Giornale del 30/04
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Giornale del 30/04
G GLLII IITTA ALLIIA AN NII IIN N A AM ME ER RIIC CA A http://rosemaryok.skyrock.com/ Sommario: * Italiani in America * Pagina medica * Chiave di lettura * Considerazioni * Tragici greci * L’estetica * Notizie dal mondo * L’elogio della div.tà * Modi di dire * Fiabe e leggende * Nefertari * Tragici greci * donna nella lett.ra * Giochi antropologici * M.Polo: dal Melione * Aristotele * Piatti tipici campani * Vero o falso? * Apuleio * M.Rosaria Rizzo * Salerno cultura * Leviora Giornale n.ro 08 del 30/04/09 A cura di Andropos L'immigrazione italiana negli Stati Uniti d’America, fino agli ultimi decenni del 1800, era stata piuttosto modesta. Erano per lo più ex combattenti del meridione che non ravvisavano nella nuova Nazione quei principi per i quali avevano combattuto. Pertanto, l'emigrazione vera e propria iniziò intorno al 1870 e raggiunse il massimo agli inizi del XX secolo, quando centinaia di migliaia di italiani, maggiormente provenienti dalle campagne meridionali, per cercare una nuova vita, nuove opportunità e soprattutto sfuggire dalla miseria, si imbarcarono per cercar fortuna nel nuovo mondo. Tra il 1900 ed il 1920, circa 4 milioni di italiani misero piede ad Ellis Island, un isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York. A New York gli italiani erano numerosissimi, così profondamente diversi nei loro dialetti, nelle loro costumanze radicate, con mille barriere culturali e sociali. Nel 1921 e nel 1924 il governo americano, per arginare questa "invasione" massiccia, promulgò delle leggi ad hoc, Emergency Quota Act, che ridussero drasticamente il numero degli immigrati, in particolar modo dal sud e dall'est dell’Europa. I nuovi arrivati, nonostante fossero essenziali per l'economia statunitense in espansione, subirono pesanti discriminazioni razziali, tali che, durante il secondo conflitto, molti di essi vennero internati e le scuole e i periodici italiani furono chiusi. A metà degli anni 60, nuove leggi statunitensi abolirono le quote d'ingresso per paese di provenienza, in questo modo l'immigrazione italiana riprese, ma con minore intensità rispetto all'inizio del secolo. Si ridusse notevolmente a partire dagli anni '80, fino a scemare completamente. Negli ultimi decenni, la comunità italiana si è stabilmente integrata al resto della popolazione. Molti italo-americani mantengono ancora aspetti della loro cultura, incluso le pietanze, l’arte, le feste e le tradizioni legate alle loro radici. Gli italoamericani hanno influenzato la musica popolare negli anni 40' e più recentemente negli anni 70'. Molti non sanno parlare l'italiano in modo disinvolto e si esprimono in una sorta di dialetto, che ha avuto largo impiego nei film e nella televisione. In tutte le grandi città degli Stati Uniti è facile trovare una Little Italy, con le sue celebrazioni festive, come la Festa di San Gennaro a New York City; la festa Our Lady di Monte Carmel "Giglio" a Williamsburg; Santa Rosalia a Bensonhurst (Brooklyn); San Rocco nell’East Side di Manhattan e numerosissime altre. 1 Ma la più conosciuta è la festa del giorno di St. Joseph, il 19 Marzo, anche se la celebrazione nazionale per la comunità italiana è il Columbus Day, il 12 ottobre 1492, che celebra il giorno in cui Cristoforo Colombo approdò in America. Queste feste sono più che qualche semplice evento isolato durante l'anno, infatti, esprimono un tipico approccio italiano alla vita e sono prese molto seriamente dalle comunità che le preparano. Attualmente, ci sono più di 300 feste italiane, portate dalle prime comunità immigrate, celebrate negli Stati Uniti, e tramandate di generazione in generazione sempre con le medesime modalità. Gli italoamericani sono stati sempre un buon bacino elettorale per il Partito Democratico statunitense, anche se di recente vi è una flessione verso il partito repubblicano. Comunque gli italoamericani si sono fatti valere anche nella politica attiva, fin dai tempi della Rivoluzione Americana. Il medico toscano Filippo Mazzei, infatti, amico personale di Thomas Jefferson, fu uno degli ispiratori della Dichiarazione d'Indipendenza. Dopo l'abolizione della schiavitù, molti italiani sono giunti ed hanno lavorato i campi come "sharecroppers" nel sud degli Stati Uniti. Come risultato, oggi ci sono moltissimi italoamericani negli stati Mississippi, nell’Arkansas, nella Louisiana e nell’Alabama. Grande è stato il contributo dei nostri connazionali allo sviluppo ed alla grandezza dell’America; par exempla, ricordiamo: Antonio Meucci, il trombettiere garibaldino ed inventore del telefono. Enrico Fermi, nato a Roma, il 29 settembre 1901 e morto a Chicago, 28 novembre 1954, un fisico italiano naturalizzato statunitense, un fisico tra i più noti al mondo, per i suoi studi teorici e sperimentali nell'ambito della meccanica quantistica. Enrico Caruso, il più grande tenore di tutti i tempi e Luigi Beccali, il mezzofondista trionfatore alle Olimpiadi di Los Angeles. Ricordiamo ancora Mario Andretti, che da Lucca si stabilì in America, distinguendosi come pilota automobilistico, e Carlo Rambaldi, scenografo, nato a Vigarano Mainarda il 15 settembre 1925, noto a livello internazionale per le sue opere in campo cinematografico, lavorando per registi come Mario Monicelli, Marco Ferreri, La grande abbuffata, Pier Paolo Pasolini e Dario Argento. Ad Hollywood ha vinto l'Oscar per i migliori effetti speciali per ben tre volte: il primo arriva con il film King Kong di John Guillermin del 1976, successivamente nel 1979 per Alien di Ridley Scott. Nel 1982 crea il suo capolavoro, commuovendo il mondo intero con il protagonista di E.T. l'extra-terrestre di Steven Spielberg. Tra i numerosi altri film a cui ha collaborato vi sono anche Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) sempre di Spielberg, e Dune (1984), di David Lynch. Ed ancora, Dino De Laurentiis, nato a Torre Annunziata, l’8 agosto 1919, produttore cinematografico italiano, tra i più famosi nel mondo. E che dire dei figli di italiani emigrati? Costituiscono il vanto dell’Italia e dell’America di tutti i tempi. Ne ricordiamo solo alcuni: il cassanese Henry Warren, Georg Gershwin, Cole Porter e Frank Sinatra. Vengono poi, in ordine di tempo, Al Pacino, Robert De Niro, Silvester Stallone, John Travolta, Leonardo Di Caprio, e tanti altri. Ma sicuramente il contributo maggiore è stato dato da tanta povera gente, che armati di miseria e di sogni, hanno sopportato umiliazioni e stenti, nelle fabbriche e nei lavori più umili, proprio come gli extracomunitari che vengono oggi nel nostro paese, in cerca di pane e speranza per le famiglie lontane. Telese - Terme Jacobelli, ingresso libero. Tutti alle antiche terme di Telese. Dopo il completamento dei lavori inseriti nell’ambito degli interventi previsti dalla Filiera Termale con il Progetto denominato “Restauro, risanamento e miglioramento del Parco Bagni Vecchi”, realizzato con il parere favore-vole della Soprintendenza dei Beni Culturali, Storici ed Ambientali di Caserta, da sabato 25 aprile 2009 sarà possibile usufruire del Parco delle Antiche Terme Jacobelli. Il libero ingresso sarà consentito tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 20.00. [a.s. A. Giaquinto] ( Da www.teleradionews.info ) 2 OBESITA’ DA SCRIVANIA La pagina medica Tutti i "lavori da scrivania" contribuiscono significativamente all’aumento dell’incidenza dell’obesità nel mondo, Patologia caratterizzata dall'accumulo di eccessive quantità di tessuto adiposo a livello sottocutaneo e da un peso corporeo molto al di sopra della norma. Si determina obesità quando si riscontra un aumento del peso corporeo superiore al 20% del peso normale dell'individuo. Impiegati e colletti bianchi sono a rischio, a quanto dichiara lo scienziato John Evans della Harvard School of Public Health che ha studiato professione e abitudini di migliaia di cittadini europei. Secondo quanto concluso dal gruppo di ricerca internazionale, una delle cause dell’obesità è il luogo di lavoro. Scrivania e pc sono quanto di peggio si possa immaginare, soprattutto se associati a stress, stato di tensione fisica o mentale e straordinari in ufficio. Evans ha dichiarato senza mezzi termini che l’obesità è un’epidemia globale che con gli anni raddoppierà le proprie dimensioni e che nel 2015 si conteranno due miliardi di persone in sovrappeso e più di 700 milioni di obesi. Dalle analisi epidemio-logiche condotte dai ricercatori sarebbe emerso che il 19% dei cittadini olandesi e il 31% di quelli irlandesi non fanno nessuna attività motoria durante le ore di lavoro, mentre il 55% dei greci e dei croati e il 61% dei francesi non fanno esercizio fisico mai. L’ideale sarebbe che chi svolge un lavoro d’ufficio ed è costretto a star seduto alla scrivania per molte ore facesse una pausa ogni paio d’ore sgranchendosi le gambe, magari andando a salutare il collega più lontano o prendendo un caffè alla macchinetta del piano inferiore. Piccoli accorgimenti che potrebbero non bastare, soprattutto se alla sedentarietà si aggiunge una dieta ipercalorica. “Le aziende dovrebbero essere sensibilizzate a promuovere incentivi legati all’attività fisica o ad organizzare delle pause dal lavoro che spingano ad alzarsi dalla scrivania”, ha concluso Evans. IL PIACERE DELLA CAREZZA Dopo il prurito, la scienza si interroga sui processi fisici legati al piacere provato a seguito del contatto fisico. Un gruppo di ricercatori dell’azienda britannica Unilever, in collaborazione con quelli dell’università svedese di Goteborg e di quella statunitense del North Carolina, ha identificato una classe di fibre nervose nella pelle che sono deputate specificamente all’invio di messaggi di piacere. I risultati di questo studio sono apparsi nei giorni scorsi sulla rivista Nature Neuro-science. Ad essere esaminati sono stati 20 soggetti: i ricercatori hanno testato la risposta della pelle dell’avambraccio a diversi stimoli. In questo modo hanno potuto identificare alcune fibre nervose della pelle chiamate C-tattile che si attivano in risposta a un tocco piacevole; se invece il tocco era troppo rapido o troppo lento le fibre non si attivavano. In sintesi, spiega il responsabile dello studio, Francis McGlone, esiste una velocità ottimale per dare piacere col tocco di una carezza: 4-5 centimetri al secondo per l’esattezza. Se si va troppo piano o troppo veloce le fibre nervose che attivano il messaggio di piacere a livello cerebrale restano silenti. I ricercatori hanno anche scoperto che queste fibre nervose sono presenti anche sul cuoio capelluto ma non sulle mani.“Queste fibre sono fondamentali perché aiutano a tenere strette le relazioni umane e sono alla base di ogni manifestazione di affetto e di cura per esempio da parte della madre nei confronti del bambino”, ha spiegato McGlone. (da pagine mediche.it) PREMIO NAZIONALE DI LETTERATURA E POESIA "VINCENZO LICATA – CITTA' DI SCIACCA” Organizzato dall'Associazione di promozione sociale “L’altra Sciacca” http://www.laltrasciacca.it 3 CHIAVE DI LETTURA Di Renato Nicodemo Oggi non si legge più un libro senza possederne la chiave di lettura Ho chiesto subito se si trattasse di una specie di setticlavio, per cui un rigo musicale si legge in modo diverso secondo la chiave, ma nessuno è riuscito a chiarirmi le idee. L’altro giorno, per riempire un’oretta libera – finalmente! presi in mano il Paradiso di padre Dante, ma ecco che mi accorsi di non possederne la chiave di lettura: avevo le chiavi di casa, della macchina, di alcuni cassetti della scrivania, ma quelle del Paradiso proprio no! Telefono ad un amico per farmela prestare; macché, aveva solo quelle dell’Inferno. - Questa è una chiave molto diffusa – mi spiegò. Prestami almeno quella – risposi – me ne farò una copia e te la restituirò. E così fu. Col sistema delle copie mi son fatto un discreto corredo di chiavi; ora posso leggere parecchi libri di vario genere e di vari autori. Ogni tanto, è vero, se il libro è di formato tascabile la chiave che ho risulta essere grande per quella serratura, ma in complesso le cose vanno bene. Ieri mi fu chiesta in prestito da un collega la chiave di lettura di Pirandello – chiave per la verità un poco complicata – e siccome non l’avevo né sapevo suggerirgli chi altri l’avesse gli consigliai, se proprio non poteva fare a meno di leggere “Il fu Mattia Pascal” di servirsi di un cacciavite o addirittura di un piede di porco. Per leggere il libro di Levi “La chiave a stella” che chiave ci vuole? E per “Libidine”, il libretto di plastica gonfiabile di D’Agostino? Ma chi fabbrica queste chiavi? Renato Nicodemo: nato a Laurito, è Dirigente scolastico. Abilitato per l’insegnamento delle lettere, è autore di articoli pedagogico-didattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni; qui di seguito alcuni titoli: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I nuovi programmi della S.E., Verso i nuovi Orientamenti ed altro. OFFERTE DI LAVORO NOTA AZIENDA EBOLITANA OPERANTE NELLA RISTORAZIONE RICERCA UNO CHEF SPECIALIZZATO NELLA BANCHETTISTICA CON ESPERIENZA DECENNALE, CONTATTARE SOLO TELEFONO. NOTA AZIENDA EBOLITANA RICERCA PER LA PROPRIA STRUTTURA UN GIARDINIERE QUALIFICATO CON ESPERIENZA. SOLO CONTATTI TELEFONICI. NOTA AZIENDA EBOLITANA OPERANTE NEL SETTORE TURISMO E RISTORAZIONE, RICERCA 2 AIUTI CUOCHI PER IL PROPRIO ORGANICO. SOLO CONTATTI TELEFONICO. [ Da http://www.inkontro.com/lavoro/index.asp ] Caserta - Auditorium Provinciale Via Ceccano - Il 18 Maggio, alle ore 18,30, interessante Convegno sul tema: “Il dialetto napoletano è ufficialmente lingua”. Disegno di legge Regione Campania. Rel. S. Zazzera. Partecipa A. Lonardo Presid. Cons. Regionale della Campania. TEL. 336/ 77 88 97 4 CONSIDERAZIONI SULLA SCOMPARSA DEL PROF. LUIGI PUMPO (*) Giornalista, maestro, scrittore e saggista di Felice Marciano Come si fa ad immaginare di una persona cara, con la quale si è progettato l’ ennesimo evento culturale qualche giorno prima, che un amico al telefono ti dica: il professore Pumpo non è più! Mi è difficile accettare ciò e, per il momento, faccio finta di niente!? Mi piace ricordare il carissimo amico e “Maestro” nel mentre che, nel patio della villa Pisani-De Sparano mi indirizza gli ultimi consigli prima dell’inizio della “sua” Primavera Strianese (che tantissimi poeti e scrittori,da ogni parte d’Italia, ha fatto convenire nella nostra cittadina), ricordandomi che un buon sottofondo musicale alle poesie vincitrici dona lustro all’intera manifestazione! Per i più: eravamo agli inizi degli anni ’70 ed io, organista della mia parrocchia, mi servivo per la citata manifestazione di un “armonium” a pedali, preso in prestito dalle Suore Veroline che, a quel tempo, gestivano l’asilo infantile comunale in piazza D’Anna. Ancora si rivolge il mio pensiero a tantissime manifestazioni culturali, organizzate dal Centro Culturale del Mezzogiorno “Presenza” da lui fondato e diretto, con la collaborazione del Centro Studi Storici “Histricanum” da me presieduto: convegni, premi letterari, presentazione di libri, mostre. Lo rivedo chiaramente nel mentre “impartisce” le dovute direttive a noi collaboratori, con fare deciso, con le giuste premure di chi, in tali circostanze, cerca di ottenere il massimo. Non era di Striano il buon professore Pumpo (era nato ad Eboli l’11 settembre 1927), eppure una volta stabilitosi qui alla fine degli anni ’50, l’ha amata svisceratamente, l’ha difesa, l’ha elevata agli onori nazionali, nel nome del progresso culturale. Per circa quarant’anni ha insegnato nelle scuole primarie del nostro paese, trasferendo ai propri discenti l’amore per il bello e la poesia, il rispetto per gli altri e, soprattutto, l’educazione! Oggi, quei suoi “discepoli”, raccolgono a piene mani, nello sterminato campo del sapere e della cultura. i frutti dell’ottima preparazione ricevuta, non disdegnando, all’occasione, di esprimere pensieri di gratitudine per l’artefice della loro formazione socio-culturale. Giornalista pubblicista, Luigi Pumpo ha esordito, appena diciottenne, sulle pagine della rivista “Pensieri ed Arte” di Bari. Da allora, i suoi scritti (elzeviri, saggi ed appunti da viaggio) sono stati ospitati da riviste d’arte, periodici di attualità e quotidiani. Tra il 1948 ed il 1952, ha diretto le rassegne bimestrali di poesia e critica “Faville” e “Prisma”. E’ stato responsabile del quindicinale “L’Espresso del Sud” e della rivista “La Tribuna”. Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha diretto dal 1972 il Periodico indipendente del Mezzogiorno “Presenza”, a cui si sono affiancate diverse manifestazioni d’arte e di cultura tra cui: “Primavera Strianese”, “Città di Pompei”, “Gennaro Scetta-Città di Poggiomarino”, “Spazio donna”. Nella sua lunga ed intensa attività letteraria, ha pubblicato libri di narrativa, saggistica, poesia e ha curato numerosissime antologie. Per i suoi altissimi meriti è stato insignito della prestigiosa onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana. Qualche giorno prima della sua immatura dipartita, mi aveva telefonato per annunciarmi, con voce esile e stanca, l’avvenuta pubblicazione del suo ultimo lavoro letterario: “Nei segreti 5 del testo”, invitandomi presso la sua abitazione di via Palma, per organizzare insieme la presentazione ufficiale “da tenersi di concerto col Commissario Prefettizio, presso l’Aula Consiliare, con gli interventi dei professori Franco Salerno e Francesco Marciano e con intermezzo musicale”. Io mi sono messo subito all’opera ed ho fatto partire la macchina organizzatrice, ma “ tu, amico indimenticabile e Maestro, questa volta mi hai lasciato solo, e non mi sta bene!” ________________________________ (*) Questa Redazione si associa all’autore dell’articolo, nel ritenere la scomparsa del Prof. Pumpo “una perdita per il mondo della cultura”. ( n.d.D. ) L’ANGOLO DELLA TENEREZZA: ATTESA Aspetto, nell’attesa del cuore, il ricordo struggente d’un lontano amore, coi profumi di primavere andate… ed incertezze affondate nell’onda tumultuosa dei desideri… Quando smaniava ogni cosa per una bella rosa… bagnata di sussulti e languidi sospiri, su impervi declivi, dove davi e spendevi tutto… con la bramosia di non perdere nulla, nemmeno l’ultima, piccola briciola… di desiderio. Franco Pastore (andropos) LAWRENCE BRANCHETTI Un bravo artista italo-americano Nato nella caratteristica cittadina di Aliquippa, vicino Pittsburgh, da italiani, Branchetti, fin da ragazzo, é stato spinto alla musica dai suoi genitori. Influenzato musicalmente dall’ ascolto di artisti della levatura di Sinatra, Bennett, Billy Eckstine, Nat King Cole, ed altri, ha dedicato 27 anni della sua giovinezza a cantare in discoteche ed in qualunque luogo potesse esibirsi, affinando il suo talento e diventando l’artista di oggi. La forza espressiva, l’intensità di coinvolgimento musicale sono le sue caratteristiche peculiari; mentre la sua preoccupazione primaria è quella di comunicare con il suo pubblico con la magia del fraseggio. Miami Herald ha dichiarato recentemente "Branchetti ha lo stesso scatto, i fruscii del nostro amato ol'e Blue Eyes". Branchetti ha ottenuto nel nostro paese larghi consensi, tanto da essere stato definito l’erede di Frank Sinatra. Franco Pastore 6 I TRAGICI GRECI A cura di Franco Pastore Che cos'era il teatro tragico per i Greci? Una rappresentazione dramma-tica dell'esistenza, ma soprattutto la "realtà poetica" della polis. Sommi artefici della straordinaria produzione tragica furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che in modo differente interpretarono la coscienza religiosa e la gloria di cui viveva Atene, mettendo a nudo le ansie e le miserie, del popolo greco e rappresentando tutta l'anima e lo spirito di una civiltà. Il motivo della tragedia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comu-nicazione essa sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (µύθος, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶµα, dramma, deriva da δρὰω, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. Rimangono però molti punti oscuri sull'origi-ne della tragedia, a partire dall'etimologia stessa della parola trago(i)día (τραγῳδία): si distinguono in essa le radici di τράγος "capro" e ᾄδω "cantare", quindi il "canto del capro", forse in riferimento al capretto consegnato in premio al vincitore della competizione tragica. ESCHILO (in greco Αἰσχύλος) Nacque ad Eleusi, nell’Attica, da famiglia ari stocratica, nel 525-24 a. C.. La sua adolescenza fu segnata dai tragici, ma al contempo grandiosi, avvenimenti che sconvolsero la vita di tutta la citta dinanza ateniese: la tirannia di Ippia ultimo dei pisistradi era caduta nel 510, nel 508, Clistene presentò alla cittadinanza la sua riforma che introdusse nella città la democrazia, dal 490, i persiani cercano di sottomettere le città stato della Grecia, un lasso di tempo di oltre 10 anni in cui alla fine e con sforzi titanici i Greci sconfissero definitivamente la Persia. Tra le sue opere ricordiamo: Sette contro Tebe, Le supplici, Le Eumenidi, l'Orestea. A Siracusa, poi, fece rappresentare I Persiani e scrisse le Etnee in onore della nuova città. Nel 456 a. C. partì per Gela, dove morì. I PERSIANI Sono la più antica tragedia greca superstite, messa in scena nel 472, a pochi anni di distanza dalla guerra di Salamina (480), che ne rappresentò lo sfondo storico. Personaggi: Coro, Regina Atossa (madre di Serse), messaggero, ombra di Dario (padre di Serse), Serse. Scena: l'area scenica è immaginaria come interno di una camera di consiglio. Sintesi: La prima parte, fino all'apparizione dell'ombra di Dario, gravita intorno ad un antico edificio dove risiede la camera di consiglio. I fedeli, scelti da Serse come custodi dei sontuosi palazzi, prendono posto all'interno. Subito dopo la conclusione del canto di entrata, volgono a motivare come urgente necessità la decisione dei vecchi di tenere consiglio. I fedeli sono immaginati nell'atto di entrare all'interno dell'edificio, dove hanno luogo i dialoghi, prima fra i coreuti e la Regina madre, poi, tra questa e il messaggero e dove avviene la comparsa di Dario. La camera di consiglio è pensata come comunicante da un lato con il territorio esterno alla città di Susa, dall'altro con il vicino palazzo reale, dal quale si è mossa la Regina per incontrare i fedeli. Quest'ultima si avvicina su un carro, adorna di vesti lussuose, ma sottomessa da una situazione di ansia e paura che la pone subito in sintonia con i fedeli per l'impresa temeraria condotta dal re Serse, giovane e impetuoso, che non ha esitato a gettare una grande quantità di navi sull'Ellesponto. La Regina narra ai fedeli un sogno nel quale il figlio cercava di dominare due donne, una docile al morso (simboleggiante l'Asia) e l'altra ostinatamente resistente (l'Europa).Sbigottita dal sogno la regina si informa dai fedeli sulla Grecia e sulle sue risorse. La paura è che la grande ricchezza e prosperità ottenute, grazie a Dario, possano essere in poco tempo vanificate. I fedeli invitano la loro sovrana a pregare gli dei perché aiutino il figlio ed a recare offerte alla terra e ai morti, supplicando Dario, lo sposo defunto, di far venire dagli abissi ogni bene per lei e per suo figlio. Il dialogo viene interrotto dall'arrivo di un messaggero, che narra le fasi della battaglia navale di Salamina e della disastrosa ritirata persiana. 7 TERMINI E CONCETTI FILOSOFICI A cura di Franco Pastore LA LOGICA Dal greco "Logos", discorso, idea, (dal verbo leghein, λέγειν, discorrere, raccogliere), la logica, in genere, è la scienza delle regole e delle leggi del pensare. Essa coincide, fino a Hegel, con la logica formale, cioè con la scienza del pensare a prescindere dai contenuti, mentre La logica dialettica studia le forme del pensare in relazione ai contenuti. La prima trattazione logica è l’ORGANON di Aristotele, del quale abbiamo parlato nel numero precedente. La logica medievale va ad approfondire i contenuti e si distinse in logica minor e logica maior, Francesco Bacone, con il Novum Organum, cercò di costruire una nuova metodologia basata sull'induzione, facendo della logica un efficace strumento d’indagine scientifica. Dopo di lui, Descartes cercò di stabilire se il rigore tipico di un discorso matematico potesse essere alla base di qualsiasi sapere, compreso quello filosofico. Thomas Hobbes pensò alla logica come ad una combinazione di segni e regole, mentre Leibniz cercò di unificare il complesso delle strutture logico/linguistiche, nel contesto di un linguaggio scientifico universale, ossia la "logica simbolica e combinatoria". Kant nella sua Critica della ragion pura definì la logica trascendentale come parte della logica generale, che tratta della possibilità e delle modalità per cui la conoscenza può riferirsi ai concetti empirici. Sarà solo nella seconda metà del XIX secolo che la logica tornerà a studiare gli aspetti formali del linguaggio, ovvero la logica formale, e a essere trattata con metodi naturalistici da Christoph Sigwart e Wilhelm Wundt , portando conseguentemente allo sviluppo della logica matematica, con Godel, Hermes e Tarski; ed allo sviluppo della logica formale analitica, con Morris, Carnap e Hempel. ù La città di Casoria, con il patrocinio del “Portale degli artisti” bandisce la 1^ edizione Premio Intern.le di poesia e narrativa “LE PAROLE DELL’ANIMA” Possono partecipare al premio poeti e scrittori ovunque residenti, di qualsiasi nazionalità, sesso e religione, con opere in lingua Italiana, edite o inedite. Il Concorso è suddiviso in quattro sezioni: Sezione A “Poesia in lingua Italiana”:si partecipa inviando fino a due poesie a tema libero, max 40 versi. Sezione B “Poesia in dialetto”: si partecipa inviando fino a due poesie a tema libero, in dialetto di qualsiasi regione d’Italia, allegando la trasposizione in lingua Italiana, a tema libero, max 40 versi. Sezione C “Poesia in lingua Italiana sul tema: la pace”: si partecipa inviando fino a due poesie, max 40 versi. Sezione D “Narrativa”: si partecipa inviando un racconto, max 4 cartelle. Per ciascuna sezione inviare 5 copie dell’elaborato, di cui solo una sola corre-data dei dati anagrafi, numero di telefono ed eventuale e-mail. E’ richiesto un contributo per ogni sezione di euro 10.00 (dieci euro) da allegare, insieme agli elaborati da inviare, entro il 30 Giugno 2009 a : Premio letterario “Le parole dell’anima”, presso Francesco Gemito - via GaetanoFilangieri 2 - 80026 Casoria (Na). Per chi partecipa a tutte le sezioni deve inviare un contributo di euro 30.00 . Per il bando completo ed altre informazioni: 334.1667650 - E-mail [email protected]. 8 U UN NA AD DO ON NN NA AN NE EL LL LA AL LE ET TT TE ER RA AT TU UR RA A di Franco Pastore (Andropos) Andromaca (Ανδροµάχη) Figlia di Ezìone, re di Tebe Ipoplacia ( Cilicia ), Andromaca fu rapita e portata a Troia per divenire la sposa di Ettore, figlio del re Priamo. Infatti, diede alla luce Astianatte o Scamandrio, dal fiume Scamandro che attraversava a città di Troia. Subito dopo il suo arrivo ad Ilio, una incursione contro gli alleati della potente città sterminò il padre Ezìone e i sette fratelli. La figura di Andromaca compare per la prima volta nel libro VI dell'Iliade, mentre scongiura il marito Ettore di non andare sul campo di battaglia per battersi contro l’invulnerabile Achille e di rifugiarsi dietro le mura, ubbidendo alla voce dell'amore per la famiglia e non quello della gloria, ma Ettore non può venir meno ai suoi doveri di condottiero e di difensore di Troia e muore, trucidato dal feroce Pelide, il quale lo trascina senza pietà dietro ad suo carro, intorno alle mura della città. Grande è il dolore di Andromaca. Comunque, gli avvenimenti precipitano e gli Achei Invadono la città e l'amato figlio Astianatte le fu strappato da Neottolemo, figlio di Achille, che secondo consiglio dell’astuto Ulisse, re d’Itaca, lo gettò dalle mura della città, perché non voleva che la stirpe di Priamo avesse alcuna discendenza. Dopo che Troia fu rasa al suolo, i Greci si spartirono le donne della casa reale ed Andromaca divenne schiava del re dell'Epiro, che ne fece la sua concubina. Da questa unione nasceranno tre figli. Tuttavia, Andromaca non dimenticò mai l'amore per il fiero Ettore, e questo determinò nei suoi mariti una grande gelosia. Dopo che Neottolemo l’abbandonò, la donna sposò il troiano Elèno, altro figlio di Priamo e suo cognato, al quale diede un figlio, chiamato Cestrino. La figura di Andromaca è una delle più commoventi della mitologia greca, resa immortale dai due capolavori di Omero, rappresenta la donna nei suoi aspetti più tragici. Moglie ideale e madre affranta, racchiude in se la grandiosità dell’amore più raro: quello che supera le barriere della morte. Rappresenta ancora la forza della vita, quella che supera le sofferenze e le tragiche difficoltà dell’esistenza, per dar vita ad un ruolo ed una funzione, quella, appunto, della donna che non soccombe nemmeno di fronte all’impotenza ed alla catarsi. Nell'Eneide virgiliana Andromaca soffrì l'ira di Ermione, figlia di Menelao e di Elena, che non sopportava la sua presenza, finché troverà pace, sposando in terze nozze Eleno, fratello di Ettore, ritornando così in quella famiglia, dalla quale le vicende di una rovinosa guerra l'avevano allontanata con violenza. Nella tragedia di Racine, Il mito di Andromaca ritrova la sua pacata grandiosità e la figura dell’eroina trabocca nuovamente di sublime. “ Ivi deposto il cadavere in regio cataletto, il lugubre sovr'esso incominciaro inno i cantori de' lamenti, e al mesto canto pietose rispondean le donne: fra cui implorando Andròmaca, e strignendo d'Ettore il capo fra le bianche braccia, fe' primiera sonar queste querele: tu che n'eri il custode, e gli servavi i dolci pargoletti e le pudiche spose, che tosto ai legni achei n'andranno strascinate in catene, ed io con esse. Eccoti spento, o mio consorte, e spento sul fior degli anni! e vedova me lasci nella tua reggia, ed orfanello il figlio di sventurato amor misero frutto, bambino ancora, e senza pur la speme che pubertade la sua guancia infiori. Perocché dalla cima Ilio sovverso ruinerà tra poco or che tu giaci, E tu, povero figlio, o ne verrai meco in servaggio di crudel signore che ad opre indegne danneratti, o forse qualche barbaro Acheo dall'alta torre ti scaglierà sdegnoso, vendicando il padre, o il figlio, od il fratel dall'asta d'Ettor prostrati;…” (Omero – Iliade – L. XXIV) 9 OMAGGIO AD UN GRANDE POETA: Trilussa Pseudonimo di Carlo Alberto Salustri, nacque a Roma il 26 ottobre del 1871. Trilussa fu il terzo grande poeta dialettale romano comparso sulla scena dall'Ottocento in poi ideò un linguaggio ancora più prossimo all'italiano nel tentativo di portare il vernacolo del Belli verso l'alto. Il poeta sostituì alla Roma popolana quella borghese ed alla satira storica, l'umorismo della cronaca quotidiana. Morì nella capitale, il 21 dicembre 1950) Notizia intorno a Didimo Chierico (pseudonimo dello stesso Foscolo). Er passero ferito Era d'agosto e un povero uccelletto ferito dalla fionda di un maschietto s'anniede a riposà con l'ala offesa in su la finestra di una Chiesa. Da le finestre del confessionale un prete intese e vide l'animale, ma dato che da fori aspettavan molti peccatori richiuse le tende immantinente e s'ammise a confessà la gente. Ner mentre che la massa di persone devotamente diceva l'orazione, senza guardà pe niente l'uccelletto n'omo lo prese e se lo mise in petto. Allora nella chiesa se sentì un lungo cinguettio: "Ci! Ci! Ci!" Er prete a risentenno l'animale lasciò di colpo er confessionale e scuro in volto,peggio della pece, s'arrampicò sul pulpito e li fece: Fratelli! chi ha l'uccello per favore, vada fori dalla casa del Signore" Li maschi, tutti quanti in una volta s'arzarono p'annà verso la porta. Ma er prete a stò sbajo madornale strillo: "Fermi, me sò espresso male! rientrate tutti e stateme a sentì: chi ha preso l'uccello deve uscì!" A testa bassa con le corone in mano le donne s'arzarono pian piano ma mentre s'andavano de fora er prete urlò:" Ho sbajato ancora! Rientrate tutte quante figlie amate che io non volevo dì quer che pensate. Io vò detto e vé ritorno a dì che chi prese l'uccello deve uscì, ma io lo dico a voce chiara e tesa a chi l'uccello l'abbia preso in Chiesa!" Le monache s'arzaron tutte quante e poi col viso pieno di rossore lasciarono la casa del signore. O Santa Vergine, esclamò il buon prete, fatemi la grazia se potete, ma senza far rumore, piano piano, s’alzi soltanto chi ha l’uccello in mano. Una ragazza che col fidanzato s’era messa in un angolo appartato sommessa mormorò col viso smorto: -Che ti dicevo, hai visto, se n’è accorto!- Se vuoi ascoltarla recitata da Bocelli, clicca il link sotto http://www.youtube.com/watch?v=fpgX0HFqC54&hl=it 10 DAGLI APPUNTI DI DORA: DETTI ANTICHI E MODI DI DIRE • • • • • Dora Sirica Antonio della Rocca I TAMBURANOVA ______ ErmannoPastore voce e tammorra Nuccia Paolillo voce e ballo Cristiana Cesarano voce e ballo Michele Barbato e Giovanni del Sorbo chitarre A. Benincasa Bassoacustico Pasquale Benincasa percussioni Enrico Battaglia mandolino e violino. Un UN INCONTRO FELICE CON LA MUSICA DELLA NOSTRA TERRA B Blluuee TTeeaam m http://www.bluteam.net Lettere, priéghe e chiànte spertòsene ‘nu core ‘e diamante. ‘E femmene do’ mercàte tenene ‘o colo cumm’è mappàte. ‘E fodere cumbattono e ‘e sciàbbule stanno appese. ‘Efemmene spusate s’o’ pariènte luntàne. ‘E guaie da pignàta ‘e ssape ‘a cucchiàra. Traduzione: preghiere, missive e pianti fanno breccia sui cuori più duri. Comunque, pur essendo il sesso debole, le donne lavorano sodo, tanto che quelle che portano pesi eccessivi, si ingrossano nel fondo schiena. Tuttavia, non sempre combatte chi ha la forza e la capacità di farlo. Anche gli affetti cambiano nel tempo, tanto che le figlie femmine, quando prendono marito, diventano parenti lontane. Ma è proprio vero: i fatti, così come sono accaduti, li conosce soltanto l’interessato. Priéghe: dal latino precari, da cui l’italiano pregare e preghiere, in forma popolare priéghe Chiànte: dal napoletano chiagnere, una metatesi del latino plāngere. Spertòsene: dal latino volgare pertusiare. Già tratt. in alto numero. Mercàte: dal verbo latino mercari = commerciare. Derivati: mercato, mercanteggiare, mercanzia, mercante. Mappàte: fagotto, dal latino mappa-m. Derivati: mappina, mappatella. Usato anche in senso metaforico, come dispregiativo. Collegamenti linguistici: anglosassone e sancrito. Pariénte: parente; dal latino parente-m. Derivati: parentàmme, ital. Parentado. Pignàta: pignatta, pentola; Etimologia: dal latino pineata. Collegamenti linguistici: spagnolo pigñata. Derivati: pignatella, pignattaio. Ssàpe: lo sa, dal verbo napoletano sapé, sapere. Dal latino sapio. Derivati: sapiént, sapùte. Collegamenti linguistici: greco: sopòs; ingl. Sap; ted.saf; anglosassone saep; danese saebe. Cucchiàra: mestolo, anche cazzuola. Ha la stessa origine linguistica di cucchiaio, cucchiarella, cucchiaino: dal latino cochlearium. Collegamenti linguistici: in greco kochliarion; prov. Couliers; port.ant. colchar; spagnolo cuchar. Derivati: cucchiaràta, cucchiaròne. C’è una bella differenza tra ciccia e cellulite… eppure molte donne non la conoscono. Si calcola che, su circa 10 che credono di soffrirne, 8 si rivolgono ai centri medici o estetici. In 3 di questi casi si tratta di falsa cellulite. Queste donne potranno avere, sì, il problema dei fianchi flaccidi e dei buchetti sui glutei. Ma da qui a parlare di cellulite... ne passa! Potrebbe infatti trattarsi dello scivolamento verso il basso dei tessuti cutanei e sottocutanei. In questi casi, il problema può dipendere da un'eccessiva perdita di peso o dalla mancanza di tono muscolare. (Farmasalute.it) 11 SITO DEGLI AUTORI EMERGENTI Prof. B.Bruno Cava de’Tirreni http://balbruno.alter vista.org/index80.html FIABE LEGGENDE E DOTTRINE del Tibet 西藏 Il Tibet abbonda di leggende, tanto che se ci rivolgessimo a un nativo per conoscere il nome di un lago o di una cima, egli racconterebbe probabilmente anche una leggenda sul quel luogo. I tibetologi che hanno studiato la letteratura popolare e gli annali, di solito hanno attribuito i testi dei miti, le leggende e le saghe, al genere della "storia" o a quello delle "fiabe". LA LEGGENDA DEL TÈ ‘O NAZARENÒS Lauda a 4 voci di FRANCO PASTORE Disegni PAOLO LIGUORI Musiche ERMANNO PASTORE IMPULSEART [email protected] Circolo Culturale Mario Luzi Boccheggiano(Gr) [email protected] http://www.partecipiamo.it PARTECIPIAMO.IT ALTRA MUSA c|âvvÉÄÉftÄÉààÉ c|âvvÉÄÉftÄÉààÉ ÄxààxÜtÜ|É http://www.altramusa.com/ C’era una volta, in Cina, una principessa bella come la luna. Un giovane, pure lui bello, lavorava come uomo di fatica, nei giardini dell’Imperatore. I due erano pazzamente innamorati, ma il giovane era povero, al contrario della principessa, che invece era ricchissima. Questa condizione rendeva impossibile il loro amore. I due amoreggiavano come ci si faceva tanto e tempo fa: occhiate furtive, sguardi languidi, batticuore e scambio di piccoli doni simbo-lici. Il giovane confezionava per la sua amata mazzolini di fiori, guarniti di umili foglie e rametti , che le donava in rapidissimi incontri, dove i battiti del cuore sostituivano le parole. Ma accadde che l’Imperatore, essendo stato avvisato da persone di corte che un poverissimo giovane corteggiava la principessa sua figlia, diede ordine alle guardie di vigilarla costantemente. Un giorno, proprio mentre l’innamorato porgeva alla sua bella il consueto omaggio di fiori, rubati per amore, accorsero le guardie e il giovane fuggì, riportandosi indietro il mazzolino. La Principessa non riuscì che ad afferrare un ramoscello di verdi foglie profumate. Tornata nelle sue stanze, immerse tutto il ramoscello in una brocca piena d’acqua zuccherata e al tramonto, in preda alla nostalgia, si versò un bicchiere di quell’acqua e lo bevve. Sentì un sapore gradevolissimo, e pensò che fosse un messaggio del suo amore. A questo punto, giurò a se stessa di bere sempre di quell’infuso, per non dimenticare mai più il suo amato. Sguinzagliò le damigelle nei giardini imperiali, affinché trovassero quelle foglie. Una volta trovate, ordinò che venissero coltivate con somma attenzione e che ogni giorno le venisse portato un infuso di quelle foglioline profumate, che chiamò “Tè”. Le Dame e i dignitari di corte vollero imitare la princi-pessa, e così dalla corte, l’uso del te si diffuse in tutto l’Impero. Più nulla si seppe del povero giovane, il quale non poté raccogliere i frutti di un brevetto che si è poi diffuso in tutto il mondo. Peccato, avrebbe raccolto tante ricchezze da poter sposare la principessa! Qualche saggio sostiene che il non avvenuto matrimonio fu la soluzione migliore: la routine ed il quotidiano avrebbero rovinato le meraviglie di un sogno. Andropos SALERNO : ESERCITO E SOCIETA’ - La 2^ edizione della kermesse vede quest’anno, una partnership d’eccezione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Scopo dell’evento è quello di accrescere la fiducia nell'Esercito, potenziandone la sua funzione sociale. La manifestazione partirà il 29 aprile presso la Palestra Palumbo del Regg. Cavalleggeri “Guide” (19°) di Salerno. [email protected] 12 UNA DONNA NELLA STORIA Eva Braun Ù Nasce a Monaco di Baviera nella Isabellastraße 45, dal luterano Fritz Braun e dalla cattolica Franziska Kronberger, ma sia lei che le sue sorelle (Ilse e Gretl) vengono educate al cattolicesimo. Dopo aver frequentato il liceo, si impiega come commessa nello studio del fotografo Heinrich Hoffmann, amico personale di Hitler ed è qui che il futuro Führer incontra la giovane ragazza, nell'ottobre del 1929. Inizialmente, Eva non rimane particolarmente colpita da quel signore con quegli strani baffetti, e solo dopo che l'amante di Hitler, sua nipote Geli Raubal, si suicida, Eva, all'insaputa dei suoi genitori, incomincia a frequentare con assiduità, intorno al 1932, l'appartamento dell'uomo. In vista delle importanti elezioni del 1932, Hitler ed i suoi collaboratori, occupati nella campagna elettorale, girano per tutta la Germania. Eva rimane sola per lungo tempo fino a che il 1º novembre si spara un colpo in gola. Miracolosamente salva, il suo gesto attira l'attenzione di Hitler, che aveva ancora in mente sua nipote Geli e la sua tragica fine. Il 28 maggio 1935, tenta nuovamente il suicidio ingerendo sonniferi ma anche stavolta riesce a salvarsi. Nell'autunno di quello stesso anno, abbandona lo studio di Hoffmann e si trasferisce, con sua sorella Gretl ed i suoi due scottish terrier: Negus e Stasi in una villetta, nel quartiere residenziale di Monaco, dono personale del Führer. Le vacanze, invece, preferisce trascorrerle al Berghof, la residenza personale di Hitler, dove può comportarsi da padrona di casa e intrattenere numerose feste per ospiti illustri. È libera di fare ciò che vuole, compreso bere e fumare, ma viene descritta come «la donna più infelice del Terzo Reich». Il 3 giugno del 1944, sua sorella Gretl sposa l'Obergruppenführer Hermann Fegelein, che verrà fucilato negli ultimi drammatici atti del Terzo Reich, a causa delle negoziazioni che lui e Himmler stavano attuando con gli Alleati, per mezzo del Conte Folke Bernadotte. Nel febbraio del 1945, Eva torna a Monaco per festeggiare con la famiglia i suoi 33 anni, ma riparte subito per Berlino per rimanere accanto al suo uomo, in un atto estremo di coraggio e d’amore. Il 29 aprile, alla presenza di Joseph Goebbels e Martin Bormann, i due si sposano; lei indossa un vestito di seta nera ed è orgogliosa di poter scrivere sul documento ufficiale il nome "Eva Hitler". Secondo le voci ufficiali, Eva Braun e Adolf Hitler si suicidano nel pomeriggio di lunedì 30 aprile 1945, intorno alle 15.30. Lui si spara un colpo di pistola e lei si avvelena con una capsula di cianuro. I corpi vengono bruciati e seppelliti nel giardino della Cancelleria, in una solenne cerimonia presieduta da Goebbels, che era appena succeduto a Hitler come Cancelliere del Reich. Secondo alcune voci prive fondamento, i resti dei due coniugi sarebbero stati trovati dai Russi, che, dopo la cremazione, ne avrebbero disperso le ceneri nell'Elba. Il resto della famiglia Braun sopravvisse alla guerra. Suo padre Fritz, infatti, morì nel 1964, sua madre dodici anni dopo, all'età di 96 anni. La sorella maggiore Ilse si spense nel 1979, mentre Gretl, il 5 maggio del 1945, mise al mondo una bambina che chiamò Eva in onore dell'amata sorella e, proprio come la zia, Eva Fegelein si tolse la vita a causa di un uomo, nel 1975. Gretl, che nel 1954 si era sposata in seconde nozze, morì nel 1987. Gli interessati possono visionare il filmato su Eva Braun http://www.youtube.com/watch?v=ztjju_JAXxM&hl=it 13 QUANDO L’ARTE DEI SAPORI DIVENTA STORIA Di Alberto Mirabella - Andiamo dal Romano?- chiese l’ amico Franco Pastore ( ovvero Andropos), ricordandomi l’andata a Sarno, alla ricerca delle pietanze e dei sapori d’un tempo, veicolati dal cumulo dei ricordi comuni nella bella terra dell’agro. Ci arriviamo verso le tredici ed il centro storico ci accoglie, in Via De Liguori, una delle più vetuste della città. Al n° 81, ci accoglie quest’ antica trattoria, gestita con competenza dai simpatici coniugi Cerrato che pongono particolare cura nel soddisfare i clienti vogliosi delle saporite pietanze d’una volta: “i piatti poveri”. In men che non si dica, siamo alle prese con un ricco antipasto: “ Per’ e o’ muss”(1) con finocchio ed olive bianche, un gustoso tortino di ‘ammariéll 'e sciùmmo (2), soppressata paesana e profumato pecorino locale. Il tutto era impreziosito da capitone grigliato, e méscete ‘e pane seretìcce o siritìzzo (3), una vera leccornia dei bei tempi andati. La volontaria rinuncia al primo piatto, ci ha permesso di continuare la degustatio, con una magnifica insalata di stoccafisso, con olive e sedano sarnese, meglio identificato come l’àccio schiano(4), seguito da una profumatissima portata di baccalà ‘mpurgatorio (5). L’ultimo sorso di vino, un liquore d’eccezione, frutto di vitigni misti e prodotto dalla casa, ha sigillato egregiamente una dorata porzione di baccalà fritt. Abbiano terminato il pasto con ananas, una porzione di panna cotta con succo di fragole ed un’ottima grappa stagionata. Ma la cosa più bella è stato il simpatica intesa che si è creata con Gaetano, l’oste, la consorte ed il figlio, i quali facendo ricorso ad espressioni tipiche dialetto sarnese, ci hanno offerto l’occasione di ricordare lo stretto legame dei termini con la lingua greca e latina.Ed è stato così che, a fine pasto, abbiamo potuto asserire che c’eravamo arriccriati (6), esclamando a voce sostenuta: - Ci sìmme allattàt !- (7) somma soddisfazione tanto che persino l’ugola ovvero ‘o zinziniéllo (8) aveva avvertito il gusto. Ma bello è stato rivangando il passato ricordare la fame atavica del dopoguerra quando, a detta del gestore si diceva che c’era ‘a pirimma (9). Io e Franco abbiamo di rimando sottolineato che nu’ putéveme chiùrere vocch’ (10), infatti, avevamo mangiato bene in quel locale di Via De Liguori, nei pressi della Fontana detta de’ ri tre cannuoli. (11). Alla fine, dopo il bel mangiare e bere, eil discorso è andato alle pietanze tipiche di quando fa freddo: ‘u zuffrìtto (12), ‘a scaròla ‘mbottonàta (13) o quella fritta co’ sarachièllo, pietanza particolarmente gradita da mio nonno Alberto, soprattutto se accompagnata da buon vino. E in ciò il nonno smentiva il poeta latino Catullo quando si scagliava contro le acque pernicies vini (rovina del vino) invitandole a recarsi dai vecchi brontoloni (migrate ad severos), sì perché mio nonno gradiva il vino e non l’acqua e come tanti asseriva che “L'acqua và dìnt'’e spalle!”(14). Nella foga del parlare ho pensato:- Vuoi vedere che dimentichiamo di pagare il conto? -, poi, ad alta voce, ho detto scherzosamente a Franco: “Mò ce sceppàmme ‘na mola!”(15) Ma anche l’importo è stato di nostro gradimento, soprattutto se rapportato alle esagerazioni tipiche di certi menu cittadini, dove è tutte fumme e niènt’ arrùste (16). Il locale, grazioso nel suo aspetto rustico di fine ottocento, è caratterizzato da un pavimento di basalto, quei vàsoli con cui un tempo erano lastricate le nostre strade, consentendoci di giocare ‘ a spaccavasòli (17) . Insomma, è stata per dirla con il regista Ettore Scola: una giornata particolare da replicare. 14 Prima di congedarci, Giovanni ci fa vedere le anguille poste nel paniere di acciaio, tirandole su dal fiume dove scorre un’acqua cristallina, sottolineando che le anguille vanno consumate nella freschezza, cioè: dal fiume alla padella. Che dire di Maria Rosaria ? Con le pietanze ci ha servito la grazia del suo sorriso , guidandoci con cura nella scelta delle pietanze, senza mortificare il nostro discernimento con personali imposizioni. Alla fine abbiamo lasciato il locale con un certo rammarico: era come andar via da casa nostra, pulita, arieggiata e profumata di vino vecchio, come quei ritrovi di una volta, che sono scomparsi anche dal diverticolo della nostra memoria. Erano le diciassette di quel 22 aprile oramai andato, quando varcammo il casello dell’autostrada per Salerno. _____________ 1) Per’ e o’ muss: parti del maiale, scaldate e vendute un po’ ovunque nel meridione d’Italia. 2) Gamberetti di fiume, piccoli e saporiti, diffusissimi nell’agro, perché il fiume , un tempo, ne pruduceva in gran quantità. Etim. Da gambero, per perdita di consonante e suffisso d’avvio g-ammar-iello 3) Siriticce, nap. Sereticce: stantio, raffermo; metaforicamente: persona non sposata avanti negli anni, arcigna. Etimologia: dall’agg.latino serus, con ampliamento e suffisso d’avvio, come l’italiano malaticcio. 4) Sciummo, dal latino flumen, con metamorfosi di fl > sc palatale, come sciòre, fiore. 5) ‘Mpurgatorio, bollito nel sugo di pomodoro, dove si annega il bianco del baccalà. 6) Arricriàte: rallegrare, allietare, deliziare; usato anche nella forma addecrià. Dal latino ad - recreāre, ricreare, ristorare, rinascere. Dal sanscrito crìar, da cui anche il termine creatività. 7) Ci sìmme allattàte: un virtuale riferimento alla sazietà e soddisfazione del bambino che allatta, sottintendendo La caratteristica completezza dell’alimento, massimamente quello materno. 8) ‘O zinziniéllo: diminutivo di zinzìno, parola onomatopeica, che si rifà al rumore dell’ inghiottire, riferendosi al mangiare ed al vino. Sicuramente il riferimento popolare è all’appatato bocca-gola. 9) Pirìmma - muffa; pallore; tene ‘a faccia r”a pirìmma essere magro e pallido in viso; essere privo di colorito per scarsa nutrizione. Ovviamente, concettualmente complesso: implica anche la sessualità insoddisfatta, riferendosi pure a qualunque tipo di stagionatura, anche morale e caratteriale. Dal latino volgare perim-n, cioè perire più suffisso collettivo imen, come sfaccimma, zuzzìmma, gattìmma. 10) Nu’ putéveme chiùrere vocch’: affine a rimanere a bocca aperta per l’eccezionalità dell’evento, impropriamente inteso come necessità di tessere elogi di un evento positivo. 11) Fontana de’ ri tre cannuoli:delle tre fontane, un tempo di acqua non potabile. 12)‘u zuffrìtto: per soffritto, intendendo parte del maiale cotto in umido, con pomodoro piccante. 13)‘a scaròla ‘mbottonàta: scarola imbottita con capperi, olive ed acciughe. Etimologia: da in più butte-m, tardo latino= botte, da cui in butt-ul- are, riempire. 14) L'acqua và dìnt'’e spalle!: il convincimento che l’eccessivo bere l’ acqua facesse male era dovuto al costante bisogno del vino, nel duro lavoro dei campi, continuamente a contatto con l’umido ed il pericolo delle inonda zioni del fiume Sarno. 15) Mò ce sceppàmme ‘na mola: metaforicamente, il pagare sarebbe doloroso come l’ estrazione di un dente. Ovviamente, il riferimento è ad un tempo in cui l’ estrazione veniva fatta da cavadenti, che erano anche chiamati per il taglio dei capelli ed il ricorso all’ uso delle sanguisughe. Il tempo storico è il Medioevo, ricco di personaggi che svolgevano mansioni importanti, come il becchino. 16) Tutte fumme e niènt’ arrùste:l’espressione sottolinea la carenza di contenuto,come coloro che si accontentavano del fumo dell’arrosto che mangiavano i ricchi. 17) A spaccavasòli :il gioco consisteva nel lanciare cadere le monetine al centro della lastra di basalto. . XIII Edizione Concorso Internazionale di Poesia "Il Saggio – Città di Eboli" Il Concorso è stato sempre patrocinato dal Presidente della Repubblica e dalla Presidenza del Senato; si articolerà in quattro sezioni: Sez. A - Poesie a tema libero in lingua italiana; Sez. B - Poesia a tema libero in ver. ; Sez. C - Poesia religiosa; Sez. D - giovani a tema libero (fino a 18 anni al 30/04/ 2009. Per inf. [email protected] 15 S AL E R N O, U N A P R O VI N CI A D A S C OP R I RE PADULA Terra d’origine di Giseppe Petrosino, celebre investigatore, morto la sera del 12 marzo 1909, nella piazza Marina di Palermo, raggiunto da quattro quattro colpi di rivoltella e del fisico Frank Valente, risale al IX-X secolo quando la popolazione, cessata la furia demolitrice dei Saraceni, preferì sistemarsi sulla collina meno elevata e più prossima ai collegamenti della via consolare, dove ancora sorge Padula. Le notizie storiche disponibili confermano l' esistenza di Padula dopo l' anno mille, facendo a volte riferimento anche ad un insediamento sui monti come quello di Mandrano. Alla nascita di Padula certamente non furono estranei i monaci Basiliani, come stanno a testimoniare la chiesa di S. Nicola alle Donne ed i ruderi dell'antico Monastero di S. Nicola al Torone. Nel 1296 Tommaso II Sanseverino entrò in possesso di Padula. La sua attenzione fu poi attratta dal sito in cui sorgeva la Grancia di S. Lorenzo dell'Abate di Montevergine. Nel 1305 ottenne, per permuta con l'Abate Guglielmo, tutti i beni della Grancia e li donò ai Certosini di S. Brunone. Con l'atto stipulato il 28 Gennaio 1306 incominciava a sorgere il primo nucleo della Certosa, che nei secoli assunse le grandiose dimensioni che ancora oggi è possibile osservare. Nel periodo risorgimentale, sebbene madre di molti spiriti liberali, ha conosciuto la tragica fine dei trecento seguaci di Carlo Pisacane. Padula è situata a sud-est della provincia di Salerno, nel Vallo di Diano, su due colli a 699 m s.l.m. Dista circa dieci chilometri da Sala Consilina. Lungo il confine con Sassano scorre il fiume Tanagro, che attraversa il Vallo di Diano da sud a nord. Padula dista 84,70 Km in linea d'aria dal capoluogo di provincia. Il santuario rupestre di San Michele nasce in età costantiniana, quando si diffonde il culto del santo. Le fonti riportano questo sito già in uso nell'antichità come luogo di culto pagano per il dio Attis. Nell'antico edificio, probabile opera di un privato locale, vi è un'area con alcuni affreschi del Trecento, con un'immagine raffigurante la Madonna col Bambino ed alcuni santi; più avanti è collocata la cappella, contenente la tomba di Bernardino Brancaccio, già abate del vicino Convento di San Nicola: il santuario dipendeva infatti dall'abbazia, almeno fino al XI secolo. Una statua di San Michele è collocata sull'altare, mentre anche la sacrestia è stata realizzata sfruttando la roccia su cui appoggia la chiesa. Dietro l'altare, un'edicola ospita un ciclo pittorico con scene della vita di san Giacomo di Compostela, del XIV secolo. La Certosa di San Lorenzo, tra le più grandi d'Italia, è stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità. Fu fondata da Tommaso San Severino nel 1306 sul sito di un esistente cenobio ed è dedicato a San Lorenzo. La sua struttura richiama l'immagine della graticola sulla quale il santo fu bruciato vivo. La storia dell'edificio copre un periodo di circa 450 anni. La parte principale della Certosa è in stile Barocco ed occupa una superficie di 50.500 m² sulla quale sono edificate oltre 320 stanze. Il monastero ha il più grande chiostro del mondo (circa 12.000 m²) ed è contornato da 84 colonne. Una grande scala a chiocciola, in marmo bianco, porta alla grande biblioteca del convento. Secondo la regola certosina che predica il lavoro e la contemplazione, nella Certosa esistono posti diversi per la loro attuazione: il tranquillo chiostro, la biblioteca con il pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri sul mare, la Cappella decorata con preziosi marmi, la grande cucina dove, la leggenda narra, fu preparata una frittata di 1.000 uova per Carlo V, le grandi cantine con le enormi botti, le lavanderie ed i campi limitrofi dove venivano coltivati i frutti della terra per il sostentamento dei monaci oltre che per la commercializzazione con l'esterno. I monaci producevano, vino, olio di oliva, frutta ed ortaggi. Oggi la Certosa ospita il museo archeologico della Lucania che raccoglie una collezione di reperti provenienti dagli scavi delle necropoli di Sala Consilina e di Padula. Questo museo copre un periodo che va dalla preistoria all'era ellenistica. Andropos 16 D DA ALLLLA AM MIITTO OLLO OG GIIA AG GR REEC CO O--LLA ATTIIN NA A IILL LLEETTEE MITOLOGIA, DAL GRECO MITHOS E LOGOS ( DISCORSO SUL MITO ) NARRA DEGLI ANTICHI DEI E MITI DEL MONDO ANTICO . Lete(*) è il fiume dell'oblio della mitologia greca e romana. Era originariamente il nome della figlia della dea Eris, dal greco antico ‘Ἐρις, conflitto, lite, contesa, era la personificazione della discordia. (*) Il termine viene dalla radice greca, leth, "dimenticare", da cui deriva (‘αλήθεια ) a-lètheia, cio che non si dimentica: la verità. _____________ Approfondimenti: • Il Lete lo incontriamo nel X libro della Repubblica di Platone, dove si narra del il mito di Er, guerriero della Panfilia morto in battaglia, disceso nell'oltretomba per conoscere i misteri della reincarnazione delle anime. Nei frammenti degli orfici troviamo la raccomandazione, a coloro che sono giunti nell'aldilà, di non bere l'acqua che induce l'oblio. • Ritroviamo il Lete nell’Eneide di Virgilio, nel VI libro, e le anime dei Campi Elisi vi si tuffano quando devono reincarnarsi, secondo una concezione pitagorica. • Il Lete è citato da Dante Alighieri nel Purgatorio: il poeta pone questo fiume nel paradiso terrestre, affinché le anime si lavino dal ricordo delle colpe terrene e salire purificate in Paradiso. Dante lo chiama però Letè, per la sua difficoltà nel riconoscere gli accenti nei nomi di derivazione greca. Accanto al Letè scorre il fiume del ricordo delle cose buone del proprio passato, l'Eunoè; i due fiumi potrebbero essere ricollegati ad antiche fonti di un sito oracolare della Beozia, dove scorrevano appunto Lete e Mnemosine, e dove bevevano i pellegrini. • Gli altri fiumi mitrologici sono: l’Acheronte, il Cocito, il Flegetonte e lo Stige. • Il Lete ricorre spesso anche in poesie di Baudelaire: IL LETE Qui sul mio cuore, anima crudele e sorda, vieni, tigre amata, mostro dalle pose indolenti; le mie dita tremanti voglio immergere nel fondo della tua spessa chioma, lungamente; e seppellir la testa indolenzita nella tua gonna piena del tuo odore; come un fiore appassito respirare dell'amore defunto il tanfo dolce. […] CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE “ONDA D’ARTE 2009 - NARRATIVA” La Pro Loco di Ceriale e il Comune di Ceriale con la collaborazione dell’Associazione Il tempo ritrovato presentano la quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale “Onda d’arte 2009 - Narrativa”, per autori d’ogni etnia, nazionalità, sesso, lingua, credo politico e religioso, cultura, orientamento sessuale. Non è richiesta alcuna tassa di partecipazione, e sono previste due sezioni: a) RACCONTO INEDITO; b) VOLUMI EDITI. I lavori dovranno pervenire entro e non oltre le ore 23:59 del 31 maggio 2009. La partecipazione al Concorso comporta la piena accettazione del presente regolamento, premesse comprese. L’Autore garantisce alla Pro Loco di Ceriale la liceità dei testi, dichiarando di essere l’unico Autore e l’esclusivo proprietario dell’opera. L’Autore dà anche piena assicurazione che l’eventuale pubblicazione dell’opera non violerà, né in tutto, né in parte, diritti di terzi di qualsiasi natura. L’Associazione si riterrà sollevata da eventuali rivalse di terzi di cui risponderà esclusivamente e personalmente l’Autore. La premiazione ufficiale dei racconti finalisti e l'assegnazione del Premio “Onda d’arte 2009 - Narrativa” si effettuerà nella serata di sabato 8 agosto 2009. Verrà data ampia pubblicità all’evento attraverso il sito dell’Associazione e comunicati agli organi di stampa. Per l'assegnazione del Premio è richiesta la presenza dell'Autore vincitore. La data è ancora suscettibile di variazioni. Per informazioni: e-mail: [email protected] - cell.338.5453805 17 GIOCANDO CON I CLASSICI c Esopo visse nel VI sec. a.C., nella epoca di Creso e Pisistrato. Le sue opere ebbero una grandissima influenza sulla cultura occidentale: le sue favole sono tutt' oggi estremamente popolari e note. Della sua vita si conosce pochissimo, e alcuni studiosi hanno persino messo in dubbio che il corpus di favole che gli viene attribuito sia opera di un unico autore. Secondo la tradizione, Esopo giunse in Grecia come schiavo. FAVOLA Μελισσουργός.Εἰς µελισσουργοῦ τις εἰσελθών, ἐκείνου ἀπόντος, τό τε µέλι καὶ τὰ κηρία ὑφείλετο. Ὁ δὲ ἐπανελθών, ἐπειδὴ ἐθεάσατο ἐρήµους τὰς κυψέλας, εἱστήκει ταύτας διερευνῶν. Αἱ δὲ µέλισσαι ἐπανελθοῦσαι ἀπὸ τῆς νοµῆς, ὡς κατέλαβον αὐτόν, παίουσαι τοῖς κέντροις, τὰ πάνδεινα διετίθεσαν. Κἀκεῖνος ἔφη πρὸς αὐτάς· Ὦ κάκιστα ζῷα, ὑµεῖς τὸν µὲν κλέψαντα ὑµῶν τὰ κηρία ἀθῷον ἀφήκατε, ἐµὲ δὲ τὸν ἐπιµελούµενον ὑµῶν δεινῶς τύπτετε. Οὕτως ἔνιοι τῶν ἀνθρώπων δι’ ἄγνοιαν τοὺς ἐχθροὺς µὴ φυλαττόµενοι, τοὺς φίλους ὡς ἐπιβούλους ἀπωθοῦνται. L’apicultore - Un tale, essendo entrato nella (casa) di un apicoltore, essendo lui lontano, rubò il miele e i favi. E quello, essendo tornato, quando vide vuote le arnie, si soffermò a guardarle. Ma le api, essendo tornate dal pascolo, poiché lo sorpresero, pungendolo con i pungiglioni, lo ridussero davvero male. E quello disse loro: “O pessimi animali, voi avete mandato via impunito chi rubò i vostri favi, e colpite violentemente me che vi curo”. L Liibbeerraa rriidduuzziioonnee ddeellllaa ffaavvoollaa iinn nnaappoolleettaannoo ddii FFrraannccoo PPaassttoorree ‘O mmèle A ‘n’apicultore ca jètte in città ‘nu mariuòlo ‘o jètt’a rubbà. Quanne turnàje se ‘ndussecàie, poi, incazzato, se mettètte a pensà. Turnàiene l’ape e, tutte sparate, o dèttere ncuòlle cumm’e dannàte: pugnèttere ‘e mmane, pugnèttere ‘a faccia, chélli sfaccìmme jévene a caccia! - Chivastramuòrte, dicette ‘o cultòre, state pugnènne ‘o jiùsto po’ peccatòre! – poi, abbuffàte, ca faccia paunàzza, se ne fujètte cumme a’ ‘nu pazze. _______ (da “Fedro ed Esopo in napoletano”) CLUB DEGLI AUTORI – LA PIU’ GRANDE ANTOLOGIA VIRTUALE DEI POETI, SCRITTORI ED ARTISTICONTEMPORANEI Su questa pagina i ba ndi e i risultati de i più importa nti concorsi in programma : http://www.concorsiletterari.it 18 MBUTONZONE GIOCHI ANTROPOLOGICI A cura di Andropos _____ La scarpa http://www.mbutozone.it/ EDITRICE ANTITESI Roma http://www.editlibri.net ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE www.ingiustizia.info [email protected] www.malagiustizia.eu TUTTOVENETO TUTTOVENETO Per promuovere L’Arte http://www.tuttoveneto.it http://video.google.it/videosearch?q=Andropos&hl=it&e mb=0&aq=-1&oq=#q=Andropos&hl=it&emb=0&aq=1&oq=&start=70 VVeessuuvviioowweebb..ccoom m _________________________________ Cultura vesuviana di A.Langella SERVIZI LETTERARI -------- c/o Matteo Pugliares via Nuova S.Antonio 97015 Modica (RG) [email protected] il vocabolo italiano deriva dal germanico skarpa, cioè sacca di pelle, ed e connesso alla radice indoeuropea sku, cioè coprire. Da sempre l’uomo ha cercato di proteggere i piedi dalle asperità del suolo e le prime protezioni venivano fatte con cortecce di alberi e pelli legate intorno alle gambe. Ritrovamenti archeologici, infatti, attestano che il più antico paio di scarpe risale a circa 9000 anni fa, trovate negli Stati Uniti in materiale vegetale. Nelle regioni temperate le scarpe erano molto semplici (simili a moderni sandali), mentre nelle regioni fredde si usavano scarpe rivestite. La produzione di una scarpa era un processo complicato per l'epoca. Sumeri, Assiri, Babilonesi e Persiani, usavano calzature basse con la tomaia che non superava il malleolo, altre formavano una sorta di stivaletto che arrivava alla coscia. La prima attestazione storica di cui si abbia testimonianza risale al periodo egizio e più precisamente all'Antico Regno, visibile nella cosiddetta "Paletta di Narmer", dal faraone (mitologico) Narmer; su una dei due lati della tavoletta di scisto verde scuro, si nota un servo che porge al faraone un paio di sandali, ed è datata intorno al 3000 a.C. Intorno al 1300 a.C. gli Ittiti inventarono il sandalo a punta ricurva, mentre è risaputo che i popoli del deserto avessero già sandali infradito con suola molto larga per non affondare nella sabbia Furono i Greci ed i Romani a sviluppare tutte le tipologie di calzature. Tra gli antichi romani, come si può arguire dai dipinti ed affreschi, le scarpe più diffuse erano i sandali. Le fonti iconografiche e storiche ci hanno tramandato che si potevano sfoggiare più di una ventina di tipi di calzature differenti. Nel medioevo la popolazione comune portava scarpe di legno (zoccoli), di pelle o semplici pezze di stoffa che venivano avvolte intorno al piede. Nel Quattrocento, in Inghilterra e Francia si affermarono le poulaines, scarpe della nobiltà, di forma allungata, con la punta superiore ai 15 cm, moda questa che (si dice) sia tramontata alla fine del XV secolo con Carlo VIII di Valois Re di Francia in quanto, avendo sei dita, doveva portare scarpe dalla punta tronca. Sempre nel medesimo secolo, si diffuse lo stivale come calzatura militare, dapprima alto e stretto, poi comodo e morbido, fino a ripiegarsi nella parte superiore nel secolo successivo. Nel XVII secolo le scarpe in Europa vennero disegnate con tacchi alti, sia per gli uomini che per le donne, portate in auge dal Re Sole, che era piccolo di statura. Il tacco alto è rimasto fino ad oggi nelle calzature femminili, rimanendo invece talvolta solo in forma di tacco basso in quelle maschili. Nel XVIII secolo a Venezia si affermò invece la scarpa "col pattino", una sorta di ciabatta-involucro che serviva per non sporcare la scarpa vera e propria durante i tragitti da casa a casa, una volta giunti a destinazione questo veniva sfilato e riutilizzato solo al momento dell'uscita. Dopo la seconda guerra mondiale, venne l’uso delle scarpe povere, con le suole di sughero, mentre gli anni 50 portarono calzature belle ma scomode: appuntite e con i tacchi a spillo. Con l'inizio dell'Industrializzazione nel XIX secolo le scarpe furono prodotte in fabbrica in serie ed oggi buone scarpe sono alla portata di tutti. Sono scarpe di tutte le fogge, che rispondono bene alle esigenze dei tempi ed alle possibilità di tutti. 19 IL NAZARENO Lauda in quattro movimenti di Franco Pastore DA “IL MILIONE” DEL VENEZIANO MARCO POLO ---- ------ Musiche: E. Pastore Immagini: P. Liguori Presentazione: A.Mirabella Commenti: R.Nicodemo F.Calenda ---CONCERTI e SPETTACOLI di MIMI’ PALMIERO * http://it.youtube.com/profile _videos?user=mimipalmiero it&p=r * E con Le melodie di NAPOLI nel mondo Quando messer Niccolao e messer Mafeo e messer Marco furono tanto istato col Grande Kane, volloro lo suo comiato per tornare a le loro fameglie; tanto piacea loro fatto al Grande Kane che per nulla maniera glile volle dare. Or avenne che la reina Bolgara, ch'era moglie d'Argon, si morío, e la reina lasciò che Argon non potesse tòrre moglie se non di suo legnaggio. E ' mandò tre ambasciadori al Grande Kane - uno de li quali avea nome Oularai, l'altro Pusciai, l'atro Coia - con grande compagnia, ché gli dovesse mandare moglie del legnaggio della raina Bolgara, imperciò che la reina era morta e lasciò che non potesse prendere altra moglie. E ('l) Grande Cane gli mandò una giovane di quello legnaggio e forní l'ambasciata di coloro con grande festa e alegrezza. In quella messer Marco tornò d'un'ambasciaria d'India, dicendo l'ambasciata e le novitade ch'avea trovate. Questi tre ambasci[a]dori ch'erano venuti per la raina, dimandaro grazia al Grande Cane che questi 3 latini dolvessero acompagnare loro in quella andata co la donna che menavano. Lo Grande Cane gli fece la grazia a pena e malevolentieri, tanto gli amava, e dée parola a li tre latini ch'acompagnassoro li tre baroni e la donna. Qui divisa come messer Marco e messer Niccolao e messer Mafeo si partiro dal Grande Cane. Quando lo Grande Cane vide che messer Niccolao e messer Mafeo e messer Marco si doveano partire, egli li fece chiamare a sé, e sí li fece dare due tavole d'oro, e comandò che fossero franchi per tutte sue terre e fosseli fatte tutte le spese a loro e a tutta loro famiglia in tutte parti. E fece aparecchiare 14 nave, de le quali ciascuna avea quattro alberi e molto andavano a 12 vele. °°°PAROLE NUOVE E QUELLE FAMIGERATE POESIE E RACCONTI.IT http://www.poesieeracconti.it NAONISART http://www.naonisart.it/ FALCHEGGIARE: comportarsi da falco, da politico duro, aggressivo, guerrafondaio (1995) FRATTALIZZAZIONE: sta per frammentazione, frazionamento. FULCONTATTISTICO: relativo a full contact, come nel karate, cioè colpire con le braccia e con le gambe (1994) GENDERISMO: movimento storiografico che studia le differenze sessuali non soltanto dal punto di vista anatomico, ma considerando anche i fattori e le caratteristiche psicosociali. (1995). VIPPAIO: luogo frequentato da vip. Derivati: vippaiolo, vippata, vipperia, vippismo (1990/91). VELTRONIANO: chi apprezza W. Veltroni. Derivati : inveltronirsi, veltronismo, veltronizzarsi (1995/96) 20 S SO OC CR RA A TT E E [Σωκράτης] A cura di andropos Socrate nacque nel 469 a.C. da Sofronisco , scultore , e Fenarete levatrice e visse in un periodo storico caratterizzato da eventi straordinari; infatti, il 469 a.C. segna la definitiva vittoria dei Greci sui Persiani ( battaglia dell'Eurimedonte)c che segna il periodo di maggiore potenza ateniese, ma anche l’inizio del suo declino. Il giovane Socràtes, dapprima, esercitò forse il mestiere del padre , ma successivamente l'abbandonò per dedicarsi all'indagine filosofica, ricorrendo, così, non di rado, all'aiuto economico di amici. Sposò Santippe, una donna bisbetica ed impossibile, refrattaria ad ogni razionalità e discernimento e da lei ebbe tre figli . Socrate non lasciò mai Atene se non per brevi spedizioni militari, come la spedizione contro Potidea nel 432, traendo in salvo Alcibiade ferito, e quella a Delio, nel 424, a fianco di Lachete, durante la ritirata degli Ateniesi di fronte ai Beoti. Successivamente, nel 421, combatté ad Anfipoli. Nel 406 in conformità al principio della rotazione delle cariche, fece parte dei pritani, ossia del gruppo del Consiglio al quale spettava decidere quali problemi sottoporre all'Assemblea e si oppose alla proposta illegale di processare tutti insieme i generali vincitori nello scontro navale avvenuto al largo Arginuse, perchè non avevano raccolto i naufraghi . Con questa presa di posizione egli si poneva in contrasto con i democratici, ma nel 404, passato il potere in mano all'oligarchia capeggiata dai Trenta, rifiutò di obbedire all'ordine di arrestare Leone di Salamina, un loro avversario. Nel 403, la democrazia restaurata, pur concedendo un'amnistia, continuò a ravvisare in Socrate una figura ostile al nuovo ordine, anche per i rapporti da lui intrattenuti in passato con figure come Alcibiade e Crizia. Nel 399, fu presentato da Meleto un atto di accusa contro Socrate e tra i suoi accusatori figuravano Licone ed Anito, quest’ultimo uno dei personaggi più influenti della democrazia restaurata. La colpa era di essersi rifiutato di riconoscere gli dei accettati dalla città, di avere introdotto nuove divinità e di avere corrotto i giovani. Si richiedeva, pertanto la pena di morte ". Gli accusatori contavano probabilmente in un esilio volontario da parte di Socrate, com'era avvenuto già per Protagora ed Anassagora, ma egli non solo non abbandonò la città sottoponendosi al processo, ma preferì la morte per cicuta alla fuga, quando i giudici lo condannarono. Socrate non scrisse mai nulla e così per ricostruire il suo pensiero ricorriamo ad altre fonti come Platone, Senofonte, Aristotele ed Aristofane. Platone è senz'altro la fonte più attendibile: egli fu discepolo diretto di Socrate e con lui condivise l'idea della filosofia come ricerca continua. Socrate non era ateo, anzi, affermava di credere in una particolare divinità, che chiamava dàimon. Morì ad Atene nel 399 a.C. NOSCE TE IPSUM (gnòti sè autòn) Fondamento del pensiero socratico è la consapevolezza di non sapere, che ti pone nella condizione della continua ricerca: «Allora capii, dice Socrate, che veramente io ero il più sapiente, perché ero l'unico a sapere di non sapere, a sapere di essere ignorante…ancora oggi io vo d'intorno investigando e ricercando...se ci sia alcuno...che io possa ritenere sapiente… sembrami che non ci sia nessuno…». Il motto "gnώθi sέ autón" (Gnòthi se autòn, «Conosci te stesso»), risalente alla tradizione religiosa di Delfi, voleva significare, la caratteristica dell'antica sapienza greca: Nulla di troppo, Ottima è la misura, Non desiderare l'impossibile), era quello di voler ammonire a conoscere i propri limiti, «conosci chi sei e non presumere di essere di più»; era dunque una esortazione a non cadere negli eccessi a non offendere la divinità, pretendendo di essere come il dio . Del resto tutta la tradizione antica mostra come l'ideale del saggio, è colui che possiede la sωφrosύνη (la saggezza), e la moderazione. Di conseguenza, nell’Apologia, Socrate, di fronte alla giuria ateniese, difende le proprie scelte, come un condannato, che argomenta con ironia e lucido rigore il proprio pensiero. Nel Critone, Socrate, chiuso in carcere, aspetta il suo turno di morte. Un amico influente gli offre la scappatoia dell’evasione, ma il vecchio filosofo, in un appassionato dialogo, riesce a convincerlo che fuggire da Atene sarebbe ingiusto e sbagliato. Il Fedone è la drammatizzata confessione di Socrate della sua unica certezza: l’eternità dell’anima. SULLA TELEWEB DEL GIORNALE http://www.andropos.eu UNA INTERESSANTE ED ESPLICATIVA CONFERENZA SULLA “ SACRA SINDONE ”, DELLA SINDONOLOGA DI FAMA INTERNAZIONALE EMANUELA MARINELLI. 21 PIATTI TIPICI DELLA CAMPANIA A cura di Rosa Maria Pastore Cenni storici - Terra degli Ausoni (Aurunci) e degli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che fondarono la città di Cuma e Partenope ( rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l'invasione dei Sanniti, che conquistarono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventando così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). sotto. Con l'avvento al trono di Napoli di Carlo VII di Borbone (1734), si ha il regno di Napoli e Sicilia, e poi del Regno delle Due Sicilie. Con l’unità d'Italia (1860), inizia-rono per Napoli enormi problemi economici e politici, che raggiunsero il culmine nel 1884, quando una grave epidemia di colera decimò la popolazione. Nella Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati effettuarono un sanguinoso sbarco a Salerno (9 settembre 1943) e presero Napoli, quando ormai la città era stata già evacuata dai Tedeschi. Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta, ortaggi, delle pianure. PRANZIAMO NEL SALERNITANO Padula – E’ un comune di oltre 5 mila abitanti in provincia di Salerno, nel Vallo di Diano, famoso per la certosa di San Lorenzo. È situata a sud-est della provincia di Salerno, su due colli a 699 m s.l.m. Dista circa dieci chilometri da Sala Consilina. Lungo il confine con Sassano scorre il fiume Tanagro, che attraversa il Vallo di Diano da sud a nord. Un Primo piatto: RAVIOLI DI RICOTTA Ingredienti e preparazione (per 8 persone): Preparare la pasta all’uovo (fatta con 750 gr. di farina, 3 uova, acqua sufficiente) e metterla a riposare. Lessare 1 kg. di spinaci in pochissima acqua salata in ebollizione. Strizzarli bene e passarli al passaverdure (si può usare anche il mixer). Unire 300 gr. di ricotta, 3 tuorli d’uovo, 100 gr. di parmigiano grattugiato, la noce moscata grattugiata; salare. Stendere una parte della pasta sul tavolo infarinato e con il matterello ridurla sottilissima (si può usare anche la macchina per la pasta), come per le tagliatelle. Sopra metà sfoglia distribuire dei mucchietti di ripieno, coprire con l’altra metà e passare la rotellina dentata sia orizzontalmente che verticalmente. Cuocere i ravioli in acqua salata in ebollizione per 10 minuti e condirli a piacere (burro e parmigiano o sugo di carne) VI Edizione Concorso Irpinia Mia - Scadenza 30 maggio 2009 Sezione poesia: massimo 3 elaborati inediti sull'Irpinia o a tema libero, in lingua italiana o in vernacolo.Sezione fotografia: massimo 3 fotografie inedite sull'Irpinia o Paesaggi d'Italia. www.trevico.net/concorso.html 22 Un secondo piatto: ARROSTO DI MAIALE Ingredienti e preparazione (per 8 persone): Tritare 1 o 2 spicchi d’aglio, un po’ di salvia e rosmarino e massaggiare bene una lombata di maiale da gr. 900 (meglio se quest’operazione viene fatta la sera del giorno prima). Mettere poi la carne in una casseruola, salarla e coprirla con ½ litro di latte, 2 o 3 cucchiai di olio e 1 bicchiere d’acqua. Far cuocere a fuoco moderato finché il liquido sarà evaporato. Far rosolare lentamente. A cottura ultimata, dopo circa 2 ore, servire l’arrosto tagliato a fette. Un contorno: FUNGHI AL FUNGHETTO Ingredienti e preparazione (per 4 persone): Pulire, lavare, asciugare e tagliare a fettine sottili 800 gr. di funghi porcini piccoli e sodi. Fare un soffritto con 1 bicchiere di olio, uno spicchio d’aglio e il prezzemolo tritati, a fuoco moderato per non far annerire l’aglio (si può mettere anche l’aglio intero schiacciato e poi ritirato non appena avrà lasciato il profumo). Aggiungere i funghi e farli cuocere per 10 minuti circa. Salare. Unire 400 gr. di pomodori pelati e tritati e quando i funghi saranno teneri alla forchetta, ritirali dal fuoco. Un dolce: CROSTATA DI PERE Ingredienti e preparazione (per 6 persone): Impastare bene sul tavolo 150 grammi di farina, 100 grammi di zucchero, 1 uovo intero e 1 tuorlo, il latte necessario e 1 cucchiaino di lievito in polvere. Stendere la pasta con il matterello e foderarne una teglia imburrata e infarinata. Sbucciare le pere e tagliarle a fette; stenderle sulla pasta, cospargerle con 100 grammi di zucchero, qualche pizzico di cannella e un po’ di burro fuso. Mettere in forno, a calore moderato, per circa 30 minuti. VINO: COLLI DI SALERNO IGT Denominazione generica campana, che nasce dalle colline salernitane, da sempre ritenute terre interessate alla produzione di vini di qualità. È l’unica tipologia della provincia di Salerno che si avvale del marchio igt, che identifica l’area di produzione. Le varietà ammesse sono diverse, scelte sulla base di coerenza al territorio. Da vini bianchi freschi poco strutturati a rossi importanti da invecchiamento. ________________________ La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum - Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti - L’antica cucina della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi d’ una cucina povera, ricette della cucina cilentana di Stellato/M. F. Noce, Galzerano editore. Premio Città di Terni "G.L.G.BYRON" ...e sale in spuma... 7° edizione scadenza 10 maggio (Da CLUBNEWS) 23 VERO O FALSO? L’UOVO E’ RICCO DI COLESTEROLO L’uovo è un alimento veramente completo e prezioso sia dal punto di vista biologico e nutritivo, che da quello culinario, per gli innumerevoli modi in cui può essere utilizzato. Se rapportiamo il costo di un uovo al suo valore alimentare, possiamo tranquillamente affermare che è un alimento piuttosto economico: quando mangiamo un uovo, infatti, apportiamo al nostro organismo il valore nutritivo di circa 80 grammi di vitello o di 120 grammi di latte. Nonostante ciò l’uovo gode (ingiustamente) della fama di alimenti semplice e umile, che può essere pesante da digerire e dannoso al fegato. Eppure in epoche passate l’uovo era considerato un alimento di particolare pregio. Tra i Romani le uova erano riservate agli ospiti importanti, mentre all’epoca di Carlo Magno avevano valore di moneta, tanto da essere utilizzate per il pagamento dell’affitto delle terre. LE QUALITA’ NUTRIZIONALI La moderna scienza dell’alimentazione tiene in grande considerazione l’uovo per le sue preziose doti nutritive. La principale è legata all’alta qualità delle sue proteine, dal valore biologico tanto elevato da essere considerate le proteine di riferimento. Ovvero quelle che meglio riescono ad essere assimilate ed utilizzate dal nostro organismo. Ma l’uovo è anche valido sotto l’aspetto dell’apporto di micronutrienti: buona la dose sia di vitamina A che di quelle del gruppo B; interessante è pure la quota di ferro. Sotto l’aspetto calorico l’uovo non è un alimento vietato, perché fornisce solo 130 kcal per etto (le stesse della carne). CARATTERISTICHE ALIMENTARI: DIGERIBILITA’, GRASSI E COLESTEROLO La digeribilità dell’uovo varia in rapporto alla freschezza al grado e tipo di cottura. Un uovo molto fresco e poco cotto è un alimento molto “leggero”; l’ideale è consumare uova alla “coque” o in “camicia” che presentano il tuorlo ancora crudo e l’albume appena appena rappreso. Tutti gli altri metodi di cottura, soprattutto quelli che richiedono l’aggiunta di condimenti (olio, burro, pancetta) e cottura prolungata, ne diminuiscono la digeribilità. Per quanto riguarda i grassi, 100 grammi di prodotto, privato del guscio, contengono meno di 10 grammi di lipidi, gli stessi che sono contenuti in una bistecca di maiale o di vitellone da un etto, in 50 grammi di mozzarella vaccina oppure in 30 grammi di salame. Il vantaggio è che solo un terzo di questi 10 grammi è costituito da lipidi saturi, ovvero quel tipo di grassi da limitare nella nostra dieta. Gli altri sono di tipo insaturo, con una buona percentuale di grassi omega-3 utili alla prevenzione cardiovascolare. Riguardo al colesterolo, effettivamente il contenuto non è da trascurare: la quota si aggira intorno ai 360 mg per due uova. Per questo motivo chi soffre di ipercolesterolemia deve fare attenzione al consumo di uova (soprattutto quando sono nascoste in dolci, salse e timballi). Per tutti gli altri individui, se si considera un consumo medio di un paio di uova a settimana, sono un cibo prezioso che contribuisce a rendere completa la nostra alimentazione. -----------------Dall’alimento alla cucina, S. Roggero – Fabbri Editori “Questo piccolo grande uovo”, di S. Corrada (dottore in Scienze e tecnicnologie alimentari – Esperto in nutrizione) IL MONDO DI ANDROPOS: L’ENTE CULTURA UNIVERSALE N.T.E. – LA TELE-WEB www.andropos.eu Ed ANDROPOS IN THE WORLD /koinòtes (rivista virtuale di cultura) 24 A DEL SERE LUTE.IT METAMORPHOSEON LIBRI UNDECIM D Dii LLuucciioo A Appuulleeiioo R RIIC CEER RC CA A EE SSV VIILLU UPPPPO O PPEER R LLEE PPO OLLIITTIIC CH HEE SSO C I A L I OCIALI ** D Diirreetttoorree SScciieennttiiffiiccoo N Naattaallee A Am mm maattuurroo NNOOII CCAATTTTOOLLIICCII..IITT [email protected] Associazione i Meridiani onlus ___ www.imeridianio nlus.org [email protected] Battipaglia (Sa) Le metamorfosi di Apuleio, col Satyricon di Petronio, costituiscono l'unica testimonianza del romanzo antico in lingua latina. Le Metamorfosi, chiamate da sant'Agostino nel De civitate Dei (XVlll, 18) Asinus aureus, (L'asino d'oro), si compongono di 11 libri. Per quei critici che tendono ad interpretare il romanzo seguendo una chiave di lettura mistagogica (Apuleio descriverebbe metafor-icamente il proprio percorso di conversione al culto di Iside), già il numero di libri avrebbe valore magico, richiamando il numero dei giorni richiesti per l’iniziazione misterica: dieci di purificazione ed uno dedicato al rito religioso. L’impianto dell’opera presenta effettivamente due ‘macrostrutture’, la prima delle quali comprende i primi dieci libri, mentre la seconda coincide con l’ultimo. In effetti, è ancora in atto il dibattito critico sulla congruenza o meno del libro XI rispetto al resto dell’opera: per quelli che insistono sulla lettura mistagogica del romanzo, quest’ultimo libro si tratterebbe dell’alle-goria d’un percorso di espiazione, che Apuleio, l’ionarrante, ha faticosamente attraversato fino a giungere alla verità redentrice del culto isiaco; ed alcuni riconducono ogni riferimento disseminato nell’opera alla redenzione finale. Al contrario, per altri, l’XI libro non sarebbe altro che un’appendice artificiosa e slegata rispetto all’elemento comico e ludico della parte dell’opera che precede. Questi ultimi, ricordano, come assioma, la premessa cui invita l’autore: «Lector intende: laetaberis», ovvero,«Lettore, presta attenzione: ti divertirai». Se poi intendiamo l’invito in senso ‘subliminale’, la verità è ben più profonda: «Lettore, tendi (la tua anima): troverai la gioia (interiore)». In questo caso, ci troviamo di fronte ad doppia chiave di lettura ed il delectare si rivelerebbe funzionale al docere. Di qui, una diversa considerazione artistica e letteraria dell’opera: se esso è davvero un ‘romanzo di formazione’, allora presenta un tessuto connettivo ben saldo nel suo simbolismo; se, invece, è semplicemente un romanzo d’intrattenimento e la frattura tra l’ultimo libro e gli altri viene vista come insanabile, allora il piano ludico e quello mistico finirebbero per interferire e sovrapporsi, disturbando ogni possibilità di organica costruzione del mondo evocato dallo scrittore. La faccenda si complica, quando le due macrostrutture sono, a loro volta, attraversate dalle sequenze narrative, dei due episodi simmetrici, che segnano le svolte fondamentali della vicenda: le due metamorfosi del protagonista. RIASSUNTO DELL’OPERA (quarta parte:libro IX- X) Adibito a trasportare qua e là i sacri arredi della dea, durante una sosta in una locanda apprende una storiella piccante. Ben presto, tuttavia, i sacerdoti siriaci (in realtà degl’impostori) vengono scoperti e imprigionati; l’asino, scampato più volte alla morte, è messo di nuovo in vendita e passa al servizio di un mugnaio. Continua il faticoso tormento della sua vita asinina a cui unica consolazione è la naturale curiosità, la ingenita curiositas, che gli permette di vedere tante cose e di ascoltare i discorsi e i racconti di tutti, che agiscono liberamente dinanzi a lui come dinanzi a una bestia. Così, egli può osservare i malefizi della moglie del suo mugnaio, donna crudele, empia, ubriacona e sgualdrina, che dopo avere tradito il marito ne procura con arti magiche la morte. L’asino cambia padrone: passa dal mugnaio ad un povero ortolano che lo conduce ogni mattina carico di erbaggi, alla città vicina. Presso quel poverissimo padrone, l’asino durante l'inverno patisce il freddo e la fame e assiste alla tragica distruzione dell’intera famiglia di un ricco ed onest’uomo di un villaggio vicino. Anche l’ortolano, il padrone di questo sfortunato 25 A.L.I.A.S. * ACCADEMIA LETTERARIA ITALO-AUSTRALIANA SCRITTORI * MELBOURNE AUSTRALIA * http://www.alias.org.au/ T TH HE E T TE EM MP PL LA AR RS S Il processo __________________ Un eccezionale ed artistico fumetto di Paolo Liguori Ediz. “andropos in the world” __________________ 40 PAGINE DI STORIA, DI AVVENIMENTI TRAVOLGENTI, SAPIENTEMENTE ARRICCHITI DI PATHOS E DI MISTERO. UNA NOVITA’ NAZIONALE ----PER ACQUISTARE UNA COPIA: [email protected] ---- IL GUSTO DELLA VITA di Franco Pastore Ed.Palladio - Sa 2006 asino che porta sfortuna, è vittima dell’odiosa prepotenza di un soldato romano. In potere del soldato, l’asino osserva altre vicende di umana scellerataggine. Passa nelle mani di un consigliere municipale, la cui famiglia viene coinvolta in una fosca vicenda d’incesto e di veleni. Quindi è venduto a due fratelli, l’uno pasticciere, l’altro cuciniere di un ricchissimo signore. Fa bella vita presso di loro e mangia d’ogni ben di dio di nascosto ai due, che vedendo sparire i pezzi più gustosi e delicati si accusano reciprocamente; ma poi osservando che l’asino, mentre lascia intatta la biada, si fa sempre più bello e grosso, lo sorvegliano e ne scoprono la incredibile ghiottoneria. Il padrone di casa, venuto a conoscenza dell’asino che mangia i pasticcini, lo conduce di sua mano nella sala da pranzo ed è tutto lieto di comprare a gran prezzo una bestia così straordinaria che gusta beatamente, come un normale convitato, il vino col miele. L’affida a un liberto che lo tratta con ogni cura e lo ammaestra a fare tante cose alla maniera degli uomini; l’asino, che potrebbe fare tutte quelle cose da sé, senza bisogno di maestri, seguita a fingersi bestia per non compromettersi, e lo asseconda docilmente. Diventa così una bestia famosa, che tutti vogliono ammirare. Fra questi è una signora assai distinta e ricca che, allietata dalle sue molte piacevolezze,a poco a poco - asinaria Pasifae - se ne innamora; e, corrotto con denaro il custode, trascorre talune mostruosamente deliziose notti d’amore. Il padrone, saputa la cosa, decide di dare uno spettacolo nel teatro di Corinto, in cui una sciagurata donna, condannata alle bestie per nefandi delitti, dovrà essere pubblicamente offerta all’ardore amoroso dell’asino ammaestrato. L’asino-Lucio, sorpreso dai due fratelli a cibarsi di ghiottonerie, preferirebbe morire piuttosto che subire l’infamia di tale rappresentazione e il contatto di così abominevole creatura. Ma una speranza invade già l’anima sua. È tornata la primavera, e con essa rifioriscono le rose. Arriva il giorno destinato allo spettacolo. L’asino è condotto in pompa solenne, seguito dal popolo, al teatro. Incominciano i giochi: prima le danze, poi il pantomimo mitologico che rappresenta il giudizio di Paride. Quando l’asino vede che è venuto il suo turno e tutti sono occupati a preparare lo scenario per le sue nozze con la donna assassina, preso da vergogna, disgusto e paura, scappa via, incustodito com’era, e, percorse di galoppo sei miglia, giunge a Cencree, la bella città sul golfo di Saronico.Si ritira in un luogo solitario della spiaggia, e sul grembo morbidissimo dell’arena si abbandona nella calma della sera a un dolce sonno. MACCHERONICO: di pasta asciutta. MALDESTRO: persona costretto allo L’ANGOLO DELLE uso della sinistra. BAGGIANATE MAGGIORANA: rana che ha raggiunto la maggiòre età. MANGIAPRETI: cannibali atei che si nutrono con i preti. MANSARDA: donna sarda che vive nel sottotetto. MANDARINETTO: figlio di un Mandarino cinese. 26 A cura di Daniela Liguori STAGIONE LIRICO-SINFONICA 2009 A Salerno, è iniziato un nuovo anno artistico all’ insegna della cultura. Il 15 Aprile è cominciata una nuova stagione lirica, con il Don Giovanni di Mozart, che ha riscosso vasti consensi tra tutti gli appassionati della lirica della nostra provincia. Ma le belle sorprese continueranno, pare che il Sindaco De Luca e Daniel Oren, direttore artistico del Verdi abbiano presentato a Roma un programma fitto ed entusiasmante. Assisteremo, infatti, ad un susseguirsi di eventi che si alterne-ranno tra concerti e opere, come la “Lucia di Lammermoor” del Donizetti. Tra gli ospiti ci delizieranno: gli archi del Quartetto di Tokyo, il tenore Marcello Alvarez, la nota pianista Angela Hewitt, il direttore russo Valerey Giergev e la London Symphony Orchestra, il pianista Giovanni Allevi, fino a giungere al più grande violinista della nostra epoca, Shlomo Mintz. Ma la novità più importante la riferisce lo stesso Oren: ”Questa stagione 2009 vanta una produzione che segna un pezzo di storia dell’opera italiana ed internazionale che porterà impresso a fuoco il marchio salernitano: il Teatro, infatti, produrrà l’allestimento del Rigoletto a firma di Franco Zeffirelli, una produzione in prima assoluta, ideata e messa in scena (costumi, luci, scene e regia) apposi-tamente per il nostro Teatro. Il regista ha deciso di realizzare, con la Nostra Salerno, un nuovo esperimento artistico - culturale, omaggiandoci di un gesto di grande stima, che si intesse sulla nostra tela d’autore per regalarci intense emozioni lungo la scia di un nuovo anno da trascorrere insieme..” La sera del 15 Aprile, alle ventuno il Teatro Verdi si è già animato con le note del “Don Giovanni”, diretto dal Maestro Friédérick Chaslin, con la regia, le scene ed i costumi del compositore salisburghese Giancarlo del Monaco.Tra gli interpreti: Markus Werba (Don Giovanni), Marco Spotti (il Commendatore), Tamar Iveri (Donna Anna), Francisco Corujo (Don Ottavio), Maria Luigia Borsi (Donna Elvira), Lorenzo Regazzo (Leporello), Gezim Myshketa (Masetto) e Barbara Bargnesi nei panni di Zerlina. Prossimo appuntamento fissato per il 13 Maggio, con le repliche previste per il 15 e 17, con “Lucia di Lammermoor”, con la regia di Renzo Giacchieri e la bacchetta esperta di Daniel Oren a dirigere l’Orhestra. IL SUBLIME NELL’ARTE Dalle “Troiane” di Eschilo: IL LAMENTO DI ECUBA Incipit: Πρῶραι κεῖαι Πρ ραι ναῶν να ν ώκε κε αι O veloci prore delle navi, che andando coi remi alla sacra Troia, attraverso il purpureo mare ed gli ancoraggi tortuosi di Grecia, con un odioso peana di tibie, al suono di sonore zampogne, legaste l’intrecciata arte dell’egitto al lido, ahimé nella rada di Troia. Per raggiungere l’aborrida consorte di Menelao, Elena, onta per Castore ed ignominia di Sparta, che fece morir sgozzato un padre di cinquanta figli, Priamo, e me Ecuba infelice, precipitò nella presente sciagura. Or su qual seggio io seggo, presso le tende di Agamennone? Or son condotta schiava, o infelici mogli di troiani dalle aste di bronzo, e voi vergini, per nozze infelici, Ilio sta bruciando, piangiamo! Ora intonerò, qual madre, una canzone, ma non quella che intonavo agli dei, coi ritmi sonori dei Frigi appoggiata al scettro di Priamo. Ora è tempo di dolore !. 27 DE RELIGIŌNE DOTTRINE, TRADIZIONI, SEMANTICA DEI GIUDICI: SANSONE ( Ebr. Shimshon ) (*) Mariarosaria Rizzo IIN NK KO ON NT TR RO O OFFERTE DI LAVORO ---------http://www.inkontro.com/l avoro/ LILIANA LUCKI * ARTISTA ARGENTINA [email protected] PAGINE MEDICHE.IT *** Medicina Prevenzione Informazione ‘‘O O SSO OLLEE M MIIO O PPuubbbblliiccaazziioonnee ddii LLuuiiggii PPaallm miieerroo Personaggio biblico, uno dei giudici maggiori, il cui nome in ebraico significa piccolo sole. Le cui vicen de sono narrate nell’ omonimo libro dell’ antico Testamento. Figlio di Manoach della tribù di Dan. La madre avvisata da un angelo che avrebbe partorito un figlio nazir [consacrato a Dio] che sarebbe stato liberatore di Israele dai filistei osservò sino al parto le norme del nazireato: ed il ragazzo crebbe osservando le regole di non radersi mai né barba né capelli, di non bere bevande inebrianti o di assumere cibi impuri. Divenuto adulto, mentre si recava a Timna per prendersi una moglie filistea, aggredito da un leone dimostrò la sua straordinaria forza fisica smembrandolo a mani nude; e dalla carcassa dell’animale uscì uno sciame di api . Numerose furono le sue imprese contro i filistei sempre vittoriose per la incredibile forza legata alla sua fedeltà ai suoi voti di nazireato, tra cui primario quello di non tagliarsi capelli. Tra le più celebri sue gesta l’incendio delle messi filistee realizzato legando fiaccole alle code di trecento volpi, la sua fuga da Gaza ove era stato portando sulle spalle i battenti di una porta della città da lui divelti. La passione per la filistea Dalila ed il conseguente disimpegno dai suoi doveri di consacrato segnarono l’avvio del suo declino. Dopo lunghe ed insidiose richieste da parte di Dalila al servizio dei filistei, Sansone rivelò il segreto della sua forza indomabile, dovuta alla sua chioma lunga e folta. Dalila allora nel sonno tagliò i capelli a Sansone che, privato della sua forza, venne catturato dai filistei, accecato e gettato nel carcere di Gaza. La graduale ricrescita dei capelli ridiede a Sansone la sua forza. Trascinato in catene ad una festa in onore del loro dio Dagon e costretto a ballare, Sansone afferrate le due colonne dell’edificio fece crollare la sala al grido di "Che io muoia insieme ai filistei", uccidendo tutti coloro che si trovavano nel tempio. ____________ (*) Antico Testamento – Giudici 13-16 _______________ A Roma il 16.4.09 Sala Conf. Cam.Deput. TELEFONOBLU Consumatori _____ TEL 081.01.90.081 FAX 081.331.311.91 Vesuvioweb.com cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il vulcano ed il mare, La porta di Capotorre – Villa Angelica – Le torri aragonesi – Vico Equense e Sorrento NOVITA’: I Funari – La villanella – Capri – Diz.rio torrese Il Colle dei Camaldoli a T.del Greco - Rassegna d’Ischia Dell’antica Pompei, Taurania, Tora o Cora [email protected] http://www.vesuvioweb.com 28 Cose di questo mondo Un prete che sta viaggiando con la vettura parrocchiale incontra lungo la strada una bellissima e giovane suora. Si ferma e le dice: "Cara sorella, salite sulla mia macchina che sono ben lieto di darle un passaggio fino al convento". La suora sale e si siede a fianco del prete incrociando le gambe, la tunica si apre leggermente facendo intravedere una parte delle gambe. Il prete non riesce a distogliere gli occhi da tale visione, quindi colto da passione comincia ad accarezzare le gambe della giovane suora. La suora gli dice "Padre, ricordatevi del versetto 129". Il prete si scusa e continua a guidare. Passa un po' di tempo e la visione di queste cosce semi-scoperte annebbia la volontà del prete che ricomincia a toccare le gambe dell'avvenente suora. La suora gli dice: "Padre, ricordatevi del versetto 129". Il prete toglie la mano e risponde: "Perdonatemi sorella, ma la carne é debole". Nel frattempo il tragitto fino al convento é terminato, la suora scende dall'auto e saluta in prete ringraziandolo. Una volta rientrato nella sua parrocchia il prete decide di visionare il famoso versetto 129 a cui la suora faceva riferimento e scopre che dice: "Continuate a cercare più in alto e troverete la Gloria". La giusta punizione Il parroco Don Gualtiero, grande appassionato di golf, si sveglia una domenica mattina. E' un'eccezionale giornata di sole e decide che quel giorno deve giocare a golf. Quindi, dice al curato che non si sente tanto bene e gli chiede se può dir Messa al suo posto. Appena il curato se ne va, Don Gualtiero, quatto quatto, prende la macchina e, felice come una Pasqua raggiunge un campo da golf lontano un centinaio di chilometri, dove, sicuramente, non avrebbe mai incontrato nessuno della sua parrocchia. Si prepara per la prima buca. Si guarda intorno. E' da solo. Bene! Dopo tutto è domenica mattina e sono tutti in Chiesa! Contemporaneamente, San Pietro che era seduto insieme a Dio e stavano guardando giù dal Paradiso, sbotta: "Non gliela farai mica passare liscia!" Il Signore sospirando, risponde "No, credo proprio di no" Proprio in quel preciso istante, Don Gualtiero scocca il suo primo tiro. La pallina cade sul green, vicino alla buca e, rotolando piano piano ci finisce dentro. Incredibile! Un colpo impressionante! Una buca da 420 iarde in un colpo solo. Roba da fare invidia al campione del mondo di golf! San Pietro è attonito. "Ma come - chiede a Dio - come hai potuto lasciargli fare un colpo del genere?" Dio ridacchia, guarda San Pietro e risponde: "A chi credi che possa andare a raccontarlo?" Volando acrobatico Un tizio che da tempo non si confessa, colto da scrupoli, decide di confessarsi. Dopo una sofferta preparazione, si avvicina al confessionale e con sorpresa scorge che il prete è un suo compagno di scuola. Emozionato dice: "Mario, sei tu? Io sono Giuseppe, ti ricordi, eravamo in banco assieme alle medie! Ma hai preso la tonaca? Non avrei mai detto che un tipo come te, birichino, si sarebbe fatto prete!" E l'altro: "Si', caro mio, questi sono i casi della vita, ma tu che cosa fai?". "Sono un acrobata, lavoro in un circo e giro il mondo". "Davvero? E pensare che a scuola non sapevi neanche salire la pertica! ". A conferma della sua bravura Giuseppe spicca un balzo, si aggrappa ad un enorme lampadario che pende dalla navata centrale, si dondola, fa un salto mortale e vola verso l'altro lampadario, si lascia, fa un triplo salto mortale carpiato e arriva in piedi davanti al confessionale. In fondo alla chiesa, due vecchiette sono raccolte in preghiera e a questa scena, una fa all'altra: "Guarda che penitenze assegna questo nuovo parroco! E' meglio che andiamo a confessarci nella parrocchia vicina!". Freddure • “Come mai ti sei messo a pescare proprio sulla curva del fiume?” “Spero che qui i pesci rallentino…” • Se la scuola fosse una corda la salterei ogni giorno • - Se io mi metto con tua moglie siamo parenti?- No caro, siamo pari!• Un polipo dice a una polipa: facciamo una polpetta? • Dio creò la luna, bellissima! Creò le stelle, stupende! Creò me, fantastico! Creò te... beh..una cazzata doveva pur farla! • L’animale più veloce del mondo? Il pidocchio…sta sempre in testa! 29 LA TELEWEB E LA NEWS HANNO IL PATROCINIO DEGLI ENTI: - Comune di San Valentino Torio - Comune di Pagani E. M. Carminello ad Arco - Ente Cultura Universale N.T.E. - E. M. SS. Corpo di Cristo “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…” (Costit. della Repubblica Italiana, Art. 21 ) La teleweb ANDROPOS IN THE WORLD e la sua NEWS non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Pertanto, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società e della vita, nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma d’idiosincrasia. I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso alcuno e si assumono le responsabilità di quanto riportato nei propri elaborati. Coloro che vogliono ricevere il giornale on line, o farlo inviare ad un amico, possono farne richiesta in Redazione fornendo l’e-mail, che servirà esclusivamente per l’invio della news. Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto, utilizzarne il contenuto, senza autorizzazione, o farne usi diversi da quelli giornalistici. A norma della Leg. 675/96, il Suo indirizzo è stato reperito attraverso messaggi di posta elettronica che lo hanno reso pubblico. La sua rimozione da ulteriori invii, si ha con una e-mail : CANCELLA. The teleweb Andropos In THE World and his NEWS don't have gainful finality, neither hey have tied to political ideologies. Insofar they act in the fuller liberty of thought, in the name of a culture, that has to heart the values that are at the base of the society and of the life, in the full respect for the cultural difference, physics and religious. 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