Saremo tutti a - Associazione fanti del nord est

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Saremo tutti a - Associazione fanti del nord est
Fanti
ANNO XXXVIII N.1 MARZO 2010
PERIODICO TRIMESTRALE PER GLI ISCRITTI
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Poste Italiane s.p.a.-Spedizione in Abbonamento Postale - D:L: 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza
NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA FEDERAZIONE VICENTINA
D E L L’ A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E D E L FA N T E
21-22-23- Maggio 2010
Saremo tutti a
UDINE
Al Raduno Nazionale
ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
sommario
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Redazionale
- Auguri di Buona Pasqua : Il Presidente.
- Cosa vuol dire fare squadra : di Attilio Gomitolo.
- Tutti a UDINE : di Attilio Gomitolo.
- Ricordando “Marcello” : di Attilio Gomitolo.
- Ai Fanti vicentini il recupero del Cimitero della Bgt. Liguria : di A.Toldo.
- Val Magnaboschi, il Sacrario dei Fanti : La Redazione.
- L’Associazione Nazionale del Fante di Vicenza : di Bruno Conte.
- Proposta di Mario Eichta:”adottare Cimiteri Militari Italiani”.
- Avvicendamento del Comandante della Bgt. Logistica di Protezione
- Dalla scula D. Alighieri di Caldogno : della prof. Lucia Todescato.
- Federazione Provinciale di Venezia : di Leonardo Sautariello.
- Fanti che si distinguono : di GAM - Renzo Pilotto - Lorenzo Santuliana.
- Colletta alimentare nella ricca Vicenza : di Attilio Gomitolo.
Emisfero Patronesse
14 - Una culla per la vita : di M. Maddalena Todeschini.
15 - Le Crocerossine nella Grande Guerra : di M. Antonietta Longo.
Arte – Cultura – Storia
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- Battaglia del Don - Ritirata di Russia 19-10-1942 / 02-1943
- Il difensore della Val d’Astico : di Leonardo Malatesta.
- Altipiani di Fuoco : di Leonardo Malatesta.
- ..come muli : di Virginio Zonta.
- Alla Redazione di “Fanti Vicentini” : di Giuseppe Zonta.
- Adua un grande evento sfumato dal tempo : di Everardo Sperotto.
- Callisto Zovico, ricordi di guerra : di Callisto Zovico.
- Monte Piana ieri e oggi : di Gianni Lazzari.
- ...Addio alle Armi : di Everardo Sperotto
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- Bolzano Vicentino, 3° raduno zonale dei Fanti : di Antonio Matteazzi.
- Dueville per l’AISM : di Moreno Perdoncin.
- Costabissara - Caldogno, 2009 fitto d’iniziative : di N. Giacomuni - L. Santuliana.
- Grancona, ricordo di un Fante particolare, altre da Grancona : di Renzo Pilotto.
- Da Marostica : di Francesco Zanini.
- Orgiano : di Dino Pedrina.
- Malo - M. Malo, gita sociale - Processione della M. del Rosario : di Francesco Zilio.
- Torrebelvicino : di Christian Trentin.
Corrispondenza dalle Sezioni
Informazioni - Bacheca
30 - Materiali Associativi - Anniversari - Matrimoni - Nascite.
30 - Lutti.
Avviso a tutte le Sezioni; per portare a conoscenza le vostre attività sezionali alla numerosa
platea degli associati, Vi preghiamo di pubblicarle al seguente indirizzo di posta elettronica.
email: [email protected]
www. associazionetrivenetadelfante.it
Sommario
Redazione e Amministrazione: Contrà Burci, 14/B - 36100 Vicenza
Tel. Segreteria: 0444236327 Presidente: 0444236328
Periodico trimestrale per gli iscritti - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale
D:L:353/2003 ( conv. in L.27/02/2004 n° 46 ) art. 1, comma 2, DCB Vicenza
Anno XXXVIII - N. 1 - MARZO 2010
Direttore Responsabile: Franco Pepe - Registrazione al Tribunale di Vicenza N° 312 del 18/11/1974
Stampa: Cooperativa Tipografica Operai - Via Corbetta, 9 - 36100 Vicenza
Tel. 0444515580 - Fax 0444515588 - e- mail: [email protected]
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n augurio a tutte le amiche
e gli amici dell’Associazione, per una Pasqua serena e
piena di affetti da vivere in famiglia.
Pasqua annuncia la primavera, che è
sinonimo d’inizio di una stagione più
bella rispetto all’inverno. Quello di
quest’anno particolarmente ballerino
e freddo, che ha incupito molti anni,
aiutato in questo dalle difficoltà economiche che hanno coinvolto molte
famiglie. La colletta economica ne è
stata un esempio bellissimo per il risultato, ma triste per le necessità che ha
evidenziato.
E’ primavera; anche le attività della
nostra amata Associazione rifioriscono
a nuova vita, in particolare il Raduno
Nazionale deve essere, assieme a Val
Magnaboschi e a Tonezza del Cimone,
il nostro impegno particolare per l’anno in corso.
Avete visto la copertina di Fanti Vicentini, bellissima, efficace, seguiamone con convinzione l’invito che il Fante Bruno Cappellotto attraverso essa ci
fa pervenire. Grazie Bruno per il tuo
Buona Pasqua
qualificante impegno.
Rinnovo alle Patronesse, ai Simpatizzanti, ai Fanti e a tutte le famiglie
gli auguri di Buona Pasqua, che fac-
cio con tutto il cuore a tutti, in modo
speciale ai bambini, agli ammalati e ai
nostri anziani e reduci.
Il Presidente
Cosa vuol dire fare Squadra . . .
lungo cammino da fare, delle mete
ben precise da raggiungere, mete che
se affrontate in ordine sparso saranno
difficili da cogliere, mentre, se faremo
squadra, c’è la faremo.
Gli obiettivi da raggiungere sono
molti e difficili, molto spesso richiedono il sacrificio dell’impersonalità, del
lavoro, della presenza, tutte situazioni
di per se stesse contenute nel concetto di lavoro associativo, che non ha
niente a che vedere con l’egoismo dei
singoli ma che si avvale, invece, del
contributo e della generosità di tutti.
La generosità di animo e di spirito,
che noi Fanti abbiamo in più occasioni dimostrato di possedere, è l’esatto
contrario dell’egoismo, il quale non
permette nessun senso altruistico o di
volontariato.
La generosità anche, vorrei dire soprattutto, nei confronti della propria
Associazione che oltre che essere
composta di persone vive è, non solo
idealmente, composta di ogni soldato
che ci ha preceduto è, in tutte le forme
nelle quali si esprime, il nostro futuro,
sia morale che volontariale.
Il gioco corale, il gioco di squadra, ci
permette d’essere coinvolti tutti, anche
se magari non abituati a questo, nel raggiungere gli obiettivi che la Presidenza
Nazionale si prefigge e, di conseguenza, le Federazioni e le Sezioni, ognuna
per la sua parte, devono adoperarsi a
fare in modo di perseguire.
Dobbiamo crearci una mentalità vincente, una vera squadra gioca sia con il
cervello sia con il cuore, essere ottimisti non costa niente, sperare in un futuro migliore per la nostra Associazione
e adoperarsi per raggiungerlo, è meno
faticoso se fatto assieme piuttosto che
da soli. Ricordiamoci che lavorare in
cento al raggiungimento di un obbiettivo comune, è molto meno faticoso
che farlo da soli e, certamente, meno
frustrante.
Sono sicuro che tutti ci rendiamo
conto di questa necessità. Certo non è
facile, dobbiamo impegnarci giornalmente per fare squadra; sarei contento se, in un futuro che spero vicino, i
Fanti d’Italia, fossero un’unica grande
squadra di amici, che lavorano volentieri assieme.
Il Presidente
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egli ultimi tempi, soprattutto
nella continua ricerca di un
modo per migliorare la nostra
Associazione, avete sentito parecchi
dei nostri dirigenti dire che noi Fanti
dobbiamo cambiare mentalità, essere
più presenti e fare squadra. Bene, ma
cosa significa fare squadra?
Squadra, è una parola che dice tutto e
niente, da l’idea della necessità di stare
assieme e, solo chi negli ultimi dieci
quindici anni è stato abituato a lavorare nelle aziende moderne, sa che il
lavoro di squadra si concretizza nella
collaborazione di tutti i suoi componenti, per raggiungere un unico scopo,
associativo nel nostro caso, intellettuale od economico nelle altre analoghe
situazioni.
Per l’Associazione del Fante, è indispensabile entrare in questo modo di
vedere le cose e di adoperarsi per sostenere con convinzione il cambiamento
che il nostro Presidente Nazionale sta
tentando di portare al nostro interno,
indispensabile per far crescere la nostra associazione e abbandonare lo
stato vegetativo nel quale si è trovata in questi ultimi lustri. Abbiamo un
Attilio Gomitolo
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Tutti a UDINE
Attilio Gomitoloo
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uando arriverà a tutti gli abbonati questo numero (il primo del
2010) della nostra rivista, molto
probabilmente staremo festeggiando la
Santa Pasqua. Mancheranno una quarantina di giorni all’evento più importante che ogni Associazione ha, il Raduno Nazionale.
Quest’anno sarà la città di Udine ad accoglierci per il 30° “Raduno”, e la scelta
di questa bellissima città ricca di storia,
conosciuta anche come la “Capitale della prima guerra mondiale”, a causa della
sua contiguità con l’insanguinato fronte
dal Carso all’Isonzo non è stata fatta a
caso. Udine, infatti, come altri Capisaldi
del lunghissimo Fronte (circa 600 km.)
ha visto passare per i suoi paesi e le sue
contrade, tantissimi soldati di tutte le
Regioni d’Italia.
Probabilmente, proprio per questo motivo, la Presidenza Nazionale ha accolto
la proposta della Federazione udinese
che richiedeva l’onore di organizzare “Il
Raduno” che, fra le altre cose, cade nel
novantesimo anniversario della costituzione della nostra Associazione avvenuta nel 1920. Quale occasione migliore
per celebrare i due importanti avvenimenti in una città così piena della nostra
storia, com’è la città di Udine appunto.
Gli amici Friulani hanno lavorato e
stanno lavorando molto bene, con tanto
impegno per rendere bello il nostro incontro associativo, nuovo come impostazione e con molte diversità rispetto
agli altri. Per la verità, alcune di queste
novità erano state pensate per l’infausto
(solo a causa del maltempo) “Raduno”
che la Federazione di Venezia aveva organizzato sul bellissimo lungomare di
Sottomarina. Meritano gli amici Friulani che ci si rechi ad Udine in tanti il
21-22-23 maggio prossimo, lo meritano
per l’impegno che ci stanno mettendo,
così come lo merita il Direttivo Nazionale coordinato dal Presidente Antonio
Beretta, che ha recepito con entusiasmo
le nuove proposte del Gruppo di lavoro
per le manifestazioni nazionali, compresa quella di proporre, a fine sfilata,
la località per il Raduno del 2012. Lo
merita la nostra Associazione, che deve
ritrovare il suo cuore attorno alle proprie
insegne, e l’identità e il senso di appartenenza davanti ai suoi Sacrari; quello di
Redipuglia, ad esempio, ha “Presenti”
100.000 Fanti.
Dobbiamo smetterla di piangerci addosso, e dobbiamo renderci conto che
noi solo siamo responsabili delle nostre
sfortune, così come siamo i promotori
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delle nostre fortune. Dobbiamo, quindi,
lavorare tutti per fare in modo che Fanti,
Patronesse e Simpatizzanti, siano riconoscibili, stimati e rispettati, proprio per
la loro appartenenza all’Associazione
Nazionale del Fante.
Tutti a Udine, quindi, accogliendo l’invito che ci viene dai Fanti della Federazione Friulana, dalla Presidenza Nazionale e anche dalla copertina della nostra
Rivista, ideata dal bravissimo Bruno
Cappellotto della Sezione di Schio.
Tutti a Udine per far vedere che i Fanti
d’Italia ci sono, che sono orgogliosi della loro appartenenza, dei loro innumerevoli gloriosi Reggimenti che, come dice
la Preghiera del Fante, “tramandano
secoli di gloria e di sacrifici”.
Tutti a Udine per mostrare le 865 Medaglie d’Oro al Valor Militare dei nostri
Eroi, le 86 Medaglie d’Oro ai nostri
Reggimenti e i due Ordini Militari di
Savoia meritati sui Campi di Battaglia
dagli “umili” Fanti.
Tutti a Udine per rendere onore al Medagliere Nazionale che passerà in rassegna, scortato dal Presidente Nazionale, i
Radunisti inquadrati prima della sfilata.
Tutti a Udine per marciare con orgoglio dietro alle nostre tante Bandiere,
consapevoli che assieme a noi marciano i nostri Caduti di tutte le guerre, quei
Fanti che nelle montane bufere, nel gelo
della steppa russa, nel caldo torrido del
deserto, seppero compiere con onore e
sacrificio il dovere al quale la Patria li
aveva chiamati.
Tutti a Udine, infine, per rinnovare il
Giuramento fatto alla Patria, per sentirci Fanti in mezzo ai Fanti e giovani nel
cuore e negli ideali.
Saremo in molti noi Fanti vicentini al
Raduno Nazionale di Udine, so che le
Sezioni si stanno organizzando in questo senso, e anche la Federazione farà
la sua parte.
Saremo in molti e sono sicuro che faremo una bella figura, come sempre del
resto; marceremo per Zone, consapevoli del fatto che la Federazione che fu
di Marcello Mantovani, ha il dovere di
onorarne la memoria anche attraverso lo
sfilamento in un Raduno, quello di Udine è il primo dopo la sua morte.
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Ricordando Marcello
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’ passato un anno da quando il
nostro Presidente, era il 19 febbraio 2009, è andato avanti, lasciandoci “orfani” nel pieno senso del
termine. Sono continue le attestazioni
di partecipazione e di stima che la Federazione riceve alla sua memoria, per
qualcosa che Marcello ha fatto, detto,
iniziato, e tutti noi ne diamo continua,
affettuosa e gradita testimonianza.
Non c’è ne siamo resi conto subito, pur avendo organizzato con profonda e commossa partecipazione le
sue esequie e, penso, provato quasi
lo stesso dolore dei famigliari; quasi
lo stesso dolore, perché ci legavano a
lui e, in sua memoria ci legano ancora, le sue idee, la sua schiettezza e il
suo amore per la nostra Associazione
e, proprio questo, ci fa idealmente
suoi figli. Quasi, perché i figli naturali
condividono con lui anche il legame
sanguineo che, come si sa, è il legame
più forte che ci sia.
Non c’è ne siamo resi conto subito,
perché ci aveva preparato per tempo e
a modo suo a questo “trapasso”, decidendo di non candidarsi nelle elezioni del 2007, che quell’anno abbiamo
celebrato all’Albergo San Raffaele,
vicino alla Basilica di Monte Berico e alla Madre Santa che lui amava
molto. E quanto ci ha seguito in quel,
purtroppo, cortissimo anno della sua
malattia, quanto amore per la sua Associazione, quanti consigli, quanta
voglia di conoscere, di partecipare, di
essere, fino a che ha potuto, in mezzo
ai suoi Fanti per condividere con loro
la voglia di ritrovarsi nei luoghi Sacri
della nostra storia.
Ricordo con viva commozione e
gratitudine un incontro che, su suo
invito, ho avuto a casa sua qualche
settimana prima della sua scomparsa come sempre più che amichevole,
durante il quale ha voluto, dopo una
veloce e distratta disamina delle sue
condizioni di salute, venire informato
della situazione nella quale si trovava
la nostra Associazione in quel periodo, soprattutto a livello nazionale e
regionale. Come sempre la sua lucidità, la sua memoria e la sua capacità di
sintesi, mi hanno permesso di esporre
efficacemente la situazione, e di ricercare assieme a lui le eventuali solu-
zioni, con concretezza e obiettività. Si
vedeva che soffriva, anche se non una
sola parola di lamento è uscita dalla
sua bocca, la signora Francesca premurosa, preoccupata che non si stancasse troppo, provò qualche volta ad
interromperci con grazia e gentilezza
com’è nel suo costume, perché non si
stancasse troppo, ma lui con garbo la
calmò pregandola di portare pazienza perché voleva essere informato
compiutamente e dettagliatamente.
Mi sono reso conto dopo, che quello
che stavo vivendo assieme a lui, era
il nostro ultimo incontro ma, lì per li,
forse a causa dell’atmosfera creata
sapientemente da Marcello che, fra le
altre, aveva anche la qualità di sapere
mettere a suo agio il suo interlocutore,
o forse per l’estrema concretezza dei
nostri ragionamenti, non mi sembrava
potesse essere l’ultimo. Poco dopo,
solo pochi giorni dopo, il 19 febbraio
2009, al telefono, la tristissima notizia; non voglio raccontare lo stato
d’animo che mi colpì in quel momento, troppo personale per esternarlo,
certo è che rimasi assolutamente interdetto e incapace di reagire.
Il conseguente funerale è stato la
dimostrazione di quanto i suoi Fanti
lo amassero, e non solo i suoi Fanti,
ma quanti avevano avuto la fortuna
d’incrociare la propria strada con la
sua. Presenti le Federazioni di Verona
venuti con il pulman, Trento, Treviso,
Padova, Rovigo e Venezia oltre che
il Medagliere Nazionale scortato dal
Presidente e dal Segretario Nazionale, Fanti di Bergamo, di Brescia e,
naturalmente le Patronesse e i Fanti
della Federazione di Vicenza. Così
com’è stata una grande dimostrazione d’affetto quella dei Fanti vicentini
che hanno vegliato la sua salma, fin
da quando è stata portata nella camera
ardente allestita all’interno dell’antico
“Coro della Monache” in Santa Chiara; Santa Chiara che ha visto il suo
impegno per svariati anni, speso per
gli orfanelli che vi erano custoditi.
Venerdì 19 febbraio, i Fanti e le Patronesse della Federazione di Vicenza
si sono ritrovati in molti, veramente
tanti, a Santa Caterina, per ricordare
il loro “Papà” con una Santa Messa,
alla presenza di tutte le Bandiere e i
Labari sezionali. Hanno voluto una
cerimonia intima, una cerimonia che
avesse carattere privato, e per questo non è stato invitato nessuno al di
fuori della nostra Associazione, e per
questo siamo riconoscenti alle Associazioni che hanno voluto essere presenti ugualmente, rendendo onore ancora una volta a Marcello Mantovani
che è stato Presidente del comitato fra
le Associazioni Combattentistiche e
d’Arma dal 1954 quando lo costitui,
fino alla fine dell’anno 2008.
E’indubbio che Mantovani ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore
di tutti i Fanti italiani, un vuoto che
nessuno riuscirà a colmare. Ma non è
questo il punto, il punto è che l’Associazione deve continuare, anche per
rispettare la memoria del nostro Presidente, e per questo deve continuare
ad essere la più bella d’Italia: glielo
dobbiamo.
Proprio per rinverdire ogni giorno la
sua memoria, mi piace ricordare a chi
come me ha avuto l’occasione di sentirla, una delle massime che Mantovani non mancava mai di citare quando
ne vedeva le necessità e cioè: “Signore, se oggi non posso fare del bene,
fa in modo che almeno non faccia del
male”. E’ una massima e un modo di
pensare al quale sono molto legato e
potrebbe divenire assieme alle altre il
modo di vivere ed operare dei Fanti
vicentini.
In nome dei famigliari di Marcello
Mantovani, della signora Francesca e
della Federazione di Vicenza, un caloroso grazie a quanti sono intervenuti alla cerimonia seguendo i sentimenti con i quali questo grande uomo ci
ha conquistati; il 19 febbraio di ogni
anno lo ricorderemo a santa Caterina,
la chiesa della sua fanciullezza.
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Ai Fanti dell’A.N.F. di Vicenza il
compito di recuperare sul Pasubio
il cimitero di guerra “Di quì non si passa” della Brigata Liguria (157°-158° Rgt. Fanteria)
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inita la “Grande Guerra”, sull’onda emozionale del ricordo di coloro che erano caduti per la Patria, iniziarono frequenti pellegrinaggi
sui luoghi nei quali maggiormente
infuriarono le battaglie. Una delle località dove le genti della Val Leogra
portavano annualmente il loro religioso e rispettoso omaggio era il Cimitero
‘Di qui non si passa’ sul Monte Pasubio, a quota 2035, così chiamato per la
stessa frase riportata in ferro battuto su
di un artistico supporto metallico che
ne indicava l’entrata, realizzato dai
Fanti della ‘Brigata Liguria’ collocato
dai Mutilati di guerra vicentini che vi
salirono in pellegrinaggio il 12 settembre 1926. Il luogo di sepoltura, sorto a
qualche centinaio di metri dalle “Porte
del Pasubio” e spesso impropriamente chiamato Cimitero di Sette Croci’
in quanto la località che porta questo
nome si trova più a nord e la sua ubicazione è adiacente alle opposte ‘linee di
combattimento’, fu costruito dai Fanti
della Brigata Liguria ed accoglieva le
salme di 164 Caduti.
Nel 1928 esse furono esumate per essere tumulate nell’Ossario del Colle di
Bellavista dove riposano con quelle di
altri 5.000 combattenti.
Le sepolture erano poste su un brullo
pendio sistemato a terrazzi sostenuti da
muretti a secco e collegati tra loro da
brevi sentieri e da qualche irregolare
gradino. Il perimetro dell’area cimiteriale era stato delimitato da un basso e
rozzo muretto e all’ingresso due piccoli pilastri reggevano due croci di ferro.
Sul lato più alto del cimitero i Fanti
della Brigata Liguria avevano realizzato un monumento di forma piramidale
a base tronca, sormontato da un proietto di grosso calibro. Altri 4 proietti
di calibro inferiore erano stati posti alla
base del monumento.
Sulla faccia sud-ovest della piramide,
una targa recava l’iscrizione: Cimitero
Militare Brigata Liguria di qui non si
passa.
Sotto la targa una lapide recava incisa la dedica: Ai Caduti dell’eroica
Brigata Liguria che dopo aver nettamente arrestato l’offensiva austriaca
sull’Altopiano di Asiago dal 13 al 16
giugno 1916 fecero generoso sacrificio
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Alberto Toldo
La Cerimonia del 2 Luglio 1922 al Cimitero Sette Croci, alla quale parteciparono circa 4000 persone
Autorità e Rappresentanze con numerose bandiere.
della loro vita per la conquista di nuove posizioni sul M. Pasubio dal 9 al 19
ottobre 1916. Gli Ufficiali commilitoni
a ricordo perenne.
Sul lato rivolto a sud-est un’altra targa posta dall’Ufficio Cure e Onoranze
alle Salme dei Caduti in Guerra diceva: Ai Fanti della Brigata Liguria che
sul Pasubio Termopili d’Italia contro
il nemico incalzante verso l’agognata
pianura fecero barriera dei loro validi
petti spartanamente caddero alto levando il grido ‘di qui non si passa’.
Sul lato nord-est, un’altra targa di marmo del Comune di Trambileno recava
la seguente scritta: ‘In questo estremo
lembo di vetusto suo dominio oggi sacro al sonno dei caduti le gesta della
Guerra Mondiale qui avvenuta Trambileno ricorda MCMXV-MCMXVIII’.
Tra le sepolture, su una croce era
appoggiato un fucile con baionetta innestata, mentre un masso era sormontato da una croce spezzata. Su tutte
le tombe erano state poste semplici
lapidi, tutte uguali, che riportavano il
nome del caduto, il reparto di appartenenza e la data di morte. In tutte le
croci era scritto:”Italiano Caduto per
la Patria”, seguivano le generalità del
Caduto e il numero ordinativo del reparto di appartenenza. La stesa scritta
era presente anche nelle sepolture dei
soldati ignoti, ovviamente in questo
caso non c’era il nome del Caduto, ne
quello del reparto. Poco sotto il monumento era stata ricavata una caverna
ossario, come ricorda una scritta sul
cemento che riporta “157° Fanteria –
Ossario in costruzione – Marcenaro”.
Don Agostino Marcenaro, Cappellano
Militare del 157° Reggimento Fanteria
della Brigata Liguria, cadde il 17 novembre 1917 a Monte Zomo, sull’altopiano di Asiago.
Nell’immediato dopoguerra, una moltitudine di gente continuava comunque
a visitare il piccolo cimitero, soprattutto in occasione dell’annuale cerimonia
che si svolgeva ogni 2 luglio, anniversario della celebre battaglia del 1916,
tanto che le cronache del 1922 parlarono della presenza di circa 4000 persone, autorità e rappresentanze con
bandiere.
Il ‘ricordo’, negli anni successivi, cominciò lentamente ‘a svanire’, le lapidi
e i muretti di contenimento iniziarono a
sentire il peso del tempo e dell’incuria.
Per tenere vivo il ricordo di quei Caduti e, contemporaneamente, celebrare
il valore di tutti i soldati italiani, per
iniziativa del Comune di Schio e su
progetto degli Ingegneri Saccardo e
Donadelli, fu costruito e venne inaugurato nel 1935, un grande Monumento delle dimensioni di base di circa m.
5.50 x 3.00 per un’altezza di m. 7.00
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Il Generale Pecori Girardi partecipa all’inaugurazione dell’Arco Romano di Sette Croci (15-8-1935)
Il monumento del cimitero di Sette Croci prima
della costruzione dell’Arco Romano (agosto 1933)
- Lato ovest: FIDE ET SANGUINE
TECTUS / PASUBIUS ITALIAE
SEMPER / VITAE ET VICTORIAE
/ VOLUNTAS INDOMITA FUIT /
MDCCCXLVIII – MCMXVIII (di
fede e di sangue coperto il Pasubio fu
sempre d’Italia volontà indomita di
vita e vittoria. 1848 – 1918). E’ il monito che richiama la grande importanza
militare del Pasubio nel corso dei secoli; nel 1848 quando, il 25 aprile, il poeta Arnaldo Fusinato guidò i volontari
di Schio e Valli contro gli austriaci che,
per il Pian delle Fugazze, marciavano
su Schio insorta e, nel 1918, durante la
Grande Guerra.
- Lato est: NON ULTRA JANUA /
PASUBIUS ITALIAE / FATA AD
MAIORA / SED ARA MARTYRUM
(Pasubio non ultima porta d’Italia
aperta verso maggiori destini ma ara
di martiri). E’ il richiamo dell’importanza spirituale del Pasubio che, dopo
la guerra, non è più baluardo sul confine, ma tempio dei martiri. - Lato nord:
ROMAE SACRA LEX ITERUM
VICTRIX / AD HAEC CACUMINA
REDIT ET ULTRA / CDLXXVI –
MCMXVIII (La sacra legge di Roma
vittoriosa ritorna a queste vette ed oltre.
476 – 1918). E’ l’annuncio del ritorno
sul Pasubio della sacra legge di Roma,
mancante dal 476 d.C., quando ebbe
fine l’Impero romano d’Occidente.
(Nota: Le traduzioni dal latino sono
della prof.ssa Maria Teresa Dalle Molle, fatte nel 2008, leggermente diverse
da quelle di Giambattista Milani riportati in vari testi degli anni trenta).
Oggi, l’attenzione sul cimitero della
Brigata Liguria, è attirata solo dall’effetto imponente di questa costruzione,
il cui sfondo sono i molteplici colori della montagna ed il contrasto con
l’azzurro del cielo, e non certo dalla sacralità del luogo, ché il tempo implacabile e gli inutili vandalismi hanno fatto
sì che dell’originale cimitero restasse
ben poca cosa. Tutto questo degrado
non è passato inosservato.
La quota, l’esposizione del sito e,
non ultimo, gli anni trascorsi senza
interventi di manutenzione, hanno incominciato a ‘dare’ qualche problema
alla struttura.
Alcuni tratti di fugatura si sono staccati lasciando così penetrare l’umidità e
l’acqua tra i conci di pietra, causando
quindi, con l’azione del gelo, pericolose fratture e distacchi di continuità
della muratura.
Questo ha comportato inoltre un attacco da parte dei muschi ed altra piccola vegetazione che si è insediata negli
interstizi delle pietre. Altro problema
sono i licheni che stanno colonizzando
la struttura.
La volta dell’arco, inoltre, presenta
segnali di rottura dell’integrità quali
fessurazioni, concrezioni calcaree dovute a penetrazioni dell’acqua, cadute
delle fugature.
Il ‘sito’ è stato inserito nel progetto
di recupero finanziato con la Legge
78/2001 ed affidato ai ‘Fanti della Federazione di Vicenza’ dalla Comunità
Montana della Spett. Reggenza dei 7
Comuni. I permessi di inizio lavori
sono datati 2009. L’eccezionale inverno appena trascorso (2008-2009) non
ha permesso un avvio rapido dei lavori. Si è dovuto spalare la neve alta più
di un metro per aprire almeno un centinaio di metri di strada per l’accesso ‘al
cantiere’ con i materiali e le attrezzature indispensabili.
Sotto la direzione organizzativa del
Presidente della Sezione dei Fanti di
Valli del Pasubio, Gianni Cumerlato,
il 20 luglio sono iniziati i lavori e nei
primi 4 giorni consecutivi ci hanno
onorato, gli Artiglieri ungheresi con la
singolare e attiva presenza di un loro
gruppo.
20 luglio 2009, Gianni Cumerlato Presidente della Sezione dei Fanti di Valli del Pasubio assume la
direzione organizzativa dei lavori di recupero del
Cimitero dei Fanti della “ Brigata Liguria”.
Fanti
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Redazione
realizzato in conci di pietra squadrata
del Pasubio, legati con malta di cemento e fugati, edificato sulla sommità del
cimitero stesso, la cui foggia probabilmente voleva esaltare la ‘Vittoria’ delle
armi italiane sul nemico e ricalcare lo
stile dell’antico impero: l’Arco Romano. Nella parte sommitale alcune lapidi in pietra rossa, probabilmente Rossa
di Asiago, ricordavano l’eroico Pasubio con delle descrizioni in latino. Nelle due spalle dell’Arco, erano presenti
due fasci da combattimento, realizzati
sempre in pietra, che rimandavano al
periodo di costruzione del monumento, il XIII anno dell’era fascista.
Le pietre tombali vennero risistemate
e, in parte, adagiate all’interno di una
galleria esistente dalla Grande Guerra,
situata proprio sotto al Monumento.
L’intento era di creare una sorta di lapidario. Venne rifatto il muretto perimetrale con i relativi accessi, riportando
così nuovamente all’attenzione della
gente quel luogo sacro.
L’Arco Romano fu inaugurato solennemente il 15 agosto 1935 alla
presenza di numerosi ex combattenti
e autorità militari e civili, tra cui il Maresciallo d’Italia Guglielmo Pecori Giraldi, comandante della 1ª Armata durante la guerra, e del generale Federico
Baistrocchi, Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito in quell’anno.
Sul fregio dell’Arco erano riportate in
lingua latina le seguenti iscrizioni:
- Lato sud: ITALIAE MILITIBUS
ADHUC SUB RUINIS / IN ACIE
SOMNUM QUI DORMIUNT HEROUM (ai soldati d’Italia che dormono ancora sotto le rovine del campo di
battaglia il sonno degli eroi). E’ la dedica a coloro che non poterono essere
raccolti e portati all’Ossario del Colle
di Bellavista, ma che rimasero là dove
morirono.
7
ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Val Magnaboschi
il Sacrario dei Fanti
Redazione
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a zona di combattimento e cimiteriale di Val Magnaboschi
rappresenta certamente per i
Fanti italiani, quello che il Cengio
simboleggia per i Granatieri e quello
che l’Ortigara ha finito di simboleggiare per gli Alpini. Essa è diventata
il Sacrario naturale del sacrificio della nostra Fanteria sull’Altopiano dei
Sette Comuni, come testimonia anche
la colonna romana postavi a ricordo
nel dopo guerra. Gli eventi bellici
che ne consacrarono tale significato,
coincisero con la fase determinante
e conclusiva dell’offensiva austriaca
della primavera del 1916, nota nelle
fonti italiane come Strafexspedition
(Spedizione punitiva).
Perduto il nodo del Monte Cengio ed
annientata di fatto la resistenza della
Brigata Granatieri, il fronte italiano,
per decisione del Gen. Rostagno, impressionato da quanto in precedenza
accaduto, si era ritirato dietro il profondo intaglio della Val Canaglia e
correva sulle alture di Monte Paù
– Monte Zovetto – Monte Lèmerle,
per proseguire poi verso il Kaberlaba
ed il Torle. La Valle di Magnaboschi
veniva così a costituire l’immediata
retrovia e la principale via di collegamento di questi improvvisati capisaldi. Fu naturale che essa divenisse,
a partire dal 6 giugno 1916, il princi-
Fanti
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La Redazione
pale obiettivo del 1° Corpo d’Armata
austro-ungarico, anche perché il suo
comandante, il Gen. Kirchbach auf
Lauterbach, non ritenne opportuno affrontare l’ostacolo della Val Canaglia
e puntò decisamente sul centro del
nuovo schieramento italiano. Oltre
quella valle si prospettava, come un
miraggio, la vista della pianura veneta e la possibilità della sua conquista.
Lo stesso comandante dell’Armata,
l’ungherese Gen. Kovess von Kovesshaza, vide nell’occupazione della
linea Lèmerle-Kaberlaba-Sisemol, la
premessa indispensabile per la caduta
di Monte Paù, l’ultimo pilastro occidentale dell’Altopiano prima dello
sbocco al piano. Fu così che nei giorni successivi prima la 32^ e quindi
la 33^ Divisione italiana di Fanteria,
dovettero affrontare sostenute dalla
poca Artiglieria che stava salendo a
fatica sull’Altopiano, l’urto della 34^
Divisione austro-ungarica. La sera del
16 giugno, gli austriaci sfondarono in
Val Magnaboschi, oltre la Casera, nel
punto di collegamento della Brigata
Liguria con la Forlì: due Compagnie
della Liguria furono accerchiate e catturate, costringendo i comandanti superiori ad arretrare la Brigata su Magnaboschi abbandonando lo Zovetto.
La resistenza italiana era stata comunque tale da provare i reparti austriaci,
al punto da impedire loro di sfruttare
il momentaneo successo.
Così descrive uno dei momenti maggiormente rischiosi il comandante la
Brigata “Forlì”: “Si apre al nemico
un più facile ingresso per la selletta
di Magnaboschi, però tappato con
un Battaglione del 214°, giunto nella
mattinata in rinforzo al 43°. Il nemico
tenta di forzarlo, dopo violenta preparazione di fuoco il 17, ma provvidenziale un altro rinforzo arriva in
quel momento al comandante del 43°,
il II° Battaglione del 214° col comando di Reggimento. I due Battaglioni
vengono lanciati al contrattacco.
Eroico contrattacco fieramente guidato dal comandante di Reggimento
Boncolardo, e dai due comandanti di
Battaglione Boschetti e Poggesi”.
La 34^ Divisione austro-ungarica
tra il 15 e il 16 giugno, ebbe a contare 243 morti e 1313 feriti, mentre le
perdite della 33^ Divisione italiana
assommarono a 234 morti, 868 feriti
e 647 dispersi.
La valle venne così ad accogliere le
spoglie dei Caduti italiani ed austriaci,
come accoglierà quelle dei Caduti del
Corpo di Spedizione Britannico che
qui venne schierato dalla primavera
del 1918, e che ebbe modo di dare
il suo decisivo contributo all’arresto
dell’offensiva austriaca sull’Altopiano durante la Battaglia del Solstizio.
Nel dopoguerra la creazione dei due
cimiteri, in cui le sepolture degli uomini dei Reggimenti dell’Oxfordshire e del Buckinghamshire, così come
dei fucilieri del Nurthumberland e dei
Fanti del Gloucester, erano di fronte
a quelle dei Fanti delle Brigate “Liguria, Trapani, Arno e Forlì”, visitati
oltretutto dallo stesso Re d’Inghilterra, costituì un fatto di assoluto rilievo
nell’elaborazione di una memoria collettiva, non solo nazionale, e divenne
un importante elemento nelle buone
relazioni tra i due paesi.
Questa è una delle targhe esplicative
che saranno poste nei siti storici riguardanti la grande guerra nell’Altopiano dei Sette Comuni, per informare i visitatori sui fatti accaduti in particolare nel 1916. Abbiamo pensato di
darne testimonianza, anche per rendere omaggio all’impegno dei Fanti
della locale Sezione che eseguiranno
il lavoro di posa delle tabelle predisposte dalla Comunità Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni,
responsabile del recupero dei luoghi
storici della prima guerra mondiale.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
L’A.N.F. di Vicenza
Q
uell’intensità d’impegno resa
possibile dalla capacità di auto
generare le risorse necessarie a
finanziare gli impegni da affrontare; fra
tutte è di rilievo quella del recupero dei
Cimiteri di Guerra.
Puntuale entro il 31 gennaio 2010,
la presentazione del conto consuntivo
2009, tempestivo rispetto agli impegni
programmati, il documento contabile
previsionale per l’anno 2010 presentato
ed approvato dal Consiglio Provinciale
in data 27 gennaio nella sede dei Fanti
di Campedello che solitamente ospita le
assise provinciali.
L’attività associativa che si snoda
nell’arco dei dodici mesi dello scorso
anno, registra un impegno finanziario
che si attesta su valori superiori a quelli
dell’anno prima, importo destinato alle
commemorazioni storiche e non. In
primis per la cerimonia di Val Magnaboschi in Cesuna, Malo per la consegna della Bandiera dell’XI^ Divisione
Brennero, poi a Tonezza del Cimone al
Cimitero austro-ungarico dei Crosati,
quindi sul Monte Cimone ai piedi del
Sacrario dedicato ai 267 Soldati italiani
inghiottiti dallo scoppio della terribile
mina austriaca, ed infine ad Arsiero in
quella prestigiosa cornice monumentale
dedicata ai Caduti di quel 23 settembre
1916, in massima parte Fanti. In sintesi,
i proventi dell’aumentato fabbisogno,
provengono come il solito dalle quote
sociali, dall’abbonamento trimestrale
alla nostra rivista: “Fanti Vicentini”,
dai risparmi realizzati nelle molteplici
attività, dai contributi e dai concorsi di
spesa di enti e ditte per particolari cerimonie specificamente richieste. La
voce di bilancio più significativa però,
anche per gli anni 2008 – 09, è la lotteria e il suo rientro finanziario. Quest’anno sono stati stampati quindicimila biglietti che distribuiti alle quarantadue
Sezioni vicentine, che sono stati venduti
in buon numero e il risultato è stato ragguardevole. I due premi più importanti sono stati distribuiti a fine febbraio,
per dare modo ai vincitori di ottenere
le modifiche richieste, mentre tutti gli
altri sono stati consegnati nei termini
previsti. Il primo premio, una Nuova
Panda Multipower, messa a disposizione dall’Autosalone Gaspari di Villaga,
vinta da un Fante di Sandrigo, mentre il
secondo premio, uno scooter di ultima
Bruno Conte
generazione, messo a disposizione dal
Salone Moto Raider di Mariano Girardi
da Sossano, vinto da un giovane Fante
della Sezione di Grancona e, assieme a
questo, tutto il resto dei premi che, con
quelli di consolazione, sono arrivati al
buon numero di quaranta.
E’ stata una competizione la lotteria,
una gara di generosità quella riscontrata ma, soprattutto, è stata una gara di
solidarietà fra le Sezioni. Qualcuna di
queste, infatti, è riuscita a terminare la
distribuzione nei tempi stabiliti, qualche
altra ha finito prima ed è corsa a dare
aiuto a quella più vicina che era in difficoltà a completare l’impegno assunto.
Proprio una gara di solidarietà che ha
commosso i vertici federali del nostro
Sodalizio, i quali anche dalle pagine del
nostro giornale, desiderano ringraziare
sentitamente quanti hanno profuso impegno e dato disponibilità, permettendo
così di raggiungere l’obiettivo prefissato, che si traduce nella possibilità di
affrontare le nostre manifestazioni care
alla nostra Associazione in modo adeguato.
E’ un segnale importante questo che
proviene dalla base, perché genera nuova motivazione in chi la guida. Con il
mese di marzo finiranno gli incontri
della presidenza provinciale con le Sezioni, partiti nel mese di dicembre, e va
ricordato che uno dei temi trattati negli
incontri è stato il finanziamento delle attività sociali anche attraverso la lotteria
che si dovrà ripetere negli anni, almeno fino a che la richiesta del cinque per
mille non darà i suoi frutti. Altro motivo
di larga e generale soddisfazione è stato
la consegna, la scorsa estate, al Sindaco
dell’Aquila dr. Massimo Cialente della
somma di venticinquemila euro, quale
segno di solidarietà dei Fanti italiani
alla gente d’Abruzzo, somma la cui raccolta è stata promossa dalla Federazione dei Fanti di Vicenza. Come si vede,
un’Associazione molto attiva quella dei
Fanti, soprattutto in Provincia di Vicenza, la cui Federazione spesso è presa ad
esempio in ambito nazionale. Va anche
detto che in terra vicentina, ASSOFANTI funziona, non fosse altro perché il
suo “vescovo”, periodicamente e personalmente visita le sue “parrocchie”.
Tutto questo, ovviamente, senza venir
meno agli impegni di tutti i giorni.
La vita associativa, quindi, va avanti.
Siamo a marzo, domani sarà il venticinque aprile, dopodomani il ventiquattro
maggio, poi il due giugno e così via…
Una citazione particolare merita un
impegno molto forte e altrettanto qualificante per la nostra Associazione: il 30°
Raduno Nazionale di Udine dal venti al
ventitré maggio di quest’anno, nel quale ricorre anche il 90° anniversario della
costituzione della nostra Associazione
Nazionale. Un caloroso invito a partecipare, non solo ai Fanti, alle Patronesse
e ai Simpatizzanti, ma anche alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e
tutti quelli che vogliono intervenire.
Tutti a Udine, arrivederci a Udine.
Redazione
una presenza consolidata.
Fanti
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
La proposta di Mario Eichta di
adottare Cimiteri Militari Italiani
G
li Incontri italo austriaci
della
pace,
cerimonie
internazionali a ricordo dei
caduti e delle vittime civili della
Grande Guerra, ideate e organizzate
con la collaborazione della Croce
Nera Austriaca dal Comm. Mario
Eichta e che si svolgono in massima
parte nei cimiteri militari italiani e
austriaci della Grande Guerra, hanno
visto sempre più partecipanti sia in
Italia sia in Austria.
Eichta è sempre più convinto che
le cerimonie a ricordo dei Caduti
debbano essere effettuate soprattutto,
dove il soldati hanno combattuto e
perso la loro vita o dove furono sepolti,
dopo le sofferenze e le malattie patite
sia al fronte che durante la prigionia.
La sua aspirazione, che potrebbe
essere accolta anche dalle Sezioni
ANA e dalle Federazioni del Fante
e sicuramente da altre Associazioni
Ex Combattentistiche, sarebbe quella
di far adottare dei cimiteri militari
italiani, per esempio in Austria, e
cercare con il fattivo sostegno della
Croce Nera Austriaca e le preziose
indicazioni di ONORCADUTI, di
mantenerli per il futuro nel migliore
dei modi, come testimonianza della
tragedia della guerra e per il costante
impegno della pace tra i popoli che
quei giovani lì sepolti ci indicano.
Ogni volta, come nei cimiteri militari
italiani in Austria, come in occasione
delle cerimonie ideate e organizzate
da Eichta a Braunau, a Marchtrenk
e a Mauthausen, è sempre grande la
commozione nel vedere tanti parenti
dei soldati italiani lì sepolti che dopo
tanti anni hanno potuto, anche a nome
di tante mamme e spose, che invano
avevano atteso il loro ritorno alle
proprie case, deporre un cero, dei fiori
e dedicare loro delle preghiere con il
cuore gonfio e qualche lacrima.
Per quei parenti, spesso anziani,
quei lunghi viaggi dall’Italia hanno
permesso di raggiungere un alto
significato e non solo per loro, perché
anche da quei cimiteri, dove sono
sepolti tanti giovani, a cui il tragico
destino non ha concesso un futuro
sereno nelle loro famiglie e nei loro
affetti, escono tutti sì con la tristezza
nel cuore, ma soprattutto paghi di
aver visto coi propri occhi, dove sono
sepolti e con la convinzione di averli
degnamente ricordati e onorati.
Tutto questo anche per chi si rivolge
a lui da varie parti d’Italia e anche
da parte di discendenti di emigranti
che risiedono oltre oceano, per avere
notizie dei loro cari e dei Cimiteri
dove sono sepolti.
La proposta di Eichta sarebbe proprio
quella che le varie Associazioni
contribuissero con i propri mezzi
tecnici e con il proprio volontariato,
e magari, anche con la collaborazione
dei Comuni, delle Province e delle
Regioni che hanno la maggior parte dei
loro conterranei sepolti in determinati
cimiteri militari, a mantenere nel
migliore dei modi quei luoghi sacri
che sono certamente lontani, ma
che con il doveroso impegno di tutti
proposto da Eichta, sarebbero più
vicini sia nei cuori che nelle menti
delle persone di buona volontà.
Tutto ciò potrà arricchire moralmente
tutti coloro che si appresteranno a
sacrificare qualche fine settimana o
qualche giornata di ferie, spronati
da quei giovani ancor lì sepolti, a
sviluppare per il futuro i sentimenti
con convinzione e tenacia che con il
loro sacrificio ancor oggi indicano,
dando così testimonianza ed esempio
alle giovani generazioni.
per il vostro Soggiorno
Estivo - Invernale
Avvicendamento
del Comandante della Brigata Logistica di Protezione.
Redazione
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a avuto luogo il giorno 2 febbraio 2010, nella caserma
“Silvio Serena” di Treviso,
l’avvicendamento del Comandante
della Brigata Logistica di Proiezione
tra il Generale Antonio Monaco, cedente e il Generale Stefano Castagnotto, subentrante.
La cerimonia, si è svolta alla presenza del Comandante dei Supporti
delle Forze Operative Terrestri, Generale Vincenzo Lops, della Bandiera
di Guerra del 6° Reggimento Trasporti, del Gonfalone della Città di
Treviso e dei Labari delle Associazi-
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oni Combattentistiche e d’Arma.
Schierata con i reparti la fanfara della Brigata “Ariete”.
La Brigata Logistica di Proiezione,
costituita nel 2001, fornisce, attraverso gli otto Reggimenti alle
proprie dipendenze, il concorso alle
attività logistiche sul territorio nazionale e il sostegno “di aderenza” ai
contingenti impegnati in operazioni
fuori area.
(fonte: Comando dei Supporti delle Forze Operative Terrestri)
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ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Scuola D. Alighieri di Caldogno
S
olo coltivando “la memoria
storica” si cresce e si matura come cittadini coscienti,
impegnati ed attivi. E’stato questo
l’intento che ha spinto noi, insegnanti della scuola secondaria di primo
grado “Dante Alighieri” di Caldogno
e Costabissara, che proponeva agli
alunni di ripercorrere avvenimenti e
luoghi della Grande Guerra insieme
ai ragazzi delle classi terze del nostro
istituto.
L’entusiasmo dei Fanti che sono
intervenuti a scuola e la notevole
preparazione in materia che tutti loro
hanno dimostrato ha contagiato noi
docenti ed i ragazzi.
Il percorso è iniziato in classe, attraverso lo studio degli eventi principali della guerra, e l’analisi di alcuni
documenti scritti e visivi. Successivamente sono intervenuti, presso
l’aula magna dell’istituto, vari rappresentanti dell’Associazione, tra cui
il Presidente provinciale. Il Presidente stesso è stato molto coinvolgente
e chiaro nella spiegazione di notizie
tecniche riguardanti le Battaglie più
famose e nell’utilizzo delle armi, tutti argomenti che hanno affascinato i
ragazzi. Particolare attenzione è stata
rivolta a mettere l’accento sull’aspet-
Prof. Lucia Todescato
to umano della guerra stessa, con
racconti e spiegazioni inerenti la vita
quotidiana dei soldati, sia in trincea
sia nelle retrovie.
Ecco, direi che questo è ciò che
ha toccato maggiormente gli alunni:
molti di loro successivamente hanno
spiegato agli insegnanti che mai, prima di questo lavoro di approfondimento, avevano pensato a cosa significa “essere soldato”, alle condizioni
disumane che erano costretti a vivere
gli uomini in trincea, allo stress psicologico e al logorio morale che una
guerra, qualsiasi guerra, comporta.
Tanti ragazzi, dopo aver letto alcune
lettere proponevano queste riflessioni: se al posto loro ci fossi stato io? E
se fosse stato mio padre, mio marito,
mio fratello? Alcuni ritengono addirittura impossibile tentare di mettersi
nei panni di un soldato, tanto terribile è stata l’esperienza che quegli
uomini hanno vissuto, da non poterla nemmeno avvicinare nel proprio
pensiero.
Proprio per cercare di capire che
cos’è significato combattere durante la prima Guerra Mondiale i
Fanti di Caldogno hanno organizzato un’uscita didattica sui territori
dell’Altopiano che ci ha visto visi-
tare il Sacrari Militare del Laiten ad
Asiago, il Museo della guerra a Canove, ed alcune postazioni di mitragliatrici inglesi in zona Magnaboschi
di Cesuna. In quest’ultima località i
circa centoventi ragazzi partecipanti
alla gita si sono raccolti intorno alle
salme dei Caduti presenti nei due
cimiteri, rispettivamente inglese ed
italo-austro-ungarico.
L’ospitalità dei Fanti che ci hanno accompagnati è stata eccezionale,
come la loro disponibilità nei confronti dei ragazzi. La chiacchiera con
il ragazzo, la spiegazione di fronte al
reperto, il panino e le brioches che
ci hanno gentilmente offerto, sono
stati molto apprezzati. Molti alunni
sono stati colpiti dal fatto che degli
adulti abbiano dedicato loro un’intera giornata, senza chiedere niente
in cambio, ma donando il loro tempo
in modo generoso ed altruista. Veramente abbiamo toccato con mano
come l’esempio sia il miglior veicolo di educazione.
Noi tutti, insegnanti ed alunni delle
classi terze, ringraziamo con tutto il
cuore l’Associazione dei Fanti ed il
Comune di Caldogno, che ha gentilmente contribuito alle spese di trasporto.
Federazione Provinciale di Venezia
VERBALE
DEL
6 FEBBRAIO
2010
Carissimi
Fanti,
Patronesse
e Simpatizzanti,
In data 6 Febbraio 2010, alle ore
09.30 del mattino, presso la Sezione
del Fante di Mestre, via Torino n. 63,
angolo via Kolbe, si è riunita la Federazione Provinciale del Fante di Venezia per la elezione delle cariche federative. Sono presenti le Sezioni di:
1) CHIOGGIA, - 2) NOALE,
3) S.ERASMO, - 4) MARGHERA,
5) MESTRE, - 6) LIDO di Venezia,
7) MALAMOCCO , - 8) CEGGIA,
9) ERACLEA, - 10) S. Donà di Piave.
11) E’ assente la Sezione di Mirano e
nessuno è stato delegato per la stessa.
Sono stati eletti
Presidente Onorario:
Fante Cav. Sante VALERI
Presidente della Federazione:
fante Cav.
Leonardo SAUTARIELLO
Vice-Presidente della Federazione:
fante Graziano BIDOIA
Vice-Presidente della Federazione:
fante Cav. Uff. Mario BASSANI
Segretario della Federazione:
fante geom. Mario COCOLET
Consiglieri:
Galdino BALDIN, Luigi FURLAN,
Pietro NARESSI, Gino NARDIN,
Ugo LUGATO, Giuseppe GIADA,
Ennio MAZZON,
Consiglieri Probiviri:
Giuseppe GIADA, Luigi FURLAN,
Antonio FORZUTTI, .
Consiglieri Revisori:
dott. Federico SEMENZATO, Luigino VIANELLO, Ennio MAZZON
La sede della Federazione è rimasta
in MESTRE (VE) cap. 30174 -Via
Adige n. 20 – Carpenedo.
Tel.041.5346551–
cell.+39-349.3133791
Fanti
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Redazione
Presidente dell’Assemblea:
fante Mario Salvadori
Segretario dell’Assemblea:
fante geom. Mario Cocolet
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Fanti che si distinguono
S
ul Giornale di Vicenza, nella
rubrica “Fotonotizia”, qualche
giorno fa è apparsa la fotografia
del Presidente della Sezione Schiavon
– Longa, sdraiato sul lettino del Centro immuno trasfusionale, penso di
Sandrigo. La notizia è che quella foto
documentava la centesima donazione
fatta dal Fante Vincenzo Cisotto, che
ha iniziato questo importantissimo
servizio nel 1974, tenendo in questi
trentacinque anni di dedizione, la media di 2,86 donazioni l’anno.
Oltre alla dottoressa Scremin che eseguiva materialmente la trasfusione, a
condividere il risultato raggiunto dal
nostro Vincenzo e a rendergli onore,
era presente il Presidente del Gruppo
FIDAS di Marostica, anche per ringraziarlo per la dedizione dimostrata.
La Redazione di Fanti Vicentini,
la Presidenza e la Giunta Federale, si
complimentano con Vincenzo Cisotto, e lo ringraziano di quanto ha fatto
e farà per la nostra Associazione e
GAM
per la sua Sezione.
12
Fanti
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O
nore al merito. Il Fante cav.
Gelsomino Pilastro, imprenditore accorto e valente che opera
nel settore della meccanica dinamica,
nel settore delle macchine utensili per
le imprese farmaceutiche e di stampa,
impegnato nel volontariato sociale del
suo Comune da sempre, componente
ai massimi livelli in varie associazioni,
compresa quella dei Fanti della quale
è Consigliere di Sezione e Consigliere
provinciale dei Probiviri ha ricevuto
un prestigioso riconoscimento da parte
della Proloco di Costabissara.
E’ Stato nominato “Cittadino Benemerito di Costabissara”, sia per la sua
attività imprenditoriale che svolge in
Paese impiegando come dipendenti
trentacinque Bissaresi, sia per il suo
impegno sociale. Siamo orgogliosi
del riconoscimento ottenuto dal nostro
Fante, perché onora noi e la nostra Associazione.
Lorenzo Santuliana
Il Fante Direttore d’Orchestra Maurizio Filipponi, in un concerto a Città del Messico.
Onore al merito. Il Fante Maurizio Filipponi, insegnante di musica, direttore
dell’Orchestra “Accademia del Concerto” e socio della nostra Sezione di
Grancona, è stato invitato nell’agosto
scorso a Città del Messico, a dirigere
l’Orchestra Sinfonica della Segreteria
della Difesa Nazionale Messicana. Ricevuto con ogni onore ha portato, con
la sua “bacchetta magica” in quel grande paese, in America Latina, facendo
eseguire a una formazione di sessantacinque professori d’orchestra i brani
più conosciuti della nostra grande tradizione operistica italiana, da Bellini a
Rossini, da Verdi a Mascagni e Puccini. A lui gli auguri più fervidi di molti
altri appuntamenti simili.
Renzo Pilotto
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Colletta alimentare
nella ricca Vicenza
Così, per dare una risposta concreta a queste necessità e, nello
stesso tempo sostenere l’impegno
dei volontari che si occupano degli
indigenti, il già citato Assessorato
del Comune Berico, ha richiesto ai
supermercati operanti in Vicenza,
di aderire al progetto per la “Raccolta alimentare” per sopperire a
questi bisogni. Hanno risposto tredici punti vendita, sparsi per tutto
il territorio comunale, che si sono
visti invadere da addetti della Protezione Civile, che aveva anche il
compito del coordinamento di tutti
i volontari che effettuavano il lavoro di cernita dei prodotti alimentari
offerti dai clienti, appartenenti ad
Associazioni d’Arma, alla Croce
Rossa Italiana e ad altre associazioni che hanno aderito; fra questi
anche i dipendenti, operai ed impiegati, di una ditta privata.
Più in generale sono state le Associazioni ad essere coinvolte nella
raccolta e, successivamente, nella
preparazione dei pacchi di generi
alimentari da consegnare sia agli
enti assistenziali, sia alle parrocchie
che offrono questo servizio, sia alle
famiglie riconosciute bisognose
dall’assistenza sociale. Il tutto si è
svolto nei giorni 19 e 20 dicembre,
con turni di quattro persone ciascuno suddivise nei punti vendita loro
assegnati, a partire dalle nove del
mattino e terminare alle ore diciannove.
Come sempre è stata bellissima
e commovente la risposta dei Fanti delle Sezioni vicentine, tanto da
inorgoglire il Presidente e la Giunta
Federali, per l’ottimo risultato raggiunto dai cinquantasei Fanti che
hanno aderito a quest’evento di
puro volontariato.
Nonostante che la neve caduta nella notte fra venerdì e sabato, non abbia permesso a qualcuno dei nostri
d’essere presenti, il sabato mattina
all’inizio delle operazioni, abbiamo
assicurato la raccolta su undici dei
tredici punti vendita previsti. Il giorno dopo poi, domenica 20, altre due
delle nostre Sezioni, hanno compiuto il loro servizio, con serietà e professionalità. La settimana dopo le
due Sezioni più prossime alla Città,
hanno fornito altro personale (dieci
Fanti), per la preparazione dei pacchi da distribuire.
E’ con orgoglio che dico che abbiamo dato prova di ottima organizzazione e di coordinamento eccellente, di disponibilità, di gentilezza
e responsabilità; tutti c’è l’hanno
riconosciuto, dai responsabili dei
punti vendita, alla Protezione Civile, dall’Assessorato competente
e alla gente stessa che ha aderito
all’iniziativa.
Sono state quattordici le Sezioni
che hanno aderito a quest’iniziativa
vicentina, e l’entusiasmo che hanno dimostrato di possedere in questa gara di altruismo, la dice lunga
sullo spessore dei nostri sentimenti
e dei nostri valori, e lo hanno fatto
coprendo anche distanze notevoli
pur d’essere presenti.
Bravi i Fanti, in ogni occasione.
Grazie a tutti.
Redazione
L
a crisi economica che ha colpito il mondo intero, non ha
come tutti sappiamo risparmiato il nostro Bel Paese, né Vicenza considerata una delle realtà
economiche più ricche d’Italia, e
ha aggravato i disagi di quelle fasce sociali già deboli prima di questa grave situazione. Non vogliamo
dalle pagine della nostra Rivista
fare disamine politiche od economico – sociali del pesante momento
che stiamo vivendo ma, più semplicemente, introdurre con una certa
logica l’argomento esplicitato nel
titolo.
Tutto nasce verso la prima decade
di dicembre, quando gli Enti Morali che si occupano di assistere le
persone più bisognose, denunciano
all’Assessorato delle Politiche Sociali del Comune di Vicenza, il preoccupante aumento di persone che
giornalmente si rivolgono loro per
avere un pasto e l’assistenza della
quale necessitano. Per molte di queste persone, è divenuto impossibile
mangiare almeno una volta il giorno e pur vivendo questo loro stato
d’indigenza con molta dignità, sono
costretti a rivolgersi per le necessità
quotidiane ad Enti ed Associazioni
che si occupano di assistenza, spicciola se volete, ma fondamentale
per chi ne ha bisogno.
Sembra che siano novecento in
Vicenza le persone che giornalmente ricorrono a questo tipo d’aiuto, e
ne vengono coinvolte sempre più
spesso le parrocchie e le circoscrizioni cittadine.
Attilio Gomitolo
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Una culla per la Vita
Le Patronesse vicentine partecipano al progetto.
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Emisfero Patronesse
ercoledì 28 ottobre 2009
presso l’Istituto Palazzolo
in Santa Chiara di Vicenza
è stata inaugurata, alla presenza di
autorità civili, religiose e cittadine,
la “Culla per la Vita”, promossa dalle
Associazioni “Famiglia Si” e “Movimento per la Vita di Vicenza” è sostenuta inoltre da privati ed Associazioni, tra le quali le Patronesse Vicentine
dell’Associazione Nazionale del Fante che assieme alla signora Francesca
Mantovani, in memoria del marito
Marcello, hanno contribuito con una
quota considerevole alle spese per
l’installazione della culla stessa.
Che cos’è la Culla per la Vita?
14
Chi si trova a passare per Contrà
Burci vedrà sul cancello laterale
dell’Istituto Santa Chiara un’iscrizione: “Non abbandonarmi, lasciami in
mani sicure” e, sotto, la disposizione
di un’apertura per l’accoglienza in
culla termica del neonato.
La “Culla per la Vita” è una culla
termica, moderna versione dell’antica “Ruota degli Esposti”, operante a
Vicenza all’incirca dal 1300 al 1875.
E’ realizzata in modo da garantire la
sicurezza del neonato e l’anonimato
della madre. E’ stata fortemente voluta
nella propria “casa” dalle Suore delle
Poverelle (Istituto Santa Chiara), le
quali ne assicurano la sorveglianza 24
ore su 24. Qualora un neonato fosse
deposto nella culla, si attiveranno automaticamente particolari dispositivi
di segnalazione che consentiranno un
immediato intervento delle Suore
stesse per il trasferimento urgente in
ospedale.
In Italia la prima culla per la vita
è stata realizzata a Casale Monferrato
nel 1992 ad opera del locale Movimento per la Vita: con quella di Vi-
BAR - TABACCHERIA
PRIMAVERA
RICEVITORIA LOTTO
SUPERENALOTTO
VIA COGO, 167 - QUARTIERE SAN VITO - BASSANO D/G
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M. Maddalena Todeschini
cenza sono, oggi, venticinque.
La “Culla per la Vita” è un segno di
civiltà ed amore. Una società civile,
nel terzo millennio, non può accettare
che i suoi figli più piccoli ed indifesi,
non vedano sempre garantito il primo e più importante diritto umano, il
diritto alla vita. Per questo la culla è
proposta come l’estremo tentativo di
salvare una vita innocente.
Esiste una legge in Italia, che permette a tutte le donne di partorire anonimamente in ospedale: ma ancora
poche lo sanno o non si fidano. Ecco
allora, la disperazione e l’abbandono
in un cassonetto.
La culla ha anche una funzione profondamente educativa: quand’anche
nessun neonato fosse mai accolto
dalla sua moderna tecnologia, essa ricorda a tutti che i bambini non si buttano, ma si accolgono. Se una madre
sola e disperata sente di non riuscire
a crescere il proprio figlio, trova una
possibilità concreta ad un abbandono
che, quasi sempre, finisce con la morte del piccolo. La culla è il segno tangibile che la società vuole accogliere
quel figlio, attraverso le istituzioni e il
volontariato.
Le Patronesse Vicentine, da sempre
attente al sostegno dell’infanzia in
difficoltà, hanno colto con favore ed
orgoglio, la possibilità di partecipare
concretamente alla realizzazione di
quest’importante progetto. Esprimono solidarietà alle Suore Poverelle
dell’Istituto Palazzolo in Santa Chiara, con riconoscenza per quanto fanno
nell’assistenza a situazioni di disagio
e marginalità sociale, e nell’aiuto di
coloro che sono i “più abbandonati”
del nostro tempo.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Le Crocerossine nella Grande Guerra
Maria Antonietta Longo
tovagliati
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l tendaggi
l tappezzeria
l accessori tende
e montaggio
rava la sorella Lucia Grassi che,
conseguito il diploma, continuò la
sua attività curando gli ammalati e
i feriti congelati nel crudo inverno
1916 – 17, e per la sua umanità e
per il suo altruismo, venne decorata con Medaglia d’Argento al Valor Militare, con la Croce al Merito
di Guerra e la Medaglia al ricordo
della Guerra.
Le infermiere al fronte erano alloggiate, spesso in condizioni di
precarietà, come riferisce la Crocerossina Roncoli: “Manchiamo
di legna e di mezzi di riscaldamento …. I topi rosicchiano la notte le
lenzuola che noi aggiustiamo di
giorno …”.
Margherita Kaiser Parodi, arruo-
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Emisfero Patronesse
R
icordando gli eventi e le
conseguenze della Grande Guerra, mi sembra doveroso rivolgere un pensiero al
Corpo delle Infermiere Volontarie
che con spirito di abnegazione ha
operato per lenire le sofferenze dei
combattenti e della popolazione.
Udine, “capitale della guerra”,
nel 1915 vide passare per le sue
strade colonne di automezzi per
il trasporto di armi e di materiali
indispensabili alle fortificazioni
campali, e ivi fu organizzato un
corso per conseguire il diploma
d’infermiera volontaria, al quale
s’iscrissero 317 signorine udinesi.
Presso l’ospedale militare “Renati” nel 1915, ancora allieva, ope-
latasi a 18 anni, Medaglia d’Argento al Valor Militare, morì a
21 anni per una malattia contratta
durante il servizio, e fu sepolta nel
Cimitero di Redipuglia, unica donna fra centomila soldati, simbolo
del sacrificio delle donne italiane
nella Grande Guerra.
Numerosi sono i diari, i giornali
e le raccolte di ricordi delle crocerossine che hanno prestato servizio durante il conflitto mondiale e
dopo tanti anni essi rivelano emozioni, sentimenti e paure miste alla
drammaticità degli avvenimenti
del tempo.
Nonostante la sensazione d’inutilità e di sconforto che spesso pervade l’animo delle infermiere, le
soddisfazioni non mancano come
si può notare nelle parole della sorella Sita Camperio nell’ottobre
1917: “Il Tenente ferito alla spina
dorsale migliora miracolosamente
con le frizioni. Il cranico sta addirittura bene, Quale soddisfazione
quando dei giovanissimi riprendono vita! …”.
Nel dopoguerra, le Crocerossine
sono state attive e preziose nei momenti di calamità; pronte a portare
conforto e a infondere speranza
con un sorriso e recentissima è, infatti, la notizia della partenza di un
folto gruppo d’infermiere volontarie per l’emergenza terremoto ad
Haiti, in soccorso di quelle popolazioni tormentate dal sisma.
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
La battaglia del Don
Ritirata di Russia - 19 novembre 1942 - febbraio 1943.
Storia - Arte - Cultura
A
16
partire dall’autunno e fino a
maggio 1943, si consuma il
calvario dell’ARMIR, la lunga marcia dei nostri soldati nell’innevata e gelida steppa russa. Quell’impressionante calvario incominciò a
metà gennaio del 1943, e fu la conseguenza diretta del rovescio subito a
nord da tedeschi e ungheresi, e a sud
dai rumeni. Più a nord, il 19 novembre 1942, i russi avevano già stretto
in una sacca, a Stalingrado, la 6^ Armata tedesca, regalandosi in questo
modo la possibilità di rovesciare sul
fronte del fiume Don, una forza superiore per uomini e mezzi a quella
dell’Asse cha la fronteggiava.
Tutto il fronte del Don andò in crisi,
i nostri soldati furono pesantemente
coinvolti dalla pressione della poderosa macchina bellica dell’Esercito
russo. Il 10 dicembre le nostre forze
erano disposte da nord a sud in questa successione; le Divisioni Alpine
(Tridentina, Julia e Cuneense), due
Divisioni di Fanteria (Cosseria e Ravenna), la 298 Divisione Tedesca,
quattro Divisioni di Fanteria (Pasubio, Torino, Celere e Sforzesca).
Operava in retroguardia la Divisione
di Fanteria Vicenza.
Questo velo di truppe, così eterogeneo, doveva tenere a difesa un
fronte di 300 chilometri (un soldato
ogni sette metri), con mezzi altamente inadeguati, senza indumenti adatti a sopportare il tremendo freddo
dell’inverno russo ne, tanto meno,
cibo adeguato, armi d’accompagnamento sufficienti, rifornimenti e trasporti che sopportino il ghiaccio del
Generale Inverno, il miglior alleato
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La Redazione
dell’Esercito russo. Il grosso dei nostri
soldati è armato con il vecchio fucile
’91, bombe a mano che scoppiando
fanno molto rumore ma che se cadono
nella neve soffice non scoppiano, fra
tutti gli alleati, i nostri non erano certamente i meglio armati. Il nostro Esercito si presenta sul fronte russo con trenta
carri “L” (le famose scatolette di latta),
assolutamente inadatti a sostenere l’urto dei carri sovietici (i famosi T-34), e
i controcarro 47/32 che, letteralmente,
fanno solo il solletico alle corrazzature
dei tank russi. Solo l’Artiglieria Alpina
(Artiglieria da Montagna), ha in dotazione i pezzi someggiabili 75/13 residuati della grande guerra che, armati
con granate a carica cava, nella corta
distanza dimostrano d’essere un valido supporto alle truppe, ma sono pochi per le necessità di tutti i reparti in
linea. L’Artiglieria e vecchia e scarsa,
scarsissima quella contraerea che invece sarebbe stata indispensabile vista
la supremazia aerea russa. E’ proprio il
caso di dire che non c’è possibilità di
fare paragoni, di fare confronti fra l’armamento del nostro Esercito e quello
dei russi, non ha proprio senso farlo visto il divario di praticità e tecnico esistente. Poche le radio in dotazione alle
nostre truppe, vecchie e scadenti quelle che ci sono, che non garantiscono i
collegamenti che, effettivamente, non
ci sono. Il nostro parco automobilistico
assolutamente inadeguato al numero
delle truppe in linea e al clima, non annovera fra le sue fila nemmeno un cingolato rivelatosi, poi, indispensabile in
quel tipo di terreno gelato dal freddo
coperto dalla neve; ne consegue che le
nostre truppe si spostano solo a piedi
e i giorni della ritirata lo evidenziano
drammaticamente. Organizzazione logistica disastrosa, sia per le munizioni
sia per i viveri, tanto che per mangiare,
i nostri sono costretti a sottrarre grano
e patate agli alleati tedeschi. L’Italia è
troppo lontana, in tutti i sensi.
Non mancavano solo i mezzi ai nostri
soldati, ma anche la tecnica militare
specifica per quel teatro di guerra, e la
fortuna, di sicuro, tanto per parafrasare
una frase arcinota, non mancò certo il
valore. Non so quanti altri Eserciti, trovandosi nelle stesse condizioni, avreb-
bero saputo reagire a quella situazione, armati di un fucile per contrastare
i parabellum e i carri armati sovietici,
combattendo a 30 – 40 gradi sottozero
con una divisa e delle scarpe buone
per latitudini molto più calde.
Mancavano i generi di conforto,
sarebbero stati necessari viveri ricchi
di grassi e proteine, invece i nostri
giovani erano nutriti a pane abbrustolito e patate bollite che anziché
nutrirli adeguatamente, li gonfiavano.
A quella distanza dalla Patria, i nostri
non hanno nemmeno la possibilità
di ribellarsi o di lamentarsi; sperano
solo che la guerra finisca presto, non
per questo però non combattono. Lo
fanno così bene che sono gli ultimi ad
essere soprafatti e, di conseguenza, ad
iniziare la ritirata.
Mussolini li ha inviati a tremila chilometri da casa, li ha praticamente
imposti agli alleati tedeschi, sempre
per lo stesso scopo con il quale ha
dichiarato guerra alla Francia sedersi,
cioè, al tavolo dei vincitori con un numero adeguato di morti sui campi di
battaglia.
Solo la campagna di Russia, nell’inverno 1942 – 1943, ha visto impegnati
nelle battaglie dal novembre del 1942
fino al febbraio del 43, 7000 ufficiali e
220.000 soldati che, dopo essere stati falcidiati dai preponderanti mezzi
russi, hanno compiuto un’epica ritirata, sopportando tutto l’umanamente
sopportabile ed anche di più.
Perdite gravissime, esaurimento fisico, assideramento e congelamenti
dal numero altissimo, elevato numero di prigionieri internati nei gulag
sovietici che hanno mietuto un notevole numero di vittime. Le necessità
del Governo Mussolini furono risolte
con abbondanza se è vero che la Russia ci costò 84.830 caduti o dispersi
e 29.000 congelati, senza contare il
numero dei feriti e dei mutilati.
Se avete notato leggendo quest’articolo, si parla quasi solo di soldati
senza specificarne l’Arma di appartenenza. Lo abbiamo fatto per onorare il
valore di tutti; tutti egualmente degni
del nostro rispetto, del nostro ricordo
e del nostro orgoglio riconoscente per
il loro sacrificio.
Onore e gloria ai soldati italiani,
vivi e morti, protagonisti di quella
tremenda guerra che è stata la seconda mondiale.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Il difensore della val d’Astico
M
(Scheda del volume)
alatesta, Il difensore della val d’Astico: il forte di
Punta Corbin. La storia
costruttiva e bellica di un’opera permanente della grande guerra, Temi,
Trento, 2010, p. 328, € 25.
Il volume, con le prefazioni del generale Enrico Pino, Comandante del
Comando Militare Esercito Veneto,
del generale Carlo Maria Magnani
Presidente dell’Istituto del Nastro
Azzurro e del direttore di Uniformi
e Armi Furio Lazzarini, tratta della
storia del forte di Punta Corbin.
Il libro, 2° della collana storica Le
Sentinelle di Pietra, analizza nel dettaglio la storia dei piani operativi,
dell’evoluzione dell’architettura militare attraverso i secoli, soffermandosi sul modello costruttivo Rocchi
utilizzato, la costruzione utilizzando
documentazione dello spionaggio
austroungarico, infine la prova del
fuoco durante il conflitto mondiale.
Il capitolo centrale è quello delle
operazioni belliche: si tratta nel dettaglio, giorno per giorno i colpi sparati dalla batteria nel periodo maggio
– luglio 1915, il periodo successivo
e l’occupazione austroungarica del
maggio 1916, quando nel corso della
battaglia del Cengio, ci fu la morte
in un combattimento dell’irredento
triestino Carlo Stuparich, medaglia
d’oro al valor militare alla memoria.
A corredo del volume, ci sono molte
cartine e schizzi inediti che seguono
lo sviluppo dei lavori di costruzione
della fortificazione, ma anche le operazioni militari e della vita dei militari all’interno di Punta Corbin.
L’autore è il dott. Leonardo Malatesta,
nato a Malo (Vicenza) nel 1978.
Si occupa di storia militare italiana
ed europea dell’età contemporanea.
Tra i suoi volumi possiamo ricordare
Altopiani di fuoco. La Strafexpedition
austriaca del maggio – giugno 1916,
Istrit, Treviso, 2009; Il dramma del
forte Verena: 12 giugno 1915. Nel
90° anniversario dalla distruzione
del forte Verena, le sconvolgenti verità provenienti dagli archivi militari, Temi, Trento, 2005; Il forte di
Cima Campolongo. La storia di una
fortificazione italiana di montagna
della grande guerra dell’Altopiano
di Asiago, Temi, Trento, 2009; La
Altipiani di fuoco
La Strafexpedition austriaca del maggio - giugno 1916
L. Malatesta, Altipiani di fuoco. La Strafexpedition austriaca del maggio – giugno 1916, Istrit, Treviso, 2009, € 20.
Il volume, edito dall’Istituto per la
Storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Treviso, tratta dell’offensiva
austriaca del maggio – giugno 1916
in Trentino. L’opera, inizia parlando
della genesi dell’idea di effettuare
l’operazione contro l’alleata Italia, da
fine ‘800 fino allo scoppio del conflitto mondiale, soffermandosi sulle dottrine della guerra di montagna allora
in voga, sul ruolo del saliente trentino
nel teatro strategico di confine e sulle
prime azioni belliche nel 1915.
Successivamente, si parla dei preparativi dell’offensiva da parte austroungarica, per giungere al nucleo
centrale del volume; l’analisi delle
operazioni militari. Non è la solita
storia delle battaglie, ma si pren-
(Scheda del volume)
dono in esame vari fattori; quali la
funzione dell’apparato logistico, le
rimozioni degli alti ufficiali, come
il caso del generale Roberto Brusati,
comandante la 1ª armata, la giustizia
militare, per determinare l’efficienza
dello strumento militare italiano nel
periodo in esame.
In questo volume, vengono utilizzati documenti provenienti dagli archivi
militari italiani e privati, come l’Ufficio Storico dell’Esercito, l’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio,
l’archivio del generale Pietro Mirandoli, Comandante del Genio della 1ª
Armata, fino ad ora sconosciuti.
A corredo del libro, ci sono cartine
che seguono lo svolgersi delle operazioni e fotografie del fronte.
L’autore è il dott. Leonardo Malatesta, nato a Malo (Vicenza) nel 1978.
Si occupa di storia militare italiana
guerra dei forti. Dal 1870 alla grande guerra le fortificazioni italiane ed
austriache negli archivi privati e militari, Nordpress, Chiari, 2003.
È il Vice Direttore della Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò e il Direttore del Comitato
Scientifico dell’Associazione Culturale Tagliata della Scala e dirige per
la casa editrice Temi, la collana storica Le Sentinelle di Pietra.
ed europea dell’età contemporanea.
Tra i suoi volumi possiamo ricordare
Il difensore della Val d’Astico: il forte
di Punta Corbin. La storia costruttiva e bellica di un’opera permanente
della grande guerra, Temi, Trento,
2010; Il dramma del forte Verena:
12 giugno 1915. Nel 90° anniversario
dalla distruzione del forte Verena, le
sconvolgenti verità provenienti dagli
archivi militari, Temi, Trento, 2005; Il
forte di Cima Campolongo. La storia
di una fortificazione italiana di montagna della grande guerra dell’Altopiano di Asiago, Temi, Trento, 2009;
La guerra dei forti. Dal 1870 alla
grande guerra le fortificazioni italiane ed austriache negli archivi privati
e militari, Nordpress, Chiari, 2003.
È il Vice Direttore della Fondazione
Museo Storico del Nastro Azzurro
di Salò e il Direttore del Comitato
Scientifico dell’Associazione Culturale Tagliata della Scala e dirige per
la casa editrice Temi, la collana storica Le Sentinelle di Pietra.
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Storia - Arte - Cultura
il forte di Punta Corbin.
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
.. come muli
di Virginio Zonta
Continua
Passo Dal Bolò, 9 dicembre, posto
di blocco, settore 3^ Compagnia.
Siamo in prima linea, abbiamo dato
il cambio alla Divisione Camicie
Nere 20 Ottobre; alla notte si dovranno tenere gli occhi aperti.
20 dicembre, in questi dieci giorni abbiamo cambiato posto diverse
volte. Su in monte, a valle e viceversa, però sempre nella stessa località. Ciò perché se la posizione
piace al Generale di Brigata, non va
a quello di Divisione e così pure è
per quello di Corpo d’Armata. Così
tutti i giorni: portare sassi per fare
i fortini.
25 dicembre, Natale. Non succede
tanto facilmente di fare il mietitore
la Vigilia di Natale. Solita calma:
tutti i giorni gli aereoplani tempestano di bombe la zona dell’Amba
Aradan.
Questo passaggio del diario del
Fante mitragliere Zonta, mette ancora una volta in evidenza, con
una critica nemmeno tanto velata,
la dilettantesca disorganizzazione
e, peggio ancora, l’ineficenza dei
nostri comandi. Condisce le sue riflessioni con l’ironia ed il sarcasmo
tipico dei nostri soldati costretti a
subire situazioni che anche un “neofita” condannerebbe, senza però
poterle denunciare.
1 gennaio 1936, XVI° anno
dell’era fascista. Solita calma, Non
credevo che in prima linea si facesse una vita così calma. Qualche
ricognizione e qualche allarme senza importanza. Ieri il nemico ci ha
fatto sapere che ci ributterà in mare:
strani auguri per Capodanno ma,
come disse il nostro Colonnello,
sarà lui che annegherà in un mare di
sangue. Incomincia bene. Alle due
del mattino ho dovuto alzarmi per
servizio del signor Tenente, strano,
proprio nell’ora che a casa si festeggia il nuovo anno! Ma grazie a
Dio per un mese tutto bene.
9 gennaio, dopo un mese di vita
beata in prima linea, abbiamo avuto il cambio. Ci sostituisce il 16°
Fanteria. Si vede che bisogna dividere la gloria e anche le comodità.
Siamo tornati a Sciafat, a destra del
campo d’aviazione di Macallè. Il
Reggimento riunito per noi significa noiosa vita di caserma.
11 gennaio, Manovra fatta a due
passi dalle linee completamente
disarmati. Siccome il nemico non
si fa vedere, un nostro Plotone ha
dovuto fare da nemico. Quando occorre il Fante si arrangia in tutto.
12 gennaio, il Battaglione si è
portato vicino al campo d’aviazio-
ne. Di questa località non mi resta
che il ricordo di una buona mangiata fatta di sera, sotto la tenda, a base
di “passito e panettoni Motta”.
17 gennaio, ci siamo nuovamente riuniti al Reggimento. Ritirati il
materiale e una coperta, ci diedero
altri due pacchetti di cartucce.
18 gennaio. Questa sera siamo partiti; ci fermiamo dopo quattro chilometri, cioè a Enda Jesus. Qui passiamo la notte senza piantare le tende.
Intanto, dal 12 al 20 gennaio, a
Ganale Doria, ben più a sud di Macallè, il Generale Graziani entra
a Negheli, una delle roccaforti dei
Ras.
19 gennaio, questa mattina siamo
partiti per l’avanzata sullo sperone
del Calaminà. Noi siamo di rincalzo
al Battaglione 527 che è di riserva
. Abbiamo camminato fin verso le
quattordici, conquistando un buon
tratto di terreno. Noi che eravamo
di riserva, non abbiamo incontrato
che poche difficoltà. Però i reparti
avanzanti dovettero sostenere una
dura resistenza. Dopo un’altra notte
passata senza tende, anziché ripartire ci sistemiamo a difesa: fortino
e molte altre seccature. Si sentono ancora sparare le mitragliatrici,
spece di notte. Diversi feriti alla IV
Compagnia che dovette sostenere il
maggior urto.
Alla redazione dei Fanti Vicentini
Storia - Arte - Cultura
dr.
GiuseppeFanti,
Zonta dirigente
scolastico
ed Assessore Comune di Tezze sul Brenta Tezze sul Brenta 07/ 01 / 2010
Carissimi
Patronesse
e Simpatizzanti,
18
C
i permettiamo di pubblicare
la lettera che il dr. Giuseppe
Zonta di Tezze sul Brenta,
figlio del Fante Virginio del quale
pubblichiamo, purtroppo a puntate,
il suo diario di guerra riguardante la
campagna d’Africa 1935 – 36 alla
quale ha partecipato, ha voluto inviarci. Siamo convinti che l’amore
filiale che traspare dalle parole del
dr. Giuseppe, siano uno spaccato
di valori sia figliali, sia paterni,
dei quali nella società odierna si è
persa traccia o la si vede poco.
Gentile Direttore, sono venuto a
conoscenza da parte del vostro fiduciario di zona di Tezze sul Bren-
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ta, signor Francesco Cerantola,
della pubblicazione a puntate del
diario di guerra, indicato in oggetto, campagna d’Africa 1935 /
36 del Fante Virginio Zonta, il mio
carissimo papà.
Sono ad esprimerle tutta la mia
riconoscenza e stima per aver
onorata la memoria di un soldato
semplice, ma figura emblematica
di un delicato periodo della nostra
recente storia.
Persona umile, schiava della
guerra, più felice di imbracciare la “vanga” piuttosto che il
“fucile”ma ligia al dovere, alla
chiamata della Patria. Patria che
ha servito per ben sette anni partecipando oltre alla campagna
d’Africa, a quella d’Albania, della
Grecia e per volontà divina (improvviso ed inspiegabile forte mal
di ventre, con conseguente ricovero in ospedale senza alcun intervento), risparmiato dall’infelice
spedizione russa.
Nel 4° numero di dicembre 2009,
l’editore della puntata commentando un passo del diario, stupito si chiedeva chi poteva essere
“L’AGRARIA”, che aveva reso di
buon umore con la sua missiva il
Fante in una uggiosa domenica di
novembre: era semplicemente la
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
efficace nella comunicazione.
Le dico soltanto, signor Direttore, di aver avuto la fortuna di avere un padre “illuminato”, che ha
dato a tutti noi figli la possibilità
di continuare gli studi e di arrivare, molti di noi, a conseguire il
dottorato.
Per un “contadino”che aveva
solo tre campi di terra, era un impegno snobbato da molti, ma sem-
Adua un grande evento
sfumato dal tempo
I
l primo marzo del 1896, nei valloni che si spiegano a Nord-est
di una piccola località Abissina
chiamata Adua, oltre 4000 Soldati
Italiani erano morti combattendo
in un impari lotta contro le armate di Menelich II Negus Neghest
dell’Abissinia.
Morti con loro, erano un pò anche
i primi sogni di grandezza della giovane Italia di quel fine secolo.
Un giornalista dell’epoca Alberto
Pollera descrisse così l’immensa
strage “Ossa di valorosi ignoti dovettero esser dapprima riunite sotto
una gran tenda ove il mucchio crebbe, crebbe fino ad occuparla tutta”.
Vennero citati i nomi dei gloriosi
reparti, Brigata Alberatone, Brigata Ellena, Brigata Da Bormida, e i
nomi degli Eroi come il Tenente Luigi Bocconi, del Principe Agostino
Ghigi, del Tenente Colonnello Menini, del Tenente Sacconi.
Quella terribile battaglia si era
svolta secondo i modi della guerra
romantica, come un’appendice alle
gesta Risorgimentali.
Tentando l’estrema resistenza sulle colline del “Zeban. Daarò” il Comandante del Corpo di Spedizione
Italiano Generale Barattieri, fatta
spiegare una grande Bandiera, con
la sciabola in pugno chiamò a sé
Ufficiali e Soldati ordinando “Ecco
il Tricolore! Difendetelo”. Al grido
di “Viva l’Italia” i vivi superstiti risposero all’appello raggruppandosi
attorno a Lui, pressati dal numero
stragrande degli Abissini.
Uscito indenne, il Generale venne in seguito accusato di avere por-
Everardo Sperotto
tato alla sconfitta le truppe al suo
comando, e processato nel Giugno
dello stesso anno all’ Asmara, concluso con una dichiarazione di “Non
farsi luogo a procedimento contro il
medesimo per inesistenza di reato”.
Agli sconfitti alcuni vollero negare
la Gloria.
Gli avversari di Crispi, italiani e
stranieri parlarono anche di viltà.
Contro questa calunnia insorse anche la Regina Margherita, che così
scrisse “Che paese sciocco che siamo in molte cose. Si dovrebbe fare
delle grandi feste a tutti quelli che
tornano, ma per la gretta paura di
confondere la questione Africana
col valore dei Soldati che hanno
onorato l’Italia, si lasciano tornare quei prodi come venissero da
una passeggiata, ed invece benché
vinti, si dovrebbero ricevere come
trionfatori, tutti, dagli Ufficiali sino
all’ultimo Soldato”.
Quasi 40 anni dopo, a metà degli
anni 30, l’Italia riprese la sua “Avventura Africana” pubblicamente
annunciata da Palazzo Vanezia la
plicemente “eroico”.
Ringrazio ancora Lei per la scelta operata, che fa onore alla sua
Associazione – ho appena aderito
alla campagna tesseramento del
vostro fiduciario di zona – e sono
certo che avrà piacere di ricevere
la precisazione che le consente di
sciogliere un autentico enigma.
Cordialmente.
sera del 2 Ottobre 1935 davanti a
una folla oceanica osannante. Già
il giorno 6 dello stesso mese il II
Battaglione del 84^ Reg. di Fanteria della Divisione “ Gavinana”
occupava la tristemente nota Adua.
Le ultime resistenze degli Abissini
attestati a “Passo Gasciòrchi” erano state debellate dopo un’ora di
combattimento. Curioso il fatto che
oltre alla cattura di armi di provenienza Europea, comprese delle mitragliatrici, al campo del Ras Sejum
si rinvennero anche due fonografi a
valigia. In Italia la notizia della “riconquista”, come si amava dire, di
Adua suscitò entusiasmi provocando il frenetico incrociarsi di messaggi epistolari e telegrafici.
La Signora Luigia Barattieri Consanti, sorella del Generale Barattieri, inviò da Riva del Garda al Capo
del Governo il seguente messaggio
“Duce”, alla riconquista di Adua
rompo il doloroso silenzio di Quarant’anni di attesa per gridare alta
eterna gratitudine al vendicatore di
mio fratello e dei suoi valorosi commilitoni”.
Ormai 75 anni ci separano da questa accorata missiva, e 114 dalla più
grande battaglia Coloniale di quel
secolo, culmine di un momento storico affascinante quanto misterioso,
di cui si sta perdendo la memoria.
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Storia - Arte - Cultura
sua fidanzata, la Maria Scattola
che sarebbe diventata sua moglie
proprio al ritorno della campagna
d’Africa, che gli ha dato ben nove
figli, di cui io sono il terzo.
Siamo cresciuti in anni difficili ma
ricchi d’amore, di attenzione, temprati da quei valori che traspaiono
nel diario del soldato semplice, i
cui appunti hanno la valenza di un
quadro fotografico immediato, ed
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Calisto Zovico
Ricordi di guerra
Redazione
20
CONSOLIDAMENTO
PARETI ROCCIOSE
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Storia - Arte - Cultura
A
ll’età di ottantasette anni,
il nostro Calisto Zovico ha
sentito il bisogno di affidare
ad un libricino le vicende della sua
vita, certamente unica proprio perché sua, che comprende anche il periodo del servizio militare svolto durante la seconda guerra mondiale.
Ne proponiamo uno stringatissimo riassunto, anche per onorare
un Fante Combattente del quale
siamo onorati di avere l’adesione
alla nostra Associazione da molti
anni. Egli è socio della Sezione di
Vicenza.
Il nostro Calisto nasce a Torri
di Quartesolo (Vi), il 16 dicembre
1923 e, un anno dopo la famiglia
si trasferisce a Quintarello, dove
rimane cinque anni per terminare i
suoi spostamenti a Quinto Vicentino. Il padre Calogero, classe 1892,
reduce della guerra d’Eritrea, partecipa anche alla prima guerra mondiale e nel 1916 è a combattere in
Pasubio, partecipando agli assalti
sul “Dente” austriaco dove rimane
ferito e, conseguentemente, viene ricoverato all’O.M. di Torino.
Pluridecorato per gli atti di valore
compiuti, congedato, per mantenere la famiglia esercita il mestiere del muratore lavorando, come
usava a quel tempo, da marzo ad
ottobre quando, cioè, il tempo e il
clima lo permettevano.
Negli anni trenta frequenta la
scuola, che rispecchia il clima politico dell’epoca, con gli indirizzi
scolastici dettati dal regime. La salute non gli permette di frequentare
assiduamente; viene, infatti, colpito
in modo grave dal tifo (petecchiale?) che, oltre alla scuola non gli
permette di ricevere il Sacramento
dell’Eucarestia assieme ai suoi coetanei. Lo riceverà l’anno successivo quando, una volta guarito, può
partecipare al catechismo.
Primo di sette fratelli, a tredici
anni andò a fare il garzone di un
panettiere, lavorando in quella panetteria fino al giorno nel quale
partì per il servizio militare. Fare
il soldato, gli sembrò un miglioramento della dura vita alla quale era
costretto dal lavoro di fornaio, con
alzate molto prima dell’alba, senza
nessuna giornata di riposo, nemmeno nei giorni di festa.
Queste le tappe iniziali per la sua
entrata in caserma; il 16 dicembre
1942 compie diciannove anni, il 5
gennaio 1943 si presenta al Distretto Militare di Vicenza e il 6 gennaio
entra nella caserma dell’ottantesimo Reggimento di Fanteria della Divisione Pasubio, fra le prime
ad essere inviata in Russia fin dal
1941. Patì anche lui gli scherzi goliardici (nonnismo) dei commilitoni più anziani, e uno di loro più
rude degli altri, vedendolo ancora
così fanciullo gli chiese: ”Ragazzo,
hai fatto a tempo a conoscere tua
madre?”, frase che al momento lui
non capì e non lo sconvolse più di
tanto. Incomincerà subito il periodo d’istruzione militare, perché era
previsto che in marzo dovevano
essere mandati in Russia a rinsanguare i due Reggimenti della Divisione Pasubio duramente provati su
quel lontano fronte. Ma la sacca di
Stalingrado e la Battaglia del Don,
consigliarono ai nostri comandi di
non inviare più nessuno in Russia.
Il 9 giugno 1943 furono mobilitati e rientrarono a Mantova per
prelevare il materiale reggimentale
e la Bandiera, raggiungendo la destinazione assegnata, Sala Baganza
(Pr), per ricostituire l’80° anche
con i pochi reduci di tre gloriose
Divisioni di Fanteria sciolte dopo
il loro rientro dalla Russia (Torino – Vicenza – Sforzesca). Solite
esercitazioni militari giornaliere e
alla sera libera uscita. “Io che nel
frattempo avevo fatto conoscenza
con un fornaio del posto, andavo
da lui a fare qualche infornata di
pane, ricevendone in cambio qualche pagnotta che distribuivo anche
agli amici”.
Il 29 giugno li radunarono in
piazza per la partenza verso il sud;
il loro comandante Amilcare Simeone tenne, per la circostanza speciale, un breve discorso nel quale
fra le altre cose disse: “Ora tocca
a noi, sappiamo che il nemico ha
aerei, carri armati e cannoni, ma
il mio Battaglione ha i c……. di
ferro. Due giorni dopo arrivano a
Sparanise, vicino a Teano, e per la
prima volta, incuriosito, vede i contadini battere il grano con i bastoni
per rompere le spighe e farne uscire
i chicchi di frumento.
Dopo dieci giorni dal loro arrivo,
raggiunsero con una lunga marcia
di quaranta chilometri, la nuova
destinazione, Cancello Arnone, sul
fiume Volturno in zona di bonifica.
Il posto nel quale Calisto e il suo
plotone svolsero il loro servizio,
era un crocevia di quattro strade
di comunicazione molto importante, Castelvolturno, Villa Literno,
Grazzanise e Capua Vetere. Fino a
Settembre l’unità partecipò a tutte
le operazioni di guerra nello scacchiere del Mediterraneo.
A metà agosto contrae la malaria
ed è ricoverato all’O. M, di Caserta,
dove patisce la fame, la fame vera,
il rancio di mezzogiorno era costituito da settanta grammi di pane e
da una scodella di minestra cotta
senza sale. In quel periodo, suona-
va molto spesso l’allarme aereo e
per sfuggire ai bombardamenti si
rifugiavano sulle vicine montagne,
dove trovavano della frutta, in particolare cachi, che diventavano la
loro cena.
Arriva l’otto settembre e la notizia dell’armistizio; gioia, paura,
speranza euforia e sbandamento,
sono le sensazioni di tutti. Dopo
qualche ora un confuso rumore di
camion e carri armati che si dirigono verso Napoli; rumore che si
ripete anche nei giorni successivi:
erano i tedeschi in ritirata. Ben presto incominciarono gli scontri fra
Inglesi e Tedeschi e all’ospedale
iniziarono ad arrivare i feriti, molti
feriti. I tedeschi piazzarono i loro
cannoni nelle vicinanze dell’ospe-
dale stesso e la battaglia continuò
cruenta.
Con uno stratagemma il nostro Fante riuscì a farsi dimettere
dall’ospedale, e munitosi di una
cartina geografica, scelse di dirigersi verso l’Adriatico, sotto una
grandinata di colpi dei cannoni
tedeschi che tentavano di imporre
la loro visione della guerra. “Assieme a due colleghi, uno di Bari e
l’altro di Foggia tentammo la fortuna, portandomi dietro quel poco
che avevamo, per me fra le poche
cose, un santino della Madonna di
Monte Berico”. Superarono posti
di blocco tedeschi, non senza paura, ed andando verso est arrivarono
alla ferrovia, dove trovarono binari
e carrozze distrutti, scoprirono che
la ferrovia era vicina all’ospedale
di Nocera Inferiore. Furono tanti
e diversi gli episodi che il nostro
Fante visse in quel momento di
caos, mangiando quando trovava
qualcosa da mettere sotto i denti, dormendo poco e camminando
molto. Bombardamenti, pattuglie
tedesche molto pericolose, fucilate
e mitragliamenti aerei, senza soldi
in tasca che a causa dello sfacelo
causato dall’armistizio non sono
arrivati, e con la prospettiva di finire in qualche campo di prigionia.
Dopo qualche giorno di viaggio,
Calisto e i suoi amici arrivano ad
Avellino, superando con molta trepidazione e molta fortuna, le postazioni di cannoni e della contraerea
tedesca, disseminate attorno alla
città e mimetizzate fra le viti.
Dopo Avellino piena di truppe tedesche, si diresse verso Benevento
e, quindi, Pietrelcina dove mangiò
qualcosa alla mensa di un prete (lui
pensa potesse essere Padre Pio),
che distribuiva un piatto di minestra ai molti sbandati che passavano per il suo convento. Riuscì a
prendere un treno per Campobasso,
e poi a piedi per Larino, Termoli
e Pescara, un po’ a piedi, qualche
tratto in treno, con alterne vicende
e parecchie paure; poi Montesilvano, Rimini, Ravenna e Ferrara.
Nella stazione di Ferrara, fortuitamente riuscì a salire su di un treno
diretto a Padova, sistemandosi sul
tender (il vagone del carbone); era
il 20 settembre, aiutato da un ferroviere che lo avvisò al momento
opportuno salì su di un “merci”
che arrivava a Vicenza passando
per Grisignano di Zocco e Lerino
dove gli consigliarono caldamente
di scendere, perché alla stazione di
Vicenza i tedeschi arrestavano tutti
quelli che erano giovani e in divisa.
Da quel giorno e per il resto della
guerra fu uno sbandato come tutti
gli altri dopo l’otto settembre.
Ancora oggi lui ringrazia la Madonna di Monte Berico perché si
sente un miracolato ed è convinto
che senza il suo aiuto, non sarebbe
arrivato a casa. Poi la vita normale
di tutti i giorni, con il lavoro (fornaio), la famiglia e i figli, e tutte le
implicazioni del vivere.
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ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Monte Piana ieri e oggi
Gianni
Lazzari
Attilio
Gomitolo
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ello scorso numero abbiamo
riassunto una buona parte
della storia del Monte Piana
nella Prima Guerra Mondiale, storia
di battaglie, sofferenze, e morti, che
durante i quarantun mesi del conflitto, ha visto anche qualche episodio
di cavalleria fra i belligeranti che,
altrimenti, si combattevano con decisione. Questo Reggimento, il 55°,
che con il gemello 56° formava la
Brigata Marche nella quale militavano molti trevisani, fu da subito duramente impegnato sul Monte Piana
nelle vicinanze della bellissima Cortina d’Ampezzo. Continuiamo la seconda parte del racconto di una delle tante cerimonie che annualmente
si svolgono in quei meravigliosi posti che sono le Dolomiti, a cura della
Federazione di Belluno, alle quali
partecipa spesso anche l’autore del
presente articolo, Gianni Lazzari
Fante d’Arresto, che al tempo dei
fatti narrati, era Assessore, di un importante Comune del circondario….
Un pensiero è volato a quei lunghissimi inverni con metri di neve,
con uomini rintanati come talpe tra i
sassi e le buche ad affrontare il ghiaccio, il vento, la neve che accecava,
il freddo che penetrava nelle ossa,
la pioggia che tutto infradiciava, la
fame, la sete, le pallottole, le granate,
la morte, le agonie, le ferite mutilanti
e, nelle lunghe ore di veglia in attesa
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dell’alba, il pensiero ai cari a casa.
Sacrifici immani ed inimmaginabili
in tempo di pace. Curzio Malaparte
che si arruolò nella grande guerra
a diciassette anni come volontario
nella “Brigata Alpi”, nella quale si
arruolarono anche i cinque nipoti
di Giuseppe Garibaldi, ebbe a scrivere: ”Avanti figlioli! E la Fanteria
va avanti. Lenta, inesorabile, senza
volontà, ma non come un gregge.
Il gregge cammina senza capire; la
Fanteria capisce, ma non vuol sapere. Che importa sapere perché si
muore? Bisogna morire”.
Tra le due guerre, gli ex combattenti del 55° Reggimento di Fanteria
della Brigata Marche, che avevano sostenuto il peso maggiore nelle
battaglie sul Piana, espressero il desiderio di erigere una Cappella, una
Chiesetta, in un’area prossima all’attuale Rifugio Bosi, in memoria dei
loro commilitoni Caduti. La Chiesetta fu consacrata solamente nel 1967
ed intitolata a Maria Santissima della
Fiducia. Nel piccolo campanile vibrano i rintocchi della campanella di
bronzo dedicata a tutti i Caduti sia
italiani sia austriaci. Al suo interno,
un bassorilievo di legno con la Madonna delle Trincee, affiancata da un
soldato austriaco e uno italiano. Ai
piedi dell’altare, una pregevole corona di ferro battuto di foglie d’alloro e
quercia, donata nel 1997 dal cavalier
Angelo Ceccotto in nome della Federazione dei Fanti di Belluno.
Là ebbe fine la cerimonia con l’attenti, la deposizione di una corona
d’alloro ai combattenti di ogni arma,
nazione e fede, cui seguì un soffuso
e mesto “Signore delle Cime”. Invito chi dovesse passare per il lago di
Misurina, di non privarsi del salire i
cinque chilometri di strada per raggiungere il Monte Piana. Lo si fa a
piedi od usufruendo del servizio navetta, Sarà un pellegrinaggio dovuto
al ricordo dei nostri predecessori che
hanno vestito la divisa nella Grande
Guerra. Il mio nonno paterno, Angelo, era servente al pezzo, di un cannone che sembrava “sparasse alle
stelle”, posto sui tremila metri della
Cima Grande di Lavaredo. Il Monte
Piana e le Tre Cime di Lavaredo distano tra loro meno di 4 km. in linea
d’aria, erano allineati sul medesimo
fronte ed in reciproca vista. Un’ultima annotazione, annualmente e nella
prima domenica di settembre, si celebra sul Piana una grande cerimonia,
normalmente con la presenza di un
Picchetto Armato, del Gonfalone del
Comune di Treviso, azzurro e bianco
non casualmente, come le mostrine
della Brigata Marche. Nel 1997 in
qualità di Assessore, rappresentai il
Comune di Treviso alla cerimonia di
quell’anno; non mancarono nemmeno i rappresentanti della Provincia di
Belluno, dei Comuni di Auronzo e
di Dobbiaco, che hanno la proprietà geografica del Monte. Sono inoltre sempre presenti le Associazioni
d’Arma italiane e austriache con la
Croce Nera e i Kaiserjager. Un Invito a tutti per non dimenticare.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
... Addio alle Armi
Mitragliatrice “Breda 37” 40 anni di onorato servizio
A
gli inizi degli anni 30, le modifiche e gli studi sviluppatesi da modelli precedentemente commercializzati, portarono
la “Breda” alla realizzazione della
migliore mitragliatrice Italiana della
2° Guerra Mondiale, la Mod. 37, che
ufficialmente entrò in servizio col
nostro Esercito nel 1939.
La “Breda 37” è un’arma robusta e
affidabile, camerata per la cartuccia
Cal. 8x59, funziona a sottrazione di
gas con otturatore oscillante.
L’alimentazione avviene attraverso
piastre da 20 colpi, inserite di lato
da sinistra, che se accostate tra loro
consentono un tiro continuato, e i
bossoli dei colpi sparati vanno automaticamente reinseriti nelle piastre
stesse utilizzate.
La canna, caratterizzata dall’avere
un notevole spessore e quindi molto pesante (8 Kg.), consente raffiche
prolungate senza necessità di sostituzione frequente della stessa (è
comunque smontabile con estrema
facilità) ad una cadenza di 450 colpi
al minuto.
Il suo utilizzo è semplice, per caricare e sparare arretrare e riportare avanti il carrello di armamento,
aprendo così l’otturatore e comprimere la molla di recupero. Introdurre
con decisione il caricatore nell’apposita apertura del castello, sganciando
così parzialmente la massa dell’ot-
Everardo Sperotto
turatore che si aggancia alla leva di
scatto.
Togliere eventualmente la sicura,
portando il nottolino sulla lettera
“F”, e premere il bottone di sparo.
I 20 colpi della singola piastra, ovviamente, vengono “bruciati” in 3
secondi quindi era ordine imperativo
“raffiche brevi!”.
L’arma completa arriva a pesare
poco meno di 20 Kg. , il treppiede
quasi altrettanto. Se si può fare una
critica ad un’arma così riuscita è sicuramente il sistema di alimentazione
per il quale necessitava la presenza di
un secondo addetto.
Oggi tutto ciò non è più accettabile,
basti pensare alle Mitragliatrici multiruolo alimentate a nastro; ma non
dimentichiamo però che alla fine degli anni 70 le nostre postazioni sulla
Frontiera Orientale erano ancora armate con la “Breda 37” e chi ha prestato servizio nella Fanteria d’Arresto
certamente se le ricorda.
N
ell’immediato primo dopoguerra, il Regio Esercito avvertiva la necessità di inserire
nell’organico della squadra fucilieri,
una mitragliatrice leggera, per un
maggiore supporto di fuoco e che
consentisse allo stesso tempo, la migliore mobilità al reparto.
Il primo modello fu la Breda mod.
24 cal. 6,5 che dopo alcune modifiche al sistema di raffreddamento
della canna, fu denominata “Tipo 5
C” ma non soddisfacendo ancora le
esigenze d’uso, gli esemplari fino
ad allora costruiti, furono destinati
ai reparti coloniali, e al corpo degli
Agenti di Pubblica Sicurezza.
La “Breda 5C” venne presto trasformata, modificando anche il si-
stema di sostegno, e classificando
così l’arma come fucile mitragliatore
“Breda” 30, unica arma del genere
dell’Esercito Italiano durante la 2A
Guerra Mondiale.
Camerata per la cartuccia 6,5 x 52 è
alimentata attraverso un serbatoio fisso, caricabile con moduli in lamierino
da 20 cartucce, funziona a canna e otturatore rinculanti solo tiro automatico, a circa 450 - 500 colpi al minuto.
La canna si sostituisce rapidamente
in soli 10 secondi.
La “Breda 30” fu la prima ad utilizzare questo sistema di ricambio rapido, ma nel complesso fu un’arma
poco soddisfacente.
Il suo meccanismo richiedeva cartucce lubrificate durante lo sparo,
dando luogo sovente ad inconvenienti con la sabbia e la polvere che
l’olio stesso introduceva.
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“Breda 30” il primo fucile mitragliatore del Regio Esercito.
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Bolzano Vicentino
3° Raduno zonale dei Fanti.
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a tre anni i Fanti di Bolzano
Vicentino organizzano il Raduno annuale della Zona 4,
per ricordare così “quelli” che ci hanno preceduto nella testimonianza dei
sacrifici compiuti dai soldati nelle due
guerre mondiali.
Anche quest’anno il 19 e il 20 settembre 2009, si è svolto l’ormai tradizionale incontro dei Fanti, con due giorni
di festa incominciati sabato 19 con la
recitazione al teatro parrocchiale della
Antonio Mateazzi
commedia brillante “La cara salma”,
della compagnia teatrale “I Salta Fossi”. L’ingresso gratuito, ha permesso
di devolvere le offerte raccolte a fine
spettacolo, all’Associazione Fonos di
Bolzano Vicentino.
Domenica mattina, dopo il raduno
e la sfilata partita da piazzale Oppi,
don Roberto Pieri ha celebrato la Santa Messa nella chiesa parrocchiale
per tutti i Fanti, vivi e defunti con un
particolare ricordo ai sei Paracadutisti
Dueville per l’AISM
Moreno Perdoncin
dalle Sezioni
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ome ogni anno, e siamo convinti che diventerà una piacevole tradizione, la Sezione di
Dueville si è attivata con i suoi uomini e le sue donne più sensibili, per presentare nelle postazioni preparate allo
scopo, i sacchetti di mele dell’AISM
che posti in vendita, con il ricavato
permettono di finanziare le attività
giornaliere di questa benemerita Associazione di volontariato (l’AISM),
e la ricerca di una cura per combattere
la sclerosi multipla, questa malattia
subdola altamente debilitante.
Buono il successo dell’iniziativa
dell’AISM, dovuto alla partecipazione dei cittadini che magari, senza
acquistare le mele, lasciavano ugualmente un’offerta da destinare allo
scopo, aderendo ugualmente così alla
raccolta stessa destinata alla suddetta
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ricerca. Le mele ordinate sono ben
presto finite, anche se la richiesta
di prodotto fatta quest’anno, è stato
molto superiore a quella dell’anno
morti a Kabul, nel terribile attentato
di qualche giorno prima.
Erano presenti sedici Sezioni vicentine con le loro Bandiere, alcuni
Gagliardetti Alpini, il Labaro dell’Associazione AIDO, dei Donatori di
sangue e dei Combattenti e Reduci
di Lisiera e Bolzano Vicentino e dei
Bersaglieri.
Finita la Santa Messa e riformato il
corteo, la sfilata ha raggiunto il Monumento ai Caduti nel piazzale del
Municipio, dove dopo la deposizione
della rituale corona d’alloro in onore
di tutti i militari e i civili morti nelle
ultime due guerre, ci sono stati i saluti delle autorità. Erano presenti il
Sindaco, il Presidente della Sezione,
il Capo Gruppo della Zona 4 cav. Gastone Campiello e il Vice Presidente
Vicario cav. uff. Raffaele Cecchin.
Finita la cerimonia ci siamo ritrovati sotto il capannone parrocchiale,
dove il Comitato feste di Bolzano Vicentino, aveva preparato un delizioso
pranzo per tutti i partecipanti.
La cerimonia è stata allietata ed accompagnata dalla Fanfara dei Bersaglieri di Sandrigo, intitolata a Luigi
Imelio.
I Fanti di Bolzano Vicentino e il loro
Presidente, ringraziano per la collaborazione l’Amministrazione Comunale, la Pro Loco ed il Gruppo Alpini di
Bolzano Vicentino.
prima, e il ricavato supera di parecchio, proprio per merito delle offerte,
l’entrata prevista dalla vendita.
L’anno prossimo richiederemo ancora più prodotto, e cercheremo d’essere presenti anche nelle Frazioni del
Comune di Dueville sperando, come
sempre, nella sensibilità della gente.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Un 2009 fitto d’iniziative
L
a Sezione di Costabissara – Caldogno, anche quest’anno ha
presentato alla popolazione dei
due Comuni, i mercatini di Natale, che
hanno lo scopo di raccogliere fondi da
destinare all’Associazione “Città della
Speranza” che finanzia la ricerca sulle malattie e le conseguenti cure, per i
bambini colpiti da patologie rare.
Iniziati la sera di sabato 29 novembre che il tempo non era certo dei migliori, alla ripresa del mattino successivo, il cielo non prometteva niente di
buono, ma le nostre Patronesse non si
sono lasciate scoraggiare, e con l’usuale
maestria che le contraddistingue, hanno
esposto i loro lavori in bella mostra sui
tavoli, per invogliare le persone che si
presentano ad acquistare o a fare qualche offerta, dopo la Santa Messa.
La domenica mattina è stata allietata dalla presenza della Presidente
Provinciale delle Patronesse signora
Francesca Mantovani, subentrata alla
signora Maria Maddalena Todeschini, dimessasi per motivi famigliari. E’
venuto a trovarci anche il Presidente
della Federazione di Vicenza cav. Attilio Gomitolo, che ha salutato tutti a
nome suo e della Giunta Provinciale,
augurando buon lavoro e molte soddisfazioni, e quelli più calorosi per le
imminenti festività di fine anno. Era
presente anche la signora Gabriella
Rigoni, nostra concittadina, autrice di
un libro di fiabe per i bambini, “I Cantastorie”, che la Città della speranza
stampa, per ampliare anche attraverso
questo settore, la raccolta di fondi per
la ricerca.
E’ venuta a farci visita la signora
Gabriella e ha anche contribuito,
spronandoci ed incoraggiando le Patronesse, a continuare nel loro impegno altamente meritorio.
La giornata è continuata con entusiasmo anche se, come vuole la consuetudine, alle nostre feste e alle nostre
iniziative, non manca mai un po’ di
pioggia che, in serata, è arrivata gelida
e abbondante.
L’otto dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, l’iniziativa in favore della ricerca sulle malattie rare dei
bambini, è stata riproposta a Motta,
davanti alla chiesa della Frazione, che
nonostante il brutto tempo, ha registra-
Nadia Giacumuni - Lorenzo Santuliana
to una buona partecipazione dei residenti.
E’ finito il tredici dicembre quest’impegno sociale e di solidarietà, con la
vendita dei giocattoli messi a disposizione dalle ditte produttrici, che i
Fanti di Costabissara – Caldogno,
hanno riparato e rimesso in funzione.
Nonostante il maltempo, i tanti inconvenienti e il freddo patito, il risultato
complessivo è stato buono, tanto da
pensare già con entusiasmo all’impegno del prossimo anno. Il lavoro, coordinato dalle Patronesse Elisa e Nadia,
è stato di stimolo alle altre amiche che
hanno collaborato con vera partecipazione e, grazie a loro, il “Gruppo” si
è veramente rafforzato. Il Presidente,
orgoglioso dei suoi uomini e delle sue
donne, ringrazia tutti per la collaborazione e si augura che continui con
generosità, per raggiungere nel tempo
altri risultati e nuovi traguardi.
Ma la Sezione di Costabissara – Caldogno, non è solo impegno per la Città
della Speranza, anche se meritorio, ma
tutta una serie d’iniziative e di presenze davvero notevole.
Da quattro anni, infatti, si occupano
della pulizia di Piazza Europa a Caldogno, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale. Durante
l’estate hanno partecipato numerosi al
progetto dell’Amministrazione chiamato “Esperienze Forti”, seguendo ed
organizzando alcuni ragazzi impegnati
nel riordino degli spazi pubblici e delle
aree verdi. A Costabissara è continuato
il servizio di trasporto offerto alle persone non più autosufficienti e la manutenzione della riva boscosa e del Piaz-
dalle Sezioni
Costabissara - Caldogno
zale del Fante nonché la manutenzione del Monumento a Padre Kolbe, il
protettore degli Ex Internati, per i quali
organizziamo il Raduno Provinciale.
Poi la festa di primavera, organizzata
assieme ai commercianti denominata
“Incontri in Villa”, assieme all’Associazione “IL Cerchio della Vita”, per
passare allo spettacolo di fine anno
delle scuole medie, che hanno partecipato al 1° torneo di calcetto organizzato dal bar “I Zimbo”, e poi alla “scartossada” di novembre coordinata dalla
Pro Loco, fino al mercatino di Natale
in Villa.
Più organizzativamente importante,
è stato accompagnare tre pulman di ragazzi e docenti delle terze classi della
scuola media di Caldogno, a visitare
i luoghi storici della Grande Guerra,
sull’Altopiano dei Sette Comuni, preparati all’uscita didattica da alcuni incontri con il nostro Presidente Provinciale, che anche con l’ausilio di filmati
storici, faceva conoscere loro cose della guerra che non sono scritte sui testi
scolastici.
Abbiamo aderito alla vendita delle mele
dell’AISM, sia a Caldogno, sia a Costabissara e a Motta, e anche quest’iniziativa ha avuto molto successo.
L’anno 2009 è terminato con la raccolta dei viveri per la “Colletta Alimentare”, che ci ha visti ancora una
volta in prima fila, in collaborazione
con altre undici Sezioni della Provincia e con il Comune di Vicenza, organizzata per sostenere persone singole e
famiglie in estrema difficoltà. In prossimità del Santo Natale, le nostre Patronesse hanno aiutato i volontari della
“Città della Speranza” a confezionare i
pacchi regalo, nell’atrio dell’Ipermercato Auchan a Vicenza. Rinnoviamo il
senso di gratitudine ai Fanti e alle Patronesse della Sezione di Costabissara
– Caldogno.
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Grancona
Renzo Pilotto
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icordo di un Fante particolare
Ci ha lasciati per luoghi più
sereni la persona generosa di
Gelmino Torgon, uomo grande e Presidente dei Fanti. “Grande”, in tutti i
sensi, di altezza, fisica e morale, dal
cuore grande, dalle capacità grandi,
dall’impegno grande, che con grande
anima ha guidato la nostra Sezione
per più anni.
Di lui il celebrante ha potuto giustamente dire alla cerimonia funebre,”Ci
ha insegnato a tirar fuori la bontà, la
generosità, dai nostri cuori.
ALTRE DA GRANCONA
Intensa, come sempre l’attività della
Sezione, a collaborare con altre Associazioni e con le Amministrazioni
Comunali della Vallata del “Liona”.
In aprile, con l’Associazione AIDO,
Grancona: si posiziona il “Pino” per l’albero di
Natale
organizzatrice della tradizionale
marcia del 25 aprile, sui colli e lungo
i sentieri, con la gestione di uno dei
posti di ristoro lungo il percorso.
A maggio in collaborazione con la
pro loco Val Liona e l’Amministrazione di San Germano dei Berici,
pulizia degli argini e delle pertinenze del bacino lacustre di San Germano. Sabato 16 maggio, partecipazione con la Bandiera alla celebrazione
del 25 aprile, e alla commemorazione dei 7 partigiani martirizzati nella
chiesetta di Sant’Antonio, la sera del
Corpus Domini l’otto giugno 1944.
Collaborazione con l’Associazione Calcio di Grancona per l’organizzazione della festa dello sport,
allo stadio comunale di Pederiva di
Grancona.
Partecipazione alle consuete operazioni di pulizia e manutenzione
nel Sacro Sito nella prima decade di
giugno.
Giornata con gli scolari, sabato 26
settembre scorso, in collaborazione
con la locale scuola media, i Fanti di
Grancona hanno collaborato alla realizzazione di una passeggiata ecologico – naturalistica per i colli della
Val Liona. Si è ripetuta così una tradizione decennale che gli alunni di
qualche anno fa avevano così piacevolmente descritto nel loro giornalino scolastico. Alla manifestazione di
quest’anno erano stati invitati tutti i
Fanti della Sezione che hanno collaborato numerosi.
Anche a Natale l’ormai ventennale
tradizione di addobbare il pino natalizio è stata rispettata e, nella piazza principale del paese, davanti alla
sede Municipale, abbiamo innalzato
ed illuminato il grande pino procurato per il periodo natalizio.
A termine del lavoro, la consueta “sosta” davanti alla grigliata, e
scambio di auguri con un bicchiere
di “nostrano” in mano.
Un Fante autentico! Il neo Presidente della Sezione, Fante Oreste
Lonardi, orgoglioso del neo arrivato
nipotino Daniele, al quale ha fatto
indossare il proprio Basco e il fazzoletto. Il Fante Oreste figlio di un
Fante “Ragazzo del 99”, combattente sul Monte Fior, Altopiano di
Asiago, forse starà preparando un
successore alla presidenza?
Grancona: I Fanti di supporto alla “Passeggiata scolastica” organizzano il posto di ristoro.
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ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Grancona: gli studenti e i docenti impegnati nella “Passeggiata scolastica”, accompagnati dai Fanti.
Grancona: “il posto di Ristoro” per gli studenti.
Marostica
ma per l’anno 2010 abbiamo:
21 febbraio la nostra “festa del Fante”,
il tesseramento da concludere entro il
tempo stabilito cercando di superare
la percentuale d’aumento di soci, indicata dal Direttivo provinciale; partecipazione al “Raduno Nazionale”
di Udine il 23 maggio, partecipazione
alle cerimonie di Val Magnaboschi,
Ossario del Pasubio, Tonezza del Cimone, Cima Grappa, Ossario del Cimone; continuare i lavori di restauro
dei siti storici alla Casara Andreon sul
Monte Grappa.
Credo d’interpretare il desiderio
della Sezione e del suo Direttivo, nel
chiedere alla Presidenza provinciale
di continuare a dare consigli e suggerimenti per lavorare sempre meglio
per il nostro sodalizio, e raggiungere gli obiettivi proposti, superare gli
ostacoli che inevitabilmente s’incontrano quando si vuole dare una nuova
organizzazione all’Associazione stessa, che magari non sempre è capita o
condivisa fino in fondo.
La vicinanza alle festività, offre
l’occasione di porgere a voi, alle vostre famiglie, ai vostri Fanti, tanti sinceri auguri di Buon Natale e proficuo
anno nuovo.
bbiamo ricevuto e pubblichiamo, senza nascondere una certa soddisfazione per le belle
parole che ci sono rivolte.
In nome di tutta la Sezione dei Fanti di Marostica, dal Presidente al mio
personale in quanto ultimo tesserato,
sento il dovere d’esprimere un vivo
ringraziamento per la “visita” che il
Presidente e il Vice Presidente provinciali dell’Associazione Nazionale
del Fante, Federazione di Vicenza, ci
hanno riservato. Si sa che di tempo
ne hanno veramente poco, anche dalla
lettura della rivista “Fanti Vicentini” è
possibile rendersi conto di quanti impegni hanno, e quanto lavoro questi
signori svolgano senza interruzione
durante l’intero anno, per la nostra
Associazione.
Personalmente, ho avuto modo
d’incontrarli una volta per motivi di
segreteria e devo dire che mi ha impressionato la loro affabilità e la disponibilità. Bisogna proprio dire che
il Consiglio Provinciale a suo tempo
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A
Francesco Zanini
aveva visto giusto scegliendo fra loro
due il braccio e la mente per il Direttivo Federale dei Fanti della Provincia
vicentina.
Il 10 e 11 ottobre 2009 il Congresso
Nazionale ha nominato il nuovo Consiglio Nazionale, eleggendo il nostro
cav. uff. Raffaele Cecchin a Consigliere e Vice Segretario Nazionale
(carica importantissima). Da parte
della Sezione di Marostica, congratulazioni vivissime e auguri di tanta
soddisfazione.
Devo dire che anche qui da noi,
abbiamo persone che vedono profondamente nei problemi e nelle cose. Il
nostro Presidente Onorario cav. Gino
Marcon, quando ha rassegnato le dimissioni dalla sua carica onorata sempre con tanta dedizione ed impegno,
ha individuato e saggiamente suggerito il nuovo braccio e la nuova mente
più adatti alla nostra Sezione. Bisogna dare atto a Marcon di non aver
sbagliato nel proporre Rino e Ugo,
sono davvero lavoratori infaticabili,
che stanno pian piano uscendo dalla
timidezza dei primi tempi, e attuando
una pianificazione che darà soddisfazione al Comitato Provinciale.
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Orgiano
n un anno che si è spogliato, inesorabilmente, dell’ultima delle
dodici pagine del calendario solare, la Sezione oltre al tesseramento
e alle solite manifestazioni, ha portato felicemente a termine le seguenti iniziative, che hanno ottenuto un
buon successo.
Il 28 giugno 2009, in collaborazione con la Sezione locale dei Combattenti e Reduci, è stata organizzata
una gita culturale nell’italianissima
città di Trieste, trasformatasi poi in
è svolta in agosto (8 – 13) periodo
delle ferie estive. Il viaggio turistico – culturale, è stato allietato dalla
voce di Margherita Marchioretto, e
dalle belle melodie che cantava.
A settembre la tradizionale festa,
“Orgiano in Piazza”, nella quale le
Patronesse della Sezione dei Fanti,
hanno allestito il solito gazebo, per
la raccolta di fondi da devolvere alla
“Città della Speranza”. Per tutto il
giorno hanno venduto dolci e sfornato frittelle, per chi le richiedeva,
sempre con il sorriso sulle labbra, e
con il giusto spirito di servizio.
Il 20 settembre in una toccante
giornata commemorativa, si è svolta
davanti al rinnovato Monumento al
Fante nella piazza omonima, con la
pellegrinaggio alla Foiba di Basovizza per rendere omaggio alle tante
vittime di quel colpevolmente dimenticato eccidio, che ha riguardato
tanti Italiani sia dell’Istria sia della
Regione Friulana.
E’ stata poi la volta di Sorrento,
e della Costa Amalfitana (Amalfi,
Capri, Pompei e Ischia), luoghi suggestivi, che hanno visto la partecipazione di molti lavoratori, visto che si
deposizione di una lapide in ricordo
dei Fanti Caduti in tutte guerre, e del
concittadino Leonida Schiona (nato
nel 1894), aviere pilota nella prima guerra mondiale, pluridecorato,
che vanta anche notevoli primati di
volo.
Si ricordava anche il 25° anniversario dalla morte del valoroso
Aviatore orgianese, alla presenza
di autorità locali e di altri comuni,
Dino Pedrina
dalle Sezioni
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come Conselve (Pd), che ha inviato
il Consigliere delegato alla cultura, il
Gen. B. A. Alberto Frigo Presidente
dell’Associazione Arma Aerea, il 1°
M. llo Francesco Cipullo, comandante del Deposito Munizioni ed Esplosivo di Orgiano. Presenti per l’Associazione Nazionale del Fante, il
Presidente di Venezia Lagunare cav.
Leonardo Sautariello e il Presidente
Provinciale di Vicenza, CdA. cav. Attilio Gomitolo.
Durante la bella cerimonia, una
squadriglia (4 aerei leggeri) arrivati
da Thiene, ha effettuato un sorvolo di
saluto e di onore, rivolto ai presenti e
ai Caduti.
Il 4 Novembre la solita bella manifestazione che come sempre ha
coinvolto le scuole, nella quale si è
commemorato il 91° anniversario di
Vittorio Veneto, anche attraverso il
racconto in classe di quei lunghi mesi
del primo conflitto mondiale.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Sezione di Malo e Monte di Malo
A
Francesco Zilio
Attilio Gomitolo
nnuale gita sociale a
Caorle domenica 18 ottobre
2009 è diventata ormai una
consuetudine, per l’Associazione
del Fante di Malo e Monte di Malo
organizzare l’annuale gita sociale.
Dire che il bel tempo ci ha favoriti, che
eravamo così tanti che oltre al solito
pullman si è dovuto in tutta fretta
noleggiare anche un pulmino, è dir
poco. Le cose che più ci hanno toccato
sono state numerose e non è stata solo
una bella tavolata a base di pesce e di
ottimo vino al noto locale “La Fattoria”
di Caorle. Un breve elenco farà meglio
capire lo spirito e l’animo con cui
organizziamo questa uscita.
Numerosi i Fanti presenti, ma ancora
più suggestivo il fatto che c’erano intere famiglie con figli e anche nipoti, dal
che si capisce che erano rappresentate
tutte le classi di età e di leva.
Toccante la sosta a Fagarè della Battaglia in comune di San Biagio di Callalta per la visita al Monumento ai caduti
della grande guerra, tanto più toccante
perché molti nostri associati conoscevano bene quello di Nervesa della Battaglia ma non il Monumento Sacello di
Fagarè.
Interessante la visita al centro storico
di Caorle. Dulcis in fundo ci sta anche
una tavolata coi fiocchi. Come associazione desideriamo però, come tutti hanno ben compreso, che le nostre
uscite abbiano sempre anche un significato storico-culturale in particolare
riguardante i due conflitti mondiali del
secolo scorso, nei quali si sono distinti
nella difesa della Patria tutti i Soldati
d’ Italia, e sicuramente tutti i Fanti che
hanno preceduto noi che, per fortuna,
guerre non ne abbiamo mai né viste né
combattute.
Processione della Madonna del
Rosario Domenica 4 ottobre 2009
si è svolta a Malo la tradizionale
processione della Vergine del Rosario,
quest’anno in concomitanza con la Festa
del Santo Patrono d’ Italia Francesco.
Merito del bel tempo, merito di tale
concomitanza, la presenza dei fedeli è
stata particolarmente numerosa.
Come tutti sanno, la ricorrenza è stata
istituita da Papa Pio V per ringraziare
la Vergine Maria per l’ intercessione
offerta all’armata cristiana durante la
battaglia e la vittoria navale di Lepanto
il 7 ottobre 1571. La devozione popolare al santo rosario è stata da allora
particolarmente presente nelle nostre
zone, tradizionalmente devote alla
Madonna e legate al dominio della Serenissima Repubblica Veneta.
Qualcuno potrebbe domandarsi a
questo punto cosa c’entri l’ associazione dei Fanti con la processione. Ecco
subito svelato l’arcano. Per il secondo
anno la Parrocchia di Malo ha rivolto
l’ invito alla locale sezione del Fante di
partecipare alla suggestiva cerimonia,
anzi di più, di portare durante la processione la statua di Maria Santissima del
Santo Rosario. L’ invito è stato accolto
con fede ed entusiasmo da un numeroso gruppo di fanti che si sono alternati
durante la cerimonia nel portare la statua suscitando la simpatia dei numerosi
fedeli devoti. Ecco l’esempio in cui si
manifesta lo spirito di amore verso l’
Italia che si è servita in armi ed il ricordo verso le più toccanti manifestazioni
della tradizione cristiana e nazionale.
Sezione di Torrebelvicino
E’ stata una bella serata che ha permesso di iniziare un dialogo con le
altre Associazioni, e di collaborare in
particolare con gli Alpini, per offrire
una bella serata alla nostra comunità. E’ stato gratificante lavorare con
gli altri volontari, che condividono
con noi Fanti il dovere del ricordo di
quanti hanno sacrificato la loro vita
per la Patria o che, come noi, l’Italia
l’hanno servita in armi e ora si adoperano con passione nel volontariato.
Il dialogo è aperto, speriamo di continuare in questa preziosa collaborazione, per organizzare altre iniziative per
la comunità del nostro Paese.
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dalle Sezioni
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ello spirito di collaborazione
con le Associazioni d’Arma e
di categoria del nostro Comune, la Sezione dei Fanti di Torrebelvicino, ha organizzato in occasione del
concerto di Natale, la serata di “polenta e renga”, sotto il campanile della
Chiesa parrocchiale.
Christian Trentin
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ANNO XXXVIII - N.1 MARZO 2010
Materiali Associativi Anniversari
Elenco Prezzi Materiali Associativi
La Federazione di Vicenza ha rimpinguato la dotazione di materiali associativi, per avere la possibilità di esaudire le eventuali richieste di quanti
hanno bisogno. Informiamo che a causa del lievitare dei costi, è stato necessario ritoccare alcuni prezzi, al solo scopo di adeguarli ai costi stessi.
Distintivo per le Patronesse (con coccarda)
“
“
(senza coccarda)
Distintivo Fanti (per i soci)
Distintivo Fanti (per i Presidenti di Sezione)
Adesivo da macchina con stemma della Fanteria
Basco nero con fregio (varie taglie)
Basco Nero senza fregio (varie taglie)
Fregio singolo della Fanteria
Bavero da giacca della Fanteria
Fazzoletto rosso – blu
Cravatte
Fermacravatte con stemma
Tessere socio
Cartoline storiche
€ 7,00
€ 4,00
€ 6,00
€ 6,50
€ 1,00
€ 20,00
€ 16,00
€ 4,00
€ 6,00
€ 3,00
€ 8,50
€ 5,00
€ 1,00
€ 0,50
Come il solito, tutto il materiale è a disposizione in Segreteria provinciale, e si può richiedere anche attraverso i Capo Gruppo delle Zone e i
Consiglieri Provinciali.
IMPORTANTISSIMO
Nel primo numero del 2010 della nostra rivista “Fanti Vicentini”
abbiamo ampiamente informato della necessità di destinare il 5°%
della denuncia dei redditi alla nostra Federazione per finanziarne le
attività. Per farlo necessita il Codice fiscale e la firma sul modulo.
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Questo è il numero che dovete usare e fare usare ai vostri
amici parenti e conoscenti.
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(Grandine e ammaccature varie)
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ANNIVERSARI
Campedello, Il Fante Gianpietro Menotti e la signora Alda Negri, hanno
festeggiato assieme a parenti ed amici,
il cinquantesimo anniversario del loro
matrimonio. Congratulazioni.
Costabissara – Caldogno, Angelo Pilastro ed Elisabetta Frigo, genitori della
Patronessa Bertilla Pilastro Gomitolo,
hanno festeggiato assieme a parenti ed
amici, il sessantesimo anniversario di
matrimonio. Felicitazioni vivissime
MAT R I M O N I
Grancona, Il Fante Tiziano Sommaggio annuncia il matrimonio del figlio
Miguel (Sottotenente in congedo),
con la signorina Vania Covolo (nipote
di uno dei Fanti fondatori della Sezione Francesco Covolo).
Il Fante Michele Altano annuncia
felice le nozze della figlia Nadia con
Gianbattista. Augurissimi.
Meledo, Il Fante Fabio Chiese e la
signorina Valeria Pegoraro, si sono
uniti in matrimonio il 2 gennaio 2010.
Auguri e felicitazioni vivissime.
NASCITE
Costabissara – Caldogno,
Il Fante Tullio Bazzan e la Patronessa Valentina, annunciano la nascita di
Davide il quarto nipotino. Felicitazioni a mamma Michela e al papà.
Giancarlo Santolin, Vicepresidente
della Sezione e la Patronessa Nadia,
annunciano la nascita del nipotino
Matteo. Congratulazioni mamma Romina e papà Valentino.
Grancona, Il Fante Paolo Stangoni
è diventato nonno felice di Giacomo,
felicitazioni alla figlia Laura.
Il Fante Oreste Lonardi, è diventato
orgoglioso nonno di Daniele, felicitazioni alla figlia Silvia.
Il Fante Giuliano Sgaggero è diventati nonno di Alessandro il secondo
nipote, felicitazioni al figlio Matteo.
Meledo, Il Fante Gianluigi Massignan
e la moglie Rosetta Santagiuliana, annunciano la nascita del secondo-genito Marco. Felicitazioni vivissime.
ANNO XXXVIII - N. 1 MARZO 2010
Matrimoni - Nascite - Lutti
DECESSI
Altopiano 7 Comuni Partecipa al
lutto della famiglia Pintarelli per la
perdita di Marco.
Breganze, Il Direttivo della Sezione
porge vivissime condoglianze alla
famiglia del Fante Guerrino Carraro.
Grancona E’ mancato il Fante anziano
Guerrino Sommaggio … classe 1917.
Il Fante Roberto Danzo, già Sindaco di Grancona, ha perso l’adorata
moglie Margherita.
Romano d’Ezzelino, Il reduce dalla
campagna di Russia Giovanni Dissegna, è mancato improvvisamente.
Il Fante Diego Canevarollo ha perso l’amata mamma Annalisa.
E’ mancato Armando Brunello,
papà del Fante Flavio.
E’ mancata Adele Ferron, mamma
del Fante Giancarlo Marcon.
Camisano Vicentino, E’ deceduto il
Fante Gino Grigoletto, da parecchi
anni socio della Sezione.
Il Fante Gianfranco Cervellin ha
perso il papà Pasquale.
Il Fante Lino Gaiga ha perso la giovane mamma Renata.
Tezze Sul Brenta E’ mancata la Patronessa Antonietta Cusinato (Lina),
vedova Menegon.
E’ mancata zia Pia, quasi seconda
mamma del Fante Benvenuto Marana.
E’ mancato il Fante Gelmino Torgon, per anni Presidente della Sezione di Grancona.
Il Fante Franco De Marchi ha improvvisamente perso la giovanissima
moglie Chiara. Condoglianze vivissime da tutta la Sezione.
Costabissara Ci ha lasciato il Fante Luigi Farelli, papà di Antonio,
anch’egli iscritto da sempre alla Sezione. Tutti i Fanti e le Patronesse si
stringono attorno all’amico.
Malo - Monte di Malo, E’ mancata Ermelina Marchioro mamma del
Fante Gaetano Scorzato socio della
nostra Sezione.
Dueville, E’ mancata all’affetto dei
suoi cari la Patronessa Pierina Scudella.
Noventa Vicentina, La Sezione
piange il Consigliere di Sezione Lino
De Rossi.
Il Fante Giovanni Savio ci ha lasciti
improvvisamente.
La Patronessa Maria Nardi è andata
alla casa del Padre.
Valli del Pasubio, E’ morto il Fante
Gino Pianegonda, la Sezione si stringe attorno alla famiglia.
Tiberio
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