Saremo tutti a - Associazione fanti del nord est
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Saremo tutti a - Associazione fanti del nord est
Fanti ANNO XXXVIII N.1 MARZO 2010 PERIODICO TRIMESTRALE PER GLI ISCRITTI V I C E N T I N I Poste Italiane s.p.a.-Spedizione in Abbonamento Postale - D:L: 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE VICENTINA D E L L’ A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E D E L FA N T E 21-22-23- Maggio 2010 Saremo tutti a UDINE Al Raduno Nazionale ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 sommario 3 3 4 5 6 8 9 10 10 11 11 12 13 Redazionale - Auguri di Buona Pasqua : Il Presidente. - Cosa vuol dire fare squadra : di Attilio Gomitolo. - Tutti a UDINE : di Attilio Gomitolo. - Ricordando “Marcello” : di Attilio Gomitolo. - Ai Fanti vicentini il recupero del Cimitero della Bgt. Liguria : di A.Toldo. - Val Magnaboschi, il Sacrario dei Fanti : La Redazione. - L’Associazione Nazionale del Fante di Vicenza : di Bruno Conte. - Proposta di Mario Eichta:”adottare Cimiteri Militari Italiani”. - Avvicendamento del Comandante della Bgt. Logistica di Protezione - Dalla scula D. Alighieri di Caldogno : della prof. Lucia Todescato. - Federazione Provinciale di Venezia : di Leonardo Sautariello. - Fanti che si distinguono : di GAM - Renzo Pilotto - Lorenzo Santuliana. - Colletta alimentare nella ricca Vicenza : di Attilio Gomitolo. Emisfero Patronesse 14 - Una culla per la vita : di M. Maddalena Todeschini. 15 - Le Crocerossine nella Grande Guerra : di M. Antonietta Longo. Arte – Cultura – Storia 16 17 17 18 18 19 20 22 23 - Battaglia del Don - Ritirata di Russia 19-10-1942 / 02-1943 - Il difensore della Val d’Astico : di Leonardo Malatesta. - Altipiani di Fuoco : di Leonardo Malatesta. - ..come muli : di Virginio Zonta. - Alla Redazione di “Fanti Vicentini” : di Giuseppe Zonta. - Adua un grande evento sfumato dal tempo : di Everardo Sperotto. - Callisto Zovico, ricordi di guerra : di Callisto Zovico. - Monte Piana ieri e oggi : di Gianni Lazzari. - ...Addio alle Armi : di Everardo Sperotto 24 24 25 26 27 28 29 29 - Bolzano Vicentino, 3° raduno zonale dei Fanti : di Antonio Matteazzi. - Dueville per l’AISM : di Moreno Perdoncin. - Costabissara - Caldogno, 2009 fitto d’iniziative : di N. Giacomuni - L. Santuliana. - Grancona, ricordo di un Fante particolare, altre da Grancona : di Renzo Pilotto. - Da Marostica : di Francesco Zanini. - Orgiano : di Dino Pedrina. - Malo - M. Malo, gita sociale - Processione della M. del Rosario : di Francesco Zilio. - Torrebelvicino : di Christian Trentin. Corrispondenza dalle Sezioni Informazioni - Bacheca 30 - Materiali Associativi - Anniversari - Matrimoni - Nascite. 30 - Lutti. Avviso a tutte le Sezioni; per portare a conoscenza le vostre attività sezionali alla numerosa platea degli associati, Vi preghiamo di pubblicarle al seguente indirizzo di posta elettronica. email: [email protected] www. associazionetrivenetadelfante.it Sommario Redazione e Amministrazione: Contrà Burci, 14/B - 36100 Vicenza Tel. Segreteria: 0444236327 Presidente: 0444236328 Periodico trimestrale per gli iscritti - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D:L:353/2003 ( conv. in L.27/02/2004 n° 46 ) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Anno XXXVIII - N. 1 - MARZO 2010 Direttore Responsabile: Franco Pepe - Registrazione al Tribunale di Vicenza N° 312 del 18/11/1974 Stampa: Cooperativa Tipografica Operai - Via Corbetta, 9 - 36100 Vicenza Tel. 0444515580 - Fax 0444515588 - e- mail: [email protected] 2 Fanti V I C E N T I N I ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 U n augurio a tutte le amiche e gli amici dell’Associazione, per una Pasqua serena e piena di affetti da vivere in famiglia. Pasqua annuncia la primavera, che è sinonimo d’inizio di una stagione più bella rispetto all’inverno. Quello di quest’anno particolarmente ballerino e freddo, che ha incupito molti anni, aiutato in questo dalle difficoltà economiche che hanno coinvolto molte famiglie. La colletta economica ne è stata un esempio bellissimo per il risultato, ma triste per le necessità che ha evidenziato. E’ primavera; anche le attività della nostra amata Associazione rifioriscono a nuova vita, in particolare il Raduno Nazionale deve essere, assieme a Val Magnaboschi e a Tonezza del Cimone, il nostro impegno particolare per l’anno in corso. Avete visto la copertina di Fanti Vicentini, bellissima, efficace, seguiamone con convinzione l’invito che il Fante Bruno Cappellotto attraverso essa ci fa pervenire. Grazie Bruno per il tuo Buona Pasqua qualificante impegno. Rinnovo alle Patronesse, ai Simpatizzanti, ai Fanti e a tutte le famiglie gli auguri di Buona Pasqua, che fac- cio con tutto il cuore a tutti, in modo speciale ai bambini, agli ammalati e ai nostri anziani e reduci. Il Presidente Cosa vuol dire fare Squadra . . . lungo cammino da fare, delle mete ben precise da raggiungere, mete che se affrontate in ordine sparso saranno difficili da cogliere, mentre, se faremo squadra, c’è la faremo. Gli obiettivi da raggiungere sono molti e difficili, molto spesso richiedono il sacrificio dell’impersonalità, del lavoro, della presenza, tutte situazioni di per se stesse contenute nel concetto di lavoro associativo, che non ha niente a che vedere con l’egoismo dei singoli ma che si avvale, invece, del contributo e della generosità di tutti. La generosità di animo e di spirito, che noi Fanti abbiamo in più occasioni dimostrato di possedere, è l’esatto contrario dell’egoismo, il quale non permette nessun senso altruistico o di volontariato. La generosità anche, vorrei dire soprattutto, nei confronti della propria Associazione che oltre che essere composta di persone vive è, non solo idealmente, composta di ogni soldato che ci ha preceduto è, in tutte le forme nelle quali si esprime, il nostro futuro, sia morale che volontariale. Il gioco corale, il gioco di squadra, ci permette d’essere coinvolti tutti, anche se magari non abituati a questo, nel raggiungere gli obiettivi che la Presidenza Nazionale si prefigge e, di conseguenza, le Federazioni e le Sezioni, ognuna per la sua parte, devono adoperarsi a fare in modo di perseguire. Dobbiamo crearci una mentalità vincente, una vera squadra gioca sia con il cervello sia con il cuore, essere ottimisti non costa niente, sperare in un futuro migliore per la nostra Associazione e adoperarsi per raggiungerlo, è meno faticoso se fatto assieme piuttosto che da soli. Ricordiamoci che lavorare in cento al raggiungimento di un obbiettivo comune, è molto meno faticoso che farlo da soli e, certamente, meno frustrante. Sono sicuro che tutti ci rendiamo conto di questa necessità. Certo non è facile, dobbiamo impegnarci giornalmente per fare squadra; sarei contento se, in un futuro che spero vicino, i Fanti d’Italia, fossero un’unica grande squadra di amici, che lavorano volentieri assieme. Il Presidente Fanti V I C E N T I N I Redazione N egli ultimi tempi, soprattutto nella continua ricerca di un modo per migliorare la nostra Associazione, avete sentito parecchi dei nostri dirigenti dire che noi Fanti dobbiamo cambiare mentalità, essere più presenti e fare squadra. Bene, ma cosa significa fare squadra? Squadra, è una parola che dice tutto e niente, da l’idea della necessità di stare assieme e, solo chi negli ultimi dieci quindici anni è stato abituato a lavorare nelle aziende moderne, sa che il lavoro di squadra si concretizza nella collaborazione di tutti i suoi componenti, per raggiungere un unico scopo, associativo nel nostro caso, intellettuale od economico nelle altre analoghe situazioni. Per l’Associazione del Fante, è indispensabile entrare in questo modo di vedere le cose e di adoperarsi per sostenere con convinzione il cambiamento che il nostro Presidente Nazionale sta tentando di portare al nostro interno, indispensabile per far crescere la nostra associazione e abbandonare lo stato vegetativo nel quale si è trovata in questi ultimi lustri. Abbiamo un Attilio Gomitolo 3 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Tutti a UDINE Attilio Gomitoloo Redazione Q 4 uando arriverà a tutti gli abbonati questo numero (il primo del 2010) della nostra rivista, molto probabilmente staremo festeggiando la Santa Pasqua. Mancheranno una quarantina di giorni all’evento più importante che ogni Associazione ha, il Raduno Nazionale. Quest’anno sarà la città di Udine ad accoglierci per il 30° “Raduno”, e la scelta di questa bellissima città ricca di storia, conosciuta anche come la “Capitale della prima guerra mondiale”, a causa della sua contiguità con l’insanguinato fronte dal Carso all’Isonzo non è stata fatta a caso. Udine, infatti, come altri Capisaldi del lunghissimo Fronte (circa 600 km.) ha visto passare per i suoi paesi e le sue contrade, tantissimi soldati di tutte le Regioni d’Italia. Probabilmente, proprio per questo motivo, la Presidenza Nazionale ha accolto la proposta della Federazione udinese che richiedeva l’onore di organizzare “Il Raduno” che, fra le altre cose, cade nel novantesimo anniversario della costituzione della nostra Associazione avvenuta nel 1920. Quale occasione migliore per celebrare i due importanti avvenimenti in una città così piena della nostra storia, com’è la città di Udine appunto. Gli amici Friulani hanno lavorato e stanno lavorando molto bene, con tanto impegno per rendere bello il nostro incontro associativo, nuovo come impostazione e con molte diversità rispetto agli altri. Per la verità, alcune di queste novità erano state pensate per l’infausto (solo a causa del maltempo) “Raduno” che la Federazione di Venezia aveva organizzato sul bellissimo lungomare di Sottomarina. Meritano gli amici Friulani che ci si rechi ad Udine in tanti il 21-22-23 maggio prossimo, lo meritano per l’impegno che ci stanno mettendo, così come lo merita il Direttivo Nazionale coordinato dal Presidente Antonio Beretta, che ha recepito con entusiasmo le nuove proposte del Gruppo di lavoro per le manifestazioni nazionali, compresa quella di proporre, a fine sfilata, la località per il Raduno del 2012. Lo merita la nostra Associazione, che deve ritrovare il suo cuore attorno alle proprie insegne, e l’identità e il senso di appartenenza davanti ai suoi Sacrari; quello di Redipuglia, ad esempio, ha “Presenti” 100.000 Fanti. Dobbiamo smetterla di piangerci addosso, e dobbiamo renderci conto che noi solo siamo responsabili delle nostre sfortune, così come siamo i promotori Fanti V I C E N T I N I delle nostre fortune. Dobbiamo, quindi, lavorare tutti per fare in modo che Fanti, Patronesse e Simpatizzanti, siano riconoscibili, stimati e rispettati, proprio per la loro appartenenza all’Associazione Nazionale del Fante. Tutti a Udine, quindi, accogliendo l’invito che ci viene dai Fanti della Federazione Friulana, dalla Presidenza Nazionale e anche dalla copertina della nostra Rivista, ideata dal bravissimo Bruno Cappellotto della Sezione di Schio. Tutti a Udine per far vedere che i Fanti d’Italia ci sono, che sono orgogliosi della loro appartenenza, dei loro innumerevoli gloriosi Reggimenti che, come dice la Preghiera del Fante, “tramandano secoli di gloria e di sacrifici”. Tutti a Udine per mostrare le 865 Medaglie d’Oro al Valor Militare dei nostri Eroi, le 86 Medaglie d’Oro ai nostri Reggimenti e i due Ordini Militari di Savoia meritati sui Campi di Battaglia dagli “umili” Fanti. Tutti a Udine per rendere onore al Medagliere Nazionale che passerà in rassegna, scortato dal Presidente Nazionale, i Radunisti inquadrati prima della sfilata. Tutti a Udine per marciare con orgoglio dietro alle nostre tante Bandiere, consapevoli che assieme a noi marciano i nostri Caduti di tutte le guerre, quei Fanti che nelle montane bufere, nel gelo della steppa russa, nel caldo torrido del deserto, seppero compiere con onore e sacrificio il dovere al quale la Patria li aveva chiamati. Tutti a Udine, infine, per rinnovare il Giuramento fatto alla Patria, per sentirci Fanti in mezzo ai Fanti e giovani nel cuore e negli ideali. Saremo in molti noi Fanti vicentini al Raduno Nazionale di Udine, so che le Sezioni si stanno organizzando in questo senso, e anche la Federazione farà la sua parte. Saremo in molti e sono sicuro che faremo una bella figura, come sempre del resto; marceremo per Zone, consapevoli del fatto che la Federazione che fu di Marcello Mantovani, ha il dovere di onorarne la memoria anche attraverso lo sfilamento in un Raduno, quello di Udine è il primo dopo la sua morte. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Ricordando Marcello E ’ passato un anno da quando il nostro Presidente, era il 19 febbraio 2009, è andato avanti, lasciandoci “orfani” nel pieno senso del termine. Sono continue le attestazioni di partecipazione e di stima che la Federazione riceve alla sua memoria, per qualcosa che Marcello ha fatto, detto, iniziato, e tutti noi ne diamo continua, affettuosa e gradita testimonianza. Non c’è ne siamo resi conto subito, pur avendo organizzato con profonda e commossa partecipazione le sue esequie e, penso, provato quasi lo stesso dolore dei famigliari; quasi lo stesso dolore, perché ci legavano a lui e, in sua memoria ci legano ancora, le sue idee, la sua schiettezza e il suo amore per la nostra Associazione e, proprio questo, ci fa idealmente suoi figli. Quasi, perché i figli naturali condividono con lui anche il legame sanguineo che, come si sa, è il legame più forte che ci sia. Non c’è ne siamo resi conto subito, perché ci aveva preparato per tempo e a modo suo a questo “trapasso”, decidendo di non candidarsi nelle elezioni del 2007, che quell’anno abbiamo celebrato all’Albergo San Raffaele, vicino alla Basilica di Monte Berico e alla Madre Santa che lui amava molto. E quanto ci ha seguito in quel, purtroppo, cortissimo anno della sua malattia, quanto amore per la sua Associazione, quanti consigli, quanta voglia di conoscere, di partecipare, di essere, fino a che ha potuto, in mezzo ai suoi Fanti per condividere con loro la voglia di ritrovarsi nei luoghi Sacri della nostra storia. Ricordo con viva commozione e gratitudine un incontro che, su suo invito, ho avuto a casa sua qualche settimana prima della sua scomparsa come sempre più che amichevole, durante il quale ha voluto, dopo una veloce e distratta disamina delle sue condizioni di salute, venire informato della situazione nella quale si trovava la nostra Associazione in quel periodo, soprattutto a livello nazionale e regionale. Come sempre la sua lucidità, la sua memoria e la sua capacità di sintesi, mi hanno permesso di esporre efficacemente la situazione, e di ricercare assieme a lui le eventuali solu- zioni, con concretezza e obiettività. Si vedeva che soffriva, anche se non una sola parola di lamento è uscita dalla sua bocca, la signora Francesca premurosa, preoccupata che non si stancasse troppo, provò qualche volta ad interromperci con grazia e gentilezza com’è nel suo costume, perché non si stancasse troppo, ma lui con garbo la calmò pregandola di portare pazienza perché voleva essere informato compiutamente e dettagliatamente. Mi sono reso conto dopo, che quello che stavo vivendo assieme a lui, era il nostro ultimo incontro ma, lì per li, forse a causa dell’atmosfera creata sapientemente da Marcello che, fra le altre, aveva anche la qualità di sapere mettere a suo agio il suo interlocutore, o forse per l’estrema concretezza dei nostri ragionamenti, non mi sembrava potesse essere l’ultimo. Poco dopo, solo pochi giorni dopo, il 19 febbraio 2009, al telefono, la tristissima notizia; non voglio raccontare lo stato d’animo che mi colpì in quel momento, troppo personale per esternarlo, certo è che rimasi assolutamente interdetto e incapace di reagire. Il conseguente funerale è stato la dimostrazione di quanto i suoi Fanti lo amassero, e non solo i suoi Fanti, ma quanti avevano avuto la fortuna d’incrociare la propria strada con la sua. Presenti le Federazioni di Verona venuti con il pulman, Trento, Treviso, Padova, Rovigo e Venezia oltre che il Medagliere Nazionale scortato dal Presidente e dal Segretario Nazionale, Fanti di Bergamo, di Brescia e, naturalmente le Patronesse e i Fanti della Federazione di Vicenza. Così com’è stata una grande dimostrazione d’affetto quella dei Fanti vicentini che hanno vegliato la sua salma, fin da quando è stata portata nella camera ardente allestita all’interno dell’antico “Coro della Monache” in Santa Chiara; Santa Chiara che ha visto il suo impegno per svariati anni, speso per gli orfanelli che vi erano custoditi. Venerdì 19 febbraio, i Fanti e le Patronesse della Federazione di Vicenza si sono ritrovati in molti, veramente tanti, a Santa Caterina, per ricordare il loro “Papà” con una Santa Messa, alla presenza di tutte le Bandiere e i Labari sezionali. Hanno voluto una cerimonia intima, una cerimonia che avesse carattere privato, e per questo non è stato invitato nessuno al di fuori della nostra Associazione, e per questo siamo riconoscenti alle Associazioni che hanno voluto essere presenti ugualmente, rendendo onore ancora una volta a Marcello Mantovani che è stato Presidente del comitato fra le Associazioni Combattentistiche e d’Arma dal 1954 quando lo costitui, fino alla fine dell’anno 2008. E’indubbio che Mantovani ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di tutti i Fanti italiani, un vuoto che nessuno riuscirà a colmare. Ma non è questo il punto, il punto è che l’Associazione deve continuare, anche per rispettare la memoria del nostro Presidente, e per questo deve continuare ad essere la più bella d’Italia: glielo dobbiamo. Proprio per rinverdire ogni giorno la sua memoria, mi piace ricordare a chi come me ha avuto l’occasione di sentirla, una delle massime che Mantovani non mancava mai di citare quando ne vedeva le necessità e cioè: “Signore, se oggi non posso fare del bene, fa in modo che almeno non faccia del male”. E’ una massima e un modo di pensare al quale sono molto legato e potrebbe divenire assieme alle altre il modo di vivere ed operare dei Fanti vicentini. In nome dei famigliari di Marcello Mantovani, della signora Francesca e della Federazione di Vicenza, un caloroso grazie a quanti sono intervenuti alla cerimonia seguendo i sentimenti con i quali questo grande uomo ci ha conquistati; il 19 febbraio di ogni anno lo ricorderemo a santa Caterina, la chiesa della sua fanciullezza. Fanti V I C E N T I N I Redazione Attilio Gomitoloo 5 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Ai Fanti dell’A.N.F. di Vicenza il compito di recuperare sul Pasubio il cimitero di guerra “Di quì non si passa” della Brigata Liguria (157°-158° Rgt. Fanteria) F inita la “Grande Guerra”, sull’onda emozionale del ricordo di coloro che erano caduti per la Patria, iniziarono frequenti pellegrinaggi sui luoghi nei quali maggiormente infuriarono le battaglie. Una delle località dove le genti della Val Leogra portavano annualmente il loro religioso e rispettoso omaggio era il Cimitero ‘Di qui non si passa’ sul Monte Pasubio, a quota 2035, così chiamato per la stessa frase riportata in ferro battuto su di un artistico supporto metallico che ne indicava l’entrata, realizzato dai Fanti della ‘Brigata Liguria’ collocato dai Mutilati di guerra vicentini che vi salirono in pellegrinaggio il 12 settembre 1926. Il luogo di sepoltura, sorto a qualche centinaio di metri dalle “Porte del Pasubio” e spesso impropriamente chiamato Cimitero di Sette Croci’ in quanto la località che porta questo nome si trova più a nord e la sua ubicazione è adiacente alle opposte ‘linee di combattimento’, fu costruito dai Fanti della Brigata Liguria ed accoglieva le salme di 164 Caduti. Nel 1928 esse furono esumate per essere tumulate nell’Ossario del Colle di Bellavista dove riposano con quelle di altri 5.000 combattenti. Le sepolture erano poste su un brullo pendio sistemato a terrazzi sostenuti da muretti a secco e collegati tra loro da brevi sentieri e da qualche irregolare gradino. Il perimetro dell’area cimiteriale era stato delimitato da un basso e rozzo muretto e all’ingresso due piccoli pilastri reggevano due croci di ferro. Sul lato più alto del cimitero i Fanti della Brigata Liguria avevano realizzato un monumento di forma piramidale a base tronca, sormontato da un proietto di grosso calibro. Altri 4 proietti di calibro inferiore erano stati posti alla base del monumento. Sulla faccia sud-ovest della piramide, una targa recava l’iscrizione: Cimitero Militare Brigata Liguria di qui non si passa. Sotto la targa una lapide recava incisa la dedica: Ai Caduti dell’eroica Brigata Liguria che dopo aver nettamente arrestato l’offensiva austriaca sull’Altopiano di Asiago dal 13 al 16 giugno 1916 fecero generoso sacrificio 6 Fanti V I C E N T I N I Alberto Toldo La Cerimonia del 2 Luglio 1922 al Cimitero Sette Croci, alla quale parteciparono circa 4000 persone Autorità e Rappresentanze con numerose bandiere. della loro vita per la conquista di nuove posizioni sul M. Pasubio dal 9 al 19 ottobre 1916. Gli Ufficiali commilitoni a ricordo perenne. Sul lato rivolto a sud-est un’altra targa posta dall’Ufficio Cure e Onoranze alle Salme dei Caduti in Guerra diceva: Ai Fanti della Brigata Liguria che sul Pasubio Termopili d’Italia contro il nemico incalzante verso l’agognata pianura fecero barriera dei loro validi petti spartanamente caddero alto levando il grido ‘di qui non si passa’. Sul lato nord-est, un’altra targa di marmo del Comune di Trambileno recava la seguente scritta: ‘In questo estremo lembo di vetusto suo dominio oggi sacro al sonno dei caduti le gesta della Guerra Mondiale qui avvenuta Trambileno ricorda MCMXV-MCMXVIII’. Tra le sepolture, su una croce era appoggiato un fucile con baionetta innestata, mentre un masso era sormontato da una croce spezzata. Su tutte le tombe erano state poste semplici lapidi, tutte uguali, che riportavano il nome del caduto, il reparto di appartenenza e la data di morte. In tutte le croci era scritto:”Italiano Caduto per la Patria”, seguivano le generalità del Caduto e il numero ordinativo del reparto di appartenenza. La stesa scritta era presente anche nelle sepolture dei soldati ignoti, ovviamente in questo caso non c’era il nome del Caduto, ne quello del reparto. Poco sotto il monumento era stata ricavata una caverna ossario, come ricorda una scritta sul cemento che riporta “157° Fanteria – Ossario in costruzione – Marcenaro”. Don Agostino Marcenaro, Cappellano Militare del 157° Reggimento Fanteria della Brigata Liguria, cadde il 17 novembre 1917 a Monte Zomo, sull’altopiano di Asiago. Nell’immediato dopoguerra, una moltitudine di gente continuava comunque a visitare il piccolo cimitero, soprattutto in occasione dell’annuale cerimonia che si svolgeva ogni 2 luglio, anniversario della celebre battaglia del 1916, tanto che le cronache del 1922 parlarono della presenza di circa 4000 persone, autorità e rappresentanze con bandiere. Il ‘ricordo’, negli anni successivi, cominciò lentamente ‘a svanire’, le lapidi e i muretti di contenimento iniziarono a sentire il peso del tempo e dell’incuria. Per tenere vivo il ricordo di quei Caduti e, contemporaneamente, celebrare il valore di tutti i soldati italiani, per iniziativa del Comune di Schio e su progetto degli Ingegneri Saccardo e Donadelli, fu costruito e venne inaugurato nel 1935, un grande Monumento delle dimensioni di base di circa m. 5.50 x 3.00 per un’altezza di m. 7.00 ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Il Generale Pecori Girardi partecipa all’inaugurazione dell’Arco Romano di Sette Croci (15-8-1935) Il monumento del cimitero di Sette Croci prima della costruzione dell’Arco Romano (agosto 1933) - Lato ovest: FIDE ET SANGUINE TECTUS / PASUBIUS ITALIAE SEMPER / VITAE ET VICTORIAE / VOLUNTAS INDOMITA FUIT / MDCCCXLVIII – MCMXVIII (di fede e di sangue coperto il Pasubio fu sempre d’Italia volontà indomita di vita e vittoria. 1848 – 1918). E’ il monito che richiama la grande importanza militare del Pasubio nel corso dei secoli; nel 1848 quando, il 25 aprile, il poeta Arnaldo Fusinato guidò i volontari di Schio e Valli contro gli austriaci che, per il Pian delle Fugazze, marciavano su Schio insorta e, nel 1918, durante la Grande Guerra. - Lato est: NON ULTRA JANUA / PASUBIUS ITALIAE / FATA AD MAIORA / SED ARA MARTYRUM (Pasubio non ultima porta d’Italia aperta verso maggiori destini ma ara di martiri). E’ il richiamo dell’importanza spirituale del Pasubio che, dopo la guerra, non è più baluardo sul confine, ma tempio dei martiri. - Lato nord: ROMAE SACRA LEX ITERUM VICTRIX / AD HAEC CACUMINA REDIT ET ULTRA / CDLXXVI – MCMXVIII (La sacra legge di Roma vittoriosa ritorna a queste vette ed oltre. 476 – 1918). E’ l’annuncio del ritorno sul Pasubio della sacra legge di Roma, mancante dal 476 d.C., quando ebbe fine l’Impero romano d’Occidente. (Nota: Le traduzioni dal latino sono della prof.ssa Maria Teresa Dalle Molle, fatte nel 2008, leggermente diverse da quelle di Giambattista Milani riportati in vari testi degli anni trenta). Oggi, l’attenzione sul cimitero della Brigata Liguria, è attirata solo dall’effetto imponente di questa costruzione, il cui sfondo sono i molteplici colori della montagna ed il contrasto con l’azzurro del cielo, e non certo dalla sacralità del luogo, ché il tempo implacabile e gli inutili vandalismi hanno fatto sì che dell’originale cimitero restasse ben poca cosa. Tutto questo degrado non è passato inosservato. La quota, l’esposizione del sito e, non ultimo, gli anni trascorsi senza interventi di manutenzione, hanno incominciato a ‘dare’ qualche problema alla struttura. Alcuni tratti di fugatura si sono staccati lasciando così penetrare l’umidità e l’acqua tra i conci di pietra, causando quindi, con l’azione del gelo, pericolose fratture e distacchi di continuità della muratura. Questo ha comportato inoltre un attacco da parte dei muschi ed altra piccola vegetazione che si è insediata negli interstizi delle pietre. Altro problema sono i licheni che stanno colonizzando la struttura. La volta dell’arco, inoltre, presenta segnali di rottura dell’integrità quali fessurazioni, concrezioni calcaree dovute a penetrazioni dell’acqua, cadute delle fugature. Il ‘sito’ è stato inserito nel progetto di recupero finanziato con la Legge 78/2001 ed affidato ai ‘Fanti della Federazione di Vicenza’ dalla Comunità Montana della Spett. Reggenza dei 7 Comuni. I permessi di inizio lavori sono datati 2009. L’eccezionale inverno appena trascorso (2008-2009) non ha permesso un avvio rapido dei lavori. Si è dovuto spalare la neve alta più di un metro per aprire almeno un centinaio di metri di strada per l’accesso ‘al cantiere’ con i materiali e le attrezzature indispensabili. Sotto la direzione organizzativa del Presidente della Sezione dei Fanti di Valli del Pasubio, Gianni Cumerlato, il 20 luglio sono iniziati i lavori e nei primi 4 giorni consecutivi ci hanno onorato, gli Artiglieri ungheresi con la singolare e attiva presenza di un loro gruppo. 20 luglio 2009, Gianni Cumerlato Presidente della Sezione dei Fanti di Valli del Pasubio assume la direzione organizzativa dei lavori di recupero del Cimitero dei Fanti della “ Brigata Liguria”. Fanti V I C E N T I N I Redazione realizzato in conci di pietra squadrata del Pasubio, legati con malta di cemento e fugati, edificato sulla sommità del cimitero stesso, la cui foggia probabilmente voleva esaltare la ‘Vittoria’ delle armi italiane sul nemico e ricalcare lo stile dell’antico impero: l’Arco Romano. Nella parte sommitale alcune lapidi in pietra rossa, probabilmente Rossa di Asiago, ricordavano l’eroico Pasubio con delle descrizioni in latino. Nelle due spalle dell’Arco, erano presenti due fasci da combattimento, realizzati sempre in pietra, che rimandavano al periodo di costruzione del monumento, il XIII anno dell’era fascista. Le pietre tombali vennero risistemate e, in parte, adagiate all’interno di una galleria esistente dalla Grande Guerra, situata proprio sotto al Monumento. L’intento era di creare una sorta di lapidario. Venne rifatto il muretto perimetrale con i relativi accessi, riportando così nuovamente all’attenzione della gente quel luogo sacro. L’Arco Romano fu inaugurato solennemente il 15 agosto 1935 alla presenza di numerosi ex combattenti e autorità militari e civili, tra cui il Maresciallo d’Italia Guglielmo Pecori Giraldi, comandante della 1ª Armata durante la guerra, e del generale Federico Baistrocchi, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito in quell’anno. Sul fregio dell’Arco erano riportate in lingua latina le seguenti iscrizioni: - Lato sud: ITALIAE MILITIBUS ADHUC SUB RUINIS / IN ACIE SOMNUM QUI DORMIUNT HEROUM (ai soldati d’Italia che dormono ancora sotto le rovine del campo di battaglia il sonno degli eroi). E’ la dedica a coloro che non poterono essere raccolti e portati all’Ossario del Colle di Bellavista, ma che rimasero là dove morirono. 7 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Val Magnaboschi il Sacrario dei Fanti Redazione L 8 a zona di combattimento e cimiteriale di Val Magnaboschi rappresenta certamente per i Fanti italiani, quello che il Cengio simboleggia per i Granatieri e quello che l’Ortigara ha finito di simboleggiare per gli Alpini. Essa è diventata il Sacrario naturale del sacrificio della nostra Fanteria sull’Altopiano dei Sette Comuni, come testimonia anche la colonna romana postavi a ricordo nel dopo guerra. Gli eventi bellici che ne consacrarono tale significato, coincisero con la fase determinante e conclusiva dell’offensiva austriaca della primavera del 1916, nota nelle fonti italiane come Strafexspedition (Spedizione punitiva). Perduto il nodo del Monte Cengio ed annientata di fatto la resistenza della Brigata Granatieri, il fronte italiano, per decisione del Gen. Rostagno, impressionato da quanto in precedenza accaduto, si era ritirato dietro il profondo intaglio della Val Canaglia e correva sulle alture di Monte Paù – Monte Zovetto – Monte Lèmerle, per proseguire poi verso il Kaberlaba ed il Torle. La Valle di Magnaboschi veniva così a costituire l’immediata retrovia e la principale via di collegamento di questi improvvisati capisaldi. Fu naturale che essa divenisse, a partire dal 6 giugno 1916, il princi- Fanti V I C E N T I N I La Redazione pale obiettivo del 1° Corpo d’Armata austro-ungarico, anche perché il suo comandante, il Gen. Kirchbach auf Lauterbach, non ritenne opportuno affrontare l’ostacolo della Val Canaglia e puntò decisamente sul centro del nuovo schieramento italiano. Oltre quella valle si prospettava, come un miraggio, la vista della pianura veneta e la possibilità della sua conquista. Lo stesso comandante dell’Armata, l’ungherese Gen. Kovess von Kovesshaza, vide nell’occupazione della linea Lèmerle-Kaberlaba-Sisemol, la premessa indispensabile per la caduta di Monte Paù, l’ultimo pilastro occidentale dell’Altopiano prima dello sbocco al piano. Fu così che nei giorni successivi prima la 32^ e quindi la 33^ Divisione italiana di Fanteria, dovettero affrontare sostenute dalla poca Artiglieria che stava salendo a fatica sull’Altopiano, l’urto della 34^ Divisione austro-ungarica. La sera del 16 giugno, gli austriaci sfondarono in Val Magnaboschi, oltre la Casera, nel punto di collegamento della Brigata Liguria con la Forlì: due Compagnie della Liguria furono accerchiate e catturate, costringendo i comandanti superiori ad arretrare la Brigata su Magnaboschi abbandonando lo Zovetto. La resistenza italiana era stata comunque tale da provare i reparti austriaci, al punto da impedire loro di sfruttare il momentaneo successo. Così descrive uno dei momenti maggiormente rischiosi il comandante la Brigata “Forlì”: “Si apre al nemico un più facile ingresso per la selletta di Magnaboschi, però tappato con un Battaglione del 214°, giunto nella mattinata in rinforzo al 43°. Il nemico tenta di forzarlo, dopo violenta preparazione di fuoco il 17, ma provvidenziale un altro rinforzo arriva in quel momento al comandante del 43°, il II° Battaglione del 214° col comando di Reggimento. I due Battaglioni vengono lanciati al contrattacco. Eroico contrattacco fieramente guidato dal comandante di Reggimento Boncolardo, e dai due comandanti di Battaglione Boschetti e Poggesi”. La 34^ Divisione austro-ungarica tra il 15 e il 16 giugno, ebbe a contare 243 morti e 1313 feriti, mentre le perdite della 33^ Divisione italiana assommarono a 234 morti, 868 feriti e 647 dispersi. La valle venne così ad accogliere le spoglie dei Caduti italiani ed austriaci, come accoglierà quelle dei Caduti del Corpo di Spedizione Britannico che qui venne schierato dalla primavera del 1918, e che ebbe modo di dare il suo decisivo contributo all’arresto dell’offensiva austriaca sull’Altopiano durante la Battaglia del Solstizio. Nel dopoguerra la creazione dei due cimiteri, in cui le sepolture degli uomini dei Reggimenti dell’Oxfordshire e del Buckinghamshire, così come dei fucilieri del Nurthumberland e dei Fanti del Gloucester, erano di fronte a quelle dei Fanti delle Brigate “Liguria, Trapani, Arno e Forlì”, visitati oltretutto dallo stesso Re d’Inghilterra, costituì un fatto di assoluto rilievo nell’elaborazione di una memoria collettiva, non solo nazionale, e divenne un importante elemento nelle buone relazioni tra i due paesi. Questa è una delle targhe esplicative che saranno poste nei siti storici riguardanti la grande guerra nell’Altopiano dei Sette Comuni, per informare i visitatori sui fatti accaduti in particolare nel 1916. Abbiamo pensato di darne testimonianza, anche per rendere omaggio all’impegno dei Fanti della locale Sezione che eseguiranno il lavoro di posa delle tabelle predisposte dalla Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, responsabile del recupero dei luoghi storici della prima guerra mondiale. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 L’A.N.F. di Vicenza Q uell’intensità d’impegno resa possibile dalla capacità di auto generare le risorse necessarie a finanziare gli impegni da affrontare; fra tutte è di rilievo quella del recupero dei Cimiteri di Guerra. Puntuale entro il 31 gennaio 2010, la presentazione del conto consuntivo 2009, tempestivo rispetto agli impegni programmati, il documento contabile previsionale per l’anno 2010 presentato ed approvato dal Consiglio Provinciale in data 27 gennaio nella sede dei Fanti di Campedello che solitamente ospita le assise provinciali. L’attività associativa che si snoda nell’arco dei dodici mesi dello scorso anno, registra un impegno finanziario che si attesta su valori superiori a quelli dell’anno prima, importo destinato alle commemorazioni storiche e non. In primis per la cerimonia di Val Magnaboschi in Cesuna, Malo per la consegna della Bandiera dell’XI^ Divisione Brennero, poi a Tonezza del Cimone al Cimitero austro-ungarico dei Crosati, quindi sul Monte Cimone ai piedi del Sacrario dedicato ai 267 Soldati italiani inghiottiti dallo scoppio della terribile mina austriaca, ed infine ad Arsiero in quella prestigiosa cornice monumentale dedicata ai Caduti di quel 23 settembre 1916, in massima parte Fanti. In sintesi, i proventi dell’aumentato fabbisogno, provengono come il solito dalle quote sociali, dall’abbonamento trimestrale alla nostra rivista: “Fanti Vicentini”, dai risparmi realizzati nelle molteplici attività, dai contributi e dai concorsi di spesa di enti e ditte per particolari cerimonie specificamente richieste. La voce di bilancio più significativa però, anche per gli anni 2008 – 09, è la lotteria e il suo rientro finanziario. Quest’anno sono stati stampati quindicimila biglietti che distribuiti alle quarantadue Sezioni vicentine, che sono stati venduti in buon numero e il risultato è stato ragguardevole. I due premi più importanti sono stati distribuiti a fine febbraio, per dare modo ai vincitori di ottenere le modifiche richieste, mentre tutti gli altri sono stati consegnati nei termini previsti. Il primo premio, una Nuova Panda Multipower, messa a disposizione dall’Autosalone Gaspari di Villaga, vinta da un Fante di Sandrigo, mentre il secondo premio, uno scooter di ultima Bruno Conte generazione, messo a disposizione dal Salone Moto Raider di Mariano Girardi da Sossano, vinto da un giovane Fante della Sezione di Grancona e, assieme a questo, tutto il resto dei premi che, con quelli di consolazione, sono arrivati al buon numero di quaranta. E’ stata una competizione la lotteria, una gara di generosità quella riscontrata ma, soprattutto, è stata una gara di solidarietà fra le Sezioni. Qualcuna di queste, infatti, è riuscita a terminare la distribuzione nei tempi stabiliti, qualche altra ha finito prima ed è corsa a dare aiuto a quella più vicina che era in difficoltà a completare l’impegno assunto. Proprio una gara di solidarietà che ha commosso i vertici federali del nostro Sodalizio, i quali anche dalle pagine del nostro giornale, desiderano ringraziare sentitamente quanti hanno profuso impegno e dato disponibilità, permettendo così di raggiungere l’obiettivo prefissato, che si traduce nella possibilità di affrontare le nostre manifestazioni care alla nostra Associazione in modo adeguato. E’ un segnale importante questo che proviene dalla base, perché genera nuova motivazione in chi la guida. Con il mese di marzo finiranno gli incontri della presidenza provinciale con le Sezioni, partiti nel mese di dicembre, e va ricordato che uno dei temi trattati negli incontri è stato il finanziamento delle attività sociali anche attraverso la lotteria che si dovrà ripetere negli anni, almeno fino a che la richiesta del cinque per mille non darà i suoi frutti. Altro motivo di larga e generale soddisfazione è stato la consegna, la scorsa estate, al Sindaco dell’Aquila dr. Massimo Cialente della somma di venticinquemila euro, quale segno di solidarietà dei Fanti italiani alla gente d’Abruzzo, somma la cui raccolta è stata promossa dalla Federazione dei Fanti di Vicenza. Come si vede, un’Associazione molto attiva quella dei Fanti, soprattutto in Provincia di Vicenza, la cui Federazione spesso è presa ad esempio in ambito nazionale. Va anche detto che in terra vicentina, ASSOFANTI funziona, non fosse altro perché il suo “vescovo”, periodicamente e personalmente visita le sue “parrocchie”. Tutto questo, ovviamente, senza venir meno agli impegni di tutti i giorni. La vita associativa, quindi, va avanti. Siamo a marzo, domani sarà il venticinque aprile, dopodomani il ventiquattro maggio, poi il due giugno e così via… Una citazione particolare merita un impegno molto forte e altrettanto qualificante per la nostra Associazione: il 30° Raduno Nazionale di Udine dal venti al ventitré maggio di quest’anno, nel quale ricorre anche il 90° anniversario della costituzione della nostra Associazione Nazionale. Un caloroso invito a partecipare, non solo ai Fanti, alle Patronesse e ai Simpatizzanti, ma anche alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e tutti quelli che vogliono intervenire. Tutti a Udine, arrivederci a Udine. Redazione una presenza consolidata. Fanti V I C E N T I N I 9 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 La proposta di Mario Eichta di adottare Cimiteri Militari Italiani G li Incontri italo austriaci della pace, cerimonie internazionali a ricordo dei caduti e delle vittime civili della Grande Guerra, ideate e organizzate con la collaborazione della Croce Nera Austriaca dal Comm. Mario Eichta e che si svolgono in massima parte nei cimiteri militari italiani e austriaci della Grande Guerra, hanno visto sempre più partecipanti sia in Italia sia in Austria. Eichta è sempre più convinto che le cerimonie a ricordo dei Caduti debbano essere effettuate soprattutto, dove il soldati hanno combattuto e perso la loro vita o dove furono sepolti, dopo le sofferenze e le malattie patite sia al fronte che durante la prigionia. La sua aspirazione, che potrebbe essere accolta anche dalle Sezioni ANA e dalle Federazioni del Fante e sicuramente da altre Associazioni Ex Combattentistiche, sarebbe quella di far adottare dei cimiteri militari italiani, per esempio in Austria, e cercare con il fattivo sostegno della Croce Nera Austriaca e le preziose indicazioni di ONORCADUTI, di mantenerli per il futuro nel migliore dei modi, come testimonianza della tragedia della guerra e per il costante impegno della pace tra i popoli che quei giovani lì sepolti ci indicano. Ogni volta, come nei cimiteri militari italiani in Austria, come in occasione delle cerimonie ideate e organizzate da Eichta a Braunau, a Marchtrenk e a Mauthausen, è sempre grande la commozione nel vedere tanti parenti dei soldati italiani lì sepolti che dopo tanti anni hanno potuto, anche a nome di tante mamme e spose, che invano avevano atteso il loro ritorno alle proprie case, deporre un cero, dei fiori e dedicare loro delle preghiere con il cuore gonfio e qualche lacrima. Per quei parenti, spesso anziani, quei lunghi viaggi dall’Italia hanno permesso di raggiungere un alto significato e non solo per loro, perché anche da quei cimiteri, dove sono sepolti tanti giovani, a cui il tragico destino non ha concesso un futuro sereno nelle loro famiglie e nei loro affetti, escono tutti sì con la tristezza nel cuore, ma soprattutto paghi di aver visto coi propri occhi, dove sono sepolti e con la convinzione di averli degnamente ricordati e onorati. Tutto questo anche per chi si rivolge a lui da varie parti d’Italia e anche da parte di discendenti di emigranti che risiedono oltre oceano, per avere notizie dei loro cari e dei Cimiteri dove sono sepolti. La proposta di Eichta sarebbe proprio quella che le varie Associazioni contribuissero con i propri mezzi tecnici e con il proprio volontariato, e magari, anche con la collaborazione dei Comuni, delle Province e delle Regioni che hanno la maggior parte dei loro conterranei sepolti in determinati cimiteri militari, a mantenere nel migliore dei modi quei luoghi sacri che sono certamente lontani, ma che con il doveroso impegno di tutti proposto da Eichta, sarebbero più vicini sia nei cuori che nelle menti delle persone di buona volontà. Tutto ciò potrà arricchire moralmente tutti coloro che si appresteranno a sacrificare qualche fine settimana o qualche giornata di ferie, spronati da quei giovani ancor lì sepolti, a sviluppare per il futuro i sentimenti con convinzione e tenacia che con il loro sacrificio ancor oggi indicano, dando così testimonianza ed esempio alle giovani generazioni. per il vostro Soggiorno Estivo - Invernale Avvicendamento del Comandante della Brigata Logistica di Protezione. Redazione H 10 a avuto luogo il giorno 2 febbraio 2010, nella caserma “Silvio Serena” di Treviso, l’avvicendamento del Comandante della Brigata Logistica di Proiezione tra il Generale Antonio Monaco, cedente e il Generale Stefano Castagnotto, subentrante. La cerimonia, si è svolta alla presenza del Comandante dei Supporti delle Forze Operative Terrestri, Generale Vincenzo Lops, della Bandiera di Guerra del 6° Reggimento Trasporti, del Gonfalone della Città di Treviso e dei Labari delle Associazi- Fanti V I C E N T I N I oni Combattentistiche e d’Arma. Schierata con i reparti la fanfara della Brigata “Ariete”. La Brigata Logistica di Proiezione, costituita nel 2001, fornisce, attraverso gli otto Reggimenti alle proprie dipendenze, il concorso alle attività logistiche sul territorio nazionale e il sostegno “di aderenza” ai contingenti impegnati in operazioni fuori area. (fonte: Comando dei Supporti delle Forze Operative Terrestri) Cucina Casalinga Specialità Gnocchi - Selvaggina Grigliate Miste 36040 TONEZZA DEL CIMONE (VI) Contrà Fontana, 156 - tel. 0445 749039 e-mail: [email protected] ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Scuola D. Alighieri di Caldogno S olo coltivando “la memoria storica” si cresce e si matura come cittadini coscienti, impegnati ed attivi. E’stato questo l’intento che ha spinto noi, insegnanti della scuola secondaria di primo grado “Dante Alighieri” di Caldogno e Costabissara, che proponeva agli alunni di ripercorrere avvenimenti e luoghi della Grande Guerra insieme ai ragazzi delle classi terze del nostro istituto. L’entusiasmo dei Fanti che sono intervenuti a scuola e la notevole preparazione in materia che tutti loro hanno dimostrato ha contagiato noi docenti ed i ragazzi. Il percorso è iniziato in classe, attraverso lo studio degli eventi principali della guerra, e l’analisi di alcuni documenti scritti e visivi. Successivamente sono intervenuti, presso l’aula magna dell’istituto, vari rappresentanti dell’Associazione, tra cui il Presidente provinciale. Il Presidente stesso è stato molto coinvolgente e chiaro nella spiegazione di notizie tecniche riguardanti le Battaglie più famose e nell’utilizzo delle armi, tutti argomenti che hanno affascinato i ragazzi. Particolare attenzione è stata rivolta a mettere l’accento sull’aspet- Prof. Lucia Todescato to umano della guerra stessa, con racconti e spiegazioni inerenti la vita quotidiana dei soldati, sia in trincea sia nelle retrovie. Ecco, direi che questo è ciò che ha toccato maggiormente gli alunni: molti di loro successivamente hanno spiegato agli insegnanti che mai, prima di questo lavoro di approfondimento, avevano pensato a cosa significa “essere soldato”, alle condizioni disumane che erano costretti a vivere gli uomini in trincea, allo stress psicologico e al logorio morale che una guerra, qualsiasi guerra, comporta. Tanti ragazzi, dopo aver letto alcune lettere proponevano queste riflessioni: se al posto loro ci fossi stato io? E se fosse stato mio padre, mio marito, mio fratello? Alcuni ritengono addirittura impossibile tentare di mettersi nei panni di un soldato, tanto terribile è stata l’esperienza che quegli uomini hanno vissuto, da non poterla nemmeno avvicinare nel proprio pensiero. Proprio per cercare di capire che cos’è significato combattere durante la prima Guerra Mondiale i Fanti di Caldogno hanno organizzato un’uscita didattica sui territori dell’Altopiano che ci ha visto visi- tare il Sacrari Militare del Laiten ad Asiago, il Museo della guerra a Canove, ed alcune postazioni di mitragliatrici inglesi in zona Magnaboschi di Cesuna. In quest’ultima località i circa centoventi ragazzi partecipanti alla gita si sono raccolti intorno alle salme dei Caduti presenti nei due cimiteri, rispettivamente inglese ed italo-austro-ungarico. L’ospitalità dei Fanti che ci hanno accompagnati è stata eccezionale, come la loro disponibilità nei confronti dei ragazzi. La chiacchiera con il ragazzo, la spiegazione di fronte al reperto, il panino e le brioches che ci hanno gentilmente offerto, sono stati molto apprezzati. Molti alunni sono stati colpiti dal fatto che degli adulti abbiano dedicato loro un’intera giornata, senza chiedere niente in cambio, ma donando il loro tempo in modo generoso ed altruista. Veramente abbiamo toccato con mano come l’esempio sia il miglior veicolo di educazione. Noi tutti, insegnanti ed alunni delle classi terze, ringraziamo con tutto il cuore l’Associazione dei Fanti ed il Comune di Caldogno, che ha gentilmente contribuito alle spese di trasporto. Federazione Provinciale di Venezia VERBALE DEL 6 FEBBRAIO 2010 Carissimi Fanti, Patronesse e Simpatizzanti, In data 6 Febbraio 2010, alle ore 09.30 del mattino, presso la Sezione del Fante di Mestre, via Torino n. 63, angolo via Kolbe, si è riunita la Federazione Provinciale del Fante di Venezia per la elezione delle cariche federative. Sono presenti le Sezioni di: 1) CHIOGGIA, - 2) NOALE, 3) S.ERASMO, - 4) MARGHERA, 5) MESTRE, - 6) LIDO di Venezia, 7) MALAMOCCO , - 8) CEGGIA, 9) ERACLEA, - 10) S. Donà di Piave. 11) E’ assente la Sezione di Mirano e nessuno è stato delegato per la stessa. Sono stati eletti Presidente Onorario: Fante Cav. Sante VALERI Presidente della Federazione: fante Cav. Leonardo SAUTARIELLO Vice-Presidente della Federazione: fante Graziano BIDOIA Vice-Presidente della Federazione: fante Cav. Uff. Mario BASSANI Segretario della Federazione: fante geom. Mario COCOLET Consiglieri: Galdino BALDIN, Luigi FURLAN, Pietro NARESSI, Gino NARDIN, Ugo LUGATO, Giuseppe GIADA, Ennio MAZZON, Consiglieri Probiviri: Giuseppe GIADA, Luigi FURLAN, Antonio FORZUTTI, . Consiglieri Revisori: dott. Federico SEMENZATO, Luigino VIANELLO, Ennio MAZZON La sede della Federazione è rimasta in MESTRE (VE) cap. 30174 -Via Adige n. 20 – Carpenedo. Tel.041.5346551– cell.+39-349.3133791 Fanti V I C E N T I N I Redazione Presidente dell’Assemblea: fante Mario Salvadori Segretario dell’Assemblea: fante geom. Mario Cocolet 11 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Fanti che si distinguono S ul Giornale di Vicenza, nella rubrica “Fotonotizia”, qualche giorno fa è apparsa la fotografia del Presidente della Sezione Schiavon – Longa, sdraiato sul lettino del Centro immuno trasfusionale, penso di Sandrigo. La notizia è che quella foto documentava la centesima donazione fatta dal Fante Vincenzo Cisotto, che ha iniziato questo importantissimo servizio nel 1974, tenendo in questi trentacinque anni di dedizione, la media di 2,86 donazioni l’anno. Oltre alla dottoressa Scremin che eseguiva materialmente la trasfusione, a condividere il risultato raggiunto dal nostro Vincenzo e a rendergli onore, era presente il Presidente del Gruppo FIDAS di Marostica, anche per ringraziarlo per la dedizione dimostrata. La Redazione di Fanti Vicentini, la Presidenza e la Giunta Federale, si complimentano con Vincenzo Cisotto, e lo ringraziano di quanto ha fatto e farà per la nostra Associazione e GAM per la sua Sezione. 12 Fanti V I C E N T I N I O nore al merito. Il Fante cav. Gelsomino Pilastro, imprenditore accorto e valente che opera nel settore della meccanica dinamica, nel settore delle macchine utensili per le imprese farmaceutiche e di stampa, impegnato nel volontariato sociale del suo Comune da sempre, componente ai massimi livelli in varie associazioni, compresa quella dei Fanti della quale è Consigliere di Sezione e Consigliere provinciale dei Probiviri ha ricevuto un prestigioso riconoscimento da parte della Proloco di Costabissara. E’ Stato nominato “Cittadino Benemerito di Costabissara”, sia per la sua attività imprenditoriale che svolge in Paese impiegando come dipendenti trentacinque Bissaresi, sia per il suo impegno sociale. Siamo orgogliosi del riconoscimento ottenuto dal nostro Fante, perché onora noi e la nostra Associazione. Lorenzo Santuliana Il Fante Direttore d’Orchestra Maurizio Filipponi, in un concerto a Città del Messico. Onore al merito. Il Fante Maurizio Filipponi, insegnante di musica, direttore dell’Orchestra “Accademia del Concerto” e socio della nostra Sezione di Grancona, è stato invitato nell’agosto scorso a Città del Messico, a dirigere l’Orchestra Sinfonica della Segreteria della Difesa Nazionale Messicana. Ricevuto con ogni onore ha portato, con la sua “bacchetta magica” in quel grande paese, in America Latina, facendo eseguire a una formazione di sessantacinque professori d’orchestra i brani più conosciuti della nostra grande tradizione operistica italiana, da Bellini a Rossini, da Verdi a Mascagni e Puccini. A lui gli auguri più fervidi di molti altri appuntamenti simili. Renzo Pilotto ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Colletta alimentare nella ricca Vicenza Così, per dare una risposta concreta a queste necessità e, nello stesso tempo sostenere l’impegno dei volontari che si occupano degli indigenti, il già citato Assessorato del Comune Berico, ha richiesto ai supermercati operanti in Vicenza, di aderire al progetto per la “Raccolta alimentare” per sopperire a questi bisogni. Hanno risposto tredici punti vendita, sparsi per tutto il territorio comunale, che si sono visti invadere da addetti della Protezione Civile, che aveva anche il compito del coordinamento di tutti i volontari che effettuavano il lavoro di cernita dei prodotti alimentari offerti dai clienti, appartenenti ad Associazioni d’Arma, alla Croce Rossa Italiana e ad altre associazioni che hanno aderito; fra questi anche i dipendenti, operai ed impiegati, di una ditta privata. Più in generale sono state le Associazioni ad essere coinvolte nella raccolta e, successivamente, nella preparazione dei pacchi di generi alimentari da consegnare sia agli enti assistenziali, sia alle parrocchie che offrono questo servizio, sia alle famiglie riconosciute bisognose dall’assistenza sociale. Il tutto si è svolto nei giorni 19 e 20 dicembre, con turni di quattro persone ciascuno suddivise nei punti vendita loro assegnati, a partire dalle nove del mattino e terminare alle ore diciannove. Come sempre è stata bellissima e commovente la risposta dei Fanti delle Sezioni vicentine, tanto da inorgoglire il Presidente e la Giunta Federali, per l’ottimo risultato raggiunto dai cinquantasei Fanti che hanno aderito a quest’evento di puro volontariato. Nonostante che la neve caduta nella notte fra venerdì e sabato, non abbia permesso a qualcuno dei nostri d’essere presenti, il sabato mattina all’inizio delle operazioni, abbiamo assicurato la raccolta su undici dei tredici punti vendita previsti. Il giorno dopo poi, domenica 20, altre due delle nostre Sezioni, hanno compiuto il loro servizio, con serietà e professionalità. La settimana dopo le due Sezioni più prossime alla Città, hanno fornito altro personale (dieci Fanti), per la preparazione dei pacchi da distribuire. E’ con orgoglio che dico che abbiamo dato prova di ottima organizzazione e di coordinamento eccellente, di disponibilità, di gentilezza e responsabilità; tutti c’è l’hanno riconosciuto, dai responsabili dei punti vendita, alla Protezione Civile, dall’Assessorato competente e alla gente stessa che ha aderito all’iniziativa. Sono state quattordici le Sezioni che hanno aderito a quest’iniziativa vicentina, e l’entusiasmo che hanno dimostrato di possedere in questa gara di altruismo, la dice lunga sullo spessore dei nostri sentimenti e dei nostri valori, e lo hanno fatto coprendo anche distanze notevoli pur d’essere presenti. Bravi i Fanti, in ogni occasione. Grazie a tutti. Redazione L a crisi economica che ha colpito il mondo intero, non ha come tutti sappiamo risparmiato il nostro Bel Paese, né Vicenza considerata una delle realtà economiche più ricche d’Italia, e ha aggravato i disagi di quelle fasce sociali già deboli prima di questa grave situazione. Non vogliamo dalle pagine della nostra Rivista fare disamine politiche od economico – sociali del pesante momento che stiamo vivendo ma, più semplicemente, introdurre con una certa logica l’argomento esplicitato nel titolo. Tutto nasce verso la prima decade di dicembre, quando gli Enti Morali che si occupano di assistere le persone più bisognose, denunciano all’Assessorato delle Politiche Sociali del Comune di Vicenza, il preoccupante aumento di persone che giornalmente si rivolgono loro per avere un pasto e l’assistenza della quale necessitano. Per molte di queste persone, è divenuto impossibile mangiare almeno una volta il giorno e pur vivendo questo loro stato d’indigenza con molta dignità, sono costretti a rivolgersi per le necessità quotidiane ad Enti ed Associazioni che si occupano di assistenza, spicciola se volete, ma fondamentale per chi ne ha bisogno. Sembra che siano novecento in Vicenza le persone che giornalmente ricorrono a questo tipo d’aiuto, e ne vengono coinvolte sempre più spesso le parrocchie e le circoscrizioni cittadine. Attilio Gomitolo Fanti V I C E N T I N I 13 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Una culla per la Vita Le Patronesse vicentine partecipano al progetto. M Emisfero Patronesse ercoledì 28 ottobre 2009 presso l’Istituto Palazzolo in Santa Chiara di Vicenza è stata inaugurata, alla presenza di autorità civili, religiose e cittadine, la “Culla per la Vita”, promossa dalle Associazioni “Famiglia Si” e “Movimento per la Vita di Vicenza” è sostenuta inoltre da privati ed Associazioni, tra le quali le Patronesse Vicentine dell’Associazione Nazionale del Fante che assieme alla signora Francesca Mantovani, in memoria del marito Marcello, hanno contribuito con una quota considerevole alle spese per l’installazione della culla stessa. Che cos’è la Culla per la Vita? 14 Chi si trova a passare per Contrà Burci vedrà sul cancello laterale dell’Istituto Santa Chiara un’iscrizione: “Non abbandonarmi, lasciami in mani sicure” e, sotto, la disposizione di un’apertura per l’accoglienza in culla termica del neonato. La “Culla per la Vita” è una culla termica, moderna versione dell’antica “Ruota degli Esposti”, operante a Vicenza all’incirca dal 1300 al 1875. E’ realizzata in modo da garantire la sicurezza del neonato e l’anonimato della madre. E’ stata fortemente voluta nella propria “casa” dalle Suore delle Poverelle (Istituto Santa Chiara), le quali ne assicurano la sorveglianza 24 ore su 24. Qualora un neonato fosse deposto nella culla, si attiveranno automaticamente particolari dispositivi di segnalazione che consentiranno un immediato intervento delle Suore stesse per il trasferimento urgente in ospedale. In Italia la prima culla per la vita è stata realizzata a Casale Monferrato nel 1992 ad opera del locale Movimento per la Vita: con quella di Vi- BAR - TABACCHERIA PRIMAVERA RICEVITORIA LOTTO SUPERENALOTTO VIA COGO, 167 - QUARTIERE SAN VITO - BASSANO D/G Fanti V I C E N T I N I M. Maddalena Todeschini cenza sono, oggi, venticinque. La “Culla per la Vita” è un segno di civiltà ed amore. Una società civile, nel terzo millennio, non può accettare che i suoi figli più piccoli ed indifesi, non vedano sempre garantito il primo e più importante diritto umano, il diritto alla vita. Per questo la culla è proposta come l’estremo tentativo di salvare una vita innocente. Esiste una legge in Italia, che permette a tutte le donne di partorire anonimamente in ospedale: ma ancora poche lo sanno o non si fidano. Ecco allora, la disperazione e l’abbandono in un cassonetto. La culla ha anche una funzione profondamente educativa: quand’anche nessun neonato fosse mai accolto dalla sua moderna tecnologia, essa ricorda a tutti che i bambini non si buttano, ma si accolgono. Se una madre sola e disperata sente di non riuscire a crescere il proprio figlio, trova una possibilità concreta ad un abbandono che, quasi sempre, finisce con la morte del piccolo. La culla è il segno tangibile che la società vuole accogliere quel figlio, attraverso le istituzioni e il volontariato. Le Patronesse Vicentine, da sempre attente al sostegno dell’infanzia in difficoltà, hanno colto con favore ed orgoglio, la possibilità di partecipare concretamente alla realizzazione di quest’importante progetto. Esprimono solidarietà alle Suore Poverelle dell’Istituto Palazzolo in Santa Chiara, con riconoscenza per quanto fanno nell’assistenza a situazioni di disagio e marginalità sociale, e nell’aiuto di coloro che sono i “più abbandonati” del nostro tempo. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Le Crocerossine nella Grande Guerra Maria Antonietta Longo tovagliati l telerie toscane l tendaggi l tappezzeria l accessori tende e montaggio rava la sorella Lucia Grassi che, conseguito il diploma, continuò la sua attività curando gli ammalati e i feriti congelati nel crudo inverno 1916 – 17, e per la sua umanità e per il suo altruismo, venne decorata con Medaglia d’Argento al Valor Militare, con la Croce al Merito di Guerra e la Medaglia al ricordo della Guerra. Le infermiere al fronte erano alloggiate, spesso in condizioni di precarietà, come riferisce la Crocerossina Roncoli: “Manchiamo di legna e di mezzi di riscaldamento …. I topi rosicchiano la notte le lenzuola che noi aggiustiamo di giorno …”. Margherita Kaiser Parodi, arruo- tessuti moda perl abbigliamento cerimonia e sposa l Via Casonetto, 12 - locale più ampio e rinnovato stok tessuti firmati l 36050 Friola di Pozzoleone (VI) - Tel. 0444 668265 Fanti V I C E N T I N I Emisfero Patronesse R icordando gli eventi e le conseguenze della Grande Guerra, mi sembra doveroso rivolgere un pensiero al Corpo delle Infermiere Volontarie che con spirito di abnegazione ha operato per lenire le sofferenze dei combattenti e della popolazione. Udine, “capitale della guerra”, nel 1915 vide passare per le sue strade colonne di automezzi per il trasporto di armi e di materiali indispensabili alle fortificazioni campali, e ivi fu organizzato un corso per conseguire il diploma d’infermiera volontaria, al quale s’iscrissero 317 signorine udinesi. Presso l’ospedale militare “Renati” nel 1915, ancora allieva, ope- latasi a 18 anni, Medaglia d’Argento al Valor Militare, morì a 21 anni per una malattia contratta durante il servizio, e fu sepolta nel Cimitero di Redipuglia, unica donna fra centomila soldati, simbolo del sacrificio delle donne italiane nella Grande Guerra. Numerosi sono i diari, i giornali e le raccolte di ricordi delle crocerossine che hanno prestato servizio durante il conflitto mondiale e dopo tanti anni essi rivelano emozioni, sentimenti e paure miste alla drammaticità degli avvenimenti del tempo. Nonostante la sensazione d’inutilità e di sconforto che spesso pervade l’animo delle infermiere, le soddisfazioni non mancano come si può notare nelle parole della sorella Sita Camperio nell’ottobre 1917: “Il Tenente ferito alla spina dorsale migliora miracolosamente con le frizioni. Il cranico sta addirittura bene, Quale soddisfazione quando dei giovanissimi riprendono vita! …”. Nel dopoguerra, le Crocerossine sono state attive e preziose nei momenti di calamità; pronte a portare conforto e a infondere speranza con un sorriso e recentissima è, infatti, la notizia della partenza di un folto gruppo d’infermiere volontarie per l’emergenza terremoto ad Haiti, in soccorso di quelle popolazioni tormentate dal sisma. 15 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 La battaglia del Don Ritirata di Russia - 19 novembre 1942 - febbraio 1943. Storia - Arte - Cultura A 16 partire dall’autunno e fino a maggio 1943, si consuma il calvario dell’ARMIR, la lunga marcia dei nostri soldati nell’innevata e gelida steppa russa. Quell’impressionante calvario incominciò a metà gennaio del 1943, e fu la conseguenza diretta del rovescio subito a nord da tedeschi e ungheresi, e a sud dai rumeni. Più a nord, il 19 novembre 1942, i russi avevano già stretto in una sacca, a Stalingrado, la 6^ Armata tedesca, regalandosi in questo modo la possibilità di rovesciare sul fronte del fiume Don, una forza superiore per uomini e mezzi a quella dell’Asse cha la fronteggiava. Tutto il fronte del Don andò in crisi, i nostri soldati furono pesantemente coinvolti dalla pressione della poderosa macchina bellica dell’Esercito russo. Il 10 dicembre le nostre forze erano disposte da nord a sud in questa successione; le Divisioni Alpine (Tridentina, Julia e Cuneense), due Divisioni di Fanteria (Cosseria e Ravenna), la 298 Divisione Tedesca, quattro Divisioni di Fanteria (Pasubio, Torino, Celere e Sforzesca). Operava in retroguardia la Divisione di Fanteria Vicenza. Questo velo di truppe, così eterogeneo, doveva tenere a difesa un fronte di 300 chilometri (un soldato ogni sette metri), con mezzi altamente inadeguati, senza indumenti adatti a sopportare il tremendo freddo dell’inverno russo ne, tanto meno, cibo adeguato, armi d’accompagnamento sufficienti, rifornimenti e trasporti che sopportino il ghiaccio del Generale Inverno, il miglior alleato 36060 Romano d’Ezzelino (Vi) - Via Nardi, 40 Tel. 0424/570346 - Fax 0424/570396 e-mail: [email protected] www.farronatocostruzioni.it Fanti V I C E N T I N I La Redazione dell’Esercito russo. Il grosso dei nostri soldati è armato con il vecchio fucile ’91, bombe a mano che scoppiando fanno molto rumore ma che se cadono nella neve soffice non scoppiano, fra tutti gli alleati, i nostri non erano certamente i meglio armati. Il nostro Esercito si presenta sul fronte russo con trenta carri “L” (le famose scatolette di latta), assolutamente inadatti a sostenere l’urto dei carri sovietici (i famosi T-34), e i controcarro 47/32 che, letteralmente, fanno solo il solletico alle corrazzature dei tank russi. Solo l’Artiglieria Alpina (Artiglieria da Montagna), ha in dotazione i pezzi someggiabili 75/13 residuati della grande guerra che, armati con granate a carica cava, nella corta distanza dimostrano d’essere un valido supporto alle truppe, ma sono pochi per le necessità di tutti i reparti in linea. L’Artiglieria e vecchia e scarsa, scarsissima quella contraerea che invece sarebbe stata indispensabile vista la supremazia aerea russa. E’ proprio il caso di dire che non c’è possibilità di fare paragoni, di fare confronti fra l’armamento del nostro Esercito e quello dei russi, non ha proprio senso farlo visto il divario di praticità e tecnico esistente. Poche le radio in dotazione alle nostre truppe, vecchie e scadenti quelle che ci sono, che non garantiscono i collegamenti che, effettivamente, non ci sono. Il nostro parco automobilistico assolutamente inadeguato al numero delle truppe in linea e al clima, non annovera fra le sue fila nemmeno un cingolato rivelatosi, poi, indispensabile in quel tipo di terreno gelato dal freddo coperto dalla neve; ne consegue che le nostre truppe si spostano solo a piedi e i giorni della ritirata lo evidenziano drammaticamente. Organizzazione logistica disastrosa, sia per le munizioni sia per i viveri, tanto che per mangiare, i nostri sono costretti a sottrarre grano e patate agli alleati tedeschi. L’Italia è troppo lontana, in tutti i sensi. Non mancavano solo i mezzi ai nostri soldati, ma anche la tecnica militare specifica per quel teatro di guerra, e la fortuna, di sicuro, tanto per parafrasare una frase arcinota, non mancò certo il valore. Non so quanti altri Eserciti, trovandosi nelle stesse condizioni, avreb- bero saputo reagire a quella situazione, armati di un fucile per contrastare i parabellum e i carri armati sovietici, combattendo a 30 – 40 gradi sottozero con una divisa e delle scarpe buone per latitudini molto più calde. Mancavano i generi di conforto, sarebbero stati necessari viveri ricchi di grassi e proteine, invece i nostri giovani erano nutriti a pane abbrustolito e patate bollite che anziché nutrirli adeguatamente, li gonfiavano. A quella distanza dalla Patria, i nostri non hanno nemmeno la possibilità di ribellarsi o di lamentarsi; sperano solo che la guerra finisca presto, non per questo però non combattono. Lo fanno così bene che sono gli ultimi ad essere soprafatti e, di conseguenza, ad iniziare la ritirata. Mussolini li ha inviati a tremila chilometri da casa, li ha praticamente imposti agli alleati tedeschi, sempre per lo stesso scopo con il quale ha dichiarato guerra alla Francia sedersi, cioè, al tavolo dei vincitori con un numero adeguato di morti sui campi di battaglia. Solo la campagna di Russia, nell’inverno 1942 – 1943, ha visto impegnati nelle battaglie dal novembre del 1942 fino al febbraio del 43, 7000 ufficiali e 220.000 soldati che, dopo essere stati falcidiati dai preponderanti mezzi russi, hanno compiuto un’epica ritirata, sopportando tutto l’umanamente sopportabile ed anche di più. Perdite gravissime, esaurimento fisico, assideramento e congelamenti dal numero altissimo, elevato numero di prigionieri internati nei gulag sovietici che hanno mietuto un notevole numero di vittime. Le necessità del Governo Mussolini furono risolte con abbondanza se è vero che la Russia ci costò 84.830 caduti o dispersi e 29.000 congelati, senza contare il numero dei feriti e dei mutilati. Se avete notato leggendo quest’articolo, si parla quasi solo di soldati senza specificarne l’Arma di appartenenza. Lo abbiamo fatto per onorare il valore di tutti; tutti egualmente degni del nostro rispetto, del nostro ricordo e del nostro orgoglio riconoscente per il loro sacrificio. Onore e gloria ai soldati italiani, vivi e morti, protagonisti di quella tremenda guerra che è stata la seconda mondiale. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Il difensore della val d’Astico M (Scheda del volume) alatesta, Il difensore della val d’Astico: il forte di Punta Corbin. La storia costruttiva e bellica di un’opera permanente della grande guerra, Temi, Trento, 2010, p. 328, € 25. Il volume, con le prefazioni del generale Enrico Pino, Comandante del Comando Militare Esercito Veneto, del generale Carlo Maria Magnani Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro e del direttore di Uniformi e Armi Furio Lazzarini, tratta della storia del forte di Punta Corbin. Il libro, 2° della collana storica Le Sentinelle di Pietra, analizza nel dettaglio la storia dei piani operativi, dell’evoluzione dell’architettura militare attraverso i secoli, soffermandosi sul modello costruttivo Rocchi utilizzato, la costruzione utilizzando documentazione dello spionaggio austroungarico, infine la prova del fuoco durante il conflitto mondiale. Il capitolo centrale è quello delle operazioni belliche: si tratta nel dettaglio, giorno per giorno i colpi sparati dalla batteria nel periodo maggio – luglio 1915, il periodo successivo e l’occupazione austroungarica del maggio 1916, quando nel corso della battaglia del Cengio, ci fu la morte in un combattimento dell’irredento triestino Carlo Stuparich, medaglia d’oro al valor militare alla memoria. A corredo del volume, ci sono molte cartine e schizzi inediti che seguono lo sviluppo dei lavori di costruzione della fortificazione, ma anche le operazioni militari e della vita dei militari all’interno di Punta Corbin. L’autore è il dott. Leonardo Malatesta, nato a Malo (Vicenza) nel 1978. Si occupa di storia militare italiana ed europea dell’età contemporanea. Tra i suoi volumi possiamo ricordare Altopiani di fuoco. La Strafexpedition austriaca del maggio – giugno 1916, Istrit, Treviso, 2009; Il dramma del forte Verena: 12 giugno 1915. Nel 90° anniversario dalla distruzione del forte Verena, le sconvolgenti verità provenienti dagli archivi militari, Temi, Trento, 2005; Il forte di Cima Campolongo. La storia di una fortificazione italiana di montagna della grande guerra dell’Altopiano di Asiago, Temi, Trento, 2009; La Altipiani di fuoco La Strafexpedition austriaca del maggio - giugno 1916 L. Malatesta, Altipiani di fuoco. La Strafexpedition austriaca del maggio – giugno 1916, Istrit, Treviso, 2009, € 20. Il volume, edito dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Treviso, tratta dell’offensiva austriaca del maggio – giugno 1916 in Trentino. L’opera, inizia parlando della genesi dell’idea di effettuare l’operazione contro l’alleata Italia, da fine ‘800 fino allo scoppio del conflitto mondiale, soffermandosi sulle dottrine della guerra di montagna allora in voga, sul ruolo del saliente trentino nel teatro strategico di confine e sulle prime azioni belliche nel 1915. Successivamente, si parla dei preparativi dell’offensiva da parte austroungarica, per giungere al nucleo centrale del volume; l’analisi delle operazioni militari. Non è la solita storia delle battaglie, ma si pren- (Scheda del volume) dono in esame vari fattori; quali la funzione dell’apparato logistico, le rimozioni degli alti ufficiali, come il caso del generale Roberto Brusati, comandante la 1ª armata, la giustizia militare, per determinare l’efficienza dello strumento militare italiano nel periodo in esame. In questo volume, vengono utilizzati documenti provenienti dagli archivi militari italiani e privati, come l’Ufficio Storico dell’Esercito, l’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio, l’archivio del generale Pietro Mirandoli, Comandante del Genio della 1ª Armata, fino ad ora sconosciuti. A corredo del libro, ci sono cartine che seguono lo svolgersi delle operazioni e fotografie del fronte. L’autore è il dott. Leonardo Malatesta, nato a Malo (Vicenza) nel 1978. Si occupa di storia militare italiana guerra dei forti. Dal 1870 alla grande guerra le fortificazioni italiane ed austriache negli archivi privati e militari, Nordpress, Chiari, 2003. È il Vice Direttore della Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò e il Direttore del Comitato Scientifico dell’Associazione Culturale Tagliata della Scala e dirige per la casa editrice Temi, la collana storica Le Sentinelle di Pietra. ed europea dell’età contemporanea. Tra i suoi volumi possiamo ricordare Il difensore della Val d’Astico: il forte di Punta Corbin. La storia costruttiva e bellica di un’opera permanente della grande guerra, Temi, Trento, 2010; Il dramma del forte Verena: 12 giugno 1915. Nel 90° anniversario dalla distruzione del forte Verena, le sconvolgenti verità provenienti dagli archivi militari, Temi, Trento, 2005; Il forte di Cima Campolongo. La storia di una fortificazione italiana di montagna della grande guerra dell’Altopiano di Asiago, Temi, Trento, 2009; La guerra dei forti. Dal 1870 alla grande guerra le fortificazioni italiane ed austriache negli archivi privati e militari, Nordpress, Chiari, 2003. È il Vice Direttore della Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò e il Direttore del Comitato Scientifico dell’Associazione Culturale Tagliata della Scala e dirige per la casa editrice Temi, la collana storica Le Sentinelle di Pietra. Fanti V I C E N T I N I Storia - Arte - Cultura il forte di Punta Corbin. 17 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 .. come muli di Virginio Zonta Continua Passo Dal Bolò, 9 dicembre, posto di blocco, settore 3^ Compagnia. Siamo in prima linea, abbiamo dato il cambio alla Divisione Camicie Nere 20 Ottobre; alla notte si dovranno tenere gli occhi aperti. 20 dicembre, in questi dieci giorni abbiamo cambiato posto diverse volte. Su in monte, a valle e viceversa, però sempre nella stessa località. Ciò perché se la posizione piace al Generale di Brigata, non va a quello di Divisione e così pure è per quello di Corpo d’Armata. Così tutti i giorni: portare sassi per fare i fortini. 25 dicembre, Natale. Non succede tanto facilmente di fare il mietitore la Vigilia di Natale. Solita calma: tutti i giorni gli aereoplani tempestano di bombe la zona dell’Amba Aradan. Questo passaggio del diario del Fante mitragliere Zonta, mette ancora una volta in evidenza, con una critica nemmeno tanto velata, la dilettantesca disorganizzazione e, peggio ancora, l’ineficenza dei nostri comandi. Condisce le sue riflessioni con l’ironia ed il sarcasmo tipico dei nostri soldati costretti a subire situazioni che anche un “neofita” condannerebbe, senza però poterle denunciare. 1 gennaio 1936, XVI° anno dell’era fascista. Solita calma, Non credevo che in prima linea si facesse una vita così calma. Qualche ricognizione e qualche allarme senza importanza. Ieri il nemico ci ha fatto sapere che ci ributterà in mare: strani auguri per Capodanno ma, come disse il nostro Colonnello, sarà lui che annegherà in un mare di sangue. Incomincia bene. Alle due del mattino ho dovuto alzarmi per servizio del signor Tenente, strano, proprio nell’ora che a casa si festeggia il nuovo anno! Ma grazie a Dio per un mese tutto bene. 9 gennaio, dopo un mese di vita beata in prima linea, abbiamo avuto il cambio. Ci sostituisce il 16° Fanteria. Si vede che bisogna dividere la gloria e anche le comodità. Siamo tornati a Sciafat, a destra del campo d’aviazione di Macallè. Il Reggimento riunito per noi significa noiosa vita di caserma. 11 gennaio, Manovra fatta a due passi dalle linee completamente disarmati. Siccome il nemico non si fa vedere, un nostro Plotone ha dovuto fare da nemico. Quando occorre il Fante si arrangia in tutto. 12 gennaio, il Battaglione si è portato vicino al campo d’aviazio- ne. Di questa località non mi resta che il ricordo di una buona mangiata fatta di sera, sotto la tenda, a base di “passito e panettoni Motta”. 17 gennaio, ci siamo nuovamente riuniti al Reggimento. Ritirati il materiale e una coperta, ci diedero altri due pacchetti di cartucce. 18 gennaio. Questa sera siamo partiti; ci fermiamo dopo quattro chilometri, cioè a Enda Jesus. Qui passiamo la notte senza piantare le tende. Intanto, dal 12 al 20 gennaio, a Ganale Doria, ben più a sud di Macallè, il Generale Graziani entra a Negheli, una delle roccaforti dei Ras. 19 gennaio, questa mattina siamo partiti per l’avanzata sullo sperone del Calaminà. Noi siamo di rincalzo al Battaglione 527 che è di riserva . Abbiamo camminato fin verso le quattordici, conquistando un buon tratto di terreno. Noi che eravamo di riserva, non abbiamo incontrato che poche difficoltà. Però i reparti avanzanti dovettero sostenere una dura resistenza. Dopo un’altra notte passata senza tende, anziché ripartire ci sistemiamo a difesa: fortino e molte altre seccature. Si sentono ancora sparare le mitragliatrici, spece di notte. Diversi feriti alla IV Compagnia che dovette sostenere il maggior urto. Alla redazione dei Fanti Vicentini Storia - Arte - Cultura dr. GiuseppeFanti, Zonta dirigente scolastico ed Assessore Comune di Tezze sul Brenta Tezze sul Brenta 07/ 01 / 2010 Carissimi Patronesse e Simpatizzanti, 18 C i permettiamo di pubblicare la lettera che il dr. Giuseppe Zonta di Tezze sul Brenta, figlio del Fante Virginio del quale pubblichiamo, purtroppo a puntate, il suo diario di guerra riguardante la campagna d’Africa 1935 – 36 alla quale ha partecipato, ha voluto inviarci. Siamo convinti che l’amore filiale che traspare dalle parole del dr. Giuseppe, siano uno spaccato di valori sia figliali, sia paterni, dei quali nella società odierna si è persa traccia o la si vede poco. Gentile Direttore, sono venuto a conoscenza da parte del vostro fiduciario di zona di Tezze sul Bren- Fanti V I C E N T I N I ta, signor Francesco Cerantola, della pubblicazione a puntate del diario di guerra, indicato in oggetto, campagna d’Africa 1935 / 36 del Fante Virginio Zonta, il mio carissimo papà. Sono ad esprimerle tutta la mia riconoscenza e stima per aver onorata la memoria di un soldato semplice, ma figura emblematica di un delicato periodo della nostra recente storia. Persona umile, schiava della guerra, più felice di imbracciare la “vanga” piuttosto che il “fucile”ma ligia al dovere, alla chiamata della Patria. Patria che ha servito per ben sette anni partecipando oltre alla campagna d’Africa, a quella d’Albania, della Grecia e per volontà divina (improvviso ed inspiegabile forte mal di ventre, con conseguente ricovero in ospedale senza alcun intervento), risparmiato dall’infelice spedizione russa. Nel 4° numero di dicembre 2009, l’editore della puntata commentando un passo del diario, stupito si chiedeva chi poteva essere “L’AGRARIA”, che aveva reso di buon umore con la sua missiva il Fante in una uggiosa domenica di novembre: era semplicemente la ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 efficace nella comunicazione. Le dico soltanto, signor Direttore, di aver avuto la fortuna di avere un padre “illuminato”, che ha dato a tutti noi figli la possibilità di continuare gli studi e di arrivare, molti di noi, a conseguire il dottorato. Per un “contadino”che aveva solo tre campi di terra, era un impegno snobbato da molti, ma sem- Adua un grande evento sfumato dal tempo I l primo marzo del 1896, nei valloni che si spiegano a Nord-est di una piccola località Abissina chiamata Adua, oltre 4000 Soldati Italiani erano morti combattendo in un impari lotta contro le armate di Menelich II Negus Neghest dell’Abissinia. Morti con loro, erano un pò anche i primi sogni di grandezza della giovane Italia di quel fine secolo. Un giornalista dell’epoca Alberto Pollera descrisse così l’immensa strage “Ossa di valorosi ignoti dovettero esser dapprima riunite sotto una gran tenda ove il mucchio crebbe, crebbe fino ad occuparla tutta”. Vennero citati i nomi dei gloriosi reparti, Brigata Alberatone, Brigata Ellena, Brigata Da Bormida, e i nomi degli Eroi come il Tenente Luigi Bocconi, del Principe Agostino Ghigi, del Tenente Colonnello Menini, del Tenente Sacconi. Quella terribile battaglia si era svolta secondo i modi della guerra romantica, come un’appendice alle gesta Risorgimentali. Tentando l’estrema resistenza sulle colline del “Zeban. Daarò” il Comandante del Corpo di Spedizione Italiano Generale Barattieri, fatta spiegare una grande Bandiera, con la sciabola in pugno chiamò a sé Ufficiali e Soldati ordinando “Ecco il Tricolore! Difendetelo”. Al grido di “Viva l’Italia” i vivi superstiti risposero all’appello raggruppandosi attorno a Lui, pressati dal numero stragrande degli Abissini. Uscito indenne, il Generale venne in seguito accusato di avere por- Everardo Sperotto tato alla sconfitta le truppe al suo comando, e processato nel Giugno dello stesso anno all’ Asmara, concluso con una dichiarazione di “Non farsi luogo a procedimento contro il medesimo per inesistenza di reato”. Agli sconfitti alcuni vollero negare la Gloria. Gli avversari di Crispi, italiani e stranieri parlarono anche di viltà. Contro questa calunnia insorse anche la Regina Margherita, che così scrisse “Che paese sciocco che siamo in molte cose. Si dovrebbe fare delle grandi feste a tutti quelli che tornano, ma per la gretta paura di confondere la questione Africana col valore dei Soldati che hanno onorato l’Italia, si lasciano tornare quei prodi come venissero da una passeggiata, ed invece benché vinti, si dovrebbero ricevere come trionfatori, tutti, dagli Ufficiali sino all’ultimo Soldato”. Quasi 40 anni dopo, a metà degli anni 30, l’Italia riprese la sua “Avventura Africana” pubblicamente annunciata da Palazzo Vanezia la plicemente “eroico”. Ringrazio ancora Lei per la scelta operata, che fa onore alla sua Associazione – ho appena aderito alla campagna tesseramento del vostro fiduciario di zona – e sono certo che avrà piacere di ricevere la precisazione che le consente di sciogliere un autentico enigma. Cordialmente. sera del 2 Ottobre 1935 davanti a una folla oceanica osannante. Già il giorno 6 dello stesso mese il II Battaglione del 84^ Reg. di Fanteria della Divisione “ Gavinana” occupava la tristemente nota Adua. Le ultime resistenze degli Abissini attestati a “Passo Gasciòrchi” erano state debellate dopo un’ora di combattimento. Curioso il fatto che oltre alla cattura di armi di provenienza Europea, comprese delle mitragliatrici, al campo del Ras Sejum si rinvennero anche due fonografi a valigia. In Italia la notizia della “riconquista”, come si amava dire, di Adua suscitò entusiasmi provocando il frenetico incrociarsi di messaggi epistolari e telegrafici. La Signora Luigia Barattieri Consanti, sorella del Generale Barattieri, inviò da Riva del Garda al Capo del Governo il seguente messaggio “Duce”, alla riconquista di Adua rompo il doloroso silenzio di Quarant’anni di attesa per gridare alta eterna gratitudine al vendicatore di mio fratello e dei suoi valorosi commilitoni”. Ormai 75 anni ci separano da questa accorata missiva, e 114 dalla più grande battaglia Coloniale di quel secolo, culmine di un momento storico affascinante quanto misterioso, di cui si sta perdendo la memoria. birra ingross 36050 belvedere di tezze sul brenta (vi) via sole, 64/A tel. 0424/561000 - fax 0424/561587 www. birraingross.it IMPORTAZIONE E DISTRIBUZIONE BIRRE NAZIONALI ED ESTERE Fanti V I C E N T I N I Storia - Arte - Cultura sua fidanzata, la Maria Scattola che sarebbe diventata sua moglie proprio al ritorno della campagna d’Africa, che gli ha dato ben nove figli, di cui io sono il terzo. Siamo cresciuti in anni difficili ma ricchi d’amore, di attenzione, temprati da quei valori che traspaiono nel diario del soldato semplice, i cui appunti hanno la valenza di un quadro fotografico immediato, ed 19 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Calisto Zovico Ricordi di guerra Redazione 20 CONSOLIDAMENTO PARETI ROCCIOSE Fanti V I C E N T I N I Sede Operativa: 36020 Solagna(Vi) - Via Montegrappa,7 Tel. 0424 558330 - Fax 0424 817780 www.gheller.it - [email protected] Storia - Arte - Cultura A ll’età di ottantasette anni, il nostro Calisto Zovico ha sentito il bisogno di affidare ad un libricino le vicende della sua vita, certamente unica proprio perché sua, che comprende anche il periodo del servizio militare svolto durante la seconda guerra mondiale. Ne proponiamo uno stringatissimo riassunto, anche per onorare un Fante Combattente del quale siamo onorati di avere l’adesione alla nostra Associazione da molti anni. Egli è socio della Sezione di Vicenza. Il nostro Calisto nasce a Torri di Quartesolo (Vi), il 16 dicembre 1923 e, un anno dopo la famiglia si trasferisce a Quintarello, dove rimane cinque anni per terminare i suoi spostamenti a Quinto Vicentino. Il padre Calogero, classe 1892, reduce della guerra d’Eritrea, partecipa anche alla prima guerra mondiale e nel 1916 è a combattere in Pasubio, partecipando agli assalti sul “Dente” austriaco dove rimane ferito e, conseguentemente, viene ricoverato all’O.M. di Torino. Pluridecorato per gli atti di valore compiuti, congedato, per mantenere la famiglia esercita il mestiere del muratore lavorando, come usava a quel tempo, da marzo ad ottobre quando, cioè, il tempo e il clima lo permettevano. Negli anni trenta frequenta la scuola, che rispecchia il clima politico dell’epoca, con gli indirizzi scolastici dettati dal regime. La salute non gli permette di frequentare assiduamente; viene, infatti, colpito in modo grave dal tifo (petecchiale?) che, oltre alla scuola non gli permette di ricevere il Sacramento dell’Eucarestia assieme ai suoi coetanei. Lo riceverà l’anno successivo quando, una volta guarito, può partecipare al catechismo. Primo di sette fratelli, a tredici anni andò a fare il garzone di un panettiere, lavorando in quella panetteria fino al giorno nel quale partì per il servizio militare. Fare il soldato, gli sembrò un miglioramento della dura vita alla quale era costretto dal lavoro di fornaio, con alzate molto prima dell’alba, senza nessuna giornata di riposo, nemmeno nei giorni di festa. Queste le tappe iniziali per la sua entrata in caserma; il 16 dicembre 1942 compie diciannove anni, il 5 gennaio 1943 si presenta al Distretto Militare di Vicenza e il 6 gennaio entra nella caserma dell’ottantesimo Reggimento di Fanteria della Divisione Pasubio, fra le prime ad essere inviata in Russia fin dal 1941. Patì anche lui gli scherzi goliardici (nonnismo) dei commilitoni più anziani, e uno di loro più rude degli altri, vedendolo ancora così fanciullo gli chiese: ”Ragazzo, hai fatto a tempo a conoscere tua madre?”, frase che al momento lui non capì e non lo sconvolse più di tanto. Incomincerà subito il periodo d’istruzione militare, perché era previsto che in marzo dovevano essere mandati in Russia a rinsanguare i due Reggimenti della Divisione Pasubio duramente provati su quel lontano fronte. Ma la sacca di Stalingrado e la Battaglia del Don, consigliarono ai nostri comandi di non inviare più nessuno in Russia. Il 9 giugno 1943 furono mobilitati e rientrarono a Mantova per prelevare il materiale reggimentale e la Bandiera, raggiungendo la destinazione assegnata, Sala Baganza (Pr), per ricostituire l’80° anche con i pochi reduci di tre gloriose Divisioni di Fanteria sciolte dopo il loro rientro dalla Russia (Torino – Vicenza – Sforzesca). Solite esercitazioni militari giornaliere e alla sera libera uscita. “Io che nel frattempo avevo fatto conoscenza con un fornaio del posto, andavo da lui a fare qualche infornata di pane, ricevendone in cambio qualche pagnotta che distribuivo anche agli amici”. Il 29 giugno li radunarono in piazza per la partenza verso il sud; il loro comandante Amilcare Simeone tenne, per la circostanza speciale, un breve discorso nel quale fra le altre cose disse: “Ora tocca a noi, sappiamo che il nemico ha aerei, carri armati e cannoni, ma il mio Battaglione ha i c……. di ferro. Due giorni dopo arrivano a Sparanise, vicino a Teano, e per la prima volta, incuriosito, vede i contadini battere il grano con i bastoni per rompere le spighe e farne uscire i chicchi di frumento. Dopo dieci giorni dal loro arrivo, raggiunsero con una lunga marcia di quaranta chilometri, la nuova destinazione, Cancello Arnone, sul fiume Volturno in zona di bonifica. Il posto nel quale Calisto e il suo plotone svolsero il loro servizio, era un crocevia di quattro strade di comunicazione molto importante, Castelvolturno, Villa Literno, Grazzanise e Capua Vetere. Fino a Settembre l’unità partecipò a tutte le operazioni di guerra nello scacchiere del Mediterraneo. A metà agosto contrae la malaria ed è ricoverato all’O. M, di Caserta, dove patisce la fame, la fame vera, il rancio di mezzogiorno era costituito da settanta grammi di pane e da una scodella di minestra cotta senza sale. In quel periodo, suona- va molto spesso l’allarme aereo e per sfuggire ai bombardamenti si rifugiavano sulle vicine montagne, dove trovavano della frutta, in particolare cachi, che diventavano la loro cena. Arriva l’otto settembre e la notizia dell’armistizio; gioia, paura, speranza euforia e sbandamento, sono le sensazioni di tutti. Dopo qualche ora un confuso rumore di camion e carri armati che si dirigono verso Napoli; rumore che si ripete anche nei giorni successivi: erano i tedeschi in ritirata. Ben presto incominciarono gli scontri fra Inglesi e Tedeschi e all’ospedale iniziarono ad arrivare i feriti, molti feriti. I tedeschi piazzarono i loro cannoni nelle vicinanze dell’ospe- dale stesso e la battaglia continuò cruenta. Con uno stratagemma il nostro Fante riuscì a farsi dimettere dall’ospedale, e munitosi di una cartina geografica, scelse di dirigersi verso l’Adriatico, sotto una grandinata di colpi dei cannoni tedeschi che tentavano di imporre la loro visione della guerra. “Assieme a due colleghi, uno di Bari e l’altro di Foggia tentammo la fortuna, portandomi dietro quel poco che avevamo, per me fra le poche cose, un santino della Madonna di Monte Berico”. Superarono posti di blocco tedeschi, non senza paura, ed andando verso est arrivarono alla ferrovia, dove trovarono binari e carrozze distrutti, scoprirono che la ferrovia era vicina all’ospedale di Nocera Inferiore. Furono tanti e diversi gli episodi che il nostro Fante visse in quel momento di caos, mangiando quando trovava qualcosa da mettere sotto i denti, dormendo poco e camminando molto. Bombardamenti, pattuglie tedesche molto pericolose, fucilate e mitragliamenti aerei, senza soldi in tasca che a causa dello sfacelo causato dall’armistizio non sono arrivati, e con la prospettiva di finire in qualche campo di prigionia. Dopo qualche giorno di viaggio, Calisto e i suoi amici arrivano ad Avellino, superando con molta trepidazione e molta fortuna, le postazioni di cannoni e della contraerea tedesca, disseminate attorno alla città e mimetizzate fra le viti. Dopo Avellino piena di truppe tedesche, si diresse verso Benevento e, quindi, Pietrelcina dove mangiò qualcosa alla mensa di un prete (lui pensa potesse essere Padre Pio), che distribuiva un piatto di minestra ai molti sbandati che passavano per il suo convento. Riuscì a prendere un treno per Campobasso, e poi a piedi per Larino, Termoli e Pescara, un po’ a piedi, qualche tratto in treno, con alterne vicende e parecchie paure; poi Montesilvano, Rimini, Ravenna e Ferrara. Nella stazione di Ferrara, fortuitamente riuscì a salire su di un treno diretto a Padova, sistemandosi sul tender (il vagone del carbone); era il 20 settembre, aiutato da un ferroviere che lo avvisò al momento opportuno salì su di un “merci” che arrivava a Vicenza passando per Grisignano di Zocco e Lerino dove gli consigliarono caldamente di scendere, perché alla stazione di Vicenza i tedeschi arrestavano tutti quelli che erano giovani e in divisa. Da quel giorno e per il resto della guerra fu uno sbandato come tutti gli altri dopo l’otto settembre. Ancora oggi lui ringrazia la Madonna di Monte Berico perché si sente un miracolato ed è convinto che senza il suo aiuto, non sarebbe arrivato a casa. Poi la vita normale di tutti i giorni, con il lavoro (fornaio), la famiglia e i figli, e tutte le implicazioni del vivere. Fanti V I C E N T I N I Storia - Arte - Cultura ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 21 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Monte Piana ieri e oggi Gianni Lazzari Attilio Gomitolo Storia - Arte - Cultura N 22 ello scorso numero abbiamo riassunto una buona parte della storia del Monte Piana nella Prima Guerra Mondiale, storia di battaglie, sofferenze, e morti, che durante i quarantun mesi del conflitto, ha visto anche qualche episodio di cavalleria fra i belligeranti che, altrimenti, si combattevano con decisione. Questo Reggimento, il 55°, che con il gemello 56° formava la Brigata Marche nella quale militavano molti trevisani, fu da subito duramente impegnato sul Monte Piana nelle vicinanze della bellissima Cortina d’Ampezzo. Continuiamo la seconda parte del racconto di una delle tante cerimonie che annualmente si svolgono in quei meravigliosi posti che sono le Dolomiti, a cura della Federazione di Belluno, alle quali partecipa spesso anche l’autore del presente articolo, Gianni Lazzari Fante d’Arresto, che al tempo dei fatti narrati, era Assessore, di un importante Comune del circondario…. Un pensiero è volato a quei lunghissimi inverni con metri di neve, con uomini rintanati come talpe tra i sassi e le buche ad affrontare il ghiaccio, il vento, la neve che accecava, il freddo che penetrava nelle ossa, la pioggia che tutto infradiciava, la fame, la sete, le pallottole, le granate, la morte, le agonie, le ferite mutilanti e, nelle lunghe ore di veglia in attesa Fanti V I C E N T I N I dell’alba, il pensiero ai cari a casa. Sacrifici immani ed inimmaginabili in tempo di pace. Curzio Malaparte che si arruolò nella grande guerra a diciassette anni come volontario nella “Brigata Alpi”, nella quale si arruolarono anche i cinque nipoti di Giuseppe Garibaldi, ebbe a scrivere: ”Avanti figlioli! E la Fanteria va avanti. Lenta, inesorabile, senza volontà, ma non come un gregge. Il gregge cammina senza capire; la Fanteria capisce, ma non vuol sapere. Che importa sapere perché si muore? Bisogna morire”. Tra le due guerre, gli ex combattenti del 55° Reggimento di Fanteria della Brigata Marche, che avevano sostenuto il peso maggiore nelle battaglie sul Piana, espressero il desiderio di erigere una Cappella, una Chiesetta, in un’area prossima all’attuale Rifugio Bosi, in memoria dei loro commilitoni Caduti. La Chiesetta fu consacrata solamente nel 1967 ed intitolata a Maria Santissima della Fiducia. Nel piccolo campanile vibrano i rintocchi della campanella di bronzo dedicata a tutti i Caduti sia italiani sia austriaci. Al suo interno, un bassorilievo di legno con la Madonna delle Trincee, affiancata da un soldato austriaco e uno italiano. Ai piedi dell’altare, una pregevole corona di ferro battuto di foglie d’alloro e quercia, donata nel 1997 dal cavalier Angelo Ceccotto in nome della Federazione dei Fanti di Belluno. Là ebbe fine la cerimonia con l’attenti, la deposizione di una corona d’alloro ai combattenti di ogni arma, nazione e fede, cui seguì un soffuso e mesto “Signore delle Cime”. Invito chi dovesse passare per il lago di Misurina, di non privarsi del salire i cinque chilometri di strada per raggiungere il Monte Piana. Lo si fa a piedi od usufruendo del servizio navetta, Sarà un pellegrinaggio dovuto al ricordo dei nostri predecessori che hanno vestito la divisa nella Grande Guerra. Il mio nonno paterno, Angelo, era servente al pezzo, di un cannone che sembrava “sparasse alle stelle”, posto sui tremila metri della Cima Grande di Lavaredo. Il Monte Piana e le Tre Cime di Lavaredo distano tra loro meno di 4 km. in linea d’aria, erano allineati sul medesimo fronte ed in reciproca vista. Un’ultima annotazione, annualmente e nella prima domenica di settembre, si celebra sul Piana una grande cerimonia, normalmente con la presenza di un Picchetto Armato, del Gonfalone del Comune di Treviso, azzurro e bianco non casualmente, come le mostrine della Brigata Marche. Nel 1997 in qualità di Assessore, rappresentai il Comune di Treviso alla cerimonia di quell’anno; non mancarono nemmeno i rappresentanti della Provincia di Belluno, dei Comuni di Auronzo e di Dobbiaco, che hanno la proprietà geografica del Monte. Sono inoltre sempre presenti le Associazioni d’Arma italiane e austriache con la Croce Nera e i Kaiserjager. Un Invito a tutti per non dimenticare. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 ... Addio alle Armi Mitragliatrice “Breda 37” 40 anni di onorato servizio A gli inizi degli anni 30, le modifiche e gli studi sviluppatesi da modelli precedentemente commercializzati, portarono la “Breda” alla realizzazione della migliore mitragliatrice Italiana della 2° Guerra Mondiale, la Mod. 37, che ufficialmente entrò in servizio col nostro Esercito nel 1939. La “Breda 37” è un’arma robusta e affidabile, camerata per la cartuccia Cal. 8x59, funziona a sottrazione di gas con otturatore oscillante. L’alimentazione avviene attraverso piastre da 20 colpi, inserite di lato da sinistra, che se accostate tra loro consentono un tiro continuato, e i bossoli dei colpi sparati vanno automaticamente reinseriti nelle piastre stesse utilizzate. La canna, caratterizzata dall’avere un notevole spessore e quindi molto pesante (8 Kg.), consente raffiche prolungate senza necessità di sostituzione frequente della stessa (è comunque smontabile con estrema facilità) ad una cadenza di 450 colpi al minuto. Il suo utilizzo è semplice, per caricare e sparare arretrare e riportare avanti il carrello di armamento, aprendo così l’otturatore e comprimere la molla di recupero. Introdurre con decisione il caricatore nell’apposita apertura del castello, sganciando così parzialmente la massa dell’ot- Everardo Sperotto turatore che si aggancia alla leva di scatto. Togliere eventualmente la sicura, portando il nottolino sulla lettera “F”, e premere il bottone di sparo. I 20 colpi della singola piastra, ovviamente, vengono “bruciati” in 3 secondi quindi era ordine imperativo “raffiche brevi!”. L’arma completa arriva a pesare poco meno di 20 Kg. , il treppiede quasi altrettanto. Se si può fare una critica ad un’arma così riuscita è sicuramente il sistema di alimentazione per il quale necessitava la presenza di un secondo addetto. Oggi tutto ciò non è più accettabile, basti pensare alle Mitragliatrici multiruolo alimentate a nastro; ma non dimentichiamo però che alla fine degli anni 70 le nostre postazioni sulla Frontiera Orientale erano ancora armate con la “Breda 37” e chi ha prestato servizio nella Fanteria d’Arresto certamente se le ricorda. N ell’immediato primo dopoguerra, il Regio Esercito avvertiva la necessità di inserire nell’organico della squadra fucilieri, una mitragliatrice leggera, per un maggiore supporto di fuoco e che consentisse allo stesso tempo, la migliore mobilità al reparto. Il primo modello fu la Breda mod. 24 cal. 6,5 che dopo alcune modifiche al sistema di raffreddamento della canna, fu denominata “Tipo 5 C” ma non soddisfacendo ancora le esigenze d’uso, gli esemplari fino ad allora costruiti, furono destinati ai reparti coloniali, e al corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza. La “Breda 5C” venne presto trasformata, modificando anche il si- stema di sostegno, e classificando così l’arma come fucile mitragliatore “Breda” 30, unica arma del genere dell’Esercito Italiano durante la 2A Guerra Mondiale. Camerata per la cartuccia 6,5 x 52 è alimentata attraverso un serbatoio fisso, caricabile con moduli in lamierino da 20 cartucce, funziona a canna e otturatore rinculanti solo tiro automatico, a circa 450 - 500 colpi al minuto. La canna si sostituisce rapidamente in soli 10 secondi. La “Breda 30” fu la prima ad utilizzare questo sistema di ricambio rapido, ma nel complesso fu un’arma poco soddisfacente. Il suo meccanismo richiedeva cartucce lubrificate durante lo sparo, dando luogo sovente ad inconvenienti con la sabbia e la polvere che l’olio stesso introduceva. Fanti V I C E N T I N I Storia - Arte - Cultura “Breda 30” il primo fucile mitragliatore del Regio Esercito. 23 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Bolzano Vicentino 3° Raduno zonale dei Fanti. D a tre anni i Fanti di Bolzano Vicentino organizzano il Raduno annuale della Zona 4, per ricordare così “quelli” che ci hanno preceduto nella testimonianza dei sacrifici compiuti dai soldati nelle due guerre mondiali. Anche quest’anno il 19 e il 20 settembre 2009, si è svolto l’ormai tradizionale incontro dei Fanti, con due giorni di festa incominciati sabato 19 con la recitazione al teatro parrocchiale della Antonio Mateazzi commedia brillante “La cara salma”, della compagnia teatrale “I Salta Fossi”. L’ingresso gratuito, ha permesso di devolvere le offerte raccolte a fine spettacolo, all’Associazione Fonos di Bolzano Vicentino. Domenica mattina, dopo il raduno e la sfilata partita da piazzale Oppi, don Roberto Pieri ha celebrato la Santa Messa nella chiesa parrocchiale per tutti i Fanti, vivi e defunti con un particolare ricordo ai sei Paracadutisti Dueville per l’AISM Moreno Perdoncin dalle Sezioni C 24 ome ogni anno, e siamo convinti che diventerà una piacevole tradizione, la Sezione di Dueville si è attivata con i suoi uomini e le sue donne più sensibili, per presentare nelle postazioni preparate allo scopo, i sacchetti di mele dell’AISM che posti in vendita, con il ricavato permettono di finanziare le attività giornaliere di questa benemerita Associazione di volontariato (l’AISM), e la ricerca di una cura per combattere la sclerosi multipla, questa malattia subdola altamente debilitante. Buono il successo dell’iniziativa dell’AISM, dovuto alla partecipazione dei cittadini che magari, senza acquistare le mele, lasciavano ugualmente un’offerta da destinare allo scopo, aderendo ugualmente così alla raccolta stessa destinata alla suddetta Fanti V I C E N T I N I ricerca. Le mele ordinate sono ben presto finite, anche se la richiesta di prodotto fatta quest’anno, è stato molto superiore a quella dell’anno morti a Kabul, nel terribile attentato di qualche giorno prima. Erano presenti sedici Sezioni vicentine con le loro Bandiere, alcuni Gagliardetti Alpini, il Labaro dell’Associazione AIDO, dei Donatori di sangue e dei Combattenti e Reduci di Lisiera e Bolzano Vicentino e dei Bersaglieri. Finita la Santa Messa e riformato il corteo, la sfilata ha raggiunto il Monumento ai Caduti nel piazzale del Municipio, dove dopo la deposizione della rituale corona d’alloro in onore di tutti i militari e i civili morti nelle ultime due guerre, ci sono stati i saluti delle autorità. Erano presenti il Sindaco, il Presidente della Sezione, il Capo Gruppo della Zona 4 cav. Gastone Campiello e il Vice Presidente Vicario cav. uff. Raffaele Cecchin. Finita la cerimonia ci siamo ritrovati sotto il capannone parrocchiale, dove il Comitato feste di Bolzano Vicentino, aveva preparato un delizioso pranzo per tutti i partecipanti. La cerimonia è stata allietata ed accompagnata dalla Fanfara dei Bersaglieri di Sandrigo, intitolata a Luigi Imelio. I Fanti di Bolzano Vicentino e il loro Presidente, ringraziano per la collaborazione l’Amministrazione Comunale, la Pro Loco ed il Gruppo Alpini di Bolzano Vicentino. prima, e il ricavato supera di parecchio, proprio per merito delle offerte, l’entrata prevista dalla vendita. L’anno prossimo richiederemo ancora più prodotto, e cercheremo d’essere presenti anche nelle Frazioni del Comune di Dueville sperando, come sempre, nella sensibilità della gente. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Un 2009 fitto d’iniziative L a Sezione di Costabissara – Caldogno, anche quest’anno ha presentato alla popolazione dei due Comuni, i mercatini di Natale, che hanno lo scopo di raccogliere fondi da destinare all’Associazione “Città della Speranza” che finanzia la ricerca sulle malattie e le conseguenti cure, per i bambini colpiti da patologie rare. Iniziati la sera di sabato 29 novembre che il tempo non era certo dei migliori, alla ripresa del mattino successivo, il cielo non prometteva niente di buono, ma le nostre Patronesse non si sono lasciate scoraggiare, e con l’usuale maestria che le contraddistingue, hanno esposto i loro lavori in bella mostra sui tavoli, per invogliare le persone che si presentano ad acquistare o a fare qualche offerta, dopo la Santa Messa. La domenica mattina è stata allietata dalla presenza della Presidente Provinciale delle Patronesse signora Francesca Mantovani, subentrata alla signora Maria Maddalena Todeschini, dimessasi per motivi famigliari. E’ venuto a trovarci anche il Presidente della Federazione di Vicenza cav. Attilio Gomitolo, che ha salutato tutti a nome suo e della Giunta Provinciale, augurando buon lavoro e molte soddisfazioni, e quelli più calorosi per le imminenti festività di fine anno. Era presente anche la signora Gabriella Rigoni, nostra concittadina, autrice di un libro di fiabe per i bambini, “I Cantastorie”, che la Città della speranza stampa, per ampliare anche attraverso questo settore, la raccolta di fondi per la ricerca. E’ venuta a farci visita la signora Gabriella e ha anche contribuito, spronandoci ed incoraggiando le Patronesse, a continuare nel loro impegno altamente meritorio. La giornata è continuata con entusiasmo anche se, come vuole la consuetudine, alle nostre feste e alle nostre iniziative, non manca mai un po’ di pioggia che, in serata, è arrivata gelida e abbondante. L’otto dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, l’iniziativa in favore della ricerca sulle malattie rare dei bambini, è stata riproposta a Motta, davanti alla chiesa della Frazione, che nonostante il brutto tempo, ha registra- Nadia Giacumuni - Lorenzo Santuliana to una buona partecipazione dei residenti. E’ finito il tredici dicembre quest’impegno sociale e di solidarietà, con la vendita dei giocattoli messi a disposizione dalle ditte produttrici, che i Fanti di Costabissara – Caldogno, hanno riparato e rimesso in funzione. Nonostante il maltempo, i tanti inconvenienti e il freddo patito, il risultato complessivo è stato buono, tanto da pensare già con entusiasmo all’impegno del prossimo anno. Il lavoro, coordinato dalle Patronesse Elisa e Nadia, è stato di stimolo alle altre amiche che hanno collaborato con vera partecipazione e, grazie a loro, il “Gruppo” si è veramente rafforzato. Il Presidente, orgoglioso dei suoi uomini e delle sue donne, ringrazia tutti per la collaborazione e si augura che continui con generosità, per raggiungere nel tempo altri risultati e nuovi traguardi. Ma la Sezione di Costabissara – Caldogno, non è solo impegno per la Città della Speranza, anche se meritorio, ma tutta una serie d’iniziative e di presenze davvero notevole. Da quattro anni, infatti, si occupano della pulizia di Piazza Europa a Caldogno, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Durante l’estate hanno partecipato numerosi al progetto dell’Amministrazione chiamato “Esperienze Forti”, seguendo ed organizzando alcuni ragazzi impegnati nel riordino degli spazi pubblici e delle aree verdi. A Costabissara è continuato il servizio di trasporto offerto alle persone non più autosufficienti e la manutenzione della riva boscosa e del Piaz- dalle Sezioni Costabissara - Caldogno zale del Fante nonché la manutenzione del Monumento a Padre Kolbe, il protettore degli Ex Internati, per i quali organizziamo il Raduno Provinciale. Poi la festa di primavera, organizzata assieme ai commercianti denominata “Incontri in Villa”, assieme all’Associazione “IL Cerchio della Vita”, per passare allo spettacolo di fine anno delle scuole medie, che hanno partecipato al 1° torneo di calcetto organizzato dal bar “I Zimbo”, e poi alla “scartossada” di novembre coordinata dalla Pro Loco, fino al mercatino di Natale in Villa. Più organizzativamente importante, è stato accompagnare tre pulman di ragazzi e docenti delle terze classi della scuola media di Caldogno, a visitare i luoghi storici della Grande Guerra, sull’Altopiano dei Sette Comuni, preparati all’uscita didattica da alcuni incontri con il nostro Presidente Provinciale, che anche con l’ausilio di filmati storici, faceva conoscere loro cose della guerra che non sono scritte sui testi scolastici. Abbiamo aderito alla vendita delle mele dell’AISM, sia a Caldogno, sia a Costabissara e a Motta, e anche quest’iniziativa ha avuto molto successo. L’anno 2009 è terminato con la raccolta dei viveri per la “Colletta Alimentare”, che ci ha visti ancora una volta in prima fila, in collaborazione con altre undici Sezioni della Provincia e con il Comune di Vicenza, organizzata per sostenere persone singole e famiglie in estrema difficoltà. In prossimità del Santo Natale, le nostre Patronesse hanno aiutato i volontari della “Città della Speranza” a confezionare i pacchi regalo, nell’atrio dell’Ipermercato Auchan a Vicenza. Rinnoviamo il senso di gratitudine ai Fanti e alle Patronesse della Sezione di Costabissara – Caldogno. Fanti V I C E N T I N I 25 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Grancona Renzo Pilotto R icordo di un Fante particolare Ci ha lasciati per luoghi più sereni la persona generosa di Gelmino Torgon, uomo grande e Presidente dei Fanti. “Grande”, in tutti i sensi, di altezza, fisica e morale, dal cuore grande, dalle capacità grandi, dall’impegno grande, che con grande anima ha guidato la nostra Sezione per più anni. Di lui il celebrante ha potuto giustamente dire alla cerimonia funebre,”Ci ha insegnato a tirar fuori la bontà, la generosità, dai nostri cuori. ALTRE DA GRANCONA Intensa, come sempre l’attività della Sezione, a collaborare con altre Associazioni e con le Amministrazioni Comunali della Vallata del “Liona”. In aprile, con l’Associazione AIDO, Grancona: si posiziona il “Pino” per l’albero di Natale organizzatrice della tradizionale marcia del 25 aprile, sui colli e lungo i sentieri, con la gestione di uno dei posti di ristoro lungo il percorso. A maggio in collaborazione con la pro loco Val Liona e l’Amministrazione di San Germano dei Berici, pulizia degli argini e delle pertinenze del bacino lacustre di San Germano. Sabato 16 maggio, partecipazione con la Bandiera alla celebrazione del 25 aprile, e alla commemorazione dei 7 partigiani martirizzati nella chiesetta di Sant’Antonio, la sera del Corpus Domini l’otto giugno 1944. Collaborazione con l’Associazione Calcio di Grancona per l’organizzazione della festa dello sport, allo stadio comunale di Pederiva di Grancona. Partecipazione alle consuete operazioni di pulizia e manutenzione nel Sacro Sito nella prima decade di giugno. Giornata con gli scolari, sabato 26 settembre scorso, in collaborazione con la locale scuola media, i Fanti di Grancona hanno collaborato alla realizzazione di una passeggiata ecologico – naturalistica per i colli della Val Liona. Si è ripetuta così una tradizione decennale che gli alunni di qualche anno fa avevano così piacevolmente descritto nel loro giornalino scolastico. Alla manifestazione di quest’anno erano stati invitati tutti i Fanti della Sezione che hanno collaborato numerosi. Anche a Natale l’ormai ventennale tradizione di addobbare il pino natalizio è stata rispettata e, nella piazza principale del paese, davanti alla sede Municipale, abbiamo innalzato ed illuminato il grande pino procurato per il periodo natalizio. A termine del lavoro, la consueta “sosta” davanti alla grigliata, e scambio di auguri con un bicchiere di “nostrano” in mano. Un Fante autentico! Il neo Presidente della Sezione, Fante Oreste Lonardi, orgoglioso del neo arrivato nipotino Daniele, al quale ha fatto indossare il proprio Basco e il fazzoletto. Il Fante Oreste figlio di un Fante “Ragazzo del 99”, combattente sul Monte Fior, Altopiano di Asiago, forse starà preparando un successore alla presidenza? Grancona: I Fanti di supporto alla “Passeggiata scolastica” organizzano il posto di ristoro. FRESATURA ALESATURA CON CNC E GENEVOISE dalle Sezioni MECCANICA DI PRECISIONE e LAVORAZIONI MOTORISTICHE 26 MECCANICA di PRECISIONE s.n.c. di Zonta Eliodoro & C. Via Don Alessi n°11 - 36022 CASSOLA (VI) - Tel.++39 0424 533324 - Fax++39 0424 197626 - [email protected] - www. mpzonta.it Fanti V I C E N T I N I ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Grancona: gli studenti e i docenti impegnati nella “Passeggiata scolastica”, accompagnati dai Fanti. Grancona: “il posto di Ristoro” per gli studenti. Marostica ma per l’anno 2010 abbiamo: 21 febbraio la nostra “festa del Fante”, il tesseramento da concludere entro il tempo stabilito cercando di superare la percentuale d’aumento di soci, indicata dal Direttivo provinciale; partecipazione al “Raduno Nazionale” di Udine il 23 maggio, partecipazione alle cerimonie di Val Magnaboschi, Ossario del Pasubio, Tonezza del Cimone, Cima Grappa, Ossario del Cimone; continuare i lavori di restauro dei siti storici alla Casara Andreon sul Monte Grappa. Credo d’interpretare il desiderio della Sezione e del suo Direttivo, nel chiedere alla Presidenza provinciale di continuare a dare consigli e suggerimenti per lavorare sempre meglio per il nostro sodalizio, e raggiungere gli obiettivi proposti, superare gli ostacoli che inevitabilmente s’incontrano quando si vuole dare una nuova organizzazione all’Associazione stessa, che magari non sempre è capita o condivisa fino in fondo. La vicinanza alle festività, offre l’occasione di porgere a voi, alle vostre famiglie, ai vostri Fanti, tanti sinceri auguri di Buon Natale e proficuo anno nuovo. bbiamo ricevuto e pubblichiamo, senza nascondere una certa soddisfazione per le belle parole che ci sono rivolte. In nome di tutta la Sezione dei Fanti di Marostica, dal Presidente al mio personale in quanto ultimo tesserato, sento il dovere d’esprimere un vivo ringraziamento per la “visita” che il Presidente e il Vice Presidente provinciali dell’Associazione Nazionale del Fante, Federazione di Vicenza, ci hanno riservato. Si sa che di tempo ne hanno veramente poco, anche dalla lettura della rivista “Fanti Vicentini” è possibile rendersi conto di quanti impegni hanno, e quanto lavoro questi signori svolgano senza interruzione durante l’intero anno, per la nostra Associazione. Personalmente, ho avuto modo d’incontrarli una volta per motivi di segreteria e devo dire che mi ha impressionato la loro affabilità e la disponibilità. Bisogna proprio dire che il Consiglio Provinciale a suo tempo ristorante Al Pioppeto Dussin Restaurants ristorante ristorante Villa Razzolini Loredan Dalla Mena Via Schiavonesca Marosticana, 15 Asolo (TV) Tel. 0423.951088 www. villarazzolini.it - [email protected] Via Valle Santa Felicita,14 Romano D’Ezzelino (VI) Tel. 0424.36481 www.dallamena.it - [email protected] dalle Sezioni A Francesco Zanini aveva visto giusto scegliendo fra loro due il braccio e la mente per il Direttivo Federale dei Fanti della Provincia vicentina. Il 10 e 11 ottobre 2009 il Congresso Nazionale ha nominato il nuovo Consiglio Nazionale, eleggendo il nostro cav. uff. Raffaele Cecchin a Consigliere e Vice Segretario Nazionale (carica importantissima). Da parte della Sezione di Marostica, congratulazioni vivissime e auguri di tanta soddisfazione. Devo dire che anche qui da noi, abbiamo persone che vedono profondamente nei problemi e nelle cose. Il nostro Presidente Onorario cav. Gino Marcon, quando ha rassegnato le dimissioni dalla sua carica onorata sempre con tanta dedizione ed impegno, ha individuato e saggiamente suggerito il nuovo braccio e la nuova mente più adatti alla nostra Sezione. Bisogna dare atto a Marcon di non aver sbagliato nel proporre Rino e Ugo, sono davvero lavoratori infaticabili, che stanno pian piano uscendo dalla timidezza dei primi tempi, e attuando una pianificazione che darà soddisfazione al Comitato Provinciale. Fra le tante altre cose, in program- ristorante al Pioppeto Via Barbarigo, 13 S: Cuore di Romano D’Ezzelino (VI) Tel. 0424.570502 www.pioppeto.it - [email protected] Esistiamo grazie alla vostra fiducia Fanti V I C E N T I N I 27 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Orgiano n un anno che si è spogliato, inesorabilmente, dell’ultima delle dodici pagine del calendario solare, la Sezione oltre al tesseramento e alle solite manifestazioni, ha portato felicemente a termine le seguenti iniziative, che hanno ottenuto un buon successo. Il 28 giugno 2009, in collaborazione con la Sezione locale dei Combattenti e Reduci, è stata organizzata una gita culturale nell’italianissima città di Trieste, trasformatasi poi in è svolta in agosto (8 – 13) periodo delle ferie estive. Il viaggio turistico – culturale, è stato allietato dalla voce di Margherita Marchioretto, e dalle belle melodie che cantava. A settembre la tradizionale festa, “Orgiano in Piazza”, nella quale le Patronesse della Sezione dei Fanti, hanno allestito il solito gazebo, per la raccolta di fondi da devolvere alla “Città della Speranza”. Per tutto il giorno hanno venduto dolci e sfornato frittelle, per chi le richiedeva, sempre con il sorriso sulle labbra, e con il giusto spirito di servizio. Il 20 settembre in una toccante giornata commemorativa, si è svolta davanti al rinnovato Monumento al Fante nella piazza omonima, con la pellegrinaggio alla Foiba di Basovizza per rendere omaggio alle tante vittime di quel colpevolmente dimenticato eccidio, che ha riguardato tanti Italiani sia dell’Istria sia della Regione Friulana. E’ stata poi la volta di Sorrento, e della Costa Amalfitana (Amalfi, Capri, Pompei e Ischia), luoghi suggestivi, che hanno visto la partecipazione di molti lavoratori, visto che si deposizione di una lapide in ricordo dei Fanti Caduti in tutte guerre, e del concittadino Leonida Schiona (nato nel 1894), aviere pilota nella prima guerra mondiale, pluridecorato, che vanta anche notevoli primati di volo. Si ricordava anche il 25° anniversario dalla morte del valoroso Aviatore orgianese, alla presenza di autorità locali e di altri comuni, Dino Pedrina dalle Sezioni I 28 Fanti V I C E N T I N I come Conselve (Pd), che ha inviato il Consigliere delegato alla cultura, il Gen. B. A. Alberto Frigo Presidente dell’Associazione Arma Aerea, il 1° M. llo Francesco Cipullo, comandante del Deposito Munizioni ed Esplosivo di Orgiano. Presenti per l’Associazione Nazionale del Fante, il Presidente di Venezia Lagunare cav. Leonardo Sautariello e il Presidente Provinciale di Vicenza, CdA. cav. Attilio Gomitolo. Durante la bella cerimonia, una squadriglia (4 aerei leggeri) arrivati da Thiene, ha effettuato un sorvolo di saluto e di onore, rivolto ai presenti e ai Caduti. Il 4 Novembre la solita bella manifestazione che come sempre ha coinvolto le scuole, nella quale si è commemorato il 91° anniversario di Vittorio Veneto, anche attraverso il racconto in classe di quei lunghi mesi del primo conflitto mondiale. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Sezione di Malo e Monte di Malo A Francesco Zilio Attilio Gomitolo nnuale gita sociale a Caorle domenica 18 ottobre 2009 è diventata ormai una consuetudine, per l’Associazione del Fante di Malo e Monte di Malo organizzare l’annuale gita sociale. Dire che il bel tempo ci ha favoriti, che eravamo così tanti che oltre al solito pullman si è dovuto in tutta fretta noleggiare anche un pulmino, è dir poco. Le cose che più ci hanno toccato sono state numerose e non è stata solo una bella tavolata a base di pesce e di ottimo vino al noto locale “La Fattoria” di Caorle. Un breve elenco farà meglio capire lo spirito e l’animo con cui organizziamo questa uscita. Numerosi i Fanti presenti, ma ancora più suggestivo il fatto che c’erano intere famiglie con figli e anche nipoti, dal che si capisce che erano rappresentate tutte le classi di età e di leva. Toccante la sosta a Fagarè della Battaglia in comune di San Biagio di Callalta per la visita al Monumento ai caduti della grande guerra, tanto più toccante perché molti nostri associati conoscevano bene quello di Nervesa della Battaglia ma non il Monumento Sacello di Fagarè. Interessante la visita al centro storico di Caorle. Dulcis in fundo ci sta anche una tavolata coi fiocchi. Come associazione desideriamo però, come tutti hanno ben compreso, che le nostre uscite abbiano sempre anche un significato storico-culturale in particolare riguardante i due conflitti mondiali del secolo scorso, nei quali si sono distinti nella difesa della Patria tutti i Soldati d’ Italia, e sicuramente tutti i Fanti che hanno preceduto noi che, per fortuna, guerre non ne abbiamo mai né viste né combattute. Processione della Madonna del Rosario Domenica 4 ottobre 2009 si è svolta a Malo la tradizionale processione della Vergine del Rosario, quest’anno in concomitanza con la Festa del Santo Patrono d’ Italia Francesco. Merito del bel tempo, merito di tale concomitanza, la presenza dei fedeli è stata particolarmente numerosa. Come tutti sanno, la ricorrenza è stata istituita da Papa Pio V per ringraziare la Vergine Maria per l’ intercessione offerta all’armata cristiana durante la battaglia e la vittoria navale di Lepanto il 7 ottobre 1571. La devozione popolare al santo rosario è stata da allora particolarmente presente nelle nostre zone, tradizionalmente devote alla Madonna e legate al dominio della Serenissima Repubblica Veneta. Qualcuno potrebbe domandarsi a questo punto cosa c’entri l’ associazione dei Fanti con la processione. Ecco subito svelato l’arcano. Per il secondo anno la Parrocchia di Malo ha rivolto l’ invito alla locale sezione del Fante di partecipare alla suggestiva cerimonia, anzi di più, di portare durante la processione la statua di Maria Santissima del Santo Rosario. L’ invito è stato accolto con fede ed entusiasmo da un numeroso gruppo di fanti che si sono alternati durante la cerimonia nel portare la statua suscitando la simpatia dei numerosi fedeli devoti. Ecco l’esempio in cui si manifesta lo spirito di amore verso l’ Italia che si è servita in armi ed il ricordo verso le più toccanti manifestazioni della tradizione cristiana e nazionale. Sezione di Torrebelvicino E’ stata una bella serata che ha permesso di iniziare un dialogo con le altre Associazioni, e di collaborare in particolare con gli Alpini, per offrire una bella serata alla nostra comunità. E’ stato gratificante lavorare con gli altri volontari, che condividono con noi Fanti il dovere del ricordo di quanti hanno sacrificato la loro vita per la Patria o che, come noi, l’Italia l’hanno servita in armi e ora si adoperano con passione nel volontariato. Il dialogo è aperto, speriamo di continuare in questa preziosa collaborazione, per organizzare altre iniziative per la comunità del nostro Paese. Fanti V I C E N T I N I dalle Sezioni N ello spirito di collaborazione con le Associazioni d’Arma e di categoria del nostro Comune, la Sezione dei Fanti di Torrebelvicino, ha organizzato in occasione del concerto di Natale, la serata di “polenta e renga”, sotto il campanile della Chiesa parrocchiale. Christian Trentin 29 ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010 Materiali Associativi Anniversari Elenco Prezzi Materiali Associativi La Federazione di Vicenza ha rimpinguato la dotazione di materiali associativi, per avere la possibilità di esaudire le eventuali richieste di quanti hanno bisogno. Informiamo che a causa del lievitare dei costi, è stato necessario ritoccare alcuni prezzi, al solo scopo di adeguarli ai costi stessi. Distintivo per le Patronesse (con coccarda) “ “ (senza coccarda) Distintivo Fanti (per i soci) Distintivo Fanti (per i Presidenti di Sezione) Adesivo da macchina con stemma della Fanteria Basco nero con fregio (varie taglie) Basco Nero senza fregio (varie taglie) Fregio singolo della Fanteria Bavero da giacca della Fanteria Fazzoletto rosso – blu Cravatte Fermacravatte con stemma Tessere socio Cartoline storiche € 7,00 € 4,00 € 6,00 € 6,50 € 1,00 € 20,00 € 16,00 € 4,00 € 6,00 € 3,00 € 8,50 € 5,00 € 1,00 € 0,50 Come il solito, tutto il materiale è a disposizione in Segreteria provinciale, e si può richiedere anche attraverso i Capo Gruppo delle Zone e i Consiglieri Provinciali. IMPORTANTISSIMO Nel primo numero del 2010 della nostra rivista “Fanti Vicentini” abbiamo ampiamente informato della necessità di destinare il 5°% della denuncia dei redditi alla nostra Federazione per finanziarne le attività. Per farlo necessita il Codice fiscale e la firma sul modulo. 80025580244 Questo è il numero che dovete usare e fare usare ai vostri amici parenti e conoscenti. 36056 TEZZE SUL BRENTA (VI) - Viale Brenta, 39 Tel. 0424 89396 AUTOCARROZZERIA Bacheca ANGELA di Seulotto s.r.l. 30 SOCCORSO STRADALE 24 ORE RADDRIZZARE SENZA VERNICIARE (Grandine e ammaccature varie) Fanti V I C E N T I N I ANNIVERSARI Campedello, Il Fante Gianpietro Menotti e la signora Alda Negri, hanno festeggiato assieme a parenti ed amici, il cinquantesimo anniversario del loro matrimonio. Congratulazioni. Costabissara – Caldogno, Angelo Pilastro ed Elisabetta Frigo, genitori della Patronessa Bertilla Pilastro Gomitolo, hanno festeggiato assieme a parenti ed amici, il sessantesimo anniversario di matrimonio. Felicitazioni vivissime MAT R I M O N I Grancona, Il Fante Tiziano Sommaggio annuncia il matrimonio del figlio Miguel (Sottotenente in congedo), con la signorina Vania Covolo (nipote di uno dei Fanti fondatori della Sezione Francesco Covolo). Il Fante Michele Altano annuncia felice le nozze della figlia Nadia con Gianbattista. Augurissimi. Meledo, Il Fante Fabio Chiese e la signorina Valeria Pegoraro, si sono uniti in matrimonio il 2 gennaio 2010. Auguri e felicitazioni vivissime. NASCITE Costabissara – Caldogno, Il Fante Tullio Bazzan e la Patronessa Valentina, annunciano la nascita di Davide il quarto nipotino. Felicitazioni a mamma Michela e al papà. Giancarlo Santolin, Vicepresidente della Sezione e la Patronessa Nadia, annunciano la nascita del nipotino Matteo. Congratulazioni mamma Romina e papà Valentino. Grancona, Il Fante Paolo Stangoni è diventato nonno felice di Giacomo, felicitazioni alla figlia Laura. Il Fante Oreste Lonardi, è diventato orgoglioso nonno di Daniele, felicitazioni alla figlia Silvia. Il Fante Giuliano Sgaggero è diventati nonno di Alessandro il secondo nipote, felicitazioni al figlio Matteo. Meledo, Il Fante Gianluigi Massignan e la moglie Rosetta Santagiuliana, annunciano la nascita del secondo-genito Marco. Felicitazioni vivissime. ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010 Matrimoni - Nascite - Lutti DECESSI Altopiano 7 Comuni Partecipa al lutto della famiglia Pintarelli per la perdita di Marco. Breganze, Il Direttivo della Sezione porge vivissime condoglianze alla famiglia del Fante Guerrino Carraro. Grancona E’ mancato il Fante anziano Guerrino Sommaggio … classe 1917. Il Fante Roberto Danzo, già Sindaco di Grancona, ha perso l’adorata moglie Margherita. Romano d’Ezzelino, Il reduce dalla campagna di Russia Giovanni Dissegna, è mancato improvvisamente. Il Fante Diego Canevarollo ha perso l’amata mamma Annalisa. E’ mancato Armando Brunello, papà del Fante Flavio. E’ mancata Adele Ferron, mamma del Fante Giancarlo Marcon. Camisano Vicentino, E’ deceduto il Fante Gino Grigoletto, da parecchi anni socio della Sezione. Il Fante Gianfranco Cervellin ha perso il papà Pasquale. Il Fante Lino Gaiga ha perso la giovane mamma Renata. Tezze Sul Brenta E’ mancata la Patronessa Antonietta Cusinato (Lina), vedova Menegon. E’ mancata zia Pia, quasi seconda mamma del Fante Benvenuto Marana. E’ mancato il Fante Gelmino Torgon, per anni Presidente della Sezione di Grancona. Il Fante Franco De Marchi ha improvvisamente perso la giovanissima moglie Chiara. Condoglianze vivissime da tutta la Sezione. Costabissara Ci ha lasciato il Fante Luigi Farelli, papà di Antonio, anch’egli iscritto da sempre alla Sezione. Tutti i Fanti e le Patronesse si stringono attorno all’amico. Malo - Monte di Malo, E’ mancata Ermelina Marchioro mamma del Fante Gaetano Scorzato socio della nostra Sezione. Dueville, E’ mancata all’affetto dei suoi cari la Patronessa Pierina Scudella. Noventa Vicentina, La Sezione piange il Consigliere di Sezione Lino De Rossi. Il Fante Giovanni Savio ci ha lasciti improvvisamente. La Patronessa Maria Nardi è andata alla casa del Padre. Valli del Pasubio, E’ morto il Fante Gino Pianegonda, la Sezione si stringe attorno alla famiglia. Tiberio Fioreria a ROSA’ lo trovi a Ca’ Dolfin: fatti consigliare da lui! Bacheca - Via Roma, 157 (a 300m da villa Ca’ Dolfin) tel. 0424 580666 - Via Bertorelle, 21 (vicino al cimitero) tel. 0424 85663 Fanti V I C E N T I N I 31 È semplice... Vieni a trovarci nella filiale più vicina e scopri quanto è facile partecipare al concorso e raddoppiare la tua pensione. BASSANO DEL GRAPPA BREGANZE CALDOGNO CARRÈ CASSOLA CASTELGOMBERTO CORNEDO VICENTINO ISOLA VICENTINA MARANO VICENTINO MAROSTICA MOLVENA MONTECCHIO PRECALCINO RECOARO TERME SANDRIGO SAN GIORGIO DI PERLENA THIENE VALDAGNO CENTRO VALDAGNO VICENZA ZUGLIANO Estratto di regolamento del concorso a premi “ARGENTO VIVO RADDOPPIA LA TUA PENSIONE” - I vincitori verranno estratti tra tutti i pensionati che accreditano la pensione in un conto corrente di Banca San Giorgio e Valle Agno a loro intestato. In palio 12 premi in monete d’oro (sterline inglesi). Il valore di ciascun premio sarà pari all’importo della pensione accreditata nel mese antecedente quello dell’estrazione con un massimo di € 2.000,00. Montepremi complessivo pari a € 26.400,00. Durata del concorso: dal 06/07/2009 al 05/07/2010. Il regolamento completo è disponibile in tutte le filiali e su www.bancasangiorgio.it. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. 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