci sono quelli che hanno letto la serie, e
gli altri. Questi ultimi possono sentirsi emarginati. Gli adolescenti esercitano, tra di loro,
un vincolo che rende quasi obbligatoria la conoscenza delle serie per potere partecipare
alle conversazioni della scuola. Durante il mio studio, alcuni studenti mi hanno confessato:
“Ho ceduto, ho iniziato a leggere questa serie perché mi mancava qualcosa per stare
bene nel mio gruppo”. Alcuni giovani che rifiutano la lettura usano altri supporti al posto
dei libri per integrarsi, come i film (serie come Harry Potter o Twilight sono state adattati
per il cinema), le riviste, i prodotti derivati... Queste serie, attraverso la loro traduzione
in diversi episodi, permettono agli adolescenti di socializzare in maniera prolungata nel
tempo. In alcuni casi, sono all’origine di vere comunità di lettori.
Perché gli adolescenti abbandonano queste serie verso i 15 anni?
I redattori propongono le serie in rapporto ai centri d’interesse dell’adolescente, che
siano attività sportive, artistiche o di scienze: per esempio, alcune ragazze leggono la
serie Danza poiché esse stesse vanno a danza. Il distacco corrisponde spesso ad un
calo d’interesse per questo tipo di attività o per dei generi come quello soprannaturale.
Anche la stanchezza dovuta alla lunghezza di alcune serie è il risultato della sospensione
della lettura. In effetti, un senso di scoperta è alla base del successo di queste opere: una
volta passata l’attrattiva della novità, l’interesse per la serie può sparire.
INFORMAZIONI RACCOLTE DA J.C.
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 37
ETA’
15-17 anni: l’espressione
dei gusti personali
Se nella tarda adolescenza i ragazzi si fanno notare, bagaglio culturale e
svago si articolano sempre più chiaramente. Le traiettorie culturali, influenzate
dall’identità di genere e dall’ambiente sociale, si differenziano nelle scelte delle
attività, nei gusti musicali e nell’uso del computer.
S
Justine Canonne
i chiamano Clémence, Louise,
Camille...Nella
scelta
della
letteratura, economica e sociale,
scientifica, hanno una traiettoria culturale
favorevole: le proprie preferenze si
affermano attraverso numerose attività,
uno spiccato gusto per la lettura e un
gusto musicale specifico. Louise, 16
anni, legge L’insostenibile leggerezza
dell’essere di Milan Kundera. Clémence,
17 anni, legge Art di Yasmina Reza
e ha letto Il Rosso e il Nero (per le
scuola), Camille, 16 anni, La cheyenne
bianca. Il diario di May Dodd, la donna
che visse tra gli indiani di Jim Fergus e
38 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
Madame Bovary “per curiosità”. Queste
ragazze hanno assimilato le regole
della lettura “erudita” date dalla scuola,
che traspongono nelle proprie letture
personali. Clémence e Louise dicono
di leggere di più recentemente: difficile
distinguere ciò che nei loro gusti letterari,
dipenda dall’imposizione scolastica
- rinforzata dal prossimo esame di
francese - o dall’interesse personale,
ma quest’ultimo è ben presente poiché
leggono molto anche al di fuori delle
lezioni.
Una ricerca di distinzione...
Mentre la scuola media è un periodo
di apprendimento di stili, arrivati
alle superiori, gli adolescenti hanno
ampliato il proprio repertorio musicale:
jazz, reggae, pop rock, electro, opera,
nuova scena francese... Alcuni ragazzi
operano delle distinzioni molto sottili tra
le correnti della musica rock: Camille
cita il gruppo di punk rock Sum 41 ed il
gruppo di rock alternativo Fall Out Boy.
Clémence ascolta gruppi rock poco
conosciuti come
Augustano o Vertical Horizon. La radio
spiega questa specializzazione musicale:
Louise ascolta Jazz Radio, che si
allontana dalle solite stazioni destinate
agli adolescenti. Le attività di questa
liceale sono caratterizzate da una cultura
di differenziazione cara a Pierre Bourdieu.
Louise pratica equitazione e vuol fare
teatro, Clémence fa tornei di tennis. Queste
ragazze sono selettive nelle loro uscite:
se parlano spontaneamente di concerti,
shopping e cinema tra amici - Louise ama il
regista Pedro Almodovar, non frequentano
discoteche di cui non apprezzino l’ambiente.
In televisione, Clémence e Louise guardano
quasi esclusivamente programmi di
attualità. tuttavia usano il computer, verso
il quale si muove tutta l’attività creativa
degli anni: Camilla realizza i propri video
sul computer e, conoscendo il linguaggio
di programmazione, prova a creare dei siti
Web.
... o dei passatempi più ludici
A 17 anni, Thomas, Johan e Ahmet hanno
dei passatempi differenti, meno segnati
dalla preoccupazione di integrare le regole
della cultura di riferimento. Se i propri gusti
personali si affermano, alcuni passatempi
restano simili a quelli che praticavano
durante le medie. Thomas, che sta per
prendere il diploma di idoneità professionale
(CAP), vuole diventare addetto al settore
commerciale. Non legge libri e non pratica
sport. Ahmet, che frequenta scienze e
tecnologia della gestione (STG), legge
manga come One Piece e gioca a calcio
con gli amici durante il week end. Johan,
che frequenta l’ STG, guarda i reality
come Secret Story e X Factor. Ad Ahmet
piace la serie The Big Bang Theory che
guarda sul Net. I passatempi di questi
ragazzi si concentrano sul computer, dove
il loro interesse per i videogiochi non si
è affievolito con l’età: Ahmet gioca con i
propri amici a giochi in linea, tra cui League
of Legends che ritrae una scena di heroic
fantasy. Johan gioca a Sims3 sul computer,
ha un blog e va su Facebook. Come molti
adolescenti, non potrebbe vivere senza
musica. Ascolta David Guetta, Lady Gaga e
si prepara ad andare a vedere la commedia
musicale Mozart l’opera rock. Ascolta NRJ
e Fun Radio. Le radio per adolescenti
sono “scisse” sul piano musicale, osserva
il sociologo Hervé Glevarec: Skyrock
L’electro dance o la storia di
una subcultura adolescenziale
D
ivenuta popolare
nei primi anni
2000 nelle discoteche
parigine, con video
che circolano sul Net e
i raduni di adolescenti
ad Halles a Parigi, la
tecktonik è diventata
l’emblema
dei
“movimenti
culturali
degli
adolescenti”
dicono Baptiste Cleret
et Eric Remy. Questo
ballo - che coordina
movimenti di gambe
e braccia - dei ragazzi
in
jeans
strappati,
capelli
in
aria
e
t-shirt
fluorescenti,
molto
pubblicizzati,
ha
conosciuto
in
seguito un relativo
declino,
eccezione
fatta per i puristi. Ma
la tecktonik è in realtà
la punta dell’iceberg
di
una
subcultura
adolescenziale
più
vasta, l’electro dance.
Molto di più di una
moda
l’electro
ha
una
dimensione
comunitaria
molto
forte: c’è un look da
avere, delle regole di
danza da rispettare.
Questo ballo ricorda
un’altra
subcultura
adolescenziale, l’hiphop... Se se ne è
ispirata (attraverso i
colory flashy), l’electro
si è anche costruita
in opposizione all’
hip-hop e la sua
dimensione musicale,
il rap. L’electro è
davvero una svolta
per gli adolescenti di
classe media, in cerca
di legittimità, di fronte
all’onnipresenza della
cultura rap dei ragazzi
di periferia. Al contrario
è la radio rap, Fun Radio diffonde
piuttosto musica techno, NRJ ha una
programmazione più elettrica. A Ahmet
piace soprattutto il rap e nomina il
gruppo Sexion D’Assaut. Alcune sere
ascolta le trasmissioni di Skyrock
fino a mezzanotte: “I presentatori
sono simpatici, danno consigli a noi
ascoltatori per risolvere problemi che
possono succederci, questa stazione
radio si indirizza ai giovani”, spiega.
Ahmet e Johan non vanno ancora in
discoteca ma vanno al cinema, al bar
o a fare una passeggiata in città con gli
amici. Il “tra amici” è importante poiché
in questa fascia d’età, la socializzazione
conta quanto l’uscita. “Si tratta di essere
come gli altri ma allo stesso tempo di
essere una persona diversa dagli altri”,
riassumono i sociologi Elodie Kredens
e Barbara Fontar. Questa doppia
preoccupazione è finalmente lontana
dalle domande che ci facciamo da
adulti?
del
rap
“l’electro
non è un movimento
rivendicativo”, spiega
DJ Fozzie Bear, uno
dei
portabandiera
intervistato da B. Cleret
e E. Remy. Per questi
ultimi, non bisogna in
ogni caso trascurare
queste
sub-culture
che
contribuiscono
al
“processo
di
modellamento
dell’identità
degli
adolescenti” che vi
sono legati. J.C.
Da Leggere
Strutturazione e diffusione
delle sub-culture giovanili:
l’electrodance e la tecktonik
a partire dai “cultural studies”
Baptiste Cléret e Eric Rémi, Atti
della XIV Giornata di ricerca in
marketing di Borgogna, 2009.
DA LEGGERE
•
Eppure leggono...
Christian Baudelot, Marie Cartier e Christine
Détrex, Seuil, 1999.
•
Libro antenna.
La ricezione della radio da parte degli
adolescenti.
Hervé Glévarec, INA/Armand Colinm 2002.
Gli adolescenti, il cellulare ed Internet.
“Tu ci sei su MSN?”
Céline Metton-Gayonm L’Harmattan, 2009.
•
Dizionario dell’adolescenza e della
gioventù
David Le Breton e Daniel Marcelli (dir), Puf,
2010.
•
“L’umorismo.
Cosa fa ridere gli adolescenti?”
Lecture jeune, n° 130, giugno 2009.
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 39
IDENTITÀ DI GENERE
Ragazze-ragazzi,
universi separati
Competizione, azione, lotta per i ragazzi, cultura dei sentimenti e dell’immagine
di sé per le ragazze... Fino agli anni delle superiori, il sesso risulta più
discriminante dell’origine sociale nella scelta delle attività.
Martine Fournier
A
bbigliamento di ogni tipo
sparso qua e là, quaderni e
libri di scuola aperti sulla scrivania
o sul letto accanto al lettore MP3
e scatole (vuote) di CD, scaffali
riempiti di oggetti assortiti - campioni
di profumo, pupazzetti dell’infanzia,
regali offerti da amici e familiari,
scatole di trucchi o bottigliette di
smalti per preadolescenti presi
(scroccati, direbbero loro) nel bagno
della mamma... Benvenuti nella
tana di Juliette (12 anni). Insomma,
benvenuti è forse una parola grossa,
tanto l’universo della camera è
diventato di dominio privato dei
ragazzi. “Una casa nella casa”,
secondo l’espressione del sociologo
Hervé Glévarec, acuto osservatore
della “cultura della camera” degli
adolescenti, dove gli adulti non
si sentono necessariamente a
proprio agio... sapendo che ogni
commento su “un lieve disordine
nel quale sembra difficile ritrovarsi”
rischia di essere percepito come
un’osservazione
completamente
fuori luogo e la testimonianza di
preoccupazioni di un’altra epoca!
Ragazze: una maturità più
precoce
Da Juliette, come da altre ragazze,
non bisogna cercare uno spazio
libero fissando le pareti dipinte o
rivestite con amore dai genitori che
le avevano arredato la stanza: oggi
40 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
sono tappezzate di poster di animali
(risalenti ad una infanzia da cui è
appena uscita), di disegni o cartoline
delle amiche, ma anche e soprattutto
di poster di Jennifer, Lorie ed altre
Britney Spears... Juliette oggi ha 17
anni. Nel corso degli anni, i segni
più infantili sono stati sostituiti da
fotografie di cantanti corrispondenti
all’evoluzione dei suoi gusti, da
foto di attori ed attrici di film tagliate
dalle numerose riviste destinate agli
adolescenti, poi divenute sempre
meno numerose.
Nella camera di Armand regna tutta
un’altra atmosfera. Sicuramente
eteroclito! Non sono più le ballerine
o le collane in cui si inciampa, ma
le scarpe da ginnastica, lo skate,
qualche lattina di Coca Cola o
di Fanta vuote... Sugli scaffali,
le coppe vinte con la squadra di
calcio, le medaglie vinte in diverse
competizioni accanto a modellini
di aerei o di macchine... E’ stato
solo verso i 14 anni che Armand ha
iniziato ad attaccare le foto dei suoi
giocatori preferiti e poi dei musicisti
favoriti (gruppi rap, poi punk rock o
heavy metal)...
I ragazzi iniziano ad attaccare ai muri
i propri idoli nel momento in cui le
ragazze iniziano a staccarli. Questa
differenza temporale tra ragazze
e ragazzi è presente in diversi
domini nell’indagine L’infanzia dei
passatempi (articolo pag. 29). In
generale, le ragazze si iniziano prima
dei ragazzi ad uscire ed a praticare
passatempi in adolescenza. Vanno
prima a vedere dei concerti, sono
più numerose ad ascoltare la radio
dagli 11 anni, ed a 17 anni l’85%
delle ragazze ascoltano ancora la
radio tutti i giorni contro il 78% dei
ragazzi.
Gli uomini vengono da Marte e le
donne vengono da Venere
Molto più dell’origine sociale, che
non discrimina i passatempi che
alla fine dell’adolescenza, possiamo
osservare una scissione importante
nelle attività degli adolescenti e
delle adolescenti. Naturalmente,
tutti e tutte sono destinati, tra gli 11
ed i 17 anni, ad un calo della lettura
(i ragazzi più precocemente delle
ragazze); tutti e tutte guardano
regolarmente televisione (a 17 anni,
il 53% dei ragazzi figli di dirigenti
o di operai continuano a guardare
la TV in famiglia); tutti e tutte si
dedicano in modo crescente alle
differenti attività digitali (articolo pag.
44). Ma, al di là di queste costanti,
tutto il resto è differente. Fino ai 15
anni, i passatempi, i gusti, le scelte,
in tutti i contesti, sono radicalmente
diversi. Siamo in presenza, spiega
l’antropologa Catherine Monnot, di
“una comunità giovanile che non
cerca la mescolanza”.
Da un lato, lo sport ed i videogiochi
costituiscono le attività maschili:
d’altro lato, le ragazze si dedicano
maggiormente alla musica ed alle
attività artistiche; molte di loro hanno
un diario segreto, che abbandonano
dopo i 15 anni.
Effetto di una differenza sessuale...
o di una costruzione dell’identità
di genere? La questione non è da
poco. Rende addirittura perplessi la
maggior parte degli specialisti che
constatano che dal momento in cui
i bambini hanno acquisito il diritto di
esprimere i propri gusti, a costruire
la propria autonomia sotto lo
sguardo vigile delle famiglie, questo
divario tra i sessi sembra avere
un’ampiezza che non si conosceva
nelle generazioni precedenti.
Dall’età di 3 anni, l’attrazione che
hanno le ragazze per le storie ed
i travestimenti delle principesse
e quello dei ragazzi per gli abiti
e gli accessori di Superman e
Batman sono diventati il destino
della
stragrande
maggioranza.
Certamente, le industrie di giocattoli
e di prodotti culturali destinati
ai
giovani
cavalcano
l’onda.
Dovremmo vedervi nondimeno il
risultato di una manipolazione a
scopo commerciale che detterebbe
la costruzione dell’identità sessuale?
O il risultato di una più grande libertà
nell’espressione dei propri gusti?
Per Dominique Pasquier, autori
di diversi studi sulla cultura
degli adolescenti, i passatempi
esacerbano l’opposizione tra i
sessi. E la scuola mista, aggiunge
questa sociologa, “avrà forse infine
raggiunto conseguenze inverse da
quelle che si potevano prevedere”.
Diversi studi hanno rivolto la propria
attenzione in questi ultimi anni
alla passione della cultura pop e
delle canzoni nei preadolescenti,
diventate un elemento centrale
della socializzazione giovanile delle
ragazze (riquadro a pag. 43).
Secondo un’indagine di D. Pasquier,
si può sempre osservare il richiamo
delle ragazze per una “cultura dei
sentimenti” durante gli anni delle
superiori. In un’età in cui i ragazzi
hanno raggiunto le ragazze in
materia di ascolto musicale, le
ragazze si interessano alla vita
privata dei cantanti e delle cantanti,
e sono accusate dai ragazzi di avere
gusti conformisti e sentimentali:
“Odio questi siti di fan un pò
sdolcinati, del tipo: “Cosa mangia
Britney Spears per colazione”,
prende in giro un ragazzo. I ravers
e i clubbers londinesi, studiati
dalla sociologa anglo-canadese
Sarah Thornton negli anni 1990,
rivendicano una relazione con la
musica “autentica, indipendente,
ribelle, specializzata...” come il
pré carré dei ragazzi. L’indagine
L’Infanzia dei passatempi tuttavia,
mostra un cambiamento nei gusti
musicali di alcune ragazze verso
l’età di 17 anni. Se gli ambienti
popolari accordano la preferenza
alla dance e alla world music, le figlie
dei dirigenti manifestano la propria
preferenza verso alcune musiche
rock... forse, notano gli autori
dell’indagine, perché desiderano
allontanarsi dagli stili troppo
femminili e connotati negativamente.
Se c’è un’altra attività che accentua
il divario tra i sessi, questa è quella
dei videogiochi. I ragazzi li adorano
fin dalla più giovane età. A 17 anni,
il 60% ci si
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 41
abbandona ancora tutti i giorni,
mentre le ragazze che vi si dedicano
sono solo il 24%. Si sviluppa una
forma di socializzazione maschile,
nella quale le conversazioni
sono imperniate sulle prodezze,
il prestigio dei vincitori, la
competizione tra giocatori, pronti a
vantare i propri successi...
“E poi c’è l’azione, la lotta, i ladri,
dei colpi che partono da tutte
le parti, è bello, mi piace molto”
(Elliott, 17 anni).
Videogiochi: azione, lotta,
competizione
E’ anche negli sport di squadra
che si esprimono le passioni
maschili. Così gli studenti delle
scuole superiori il sabato guardano
le partite, si collegano sulle chat
Internet per parlare delle partite
guardate alla tele, e si riuniscono
per giocare con i videogiochi
consacrati a questo sport... In
questi gruppi di ragazzi, intessuti
intorno alle attività collettive, sia
che si tratti di un gruppo musicale
o di una passione sportiva, le
42 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
conversazioni girano intorno alle
performance o alle tecniche. Al
contrario, e su argomenti molto
diversi, le ragazze si espongono
maggiormente nell’espressione di
sé, privilegiano confidenze intime in
piccoli gruppi, parlano della propria
sessualità, delle trasformazioni
del proprio corpo, discutono e
lavorano sulla costruzione della
propria immagine.
E’ del resto a tale scopo che si
sono appropriate dei mezzi di
comunicazione moderni. Come
spiega Pascal Lardellier, che vede
nel Net degli adolescenti il riflesso
degli stereotipi sessuali, le ragazze
hanno la tendenza a scrivere sui
blog “per discutere all’infinito”
a parlare nelle chat, a “blogpubblicare” le proprie foto, quelle dei
propri amici, delle proprie celebrità
preferite, le più grandi frequentano
attivamente i social network come
MySpace o Facebook. Sul Net
come nella vita, tessono delle
relazioni più personali, non esitano
a farsi notare, e a rimanere in
collegamento permanente con
la propria rete di amici. I ragazzi,
loro, preferiscono giocare on line
e scaricare canzoni. Passano più
tempo su Internet, ma chattano e
vanno sui blog molto meno delle
ragazze. Quando postano dei video
su dei siti dedicati, è per mostrare
le proprie prodezze sportive (in
skateboard, in bicicletta...) o anche
le sbronze collettive o gli happy
slapping...
Come diceva il cantante Alain
Souchon “Ragazze alla vaniglia,
ragazzi al cioccolato”? Ma allora,
come si incontrano i ragazzi e le
ragazze del XXI° secolo? In che
modo fanno amicizia, ed in che
modo si innamorano? Qualunque
tipo di comunicazione sarebbe
diventato
impossibile?
Come
avvicinano l’altro, quello dell’altro
sesso?
Per SMS, ci si può dire quindici
volte ti amo...
“Tanto per cominciare, i ragazzi
della nostra scuola, dovreste
vederli... c’è un muro”, dice Alizé
(14 anni). E’ in particolar modo
durante gli anni delle superiori
che le relazioni tra ragazze e
ragazzi restano più difficili. “L’altro
sesso attira, ma spaventa anche”,
secondo Céline Metton. Questa
etnologa ci spiega, indagine alla
mano, che gli scambi sul cellulare
e su Internet costituiscono il
contesto delle relazioni tra ragazze
e ragazzi, che permette “di fuggire
dall’influenza dei pari e dal ruolo
prescritto dall’identità sessuale”.
“Con i ragazzi, Internet è più
intimo” prosegue Alizé “poiché i
ragazzi che conosco, quando sono
con i loro amici, fanno i preziosi...
allora che su Internet, sono super
simpatici. A scuola è già troppo se ci
rivolgiamo la parola, e su Internet,
ci parliamo tantissimo (...).” “Per
esempio” aggiunge Cindy (13
anni) “è raro che ci si dica ti amo
di persona. Ce lo scriviamo almeno
quindi volte tramite SMS, ma ce lo
diciamo una volta all’anno...”. Sul
Net, i ragazzi diventano più prolissi,
si abbandonano a discussioni
Lolita impertinente o grunge ribelle
F
ervente
spettatrice
di
trasmissioni come Star
Academy o Nouvelle star,
di video clip visti tra amici, i
giovani adolescenti cantano,
si impegnano nei karaoke,
inventano nuove parole. Vanno
ai concerti degli idoli per ottenere
degli autografi o sperare perfino
in un bacio... Avere il “raccoglitore
delle star” in cui collezionano
articoli e foto - Lady Gaga, Justin
Beiber, Katy Perry, Rihanna...
- gli permette di fare scambi e
regali tra amici. Si tessono così,
con le canzoni di varietà ed il R
n’ B le prime relazioni sociali,
esclusivamente tra ragazze, che
permettono di prendere le prime
distanze dalla famiglia.
Ma questa cultura pop è anche un
modo per “fare la ragazza”, spiega
l’antropologa Catherine Monnot,
per chi questo passaggio della
canzone rappresenta un rito di
apprendimento della femminilità.
Gli incontri con gli amici sono
l’occasione per vestirsi con gli
abiti sexy delle top models di
punta, di divertirsi tra ragazze per
sperimentare le proprie possibilità
di seduzione. E nella vita di tutti i
giorni, si ispirano al look del proprio
idolo preferito per scegliere i vestiti,
si fanno regalare i loro accessori
(profumi,
borse...),
seguono
attentamente la loro vita amorosa
sui giornali...
“Aspetto
l’amore”,
cantava
Jennifer, a lungo idolo delle preadolescenti, nel suo primo album...
Bisogna ammetterlo, le canzoni
ascoltate dalle giovani adolescenti
trasmettono tutti gli stereotipi della
giovane donna passiva che aspetta
il principe azzurro (il bel cantante
di successo) per vivere un amore
eterno e senza problemi. Nel
XXI° secolo, all’inizio del quale si
ed anche a confidenze. La constatazione
delle ragazze è definitiva: “E’ con il telefonino
in effetti che arriviamo a sapere tutto sulla
loro vita”, afferma Marion (12 anni).
“La mediatizzazione degli strumenti di
comunicazione costituisce dunque una
forma di protezione: la distanza geografica,
il passaggio dallo scritto allo schermo,
l’aspetto non convenzionale delle forme
di scrittura (SMS) rendono le dichiarazioni
meno solenni e l’esposizione dei sentimenti
fuori dal contesto scolastico”, nota C.
Metton. Oh, eccoci rassicurati...
poteva pensare che la liberazione
dei costumi e l’emancipazione
delle ragazze avrebbero cambiato
le cose, vediamo invece che i
discorsi sdolcinati delle favole e
dei fotoromanzi delle nostre nonne
sono sempre di attualità! Però
alcune ragazzine non si riconoscono
in questa cultura stereotipata e
sessualizzata. Come Gwendoline,
influenzata dalla musica dei fratelli
maggiori (rock punk o heavy metal)
che si definisce come una “grunge
ribelle” tanto nel look che nelle
scelte musicali di personaggi più
ribelli, come Pink o Avril Lavigne...
M.F.
DA LEGGERE
•
“I preadolescenti e la canzone
pop. Socializzazione, identità e
apprendimento”
Catherine Monnot, in Andy Améo e
Julie Delalande (dir.), Culture infantili.
Universalità e diversità,
Stampa
universitaria di Renna, 2011.
•
“Musica pop e seduzione, “It’s not
about candy, It’s about s.e.x.””
Sara Baker, Etnologia francese, vol. XL,
2010/1.
•
Cultura sentimentale e videogiochi:
il rafforzamento delle identità
sessuali”
Dominique Pasquier, Etnologia francese,
vol. XL, 2010/1
•
“Ragazze e ragazzi nell’era di
Internet: identità di genere e attività
digitali”
Pascal Lardellier, in Véronique Bedin
(coord.), Cos’è l’adolescenza?,
ed.
Scienze Umanistiche, 2009
•
Gli Adolescenti, il cellulare ed
Internet. “Tu ci sei su MSN?”
Célin Metton-Gayon, L’Harmattan, 2009.
•
La
Cultura
dei
sentimenti.
L’esperienza
televisiva
degli
adolescenti.
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 43
DISPLAY
I figli
dell’era digitale
Da internet al cellulare, passando per le console di giochi, i display hanno
invaso la vita degli adolescenti. Smentendo le preoccupazioni degli adulti, le
indagini sottolineano gli impieghi creativi e relazionali che i giovani fanno di
queste nuove tecnologie.
Xavier Molénat
“Ma cosa fanno davanti ai display?”,
sembrano
chiedersi
numerosi
genitori di adolescenti. Computer,
Internet, cellulare, console… E’
vero che ormai la vita dei ragazzi
che vanno dagli 8 ai 17enni si
immagina poco senza un display a
portata di mano. Ma la molteplicità
dei loro impieghi possibili e la
difficoltà dei genitori a comprendere
il funzionamento di questi nuovi
strumenti fa si che sia difficile sapere
perché vi passino tanto tempo
della loro vita. Da qui, certamente,
l’ambivalenza dello sguardo degli
adulti, allo stesso tempo felice di
offrire gli strumenti dell’autonomia
ad una gioventù in costruzione e
preoccupato per i pericoli di cui sono
supposti essere portatori (contatto
con sconosciuti, visione di materiale
pornografico o violento...). Queste
paure sono giustificate? Oppure
questa “reazione schizofrenica” è
quello che, secondo il sociologo
inglese David Buckingham, si
verifica quando compare una nuova
forma di cultura e di comunicazione?
I numerosi studi empirici che si sono
moltiplicati da quando i cellulari, le
console e le connessioni internet ad
alta velocità hanno invaso le case,
permettono di stabilire qualche
fatto, piuttosto rassicurante. Lungi
“dall’alienare i giovani dalla realtà”,
l’utilizzo delle tecnologie digitali trova
essenzialmente le sue radici nelle
relazioni che gli adolescenti tessono
quotidianamente con il prossimo e
44 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
soprattutto con gli amici. La gamma
di strumenti di comunicazione
permette di modulare tutta una
varietà di contatti: se il telefono
permette di raccontarsi a lungo,
gli SMS mantengono un legame
“fatico” dove ciò che è scambiato
conta meno del fatto di scambiare.
Le chat, hanno il vantaggio di
permettere una discussione di
gruppo senza freni ed umoristica,
lontana da orecchi indiscreti o
indesiderati che vagano nei corridoi
della scuola. I blog, quanto a loro,
servono maggiormente a mostrare
queste relazioni amicali ed emotive
(riquadro a pag. 43).
Tecnologie immerse nel
quotidiano
Più generalmente, le tecnologie
digitali sembrano permettere agli
adolescenti di emanciparsi dalla
“tirannia del gruppo” chi imperversa
a scuola, autorizzando a mantenere
legami individuali con amici che non
fanno parte del gruppo degli amici
più intimi, che non tollerano affatto di
essere messi da parte. Comunque,
gli impieghi evolvono con l’età: la
chat, ad esempio, sembra declinare
a mano a mano che gli adolescenti
hanno più spesso il permesso di
uscire con i loro amici. Un’indagine
di Sonia Livingstone con degli
adolescenti inglesi mostra anche
un’evoluzione nell’impiego delle reti
sociali: i più giovani preferiscono
creare una pagina su MySpace,
dove possono scegliere il colore del
wallpaper, aggiungere dei cuori o
delle auto sportive...
I più grandi migrano su Facebook,
dove il design semplice ed uguale
per tutti sembra significare l’accesso
ad una certa maturità. Non dobbiamo
più “mostrare la nostra personalità”
e “tirarcela”, dice Ellie, 15 anni. Una
simile evoluzione si ritrova anche sui
blog.
Dei rischi abbastanza bassi
Un’indagine recente con 25.000
giovani Europei di età compresa
tra i 9 ed i 16 anni mostra così che
solo il 12% fra loro dice di essere
stato “annoiato o disturbato da
qualcosa” su Internet. D’altronde è il
14% a dichiarare di avere visto, nel
corso degli ultimi dodici mesi, delle
immagini a carattere apertamente
sessuale, e solo un ragazzo su
dodici ha incontrato di persona
una persona conosciuta on line. In
più, nella maggior parte dei casi, i
ragazzi dichiarano di non essere
stati turbati o, se è successo, di
avere potuto parlarne ad un amico o
ad un parente. Paradossalmente, è
uno dei rischi meno frequenti, quello
di ricevere un messaggio aggressivo
od offensivo (che riguarda il 6% dei
ragazzi tra i 9 ed i 16 anni), e che
sembra sconcertarlo molto, visto
che la metà dei
ragazzi in questione dice di essersi
sentito “abbastanza” o “molto
infastidito”.
Sembra anche che il carattere
potenzialmente
pubblico
dei
contenuti messi on line non sia
sempre preso in considerazione
dagli adolescenti. Alcuni lo scoprono
leggendo sul blog commenti di
persone che non conoscono...
Tuttavia questa ignoranza non sta
a significare una indifferenza degli
adolescenti per ciò che rivelano
di sé stessi, ed ancora meno un
esibizionismo da parte loro. Gli
adolescenti inglesi intervistati da
S. Livingstone si mostrano molto
preoccupati di ciò che rivelano di loro
stessi e delle persone che hanno
accesso a queste informazioni.
Effettuano delle distinzioni anche tra
gli “amici” che collezionano sui Social
Network: amici intimi, buoni amici,
conoscenti... Ma ad oggi, i Social
Network non permettono di creare
diversi “spazi intimi”, e lasciano la
scelta solo tra profilo pubblico (aperto
a tutti gli internauti) e privato (aperto
a tutti gli “amici”). Senza dimenticare
che la gestione dei parametri di
privacy è ugualmente uno dei punti
deboli delle reti sociali...
Dei genitori più fiduciosi che
preoccupati
L’indagine “EU Kids online” mostra
ad esempio che molti genitori
i cui ragazzi hanno visto delle
immagini pornografiche o ricevuto
dei messaggi a carattere sessuale
pensano che questo non sia mai
successo! E se l’85% dei genitori
limita la diffusione dei dati personali
dei propri figli, solo un quarto di loro
blocca o filtra l’accesso a determinati
siti, o guarda la cronologia dei siti
consultati dai propri figli. Dei numeri
relativamente deboli, soprattutto
quando si comparano al fatto che
il 73% di questi stessi genitori
stimano che sia poco probabile o
assolutamente improbabile che
succeda qualcosa ai propri figli
su Internet, ed il 79% dichiara di
avere fiducia nelle loro capacità
di sbrigarsela in questo genere di
situazioni.
“Fiducia”, è senza ombra di dubbio
una delle parole che predominano
nell’atteggiamento
dei
genitori
quando si parla di adolescenti e di
digitale, come mostra l’indagine
di Hervé Glévarec sulla “Cultura
della camera”. I genitori concedono
ai propri figli una larga autonomia
attraverso l’accesso libero ad
un’offerta di cultura e di passatempo
senza precedenti, in particolare
attraverso il supporto digitale. A
questo proposito, sono spesso i
genitori stessi che spingono i figli ad
usare il computer, considerandolo
come uno strumento educativo. Per
altri, è semplicemente importante
che il figlio impari a sbrigarsela da
solo in questo contesto. Se Nicolas
(11 anni) ha avuto un computer a
Natale, è perché, spiega
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 45
DISPLAY
I blog: affermazione di sé e
conformismo
su un blog, “vicky44258”
ha pubblicato con il titolo
di “La mia big BG (bella
gnocca ndr)”, una foto
della sua ragazza con il
seguente messaggio “Ci
siamo conosciuti in 4°, e
da allora tutto è bellissimo,
solo bei ricordi, è la
mia SCANDALA, la mia
TERRIBILE, e io l’amo
<3, è la meglio soprattutto
nello sport quando siamo
insieme =p oh mamma,
non voglio che mi lasci!!!!!!
Sennò, con chi potrei ridere
in questo modo =p”. Tra i
commenti degli ammiratori
(“Ahhh, Mariiiine, sei la
più beeeeeellllaaaa :D”;
“Troppo bella la foto”)
si trova una risposta di
Marine:
“OHHHHHHHH LA MIA
BG è troppo bellaaaaaaaa
:D_ Ti amo tanto e spero
che non ci lasceremo
mai!!!!!! _<3 <3”.
Questo tipo di scambio
ordinario costituisce la
trama
essenziale
dei
blog degli adolescenti.
Lontani dagli argomenti di
attualità, i loro argomenti
consistono prima di tutto
in una rappresentazione
di sé, dei propri gusti,
delle persone care (amici,
famiglia), si parla quasi
esclusivamente di questo.
Si concedono post rari
per gli argomenti che
riguardano la società, e
questi suscitano poco
interesse poiché, come
spiega Lucas al sociologo
Cédric Flukiger “un blog
non è fatto per questo”.
Invece,
si
trovano
dappertutto, come mostra
Héléne Delaunay-Téterel,
dei post consacrati alla
presentazione di un amico
46 Scienze Umanistiche
intimo, sempre costruiti
sullo stesso modello: una
foto della persona (o di un
momento condiviso) e una
descrizione della relazione
tra la persona e l’autore,
che si conclude spesso
con un tono appassionato
(“ti voglio bene”, “ci tengo
a te”, “vi adoroooooo!”).
Tutto avviene come se
l’autore desiderasse dire ai
membri del proprio gruppo
“Ecco chi mi è vicino e
per quale ragione, cosa
ne pensate?”. I blog degli
adolescenti scaturiscono
da una tensione, come
dice C. Flukiger, “tra
l’esortazione ad affermare
la propria individualità e la
necessità di affiliarsi ad un
gruppo”.
Tuttavia le attività evolvono
con l’età. L’indagine di C.
Flukiger mostra che prima
di aprire un blog, i giovani
scolari (studenti di 1 e 2
media), si accontentano
di leggere quelli degli
adolescenti più grandi,
utilizzandoli come una
“finestra aperta sul mondo
dei più grandi”, con le loro
regole, i loro gusti, il loro
linguaggio. Nel gruppo
che ha studiato, avere
Maggio 2011
n°226
un blog diventa comune
verso la terza media/1
anno di scuola superiore”.
Tuttavia, il blog resta una
cosa delicata: molti blog,
dopo avere conosciuto
un’attività molto intensa
in occasione delle prime
settimane,
vedono
il
ritmo delle pubblicazioni
rallentare
per
essere
alla fine abbandonati.
Alcuni adolescenti aprono
successivamente più blog,
perché il precedente non
corrispondeva più alla
propria identità, entrando
così in una nuova fase:
“Non mi piacevano più
le foto che avevo messo,
penso di avere cambiato
carattere,
cose
così,
dunque, ne ho fatto
un altro”, spiega Lea.
Altri hanno diversi blog
contemporaneamente,
per diversi tipi di pubblico.
Constance, intervistata da
H. Delaunay-Téterel, ha
un blog per gli amici, in cui
parla delle sue amicizie
ed attività, ed un blog più
personale, in cui pubblica
poesie “Non molto allegre”.
Solo la sua migliore amica,
il suo migliore amico e
sua cugina ne conoscono
l’indirizzo.
I
contenuti
dei
due blog sono
chiaramente
distinti: “Il primo
è più amici, follie,
cose così, mentre
il secondo è più
intimo...”
Ma la tenuta di
un secondo blog
può al contrario
mirare, nei ragazzi
in
particolare,
a
raggiungere
la
massima
popolarità possibile
(pubblicando
delle
barzellette o dei video
divertenti, ad esempio),
misurata dal numero di
commenti lasciati sotto
ogni post. Da qui nascono
delle esplicite strategie
“di scambi di commenti”:
lascio un commento sul
mio blog, farò la stessa
cosa sul tuo.
Tra intimità, il mostrare sé
stessi e la competizione,
i blog, lungi dall’essere in
rottura con “il mondo reale”,
sono dunque radicati
nella
vita
quotidiana
degli
adolescenti,
e
partecipano pienamente
alla costruzione della loro
identità. X.M.
LESSICO
DEL BLOG
=P: Loquace.
:D: Morire dal ridere.
<3: Cuore (ti amo).
Utenti “creativi”
“
Il computer è visto come
un passatempo “attivo”, la
televisione è accusata di far
“chiudere” i ragazzi”
“
il padre, (ingegnere), intende dare
a Nicolas “una certa autonomia (...).
Voglio
responsabilizzarlo,
dunque
un modo per responsabilizzarlo è
dirgli “Ok, hai tutto il necessario, lo
configuriamo insieme, ti spiego come si
configura e perché, dopo, te ne assumi
la responsabilità e le conseguenze”,
cosa che non mi impedirà comunque
di andare a controllare ciò che succede
qualche volta”.
Come nota H. Glevarec “Il computer,
per quanto abbia anch’esso un display,
non supporta la stessa disapprovazione
parentale della televisione”. Il primo
è visto come un passatempo “attivo”,
la seconda è giudicata come un
passatempo “passivo” ed accusata di
far “chiudere” i ragazzi.
Il portatile, una palla al piede dei
ragazzi
Questa autonomia si basa su una
grande fiducia nelle capacità degli
adolescenti e dei preadolescenti ad
agire in maniera responsabile. I rischi
potenziali sono dunque minimizzati:
“Tendo ad avere una grande fiducia
nei miei ragazzi. Dunque al limite se
un giorno volessero andare su dei siti
in cui non vorrei che andassero, penso
che, anche se ci andassero, me lo
direbbero”, spiega Françoise, madre
di Paul e Juliette (entrambi 12 anni).
Qualcuno ammette, tuttavia, di essere
“forse molto ingenua”... Occorre tuttavia
sottolineare che quanto di ciò che è
concesso a livello di autonomia viene
parzialmente recuperato sotto forma
di capacità di controllo sui ragazzi che
sono molto più presenti in casa,
U
n adolescente passivo, istupidito dai cartoni animati e dai
videogiochi? L’immagine può anche essere vecchia, ma non
ha difficilmente perso la sua forza. I giovani si sottoporrebbero
dunque con gioia al regno della cultura “facile” e del consumo di
massa?
L’arrivo d’Internet batte in ogni caso quest’immagine, mettendo in
evidenza quanto gli adolescenti possano essere attivi nei loro atti
di consumo, culturali o meno. Wided Batat specialista in scienze
manageriali, cita così il caso di Martin, 13 anni, fan delle nuove
tecnologie e delle serie (tra le altre cose). Martin non compera
nulla a caso: “Prima di acquistare, mi informo direttamente
in negozio o su Internet e dopo mi confronto con gli altri per
vedere se trovo a meno caro”. L’acquisto propriamente detto si
fa on line “perché lì trovo ciò di cui ho bisogno e ho più scelta”.
Scarica anche, illegalmente, musica, film, serie. Fan della serie
Stargate, frequenta i forum consacrati a questa serie, dove i fan si
scambiano impressioni, informazioni sugli attori, e discutono del
più e del meno. Martin ha creato il proprio blog su Stargate, in cui
mette on line foto ed episodi. Per far questo, ha preso informazioni
sul Web: “Per creare il mio sito, ho chiesto aiuto ad una persona
del forum. Quando non so qualcosa, il primo istinto è quello di
andare direttamente su Google o sui forum, in seguito vado a
dare un’occhiata ai libri dedicati all’utilizzo di Internet”.
Un altro esempio sono i fanfictions, ossia storie in cui i fans danno
la propria versione delle loro serie, film o libri preferiti. Questo
fenomeno esiste dagli anni 1970, ma Internet gli ha dato un
forza inedita. Secondo il sociologo Sébastien François, gli autori,
soprattutto ragazze, rettificano a piacere i contenuti culturali
che vedono, tra cui le avventure di Harry Potter costituiscono
materiale di prima scelta: si può trattare di prolungare una
storia anche se terminata, o di scrivere una storia dall’ “inizio”.
Sono già apparsi dei generi di fanfiction, come gli angst, in cui i
personaggi subiscono delle torture mentali e fisiche, gli slash, in
cui diventano omosessuali, o ancora gli alternative universe (AU)
che trasferiscono i protagonisti in un universo diverso da quello in
cui sono stati tratti.
Queste riappropriazioni attive mostrano in ogni caso le capacità
degli adolescenti a prendere le distanze o addirittura a cambiare
i contenuti delle industrie culturali. Industrie che si mostrano
d’altronde vigili di fronte al fenomeno, sia per protestare contro
un’appropriazione indebita sia per, al contrario, ispirarsi per
proporre dei prodotti che si adattano meglio al pubblico. X.M.
DA LEGGERE
•
“Il comportamento dei consumi dei giovani di 11-15 anni”
Wided Batat, Conoscenza e sapere, 2010
•
“L’appropriazione dei contenuti audiovisivi: gli insegnamenti dei
fanfictions”
Sébastien François, http://www.ina-sup.com
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 47
DISPLAY
Virtuosi del virtuale...
S
eduta davanti al
computer,
Fanny,
12 anni, parla in chat
con alcune amiche. Ma
interrompe alcuni scambi
quando in televisione inizia
la serie Plus belle la vie.
Dopo un momento, con
un occhio sull’episodio,
riprende la partita di Uno
on line alla quale stava
giocando prima con una
delle sue amiche, che
Osservando come usano
il computer gli adolescenti,
essi
sottolineano
l’onnipresenza di questi
software (tipo MSN) che
permettono di scambiarsi
immediatamente
messaggi
scritti
e,
eventualmente, di vedere
il proprio interlocutore
attraverso la webcam.
Il programma si apre di
default all’accensione del
computer, e, una volta
vede sul display grazie
alla webcam, e a cui parla
per telefono e per chat!
SMS, blog, telefono...
gli adolescenti non sono
certo a corto di mezzi
di comunicazione per
raggiungere in qualsiasi
momento gli amici o essere
raggiunti.
Tra
questi
strumenti, che obbligano
ad una reciprocità più
o meno forte (bisogna
rispondere quando si
è contattati), la chat è
senza dubbio quello più
esigente, come mostrano
Martine Azam et al.
acceso, alcuni ragazzi
intraprendono subito una
conversazione con tutti i
loro amici on line.
Sono tanti quelli che,
anche se stanno facendo
qualcos’altro, verificano
regolarmente
chi
è
collegato, o che sono
avvertiti della connessione
di un nuovo amico
grazie alla distribuzione
dell’interfaccia
dell’applicazione che è
parzialmente sovrapposta
alla finestra del programma
che si sta utilizzando.
Insomma, la chat fa
48 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
nascere “una disponibilità
permanente e reciproca
alla quale è tecnicamente
costoso derogare”, e che
il programma incoraggia.
Così, è possibile inviare
all’interlocutore che tarda a
rispondere (spesso perché
è impegnato in diverse
conversazioni in parallelo)
un wizz, ossia un segnale
sonoro che fa vibrare nello
stesso momento la finestra
della chat
p e r
rilanciarla.
Ma
come
dimostra
l’esempio
di
Fanny,
il computer tende a
diventare una “metaattività che implica il fatto di
dover fare delle scelte tra
un numero di attività quasi
infinito”. Ed è da qui che
nascono forme complesse
di zapping, dove si vedono
adolescenti
passare
da un’attività all’altra,
senza abbandonarne mai
nessuna definitivamente,
portandole
avanti
in
parallelo, sia che l’attività
sia prioritaria.... o meno.
Così Annick, attraverso
un
sottile
gioco
di
posizionamento
delle
finestre, guarda un film
su internet ed allo stesso
tempo parla su MSN. Tutti
questi utenti “conservano
la possibilità pratica di poter
accordare un’attenzione
supplementare,
più
importante, ad un’altra
attività che si trova sullo
sfondo dello schermo,
in secondo piano e di
cui si assicurano che
resti continuamente a
portata di mano o sotto
controllo”.
Piuttosto
che essere catturati da
un’attività
coinvolgente,
gli
adolescenti
preferiscono moltiplicare
un
“investimento
temporale e cognitivo
minimo,
rendendolo
compatibile con altri”.
Questa sovrabbondanza,
paradossalmente,
sembra generare alla
fine una insoddisfazione
sempre crescente, poiché
l’attenzione non arriva a
fissarsi: “Tutto sembra
accadere al momento
dello scambio”. Da qui, la
difficoltà degli adolescenti a
definire in cosa consistano
esattamente le loro attività
sul computer; i sociologi
notano d’altronde che
sono in molti a dichiarare
spontaneamente, e contro
ogni aspettativa di “non
fare niente” davanti al loro
display. Sempre in allerta,
preoccupati
dal
non
dover perdere niente di
ciò che accade, rischiano
“nel voler fare troppo, di
perdersi nell’attimo, tra
le sovrapposizioni e gli
intrecci di attività”. X.M.
Adolescenti
molto connessi
La quasi totalità (99%) dei ragazzi tra i 12 ed i 17 anni sono
degli internauti. Sono quasi
altrettanto (94%) ad avere una
connessione Internet a casa
(55% nel 2005). Più di un terzo
dei genitori di un ragazzo di
età compresa tra i 12 ed i 17
anni dicono d’altronde di avere
installato Internet per i propri
figli.
4 adolescenti su 5 di età
compresa tra i 12 ed i 17 anni
dicono di avere la possibilità di
collegarsi a scuola.
Uno su quattro può accedere ad
internet attraverso il cellulare.
Il 77% dei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni si
collega tutti i giorni (il 94% dei
ragazzi di età compresa tra i 18
ed i 24 anni, l’80% dei ragazzi
di età compresa tra i 25 ed i
39 anni), fanno tutti parte di
un Social Network (Facebook,
MySpace...).
Per quanto riguarda i contenuti audiovisivi, i download
perdono breccia se paragonati
allo streaming (lettura diretta
di un file senza bisogno di scaricarlo).
Il 68% dei ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 17 anni ascoltano musica on line, e solo il
47% la scarica (56% nel 2009).
Ugualmente, solo un quarto
(28%) di questi ragazzi scarica
dei file video, ma il 59% li consultano in streaming.
Il 57% gioca in rete, un terzo
(35%) ha già fatto degli acquisti
on line.
In una settimana, passano in
media 16 ore su Internet e 14
ore davanti la televisione.
L’84% dei ragazzi di età
compresa tra i 12 ed i 17 anni
hanno un cellulare. Il 97% invia
degli SMS. Ne inviano in media
182 a settimana (90 nel 2009).
X.M.
a causa del loro crescente
equipaggiamento di tecnologie
digitali. La constatazione vale sia
per il computer che per il cellulare
che, presentato tra gli ornamenti
della libertà è anche, di fatto,
una “palla al piede” che rende i
ragazzi raggiungibili in qualsiasi
momento.
Genitori al comando?
Degli adolescenti incoraggiati
verso l’autonomia che restano
tuttavia sotto il controllo dei
genitori, un clima di fiducia
relativamente condiviso, degli usi
principalmente orientati verso il
mantenimento dei rapporti con
i pari, dei rischi esistenti ma
ampiamente controllati... Cosa
spiega allora il panico morale
che nasce regolarmente intorno
ai passatempi digitali degli
adolescenti? In effetti, più che
i contenuti, è il tempo passato
davanti ai display che suscita
inquietudine... o il nervosismo dei
genitori. Secondo l’indagine “EU
Kids online”, il 30% dei ragazzi che
vanno dai 9 ai 16 anni riconoscono
di avere (relativamente) spesso
dei problemi legati all’utilizzo
eccessivo di internet, sia che si
tratti di trascurare gli amici, di non
dormire abbastanza o di vedere
peggiorare i risultati scolastici.
E ancora, gli strumenti che
permettono di limitare il tempo di
connessione esistono ma, oltre
fatto di essere poco conosciuti
e ancor meno utilizzati, vanno
direttamente contro all’ideale di
autonomia portato avanti da molti
genitori.
Ma il problema di fondo che
indicano molti specialisti e quello
dell’ignoranza pressoché totale
degli adulti riguardante le attività
digitali dei propri angioletti,
quando si tratta di sapere cosa
sia una chat o il nome dell’ultimo
videogioco che hanno comprato
con la paghetta che gli hanno
dato. Da qui, una certa difficoltà
ad intervenire e, anche in
presenza di un intervento, una
mancanza di credibilità negli
argomenti. Lo psicanalista Serge
Tisseron diagnostica una “rottura
di utilizzo” delle nuove tecnologie.
Da una parte “degli utenti
capaci di prendere le distanze”,
adolescenti che beneficiano “di un
ambiente che li mette in guardia
contro le trappole di Internet,
che li accompagna e li valorizza
nelle loro scoperte”. Dall’altra,
degli “utenti che non prendono le
distanze”, genitori “che ignorano
- addirittura disprezzano - le
nuove tecnologie” e “adolescenti
che provengono da ambienti
sfavorevoli che non vengono
accompagnati e ancor meno
riconosciuti”.
Il messaggio è
dunque di non far coincidere
l’autonomia e la fiducia con
l’indifferenza.
DA LEGGERE
•
•
•
•
•
•
•
La Morte dell’infanzia. Diventare
grandi nell’era dei media. David
Buckingham, Armand Colin, 2010.
La Cultura della camera Hervé
Glevarec.
La
Documentazione
francese, 2010.
“La pubblicazione delle amicizie. Il
blog alle superiori” Hélène DelaunayTéterel, Etnologia francese, vol. XL,
n° 1, 2010.
“L’autonomia
relazionale.
SMS,
“chat” e IM” Cécile Metton, Etnologia
francese, vol. XL, n°1, 2010.
“La
socialità
giovanile
strumentalizzata”. L’appropriazione
dei blog in un gruppo di studenti”.
Cédric Fluckiger, Reti, n° 138, 2006.
“Blog,
giovani
e
video.
La
responsabilità degli adulti” Serge
Tisseron, Progetto, n° 320, febbraiomarzo, 2011.
“Taking
risky
opportunities
in
youthful
content
creation:
Teenagers ‘ use of social networking
•
•
•
sites for intimacy, privacy and self
expression “ Sonia Livingstone,
New Media & Society, vol. X, n° 3,
2008.
“La
preadolescenza
mediante
il
computer:
dalla
cultura
collegata alle tensioni identitarie”
Martine Azam, Johann Chaulet
e Jean-Pierre Rouch, in Sylvie
Octobre (dir.), Infanzia e cultura.
Appropriazione e rappresentazione,
La Documentazione francese, 2010.
La Diffusione delle tecnologie
dell’informazione
e
della
comunicazione
nella
società
francese Régis Bigot e Patricia
Croutte, Credoc, 2010.
Tecnologia dell’informazione e della
comunicazione: costruzione di sé
e autonomia” Yalle AmssellemMainguy, Francine Labadie e Céline
Metton (coord.), Agora Dibattito/
Gioventù, n° 46, 2007.
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 49
AUTONOMIA
Prendere il volo
Gli adolescenti vengono influenzati dalla famiglia, dalla televisione, dagli amici,
dalla scuola. Ma questa è anche l’età dell’autoaffermazione che li vede uscire
fuori da tali dipendenze.
Flora Yacine
M
argaux è stata per tanto tempo
ciò che potremmo definire una
bambina prodigio. Ha letto Harry
Potter in inglese all’età di 8 anni, e ha
saltato svariate classi. Ma verso i 14
anni, Margaux ha scoperto il piacere
delle relazioni tra amici e si è fatta
delle amiche che le fanno conoscere
le “cose” da ragazze (depilazione,
trucco...), le serie televisive, la musica,
le storie di sesso, le sigarette, l’alcool...
Questo non le impedirà di avere il suo
diploma a 15 anni, anche se la sua
media si è abbassata di due punti! Oggi
lei si dichiara molto attaccata alle sue
nuove amiche ed il suo cellulare è pieno
di nuovi numeri.
Djamal viene da ciò che i sociologi
chiamano una famiglia popolare. Tra
i suoi numerosi fratelli e sorelle, c’è
una sorella che fa il medico, un’altra
che fa l’insegnante, un fratello dealer
ed un altro più giovane, bocciato a
scuola e che è stato già in prigione.
Djamal un giorno ha deciso che
sarebbe stato avvocato, obiettivo che
ha brillantemente raggiungo e che gli
permette di coltivare la sua passione
giovanile per le corse automobilistiche
e di comprarsi delle lussuose auto
sportive.
Questi percorsi adolescenziali, presi
tra tanti altri, non sono in alcun modo
emblematici. Fanno solo parte di una
moltitudine di casi, di percorsi diversi,
talvolta brillanti, talvolta più caotici.
Se c’è una conclusione importante
dell’indagine L’infanzia dei passatempi
(articolo pag. 29), è precisamente la
diversità dei profili che prendono forma
attraverso il monitoraggio dei 4.000
giovani regolarmente osservati tra gli
11 ed i 17 anni. Gli autori di questa
50 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
indagine segnalano anche che ciascuna
traiettoria non riguarda in realtà che
un esiguo numero di ragazzi. Queste
traiettorie “non sono statisticamente
analizzabili”. Gli autori aggiungono che
“avrebbero torto a pensare alla cultura
dei giovani in termini monolitici”.
Impossibile dunque tracciare l’identikit
dell’adolescente di oggi. Televisione,
videogiochi e applicativi diversi, attività
sportive, artistiche, uscite, cinema,
concerti o lettura..., la maggior parte
vi aderisce a un momento o l’altro,
sperimenta tutto, vi si dedica con
passione o a seconda delle mode più
o meno durevoli, ma anche in base
alla loro età, a seconda che siano
ragazzi o ragazze. Scelte ed impegni
si osservano a seconda dei momenti e
dell’età, inseriti nella cultura familiare,
gli impegni scolastici, l’influenza del
gruppo di amici e allo stesso tempo di
quella dei diversi media.
Contrattazione e trasgressione
Ad ogni età, i ragazzi devono rispondere
ad ingiunzioni di tre ordini, spiegano
gli autori dell’indagine l’Infanzia dei
passatempi: il “mestiere di bambino”
(di figlio o figlia di...) che gli richiede di
conformarsi alle aspettative genitoriali
e di inserirsi in una discendenza; il
“mestiere di alunno”, che chiede di
piegarsi alle esigenze delle istituzioni
scolastiche e di produrre determinati
risultati; il “mestiere di ragazzo”, nel
quale devono gestire alcune regole per
essere integrati e riconosciuti.
E’ prima di tutto nella famiglia che
si compiono le contrattazioni per
guadagnare la propria autonomia.
Numerosi sociologi hanno notato
un fenomeno recente, osservabile
in tutti gli ambienti sociali. La crisi
adolescenziale non appare quasi più.
“Nessuna traccia di rifiuto, di rottura di
una ipotetica imposizione familiare”,
confermano gli autori dell’inchiesta.
Gli adolescenti interrogati giudicano in
maggioranza che i propri genitori siano
“poco” o “per niente severi” (il 30% degli
studenti ritengono che i propri genitori
non lo siano assolutamente). Sinora, il
controllo genitoriale rimane, soprattutto
per quanto riguarda la gestione del
tempo dei ragazzi, l’esigenza dei
risultati scolastici, il permesso per
le uscite e un certo controllo sulle
attività. Il sociologo Joel Zaffran mostra
un’oscillazione tra un “atteggiamento
conciliante” - la maggior parte dei
ragazzi rispettano ed accettano
queste esigenze contrattandole - e
uno trasgressivo, quando ritengono
questi divieti illegittimi, presi come un
attacco alla libertà. Dire di andare al
parco degli skate, quando invece si
va con gli amici in un quartiere in cui
non si ha il permesso di andare poiché
giudicato poco sicuro dalla famiglia. O
dire che si va a dormire da un’amica
per poter invece andare in discoteca
fuggendo così dal controllo dei genitori.
Desiderio di emancipazione, bisogno
di costruirsi “contro”, di sfidare i divieti
e l’imprevedibile... Il piacere di essere
andati contro l’autorità dei genitori è
d’altronde a volte più forte di quello
dell’uscita stessa! J. Zaffran vi vede una
sorta di gioco di ruolo che, per riuscire,
vede i genitori nel ruolo di persone
autoritarie, ed i figli nel ruolo di persone
sottomesse... E quando arrivano i primi
“
Tra
controllo
ed
emancipazione: è così che
vivono gli adolescenti
“
amori, è per preservare la propria intimità
che diventa necessario mentire...
Comunque, con l’avanzare dell’età,
i ragazzi riescono a raggiungere
l’indipendenza: hanno una paghetta,
hanno il permesso di uscire, la camera
diventa di dominio privato, la scelta
dei vestiti e del look gli conferisce
un’autonomia crescente.
L’inserimento del bambino limitato alla
sola famiglia lascia il posto ad una
progressiva emancipazione, nel corso
della quale vengono progressivamente
abbandonate le attività in famiglia a
beneficio dei momenti passati con gli
amici. E’ invece in un altro modo che
si prendono le distanze dagli obblighi
scolastici. Se essere un buon allievo
è importante per la contrattazione con
i genitori (un buon voto può far avere
in cambio il permesso per un’uscita o
un extra di soldi), per la maggior parte
dei ragazzi, il legame con le istituzioni
si allenta e diventa più critico con
l’età. Secondo l’indagine L’Infanzia
dei passatempi, l’impatto della scuola
si dimostra debole nella scelta dei
passatempi degli adolescenti, che si
tratti di gusti letterari, della scelta di
un’attività artistica o di uno sport.
I ragazzi si costruiscono “degli isolotti
di convivenza all’interno dei quali
l’espressività giovanile prende, appena
può, il posto dell’austera e disgregante
cultura scolastica”, scrive Patrick Rayou,
professore di scienze dell’educazione.
Fin dall’inizio della scuola si formano
gruppi di amici e di amiche, in funzione
delle affinità. J. Zaffran cita a questo
proposito un’inchiesta nella quale ha
chiesto a 900 studenti di Bordeaux
di classificare più item in ordine di
importanza, su una scala da 1 a 5.
Sono, in un intervallo molto ristretto,
la famiglia (4,8) le o la migliore amica
(4,5) e il gruppo di compagni (4,2)
che si ritrovano in testa, la scuola si
trova all’ultimo posto (3,7), mentre
l’importanza per il futuro ha ricevuto
un punteggio di 4,6. un paradosso che
lascia perplessi...
Tirannia dei pari?
L’importanza degli amici è una
delle caratteristiche principali della
socievolezza
adolescenziale.
Si
attaccano le foto degli amici sul muro
della camera, ci si sbriga per trovarli
all’entrata della scuola, si mantiene
un contatto fino a notte tarda talvolta,
tramite SMS o MSN. “Le attività
sembrano a poco a poco distaccarsi
dalla sfera familiare per inserire il
ragazzo nel
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 51
AUTONOMIA
Ciò che conta ad ogni età
gruppo di amici”: l’inchiesta L’infanzia
dei passatempi mostra che, dalla
fine delle elementari, i compagni
rappresentano promotori di scelte
come quelle dei videogiochi, riviste,
sport, passando davanti a genitori,
fratelli o sorelle.
Questa “cultura dei pari” è stata
ampiamente descritta dai sociologi. Un
gruppo di amici, un look alla moda, un
linguaggio in codice..., l’adolescente
mette la propria famiglia in secondo
piano per adottare le regole culturali
della propria generazione. “Non grandi
opposizioni, piuttosto una resistenza
sottomessa all’autorità” dice Isabelle
Danic.
In uno studio riguardante studenti delle
scuole superiori, Dominique Pasquier
denunciava
una
“tirannia
della
maggioranza” nella quale si osservava
una pressione verso la conformità
del gruppo ed una scarsa tolleranza
alle differenze: canzoni che bisogna
ascoltare, giochi e sport che bisogna
praticare, dei look adottati in funzione
della propria tribù musicale...
“Le preferenze mostrate in gruppo
sono spesso delle montature destinate
a facilitare l’integrazione piuttosto che
dei veri e propri gusti personali” si
52 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
rammarica questo autore che vi vede
un abbandono del modello trasmissivo
da parte della famiglia e della scuola.
L’invenzione del sé
Alla fine, non è forse un modo per
mettersi alla prova e sperimentare
ciò che cercano, ad ogni età, i
preadolescenti e gli adolescenti?
L’inchiesta L’Infanzia dei passatempi
mostra che questo periodo è fatto di
momenti. La televisione per esempio,
diventa un media sempre meno
presente con il passare del tempo. Ai
preadolescenti piace particolarmente:
a 11 anni, l’80% dei ragazzi la guardano
ogni giorno (87,5% per coloro che ne
hanno una in camera), mentre solo il
56% dei ragazzi di 17 anni la guardano
(72,5% per coloro che ne hanno una
in camera). Con l’età, ed in funzione
dei permessi da parte dei genitori, le
fasce orarie cambiano, il mattino per i
più giovani, la sera o il pomeriggio per i
più grandi. L’influenza della televisione,
tanto temuta da genitori ed educatori,
è di fatto momentanea. Nascerà in
seguito per molti la passione per i
videogiochi (come temuto dagli adulti),
per la musica e gli amici che non si
lasceranno più, per la connessione
quasi permanente ad Internet, per i
comportamenti legati alla moda, per il
look e per una identità che si cerca e
si sperimenta. I profili si costruiscono,
un pò alla volta, sulla base di specifiche
esperienze, di passioni ed abbandoni,
di attività che si lasciano per
sperimentarne delle altre. “A 14 anni
Victor percorreva tutta Parigi sul suo
skate, non lo lasciava mai” racconta
Brigitte, sua madre che ricorda quanto
fosse preoccupata riguardo questa
cosa, “poi, un giorno, lo skate è
completamente finito...”.
I
percorsi
degli
adolescenti
“conoscono degli itinerari non lineari
ed estremamente diversificati che
indicano quanto il gioco delle interinfluenze (famiglia, scuola, amici),
possa essere letto attraverso l’ottica
dell’azione del bambino, che incrocia,
prende in prestito, rifiuta, in spazi
di libertà variabili...” concludono gli
autori dell’inchiesta. Tra controllo ed
emancipazione, passioni temporanee
poi abbandonate, ascendenti e
strazi, gli adolescenti personalizzano
progressivamente i loro gusti ed il loro
modo di essere. Vincoli ed influenze,
desiderio di appartenenza ad un
gruppo o ad una comunità, patrimoni
e riappropriazioni nutrono in realtà
l’invenzione del sé.
DA LEGGERE
•
•
•
•
•
Ritratto di adolescenti Julie Deleau,
La Découverte, 2010.
Il Tempo dell’adolescenza. Tra
vincoli e libertà. Joel Zaffran,
Stampa universitaria di Renna,
2010.
“Non è né completamente lo
stesso, né completamente un
altro. I territori scolastici dei
bambini e dei ragazzi”. Patrick
Rayou, in Régine Sirota, Cléopatre
Montandon, André turmel e Gérard
Neyrand (dir.), Elementi per una
sociologia dell’infanzia, Stampa
universitaria di Renna, 2006.
La cultura dei ragazzi tra i 12 ed i
15 anni, i “lascars” come modello”
Isabelle Danic in Régine Sirota et
al. (dir.), ibid.
Culture delle superiori. La tirannia
della
maggioranza
Dominique
Pasquier, Autrement, 2005
La metamorfosi
adolescenziale
L’adolescente subisce molti cambiamenti paralleli: fisici, sessuali, intellettuali,
relazionali. Tante pressioni talvolta discordanti che ne fanno un essere strano...
e talvolta inquietante.
Jean-François Dortier
L
’adolescente è una specie strana
ed inquietante. Suscita il timore e
l’irritazione dei genitori che osservano
il loro bambino prediletto trasformarsi
in un essere mostruoso - rammollito,
beffardo e brufoloso - di cui hanno
difficoltà a comprendere le reazioni a
volte ostili ed inadatte.
È in ogni caso su questo modo
caricaturale
che
due
padri
sopraffatti
descrivono questo
“essere assolutamente abominevole:
l’adolescente”. Il loro libro (1) è
annunciato d’altronde dal titolo
“Finalmente la verità sugli adolescenti!
E non è proprio carina....”. Estratto:
“L’adolescente è un essere immaturo,
che non è fisicamente capace
di mettere la propria tazza nella
lavastoviglie”.
Da parte sua, il comico canadese
Yvon Deschamps vede in suo figlio,
ribattezzato “il grande cretino”, un
ex piccolo bambino di 4 anni che
“parlava, camminava, si vestiva e si
lavava da solo”, e che, a 15 anni, “non
parla più, non cammina più, non si
lava più...”
Mutamenti
Per molto tempo gli specialisti hanno
identificato l’adolescenza come un
periodo di “crisi”. Oggi predomina
un’idea di transizione o metamorfosi.
Questa metamorfosi si manifesta
attraverso tutta una serie di
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 53
“spinte” parallele. L’altezza, prima di
tutto: tra gli 11 ed i 16 anni gli adolescenti
crescono in media 30 centimetri, con
talvolta delle punte di 10 centimetri
all’anno (immaginate di essere alti di 10
centimetri in più in un anno!). A questo
si aggiunge l’arrivo delle caratteristiche
sessuali secondarie: lo sviluppo
della muscolatura e l’allungamento
del sesso che preoccupa tanto i
ragazzi; la formazione dei seni che
preoccupa tanto le ragazze. Questi
cambiamenti sono associati ad una
spinta libidica ed alle violente emozioni
che l’accompagnano: un mattino, ci si
sorprende a guardare i compagni o
gli insegnanti sotto una luce diversa.
Fino a questo momento, guardavano
soprattutto il loro viso; all’improvviso,
lo sguardo scende su tutto il corpo. Al
desiderio dell’altro si aggiunge quello
di diventare a propria volta desiderabili.
Si vorrebbe piacere e nascondere i
propri difetti: l’adolescenza è anche
l’età del narcisismo e dei relativi
complessi associati.
Dopo l’altezza e la libido, l’adolescenza
conosce un’altra spinta: quella
all’autonomia. L’adolescente inizia ad
allontanarsi dai genitori, e pretende
di uscire la sera. Il bambino sta per
“prendere il volo” (vedi riquadro qui
sotto).
L’adolescenza, è anche il periodo
dell’idealismo, del gruppo di amici, dei
comportamenti a rischio, delle passioni
nascenti e delle fasi di apatia (il “re del
divano”). E’ talvolta il periodo delle
fughe, delle grandi scoperte, dell’ozio
e delle porte che sbattono: delle
trasformazioni multiple che ne fanno
un mostro sconcertante.
Quali sono le cause di tutti questi
sconvolgimenti? Certo, l’adolescenza
La voglia di evadere nei primati
N
ella maggior
parte dei primati
(e più generalmente
nei mammiferi sociali
come i leoni o i lupi),
l’adolescenza è un
momento determinante
della vita in cui alcuni
dovranno lasciare
il proprio gruppo e
raggiungerne un altro.
Robert M. Sapolsky
ha osservato dei
babbuini che vivono
nell’ Africa dell’est.
Queste scimmie vivono
in piccoli gruppi che si
incontrano verso metà
giornata, quando gli
animali vengono a bere
in riva al fiume. Ogni
gruppo tiene le distanze
e osserva gli altri con
la coda dell’occhio. Ad
eccezione di questo
giovane babbuino
adolescente: “Lui
rimane lì, sul bordo del
fiume, completamente
54 Scienze Umanistiche
incantato. Nuovi
babbuini, un mucchio!
Muove rapidamente
cinque passi verso di
loro, arretra di quattro,
cerca di capire perché
nessuno dei membri
del suo gruppo sembra
essere affascinato dagli
stranieri. Dopo averli
osservati per un’infinità
di tempo, attraversa il
fiume con precauzione,
e si siede dall’altra
parte della riva, pronto
a scappare se un nuovo
babbuino osi anche
soltanto lanciargli uno
sguardo (1)”.
Nei giorni che seguono,
il babbuino adolescente
diventerà più audace,
si avvicinerà al gruppo
degli stranieri, cercherà
di costruire dei legami
con alcuni membri, li
seguirà da lontano e
poi ritornerà nel proprio
gruppo, finché un
bel giorno, lo lascerà
Maggio 2011
n°226
definitivamente ed
entrerà nell’altro. E’
entrato a far parte di
un gruppo adottivo e
cercherà di riprodursi.
Negli scimpanzé o
nei gorilla, sono le
femmine che lasciano
il gruppo d’origine in
adolescenza. Questo
fenomeno di esogamia,
comune tra i mammiferi
sociali, permette di
evitare l’incesto.
Nei primati, la partenza
dell’adolescente si
manifesta dunque sia
prendendo le distanze
dal gruppo familiare che
attraverso l’attrazione
verso un altro gruppo.
Qualsiasi somiglianza
con gli adolescenti
umani non è dunque
completamente fortuita.
J.-F.D.
è in parte una classe d’età legata
a delle trasformazioni sociologiche
proprie delle società contemporanee:
il prolungamento della scolarità,
l’educazione più permissiva, hanno
giocato un grande ruolo nell’avvento
dell’adolescenza. Moltissime cose
sono state scritte su questo argomento.
Ma è anche possibile che l’adolescenza
sia legata a delle modifiche fisiologiche
fondamentali. Negli ultimi anni,
i ricercatori volgono la propria
attenzione sulle trasformazioni del
cervello dell’adolescente, gli etologi
studiano l’adolescenza delle scimmie,
gli antropologi osservano diversi tipi
di società per vedere se vi si trovano
cose simili (2).
Alcune cause biologiche sono evidenti:
l’improvvisa crescita di altezza fa che
sia normale che passino molto tempo
con la testa nel frigorifero per svuotarlo
ad una velocità impressionante. I
cambiamenti
ormonali
inducono
trasformazioni psicologiche: desiderio
sessuale, e, parallelamente, desiderio
di seduzione. Ma che dire dei
cambiamenti di personalità, del correre
i rischi, della pianificazione del futuro?
Il cervello degli adolescenti
Recentemente,
le
ricerche
sull’evoluzione del cervello hanno
cambiato la visione che si aveva della
crescita cerebrale: si era convinti che
i neuroni e le connessioni cerebrali
aumentassero fino all’età adulta. Gli
studi di neuroimmagine condotti (in
particolare da Jay Giedd), dagli anni
2000 hanno cambiato i dati.
In effetti, la materia grigia e bianca della
corteccia cresce a grande velocità tra
i 6 e gli 11-12 anni per raggiungere
un picco all’età di 12 anni: a questa
età, il ragazzo possiede un numero di
neuroni ben superiori a quelli che avrà
nell’età adulta! Nel frattempo, cosa
è successo? Durante l’adolescenza
avviene una distruzione massiva dei
neuroni e delle sinapsi! Questo non
vuol dire che l’adolescente regredisca
intellettualmente e che con
questo si spieghi “l’età stupida”.
La distruzione cellulare e sinaptica
è segno di un cervello che si
sviluppa
specializzandosi.
Questa
specializzazione è comparabile al
dissodamento di un terreno. Per
consentire la coltivazione di alcune
piante, bisogna eliminare le radici, le
erbacce, tagliare dei rami affinché altri
crescano più vigorosamente. La fase
infantile è dunque quella di una crescita
esuberante di piante e radici; questa è
seguita da una fase di eliminazione/
specializzazione.
Nello stesso tempo, gli assoni (le braccia
dei neuroni), si rinforzano circondandosi
di una guaina mielinica che permette
una trasmissione più rapida degli impulsi
nervosi. Alla fine, il cervello avrà meno
connessioni, ma che permetteranno una
diffusione più rapida delle informazioni.
In adolescenza avviene un’altra grande
trasformazione:
la
frontalizzazione.
Sappiamo che il lobo frontale (situato
come indica il nome a livello della fronte)
è responsabile delle “funzioni esecutive”:
pianificazione del futuro, pensiero
astratto. Lo sviluppo di questa parte della
corteccia corrisponde alla crescita del
pensiero astratto, del ragionamento, ciò
che Jean Piaget chiamava lo stadio del
“pensiero formale” che si verifica durante
l’adolescenza. E’ il momento in cui
l’adolescente diviene “idealista”, scopre
la filosofia, si appassiona alle deduzioni
astratte, inizia ad elaborare “grandi idee”.
Un nuovo mondo mentale gli si apre. Ma
questa parte della corteccia è una delle
ultime a svilupparsi. Questa crescita
intellettualistica ed idealistica si produce
nello stesso momento, o con leggero
ritardo, con un’altra spinta proveniente
dai centri ancestrali del cervello: là dove
sorgono e si manifestano le emozioni
sessuali, l’aggressività e gli eccessi di
energia vitale. Le due spinte si affrontano:
da un lato, le idee pure, dall’altro, il
richiamo del corpo. Da qui nasce quel
conflitto interno tra l’idealismo e le
pulsioni carnali tipiche dell’adolescenza.
Sotto l’influsso degli ormoni e dei
neuroni?
Dovremmo
dunque
ridurre
le
trasformazioni
psicologiche
dell’adolescenza a dei cambiamenti
biologici? E’ evidente che lo sviluppo
della sessualità è legato a forti spinte
ormonali, che i cambiamenti delle
capacità intellettuali o della personalità
sono legati a delle trasformazioni
cerebrali. Il cervello è in fase di
riorganizzazione, e questo senza dubbio
ha una forte incidenza sui disordini ed i
comportamenti dell’adolescenza.
Ma si deve anche ammettere che,
essendo le trasformazioni complesse e
multifattoriali, sarebbe rischioso lanciarsi
in deduzioni unilaterali. Tuttavia, questo
è ciò che fanno alcuni ricercatori che, forti
di qualche constatazione neurobiologica,
si sono lanciati in interpretazioni per
lo meno dubbiose. James Bjork,
neurobiologo del National institute on
Alcohol Abuse del Maryland, afferma
in maniera perentoria che, partendo
dal fatto che il lobo frontale (sede delle
pianificazione del futuro) non è ancora
completamente sviluppato, il “cervello
di un adolescente non può concepire il
lungo termine (3).
Analogamente, i “comportamenti a
rischio” sarebbero, secondo alcuni
espressione di una mancanza di maturità
del cervello. Secondo Deborah YurgelunTodd, l’iperattività dell’amigdala a spese
del frontale spiegherebbe la difficoltà degli
adolescenti a misurare correttamente il
pericolo e le minacce. Ma il gusto degli
adolescenti per le emozioni forti (le
montagne russe al luna park o la prima
sigaretta) può essere spiegato anche in
molti altri modi. Potrebbe anche essere
un mezzo per “valorizzarsi” in un gruppo.
Laurence Steimberg, dell’università
Temple di Philadelphia, fa notare che i
comportamenti a rischio sono spesso
realizzati in gruppo, suggerendo che le
modifiche cerebrali non spiegano tutto.
Il fatto di mettersi in pericolo può anche
spiegarsi come un modo di sperimentare
lo sconosciuto. Dopo tutto, l’uccellino
deve provare davvero una grande paura
quando si lancia per la prima volta dal
ramo per prendere il volo.
(1) Pierre Antilogus e Jean-Louis Festjens. La guida
del sempre giovane padre (anche se un pò meno in
ogni caso).Finalmente la verità sugli adolescenti. E
non è proprio carina... Michel Lafon, 2010.
(2) Vedi Natalie Levisalles, L’Adolescente (ed il
bonobo). Saggio su un’età impossibile. Hachette,
2009.
(3) Vedi Elena Sander, “Il cervello degli adolescenti
decifrato”, Scienza e Avvenire, n°739, settembre
2008.
Maggio 2011
n°226
Scienze Umanistiche 55
TRASGRESSIONE
Giochi pericolosi
Picchiare un amico a caso, chiedere di essere strangolato, traversare i binari del
treno... Tali azioni sconvolgono gli adulti. Ma si parla ancora di giochi?
Jean-François Marmion
Asfissia o violenza
Questo “gioco del trattenere il respiro”
è una delle tante attività pericolose
in vigore nelle scuole a ricreazione, il
più lontano possibile dall’attenzione
degli adulti. Addirittura molto praticato,
poiché la psicologa Hélène Romano,
del dipartimento del pronto soccorso
medico-psicologico dell’ospedale di
Val-de-Marne, ne avrebbe elencati 300.
La differenza è spesso tenue, al punto
che questi giochi sono classificati in due
categorie principali, asfissia e violenza.
Il gioco dell’asfissia, come suggerisce
il nome, consiste nel soffocarsi,
lasciarsi strangolare o strangolare un
compagno. “Trenta secondi di felicità”,
“sogno indiano”, “gioco del cosmo”...
Strangolamento e/o pressione toracica
hanno per scopo quello di valutare
sensazioni insolite, a volte allucinatorie
o, meglio ancora, brevemente estatiche.
Il gioco del foulard è il più conosciuto, ma
anche un laccio o le mani vanno bene.
Normalmente, bisogna fermarsi al limite
del collasso. Ma l’impresa è delicata…
I bambini che praticano questi giochi lo
fanno per lo più in modo sporadico, per
56 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226
curiosità o per fare come gli altri, del tipo
“non sei capace”, senza reale percezione
del pericolo. Alcuni ci si dedicano con
maggiore regolarità: la questione, non
risolta, si pone allora di sapere se la
particolarità delle sensazioni generate
“
La scarica di adrenalina è
garantita quando si tratta
di prendere in scooter, a
tutta velocità, una strada in
contromano
“
I
n Asterix in Iberia, il giovane
Pepe, ombroso figlio del capo
Salsadipeperon y Monton, impiega una
strategia incomparabile per ottenere ciò
che desidera: bloccare il respiro il più
a lungo possibile, fino a quando il suo
viso scarlatto faccia andare in panico gli
adulti. Alcuni bambini di oggi utilizzano
lo stesso comportamento, ma non per
farsi obbedire, ma per ridere e sfidare...
e qualche volta vanno perfino in coma.
dall’asfissia, con al primo posto il fugace
parossismo di benessere, non potrebbe
creare una forma di dipendenza. In casi
rari, ma più preoccupanti, è anche più
volte al giorno, in assoluta segretezza,
che alcuni adolescenti depressi e molto
fragili flirtano così, soli, con la morte.
I giochi di violenza, sono delle sevizie
le cui poche alternative non rimettono
in causa lo scopo principale: picchiare.
Con il gioco della lattina, per esempio,
un bambino scelto dal gruppo è buttato
a terra, pestato a sangue e riempito di
insulti, fino a quando non arriva a toccare
un ostacolo rotolando su sé stesso. Il
vincitore è colui che l’ha raggiunto per
ultimo. Nel gioco del colore, il bambino
che porta il maggiore numero di abiti di
un colore scelto la mattina è colpito ed
umiliato tutto il giorno. Quanto a colui
che ignora la capitale del Libano, è
colpito all’altezza dell’inguine: è il gioco
di Beirut. Altre pratiche ancora hanno
nomi molto evocativi come lo schiaffo,
la custodia, il capro espiatorio... Niente
a che vedere con un banale litigio. Qui
non ci sono rabbia, rivalità, risposta
a degli insulti, ma delle violenze di
gruppo, gratuite. Anche se il confine
è talvolta incerto, bisogna distinguere
questo fenomeno dal school bullying
(o molestie, bullismo...), dove lo stesso
allievo si vede brutalizzato a lungo
termine, in modo rituale. Citiamo anche
gli happy slapping, aggressioni fisiche,
fatte di sorpresa, filmate e propagate
immediatamente su Internet, punibili dal
2007 con 3 anni di prigione e 45.000,00
di multa.
Non tutti esercitano la violenza allo
stesso modo: alcuni ragazzi sono
aggressori attivi, ossia prendono
l’iniziativa del gioco ed esortano i
compagni a parteciparvi, altri invece
sono aggressori passivi, che si lasciano
trascinare. I ruoli di aggressore e vittima,
del resto, non sono fissi: contrariamente
al bullying, ognuno può ritrovarsi, in ogni
momento, designato come bersaglio per
caso. Infine, molti ragazzi non sembrano
in generale provare né senso di colpa
né empatia per la persona aggredita,
che spesso non chiede grazia. Se non
confessano di provare dolore, spiegano,
perché non farlo?
Oltre ai giochi di asfissia o violenza,
Hélène Romano parla di una terza
categoria, che riguarda i più grandi:
quella dei giochi di morte, dove la
consapevolezza del pericolo, questa
volta ben reale, è motivante. La scarica
di adrenalina è garantita quando si tratta
di prendere in scooter, a tutta velocità,
una strada
in
contromano, o di giocare al torero
attraversando un binario poco prima
del passaggio della metro, o del
treno. Si potrebbe parlare anche di
alcuni giovani ispirati da acrobati delle
trasmissioni americane come Jackass,
Dirty Sanchez etc, e che, per imitare i
propri idoli, si inchiodano delle tavole
nelle natiche, si incastrano il sesso in
una trappola per topi, si gettano dalla
finestra per atterrare su un albero, o si
tuffano in una piscina senza acqua…
Alcuni di loro sono morti.
Giochi molto diffusi
Cosa si può dire riguardo i seguaci di
questi giochi? Che secondo recenti
studi americani e canadesi, si tratta
spesso, ma non sempre, di ragazzi, la
cui età media è 13 anni. E cos’altro?
Che si tratta di adolescenti confusi
dagli sbalzi ormonali, sopraffatti dalla
propria impulsività, dalla propria sete di
forti emozioni e di anticonformismo? La
spiegazione non tiene affatto, poiché si
trovano esempi di giochi pericolosi sin
dall’entrata alla scuola primaria, che
alcuni adulti non disdegnano affatto,
quando capita l’occasione, di fare, come
ad esempio prendere coscientemente
una strada contromano. Possiamo dire
allora, che queste cose riguardano solo
i bambini svantaggiati, fragili, segnati
da un ambiente familiare non unito o
un ambiente violento in città? Neppure:
questi giochi sono praticati in tutti i tipi
di scuola, in tutti i tipi di ambienti...
O almeno così sembra, perché i
dati sono ancora scarsi: i primi studi
risalgono alla metà degli anni 2000
e forniscono statistiche eterogenee,
i giochi di violenza si trovano inseriti
nella categoria più generale di violenze
fisiche, e l’esito drammatico del gioco
del foulard passa spesso, a torto, come
un suicidio.
I giochi pericolosi rappresentano un
fenomeno tanto più preoccupante
quante sono le molteplici potenziali
conseguenze: fobia scolastica (paura
di essere un vittima, o talvolta, di dover
partecipare alla caccia), svalutazione
di sé, depressione, disturbi del sonno,
sono solo alcune delle conseguenze,
dei giochi di violenza. Epilessia,
disordini neurologici e motori, coma,
e certamente morte, per quanto
riguarda i giochi di asfissia e di morte.
La prevenzione appare tanto urgente
quanto complessa, poiché, come per il
consumo di alcool, fumo o sigarette, o
ancora per i comportamenti pericolosi,
funziona soprattutto per gli adepti
occasionali, o per quelli che non
hanno mai provato... ma galvanizza
gli altri, attratti dalla trasgressione.
E’ altrettanto necessario educare
gli adulti, genitori o insegnanti, non
solo per incitarli a stare attenti, ma
anche per fargli capire la gravità del
problema. Per H. Romano, sarebbe
meglio parlare di “attività” pericolose
piuttosto che di giochi. Pestare un
innocente in gruppo o strangolarsi a
turno sono in effetti delle attività sterili
e fuori da qualsiasi immaginazione, che
non fanno apprendere niente: questi
“giochi” non saranno mai certamente
dei passatempi come altri.
DA CONSULTARE
•
•
•
•
•
I gioco del foulard e altri giochi di perdita di
sensi. Attività, conseguenze e prevenzione.
Françoise Cochet (coord.), Harmattan, 2010.
Giochi pericolosi. Quando il bambino corre
il rischio. Marie-France Le Heuzey, Odile
Jacob, 2009.
Comportamenti
pericolosi e
“giochi”
pericolosi a scuola Hélène Romano, La
psichiatria del bambino, vol. II, n°1, 2009.
www.jeudufoulard.com Sito dell’APEAS
(Associazione di genitori di bambini
infortunati per strangolamento)
www.jeuxdangereux.fr Sito dell’associazione
SOS Benjamin
57 Scienze Umanistiche
Maggio 2011
n°226

Documenti analoghi

Fanciulle nuvolose, fanciulle catodiche

Fanciulle nuvolose, fanciulle catodiche quanto riguarda le vendite globali ma molto variegato nella differenziazione delle proposte, è ricco di diversi modelli, declinazioni e visioni dell’adolescenza al femminile. Discussione preliminar...

Dettagli