Il lavoro delle donne in cooperativa tra conciliazione e nuovi modelli

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Il lavoro delle donne in cooperativa tra conciliazione e nuovi modelli
Il lavoro delle donne in cooperativa tra conciliazione
e nuovi modelli organizzativi e di governance
Intervento di Dora Iacobelli – Alleanza Cooperative Italiane
Un ringraziamento per l’opportunità di portare all’assemblea un approfondimento sul tema
dell’occupazione femminile, sulla presenza delle donne nelle imprese cooperative e su come la
forma cooperativa d’impresa può rispondere all’esigenza di incrementare la partecipazione delle
donne al mercato del lavoro. Ad esprimerlo, iniziando il suo intervento a nome dell’Alleanza delle
Cooperative Italiane, è stata Dora Iacobelli, Presidente della Commissione Pari Opportunità di
Legacoop, sottolineando che “è di grande rilievo il fatto che Cooperatives Europe abbia fornito
questa opportunità, considerando l’attenzione che le istituzioni europee hanno verso questi temi
così come i programmi che le diverse organizzazioni cooperative europee stanno promuovendo”.
Iacobelli ha quindi tracciato un quadro complessivo della situazione italiana, ricordando come il
tasso di occupazione femminile sia ancora molto lontano da quello degli altri paesi europei, con
alcune ulteriori “aggravanti” specifiche come la penalizzazione delle donne del sud e giovani, le
forti barriere ai percorsi di carriera, le retribuzioni inferiori a quelle maschili per mansioni omologhe.
A fronte di questa situazione, che sconta problemi legati all’assetto del sistema produttivo italiano,
all’insufficiente sistema di welfare -senza dimenticare i modelli culturali penalizzanti il ruolo delle
donne, ancora ampiamente diffusi nel Paese- Iacobelli ha sottolineato come “l’esperienza delle
imprese cooperative si presenta dissonante, poiché la presenza femminile è rilevante sia
in termini di occupazione totale che di numero di socie; e questo perché le cooperative
hanno nel loro DNA un’attenzione particolare alla realizzazione della persona e al soddisfacimento
dei suoi bisogni”. A dimostrarlo ci sono i dati. I più recenti, relativi alle tre centrali cooperative che
fanno capo all’ACI, evidenziano una presenza femminile pari al 53% degli occupati con settori,
come il sociale, che superano abbondantemente il 60%. Inoltre, analisi sia quantitative che
qualitative sull’occupazione femminile nelle cooperative dimostrano che le cooperative offrono
forme di occupazione stabile alle donne, garantiscono continuità occupazionale, consentono
l’ingresso delle donne in cooperativa in tutto l’arco della loro vita attiva; insomma, si dimostrano più
attente alle esigenze femminili di conciliazione del lavoro con i periodi di allontanamento per motivi
famigliari o legati alla maternità. In molte cooperative sono presenti esperienze di eccellenza in
tema di conciliazione, in particolare per quanto riguarda la tutela della maternità, la flessibilità negli
orari di lavoro e nelle modalità di lavoro, la messa a disposizione di servizi di assistenza
all’infanzia, agli anziani, ai disabili, ambiti di cura che vengono classicamente coperti dalle donne,
spesso rappresentando un ostacolo alla conciliazione vita-lavoro.“Ma le politiche aziendali per la
conciliazione non appaiono sempre sufficientemente formalizzate” -ha osservato Iacobelli- “e
soprattutto si rilevano significative difficoltà nella creazione di percorsi di carriera e nella
partecipazione delle donne alla vita dell’impresa: lo conferma anche il dato medio di presenza delle
donne nei C.d.A. nelle tre maggiori centrali cooperative, pari al 23,9% nel 2009”. “Pensiamo” - ha
aggiunto Iacobelli - “che il mondo delle imprese cooperative, particolarmente sensibile alla difesa
del lavoro, alla responsabilità sociale, al rispetto di tutte le diversità, non solo quelle di genere, sia
chiamato a fare un ulteriore passo avanti e ad impegnarsi nella valorizzazione di tutto il capitale
umano, tenendo conto della specificità dei diversi contributi, di quelli di genere in particolare”.
Per quanto riguarda la conciliazione, il sistema cooperativo è un attore importante del complessivo
sistema di welfare nel paese, “in grado di giocare” -ha aggiunto Iacobelli- “un ruolo determinante
per il miglioramento del rapporto tra donna e mercato del lavoro, per la costruzione di un nuovo
sistema di Welfare in grado di agevolare il lavoro delle donne, attraverso una riqualificazione della
spesa riferita ai servizi e anche attraverso uno spazio maggiore per gli attori del privato sociale”.
La Presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop ha sottolineato che questo non
significa negare l’importanza che il pubblico ha e deve mantenere in questo settore, anche
riqualificando la propria presenza,ma di “riconoscere spazi per formule anche innovative di
gestione ed erogazione di servizi che vengono dal privato sociale”. “Le cooperative” -ha detto“possono migliorare ulteriormente strumenti e politiche di conciliazione, ma possono anche essere
promotrici e realizzatrici di servizi per le donne in quella logica efficace di rete che risulta la strada
più importante per conseguire risultati stabili; peraltro la presenza di più imprese di servizi sul
mercato consente la crescita, a sua volta, di nuova occupazione femminile”. Riferendosi agli
strumenti di sollecitazione all’adozione di politiche di Pari Opportunità, Iacobelli ha ricordato la
Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro, sostenuta tra gli altri dal Ministero del
Lavoro e delle politiche sociali, a cui hanno aderito sia le organizzazioni cooperative italiane che
molte imprese ad esse associate, e la previsione, presso le stesse organizzazioni cooperative
italiane, di quote minime di presenza di genere negli organismi di rappresentanza e la definizione
di orientamenti per la governance nelle imprese che prevedono quote minime di presenza nei CdA
(in linea con la legge approvata lo scorso anno in Italia per l’introduzione di quote rosa nei CdA
delle società quotate). “È su questi due aspetti, quello della conciliazione e quello della promozione
delle donne nei ruoli apicali e negli organismi di gestione delle imprese” -ha sottolineato Iacobelli“che riteniamo ci possa essere un grande spazio di lavoro congiunto tra sistemi cooperativi europei
in coerenza con la specifica mission della forma cooperativa d’impresa tesa alla valorizzazione di
tutto il capitale umano e nella consapevolezza che aumentare e valorizzare il lavoro femminile
aumenta la competitività delle imprese”. Da qui la proposta, poi approvata dall’Assemblea, di
costituire un network delle cooperatrici europee, a partire dal primo nucleo costituito in occasione
della Conferenza Europea organizzata dal Cnel a Roma nel 2010, che verrà ufficialmente
presentato durante l’evento che gli organismi di parità dell’ACI organizzeranno per l’anno
internazionale delle cooperative, nella seconda metà del 2012.