VALUTAZIONE E PREPARAZIONE DEL PAZIENTE PER L`INIZIO
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VALUTAZIONE E PREPARAZIONE DEL PAZIENTE PER L`INIZIO
VALUTAZIONE E PREPARAZIONE DEL PAZIENTE PER L'INIZIO DELLA TERAPIA 1° dicembre 2011 Una lotta lunga 30 anni Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS Sala D’Attorre -Ravenna Paolo Bassi Unità Operativa Aziendale di Malattie Infettive – Ravenna Introduzione • L’inizio della terapia antiretrovirale è una tappa fondamentale nella gestione a lungo termine dell’infezione da HIV. • La necessità di personalizzarla in base a fattori biologici e comportamentali la rende paragonabile, per importanza, a quella della scoperta dello stato di infezione, per due ragioni principali: Introduzione 1. L’impatto della terapia è determinante nel 2. modificare la storia naturale dell’infezione,nel condizionare la sua evoluzione clinica, la prognosi a distanza,lo stato di benessere e la qualità di vita La decisione di intraprendere il trattamento costringe la persona a una modifica sostanziale degli equilibri psico-affettivi, vista la necessità di doversi abituare a una terapia che potrebbe durare per tutta la vita. Storia naturale dell’infezione da HIV in assenza di1100 terapia Infezione acuta 1100 1000 900 1:512 Infezioni opportunistiche Latenza clinica 1:256 800 1:128 700 1:64 600 1:32 Sintomi costituzionali 500 1:16 400 1:8 300 1:4 200 1:2 100 0 0 3 6 9 Settimane Pantaleo et al, NEJM, 1993 12 1 2 3 4 5 6 7 8 Anni 9 10 11 Viremia plasmatica Cellule CD4/mm3 Decesso •Possibile malattia retrovirale acuta •Disseminazione virale •Invasione organi linfatici I primi successi: miglioramenti degli esiti della terapia antiretrovirale, 1996 - 2002 1997 Dati osservativi, casistica clinica del Johns Hopkins 1996 n = 238 1997-1998 n = 591 1999-2000 n = 365 2001-2002 n = 132 Basata su NNRTI 0% 5% 65% 59% Inibitore della proteasi boosterato 7% 18% 15% 13% Inibitore della proteasi in monoterapia 85% 72% 26% 7% Tutti NRTI 0% 0% 6% 16% Carica virale non rilevabile, 6 mesi 45% 54% 68% 73% Carica virale non rilevabile, 12 mesi 43% 47% 60% 68% Aumento CD4+ (cellule/mm3), 6 mesi 72 76 96 90 Aumento CD4+ (cellule/mm3), 12 mesi 100 120 148 139 Malattia AIDS-definente durante il primo anno di trattamento 21% 25% 9% 10% Decesso durante il primo anno di trattamento 18% 19% 2% 1% Terapie somministrate Esiti (tutte le terapie) Adattato da Moore R, et al. CROI 2004, abstract 558 4 Studio SMART: eventi clinici correlati all'HIV 2006 Il disegno dello studio SMART prevedeva la valutazione di una strategia di terapia antiretrovirale per un tempo limitato con la speranza di ridurre i tassi di complicazioni associate al trattamento. 5472 pazienti con CD4>350 furono randomizzati a interrompere la terapia o a continuare. Lo studio mostrò l’insorgenza di eventi gravi, estranei all’HIV/AIDS, tra i pazienti che interrompevano il trattamento per l'HIV. El-Sadr WM, et al. N Engl J Med 2006;355:2283-2296 13 SMART: eventi clinici estranei all'HIV 2006 Sviluppo di cardiopatia, ictus, malattia renale o epatica importante in un numero significativamente maggiore di soggetti nel braccio dell'interruzione del trattamento rispetto ai soggetti nel braccio della soppressione virale. Manifestazione di un evento di grado 4 o decesso per qualsiasi causa in un numero significativamente maggiore di soggetti nel braccio dell'interruzione del trattamento rispetto ai soggetti nel braccio della soppressione virale. Endpoint Braccio della soppressione virale (n = 2752) Braccio dell'interruzione del trattamento (n = 2720) HR (IC al 95%)* Valore P Malattia cardiovascolare, renale o epatica importante 39 65 1,7 (1,1-2,5) 0,009 • Malattia cardiovascolare letale/non letale 31 48 1,6 (1,0-2,5) 0,05 • Malattia renale letale/non letale 2 9 4.5 (1.0-20.9) 0.05 • Malattia epatica letale/non letale 7 10 1,4 (0,6-3,8) 0,46 205 1,3 (1,0-1,6) 0,03 Evento di grado 4 o decesso per qualsiasi 164 causa *Gruppo dell'interruzione del trattamento rispetto al gruppo della soppressione virale El-Sadr WM, et al. N Engl J Med 2006;355:2283-2296 14 Conclusioni 2009 2009 Il ritardo del trattamento fino a una conta delle cellule CD4 inferiore a 350 cellule/mm3 è associato a un aumento del rischio non solo di problemi correlati all'HIV e all'AIDS, ma anche a un aumento del rischio di malattie renali, epatiche e cardiache. ‘Trattare’ un paziente con una conta delle cellule CD4 di 350 cellule/mm3 porta alla conseguenza che le infezioni opportunistiche correlate all'AIDS rimangono basse, così come i rischi di comorbidità quali malattia cardiaca ed epatica. I benefici della terapia antiretrovirale Ritardare la terapia non è raccomandato. superano i rischi. Le persone HIV positive potrebbero voler partecipare a studi clinici, in particolare a quelli con strategie che possono offrire monitoraggi migliori. Alcuni studi (es.: lo START) stanno valutando i benefici di un inizio molto precoce del trattamento. 19 Parere di esperto dell'autore Brian West e dell'advisory board e comitato di revisione di BEST, concordato il 24 settembre 2009 La terapia antiretrovirale protegge? Sebbene il ruolo esatto dell'HIV e della terapia antiretrovirale non sia chiaro, è noto che l'effetto infiammatorio dell'HIV è molto maggiore di quello della terapia antiretrovirale1 . Lo studio SMART ha mostrato che il trattamento continuo era associato a ‘esiti CV’ migliori rispetto alla terapia antiretrovirale interrotta/intermittente2 . Il sottogruppo dello studio STACCATO ha mostrato recentemente che i livelli plasmatici di vari marcatori infiammatori della cardiopatia sono associati alla replicazione dell'HIV-RNA3 . 1. Parere di esperto dell'autore Brian West e dell'advisory board e comitato di revisione di BEST, concordato il 24 settembre 2009 2. Emery S et al per il gruppo di studio SMART. The Journal of Infectious Diseases 2008;197:1133–1144 3. Calmy A et al. AIDS 2009;23:929–939 32 Quando iniziare il trattamento? 1996 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Le regole sono cambiate continuamente nel corso degli anni dal momento in cui la rivista Time nominò il Dott. David Ho "Uomo dell'anno" il 30 dicembre 1996. La strategia iniziale americana era "colpire presto, colpire forte”. Si pensava che, con questo approccio, sarebbe stato possibile eradicare il virus… 3 STORIA DELLA HAART 2009 Era pre-HAART 1987-1996 Era 'colpire presto' 1997-2000 Era 'ritardare il trattamento' 2001-2007 Era 'anticipare il trattamento' 2007-oggi SMART DHHS 500 200 Conta CD4 Inizio trattamento con insorgenza infezioni opportunistiche. Profilassi PCP – monoterapia 300350 DHHS DHHS 350 200 BHIVA BHIVA EACS (2005) IAS (2004) Terapia tripla. Eradicazione virale? Soppressione della carica virale. Farmaci potenti. Attendere finché necessari. 1. Linee guida sull'HIV del Department of Health and Human Services (DHHS) (1998), disponibili all'indirizzo http://www.aidsinfo.nih.gov/ContentFiles/AdultandAdolescentGL12011998012.pdf Accesso 22 ottobre 2009 2. Linee guida sull'HIV della BHIVA, Lancet 1997;349:1086-1092 3. Linee guida sull'HIV della BHIVA, HIV Medicine 2000;1(2), 76-101 4. Linee guida sull'HIV del Department of Health and Human Services (DHHS) 2001 5. Linee guida sull'HIV della BHIVA, luglio 2003; disponibili all'indirizzo http://www.bhiva.org/files/file1001306.pdf. Accesso ottobre 2009 500 350 350 EACS / IAS-USA/ BHIVA Prevenzione comorbidità correlate all'HIV, quale cardiopatia 6. Linee guida IAS-USA, JAMA 2004;292:251-265 7. Linee guida sull'HIV della European AIDS Clinical Society (EACS) 2005 8. Gazzard BG et al. HIV Medicine 2008;9:563-608 9. Linee guida sull'HIV del Department of Health and Human Services (DHHS) 2009; 1-168 Disponibile all'indirizzo http://aidsinfo.nih.gov/contentfiles/AdultandAdolescentGL.pdf; accesso dicembre 2009 10. Hammer s et al. JAMA 2008;300:555-570 15 Situazione a Ravenna all’1/12/2011 • Paz in carico : 1493 • Paz in terapia : 1017 • Percentuale paz in carico/paz in terapia : 70,5% Situazione a Ravenna all’1/12/2011 • Nuovi HIV presi in carico : dal 1/1/2011 67 • Primo accertamento HIV = 43 ( 64% ) • Di questi con primo accertamento 41 ( 95 % ) sono di Ravenna Situazione a Ravenna all’1/12/2011 Fra il 30 e il 40 % non sono ancora pervenuti all’osservazione a Ravenna fra 450 ( 30 % ) e 600 ( 40%) persone sono HIV positivi e non sanno di esserlo !!!!!! CD4, inizio terapia e monitoraggio della risposta terapeutica Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1 Ottobre 2011 Uso della conta di CD4 per la valutazione iniziale. La conta di CD4 è uno dei più importanti fattori nella decisione di iniziare il trattamento antiretrovirale (ARV) e/o la profilassi delle infezioni opportunistiche. Tutti i pazienti devono effettuare una conta dei CD4 alla presa in cura (AI). Uso della conta dei CD4 per il monitoraggio della risposta terapeutica. Un’adeguata risposta di CD4 nella maggior parte dei pazienti in terapia è definita come un incremento della conta di CD4 in un intervallo di 50-150 cellule/anno, generalmente con una risposta più marcata nei primi 3 mesi. Un incremento successivo, in pazienti con buon controllo virologico, corrisponde ad un incremento medio di 50-100 cellule/anno negli anni successivi fino al raggiungimento dello steady state. Uso della conta dei CD4 per il monitoraggio della risposta terapeutica. Pazienti che iniziano la terapia ARV con bassi livelli di CD4 o in una età più avanzata possono presentare un incremento ridotto della conta cellulare nonostante la soppressione virologica. Raccomandazioni sulla frequenza del monitoraggio di HIV-RNA All’inizio o al cambio della terapia. • La viremia plasmatica di HIV deve essere misurata prima dell’inizio della terapia, e preferibilmente entro 2-4 settimane e non oltre 8 settimane dopo l’inizio del trattamento o una sua modifica (BI). • Misurazioni ripetute di HIV-RNA devono essere rilevate a intervalli di 4-8 settimane fino a quando la carica virale non sia scesa sotto il limite di rilevazione (BIII). Nei pazienti che hanno una soppressione virale, ma in quelli in cui la terapia è stata modificata per tossicità o semplificazione. • Le misurazioni del viral load devono essere rilevate entro 2-8 settimane dopo il cambio di terapia. Lo scopo della misurazione del viral load in questa fase è quello di confermare la potenza del nuovo regime. (BIII). In pazienti in trattamento ARV stabile • Il viral load deve essere ripetuto ad intervalli di 3-4 mesi o quando clinicamente indicato (BII). Per alcuni clinici questo intervallo può essere esteso a 6 mesi, in pazienti aderenti con carica virale stabilmente soppressa da >2-3 anni e condizioni cliniche e immunologiche stabili (BIII). Le componenti della valutazione del paziente • Prima di iniziare la terapia è fondamentale indagare una • serie di parametri biologici essenziali per inquadrare in modo completo tutti gli aspetti della malattia e i fattori di rischio . Tra questi: Alcune caratteristiche dell’infezione virale, quali il tropismo virale , il grado di resistenza trasmessa , alcune caratteristiche genotipiche (es. HLA B-5701), gli aspetti che possono influenzare il grado di tollerabilità di alcune terapie Le componenti della valutazione del paziente • I profili di funzionalità epatica, renale, metabolica, che rappresentano sia gli indicatori di eventuali danni d’organo che l’infezione virale può aver generato nell’organismo , sia i fattori di rischio di patologia cardiovascolare, epatica o renale, che possono ridurre il grado di tollerabilità delle terapie e amplificarne le loro tossicità croniche cumulative Le componenti della valutazione del paziente La presenza di coinfezioni da altri agenti infettivi in grado di alterare l’equilibrio virus-ospite e produrre un aumentato rischio di progressione di malattia, quali i virus epatitici (HBV, HCV), la tubercolosi, l’HPV, la sifilide. Alcune di queste condizioni possono sia alterare il punto ottimale di inizio , sia condizionare la scelta della combinazione terapeutica . Le componenti della valutazione del paziente E’ inoltre imprescindibile indagare la caratterizzazione del profilo cognitivo, affettivo e comportamentale della persona con HIV per: • Inquadrare eventuali segnali di iniziale deterioramento cognitivo , espressione della penetrazione del virus nel sistema nervoso centrale; • Individuare, in modo precoce e proattivo, alcuni importanti “predittori di ridotta aderenza al trattamento”, quali ad esempio la depressione o le condizioni di abuso di sostanze . Quando utilizzare il test di resistenza di HIV *Test source patient especially if treated with antiretroviral drugs. 1. Hirsch MS, et al. Clin Infect Dis. 2008;47:266-285. 2. DHHS guidelines. Available at: http://www.aidsinfo.nih.gov. Accessed January 11, 2011. 3. EACS Guidelines Version 3. Available at: http://www.eacs.eu/guide/index.htm. Accessed October 24, 2008. Test di tropismo virale nei pazienti HIV naive • Un test di tropismo è raccomandato prima dell’uso di • • • maraviroc (MVC). MVC non è approvato per l’impiego in prima linea Il tropismo virale può modificarsi nel tempo, per cui il test deve essere effettuato immediatamente prima dell’uso di MVC. Il test fenotipico di tropismo virale richiede valori di HIV1 RNA > 1000 copie/mL. Principi di utilizzo del test genetico per l’allele HLA-B*5701: Linee Guida italiane [1] • Fortemente raccomandato prima di iniziare una terapia antiretrovirale contenente ABC [AI]. • Nei pazienti negativi è comunque consigliabile il monitoraggio clinico nelle prime 6 settimane in quanto la possibilità di una forma di HSR da ABC non è totalmente escludibile [CIII]. • E’ altresì consigliabile l’esecuzione del test per tutti i nuovi riscontri di infezione al fine di registrare il dato nelle cartelle cliniche dei pazienti [CIII]. 1. Linee Guida Italiane sull’utilizzo dei farmaci antiretrovirali e sulla gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da HIV-1. Available at: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1301_allegato.pdf Altri test raccomandati prima dell’inizio della terapia nel paziente HIV • Conta ematologica completa • Profilo emato-chimico • Enzimi epatici (ALT, AST, gGT) • • • • • Bilirubina Urea, Creatinina • Screening per – – – – – – Sifilide Tubercolosi Toxoplasma gondii Epatite A, B, C PAP test (donne) Test di gravidanza (donne) Analisi delle urine Glicemia a digiuno Profilo lipidico a digiuno DHHS guidelines. Available at: http://www.aidsinfo.nih.gov. Accessed January 01, 2011. L'infezione da HIV contratta a un'età più avanzata è associata a una progressione più rapida della malattia da HIV anni anni anni anni anni anni anni anni Progressione a stadio CDC C in base all'età alla sieroconversione prima dell'introduzione della terapia antiretrovirale di associazione Tempo dalla sieroconversione (anni) Adattato da CASCADE, Lancet 2000; 355:1131-7 27 Epatite L'epatite virale è una coinfezione comune osservata nelle persone HIV positive Nel 2006 l'epatite C (HCV) è risultata la coinfezione da epatite più comune, seguita dall'epatite B (HBV) in soggetti coinfettati I trattamenti per l'epatite C non sono sempre efficaci nei soggetti con coinfezione da HIV Alcuni trattamenti per l'epatite B vengono somministrati anche per trattare l'HIV 1. Alter MJ. Journal of Hepatology 2006; 44: S6-S9 2. Parere di esperto dell'autore Brian West e dell'advisory board e comitato di revisione di BEST, concordato il 24 settembre 2009 34 Epatite C Le linee guida europee indicano che se la conta delle cellule CD4 è tra 350-500 cellule/mm, in presenza di una coinfezione C, è raccomandato iniziare il trattamento per l'HIV . Tuttavia, i trattamenti attuali per l'HCV possono essere difficili da tollerare e comportano l'impiego di iniezioni . Alcune persone con coinfezione da epatite C potrebbero decidere di ritardare il trattamento . 1. 2. 3. European AIDS Clinical Society (EACS 2009). British Liver Trust. Hepatitis C. Disponibile all'indirizzo http://www.britishlivertrust.org.uk/home/the-liver/liver-diseases/hepatitis-c updated.aspx. Accesso 22 ; ottobre 2009 Parere di esperto dell'autore Brian West e dell'advisory board e comitato di revisione di BEST, concordato il 24 settembre 2009 35 Mortalità generale e correlata al fegato - effetto dell'HAART B) Mortalità correlata al fegato 1,1 Sopravvivenza complessiva Sopravvivenza complessiva A) Mortalità generale P<0,001 0,9 Pazienti in terapia HAART 0,7 0,5 0,3 0 Pazienti in terapia antiretrovirale Pazienti non trattati 0,9 0,7 Tempo di osservazione [giorni]] P<0,018 Pazienti in terapia HAART Pazienti in terapia antiretrovirale Pazienti non trattati 0,5 0,3 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 Pazienti sotto osservazione: Gruppo HAART: 93 79 33 0 0 0 Gruppo ter. AR: 55 46 30 15 9 1 Gruppo non trattati: 137 94 49 37 32 27 1,1 1000 2000 3000 4000 5000 6000 Tempo di osservazione [giorni]] Pazienti sotto osservazione: Gruppo HAART: 93 79 33 0 0 0 Gruppo ter. AR: 55 46 30 15 9 1 Gruppo non trattati: 137 94 49 37 32 27 Adattato da Thomas DL. Advanced Studies in Medicine, 2005; 5(4C):S352-S355 Rischio di trasmissione dell'HIV nelle coppie sierodiscordanti: impatto della terapia antiretrovirale 2.993 coppie sierodiscordanti in Ruanda e Zambia, 2002-20081 Il partner HIV positivo è stato trattato con ARV in base all'indicazione clinica2 Il partner sieronegativo è stato sottoposto a test ogni 3 mesi1 (follow up mediano di 512 giorni)2 Esposizione alla terapia antiretrovirale e follow up delle coppie Follow up (anni coppia) Infezioni da HIV collegate (n) Tasso di infezione (per 100 anni coppia) % 2310 83 3.6% 268 0 0% 2782 89 3,2% 283 4 1,4% Rapporto relativo del tasso di infezione A:B (IC al 95%) Partner maschio HIV+ Non in trattamento (A) In trattamento (B) 0,0 (0,0-0,32) Partner femmina HIV+ Non in trattamento (A) In trattamento (B) 0,44 (0,14-0,11) La trasmissione dell'HIV-1 è significativamente maggiore nelle coppie sierodiscordanti nelle quali il partner infettato non è in terapia antiretrovirale2 Tutte le trasmissioni erano da donna a uomo2 Non sono disponibili dati sulla carica virale o sullo stato di circoncisione degli uomini 1. Sullivan et al; IAS 2009: Abstract WEAC101 2. Sullivan et al; IAS 2009: Presentazione WEAC101 42 2 Quando affrontare l’argomento dell’inizio della terapia • E’ opportuno farlo in una fase della storia naturale dell’infezione in cui i sintomi e la progressione dell’immunodeficienza non rappresentano ancora un problema, spiegando, motivando e comunicando le ragioni biologiche che sottendono a questo momento e il benessere clinico a lungo termine che ne deriverà. • Il linguaggio deve essere comprensibile, personalizzato, efficace, con l’obiettivo di attrarre e coinvolgere il massimo delle risorse psicologiche dell’individuo. Quando affrontare l’argomento dell’inizio della terapia E’ raccomandato un approccio motivazionale graduale, finalizzato a: • Ottenere il massimo grado di motivazione e consapevolezza della persona; • Inserire nel futuro - nel modo più armonico possibile l’assunzione della terapia all’interno della quotidianità. Perché è importante parlarne • L’importanza di questo argomento è legata a due aspetti • • fondamentali: Il punto di inizio ottimale della terapia è un argomento in continua evoluzione e per certi aspetti ancora controverso. L’aderenza alla terapia è profondamente influenzata da questa fase preparatoria e diversi studi evidenziano come l’aderenza iniziale al trattamento è predittiva di comportamenti di aderenza a lungo termine . Quali sono i principi del colloquio medicopaziente Una parte specifica delle Linee Guida Italiane raccomanda con forza di: • Offrire al paziente un colloquio all’insegna della privacy; • Garantire il tempo necessario alla comprensione e all’ascolto; • Rispondere con chiarezza e trasparenza alle domande del paziente; • Spiegare in dettaglio i motivi per i quali è opportuno e/o necessario iniziare la terapia; • Discutere la tipologia e la motivazione della terapia scelta. Quali sono i principi del colloquio medicopaziente Per rendere ancora più chiari e meno “liberamente interpretabili” questi concetti, le Linee Guida Italiane esortano il medico a: • Spiegare i motivi per cui è opportuno iniziare una terapia di combinazione in “quel momento clinico” (per es.: mostrare, possibilmente in forma semplificata, qualche dato scientifico che possa far comprendere meglio la ragione per cui il curante ritiene utile l’inizio di un trattamento farmacologico); • Fare comprendere il razionale delle terapie di combinazione (per es.: perché più farmaci associati? Che effetto hanno? Quali i benefici/conseguenze attese? Quali sono i principi del colloquio medicopaziente • Spiegare e mostrare i principali esami diagnostici che guidano la valutazione clinica; • Evidenziare i benefici derivanti dalla terapia, ma anche i limiti, con particolare attenzione ai possibili effetti collaterali dei singoli farmaci e delle varie combinazioni; • Precisare che la somministrazione di una terapia di combinazione non preclude né controindica le possibilità di procreazione Quali sono i principi del colloquio medicopaziente Spiegare con chiarezza ed esemplificazioni: - Il significato e l’importanza dell’aderenza alla terapia in tutti i suoi aspetti (perché si consigliano certe modalità di assunzione? Perché è necessario fare attenzione alla tempistica farmaci/cibo? Perché assumere sempre le dosi?); - Le conseguenze di una mancata aderenza (incompleta efficacia della cura, emergenza di mutazioni e resistenze ai farmaci assunti). Quali sono i principi del colloquio medico-paziente • • • • • • • Approfondire la conoscenza del paziente considerando: L’ambiente e il contesto sociale in cui vive; Il luogo ed il tipo di lavoro; Le abitudini di vita e i ritmi delle varie attività quotidiane; Le abitudini alimentari e voluttuarie; Le terapie convenzionali e non convenzionali in corso; Gli interessi ricreazionali La rete affettiva e relazionale su cui il paziente può contare; Quali sono i principi del colloquio medicopaziente • Lo stato psico-fisico del paziente, facendo emergere eventuali comorbosità o componenti ansioso-depressive, eventualmente correlabili a esperienze passate, alla sieropositività o alla prospettiva di iniziare la terapia. • In caso di accettazione del percorso terapeutico si raccomanda al curante di: Evidenziare come i controlli ambulatoriali inizialmente più frequenti siano prova di attenzione alla salute del paziente Quali sono i principi del colloquio medicopaziente • Porre l’accento sul fatto che vi sono altre opzioni di terapia nel caso il primo regime risultasse mal tollerato o poco efficace (anche in caso di emergenza di virus resistenti, va ricordata la disponibilità di nuovi farmaci efficaci) • Avviare un percorso di counselling per supportare il paziente e fornirgli tutti gli strumenti per gestire al meglio la nuova fase della malattia Quali sono i principi del colloquio medicopaziente • • • Valutare come i tempi e le abitudini di vita saranno condizionate in qualche modo dalla terapia; Indicare con semplicità e chiarezza (anche per iscritto), il tipo e il numero di compresse da assumere, gli orari e le possibili interferenze con i principali atti della vita quotidiana Confermare la disponibilità del curante e del centro clinico a garantire al paziente ogni tipo di intervento assistenziale, anche in caso di difficoltà impreviste, assicurando una reperibilità telefonica dedicata; Se possibile, fornire al paziente i recapiti di associazioni di pazienti. Quali sono i principi del colloquio medicopaziente • La proposta di iniziare la terapia deve essere condivisa • con il paziente, al quale spetta la decisione finale. Qualora il paziente si dimostrasse incerto o non pronto a iniziare la terapia, è consigliabile tranquillizzarlo, evitare ogni colpevolizzazione e rimandare la rivalutazione del problema ad una visita successiva: forzare la volontà del paziente è controproducente e può essere la premessa per successivi fallimenti relazionali e terapeutici Definizioni di Aderenza • La misura con cui un comportamento individuale (in termini di assumere una terapia, seguire una dieta, modificare abitudini o seguire le decisioni cliniche) coincide con la prescrizione medico-sanitaria (Haynes et al, 1979) • La misura con cui il comportamento di un paziente corrisponde alle raccomandazioni curante (Rand, 1993) terapeutiche del Cosa misurare? La aderenza di un singolo paziente o gruppo è raramente un fenomeno “tutto-o-niente” Difetto di assunzione di farmaci: saltare le somministrazioni, mancato rispetto delle prescrizioni, interruzioni precoci. Impropria assunzione di terapia: intervallo temporale errato, dosi differenti da quelle prescritte, prescrizioni dietetiche non rispettate. Non-aderenza nella malattia da HIV • Aderenza alla terapia antiretrovirale è uno dei principali • determinanti emergente e “tallone d’Achille” del successo terapeutico. Aderenza non come unico determinante del fallimento o successo alla ART. Altri fattori includono: – Differenze genetiche nel metabilismo farmacologico e nella rispsta virologica; – Maggiore immunosoppressione; – Pre-esistente farmaco-resistenza; – Concomitante malattia sintomatica e infezioni opportunistiche. Conseguenza della non-aderenza nella malattia da HIV Prospettive individuali: Riduce il beneficio del trattamento; E’ associata ad una prognosi sfavorevole. Prospettive di Sanità Pubblica: Aumentata trasmissione di virus resistente; Può interferire con la valutazione di efficacia del trattamento. Determinanti di aderenza alla cART Caratteristiche della malattia Aderenza Relazione medico-paziente-struttura Regime di terapia Contesto clinico Variabili del paziente Caratteristiche sociodemografiche Fattori psicosociali Adapted from Ickovics & Meisler. J Clin Epi 1997;50:385 Predittori di aderenza subottimale DDHS (2011) • Basso livello di scolarità; • Fattori legati all’invecchiamento • • • • • • (riduzione della visione, deterioramento cognitivo); Elementi psico-sociali (depressione, stato di senza fissa dimora, inadeguato supporto sociale, eventi esistenziali stressanti, demenza, psicosi); Esperienza attiva di abuso di sostanze (non storia di abuso pregresso), in particolare se il paziente ha avuto ricadute recenti; Difficoltà ad assumere farmaci (deglutizione, difficoltà nella schedula giornaliera); Regimi complessi (pill burden, frequenza dosi, prescrizioni dietetiche); Effetti indesiderati da farmaci; “Treatment fatigue” (stanchezza nell’assumere farmaci). Grazie !