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Progetto di ricerca “Modello d’intervento realizzato dal Dipartimento della Protezione Civile in relazione all’emergenza maremoto nello Sri Lanka” LE OPERAZIONI DI EMERGENZA NELLE AREE NEL SUD EST ASIATICO COLPITE DAL MAREMOTO DEL 26 DICEMBRE 2004 L’INTERVENTO DEL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE RAPPORTO FINALE CIRCOLAZIONE INTERNA marzo 2006 In collaborazione con: © ActionAid International Italia – marzo 2006 1 Il Rapporto è il frutto delle attività di un gruppo di ricercatori che hanno lavorato insieme in un proficuo scambio di opinioni. Stefano Olmeti, Roberta Ribero ed Ezio Margelli hanno contributo alla realizzazione della Prima Parte, dedicata alla valutazione delle diverse fasi dell’intervento post Tsunami. Per la Seconda Parte, a Giuseppe Ambrosio si deve la riflessione sui meccanismi di raccolta fondi. Antonella Bucci, Gianni Rufini ed Ezio Margelli hanno messo a punto gli ultimi due capitoli, nei quali si avanza la proposta per un Fondo Nazionale Emergenze. Le attività sono state coordinate da Luca De Fraia, di ActionAid International. ActionAid International, Amref, Missioni Cristiane per i ciechi nel mondo, Save the Children, Terre des Hommes, VIS, WWF © ActionAid International Italia – marzo 2006 2 INDICE INTRODUZIONE: OBIETTIVI, STRUTTURA E ARTICOLAZIONE DEL RAPPORTO . 4 PRIMA PARTE IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI........................................................ 5 FASE 1: LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) ........................................................................................................ 14 FASE 2: LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) ............ 33 FASE 3: LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) ...... 54 FASE 4: LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) ............................................................................................... 66 SECONDA PARTE MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI E LA TRASPARENZA DELLA RACCOLTA FONDI NELL’INTERVENTO ITALIANO PER L’EMERGENZA MAREMOTO NEL SUD EST ASIATICO .......................................................... 73 IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC............. 81 RACCOMANDAZIONI PER LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE EMERGENZE .............................................................................................. 97 ALLEGATI ALLEGATO 01- CRONOLOGIA INTERVENTO ITALIANO EMERGENZA SUD EST ASIATICO ................................................................................................ 100 ALLEGATO 02 - TABELLE........................................................................... 106 ALLEGATO 03 - GLI ARTICOLI PIÙ SIGNIFICATIVI USCITI SULLA STAMPA ITALIANA ................................................................................................ 116 ALLEGATO 04 – PRINCIPALI DOCUMENTI DI BACKGROUND ........................ 119 ALLEGATO 05 - BIOGRAFIE DEGLI AUTORI ................................................ 126 ALLEGATO 06 - INDICE DEI NOMI ............................................................. 128 © ActionAid International Italia – marzo 2006 3 INTRODUZIONE: OBIETTIVI, STRUTTURA E ARTICOLAZIONE DEL RAPPORTO Il lavoro di indagine qui presentato ripercorre gli eventi che hanno avuto luogo nel panorama degli interventi italiani di emergenza nelle aree colpite dallo Tsunami. La ricerca nasce dall’iniziativa di ActionAid International e delle organizzazioni del CINI. È il frutto di aggiornamenti periodici e accompagna il lettore in uno spazio temporale compreso tra il 26 dicembre 2004, giorno della catastrofe, e il 26 dicembre 2005. Dal punto di vista metodologico l’indagine si è basata principalmente su dati di secondo livello raccolti da diverse fonti pubbliche, prima tra tutte il sito del Dipartimento della Protezione Civile, un indispensabile strumento informativo che risponde con i fatti alla trasparenza ricercata dal DPC. Un’altra fonte di informazione sono le interviste raccolte dalle organizzazioni non governative in occasione del secondo aggiornamento della ricerca (giugno 2005). Negli ultimi due aggiornamenti (novembre 2005 e marzo 2006) si è deciso di realizzare nuove interviste con attori privilegiati. Il Dipartimento della Protezione Civile, a seguito della presentazione del rapporto aggiornato al giugno 2005, ha deciso di contribuire alla realizzazione di una nuova versione della ricerca, ritenendo il prodotto utile per raccogliere informazioni e per riflettere sul proprio operato. Alla Protezione Civile va quindi riconosciuto il merito di aver aperto e incoraggiato gli spazi di confronto. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di coloro che hanno contribuito mettendo a disposizione la propria esperienza. Ci auguriamo di aver correttamente riportato le loro opinioni e desideriamo ringraziarli vivamente. La Prima Parte offre un’attenta valutazione degli interventi post Tsunami, organizzati secondo le principali fasi temporali. Per ciascuna fase vengono presentati i fatti (gli eventi), il dibattito (le interviste), i nodi emersi (il profilo strategico del DPC e il profilo gestionale e organizzativo). Il testo è completato da una cronologia dei principali eventi succedutisi nell’ambito dell’intervento italiano. Il primo capitolo accompagna il lettore nella conoscenza del contesto attraverso una sintetica descrizione della catastrofe e degli attori coinvolti negli interventi di emergenza. Si apre poi la narrazione basata sulla cronologia. Nella prima fase si illustra l’avvio degli interventi di soccorso (dal 26 dicembre al 20 gennaio 2005). Nella seconda si mettono in primo piano gli elementi che hanno determinato la scelta degli interventi da parte del Ministero degli Affari Esteri e del Dipartimento della Protezione Civile (dal 20 gennaio al 21 marzo). Il terzo capitolo racchiude il periodo di tempo più ampio, quello legato all’implementazione di tali interventi (21 marzo al 26 dicembre 2005). Nella quarta fase, infine, si intende fare un bilancio di quanto emerso a un anno di distanza attraverso la lettura dei fatti (le relazioni di monitoraggio e i report di controllo e aggiornamento). La Seconda Parte propone una riflessione sui meccanismi di raccolta fondi, evidenziando gli aspetti innovativi delle iniziative post Tsunami. Il Rapporto si chiude con la presentazione degli argomenti a favore della creazione di un Fondo Nazionale Emergenze. I materiali di background includono le principali fonti per la stesura di questo documento, ovvero tabelle, articoli stampa, ordinanze e normative, convenzioni, documenti, studi, ricerche e link a risorse sul web. Con questo lavoro speriamo di aver contribuito alla riflessione sul sistema di intervento nei casi di emergenza e sulla definizione di un nuovo modello di gestione di fondi privati, facendo emergere alcuni nodi a essi collegati, quali i problemi di trasparenza, sussidiarietà, competenza e gestione. I dati raccolti nella presente ricerca sono aggiornati al 20 febbraio 2006. Precedenti aggiornamenti sono stati registrati a marzo, giugno e novembre del 2005 e sono parte integrante del documento qui presentato. © ActionAid International Italia – marzo 2006 4 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI Outline generale del fenomeno Tsunami e contesto Il 26 dicembre 2004, alle ore 6.58 ora indonesiana, una frattura lunga mille chilometri si apre lungo l'Anello di Fuoco del Pacifico, un perimetro vulcanico sotterraneo dove si scontrano i continenti eurasiatico e indo-australe. Il terremoto sottomarino con magnitudo 9 della scala Richter, uno dei più forti della storia degli ultimi cento anni, si abbatte a 250 km circa dalle coste di Sumatra e genera uno Tsunami che spazza le coste dei Paesi affacciati sul golfo del Bengala e oltre. Ciclopiche masse d'acqua spinte in superficie viaggiano a una velocità di 500-700 chilometri orari. L’onda dello Tsunami colpisce un’area costiera vastissima che comprende Indonesia, Sri Lanka, India, Birmania, Malesia, Maldive, Thailandia e si estende fino alle coste dell'Africa orientale in Somalia, Tanzania e Kenya. Migliaia di persone vengono sorprese dalle onde che devastano la costa. Il Paese maggiormente colpito è l'Indonesia, con oltre 200mila morti. Poi lo Sri Lanka con circa 30mila morti, quindi l'India con circa 15mila e la Thailandia con 8mila morti. In Somalia si contano oltre 200 morti. Inclusi Bangladesh, Birmania, Malesia, Maldive, Seychelles, Somalia, Kenya e Tanzania, si stima che lo Tsunami abbia colpito 2 milioni e 540 mila persone, mietendo quasi 300mila vittime (il dato ufficiale è di 231.432, ma secondo le Nazioni Unite non si avrà mai un conteggio esatto dei morti), di cui un terzo bambini. Oltre la metà delle vittime si registrano a Banda Aceh, sulla punta settentrionale di Sumatra. Tra i 30 e i 90mila gli scomparsi, un milione e 800mila i senza tetto di cui, a un anno di distanza, meno di un quinto - secondo valutazioni delle Nazioni Unite e dell'organizzazione umanitaria Oxfam - ha ottenuto una sistemazione permanente, mentre la gran parte vive ancora in tende, baracche e case di parenti e conoscenti. Gli orfani sono oltre 30mila e le vedove un numero incalcolabile. Fig. 1 - I luoghi della catastrofe Fonte: ANSA Il maremoto nell’Oceano Indiano è la più grave catastrofe di un 2004 che sarà ricordato come un anno segnato dai disastri naturali. In Marocco, il 24 febbraio, un terremoto di 6,1 gradi Richter © ActionAid International Italia – marzo 2006 5 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI sconvolge la regione settentrionale di Al Hoceima: 628 morti. Madagascar, 7 marzo: il ciclone Gafilo causa 240 morti. Myanmar, 19 maggio: il più forte ciclone degli ultimi 40 anni uccide 220 persone. Haiti e Repubblica Dominicana, 23-24 maggio: le inondazioni nel sud dell’isola causano più di 1.600 morti. Sud Est Asia, luglio - agosto: la stagione dei monsoni causa 1.240 morti tra Bangladesh, Nepal e India nord-orientale. Cina, 13 agosto: il tifone Rananim uccide 164 persone. Caraibi e Stati Uniti, 8-16 settembre: l’uragano Ivan provoca 108 morti. Haiti, 17-19 settembre: le inondazioni provocate dalla tempesta tropicale Jeanne causano 1.870 morti. Giappone, 22 ottobre: il tifone Tokage lascia 93 morti nel sud-est del Paese. Filippine, novembre-dicembre: una serie di quattro tempeste sconvolge l’arcipelago Chinnawat. Le onde dello Tsunami hanno raggiunto lo Sri Lanka, la perla dell'Oceano Indiano, due ore dopo le coste dell'Indonesia, vicine all'epicentro. La strage di 31mila vite poteva essere evitata con un efficace sistema d'allarme, ma il mondo non aveva mai conosciuto un fenomeno del genere e quando il muro d'acqua alto fino a dieci metri si è abbattuto sulla capitale Colombo e sulla costa orientale dell'isola era ormai troppo tardi. A distanza di un anno, con 4.000 persone ancora considerate "disperse" e quasi mezzo milione di sfollati, lo Sri Lanka ha pagato uno dei prezzi più alti, con un costo approssimativo per la ricostruzione stimato dalla World Bank e da un consorzio delle banche asiatiche in un miliardo e mezzo di dollari per case, attività economiche, sanità, educazione. Si può notare che se i dati resi noti dagli organismi di coordinamento fossero veri, i fondi raccolti a livello mondiale sarebbero già quasi il triplo di quelli necessari. Gli attori: MAE, cooperazione decentrata, ONG, Comitato Aiuto Subito, telefonia e DPC L’imponenza del cataclisma mobilita i consueti canali di soccorso, ai quali da subito si affiancano le iniziative di solidarietà messe in moto da privati, associazioni e aziende, che prendono avvio in quasi ogni parte del mondo. Nel panorama degli aiuti umanitari italiani in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico emergono, a fianco dei soggetti istituzionali preposti (MAE, cooperazione decentrata, ONG), soggetti nuovi o quanto meno “inconsueti” (DPC, Comitato Aiuto Subito, telefonia mobile). Per facilitare la comprensione proponiamo una breve presentazione dei principali soggetti protagonisti degli eventi che verranno descritti in questo testo (vedi allegato 1: Cronologia dell’intervento italiano d’emergenza in Sud Est Asiatico). MAE - DGCS La cooperazione allo sviluppo in Italia è normata dalla Legge 49 del 26 febbraio 1987, "Nuova disciplina della cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo", che costituisce il punto di arrivo di una lunga evoluzione legislativa. La Legge 49 comprende in un unico ambito gli interventi ordinari, straordinari e di emergenza, concepiti come diverse modalità di un'unica azione di cooperazione. La legge si ispira a principi umanitari e di solidarietà verso i diseredati del mondo, come si legge nell'articolo introduttivo; sembra aprire nuove opportunità a quei soggetti interessati a operare, anche in assenza di fini di lucro, nella cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. Accanto alle associazioni di volontariato cristiano o di ispirazione laica e di sinistra, storicamente impegnate al fianco delle popolazioni più emarginate del Terzo e Quarto mondo, la legge chiama tutto il complesso e articolato reticolo della società italiana gli Enti Locali, le strutture dell'Amministrazione decentrata dello Stato, le Università, i Sindacati - a partecipare a questa attività definita "parte integrante della politica estera" del nostro Paese1. L'idea raccolta dal legislatore nella L. 49 è di attivare nell'aiuto alle popolazioni emarginate dai processi di sviluppo tutte le risorse economiche, tecniche, istituzionali, culturali e sociali che l'Italia può mettere in campo, chiedendo a ciascuna di fornire il proprio specifico apporto. 1"La cooperazione allo sviluppo è parte integrante della politica estera italiana e strumento per la realizzazione degli obiettivi di solidarietà tra i popoli e di piena realizzazione dei diritti fondamentali dell’uomo, ispirati ai principi sanciti dalle Nazioni Unite e dalle convenzioni CEE-ACP; è finalizzata al soddisfacimento dei bisogni primari ed in primo luogo alla salvaguardia della vita umana, all'autosufficienza alimentare, alla valorizzazione delle risorse umane, alla conservazione del patrimonio ambientale, all’attuazione e al consolidamento di processi di sviluppo endogeno, nonché alla crescita economica, culturale e sociale dei Paesi in via di sviluppo". (art. 1, comma 1) © ActionAid International Italia – marzo 2006 6 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI Con la 49/87 si attribuisce un ruolo di corresponsabilità e di coinvolgimento al Paese beneficiario dell'aiuto e si prevede che le iniziative di cooperazione siano "collegate prevalentemente nell'ambito di programmi plurisettoriali concordati in appositi incontri intergovernativi con i Paesi beneficiari". Il processo decisionale risulta articolato e presuppone un importante rafforzamento del ruolo del Parlamento, al quale ogni anno, in sede di approvazione del bilancio di previsione e della legge finanziaria, si chiede di discutere la proposta di spesa formulata dal Ministero degli Affari Esteri (MAE). La previsione di spesa deve essere completata da una relazione previsionale e programmatica che consente al MAE di esercitare un potere di proposta e, in particolare, di: presentare le motivazioni per la ripartizione delle risorse finanziarie, per la scelta delle priorità – aree geografiche, singoli Paesi, settori - nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo; indicare i mezzi di intervento. Il documento programmatico viene discusso dal Parlamento congiuntamente alla relazione consuntiva che il Ministero stila sulle attività svolte, la quale deve contenere precisi elementi di valutazione dei risultati raggiunti. Per quanto riguarda l'assetto organizzativo la Legge 49 in origine mantiene sostanzialmente le strutture preesistenti: il comitato consultivo svolge la propria attività secondo modalità meno vincolanti, mentre il Comitato Direzionale rafforza le proprie funzioni decisionali. Con la L. 49 viene istituita la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) al cui interno si articolano nuove strutture: tra queste, un'unità operativa per gli interventi straordinari, un ufficio di studio e proposta per la promozione del ruolo della donna nei PVS e un'Unità Tecnica Centrale (UTC), a cui sono affidati compiti di studio, valutazione e controllo degli interventi di competenza della Direzione generale e la cui attività può essere coadiuvata dalla costituzione di unità tecniche locali nei PVS. La Legge 49 introduce strumenti dedicati per garantire la trasparenza della gestione degli aiuti allo sviluppo. Si prevede la pubblicazione delle delibere del Comitato Direzionale e del Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo in un apposito bollettino (DIPCO) e l'istituzione presso la Direzione Generale di una Banca dati in cui sono inseriti tutti i contratti, le iniziative e programmi connessi con l'attività di cooperazione disciplinata dalla legge e la relativa documentazione. A tali strumenti si aggiungono le relazioni al Parlamento predisposte dal Ministero degli Affari Esteri e del Ministero del Tesoro per i settori di relativa competenza. È importante sottolineare che le iniziative di cooperazione allo sviluppo che rientrano negli indirizzi stabiliti dagli articoli 1 e 2 della Legge 49/87 non possono usufruire dei benefici previsti in mancanza di accordo con i Paesi beneficiari. Soltanto le iniziative proposte da organizzazioni non governative possono, in via eccezionale, essere ammesse ai benefici previsti anche in mancanza di richieste da parte dei Paesi in via di sviluppo interessati, purché tali progetti siano adeguatamente documentati e motivati da esigenze di carattere umanitario. L’iter amministrativo predisposto per finanziare le iniziative delle ONG è tale che per cui, dal momento della decisione di intervenire alla firma di una convenzione, con relativa erogazione dei contributi finanziari, intercorrono non meno di sei mesi; tempi ai quali non si sottraggono neanche gli interventi di emergenza. Cooperazione decentrata L'importanza della promozione di rapporti di sinergia tra le ONG e gli altri soggetti della cooperazione allo sviluppo spinge a riflettere, nel caso italiano, su due istituzioni a volte trascurate nell'applicazione della Legge 49/87: le Regioni e gli Enti Locali, che nell'attuale congiuntura nazionale e internazionale esprimono potenzialità notevoli e giocano un ruolo strategico di grande importanza. La legislazione italiana, riconoscendo espressamente tali soggetti e assegnando loro un ruolo anche propositivo, costituisce un caso di eccellenza nel contesto della Comunità Europea, dove le realtà istituzionali dei diversi Paesi non escludono ma neppure regolano in modo esplicito l'azione delle autorità locali nel campo della cooperazione allo sviluppo. La specificità italiana, tuttavia, non ha avuto sviluppi adeguati alle premesse poste. La Legge 49/87 riconosce gli Enti Locali quali soggetto di intervento (art.2) e le Regioni quali coordinatori degli © ActionAid International Italia – marzo 2006 7 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI organismi di cooperazione presenti nel territorio. La cooperazione decentrata si situa in una posizione intermedia, tra i macrointerventi degli organismi internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità, Banca Mondiale, FAO, UNICEF) e le iniziative delle organizzazioni non governative (ONG). Con la Legge 49/87 gli Enti Locali si assumono la responsabilità di una capacità progettuale propria, sempre attenta a fare della cooperazione allo sviluppo un fatto non solo tecnico ma anche politico, cioè di scelta per la società nel suo complesso. All'interno della cooperazione decentrata si può mettere in evidenza lo stretto legame esistente tra centro e periferia che si istaura tra Enti Locali, Ministero degli Affari Esteri e organizzazioni internazionali. Ma tale rapporto centro-periferia è messo in ombra dall'innovazione portata dal ben più significativo rapporto periferia – periferia: la cooperazione decentrata vuole infatti istaurare un rapporto tra eguali, cioè tra enti pubblici responsabili della gestione di un territorio omogeneo e definito dal punto di vista amministrativo, mettendo in relazione Amministrazioni del ‘Nord’ e del ‘Sud’ del mondo. Uno dei fini dettati dalla Legge 49/87 è proprio la promozione, attraverso la cooperazione decentrata, di un processo di interscambio e cooperazione internazionale fondato sul ruolo delle città e dei loro territori, al fine di staccarsi sempre di più dagli orientamenti imposti dai "centri" di governo. La cooperazione in questo modo si allontana dal modello di sviluppo che favorisce il trasferimento di “know-how” a scapito della crescita di capacità autonome locali e mette a fuoco i soggetti istituzionali; si contribuisce al rinforzo di strutture e organizzazioni private ma soprattutto pubbliche - conditio sine qua non per lo sviluppo a lungo termine - in grado di adempiere alla funzione di programmazione e gestione senza l'assistenza dall'estero. La cooperazione ha quindi il compito di adattarsi alle strutture e ai bisogni delle istituzioni e delle popolazioni locali. Si passa perciò da una strategia di offerta (proposte provenienti dal ‘Nord’) a una strategia di domanda (definita dai PVS). La strategia della nuova cooperazione è perciò il sostegno istituzionale e gli Enti Locali sono lo strumento per eccellenza per la realizzazione dei progetti di sostegno istituzionale. Un altro rapporto messo in evidenza dalla cooperazione decentrata è quello tra pubblico e privato: il privato è legittimato a partecipare ai servizi. L'ente può delegare le imprese alla realizzazione di certi progetti o può utilizzare degli ‘esterni’ per le consulenze. Negli ultimi anni l'impegno delle istituzioni locali è aumentato progressivamente, come indicano i fondi del cofinanziamento; tuttavia, nonostante l'assetto legislativo favorevole e la disponibilità mostrata dai diversi soggetti istituzionali e sociali in esso coinvolti, nel quadro globale di parziale e discutibile attuazione della Legge 49/87 la parte relativa al decentramento si caratterizza per i ritardi e le insufficienze che ne frenano l'avvio. Nell’’attuale fase di ridefinizione globale della politica nazionale di cooperazione fattori diversi spingono a cogliere il ruolo strategico che il decentramento può svolgere. Il decentramento offre la possibilità di garantire una maggiore trasparenza decisionale e gestionale e, soprattutto, fornisce più ampie opportunità di promuovere un processo di compatibilità dei molteplici interessi (imprenditoriali, commerciali e solidaristici) attivi nel mondo della cooperazione. La cooperazione decentrata, in particolare, sembra poter contribuire in modo significativo a un ampliamento del numero e della qualità dei soggetti della cooperazione, favorendo l’ingresso della piccola e media impresa e la creazione di reti territoriali. Il decentramento potrebbe costituire la forma decisionale e partecipativa più adatta a promuovere il rafforzamento del radicamento sociale delle ONG e lo sviluppo di rapporti triangolari tra queste ultime, le istituzioni pubbliche e i soggetti sociali. In ultimo si potrebbe intravedere uno scenario internazionale caratterizzato da processi di apertura economica, di globalizzazione e insieme di regionalizzazione, accompagnati nei PVS da significativi fenomeni di ristrutturazione del tessuto produttivo e da forti spinte a un rafforzamento dei poteri locali. La cooperazione decentrata può contribuire in modo particolare al consolidamento della democratizzazione nei PVS, consentendo un maggior pluralismo dei soggetti istituzionali, economici e sociali, favorito dall'attuazione di una modalità di azione più flessibile di quella che unisce le istanze dei governi centrali e più adatta a sostenere programmi di sviluppo umano di base. Organizzazioni non governative Le organizzazioni non governative di cooperazione allo sviluppo in Italia nascono intorno agli anni ’60. Le prime ONG sono espressione dell’associazionismo cattolico: un’esperienza già attiva dall’inizio del © ActionAid International Italia – marzo 2006 8 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI XIX secolo attraverso le missioni nel Terzo Mondo e che nella metà degli anni Sessanta è una realtà determinante, poiché unisce la scelta della testimonianza di fede con la manifestazione di solidarietà verso la povertà e l’emarginazione. Gli interventi sono orientati su problemi quali la fame, l’autosufficienza alimentare, l’assistenza sanitaria, l’apporto di risorse finanziarie, tecniche e umane per lo sviluppo comunitario, soprattutto nelle zone rurali. La presenza laica (o comunque non legata alla Chiesa) acquista peso solo dopo il 1968 ed è caratterizzata da un forte impegno politico volto a sostenere le spinte al cambiamento degli assetti politici; le zone di maggior interesse sono l’Africa e il Sud America. Negli anni Settanta le ONG, ‘cattoliche’ e ‘laiche’, cominciano a sviluppare teorie e metodologie orientate al microsviluppo comunitario, fondato sull’autosufficienza: si sviluppa l’interesse verso tecnologie “alternative” appropriate e si comprende che il semplice apporto di utensili, attrezzature e denaro non è sufficiente a vincere una povertà che è prevalentemente di natura strutturale. Se negli anni ’70 le ONG sono perlopiù organismi di volontariato, negli anni ’80 tale identità cambia. La metamorfosi avviene di pari passo con un processo di istituzionalizzazione volto a formalizzare un rapporto con il Ministero degli Affari Esteri che, da propositivo e positivo, si evolve successivamente verso direzioni meno autonome e innovative. Il prestigio delle organizzazioni non governative e il riconoscimento della loro insostituibile funzione si basa su ragioni molto chiare: le ONG per tradizione operano in diretto e continuativo contatto con le popolazioni rurali e urbane. Esse interpretano i problemi legati allo sviluppo con una diversa chiave di lettura che pone l’attenzione non solo sugli aspetti economici, ma anche su quelli tecnici, sociali e culturali. Oggi le ONG italiane costituiscono un universo numeroso ed eterogeneo: attualmente le organizzazioni riconosciute idonee dal MAE sono oltre un centinaio e ad esse vanno aggiunti gli organismi che ricevono contributi esclusivamente dalla UE o da finanziamenti privati. Il riconoscimento di idoneità consente di accedere al finanziamento ministeriale per la realizzazione dei progetti che le organizzazioni presentano per l’approvazione al Comitato Direzionale (istituito dalla Legge 49). Le ONG riconosciute idonee possono inoltre essere chiamate a gestire parzialmente o in toto programmi che vengono decisi e istituiti all’interno della stessa Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del Ministero degli Affari Esteri. Le ONG tendono ad associarsi in organizzazioni di secondo livello con finalità di lobby. In questo Rapporto abbiamo citato solo due delle entità esistenti: l’Associazione delle ONG Italiane, che raggruppa oltre 160 organizzazioni idonee per il MAE, e il CINI, che raggruppa sei organizzazioni internazionali: ActionAid International, Amref, Missioni Cristiane per i ciechi nel mondo, Save the Children, Terre des Hommes e WWF. Comitato Aiuto Subito Il “Comitato Aiuto Subito” è uno degli enti promotori della straordinaria raccolta fondi che ha preso avvio dopo lo Tsunami. La prima volta viene istituito nel 1997 da un partenariato tra TG5 e Corriere della Sera, in risposta a una grande mobilitazione spontanea per il terremoto in Umbria e Marche: nei giorni successivi al sisma giunge direttamente alle redazioni del Tg5 e del Correre della Sera una grande quantità di donazioni. I due Direttori Bortoli e Mentana decidono di canalizzare questa solidarietà costituendo un Comitato di persone da essi fondato e presieduto da un generale dei Carabinieri, Giuseppe Richero. L’organizzazione si costituisce di fronte a un notaio e assegna delega operativa al Vicedirettore del TG5 e al dott. Astroni (Corriere della Sera). Il Comitato nasce quindi per un evento ad hoc: nella denominazione stessa è indicata la specifica “Aiuto Subito per il terremoto delle Marche e Umbria”. Dopo questa esperienza, il Comitato organizza una nuova raccolta in favore del Molise, in occasione della quale viene impiegato lo stesso metodo poi utilizzato per il Sud Est Asiatico: si sperimenta la raccolta per mezzo di SMS e si avvia la prima collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile. Due sono i principali obiettivi del Comitato: • dare una risposta concreta all’emergenza attraverso un intervento tempestivo; • rispondere ai lettori e telespettatori dal punto di vista delle garanzie: il Comitato nasce da un rapporto fiduciario, pertanto intende mantenere l’impegno e la credibilità acquisita (il controllo finanziario dei fondi viene mantenuto dal Comitato). © ActionAid International Italia – marzo 2006 9 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI La volontà dei Direttori di allora e dei successivi è sempre stata quella di non diventare protagonisti di queste iniziative, ma piuttosto di mantenere un ruolo di “collettore di risorse” e di garanti verso i sottoscrittori, “in linea con il nostro compito di giornalisti e mettendo a disposizione le nostre professionalità, senza mai pensare di strutturarci in ONG o Fondazione per operare direttamente” (dall’intervista al dott. Vito Oliva). Per ogni nuova emergenza, pur mantenendo la stessa denominazione “Aiuto Subito”, viene costituito un nuovo Comitato, con proprio statuto e con partner differenti (a esclusione dei protagonisti mediatici - Tg5 e Corriere - che restano sempre i promotori). Di volta in volta il Comitato sceglie i soggetti a cui far gestire le donazioni al fine di garantire in loco la migliore realizzazione degli interventi. Tale scelta viene normalmente fatta dopo aver già avviato la raccolta fondi: nello statuto del Comitato si definiscono i membri, i beneficiari e le deleghe esecutive, ma solo nella prima riunione si entra nel merito del piano operativo, definendo tipo di intervento, partner, soggetto gestore. Il Comitato mantiene comunque il controllo finanziario: si apre un apposito conto corrente e i fondi vengono girati all’ente affidatario dopo la presentazione della documentazione contabile. Anche nel caso dello Tsunami è stata seguita questa prassi. Il Comitato ha avviato una propria raccolta fondi. Le risorse raccolte attraverso CartaSI e c/c sono state convogliate su un conto corrente ad hoc gestito direttamente dal Comitato, che eroga il contributo a consuntivo; i fondi raccolti con il numero dell’SMS del Comitato sono invece confluiti nello stesso conto degli altri SMS solidali, con numerazione 48580. Il Comitato ha poi individuato come ente gestore il Dipartimento della Protezione Civile e ha stabilito quali interventi avrebbe finanziato tra quelli proposti dall’ente (come si evince dal protocollo stilato nel gennaio 2005). Il Comitato si è molto impegnato per garantire la trasparenza verso i propri clienti e donatori, tanto che conserva un elenco di tutti i sostenitori e invia una specifica descrizione dell’intervento finanziato qualora gli venga richiesto. Gli interventi realizzati vengono sempre divulgati anche attraverso i canali informativi a disposizione del Comitato. Inoltre, il Comitato, accompagnato dallo stesso DPC, ha partecipato a diverse missioni di monitoraggio per verificare come sono stati spesi i fondi raccolti. (Fonte: sintesi dell’intervista realizzata con Vito Oliva, Tg5 - 15.11.2005; sintesi dell’intervista con Gianluigi Astroni, Corriere della Sera - 27.03.06) Telefonia (TIM, Telecom, Vodafon, 3, Wind) e RAI Tra gli altri soggetti attivi nella raccolta fondi ricordiamo i maggiori operatori telefonici. Negli ultimi anni la telefonia mobile e fissa, attraverso l’attivazione di numeri adibiti alla raccolta fondi con SMS, è diventata uno dei principali collettori di donazioni in ambito nazionale. Generalmente gli operatori mettono a disposizione di enti o associazioni che intendono fare una raccolta fondi dei numeri prestabiliti per SMS. In questi casi si coordinano attraverso un tavolo tecnico già attivo da alcuni anni per gestire la piattaforma e i numeri solidali disponibili. Ci sono casi di numeri “aperti”, attraverso i quali possono passare donazioni anche di altri gestori di telefonia. Il caso dello Tsunami è il primo in cui gli enti della telefonia mobile e fissa non sono soltanto dei collettori ma diventano essi stessi promotori, poiché in questo caso non attendono la richiesta di un ente per avviare la campagna, ma prendono una propria iniziativa, chiedendo sostegno ai clienti. Si avvia lo stesso giorno del 26 dicembre 2004 una stretta collaborazione con i maggiori media (RAI, Mediaset e TG5) per portare avanti una raccolta comune. Successivamente gli operatori individuano il soggetto su cui far convogliare i fondi. In prima battuta vengono presi in considerazione i soggetti già conosciuti dagli stessi enti di telefonia (Medici Senza Frontiere, UNICEF etc.). Ad essi si chiede di verificare la possibilità di formare tra loro un comitato di coordinamento, sul modello anglosassone, ma visti i tempi ridotti questa strada non risulta praticabile. Dopo una serie di consultazioni si valuta che l’ente migliore da proporre per questo ruolo sia il DPC, che risponde ai requisiti di trasparenza, efficacia e professionalità richiesti dai donatori, verificati in alcune precedenti esperienze di collaborazione (si ricorda la raccolta fondi per l’Olsezia-Beslem). Quindi l’SMS inviato riporta nel testo la destinazione al DPC. © ActionAid International Italia – marzo 2006 10 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI Un altro ruolo importante svolto dalla telefonia è quello che si è avviato nelle prime fasi della tragedia a supporto degli italiani dispersi. Il MAE per l’evento Tsunami convocò la telefonia per avviare le procedure di emergenza. I gestori localizzarono la presenza dei propri clienti nella aree colpite e inviarono SMS di avviso. Controllarono poi le schede dei singoli clienti per verificarne la disponibilità di credito e riattivarla in caso di bisogno. Questa procedura portò fin dalle prime ore a sorprendenti risultati. Già da molto tempo la telefonia è un soggetto stabile negli incontri dell’Unità di Crisi del MAE e del DPC, mettendo a disposizione i propri servizi per comunicazioni di emergenza; un esempio sono le collaborazioni avviate per i “grandi eventi”2. Visto il ruolo sempre più rilevante assunto nella raccolta fondi, la telefonia si è anche dotata di strumenti di feedback per i donatori. Nel caso dello Tsunami, oltre a un messaggio di ringraziamento immediatamente successivo alla donazione, si optò per una nuova formula di trasparenza: quella di inviare nello Sri Lanka3 alcuni donatori selezionati tramite sorteggio. Un altro strumento attraverso il quale si è data la massima trasparenza alla raccolta fondi è stata la puntuale pubblicazione degli esiti della raccolta attraverso i media coinvolti. Ci sembra importante ricordare che l’evento dello Tsunami ha dato modo di applicare l’emandamento che detassa da IVA gli SMS solidali: a seguito di questo provvedimento dal 14 agosto del 2005 tutte le donazioni - non solo quelle per calamità, ma anche quelle indirizzate ad altri fini - sono detassate. (Fonte: sintesi delle interviste a Caterina Torcia, Vodafone, e a Paolo Di Bartolomei, TIM, 27.03.2006) Il DPC: profilo istituzionale, organizzativo e di management La funzione di protezione civile comprende tutte le attività necessarie a tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. In Italia, tale funzione è assegnata al Servizio Nazionale di Protezione Civile istituito con la Legge n. 225 del 24 febbraio 1992 e composto dalle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, dalle regioni, dalle province, dai comuni, dagli enti pubblici nazionali e territoriali e da ogni altra istituzione e organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale (art. 1 della Legge). Si tratta quindi di una funzione diffusa, alla quale concorrono diversi tipi di attori (pubblici e privati) che costituiscono un sistema basato sul principio di sussidiarietà, in modo che la responsabilità primaria di protezione civile venga stabilita in relazione alla competenza territoriale e alla gravità dell’evento. Nel caso di emergenze di tipo nazionale, tale responsabilità spetta direttamente al Dipartimento della Protezione Civile che, in generale, svolge attività di coordinamento dell’intero Servizio, di previsione, di prevenzione etc. Il Dipartimento della Protezione Civile (DPC) è attualmente collocato all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a seguito di una laboriosa evoluzione normativa che nel suo itinerario aveva anche previsto la trasformazione del Dipartimento in agenzia (d.lgs. 300 del 1999), ipotesi mai tradotta in pratica. Alla luce della legislazione vigente, il Presidente del Consiglio assume la responsabilità politica sulla funzione di protezione civile, esercitando le attività di impulso e controllo, mentre il Dipartimento è la struttura operativa incaricata di tradurre in pratica gli indirizzi stabiliti a livello governativo.4 La responsabilità direzionale del DPC è attribuita al Capo della Protezione Civile, che riceve dal Presidente del Consiglio dei Ministri un incarico di durata triennale, rinnovabile e idealmente collegato alla durata della legislatura5. È inoltre prevista la figura del Vicecapo, che assume le medesime 2 Il 24 settembre 2004 è stata =stipulata una convenzione tra telefonia e DPC per regolamentare l’invio di SMS informativi di pubblica utilità; nella convenzione si parla anche dell’eventuale identificazione dei clienti destinatari dei messaggi e della costituzione di gruppi di lavoro tra DPC e telefonia. 3 A seguito di questa iniziativa di particolare successo Vodafone ha deciso di avviare lo specifico progetto “segui il tuo euro”, che dà la possibilità ai donatori delle diverse campagne di raccolta fondi di andare a visionare il progetto finanziato. 4 La responsabilità primaria del Presidente del Consiglio è stata recentemente ribadita nella Legge 401 del 2001 (art. 5). 5 La questione è regolata in via generale dal D.Lgs. 30 marzo 2001 n. 165 come modificato dalla Legge 15 luglio 2002, n. 145 sul riordino della dirigenza statale. La stessa norma stabilisce inoltre che gli incarichi di funzione dirigenziale generale “cessano © ActionAid International Italia – marzo 2006 11 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI funzioni e responsabilità del Capo in caso di vacanza, assenza o impedimento di qualsiasi natura e durata6. Questo assetto pone le condizioni affinché l’attività decisionale e di direzione sia assicurata anche in mancanza o assenza del responsabile. La struttura del DPC è attualmente articolata secondo l’organigramma allegato, che comprende otto unità organizzative di primo livello ulteriormente articolate in servizi. La nuova struttura è entrata in vigore nel 2001 e, secondo quanto appreso nel corso delle interviste, tutte le posizioni di primo livello sono attualmente ricoperte da figure dirigenziali – alcune delle quali assunte con contratto a tempo determinato7. Secondo quanto affermato da una nota presente sul sito web del Dipartimento della Protezione Civile , uffici e servizi concorrono ad assicurare le seguenti attività fondamentali: • • • • • • • • promozione e coordinamento dell'intero sistema; intervento diretto in caso di calamità nazionali; definizione di procedure di intervento ed azione comuni a tutto il sistema; orientamento della legislazione relativa alla prevenzione dei rischi; sostegno alle strutture periferiche del sistema, specie le più deboli e meno dotate di risorse proprie; promozione e sostegno alle attività di formazione e alla crescita dell'associazionismo di protezione civile; informazione dell'opinione pubblica e di promozione della cultura della protezione civile, specie nei confronti delle giovani generazioni; regia nella costruzione e nella gestione delle reti informative indispensabili per la prevenzione dei rischi. decorsi novanta giorni dal voto sulla fiducia al Governo” (art. 19 comma 8) e che possono essere attribuiti a “persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato.” (art. 19 comma 6). È il caso dell’incarico attribuito all’attuale (marzo 2006) titolare, dottor Guido Bertolaso. 6 Come previsto dal D.P.C.M. 12 dicembre 2001. Al momento in cui si scrive (marzo 2006) la posizione di Vice-capo del DPC è ricoperta dal dottor Vincenzo Spaziante. 7. Non è possibile approfondire ulteriormente l’organizzazione interna e le caratteristiche del personale del DPC (entità del personale, caratteristiche qualitative organico, natura dei rapporti di lavoro dirigenziali) a causa della difficoltà di reperire informazioni al riguardo. Si segnala che la posizione di responsabile del Servizio VI – Volontariato e Relazioni Istituzionali è attualmente ricoperta dal Dottor Agostino Miozzo, responsabile anche della struttura temporanea di missione DPC in Sri Lanka. © ActionAid International Italia – marzo 2006 12 Parte Prima IL TEATRO, IL DPC E GLI ALTRI ATTORI Fig. 2 – Organigramma del Dipartimento della Protezione Civile Fonte: DPC In termini di funzionamento, l’azione del DPC si caratterizza per la possibilità di operare in condizioni straordinarie e cioè in deroga all’ordinamento che regola il funzionamento della Pubblica Amministrazione. Nel caso la situazione lo richieda, infatti, il Presidente del Consiglio può emanare provvedimenti di necessità e urgenza (“ordinanze”) che autorizzano i vertici del DPC a operare in deroga alla normativa vigente, ad esempio in materia di appalti e forniture, assunzioni del personale, reperimento e impiego delle risorse finanziarie. Le deroghe introdotte tramite ordinanza, tuttavia, devono essere limitate nel tempo e specifiche rispetto alle azioni da realizzare. Inoltre, trovano un limite nel rispetto delle regole generali dell’ordinamento e, soprattutto, alla normativa comunitaria riguardante gli appalti di lavori, di servizi e di forniture8. L’operatività del DPC si estende al di fuori dei confini nazionali, attraverso iniziative concertate con analoghe istituzioni di altri Paesi; mediante azioni condotte nell’ambito del Meccanismo comunitario di protezione civile; attraverso interventi di emergenza internazionale gestiti direttamente. Tra questi ultimi si segnalano, prima dell’evento Tsunami, gli interventi in Iran (terremoto di Bam) e in Ossezia del Nord (Beslan). Dopo l’evento Tsunami, il DPC ha attivato missioni in Pakistan e in Sud-Sudan. 8 L’esigenza di non prevedere deroghe alle disposizioni contenute nelle direttive comunitarie è stata recentemente ribadita nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22.10.2004 (art. 1). © ActionAid International Italia – marzo 2006 13 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) FASE 1: LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) I fatti Alle 6.58 ora locale del 26 dicembre 2004, un terremoto sottomarino con magnitudo 9 della scala Richter si abbatte a 250 km circa dalle coste di Sumatra. Il terremoto, uno dei più forti della storia degli ultimi cento anni, genera uno Tsunami che spazza le coste dei Paesi che si affacciano sul golfo del Bengala e oltre. L’onda dello Tsunami colpisce un’area costiera vastissima che comprende Indonesia, Sri Lanka, India, Birmania, Malesia, Maldive, Thailandia e si estende fino alla Somalia e al Kenya. Migliaia di persone vengono sorprese dall’onda devastante. La presenza per le vacanze natalizie di numerosi turisti occidentali nelle località turistiche dell’area colpita e l’immensa gravità della tragedia riempiono le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. L’eco sui mezzi di informazione è fortissimo, così come l’emozione generata. In Italia il Capo del DPC, informato dell’emergenza9, predispone nella stessa giornata del 26 dicembre una riunione di coordinamento con tutti gli esponenti delle strutture dello Stato interessate (Presidenza del Consiglio, Unità di Crisi della Farnesina e Dipartimento della Protezione Civile) al fine di avviare le operazioni di intervento. Le prime ore sono le più concitate. Si decide prontamente la pianificazione dei primi interventi e l’assistenza ai connazionali sul posto. Grazie alle informazioni fornite dalle rappresentanze diplomatiche e consolari in loco e in Italia dalla Protezione Civile, sono individuate le zone più colpite: la Thailandia, lo Sri Lanka e le Maldive. Vengono, inoltre, date istruzioni alle Ambasciate di inviare immediatamente personale qualificato nei luoghi colpiti, dove sono presto creati punti di raccordo e uffici di collegamento per l’assistenza dei connazionali e per la conduzione delle operazioni di evacuazione. Lo stesso 26 dicembre 2004 il Governo italiano, attraverso l’Ordinanza n. 3389, dispone che “il Dipartimento della Protezione Civile10 è autorizzato ad assumere tutte le iniziative e gli interventi utili a consentire, anche alle componenti e alle strutture di protezione civile, di operare nell’attuale contesto calamitoso assicurando ogni possibile assistenza a coloro che si trovano nelle zone interessate dagli eventi, avvalendosi delle risorse umane e materiali all’uopo necessarie”. In poche ore partono da Roma con destinazione Sri Lanka, Thailandia e Maldive tre squadre della Protezione Civile, i rappresentanti dell’Unità di Crisi e 14 volontari del MAE, con il compito di assistere e rimpatriare con voli speciali circa 3.500 italiani. Tutte le operazioni di primo soccorso vengono pianificate in stretto coordinamento con le Unità di Crisi dei Paesi europei maggiormente interessati. Il ponte aereo organizzato dal DPC si avvia il 26 dicembre con l’obiettivo da una parte di rimpatriare i turisti europei e dall’altra di far giungere materiali e personale in loco: si eseguono in totale 52 voli, riportando in Italia 4.308 passeggeri di cui 3.967 italiani e 342 stranieri (la Protezione Civile Italiana ricopriva il ruolo di coordinamento europeo in Thailandia). Un primo team composto da 4 persone della Protezione Civile italiana inizia a operare dal 27 dicembre 2004 a Malè, nelle Maldive, per assistere gli italiani da rimpatriare; il gruppo conclude le attività il 31 dicembre. Un secondo team composto da sei persone della Protezione Civile italiana e da un funzionario del Ministero degli Affari Esteri giunge a Colombo, in Sri Lanka, il 27 dicembre. Nelle prime ore del 28 dicembre viene raggiunto da un team sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Pisa, composto da quattro medici e quattro infermieri, che portano in loco l’attrezzatura per organizzare un Posto Medico Avanzato – PMA (tende, materiale sanitario, medicinali). Il PMA viene installato a Unawatuna, nel sud dell’isola. Un secondo PMA, con tre medici e tre infermieri della Regione Liguria, giunge in Sri Lanka il 29 dicembre. Questo secondo gruppo sanitario trova impiego a supporto delle operazioni di evacuazione dall’area dei turisti italiani ed europei rimpatriati con i voli del ponte aereo e dell’attività di ricerca e soccorso ai turisti italiani bloccati nelle località minori della costa. Nei primi due giorni del 9 In casi di emergenza italiana o estera la prassi consolidata è che vengano contattate l’Unità di Crisi o il Dipartimento Protezione Civile. Da lì parte subito il coordinamento interistituzionale. 10 Il Dipartimento ha avuto precedenti esperienze di intervento all’estero, tra cui ricordiamo: terremoto in Algeria, terremoto in Iran, tragedia di Beslam, incendio di una raffineria in Libia. © ActionAid International Italia – marzo 2006 14 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) gennaio 2005 anche l’unità sanitaria della Regione Liguria viene coinvolta nel trasferimento di una parte del nucleo della Protezione Civile presente in Sri Lanka, che va a impiantare un PMA e un nucleo operativo nel nord dell’isola, nei pressi di Tricomalee. Un terzo team giunge a Phuket, in Thailandia, il 27 dicembre 2004. È composto da cinque persone della Protezione Civile italiana, un rappresentante del Ministero degli Affari Esteri e una unità sanitaria composta da tre medici, tre infermieri e due logisti della Regione Marche. Il gruppo ha operato soprattutto per la ricerca, l’assistenza, il soccorso e il rimpatrio dei turisti italiani e di altre nazionalità in difficoltà. Il nucleo di intervento sanitario ha individuato e assistito i feriti, ricoverati nelle strutture sanitarie thailandesi, assicurando le condizioni per il loro rientro in patria. La prima fase di attività di questo nucleo si è conclusa il 2 gennaio 2005. Il MAE intanto attiva aiuti bilaterali nei confronti delle popolazioni colpite dal sisma, con l'invio a Colombo di un volo della Cooperazione allo Sviluppo con 40 tonnellate di materiale di prima assistenza, per un valore complessivo di 500.000 euro. La distribuzione dei materiali avviene a cura del DPC, in contatto con l’Ambasciata italiana. L’operazione è coordinata da A. Miozzo, con la collaborazione di A. Rubino e, per il MAE, di S. Zanini; viene organizzata una colonna di 10 camion e vengono raggiunte anche aree sotto l’influenza del LTTE. Per rispondere ai primi interventi di soccorso, il Governo italiano ha stanziato 10 milioni di euro, di cui 3 milioni di euro provenienti da fondi di emergenza attivati dalla Cooperazione del Ministero degli Affari Esteri per interventi nei settori sanitario, alimentare, agricolo, dei trasporti e delle comunicazioni. Quattro milioni di euro sono stati invece attivati dalla Protezione Civile e 3 milioni di euro sono stati spesi per voli di carattere umanitario e militari11. La Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) ha tre principali strumenti per operare in casi di emergenza: - dall’aeroporto di Brindisi, aerei sempre pronti con attrezzature stoccate (in collaborazione con il WFP, programma alimentare ondiale). In questo caso è possibile far partire i voli entro 72 ore, dipende da quando arriva il via libera del Segretario Generale del MAE. Il vero problema si presenta all’arrivo degli aerei perché il MAE non ha in loco strutture predisposte alla logistica e allo smistamento dei pacchi. Si può anche chiedere all’Ambasciata locale di occuparsene, mettendo a disposizione delle risorse. Per questa pratica il tempo richiesto è di qualche settimana; - fornire finanziamenti diretti ad agenzie ONU, che anticipano i soldi che poi vengono restituiti dal MAE. Questa operazione è rapida ma, ovviamente, è a scapito della visibilità dell’operazione, che viene comunque realizzata sotto bandiera ONU; - seguire programmi di emergenza e ricostruzione con tempi lunghi (si danno soldi all’ambasciata e si inviano esperti): occorre sempre qualche settimana prima di iniziare. L’invio dell’aereo di Brindisi fu la prima delle operazioni messe in atto dal Ministero. L’Italia, il primo tra i Paesi stranieri a essere presente nelle zone colpite12, ha fornito agli altri governi europei utili suggerimenti per l’attivazione di soccorsi attraverso sistemi di tecnologia avanzata per rintracciare i connazionali. Infatti, parallelamente all’avvio del ponte aereo, venivano inviati 15.000 SMS agli italiani presenti nelle zone colpite con la richiesta di fornire immediate notizie13 in coordinamento con il Ministero Affari Esteri. Le aziende telefoniche hanno cercato attraverso i tabulati i nominativi delle persone presenti in Sri Lanka, hanno mandato loro un messaggio, hanno verificato che avessero credito per potersi mettere in contatto con i soccorsi qualora servisse. (Fonte: intervista a Caterina Torcia, VODAFONE, 28.03.2006) 11 Fonte: Ministero Affari Esteri, “La gestione della crisi: il caso Tsunami”. 12 Fonte: Ministero Affari Esteri, “La gestione della crisi: il caso Tsunami”. 13 Si ricorda che in data 28 settembre 2004 veniva stilato anche un accordo tra le società di telefonia mobile e il DPC per la gestione di SMS in caso di emergenza in Italia. © ActionAid International Italia – marzo 2006 15 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) Nel frattempo l’Unità di Crisi aveva istituito un numero verde14 per le segnalazioni: si raccolsero circa 20.000 telefonate di segnalazione dei familiari e dei conoscenti e furono registrate 8.000 segnalazioni. In questo modo si è garantito attraverso i due strumenti un proficuo incrocio delle informazioni. Nelle prime ore dopo il disastro negli elenchi dei dispersi si contavano 600 italiani15. Contemporaneamente a Roma, nella sede dell’Unità di Crisi, si avvia un complesso lavoro di identificazione dei morti e dei feriti che rientrano con gli aerei della Protezione Civile. Dopo pochi giorni emerge che la ricerca dei dispersi e l’identificazione dei cadaveri costituiscono un problema più grande del previsto: si conviene pertanto che la lista dei nominativi passi al Ministero degli Interni, che prosegue il lavoro di incrocio dei dati e invia in loco alcuni specialisti per la rilevazione dei dati del DNA. A Puket e a Colombo sono state istituite due strutture internazionali per i riconoscimenti delle vittime: hanno partecipato per l’Italia sia personale diplomatico sia esperti dell’Unità di Crisi e del Ministero degli Interni (Carabinieri e Polizia di Stato). Un altro soggetto che si è mobilitato fin dai primi giorni successivi al maremoto sono le organizzazioni non governative. Alcune ONG già presenti in loco hanno immediatamente inviato personale e aiuti nelle zone colpite dall’emergenza; altre si sono da subito attivate inviando personale in loco. Le ONG italiane presenti nei Paesi colpiti con propri volontari e con partner locali sono 16, concentrate soprattutto in India e nello Sri Lanka16. Il 30 dicembre 2004 viene convocata presso il Ministero degli Affari Esteri una prima riunione con i rappresentanti delle organizzazioni non governative per il coordinamento degli aiuti ai Paesi colpiti dal maremoto. Sono presenti il Ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, il responsabile del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Il 31 dicembre, presso l’Unità di Crisi della Farnesina, si tiene una riunione con i rappresentanti delle Regioni, Province, Comuni, Università, organizzazioni non governative, Sindacati, Imprese, agenzie delle Nazioni Unite, Organizzazioni Internazionali, Croce Rossa Italiana ed enti impegnati nel campo della solidarietà e del volontariato. L'incontro, voluto dal Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, è presieduto dal Segretario Generale della Farnesina Umberto Vattani, e vi partecipano anche il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Giuseppe Deodato, e numerosi funzionari del ministero degli Esteri. Obiettivo è quello di avviare congiuntamente, anche in considerazione della vastità delle aree del Sud Est Asiatico colpite dal recente maremoto e del numero dei Paesi interessati, un piano coordinato di aiuti a breve e medio termine. Viene costituito presso il MAE un coordinamento nazionale al fine di organizzare le risorse del nostro Paese disponibili per far fronte all'emergenza. Nel corso dell'incontro alla Farnesina viene presentata una prima mappatura delle iniziative già avviate o in programmazione. L'attenzione si focalizza sui tre Paesi che hanno chiesto ufficialmente interventi: Indonesia, Sri Lanka, Thailandia17. La discussione si concentra su iniziative concernenti programmi di riabilitazione e ricostruzione, prevenzione igienico-sanitaria, nonché installazione, creazione e ristrutturazione di strutture socio-sanitarie. A questo scopo si decide di inviare una missione tecnica composta da esperti della cooperazione italiana, della CRI e dell'Istituto Superiore di Sanità. Il primo gennaio il Ministro degli Esteri Fini annuncia che l’aiuto governativo italiano ammonterà a 70 milioni di euro. “Nell'ambito degli interventi che l'Italia si appresta ad avviare”, ha sottolineato Fini, “un ruolo particolare verrà svolto dalla Croce Rossa Italiana”. Nello stesso giorno, in una successiva dichiarazione, il capo della Farnesina ha inoltre affermato: “Per prima l'Italia si è adoperata per sollecitare un intervento dell'Unione Europea, che ha condotto allo stanziamento di 10 milioni di euro per l'Indonesia, 8 milioni di euro per lo Sri Lanka e 2 milioni per le Maldive. A livello multilaterale 14 Gestito attraverso contratto da una società di call center. 15 All'inizio si è temuto un bilancio devastante. Nel febbraio 2005 il Viminale stima che i morti siano 54, di cui 43 in Thailandia e tre nello Sri Lanka. Solo ad un anno di distanza la Farnesina ha potuto stabilire la cifra esatta: 40 italiani morti, di cui tre in Sri Lanka e 37 in Thailandia. 16 Fonte: Dossier AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia. 17 Fonte: verbale riunione pubblicato sul sito del MAE. © ActionAid International Italia – marzo 2006 16 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) l'Italia ha proposto una riunione del Club di Parigi per la ristrutturazione del debito commerciale dei Paesi colpiti che avrà luogo a Parigi il 12 gennaio prossimo”. Il Ministro ha sottolineato che non si tratta di cancellazioni, ma di “dilazionamenti a termine più o meno lungo”. Il 7 gennaio, in Lussemburgo, l'Italia annuncerà l'insieme dei suoi interventi nel corso della riunione dei Ministri per la Cooperazione allo Sviluppo dell'UE. “La riunione” ha detto Fini, “consentirà anche di mettere a punto una linea d'azione comune dei Paesi dell'Unione, in vista della Conferenza dei Paesi donatori convocata dalle Nazioni Unite per l'11 gennaio a Ginevra e dell'eventuale convocazione di una riunione ad hoc dei ministri degli Esteri prima della sessione ordinaria del Consiglio prevista per il 31 gennaio”.18 Gli stanziamenti effettivi al 1 gennaio 2005 ammontano a soli 4 milioni di euro, i più spesi per garantire i primi soccorsi. Nel frattempo, al fianco delle istituzioni pubbliche e delle ONG che si sono attivate coerentemente con i propri scopi statutari, si mette in moto la società civile, che manifesta una forte solidarietà; immediatamente dopo la catastrofe vengono lanciate numerose sottoscrizioni per raccogliere fondi per le vittime del maremoto. L’iniziativa più importante è generata dalla convergenza tra RAI, Mediaset e Corriere della Sera e i principali operatori telefonici italiani (Telecom, TIM, Vodafone, “3”, Wind) che lanciano una poderosa raccolta fondi attraverso l’SMS solidale. Nell’arco di poche ore, nella stessa giornata del 26 dicembre, si decide di fare un’unica campagna che coinvolge i maggiori media italiani: una scelta che, come dimostrano i risultati della cifra raccolta, è risultata vincente. La raccolta fondi annovera tra i promotori il “Comitato Aiuto Subito” - per la prima volta istituito nel 1997 da un partenariato tra TG5 e Corriere della Sera in occasione del terremoto in Umbria Marche - e i soggetti della telefonia (TIM, Telecom, Wind, “3”, Vodafone, Telecom) e la RAI. L’iniziativa si conclude il 9 gennaio 2005 con un successo straordinario: vengono raccolti 43.963.044,6 euro19. I fondi raccolti tramite SMS vengono detassati dall’IVA.20 Attraverso CartaSI e conto corrente, il “Comitato Aiuto Subito a favore degli Stati colpiti dal maremoto del sud est asiatico” raccoglie circa 9 milioni di euro21, mentre la RAI devolve 2 milioni di euro, corrispondenti al valore commerciale della pubblicità trasmessa nella giornata di lutto nazionale. Il gruppo di donatori (RAI, Mediaset, TIM, Telecom, Wind, “3”, Vodafone) decide di far gestire le donazioni al Dipartimento Protezione Civile. Il 29 dicembre 2005, per permettere l’utilizzo da parte della Protezione Civile dei fondi raccolti dalle sottoscrizioni, il Governo promulga l’Ordinanza n. 3390 che recita: “Il Dipartimento della Protezione Civile è autorizzato a ricevere risorse derivanti da donazioni ed atti di liberalità da destinare all’attuazione delle iniziative di cui all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3389 del 26 dicembre 2004, anche coerentemente con le relative finalizzazioni, se esistenti, e sempreché concretamente realizzabili; specificamente il Dipartimento è autorizzato ad impiegare dette risorse, utilizzando procedure di somma urgenza, per assicurare ogni possibile tipo di soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi, anche mediante la fornitura di beni, servizi e la realizzazione di opere (…) Le risorse di cui al comma 1 affluiscono al Fondo per la Protezione Civile che manterrà distinta evidenza delle risorse stesse e della relativa gestione”. Per fare il punto sulla situazione nel Sud Est Asiatico e sulla seconda fase dei soccorsi viene convocata una riunione a Palazzo Chigi. Con il Sottosegretario Gianni Letta si incontrano il Ministro degli Esteri 18 Fonte: Dossier AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia. 19 Dati Dipartimento Protezione Civile – comunicato stampa 11 marzo 2005. 20 Art. 10. Decreto Legge n. 315 30 dicembre 2004 - Gli addebiti, in qualunque forma effettuati dai soggetti che forniscono servizi di telefonia, degli importi destinati dai loro clienti, mediante SMS, agli aiuti alle popolazioni del sud-est asiatico colpite da catastrofico maremoto, sono esclusi dal campo di applicazione dell'imposta sul valore aggiunto. 21 I 9 milioni di euro raccolti dal Comitato Aiuto Subito non sono gestiti direttamente dal DPC: la gestione finanziaria resta al Comitato in un conto bancario proprio. Il DPC detiene e gestisce i fondi della telefonia, ma non quelli raccolti dal Comitato. Il Comitato è un organo giuridico che ha obblighi di legge specifici, tra cui il dover rispondere direttamente ai propri sottoscrittori su come e dove sono stati spesi i fondi raccolti. I gestori di telefonia sui fondi raccolti attraverso gli SMS non hanno obblighi di legge, ma solo obblighi morali nei confronti dei donatori. Tutte le opere realizzate grazie ai fondi di Aiuto Subito si riconoscono da una targa che riporta il nome del Comitato; le altre opere hanno una targa di riconoscimento “contributo italiano alla ricostruzione”. (Fonte: intervista Oliva) © ActionAid International Italia – marzo 2006 17 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) Gianfranco Fini, il Vicepremier Marco Follini, i ministri dell'Interno e della Difesa, Beppe Pisanu e Antonio Martino, il Presidente della Conferenza Stato-Regioni Enzo Ghigo, il Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il Capo dello Stato maggiore della Difesa Giampaolo Di Paola, il Capo della Polizia Gianni De Gennaro, il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Luciano Gottardo, il Segretario Generale della Farnesina Umberto Vattani e il commissario straordinario della Croce Rossa Maurizio Scelli22. Con l’Ordinanza 3392 dell’8 gennaio 2005, la Presidenza del Consiglio sancisce la definitiva assegnazione alla Protezione Civile della gestione dei fondi raccolti con le sottoscrizioni per il maremoto. La stessa Ordinanza istituisce il Comitato dei Garanti, organismo di controllo definito a livello politico “(…) per fronteggiare in termini di massima urgenza ed efficacia la situazione di grave emergenza determinatasi nell’area del Sud Est Asiatico, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri definisce, in raccordo con il Ministro degli Affari Esteri, le necessarie iniziative di assistenza alle popolazioni interessate dai predetti eventi calamitosi di cui in premessa, provvedendo per la realizzazione degli interventi e delle opere finalizzate al superamento dell’emergenza medesima. A tal fine il Capo del Dipartimento della Protezione Civile è autorizzato, tra l’altro, ad impiegare la flotta aerea nella disponibilità del Dipartimento medesimo nonché a fruire della fornitura di beni e servizi comunque acquisiti o concessi, anche sulla base di atti di liberalità, stipulando, ove necessario, i relativi atti convenzionali o d’intesa”. Il Comitato dei Garanti nominato con apposito decreto dal Presidente del Consiglio risulta composto da: On. Giuliano Amato - Sen. Giulio Andreotti - On. Emma Bonino - Prof. Andrea Monorchio - On. Giorgio Napolitano. L’Ordinanza definisce anche la deducibilità dal reddito imponibile dei contributi offerti. Due giorni dopo (10 gennaio) si riunisce il Comitato23 che elegge come proprio portavoce l’On. E. Bonino. Sembra che il problema della trasparenza nella gestione degli aiuti sia ritenuto a livello governativo di fondamentale importanza, a tal punto che la stessa Ordinanza 3392 prevede anche l’istituzione di un ulteriore organismo tecnico di controllo, nominato dal direttore della Protezione Civile, e viene autorizzata la pubblicazione integrale degli atti relativi alla gestione dei fondi: “(…) al fine di assicurare condizioni di assoluta trasparenza alle iniziative poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile nell’impiego delle risorse… è autorizzata la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nonché su quotidiani a diffusione nazionale e su Internet di tutte le iniziative e delle conseguenti determinazioni adottate comportanti oneri finanziari. Fermi restando i controlli previsti dall’ordinamento vigente, per una specifica azione di controllo di gestione nel corso delle attività dipartimentali, con apposito provvedimento del Capo del Dipartimento della Protezione Civile è altresì costituita una Commissione di garanzia per il tempestivo controllo legale e contabile delle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile, composta da un Magistrato contabile, con funzioni di Presidente, e da due esperti di riconosciuta professionalità, anche estranei alla Pubblica Amministrazione”. Il 10 gennaio Il Capo del DPC Guido Bertolaso nomina24 il dott. Angelo Canale - Vice Procuratore Generale della Corte dei Conti, il dott. Antonio De Santis - Dirigente I fascia del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e il dott. Carlo Tixon - Dirigente II fascia del Ministero dell’Economia e delle Finanze, membri della commissione di garanzia. Sempre il 10 gennaio il Sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver, in visita ufficiale nello Sri Lanka - dove ha incontrato oltre al Primo Ministro, anche il Ministro degli Esteri Laskman Kadirganar -, ribadisce che è la Farnesina che coordina tutti gli aiuti al Sud Est Asiatico. “È in corso una ricognizione di esperti della Cooperazione della Farnesina – ha sottolineato la Boniver – proprio sulla base dell'accordo della settimana scorsa tra il Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, quello dell'Interno Giuseppe Pisanu, la Protezione Civile, la Croce Rossa, per individuare i possibili progetti di ricostruzione nello Sri Lanka. Sarà poi la Farnesina a coordinare tutto quell'imponente flusso di aiuti e 22 Sul ruolo di Maurizio Scelli e della Croce Rossa Italiana nella vicenda vedasi l’articolo di Emanuele Giordana su Lettera 22 (http://www.lettera22.it) dal titolo “Ora e sempre Croce Rossa”, dove si prende in esame la possibilità che i fondi effettivamente disponibili da parte del Ministero degli Esteri (4 milioni di euro) siano destinati alla gestione da parte della CRI. 23 Dalla sua costituzione all’11 aprile 2005, il Comitato si è riunito 5 volte fino. 24 Decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile - Costituzione della Commissione per il controllo sulla gestione delle donazioni in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico colpite dal terremoto e dal maremoto del 26 dicembre 2004 - 10 gennaio 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 18 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) di progetti che verranno realizzati sotto la supervisione della prima proiezione del sistema Paese che è l'Ambasciata italiana” 25. Lo stesso giorno dell’insediamento del Comitato dei Garanti, il 10 gennaio 2005, si svolge alla Farnesina la riunione di coordinamento indetta dal Ministero degli Esteri. La riunione, presieduta dal Segretario Generale, Ambasciatore Umberto Vattani, e coordinata dal Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Min. Plen. Giuseppe Deodato, vede la partecipazione dei Ministeri (Difesa, Ambiente, Agricoltura, Sanità, Interno, Pari Opportunità), Protezione Civile, CRI, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Regioni ed Enti Locali, ONG impegnate nelle aree colpite, Agenzie ONU e OO.II. specializzate in materia. L’incontro ha lo scopo di raccogliere informazioni in merito agli interventi avviati dalle ONG e dagli Enti Locali e di definire il coordinamento tra le varie strutture impegnate. Alle ONG viene richiesto di inviare una scheda contenente le attività in corso e i progetti da avviare. Vengono fornite informazioni sui fondi resi disponibili dal Governo sulla cooperazione italiana (70 milioni di euro). Dei sette Paesi colpiti (India, Indonesia, Maldive, Myanmar, Sri Lanka, Somalia, Thailandia), la DGCS ha proposto di concentrare l’attenzione sui tre i cui governi hanno chiesto aiuti: Indonesia, Sri Lanka e Thailandia. Durante la riunione del 10 gennaio 2005 vengono identificate alcune prime iniziative: • • • programma Regionale di Cooperazione Universitaria per la prevenzione delle catastrofi naturali e gestione delle crisi umanitarie; iniziativa a tutela dei minori vittime della catastrofe; programma di intervento immediato in Sri Lanka. Vengono inoltre definite una serie di missioni nei Paesi colpiti per la valutazione degli interventi da effettuare e il coordinamento con l’azione della Protezione Civile. Bisognerà aspettare però sino al 26 gennaio26, dopo la visita del Ministro degli Esteri e del Ministro delle Pari Opportunità nel Sud Est Asiatico, per vedere delineato un primo programma di azione nelle aree colpite dallo Tsunami. A seguito della riunione del 10 gennaio 2005 presso la DGCS del Ministero degli Affari Esteri sulle azioni a favore delle popolazioni colpite dal sisma e dal maremoto del Sud Est Asiatico, le Regioni italiane, riuniti i tre coordinamenti interregionali interessati (Cooperazione Internazionale – capofila Marche; Sanità – capofila Veneto; Protezione Civile – capofila Abruzzo), hanno approvato, in sede di Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome, una proposta articolata in più punti: 1. disponibilità delle Regioni a farsi carico di programmi di seconda emergenza e di riattivazione/cooperazione di medio periodo, coordinandosi tra loro e con le autorità nazionali; 2. costituzione di un’unità di coordinamento interregionale specifico composta dai tre Coordinatori (Cooperazione Internazionale, Sanità e Protezione Civile) e dal Direttore dell’OICS, o loro sostituti; 3. richiesta al Ministero degli Affari Esteri di inserire nella task force da esso costituita anche una rappresentanza delle Regioni; 4. proposta al Ministero degli Esteri, relativamente alla promozione di un’iniziativa a tutela dei minori vittime della catastrofe, di farsi carico di un programma quadro affidato alle Regioni e da esse in parte cofinanziato (attraverso finanziamenti, beni e servizi). A partire da questa riunione la DGCS avvia una serie di incontri di coordinamento tra i diversi attori sulla scena dell’aiuto italiano alle popolazioni colpite dallo Tsunami. In particolare viene annunciata la costituzione di un’apposita task force presso il Ministero che ha il compito di mantenere i contatti e sviluppare le linee d’azione previste. Viene definita una “Proposta di Partenariato Globale” che con una modalità condivisa aggreghi le capacità operative, le competenze professionali specialistiche sia del settore pubblico – a livello centrale e locale – sia del settore privato, garantendo un approccio di tipo multidisciplinare e regionale: un tavolo ampio e aperto a tutti i possibili attori, nessuna iniziativa è da considerarsi esclusiva, i progetti potranno essere individuati dal MAE, dal gruppo costituito o dalle singole organizzazioni. Tutte le attività verranno coordinate con i Paesi interessati di concerto con le 25 Fonte: Dossier AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia. 26 Verbale MAE DGCS 26 gennaio 2005 – Coordinamento del piano di aiuti per il Sud Est Asiatico (vedi allegato). © ActionAid International Italia – marzo 2006 19 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) ambasciate italiane, già in costante contatto con le autorità locali. La Cooperazione italiana, infine, si è detta disponibile all'istituzione di uffici operativi nelle località colpite dalla catastrofe. Nell’ambito del coordinamento del Ministero degli Esteri la “task force minori” ha compiti consultivi e di impulso riguardo a tutte le iniziative in favore dei minori in condizioni di particolare vulnerabilità nelle aree colpite e agisce sinergicamente con la DGCS, secondo le modalità stabilite da quest’ultima. La task force minori è composta da un gruppo ristretto di persone, particolarmente competenti nelle tematiche minorili e altamente rappresentative dei vari attori di cooperazione in campo, quali, ad esempio27: • Ministero degli Affari Esteri-DGCS • Ministeri competenti • Regioni • ONG italiane • Università • Enti Locali • Organizzazioni Internazionali Emma Bonino, al termine della riunione del comitato dei garanti del 10 gennaio 2005, annuncia pubblicamente che l'intervento italiano per la ricostruzione dopo il maremoto si concentrerà in Sri Lanka. L'intervento riguarderà due aree, dove l'Italia è già presente: Hunawatuna e Trincomalee. I settori d'intervento sono già più o meno delineati: si tratta di quello sanitario, quello scolastico e quello produttivo, per rilanciare l'economia. Qualche giorno dopo, il capo missione della Protezione Civile italiana in Sri Lanka, Agostino Miozzo, durante la visita a Kinnya del Sottosegretario agli Esteri On. Margherita Boniver, annuncia alla stampa che oltre alla sistemazione dell’ospedale di Kinnya, la Protezione Civile si propone di iniziare un intervento per rimettere in funzione l’ospedale di Matara. Il Dipartimento ha in mente inoltre di dar vita a un “progetto pesca” con il quale intende acquisire pescherecci per le zone di Kinnya, Galle e Matara e di ricostruire la “catena del freddo” per la conservazione e commercializzazione del pescato. Vengono annunciati anche accordi con lo LTTE, le Tigri per la liberazione del Tamil, sulla base dei quali sono state consegnate 36 tonnellate di aiuti nella città di Kilinochchi. Secondo Miozzo la missione della Protezione Civile in Sri Lanka durerà circa 6 mesi28. La Protezione Civile italiana sembra molto preoccupata di garantire la trasparenza nella gestione degli aiuti. Viene dichiarato alla stampa che il Dipartimento sta studiando la possibilità di affiancare una società di revisione29 alla Commissione di controllo e al Comitato dei Garanti. Il modello è simile a quello promesso dall’ONU (che ha incaricato l’agenzia privata PricewaterhouseCoopers del controllo dell’aiuto umanitario internazionale); sono previste inoltre pubblicità e monitoraggio delle iniziative via Internet, sui quotidiani nazionali e sulla Gazzetta Ufficiale. Negli stessi giorni si svolge a Ginevra un vertice tra i Paesi donatori sotto l’egida dell’ONU. Gli aiuti promessi a livello internazionale per il Sud Est Asiatico ammontano a circa 10 miliardi di dollari. L’esperienza di altri eventi simili (Filippine, Iran, Uragano Mitch, Costa d’Avorio, Haiti, Liberia) ha dimostrato che gli aiuti promessi non corrispondono affatto a quelli effettivamente erogati. In quella sede il Sottosegretario agli Esteri italiano Roberto Antonione elenca il contributo del nostro Paese: 115 milioni di euro a livello pubblico e 40 milioni dai privati. A livello internazionale (Club di Parigi) si discute anche sulle ipotesi di moratoria del debito dei Paesi dell’area colpita dallo Tsunami. Secondo la Banca Mondiale il debito estero complessivo dei Paesi colpiti dallo Tsunami ammonterebbe a 406 miliardi di dollari. Considerando che nel 2003 gli stessi Paesi hanno rimborsato ai creditori 68 miliardi di dollari, le ventilate cifre relative agli aiuti promessi appaiono assolutamente sottostimate. India, Thailandia e Malaysia non intendono inoltre accettare la sospensione del pagamento degli interessi sul debito, in quanto ciò avrebbe sicure ripercussioni sulle loro posizioni nei mercati finanziari internazionali. 27 Vedi verbali riunioni MAE. 28 Col decreto 3219 del 28 luglio si predispone la nuova struttura di Missione. 29 In realtà di tale proposta in seguito non troveremo più traccia. © ActionAid International Italia – marzo 2006 20 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) Il 14 gennaio, presso il Ministero degli Esteri, si tiene la riunione di coordinamento degli aiuti italiani. In quella sede il Direttore Generale della Cooperazione allo Sviluppo Deodato intende mettere a punto, con il concorso della Protezione Civile e delle ONG, un piano di interventi in Sri Lanka, sulla base di una prima mappatura degli interventi e delle proposte pervenute. Inoltre annuncia che il piano di interventi si estenderà anche in Thailandia e in Indonesia. Viene annunciato l’invio in Sri Lanka di una missione di esperti della Cooperazione Italiana, al fine di individuare i bisogni della popolazione attraverso gli opportuni contatti con le autorità locali. Sulla base dei risultati di tale missione si passerà alla fase operativa e di finanziamento. In loco vi sarà un’unità di riferimento che provvederà a una doppia verifica: bisogni e disponibilità, al fine di definire i possibili interventi. La stessa procedura seguita per il coordinamento degli interventi nello Sri Lanka verrà adottata anche per Thailandia e Indonesia. Nella stessa riunione, la dott.ssa di Gennaro, rappresentante della Protezione Civile, informa che i fondi privati gestiti dalla Protezione Civile saranno utilizzati per la maggior parte nello Sri Lanka, dove il suddetto Dipartimento è già operante, in coordinamento con il Ministero degli Esteri e con le ONG presenti in loco. Lo stesso giorno il Ministro degli Esteri Fini, incontrando il Ministro degli Esteri indonesiano, afferma che la scelta della riconversione del debito indonesiano per il 2005 è dovuta alla considerazione del fatto che l’Indonesia è “il più grande Paese musulmano del mondo, che ha affrontato con successo recenti elezioni giudicate libere e democratiche” e che “l’Italia apprezza la grande determinazione con cui Giakarta combatte il terrorismo”. Nel frattempo, sempre il 14 gennaio 2005, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annuncia gli stanziamenti italiani: complessivamente 150 milioni di euro, di cui 70 messi a disposizione dal Governo (“che verranno gestiti dal MAE in collaborazione con la Protezione Civile”), 43,3 dalle donazioni private (“28 milioni di euro sono stati raccolti attraverso SMS30, 4 milioni attraverso la telefonia fissa, 8 milioni e 700mila tramite il sistema delle carte di credito e 2 milioni e 600mila grazie alla sottoscrizione diretta sul fondo nazionale per la Protezione Civile” – di cui 2 milioni devoluti dalla RAI, n.d.a.), 38,2 di crediti italiani che saranno condonati a Sri Lanka (7,2 milioni) e Indonesia (31 milioni) (“La Thailandia ha invece ritenuto di non procedere in questa direzione”). (Dichiarazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tratte dal Dossier AGI)31. Pochi giorni dopo, il 18 gennaio, con l’Ordinanza n. 3994 della Presidenza del Consiglio, viene istituito un conto corrente specifico attraverso il quale sarà possibile far confluire al Fondo della Protezione Civile i contributi raccolti attraverso l’iniziativa degli SMS (i quasi nove milioni raccolti dal Comitato Aiuto Subito restano invece in un conto separato). Il giorno seguente vengono siglati protocolli d’intesa tra Protezione Civile, Vodafone, Wind, Telecom Italia Mobile, Telecom, “3”, RAI, Mediaset. Tali protocolli prevedono il versamento dei fondi sul conto corrente della Protezione Civile aperto con l’Ordinanza 3994. In particolare l’articolo 2 prevede che l’individuazione degli interventi da effettuare venga fatta d’intesa con gli operatori sottoscrittori. Il Dipartimento si impegna a rendicontare quadrimestralmente le spese effettuate e a darne informazione, istituendo anche un apposito organismo di collegamento con rappresentanti degli operatori di telefonia, della Rai, del Corriere della Sera e di Mediaset. Il 20 gennaio 2005 il MAE presiede una riunione del Programma Regionale di Cooperazione Universitaria. Si concorda l’avvio di una missione il cui scopo è quello di preparare e sviluppare i contenuti relativi a un programma Regionale di Cooperazione Universitaria per l’alta formazione nel campo della Mitigazione dei Disastri Naturali. Il dibattito In questa prima fase il dibattito verte principalmente su due elementi: 30 Le raccolte dei singoli enti gestori di telefonia sono state proporzionali al numero di clienti. Non sono state fatte analisi approfondite sul profilo dei donatori, ma tendenzialmente sono state elargite donazioni di basso importo. Si registrano però casi in cui alcuni clienti hanno fatto donazioni di importo molto elevato. 31 Fonte: Dossier AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia. © ActionAid International Italia – marzo 2006 21 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) • la gestione di fondi privati da parte di un Ente pubblico; • il ruolo del DPC e la possibile messa in ombra del MAE. Nei primi giorni successivi alla catastrofe tutto procede secondo le abituali regole: Unità di Crisi, MAE e DPC collaborano congiuntamente nel recupero degli italiani all’estero e nell’invio dei primi soccorsi, mentre le ONG, secondo le proprie specificità, predispongono spedizione di materiali, raccolte fondi, invio di volontari, cooperanti o operatori locali. La collaborazione sembra però diventare “interferenza” quando entra in gioco un elemento straordinario, ovvero la raccolta fondi realizzata dai maggiori gestori di telefonia e i più importanti media italiani. Come ricorda Miozzo, capo missione in Sri Lanka per il DPC, in una intervista realizzata il 30.12.2005, “fu Bertolaso che mi preannunciò, mentre ero in Sri Lanka, che si sarebbe concretizzato qualcosa di diverso dalla solita azione di soccorso e che probabilmente si sarebbe trattato di un intervento più ampio. (..) Allora si iniziava ad intuire che la raccolta fondi avrebbe apportato molti più fondi del previsto”. L’imponente iniziativa viene generata dalla convergenza tra RAI, Mediaset e Corriere della Sera con i principali operatori telefonici italiani (Telecom, Vodafone, “3”, Wind) per lanciare una raccolta fondi attraverso l’SMS solidale. Il 26 dicembre il Comitato Aiuto Subito, come in precedenti occasioni, si muove avviando i primi contattati con i gestori di telefonia mobile. Gli stessi gestori della telefonia informano il Comitato che anche loro stanno organizzando una raccolta fondi attraverso l’invio di SMS con unico numero. In contemporanea anche la RAI si sta muovendo per predisporre una donazione. Attraverso un veloce giro di telefonate tra il TG5 Vito Oliva (Comitato Aiuto Subito), la RAI e i gestori di telefonia, si decide di avviare un’unica raccolta fondi che mette insieme i diversi gestori e i principali attori mediatici32 i quali, oltre ad avviare proprie raccolte fondi ed elargizioni, hanno sponsorizzato attraverso i propri canali il numero dell’SMS solidale. Come sottolinea Vito Oliva, Vicedirettore del TG5, “l’evento racchiude in sé una forte valenza anche politica oltre che simbolica perché per la prima volta, intorno alla solidarietà si uniscono gestori storicamente concorrenti, ma non solo (…)”. Va ricordato che normalmente la telefonia mobile si adopera alla raccolta fondi sotto richiesta di un soggetto terzo: in questo caso la TIM ha proposto al tavolo di coordinamento della telefonia (un ente tecnico preposto alla gestione dei numeri adibiti alla raccolta fondi attraverso SMS) di promuovere direttamente la raccolta fondi. È nell’arco di poche ore, nella stessa giornata del 26 dicembre, che si decide di fare un’unica campagna che coinvolge i maggiori media italiani: tale scelta, come dimostrano i risultati della cifra raccolta, è risultata vincente. Quando il gruppo di promotori (RAI, Mediaset, Tg5, TIM, Telecom, Wind, “3”, Omnitel) deve decidere a quale ente far gestire le donazioni, il Comitato “Aiuto Subito”, forte di precedenti e soddisfacenti esperienze di collaborazione, suggeriscono di delegare la gestione al Dipartimento Protezione Civile. “Dal 2001, emergenza Molise, si è costruito tra Aiuto Subito e DPC un rapporto di reciproca e soddisfacente collaborazione. (…) Prima di avviare la raccolta fondi avevo preventivamente sondato la disponibilità del DPC, nella persona di Bertolaso, a ricoprire eventualmente l’incarico di gestori dei finanziamenti raccolti. È a fronte della loro disponibilità che ci siamo mossi con le vie ufficiali per avviare la raccolta”. (Fonte: intervista a V. Oliva, Vicedirettore Tg5 e referente esecutivo Comitato Aiuto Subito, 15.11.2005) Ciascuna azienda telefonica – sulla base delle proprie esperienze - ha inizialmente preso in considerazione i soggetti che già conosceva (tra questi Unicef, Medici Senza Frontiere). “Si è anche domandato che alcuni di questi soggetti si aggregassero intorno a un coordinamento al fine di replicare il modello inglese, ma non era possibile realizzare niente di simile in poche ore, per cui abbiamo optato per il DPC con cui avevamo già realizzato una raccolta fondi attraverso SMS solidali per i bambini dell’Olsezia. Sapevamo che il DPC era un soggetto capace di operare in un contesto di emergenza e anche in un contesto straniero”. (Fonte: intervista a Di Bartolomei, responsabile per TIM della raccolta fondi SMS solidale). 32 Fonte: sintesi dell’intervista realizzata a Vito Oliva, Vicedirettore Tg5, 15.11.2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 22 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) Riguardo alla candidatura del DPC alla gestione dei fondi Oliva afferma: “A un anno di distanza rifarei la stessa cosa perché per noi il DPC continua a essere un interlocutore serio ed efficace (…). Forse però la cosa che doveva essere fatta meglio è una cernita dei soggetti presenti sul luogo (…). A fronte di una emergenza così vasta per dimensioni territoriali e per ambiti coinvolti sarebbe stato importante sapere quali soggetti, per storia o per competenza, potevano essere coinvolti nella gestione degli interventi. Più è ampio il panorama della catastrofe più è necessario che ci siano soggetti forti diversificati. Tornando indietro il DPC sarebbe sempre uno degli interlocutori da prendere seriamente in considerazione, ma potrebbero essercene altri ugualmente validi da vagliare (…). Questo però è un lavoro che dovrebbe esser fatto preventivamente perché poi nell’emergenza si deve decidere tutto molto velocemente: ci vorrebbe forse una banca dati pragmatica e immediata che metta in luce le specificità dei diversi soggetti nei diversi Paesi”. (Fonte: intervista a Vito Oliva, Vicedirettore Tg5 e referente esecutivo Comitato Aiuto Subito, 15.11.2005) Vito Oliva del Tg5, in qualità di rappresentante degli enti collettori di donazioni, sottolinea che ha sponsorizzato la partecipazione del DPC “perché durante l’esperienza in Molise si era costruito col DPC un rapporto di reciproca e soddisfacente collaborazione”. Tale soddisfazione nasce dalla rispondenza esistente tra richieste del Comitato e facoltà del DPC: “le caratteristiche della struttura del Dipartimento consentono al Comitato di mantenere una totale autonomia sulla raccolta e la gestione dei fondi. (..) Il DPC si occupa dello svolgimento dei lavori, degli appalti, della gestione e ci invia i documenti contabili. Manteniamo quindi un totale controllo finanziario a garanzia dei nostri donatori. Il Comitato tra l’altro interviene sulla definizione degli interventi”. Nel protocollo d’intesa firmato in occasione del maremoto in Asia, il Comitato entra infatti nel merito di quali sono gli interventi su cui impiegare i fondi33: il programma Muthur, per la cui realizzazione ci si avvarrà dell’ausilio di ONG sotto responsabilità del DPC, e il programma Galle, che verrà realizzato direttamente dal DPC. Vito Oliva sottolinea però un altro fondamentale elemento che ha condizionato la sponsorizzazione del DPC e cioè “quella capacità normativa che rende veloce ed efficiente qualsiasi avvio di collaborazione. Inoltre il DPC ci garantiva un’autonomia e un controllo finanziario che altri enti anche per struttura giuridica non avrebbero potuto darci”. (Fonte: intervista al Vicedirettore di Tg5 Vito Oliva, 15.11.05) Al riguardo il Vicecapo del Dipartimento Vincenzo Spaziante afferma: “Il DPC ha un potere normativo straordinario fondato sulle dichiarazioni di emergenza: il Presidente del Consiglio, sentito il Consiglio dei Ministri, decreta lo stato di emergenza nazionale; sulla base di questo decreto, in base alla L. 225/92, le modalità realizzative vengono definite attraverso ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, in cui si descrivono tutte le modalità di erogazione degli interventi. In questo caso si fece un’ordinanza sulla possibilità di raccolta dei soldi”. Egli ricorda però anche che “nel Decreto Legge convertito c’è un secondo periodo importante che dice che per gli interventi di cui art 11 comma 2 della L. 49 possono essere adottate anche le ordinanze di cui art 5 comma 3 della Legge 225 (che è la nostra normativa). Ovviamente il titolare del potere di ordinanza rimane il Presidente del Consiglio, non è che si trasferisce: dice che questo strumento è messo a disposizione anche degli interventi della 49. Questo non si è ancora mai concretizzato. Se la Cooperazione avesse l’esigenza di richiedere il ricorso a uno strumento normativo straordinario potrebbe farlo. Si sono estese agli interventi le facoltà normative della DPC (sempre centrata sulla Presidenza)”. (Fonte: intervista al Vicecapo del DPC, Vincenzo Spaziante, 19.10.2005) Ci sembra interessante a questo punto sottolineare il focus di un’intervista successivamente realizzata con Vincenzo Spaziante (30.12.2005): in essa si mette in evidenza che non sono soltanto le possibilità di legge, ma è anche la “cultura” con cui si amministrano le istituzioni pubbliche a determinare una maggior o minor propensione all’attivismo34. 33 Nelle riunioni esecutive del Comitato vengono deliberati di volta in volta gli interventi. Come ci spiega sempre il dott. Vito Oliva “Con lo Tsunami abbiamo anche sperimentato una nuova procedura che ci permette di essere costantemente aggiornati. Il DPC stila dei verbali descrivendo le opere necessarie e il Comitato sulla base dei propri obiettivi assegna la realizzazione degli interventi. (…)” . In generale questo meccanismo funziona “grazie alla presenza di nostri giornalisti nelle zone d’intervento: da una parte i “servizi” raccontano l’evento e tengono informati i donatori, dall’altra le segnalazioni di emergenza e i dati che si raccolgono sono per noi la fonte prima di informazione per decidere quali interventi realizzare”. (Fonte: intervista a V.Oliva) 34 Lo stesso concetto si può ritrovare nel discorso di ringraziamento di Bertolaso per la laurea honoris causa che gli viene conferita nel 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 23 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) È importante sottolineare come la gestione da parte del Dipartimento di fondi raccolti dal Comitato Aiuto Subito non abbia nel passato innescato nessuna critica, così come nessuna polemica sia stata provocata dalla realizzazione di interventi all’estero da parte del DPC. Il dubbio quindi è che le polemiche nel caso Tsunami si siano innescate soprattutto perché la risposta alla raccolta fondi è risultata molto più imponente del previsto. Al termine della raccolta35, il 9 gennaio 2005, i fondi ammontavano infatti a 43.963.044,6 euro36. Sulla scena si sono presentati molti attori fortemente intenzionati ad assumere il ruolo di protagonisti per la gestione di tali fondi. L’Ordinanza n. 3390, con cui la Presidenza del Consiglio delibera che il Dipartimento della Protezione Civile è autorizzato a ricevere risorse derivanti da donazioni e atti di liberalità da destinare all’attuazione delle iniziative a favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico, appare infatti il risultato di un braccio di ferro che si svolge tra Ministero degli Esteri, Protezione Civile e Croce Rossa Italiana sulla gestione degli aiuti da destinare alle aree colpite dal maremoto. Il 4 gennaio 2005 Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, concede un’intervista al quotidiano La Repubblica 37 ("Vogliono gestire i nostri soldi? La Protezione Civile non si ritira") nella quale attacca il Ministero degli Esteri in merito all’intenzione di gestire direttamente l’intervento in Asia. “Alla Farnesina qualche diplomatico ha tentato di toglierci questi soldi: voi li raccogliete, poi li date a noi - mi hanno detto. Ho risposto che era impossibile, non ci sarà una missione Arcobaleno bis: siamo organizzati, abbiamo capacità e tecnologia per realizzare progetti di cooperazione all'estero. Se a qualcuno dispiace, pazienza". Così Bertolaso riassume le sue posizioni. Chiarisce inoltre che ci sono due filoni nella gestione degli aiuti: uno istituzionale, che sarà gestito dal Ministero degli Esteri e dalla Croce Rossa, l’altro – che riguarda i fondi raccolti dai privati attraverso le sottoscrizioni – sarà gestito direttamente dalla Protezione Civile. Il titolare della Farnesina, Gianfranco Fini, risponde lo stesso giorno38 in maniera inequivocabile alla denuncia fatta dal direttore della Protezione Civile sulla gestione dei fondi raccolti per le vittime del maremoto: "L'ordinanza del Presidente Berlusconi stabilisce chiaramente che i fondi raccolti per aiutare le popolazioni del Sud Est Asiatico saranno gestiti dalla Protezione Civile". In realtà dietro le tensioni per la gestione dei fondi a molti è apparso che si nascondessero anche vecchie ruggini tra i dirigenti della Protezione Civile e la Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Affari Esteri39. Infatti sia Bertolaso sia Miozzo sono stati funzionari dell’unità tecnica della DGCS, passati poi successivamente alla Protezione Civile. In un’intervista realizzata a posteriori il Vicecapo del DPC Spaziante afferma “La DGCS ha pensato si trattasse di post emergenza e di ripresa sociale ed economica della popolazione; così il MAE, ritenendo una attitudine propria più che una competenza il cimentarsi con le attività di medio e lungo periodo, ha apparentemente manifestato del risentimento. Non c’è però mai stato un tentativo vero e proprio di appropriazione di queste risorse. Noi avevamo il compito richiesto da milioni di sottoscrittori di gestire i fondi e lo abbiamo fatto.(…)” (Fonte: intervista al Vicecapo del DPC, Vincenzo Spaziante, 19.10.2005). Le polemiche quindi appaiono sfumate grazie al trascorrere del tempo. Anche le ONG entrano nel dibattito sulla gestione dei fondi privati raccolti, sentendosi espropriati del proprio ruolo all’interno dei principi di sussidiarietà. Il 4 gennaio 2005 Sergio Marelli, Presidente 35 Occorre considerare che oltre a questa raccolta fondi se ne sono avviate molte altre (sia da parte di privati che di enti locali) che sono perdurate per lunghi mesi. Su questi fondi non ci sono dati certi né analisi puntuali. Alcune fonti giornalistiche parlano di almeno altri 50 milioni raccolti tra donazioni private e cooperazione decentrata, ma sugli importi non siamo riusciti a raccogliere che frantumate e non esaustive informazioni su giornali locali, siti e televisioni private. Non ci sentiamo in grado di fare una stima dei fondi complessivamente raccolti in Italia. 36 Dati Dipartimento Protezione Civile – comunicato stampa, 11.03.2005. 37 La Repubblica – intervista a Guido Bertolaso di Alberto Mattone, 4.01.2005. 38 La Repubblica – intervista a Gianfranco Fini “Alla Protezione Civile la gestione dei fondi per l’Asia”, 4.01.2005. 39 Su questo punto vedasi l’interessante articolo senza firma comparso su Lettera22 (http://www.lettera22.it) intitolato: “B&M versus F&D – Come la Farnesina ha perso (e continua a perdere) i suoi uomini migliori”, dove si delinea una lotta intestina tra uomini del dipartimento della protezione civile, DCGS MAE e Croce Rossa Italiana. © ActionAid International Italia – marzo 2006 24 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) dell'Associazione delle ONG italiane, esprime con amarezza “Non è decoroso apprendere dai giornali che ci sono polemiche e incertezze sui fondi privati raccolti per aiutare le popolazioni colpite dallo Tsunami: il Governo informi, urgentemente ed ufficialmente, su questi fondi''. Marelli - riferendosi alla controversia fra la Protezione Civile e la Croce Rossa Italiana sulla gestione dei fondi - sottolinea che ''di tutto ora c'è bisogno, ma non delle lotte di chi dovrà accaparrarsi i fondi. Il Governo deve informare subito, per dovere di trasparenza, sulla gestione dei fondi. Noi al momento, non sappiamo chi li ha, come verranno distribuiti e soprattutto, per cosa e dove”. “A noi – prosegue - non interessano le polemiche, noi continuiamo a lavorare per salvare le persone. Ciò che sappiamo è che sia la Cooperazione allo Sviluppo sia la Protezione Civile hanno entrambe specificità da valorizzare. La decisione sui fondi spetta al Governo che dovrà assumersi la responsabilità. L'unica cosa che non vogliamo è un Arcobaleno due''. ''Kofi Annan - osserva ancora Marelli - ha invitato tutti i governi a devolvere i fondi alle agenzie dell'ONU e alle ONG. Se lo ha detto il segretario generale dell'ONU un motivo ci sarà”. Nei primi giorni della vicenda hanno espresso il proprio dissenso anche le organizzazioni internazionali autonome dai finanziamenti pubblici, ma forti delle raccolte fondi private. “Le nostre organizzazioni inizialmente si sono irrigidite con il DPC perché ha gestito fondi raccolti dai cittadini italiani che, a nostro parere, erano da destinare alle organizzazioni non profit che fanno raccolta fondi costruendo dialogo e partecipazione civile. Inoltre, il DPC ha in qualche modo ‘occupato’ spazi mediatici che riteniamo essere legittimamente della società civile, invece che costruire sinergie”. Il rischio oggi è che “avendo normato – seppur a posteriori- la possibilità del Governo di occuparsi di fund raising per azioni di emergenza, è possibile che vedremo sempre di più questi soggetti (prima ONU, adesso DPC) fare raccolta fondi a scapito di quelle organizzazioni che fanno raccolta per avvicinarsi alla società civile”. (Intervista del 13.01.2006 a Raffaele Salinari, portavoce del CINI) Risulta pertanto una valutazione condivisa il fatto che la raccolta fondi per lo Tsunami sia stata una buona occasione persa per mettere a modello un nuovo sistema di sussidiarietà. Dal punto di vista operativo basti pensare che se i fondi non fossero stati gestiti da un organo di governo si sarebbe potuto intervenire anche nei luoghi politicamente più difficili, senza incorrere nell’ingerenza di Stato che, invece, ha fatto optare per più facili interventi nelle aree dello Sri Lanka, lasciando al proprio destino Paesi complessi come il Myanmar, in cui a fatica cercano di apportare il loro supporto alcune organizzazioni non governative. Dal punto di vista politico viene ad annullarsi il principio stesso di sussidiarietà nel momento in cui un ente dello Stato gestisce - come nel caso degli SMS - fondi che derivano da atti di liberalità e donazioni, poiché a un ente statale dovrebbero competere precisi e definiti compiti istituzionali finanziati dall’erario. “I soggetti istituzionali pubblici, oltre a rispettarsi tra di loro, dovrebbero saper rispettare anche i soggetti della società civile impegnati nelle emergenze e nella cooperazione internazionale, senza pretendere di rappresentarli tutti o di sostituirsi ad essi. Al contrario, vanno valorizzate le loro specificità, esperienze e competenze, al fine di una più ampia, coordinata ed efficace azione basata sulla sussidiarietà e complementarietà in una dinamica visione di ‘sistema Paese’ ”. (Fonte: “Gli interventi nel Sud Est Asiatico aprono seri interrogativi sulle competenze e i rapporti istituzionali nelle attività di cooperazione con i Paesi terzi” di Nino Sergi) Dura la presa di posizione da parte del settimanale dedicato al no profit Vita, che in un editoriale del 15 gennaio scrive: “Spiace anche che il liberale Berlusconi continui a mettere insieme i fondi pubblici e privati, una confusione che è sempre stata la madre di ogni spreco e possibile corruzione. Lo Stato si è messo una volta di più in mezzo istituendo questa volta persino l’SMS statale; la Protezione Civile e il Ministero degli Esteri litigano; le ONG40 corrono in ordine sparso. Chi controllerà? Chi dirà quanto e come verranno spesi questi soldi? Quanti andranno persi?” Effettivamente le organizzazioni internazionali del CINI e quelle dell’Associazione delle ONG, sebbene fossero concordi nel denunciare la gestione dei fondi privati in mano al DPC, non hanno sviluppato 40 A smentita di quanto affermato dal settimanale Vita, Sergio Marelli, rappresentante dell’Associazione delle ONG italiane, nell’intervista da noi realizzata ha sottolineato, come vedremo anche più avanti, che c’è stato un forte coordinamento delle ONG fin dai primi momenti. I rapporti interistituzionali sono stati mantenuti dall’Associazione delle ONG e non si sono avuti contatti bilaterali tra ONG e istituzioni. © ActionAid International Italia – marzo 2006 25 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) una linea comune per rafforzare la contestazione. Addirittura, come notifica Salinari, portavoce del CINI “(…) sullo Tsunami abbiamo avuto comportamenti diversi. Convergenza solo all’inizio come giudizio critico sulla gestione pubblica di raccolta fondi privati. Ma lì le strade si sono divise. Alcune ONG dell’Associazione si sono assoggettate a diventare organismi esecutori e il loro potere di critica è venuto meno”. Come vedremo nello sviluppo delle fasi successive, alcune ONG aderenti all’Associazione parteciperanno infatti attivamente alla conduzione di progetti finanziati con i fondi privati gestiti dal DPC, diventando enti attuatori di interventi in Sri Lanka e aprendo quindi da subito l’interlocuzione col Dipartimento. Ma come ricorda Sergio Marelli “Le ONG italiane si sono mobilitate e hanno iniziato a operare in maniera tra loro coordinata già dal 27 dicembre, prima quindi che arrivasse qualsiasi tipo di finanziamento esogeno alle nostre risorse. (…) Qualunque tipo di fondi esterni ed esogeni a noi sono arrivati dopo un po’ di tempo, c’è stata una fase di almeno due/tre mesi dove noi ONG, come in tutte le altre occasioni, siamo intervenuti, siamo partiti e nel frattempo abbiamo iniziato a interloquire con tutti quei meccanismi pubblico - istituzionali che hanno iniziato a raccogliere, metter a disposizione e gestire fondi, ma la nostra attività è partita il 27 di dicembre (…)”. (Fonte: intervista a Sergio Marelli, 10.11.2005) Le organizzazioni internazionali che fanno capo al CINI hanno invece deciso di operare per fronteggiare lo Tsunami solo attraverso le interlocuzioni locali già in atto, senza cercare legami con il DPC. “Le nostre ONG si sono attivate partendo dalle interlocuzioni con i partner in loco. Essendo organizzazioni internazionali, abbiamo interloquito anche con il nostro network internazionale oltre che con le altre organizzazioni del network presenti in loco. Abbiamo così avviato una raccolta fondi a livello internazionale, come facciamo sempre, attraverso raccolte fondi autonome, ma non abbiamo aperto nessun dialogo con il DPC, questo per tre ordini di motivi: a) il DPC ha annunciato di operare con una sola nazione, lo Sri Lanka, senza occuparsi degli altri Paesi; b) metodologicamente le azioni del CINI e le azioni del DPC sono difficilmente combinabili essendo di natura diversa ricostruzione/sviluppo da una parte ed emergenza dall’altra); c) politicamente, non convince il processo per cui i fondi raccolti dagli SMS solidali vengono affidati alla gestione della Protezione Civile che autonomamente stava decidendo dove e con chi collaborare. Collaborare con il DPC avrebbe significato avvalorare una modalità di gestione distorsiva del rapporto pubblico-privato”. (Fonte: intervista a Salinari – CINI il 13.01.2006) Il CINI apre pertanto un’interlocuzione con il DPC solo a fine gennaio, quando propone una valutazione congiunta della gestione dei fondi raccolti dai messaggi solidali. “A metà gennaio abbiamo ritenuto l’evento interessante dal punto di vista politico perché mobilitava alla cooperazione un ulteriore soggetto che non solo era esecutore diretto dell’aiuto – evento, questo, già di per sé poco chiaro perché, all’origine, non ci risultava che l’emergenza internazionale fosse uno spazio di manovra del DPC, ma che fosse piuttosto di pertinenza della Croce Rossa -, ma addirittura diventava un soggetto che eroga fondi alle ONG le quali, di fatto, assumono il ruolo di enti esecutivi. Per capire quel dato che stava cambiando i rapporti di forza dentro il mondo della cooperazione e dell’emergenza abbiamo proposto una valutazione del percorso legislativo dal quale tutto questo nasceva. In quella fase non abbiamo ottenuto risposta, nonostante le 3-4 differenti proposte di valutazione. La risposta è giunta più avanti, a seguito del lavoro realizzato indipendentemente da ActionAid International nel giugno 2005”. (Fonte: intervista a Salinari – CINI, 13.01.2006) Come abbiamo sottolineato in precedenza, il dibattito nella prima fase dello Tsunami verte, oltre che sulla gestione di fondi privati da parte di un ente pubblico, anche sulla possibile messa in ombra del MAE. L’ipotesi è infatti è che con la gestione del DPC, al di là dell’efficienza ed efficacia dimostrata, irrompa nello scenario degli aiuti umanitari un terzo soggetto che a posteriori si vede riconoscere esplicitamente il ruolo di soggetto titolato a svolgere operazioni di emergenza al di fuori dei confini nazionali. Gli viene riconosciuta una funzione di subcontractor e, quindi, una capacità di organizzazione e gestione di pezzi di società civile: un ruolo che prima dello Tsunami era appannaggio solo del MAE. Si delinea dunque il tema della ripartizione di competenze e poteri tra sviluppo ed emergenza, tra DPC e MAE, col rischio tra l’altro, secondo Salinari del CINI “che poiché la maggior © ActionAid International Italia – marzo 2006 26 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) parte delle azioni di politica estera assumono peso grazie alla capacità mediatica, si darà un’importanza sempre più rilevante alle vicende legate all’emergenza”. Dal punto di vista istituzionale, la competizione tra Ministero degli Esteri e Protezione Civile per la gestione delle donazioni dei privati cittadini è esemplificativa delle debolezze del sistema della gestione delle emergenze. Non è questo sicuramente il primo caso, in quanto anche in passato le istituzioni italiane non si sono certo distinte per la capacità di intervento in scenari di catastrofe umanitaria. Il protagonismo di alcuni dei funzionari ha ulteriormente aggravato la situazione, portando a veri e propri scontri anche sul versante politico/istituzionale. Quello che sembra in gioco, in realtà, non è tanto la gestione dell’intervento nelle aree colpite dallo Tsunami, quanto il futuro stesso della cooperazione italiana allo sviluppo. La “politica dei piccoli passi41” inaugurata dal Governo per sostenere le aspirazioni del Dipartimento della Protezione Civile ad ampliare le proprie competenze rispetto agli interventi fuori dal territorio nazionale ha generato la reazione da parte del Ministero degli Esteri, che si è sentito sottrarre le competenze che la legge sulla cooperazione vigente gli assegna. Probabilmente la Protezione Civile aspira a quel ruolo di “Agenzia per la cooperazione allo sviluppo” di cui si è più volte discusso. Lo Tsunami è diventato quindi il terreno di scontro tra due logiche istituzionali che hanno dovuto, almeno per il momento, trovare un punto d’incontro. Tale accordo, però, si sta rivelando molto labile: per l’intervento in Sri Lanka sembra si sia risolto in una specie di “spartizione geografica” della aree d’intervento tra Protezione Civile e Ministero, ma nell’ambito dell’attuazione concreta dei programmi non è escluso che si generino sovrapposizioni e conflitti. In tutta la prima fase dello Tsunami è tangibile come il ruolo del MAE risulti incerto e secondario. Il Ministero degli Esteri e la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo hanno tentato di svolgere un ruolo di coordinamento tra le diverse strutture attivate (Ministeri, Regioni, Province, Comuni, organizzazioni non governative). Dal Dossier “AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia”, risulta che la riunione di coordinamento delle ONG italiane, svoltasi il 10 gennaio 2005 e presieduta dal Direttore Generale della Cooperazione, Giuseppe Deodato, si è conclusa con la certezza che sarebbe stata la Direzione Generale della Farnesina per la Cooperazione e lo Sviluppo a coordinare gli aiuti alle regioni colpite dal maremoto. “Salutiamo questo 'tavolo' con grande favore perché il coordinamento degli aiuti è la prima garanzia della loro riuscita”, ha affermato al termine della riunione Sergio Marelli, Presidente dell'Associazione ONG italiane che raggruppa più di 160 ONG. “Soddisfazione” è stata espressa dal commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Maurizio Scelli, “per la cabina di regia creata in seno alla direzione generale della Farnesina per la Cooperazione allo Sviluppo, allo scopo di coordinare i soccorsi alle regioni colpite dal maremoto. (…) Siamo tutti motivati e caricati per poter dare il meglio. Il rischio era di dare il meglio di sé ma da soli, oggi invece», ha dichiarato Scelli al termine del vertice con le ONG, “siamo coordinati, con una ‘testa pensante’ per poter dare aiuto e sollievo alle popolazioni colpite. La Croce Rossa ha già disposto le strutture necessarie per allestire due ospedali da campo e per fronteggiare le esigenze più urgenti di natura sanitaria42”. Ma al di là degli sforzi di coordinamento emersi dalle prime riunioni, l’azione della DGCS MAE appare a molti osservatori, sia interni sia esterni, piuttosto lenta e farraginosa. Già pochi giorni dopo la riunione di coordinamento del 10 gennaio le organizzazioni non governative italiane esprimono il loro dissenso sulla gestione dell’emergenza maremoto; Ministero degli Esteri e Protezione Civile collaborano solo formalmente, ma in realtà si combattono sul terreno di una strisciante concorrenza. Gli stessi operatori del Ministero sono molto critici rispetto alla scarsa operatività sul campo dimostrata. Un esempio di queste posizioni si può trovare tra gli articoli de “Il Cosmopolita”43, organo del Coordinamento CGIL del Ministero degli Affari Esteri. In alcuni interventi si lamenta la mancanza di una politica coerente della cooperazione italiana e l’eccessivo protagonismo contrapposto ad una sostanziale inefficienza. “Un Paese come il nostro, definito di media potenza, dovrebbe dialogare con le agenzie ONU per il recupero di una azione internazionale coerente, in modo da operare scelte precise di politica di 41 Su questo tema vedasi l’interessante e articolato documento di Nino Sergi, Presidente di Intersos – “Gli interventi nel Sud Est Asiatico aprono seri interrogativi sulle competenze e i rapporti istituzionali nelle attività di cooperazione con i Paesi terzi”. 42 Fonte: Dossier AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia. 43 Il Cosmopolita - Agenzia di informazione a cura della http://www.ilcosmopolita.it © ActionAid International Italia – marzo 2006 Fp Cgil Coordinamento esteri – 17 gennaio 2005 – 27 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) cooperazione, utilizzando anche gli strumenti della macro-economia, come ad esempio la cancellazione del debito, ma soprattutto rendendo più trasparente il processo di collaborazione tra gli attori pubblici e privati. (…) Dei 70 milioni di euro messi a disposizione dal Governo, di cui nuovi sono solo 35 milioni, non sappiamo ancora nulla, se non che verranno utilizzati probabilmente per l’infanzia. Nulla sappiamo di cosa avverrà della cancellazione del debito, né di quale sarà la collaborazione effettiva con la Protezione Civile, né di quali saranno le procedure efficaci e trasparenti che si vorranno utilizzare. L’impressione è che la DGCS non sappia come muoversi, offuscando così il ruolo di coordinamento del Ministero degli Esteri nel suo insieme”. Nell’ambito delle ONG c’è chi, come Guido Barbera44, Presidente del CIPSI, argomenta: “Lo Tsunami ha dimostrato che la cooperazione della società civile locale e internazionale è viva ed attiva… la cooperazione istituzionale, o meglio – gli aiuti pubblici allo sviluppo – soprattutto in Italia deve essere rifondata. Con urgenza. (…) La cooperazione non può essere un elemento qualificante della politica estera, se questa viene gestita dalla Protezione Civile”. Al contrario, Antonio Raimondi, Presidente del VIS, considera ormai chiusa l’esperienza con il Ministero degli Esteri45, chiedendo a gran voce l’istituzione di un nuovo “Ministero della Cooperazione e della Solidarietà Internazionale che nulla abbia a che vedere con il Ministero degli Affari Esteri” e difendendo dalle critiche la Protezione Civile italiana. Dal Ministero ci si attendeva un ruolo più deciso nella direzione del coordinamento tra l’intervento pubblico e quello privato, tra la cooperazione decentrata e quella nazionale e internazionale, ma al di là dei timidi tentativi, questo ruolo non è stato svolto e si è delineato uno scenario confuso, nel quale le istituzioni raccolgono fondi direttamente dai cittadini anziché favorire le organizzazioni private in questo loro naturale compito; utilizzano le organizzazioni internazionali per la distribuzione dei fondi; costringono le ONG a un ruolo di completa subalternità alle scelte imposte; non approfondiscono le necessità dei beneficiari degli interventi e si limitano a costruire sistemi di controllo che non sempre risultano adeguati. Ulteriori critiche al Governo derivano dal fatto che esso “non reperisce fondi specifici per l’emergenza maremoto, ma si limita a stanziamenti virtuali e a utilizzare i fondi reperiti dalla popolazione”. Quando il 14 gennaio 2005, il Presidente del Consiglio Berlusconi annuncia gli stanziamenti italiani complessivamente 150 milioni di euro -, la comunicazione trova decisamente poco favorevoli le ONG italiane: si teme il rischio che gran parte delle risorse stanziate per il maremoto (35 milioni)46 vengano in realtà rastrellate dai fondi ordinari per la cooperazione allo sviluppo. Il commento del Presidente dell’Associazione delle ONG italiane Marelli è significativo: “È come far pagare l’emergenza maremoto ai bambini del Ghana”. 47 A un anno quasi di distanza registriamo purtroppo che “Contro ogni nostra più lucida previsione o aspra critica si è attinto al fondo della cooperazione e non a un fondo straordinario. Tutto ciò non è solo un’aberrazione politica, ma è anche un mal funzionamento della prassi: se ci fosse stato un fondo straordinario ora si sarebbe potuto provvedere con provvedimenti normativi ad hoc un accantonamento, così invece anche i finanziamenti promessi per lo Tsunami 44 Tsunami: canto del cigno della cooperazione di Guido Barbera in Solidarietà Internazionale, Cipsi, 28.02.2005. 45 Protezione Civile e ONG: un binomio per l’emergenza, la riabilitazione e lo sviluppo di Antonio Raimondi – Presidente VIS – in “Villaggio Volint” http://www.volint.it . 46 Si osservi che nei 72,5 milioni di euro stanziati dal Governo per interventi di emergenza, di riabilitazione e di ricostruzione, ci sono: - 35 milioni di euro, contributo del Ministero dell’Economia e delle Finanze; - 35 milioni di euro, contributo MAE (16 milioni di euro sul canale multibilaterale in risposta all’appello delle Nazioni Unite; 19 milioni di euro sul canale bilaterale); - 2,5 milioni di euro, contributo del Ministero per l’Ambiente. (Fonte: MAE, LA gestione della Crisi, il caso Tsunami) 47 Contemporaneamente in un’intervista dell’8 gennaio 2005 Emma Bonino affermava: “Sarebbe una guerra fra poveri, ma sono sicura che il nostro Governo, come molti altri, non lo farà. E poi c'è il Parlamento che è lì anche per controllare”. © ActionAid International Italia – marzo 2006 28 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) rientreranno in tutte le disgrazie che il fondo di cooperazione sta vivendo e vivrà nei prossimi anni”. (Intervista a Sergio Marelli, 10.10.2005) I promotori della campagna “Sbilanciamoci” (34 organizzazioni) diffondono infatti un documento unitario48 nel quale denunciano “i ritardi e le lentezze politiche e operative dell’azione del Governo italiano che in queste prime due settimane hanno riguardato le modalità di intervento sul campo, le decisioni in materia di allocazione delle risorse, la determinazione di una cabina di regia per la gestione di tutti gli interventi (…)”. Inoltre sostengono che “non sono state delineate strategie e piani operativi organici per Paese e per tipologia di interventi che facciano capire all’opinione pubblica cosa stiano facendo e in che direzione si stiano muovendo le istituzioni italiane (…)”. Sottolineano, infine, “(…) le divisioni e le competizioni tra le Amministrazioni pubbliche nella gestione dell’intervento e che hanno visto contrapposte la Protezione Civile al Ministero degli Affari Esteri, che ancora oggi non sono del tutto chiarite e risolte e che hanno inficiato e inficiano l’efficacia dell’azione italiana sul campo. Queste divisioni possono produrre evidenti sovrapposizioni e duplicazioni di interventi, come nel caso dell’installazione di ospedali da campo (della Protezione Civile e della Croce Rossa), dell’invio degli aiuti e delle missioni di valutazione”. 49 Purtroppo la competizione tra istituzioni ha reso difficile un dialogo indispensabile per sviluppare una riflessione, oltre che una programmazione condivisa sugli obiettivi e sui fini di una politica estera di lungo termine con i Paesi colpiti dallo Tsunami: tutto ciò risulta ancor più grave dal momento che gli interventi venivano gestiti e cofinanziati da un’istituzione di governo (il Dipartimento) e finanziati e coordinati (anche se su questo dato non tutti si sono trovati concordi) dal Ministero degli Affari Esteri. Le istituzioni hanno operato in una visione di breve periodo anche al proprio interno: il MAE e il DPC si sono “spartiti” i ruoli, perdendo l’occasione di sperimentare concretamente un nuovo “sistema” di cooperazione. L’occasione dello Tsunami ha messo in luce anche le debolezze del “terzo settore”. Le ONG hanno scontato una certa incapacità di essere effettivamente coinvolte in attività di tipo emergenziale e post-emergenziale. Tale ruolo è stato ricoperto da un soggetto pubblico e il dibattito interno tra le organizzazioni non governative in questo ambito è sicuramente ancora da sviluppare. Il nuovo modello di cooperazione non è forse molto chiaro nemmeno alle stesse ONG, che se da un lato rivendicano giustamente il riconoscimento del loro ruolo di soggetti e interpreti della società civile e di collegamento con le realtà nel Sud del mondo, dall’altro si trovano schiacciate tra il Governo - che, nell’occasione dello Tsunami, ha voluto rendersi protagonista diretto dell’aiuto, arrivando a gestire sia la raccolta sia l’impiego degli aiuti in prima persona, attraverso un Dipartimento che dipende dalla Presidenza del Consiglio -, e le inefficienze del sistema stesso, che non è ancora adeguatamente preparato ad affrontare in modo specifico le emergenze. Se chiare e conosciute sono le posizioni istituzionali del Ministero degli Affari Esteri (MAE), a cui istituzionalmente e incontestabilmente è affidato il compito di definire scelte e strategie politiche nei rapporti con gli altri Stati, e della DGCS, a cui la Legge 49/87 affida il compito di realizzare le attività di cooperazione con i Paesi terzi (dalle attività per fronteggiare le emergenze a quelle per favorire lo sviluppo), è invece meno nota la posizione istituzionale del DPC rispetto alle risposte alle emergenze internazionali già previste dalla Legge 49/87. Il mandato a operare forse si può anche costruire ordinanza per ordinanza, ma ad oggi sembra mancare un riconoscimento forte tra gli altri soggetti operanti nella cooperazione. Al momento la legittimità appare una condizione necessaria ma non sufficiente per ricoprire una posizione di rilievo tra i soggetti competenti: scopriremo con il tempo se la prassi porterà a un cambiamento nel sistema finora conosciuto. 48 Il testo integrale del documento è disponibile in allegato e si trova sul sito della Campagna “Sbilanciamoci” all’indirizzo: http://www.sbilanciamoci.org. Sbilanciamoci è una campagna promossa da oltre trenta organizzazioni della società civile che analizza gli orientamenti di politica economica che emergono dalla legge Finanziaria e dal Bilancio dello Stato e sviluppa proposte alternative, puntuali e sostenibili su come usare la spesa pubblica per la società, l'ambiente e la pace. 49 La valutazione conclusiva di Sbilanciamoci non è condivisa da A. Miozzo, che sottolinea il fatto che non ci sono state né duplicazioni né sovrapposizioni tra gli interventi della Protezione Civile e quelli della Croce Rossa poiché i luoghi di intervento sono stati diversi. © ActionAid International Italia – marzo 2006 29 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) I nodi emersi Il profilo strategico 1. Per entità e modalità, la raccolta fondi condotta dai soggetti privati ha prodotto sul “mercato” italiano delle donazioni un effetto di spiazzamento, riducendo la disponibilità di risorse per ONG e altri soggetti della società civile. La successiva scelta di destinare le risorse (private) raccolte al DPC (soggetto pubblico) ha ulteriormente amplificato gli effetti di tale spiazzamento. Pur considerando l’unicità del fenomeno, si segnalano i seguenti aspetti: a. la raccolta fondi avviata dai comitati e dalle società di telefonia è stata un’iniziativa autonoma, condotta da privati e come tale legittima; b. la scelta di individuare un assegnatario unico, evitando di suddividere le risorse tra diversi soggetti (ad esempio, attraverso finanziamenti di singole ONG), è comprensibile innanzitutto alla luce della complessità di gestione del ciclo delle operazioni di assegnazione, finanziamento e controllo (di spesa e di risultato), per la quale i donatori non sono evidentemente attrezzati; c. se si escludono le organizzazioni multilaterali, appare del resto evidente la difficoltà di individuare un attore alternativo nel panorama nazionale. Le condizioni strutturali e operative del Ministero degli Affari Esteri, soggetto ugualmente pubblico, sono note così come le ripercussioni negative sulla capacità della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo di generare e finanziare attività progettuali. Le ONG italiane, dal canto loro, si muovono individualmente e perseguono strategie autonome e competitive di raccolta fondi. Non possono quindi costituire, né lo desiderano, un potenziale interlocutore al quale affidare la gestione di un’operazione così complessa; d. è utile tuttavia sottolineare che al momento della decisione – inizio del gennaio 2005 – anche la capacità del DPC è allo stato potenziale, non avendo il Dipartimento gestito operazioni di simile entità e complessità in passato50; e. alla luce delle informazioni disponibili, la scelta di destinare al DPC l’intero importo della raccolta – che in quanto privata è in ogni caso valutabile solo in termini di opportunità – è quindi legata principalmente al fatto che il Dipartimento viene percepito come soggetto credibile, attendibile e in grado di mobilizzare le risorse in tempi coerenti con le attese dei donatori. 2. Dal punto di vista pubblico, l’autorizzazione al DPC a ricevere i finanziamenti privati presenta certamente numerose implicazioni meritevoli di attenzione. Segnaliamo, in particolare, le seguenti: a. in considerazione della consistenza e della rilevanza dell’intervento, l’autorizzazione del Governo al DPC rafforza la legittimazione del Dipartimento a operare internazionalmente in una prospettiva non limitata al search and rescue. Nasce il problema – o l’opportunità – di una riflessione concreta sulla natura e sul concetto di emergenza internazionale, nonché sulle logiche decisionali e operative necessarie alla sua gestione; b. la nuova prospettiva di azione del DPC rende evidente e amplifica il problema del coordinamento con l’azione del MAE, anch’esso formalmente incaricato di attività di emergenza. Se si esclude l’immediatezza della gestione della crisi, il coordinamento e l’integrazione tra questi soggetti sembrano di difficile attuazione pratica, affidati a riferimenti formali o dichiarazioni di principio. A prescindere dalle polemiche, la divergenza nell’azione da parte dei due soggetti pubblici appare evidente sin da questa prima fase; 50 Abbiamo raccolto l’opinione di Agostino Miozzo, capo della missione, su questo punto. Miozzo sottolinea che non si è mai del tutto pronti ad affrontare un’emergenza di quel genere. Lo Tsunami è stato un “battesimo” per tutti i soggetti coinvolti. © ActionAid International Italia – marzo 2006 30 Parte Prima c. LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) la destinazione di risorse private a una struttura pubblica (incardinata nella Presidenza del Consiglio dei Ministri, pur godendo di una certa autonomia funzionale) pone un vincolo alla individuazione delle aree di intervento, comportando che il Paese beneficiario “approvi” l’intervento governativo e quindi limitando le possibili destinazioni51; d. l’accettazione dell’incarico da parte del DPC pone il problema di individuare con chiarezza le responsabilità di indirizzo strategico. Il Governo promette – e mantiene nel tempo, stando alle dichiarazioni del Vicecapo Spaziante – condizioni di autonomia al DPC in relazione alla scelta e alla realizzazione degli interventi. Ciò è coerente con la natura dell’incarico, ma richiede di discutere se la definizione del mandato risulta affidata: 1. ai donatori, con la conseguenza che l’azione di un soggetto pubblico si svolga dietro mandato di un soggetto privato (una scelta, questa, da approfondire sotto il profilo dell’opportunità); 2. al DPC, anche nel caso in cui i donatori non vadano oltre la definizione di un mandato generico, con il rischio che il DPC autodefinisca di fatto il proprio mandato; 3. al Comitato dei Garanti, al quale tuttavia è attribuito il compito di “garantire un’efficace supervisione dell’azione di gestione da parte del DPC” (art. 1 comma secondo Ordinanza PCM 3392) e non un’attività di indirizzo strategico. Ordinanze e protocolli d’intesa stipulati con i soggetti finanziatori attribuiscono genericamente la responsabilità di definizione degli interventi al DPC senza ulteriori specificazioni (ad esempio, “Il Dipartimento si impegna a individuare d’intesa con gli operatori [donatori, NdR] e a realizzare sotto la propria responsabilità gli interventi in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico” – art. 2 protocollo d’intesa con operatori telefonia), non contribuendo a chiarire un’impostazione che richiede necessariamente una riflessione. È possibile che nell’immediatezza della prima fase l’autorizzazione a operare sia stata concessa dal Governo dopo una valutazione sommaria delle implicazioni sopra riportate, che sollevano alcune questioni di interesse generale. Appare tuttavia meno convincente che anche in momenti successivi queste riflessioni rimangano implicite e non vengano sviluppate e rese pubbliche all’interno di un policy paper o un documento di indirizzo strategico. Si tratta tuttavia di un problema legato non solo all’azione del DPC, ma più in generale al complesso degli interventi italiani nel Sud Est Asiatico. 3. La previsione di un sistema di controllo basato su due organismi indipendenti, il Comitato dei Garanti e la Commissione di garanzia, è condivisibile in quanto assicura attenzione sia agli aspetti strategici (interventi) sia a quelli amministrativi. La scelta delle persone nominate conferma la serietà dell’impostazione, anche se in linea di principio ulteriori riflessioni sono necessarie in merito all’opportunità che le nomine siano di competenza del Presidente del Consiglio e del Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Il profilo organizzativo e gestionale 1. Alla luce di quanto emerso nell’analisi, la gestione della prima emergenza si dimostra efficace, sia dal punto di vista della reattività del DPC (operatività dell’unità di crisi interna e del comitato operativo nazionale) sia del coordinamento inter-istituzionale con altri soggetti, in particolare con l’Unità di Crisi del MAE. 2. Anche in considerazione del fatto che la disponibilità dei finanziamenti - in un’entità inattesa - viene resa nota al DPC a pochi giorni dall’evento, il DPC dimostra una notevole capacità nel passare da un intervento di search and rescue (intervento dal 26.12 all’1.01.2005) a una prospettiva di missione con orizzonte temporale più esteso. Le condizioni che favoriscono questo passaggio sembrano essere le seguenti: 51 Abbiamo raccolto l’opinione di Agostino Miozzo, capo della missione, su questo punto. Miozzo sottolinea come nel caso del Programma Tsunami non ci siano stati “vincoli politici”. Ill DPC non ha chiesto l’”approvazione” dei propri interventi, in presenza della richiesta d’intervento da parte dello Sri Lanka. Le ONG hanno svolto un ruolo fondamentale nell’assicurare la migliore relazione possibile con le comunità beneficiarie. © ActionAid International Italia – marzo 2006 31 Parte Prima LO TSUNAMI E I PRIMI SOCCORSI (dal 26 dicembre 2004 al 20 gennaio 2005) a. le ordinanze emanate tra il 26 dicembre e l’8 gennaio, che forniscono le basi normative per l’azione del DPC e legittimano interventi in condizioni di somma urgenza e in deroga al d.lgs. 165/2001 per quanto riguarda la mobilitazione di risorse umane; b. la capacità della struttura centrale del DPC di utilizzare tale base normativa per ripensare la logica dell’intervento raccordandosi con il personale inviato in Sri Lanka; c. la reattività del personale del DPC presente in loco, in grado di mobilitare immediatamente dall’Italia – sulla base di proprie esperienze e competenze - gli esperti necessari a una prima identificazione dei bisogni. 3. Il rilievo dell’ordinanza, strumento specificamente previsto per l’azione in contesti di emergenza, costituisce evidentemente una condizione favorevole per un’azione reattiva e rapida del DPC, anche se non è da sopravvalutare in quanto si limita a definire spazi e modalità di azione che poi devono trovare una realizzazione pratica. Nell’analisi di quanto avvenuto in questa prima fase sotto il profilo della definizione della capacità operativa potenziale dei vari soggetti, è inoltre importante segnalare quanto stabilito dall’art. 2 del Decreto-Legge n. 2 del 19 Gennaio 2005, che di fatto amplia i margini di manovra a disposizione del Ministero degli Esteri – peraltro in parte già previsti dalla L. 49/98 e dai regolamenti attuativi - per interventi in condizioni di emergenza. Rimane dubbio, tuttavia, in quale misura il MAE sia realmente in grado di sfruttare tale spazio operativo con la necessaria rapidità e capacità organizzativa. © ActionAid International Italia – marzo 2006 32 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) FASE 2: LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) I fatti Come abbiamo visto, con l’Ordinanza n. 3994 della Presidenza del Consiglio del 18 gennaio viene istituito un conto corrente specifico attraverso il quale sarà possibile far confluire al Fondo della Protezione Civile i contributi raccolti attraverso l’iniziativa degli SMS. Il giorno seguente vengono siglati protocolli d’intesa tra Protezione Civile, Vodafone, Wind, Telecom Italia Mobile, Telecom, RAI, Mediaset che prevedono il versamento dei fondi sul conto corrente della Protezione Civile. Il Dipartimento della Protezione Civile si impegna a rendicontare quadrimestralmente le spese effettuate, istituendo anche un apposito organismo di collegamento con i rappresentanti degli operatori di telefonia, della Rai e di Mediaset. Dopo l’incontro del 20 gennaio 2005 con i rappresentanti dei sottoscrittori, il Dipartimento della Protezione Civile emette una nota informativa che definisce esattamente la quantità dei fondi raccolti e le modalità di gestione. In particolare si specifica in tale nota che: • complessivamente le donazioni ammontano a 45.067.707,33 euro; • le donazioni saranno versate al Fondo per la Protezione Civile sia direttamente sia attraverso un apposito conto corrente bancario aperto dal Dipartimento della Protezione Civile, ai sensi dell’Ordinanza n. 3394/2005. Tale modalità è stata prevista allo scopo di far fruttare le somme donate in attesa del loro effettivo utilizzo. Gli interessi maturati sul predetto conto andranno ad aggiungersi alle somme derivanti dalle donazioni e utilizzati per le medesime finalità; • il Dipartimento della Protezione Civile predisporrà il quadro degli interventi, acquisito il consenso dei Paesi interessati e ottenuta la necessaria approvazione in ambito governativo. Il quadro degli interventi sarà quindi sottoposto all’intesa dei promotori delle sottoscrizioni o dei donatori; • le risorse saranno utilizzate esclusivamente per ripagare il costo vivo degli interventi, al netto di ogni onere e spesa di carattere amministrativo, organizzativo e logistico, che rimarrà a completo carico del Dipartimento della Protezione Civile. Inoltre, si ribadisce la funzione di controllo del Comitato dei Garanti e della Commissione di controllo e si sottolinea che verrà data pubblica informazione attraverso il sito Internet della Protezione Civile, i quotidiani, Televideo e la Gazzetta Ufficiale. Non si fa invece riferimento a controlli da affidare ad agenzie esterne, nonostante in precedenza il Vicedirettore della Protezione Civile Spaziante avesse dichiarato alla stampa che tale possibilità era allo studio. Sul versante del MAE vengono definite una serie di missioni nei Paesi colpiti per la valutazione degli interventi da effettuare (tra queste la missione della cooperazione universitaria) e il coordinamento con l’azione della Protezione Civile. Il 26 gennaio52, dopo la visita del Ministro degli Esteri e del Ministro delle Pari Opportunità nel Sud Est Asiatico, si delinea un primo programma di azione nelle aree colpite dallo Tsunami. Sono individuate come prioritarie le regioni di Batticaloa, Ampara e Hambantota in Sri Lanka. Riguardo alle aree di intervento promosse dal programma MAE, è interessante sottolineare che il documento di verbale della riunione di coordinamento del 14 gennaio esibisce in allegato le proposte emerse nella riunione dei Coordinamenti interregionali, da cui si evince che le Regioni chiedono al Governo di “allargare le aree di intervento delle Regioni anche a quei Paesi che non hanno richiesto aiuti (ad esempio, l’India), ove enti territoriali omologhi alle Regioni lo richiedano”53.. È previsto, in collaborazione con la FAO, un programma di riabilitazione nel campo della pesca, centrato sul sostegno comunitario. Restano da definire un programma inerente alla riabilitazione di abitazioni e di edifici di pubblica utilità e la promozione e sviluppo del settore privato, anche attraverso il microcredito. 52 Verbale MAE DGCS 26 gennaio 2005 – Coordinamento del piano di aiuti per il Sud Est Asiatico (vedi allegato). 53 Verbale della riunione dei Coordinamenti interregionali del 12 gennaio 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 33 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Intanto, sul versante del DPC, tra il 21 e il 31 gennaio 2005 il Comitato dei Garanti si riunisce due volte. In questa fase vengono definiti gli interventi da effettuare in Sri Lanka sotto la gestione del Dipartimento. Il 3 febbraio vengono pubblicati i prospetti relativi agli interventi della Protezione Civile e di alcune ONG in Sri Lanka. Da tali documenti risulta che i fondi saranno utilizzati secondo quanto descritto nella la tabella 1. Tab. 1– Costi degli interventi per donatore e DPC, al 3 febbraio 2005 TIPOLOGIA INTERVENTO INTERVENTO D'EMERGENZA INTERVENTO TRINCOMALEE INTERVENTO GALLE INTERVENTO MATARA INTERVENTO MUTHUR INTERVENTI NON RIPARTIBILI PER AREA COSTI DONATORI 6.750.000,00 8.567.500,00 4.863.750,00 5.488.750,00 6.370.000,00 8.450.000,00 COSTI DPC 2.750.000,00 789.500,00 605.750,00 594.750,00 480.000,00 850.000,00 COSTI TOTALI 9.500.000,00 9.357.000,00 5.469.500,00 6.083.500,00 6.850.000,00 9.300.000,00 TOTALE GENERALE 40.490.000,00 6.070.000,00 46.560.000,00 Fonte: Dipartimento Protezione Civile Dalla nota introduttiva pubblicata dalla Protezione Civile si evince che: i programmi di intervento costituiscono il risultato delle attività dispiegate dalla struttura di missione del Dipartimento, presente in Sri Lanka fin dalle prime ore successive al maremoto. Alla loro predisposizione hanno collaborato in maniera attiva e propositiva numerose organizzazioni non governative italiane e organismi internazionali impegnati nel medesimo territorio; le iniziative sono state oggetto di consultazioni e di intese con le Autorità locali, sia per ciò che riguarda le priorità di intervento che per l’individuazione dei territori, e di preliminari condivisioni da parte delle strutture centrali e periferiche del Ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale per la Cooperazione con i Paesi in via di sviluppo e Ambasciata d’Italia in Sri Lanka); gli interventi proposti sono stati ricondotti a programmi organici di azione che hanno come denominatore comune una stessa area di riferimento territoriale, ovvero una finalizzazione di tipo settoriale; gli interventi proposti sono stati oggetto di una attenta attività istruttoria, che ha consentito di definire le finalità e le caratteristiche fondamentali dei singoli interventi, ivi compresa una prima indicazione dei fabbisogni finanziari relativi a ciascuno di essi, ove possibile anche attraverso una ulteriore articolazione per tipologie principali di spesa; a seguito della positiva valutazione espressa dal Comitato dei Garanti e delle intese intervenute con i promotori delle sottoscrizioni e i donatori, il Dipartimento della Protezione Civile avvierà ora il necessario lavoro di definizione puntuale delle concrete modalità di attuazione di ciascuna iniziativa, dei relativi tempi e delle conseguenti previsioni di spesa, anche attraverso una serrata attività di concertazione con i soggetti attuatori individuati. Gli ulteriori approfondimenti istruttori saranno ancora più rigorosi per quei progetti che al momento sono accompagnati dall’indicazione “in corso di valutazione”. Organizzazioni non governative, organismi internazionali o altri soggetti istituzionali cureranno la materiale esecuzione dei singoli interventi, assumendo la veste di “soggetti attuatori”. La qualifica di “soggetto attuatore” implica che il Dipartimento della Protezione Civile manterrà la responsabilità piena ed esclusiva dell’iniziativa in termini di indicazioni e direttive sulle realizzazioni, di monitoraggio costante delle attività e di controllo finale sui risultati conseguiti e sulle spese effettuate. In sostanza, il Dipartimento accompagnerà costantemente la realizzazione dei progetti da parte dei relativi “soggetti attuatori”, in tal modo facendosi carico della relativa responsabilità, mettendo a frutto nella maniera più proficua la capacità operativa, il consolidamento territoriale e la specificità tecnica di altri soggetti © ActionAid International Italia – marzo 2006 34 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) particolarmente qualificati e opportunamente vagliati. I rapporti tra il Dipartimento e ciascun soggetto attuatore saranno disciplinati da apposite convenzioni, che verranno stipulate entro il termine massimo di 30 giorni. È importante sottolineare che il Dipartimento, a garanzia di un intervento efficiente, ha favorito la flessibilità della struttura di missione, capace di strutturarsi sulla base delle esigenze contestuali (esperti per l’identificazione dei progetti nella prima fase, esperti di gestione durante l’implementazione e infine esperti della rendicontazione in fase conclusiva). Relativamente agli aspetti finanziari va preliminarmente chiarito che la dimensione complessiva dei programmi di intervento proposti non è strettamente correlata all’importo delle donazioni, tenuto conto che: • l’importo finale delle donazioni non è ancora compiutamente delineato, essendo tuttora aperte talune sottoscrizioni ed essendo state preannunciate nel frattempo altre donazioni al momento non ancora formalizzate o quantificate; • la dimensione finanziaria di taluni progetti non è ancora pervenuta a un punto istruttorio conclusivo; • a seguito dell’intervenuta intesa con i sottoscrittori, dovranno ora completarsi le interlocuzioni con tutti i soggetti attuatori, per giungere alla puntuale e definitiva individuazione delle azioni da intraprendere e dei relativi oneri, che costituiranno il punto di riferimento certo dei diversi progetti. Il Dipartimento ribadisce che la scelta di un solo Paese (Sri Lanka) e di specifiche aree facilita il monitoraggio e il controllo diretto dell’impiego delle risorse e riduce al minimo i costi logistici e di gestione degli interventi anche se ciò non comporta l’esclusione di interventi futuri anche in altri Paesi, soprattutto in Indonesia, a Sumatra. Come sappiamo ciò non è mai avvenuto. La scelta delle località dove si attua il “Programma di emergenza” sono quelle dove il Dipartimento si è attivato sin dal giorno successivo all’arrivo in Sri Lanka e dove è stato richiesto l’intervento da parte dalle Autorità locali. Su questo fatto, come sappiamo, si sono accese diverse polemiche poiché lasciare i fondi raccolti alla gestione di un ente privato avrebbe consentito di intervenire senza rischio di ingerenza politica anche in altri Paesi - altrettanto gravemente colpiti - in cui i Governi locali hanno dichiarato di non accettare gli aiuti internazionali. In questo modo non si è potuto apportare alcun aiuto a intere popolazioni. I programmi predisposti nelle aree prescelte sono strutturati con la stessa metodologia e prevedono interventi soprattutto in cinque settori: la sanità e le condizioni igienico sanitarie, la scuola e le strutture di accoglienza per i bambini, il ripristino o l’impianto di presidi locali di protezione civile, l’assistenza alla popolazione rimasta senza abitazione e il sostegno ai pescatori per la ripresa dell’attività. Considerando la prima ripartizione tra gli organismi esecutori dei fondi assegnati in data 3 febbraio 2005 (Tabella 2 in Allegato), notiamo che una gran parte di essi sarà amministrata direttamente dal Dipartimento della Protezione Civile; una quota consistente verrà gestita attraverso la FAO, alcuni interventi verranno effettuati dal Ministero dell’Interno e dall’Istituto Superiore di Sanità, mentre i restanti fondi verranno utilizzati da sette organizzazioni private. Il 15 febbraio 2005 vengono firmate le prime convenzioni tra il Dipartimento della Protezione Civile e le ONG per un totale di 13.744.759.43 euro. Due di queste convenzioni (MAGIS 1.331.606 euro – AIBI 1.404.738,8 euro) sono perfezionate anche se nel prospetto presentato risultavano ancora in corso di valutazione. In una nota del 5 marzo il Dipartimento dichiara che "tutte le somme relative agli interventi delle ONG nello Sri Lanka, derivanti dalle donazioni degli italiani, sono già disponibili per le organizzazioni stesse”. Il Dipartimento della Protezione Civile ha fatto presente ciò alle diverse ONG impegnate e rimane in attesa di ricevere da esse l'indicazione delle coordinate bancarie e le fideiussioni previste nelle convenzioni, per poter procedere all'erogazione dei fondi dopo aver eliminato in partenza ogni possibilità di intralcio o di impedimento burocratico. I dati pubblicati alla data del 15 febbraio però non corrispondono a tali affermazioni, in quanto gli enti che risultano convenzionati non coprono tutte le somme allocate. Né risulta chiaro come verranno effettivamente impegnate le somme a disposizione diretta della Protezione Civile. © ActionAid International Italia – marzo 2006 35 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Le convenzioni54 vengono stipulate tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile e le organizzazioni non governative principalmente in due date: il 15 febbraio e il 15 marzo 2005. Ciascuna convenzione riguarda un intervento specifico: in alcuni casi (Alisei – COSV– CISP– CESVI– GVC – VIS), infatti, ne sono state stipulate due, mentre in un caso (Movimondo) tre. Il testo delle convenzioni è redatto sulla base di un unico modello e, nel secondo articolo, definisce l’esatto ammontare del finanziamento concesso. Nell’articolo 3 si specifica che gli organizzazioni non governative opereranno come soggetti attuatori “sulla base delle direttive che verranno impartite dal Dipartimento e sotto la responsabilità piena ed esclusiva dello stesso”. Questo elemento prefigura la subordinazione delle ONG al Dipartimento della Protezione Civile sul piano delle scelte di attuazione. Nell’articolo seguente si sancisce che l’ONG deve completare l’intervento entro un periodo assegnato, che va da un minimo di 4 mesi (Movimondo) fino a un massimo di 15 (VIS). In tutti i casi gli interventi devono essere avviati entro 30 giorni dalla comunicazione del decreto di registrazione della convenzione. Per le condizioni di applicazione degli interventi si fa riferimento all’Accordo Quadro di Partenariato di 55 ECHO (Ufficio Umanitario della Commissione Europea) con le organizzazioni non governative. L’articolo 5 delle convenzioni definisce le modalità di finanziamento secondo le seguenti regole: per ottenere la prima tranche di fondi (40%) ciascuna ONG deve presentare una garanzia fideiussoria pari al 10% del finanziamento richiesto. Un’altra fideiussione dovrà essere presentata per ottenere la seconda tranche del finanziamento (50%). Il restante 10% sarà versato a seguito della rendicontazione dei lavori. Tali condizioni finanziarie56 hanno suscitato critiche da parte delle ONG, che le hanno giudicate macchinose e possibile fonte di rallentamenti nell’avvio e nella gestione dei progetti. Nei successivi articoli seguono le indicazioni sulle modalità di verifica e di comunicazione tra Dipartimento e ONG. Risulta che il responsabile di tutti i progetti è il dott. Agostino Miozzo della Protezione Civile. A ogni convenzione è allegato un breve testo (all’incirca 8/10 pagine) contenente la sintesi dell’intervento da realizzare, il cronogramma e il budget sintetico. Non viene allegato il budget analitico, per cui le voci di spesa di riferimento sono generali; si tratta di una prassi che risente ancora fortemente del contesto emergenziale, in linea con modelli ECHO a cui si è chiesto di adeguarsi. L’assenza di budget analitici segnala in ogni modo che al momento della stipula della convenzione non sono stati presentati al Dipartimento della Protezione Civile elementi molto approfonditi per delineare gli interventi che verranno realizzati. Oltre un terzo dei finanziamenti57 previsti per gli interventi delle ONG vengono affidati a un unico consorzio (SOLINT per la cifra totale di 4.837.450 euro) mentre il finanziamento massimo raggiunto da una singola ONG ammonta a 3.705.000 euro (VIS). Il Ministero Affari Esteri, nel frattempo, sta sviluppando il suo intervento in due direzioni: da una parte il coordinamento con le Regioni italiane, che si sono anch’esse attivate all’indomani della catastrofe, dall’altra l’iniziativa per la tutela dei minori in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità. 54 I testi delle convenzioni sono disponibili sul sito della Protezione Civile, all’indirizzo http://www.protezionecivile.it . 55 Nel novembre 1991 la Commissione Europea ha istituito ECHO con il compito di riunire sotto un’unica struttura le capacità necessarie a fronteggiare l’emergenza, migliorando il coordinamento tra i Paesi membri, gli altri donatori, le ONG e le agenzie internazionali specializzate. Dal 1° gennaio 2004 è in vigore il nuovo Accordo Quadro di Partenariato (Framework Partnership Agreement o FPA) che definisce anche per le ONG i ruoli e le responsabilità nella realizzazione delle operazioni umanitarie finanziate dalla Commissione Europea. Nell’accordo sono previsti ambiti di lavoro comune tra ONG ed ECHO per rendere più efficace l’aiuto umanitario finanziato dalla Commissione. Il testo e la documentazione sul FPA è disponibile presso: http://europa.eu.int/comm/echo/partners/fpa_ngos_en.htm . 56 In una nota del 15 marzo 2005 il Dipartimento della Protezione Civile precisa che “l'importo di ciascuna convenzione non viene a ricadere per intero sulle risorse derivanti dalle donazioni, in quanto, così come previsto dai protocolli di intesa sottoscritti con i donatori e con i promotori delle sottoscrizioni, rimarrà a carico del Dipartimento ogni onere e spesa di carattere amministrativo, organizzativo e logistico connessa all'intervento.” 57 Vedi tabella allegata “Convenzioni tra Dipartimento Protezione Civile e ONG italiane”. © ActionAid International Italia – marzo 2006 36 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Ai tavoli di coordinamento presso il MAE sono presenti rappresentanti sia del Ministero Pari Opportunità sia delle Regioni. La collaborazione si svolge soprattutto sul piano della tutela dei minori58, anche se le Regioni sono coinvolte direttamente nella programmazione di attività di post emergenza59. Quanto al programma regionale per la tutela dei minori vittime della catastrofe coordinato dal MAE (che verrà sviluppato con la collaborazione delle regioni italiane e delle ONG), si prevede una missione congiunta del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero per le Pari Opportunità, con il coinvolgimento di rappresentanti delle Regioni. Dal 22 gennaio 2005 al 7 febbraio una missione tecnica congiunta DGCS/Regioni visita i Paesi del Sud Est Asiatico più colpiti dal maremoto del 26 dicembre 2004 (Indonesia, Sri Lanka e Thailandia), con lo scopo di individuare le località di intervento, i settori operativi, i potenziali enti realizzatori e le istituzioni pubbliche e private locali e internazionali (sistema multilaterale compreso) in grado di consentire la fattibilità del Programma quadro a medio e lungo tempo che il MAE intende realizzare in collaborazione con le Regioni italiane. Il 9 febbraio 2005 il Comitato Direzionale MAE DGCS delibera lo stanziamento fondi per gestione in loco Sri Lanka e fondo esperti. Sempre sul fronte del MAE il 17 marzo si conclude la missione congiunta della DGCS con il sistema Universitario riguardo al Programma Regionale di Cooperazione Universitaria60 per la prevenzione delle catastrofi Naturali e la Gestione delle Crisi Umanitarie. Oltre allo Sri Lanka, anche l’Indonesia viene ritenuta area prioritaria dalla DGCS del Ministero. In particolare, i possibili settori di intervento previsti in tale Paese sono: • sanità pubblica, servizi sanitari, salute mentale, banca del sangue; • alloggi per sfollati e riabilitazione/ricostruzione unità abitative distrutte; • riabilitazione delle infrastrutture comunitarie; • risanamento ambientale in aree rurali e urbane; • riabilitazione e ripresa dell’agricoltura e della pesca; • credito e microcredito alle piccole imprese; • iniziativa regionale di promozione dei diritti dei minori; • iniziativa regionale di preparazione alle emergenze. Non ci si nasconde però che l’intervento in Indonesia è più complesso poiché la situazione interna del Paese non permette ancora una valutazione compiuta delle azioni da sviluppare. La Thailandia, invece, non viene presa in considerazione in quanto non ha ancora richiesto ufficialmente specifici interventi, anche se con buona probabilità anche in tale Paese si svilupperà l’intervento a favore dei minori. In un comunicato dell’11 marzo 2005 il Dipartimento della Protezione Civile dichiara che “i programmi di intervento diretto del DPC sono 11. Il relativo importo complessivo è pari a Euro 23.700.000 di cui Euro 22.060.000 a carico delle donazioni ed Euro 1.640.000 a carico del Fondo per la Protezione Civile. Tali interventi si trovano al momento a diversi stati di avanzamento. Alcuni sono già in corso di esecuzione (per una spesa complessiva pari ad Euro 3.300.000), per altri (Euro 6.700.000 circa) sono stati disposti i progetti preliminari e sono in corso o stanno per essere avviate le procedure di aggiudicazione attraverso confronti concorrenziali di offerte sia per la progettazione esecutiva che per 58 Vedi a questo proposito il rapporto di missione stilato da Mario Gay – esperto OICS (Osservatorio Interregionale Cooperazione allo Sviluppo) disponibile in allegato e presso il sito web http://www.oics.it/news/. 59 "Le Regioni italiane - ha commentato l'assessore emiliano-romagnolo alla protezione civile Marioluigi Bruschini - desiderano esprimere concretamente la loro solidarietà a favore delle popolazioni colpite dal maremoto, intervenendo non solo in questa fase di emergenza, ma anche e soprattutto nel medio periodo, quando sarà necessario avviare azioni di carattere più strutturale per la ricostruzione". 60 La missione, terminata il 17 marzo, era composta dai Rettori delle Università per Stranieri di Perugia, Prof.ssa Stefania Giannini (per il coordinamento del network universitario italiano), degli Studi di Roma Tor Vergata, Prof. Alessandro Finazzi Agró, degli Studi di Palermo, Prof. Giuseppe Silvestri, del Politecnico di Milano, Prof. Giulio Ballio, dagli Esperti in Catastrofi Naturali Prof. Fausto Marincioni dell’Università Politecnica delle Marche e Prof. Fabrizio Ferrucci dell’Università della Calabria, e per la Cooperazione allo Sviluppo dal Cons. Amb. Antonio Morabito. Scopo della missione era quello di preparare e sviluppare i contenuti relativi a un programma Regionale di Cooperazione Universitaria per l’alta formazione nel campo della Mitigazione dei Disastri Naturali. © ActionAid International Italia – marzo 2006 37 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) la realizzazione. Per gli altri progetti, di maggiore complessità, quale ad esempio il programma per il Villaggio di Muthur, sono in corso le progettazioni preliminari”. Sul capitolo dei fondi SMS la Protezione Civile si è riservata una quota consistente per interventi diretti (22.766.161.50 euro, pari al 48,9% dei fondi privati raccolti). Una parte è stata utilizzata per gli interventi di emergenza (9.000.000 euro), il resto in gran parte verrà utilizzato per la ricostruzione degli ospedali di Matara (4.000.000 euro) e di Kinnya, distretto di Trincomalee (3.500.000 euro). È prevista anche la ricostruzione di scuole nel distretto di Galle e in quello di Trincomalee. Riguardo ai due ospedali sono stati pubblicati gli accordi con le autorità locali e sono disponibili61 le planimetrie degli interventi da realizzare, oltre a brevi relazioni esplicative. (Si veda Tabella 3 in Allegato) Per quanto riguarda l’ospedale di Matara, il Dipartimento della Protezione Civile, sulla base di un accordo con il Ministero della Salute dello Sri Lanka62, ha individuato63 tra gli interventi urgenti a sostegno della popolazione quello di creare una nuova struttura di pronto soccorso con annessa sala operatoria per interventi minori, una struttura per la medicina d’urgenza e la sistemazione di nuovi locali per la banca del sangue. L’area individuata e ritenuta idonea allo scopo è quella che al momento accoglie i locali magazzino e i locali della banca del sangue. Il nuovo magazzino sarà costruito in un’altra zona, interna all’area ospedaliera in prossimità di una delle strade d’accesso, oggi occupata da due edifici fortemente degradati e in disuso. Nel testo dell’accordo di ricostruzione pubblicato non si fa riferimento ai tempi previsti per la consegna delle opere. L’ospedale di Kinnya, andato completamente distrutto a causa dello Tsunami, verrà invece costruito ex novo in un’area che precedentemente ospitava una fabbrica tessile dismessa nel centro della città. In febbraio è stato siglato un accordo64 con le autorità locali della durata di un anno prorogabile che prevede la costruzione del nuovo ospedale. Il Dipartimento ha reso pubblica una prima breve relazione65 riguardo alla fattibilità del progetto. Per quanto riguarda gli interventi sull’edilizia scolastica l’accordo66 del 16 marzo 2005 tra il Ministero dell’educazione dello Sri Lanka e il Dipartimento della Protezione Civile, relativamente alla ricostruzione dell’edificio scolastico di Thotagamuwa nel distretto di Galle, prevede la ricostruzione della locale scuola danneggiata dal maremoto. I costi totali per la ricostruzione ammontano, secondo la relazione preliminare67 di fattibilità del progetto, a circa 409.000 euro. Nella documentazione pubblicata sul sito non sempre sono riportati precisi riferimenti ai tempi di realizzazione e alla quantificazione analitica dei costi, né alle procedure di realizzazione (mezzi, personale impiegato, eventuali appalti, utilizzo di personale locale); la pianificazione di dettaglio avviene in una fase successiva. Tra il 15 e il 17 febbraio sono state stipulate 15 convenzioni con le ONG, mentre le relative registrazioni da parte degli Organi di controllo sono intervenute il 3 marzo. La notifica delle registrazioni è stata trasmessa alle ONG interessate il 9 marzo. Sono pervenute al Dipartimento della Protezione Civile tutte le richieste di erogazione delle anticipazioni per le 15 convenzioni che sono state soddisfatte entro 24 ore dal ricevimento, per un importo complessivo di 5.377.903,97 euro. 61 La relazione e le planimetrie sono disponibili sul sito http://www.protezionecivile.it. 62 Accordo di ricostruzione dell’ospedale di Matara – Dipartimento Protezione Civile – Ministero Salute Sri Lanka, 22.02.2005. 63 Dipartimento Protezione Civile – Sintesi della relazione tecnica del progetto preliminare dell’edificio magazzino e dell’edificio pronto soccorso e banca del sangue presso il General hospital di Matara – Ing. Bruno G. La Monaca – Ing. Massimiliano Severino, 22.02.2005. 64 Dipartimento Protezione Civile – Governo Sri Lanka – Memorandum of understanding, 24.02.2005. 65 Dipartimento Protezione Civile – New Kinnya Hospital Preliminary drawing – Arch. Sandro Coppari – Ing. Andrea Veschi, 22.02.2005. 66 Ministero dell’Educazione Sri Lanka – Lettera di approvazione per la ricostruzione dell’edificio scolastico di Thotagamuwa, 16.03.2005. 67 Dipartimento Protezione Civile italiana – New Thotagamuwa School Preliminary drawing – Ing. E. De Francesco –Ing. Angelo G. Pizza – Arch. M. Licciardello, 13.03.2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 38 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Le altre 9 convenzioni stipulate il 15 marzo sono state registrate in data 1° aprile 2005. A seguito immediato di tale registrazione sono state soddisfatte altre due richieste di erogazione delle anticipazioni per un ulteriore importo di 385.626,40 euro, portando così il totale delle anticipazioni per le ONG a 5.763.530,37 euro. L’ultima convenzione prevista per la realizzazione di interventi in Sri Lanka (la venticinquesima) è stata invece registrata con AISPO il 24 giugno 2005 (l’abbiamo inserita già in questa tabella per facilitare la lettura complessiva dei dati riferiti a progetti in loco). Il valore dei contributi concessi dal Dipartimento della Protezione Civile italiana a tali progetti con le 25 convenzioni risulta essere di 19.596.752,93 euro, di cui 16.743.044,6 a carico dei fondi privati e il restante 14,5 % a carico dei fondi della DPC. Il costo complessivo dei progetti è di 20.265.555,9 euro (alcuni progetti sono cofinanziati da parte delle ONG). Alcuni progetti presentano anche una quota di cofinanziamento. (Si veda Tabella 4 in Allegato) © ActionAid International Italia – marzo 2006 39 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Fig. 3 - Localizzazione degli interventi italiani in Sri Lanka sulla base delle convenzioni siglate con DPC Localizzazione progetti altri enti localizzazione progetti ONG Fonte: Dati Protezione Civile - Elaborazione ActionAid International Italia Il 21 marzo 2005 vengono pubblicate le convenzioni del DPC con Banca Etica/Etimos – Istituto Superiore di sanità – FAO – Vigili del Fuoco, per un totale di 7.175.400 euro. Sono state registrate il primo aprile e si è quindi provveduto all’erogazione dell’anticipo previsto per la convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità per un importo di 270.160 euro. © ActionAid International Italia – marzo 2006 40 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Le convenzioni con altri enti sono particolarmente interessanti poiché definiscono una serie di programmi che non sono direttamente riconducibili a singoli progetti, ma a interventi più generali nell’ambito sanitario, della sicurezza alimentare e del microcredito. Degna di attenzione è la convenzione con Banca Etica e con il suo consorzio Etimos. Dalla convenzione risulta che nel mese di febbraio il Dipartimento della Protezione Civile ha commissionato a Etimos uno studio di fattibilità per l’avvio di linee d’intervento finalizzate al sostegno di attività di microfinanza in Sri Lanka. A Banca Etica viene assegnato un contributo di 3.000.000 di euro che essa trasferirà progressivamente al consorzio Etimos. Banca Etica svolgerà un’attività di controllo68 e verifica delle attività svolte dal consorzio Etimos, garantendo al Dipartimento una funzione di advisor riguardo all’andamento del programma di attività. Rispetto a tale convenzione, integrata da un Piano di intervento di Banca Etica/Etimos, c’è da notare che una quota abbastanza consistente del contributo69 è riservata alla copertura di spese di assistenza tecnica, monitoraggio e controllo effettuate appunto da Banca Etica ed Etimos. Dal piano di intervento allegato si apprende che verranno destinati 1.844.960 euro ad enti creditizi e organizzazioni locali e 1.440.000 euro a interventi accompagnatori di progetti di ONG italiane (VIS – GVC - Iscos – Ricerca e Cooperazione). In un caso non vi è collegamento tra il progetto individuato e le aree danneggiate dal maremoto: si tratta della zona di Kandy, dove si sviluppa un intervento del VIS e un progetto di AIBi, due ONG che erano già presenti sul territorio prima della catastrofe. Anche nel caso della convenzione con la FAO70, la possibilità di utilizzare da parte di quest’ultima il trasferimento a organizzazioni partner di elementi subcontrattuali potrebbe portare a un rifinanziamento di alcuni progetti realizzati in loco da parte delle ONG italiane. La convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità riguarda la valutazione sociosanitaria e nutrizionale e il monitoraggio dell’efficacia degli interventi sanitari italiani nei distretti di Trincomalee, Galle, Matara. Il progetto si propone di “supportare il sistema informativo sanitario cingalese, rafforzandone la capacità di indagine e l’attendibilità e la completezza…”. Complessivamente vede impegnati sei esperti (epidemiologi, analisti economici, laboratoristi) e prevede la costruzione di due laboratori di sanità pubblica e due stazioni diagnostiche mobili. La convenzione con il Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Ministero dell’Interno si riferisce al potenziamento delle strutture locali di prevenzione nei distretti di Galle, Matara e Trincomalee. In questa convenzione la parte relativa al piano economico è ridotta a poche informazioni, ovvero soltanto tre voci generali. Non ci sono riferimenti a piani di fattibilità dell’intervento, che deve essere ancora definito nei particolari. Il 21 marzo 2005, sul sito del Dipartimento della Protezione Civile compare la notizia che sono state “firmate tutte le convenzioni previste dai piani operativi approvati dal Comitato dei Donatori e dal Comitato dei Garanti nelle riunioni del 31 gennaio e del 15 marzo”71. In questo arco di tempo anche il Ministero degli Esteri destina i 70 milioni di euro per l’area dello Tsunami (a questi vanno aggiunte le contabilizzazioni delle operazioni di riduzione e cancellazione del debito). In Indonesia 9 milioni e 450mila euro sono messi a disposizione dell’Ambasciata italiana per progetti a favore di donne e bambini, costruzione di alloggi, riabilitazione delle attività produttive, servizi sanitari e formazione nella sanità pubblica. Per quanto riguarda la Thailandia, risulterebbero stanziati circa 900mila euro per interventi a favore dei minori. 68 Appare singolare che Banca Etica, che risulta tra gli associati del Consorzio Etimos, svolga un’azione di controllo su una struttura di cui è parte integrante e a cui ha affidato l’esecuzione del programma. 69 Su un totale di 3.000.000 euro , 250.000 euro per costi di supporto + 200.000 euro per costi amministrativi + 90.000 euro di IVA – corrispondente al 18% del totale. 70 Si riferisce al progetto FAO denominato OSRO/SRL/504/ITA “Emergency assistance for the rehabilitation in the Tsunamiaffected districts of Trincomalee, Matara, Galle and Hambantota – Sri Lanka”. 71 Come vedremo però alcune convenzioni sono state firmate successivamente. © ActionAid International Italia – marzo 2006 41 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Fino al 12 dicembre 2005 erano stati impiegati soltanto 35 dei 70 milioni72. Di questi 7 milioni e 150mila euro sono stati destinati all’Ambasciata italiana in Sri Lanka73 per interventi in campo sanitario, psico-sociale e per la ricostruzione nei distretti di Ampara, Batticaloa, Hambantota e Kalutara da affidare a organizzazioni non governative. Una parte preponderante degli aiuti gestiti dal Ministero degli Esteri (circa 16 milioni di euro) è stata utilizzata per finanziare organizzazioni internazionali. Fra queste: FAO (9,5 milioni di euro per progetti legati alla pesca); UN Habitat (il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti sostenibili per 1,5 milioni di euro); Organizzazione Mondiale della Sanità (500mila euro); Programma Alimentare Mondiale (4 milioni di euro); Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (500mila euro). Un milione e cinquecentomila euro sono utilizzati per spese di missione. Al totale complessivo di 35 milioni di euro vanno aggiunti 7,2 milioni di cancellazione del debito dello Sri Lanka e 25 milioni di euro di conversione del debito indonesiano. Nello specifico, sullo Sri Lanka riportiamo alcuni dati e tabelle resi pubblici dagli uffici dalla Cooperazione italiana. (Vedi Tabella 5 in Allegato). Il totale dei fondi allocati nel Paese sono 17.440.000 euro, di cui 2.140.000 della cooperazione decentrata (pari al 12%) e 6.600.000 di fondi emergenza MAE in loco (pari al 38%); nei fondi multilaterali sono stati stanziati 7.700.000 euro (ovvero il 44% del totale), mentre sui fondi emergenza MAE si sono predisposti 1.000.000 euro (cioè il 6%). Le ONG che si sono attivate nelle partecipazioni ai progetti sono: AFMAL, ALISEI, ASIA, CIPSI, CISP, CISS, CONSORSO UNIVERSITARIO HYPERDEM, COOPI, COSV, CROCE ROSSA. A gestione diretta: GUS, GVC, ICEI, INTERSOS, ISCOS, ISS, MOVIMONDO, OVERSEAS, RICERCA COOPERAZIONE, UCODEP, UNIVERSITA' CATTOLICA, VIS. Le ONG sono state contattate attraverso una lettera che chiedeva loro di presentare progetti. Le risposte sono state numerose e la somma dei progetti per i quali si chiedeva un contributo era superiore all’importo stanziato, per cui alcuni progetti non sono stati selezionati (fra i materiali di background, la lettera del MAE ad AAI). I settori di intervento del MAE in Sri Lanka sono stati: 4 progetti rivolti a donne e minori per un importo complessivo di 1.000.000 euro; 35 progetti di ricostruzione per un totale di 10.786.484 euro e 7 progetti nell’area Sanitaria per un importo di 2.747.730 euro. Come si evince dalla Tabella 6 in Allegato, la cooperazione decentrata svolge un ruolo sempre più importante nei contesti d’emergenza e rappresenta un elemento fondamentale della strategia della cooperazione italiana in Sri Lanka. Il suo contributo integra e aumenta la sostenibilità degli interventi finanziati, garantendo la continuità di questi oltre il mandato dell’emergenza. Come sottolinea Mario Gay dell’OICS in un suo rapporto di missione e in una intervista realizzata il 19.02.2006, il problema maggiore degli interventi in Sri Lanka è proprio l’assenza di una “messa a fuoco da parte dei diversi enti/istituzioni” di un ruolo futuro della cooperazione italiana, e probabilmente sarà compito della cooperazione decentrata “ereditare” i contatti maturati nell’ambito degli interventi e delle zone in cui il DPC e la cooperazione italiana hanno operato. 72 Il Sole 24 ore, “Tsunami, l’Italia fa mezzo passo indietro”, di Marco Magrini e Valentina Melis, 16.05.2005. 73 Delibera Comitato Direzionale DGCS MAE – Atto n. 18 del 9 febbraio 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 42 Fig. 4: La cooperazione decentrata in Sri Lanka Parte Prima Fonte: MAE LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Totale del contributo a integrazione dei progetti della Cooperazione Italiana: euro 2.140.000 Comitato 26 dicembre di Palermo Comune di Palermo Regione Toscana, Provincia di Bolzano, Circondario Emploese Valdelsa, Lega Coop Italia CISS Comune di Modena OVERSEAS UCODEP Movimondo Regione Toscana CISP ASIA Regione Lombardia, Comune di Imperia ICEI Istituto italiani all'estero Provincia di Trento Regione Lombardia VIS CIPSI GUS Regione Lombardia, Personale regionale, Università Cattolica del Sacro Cuore Universita Cattolica Citta’ di Prato e Regione Marche © ActionAid International Italia – marzo 2006 43 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Tab. 7 - Quadro generale progetti finanziati dal MAE attraverso il multilaterale -15 gennaio 2006 AGENZIA UN FAO WFP UNHABITAT DESCRIZIONE Distretti ONG italiane coinvolte Programma integrato per la riabilitazione del settore della pesca CIPSI, GUS, nelle zone colpite dallo Tsunami nei distretti di Hambantota, ISCOS, UCODEP, Ampara e Batticaloa - DURATA 24 mesi Implementato con il Hambantota RICERCA E Ministero della Pesca e delle Risorse Acquatiche -14 progetti con Ampara COOPERAZIONE, 8 ONG italiane - Riabilitazione attivita’ produttive per famiglie di Batticaloa ICEI, ALISEI, pescatori - 3.128 le famiglie beneficiarie (14 villaggi) ASIA Iniziativa di emergenza volta alla ricostruzione di scuole colpite dal maremoto Tsunami in Sri Lanka - DURATA 12 mesi Implementato con il Ministero dell'Educazione - 7 progetti con 7 ONG italiane - Riabilitazione di 145 scuole e fornitura di generi alimentari e strumentario per le cucine. ALISEI, GUS, Trincomalee ASIA, RICERCA E Batticaloa COOPERAZIONE, COSV, Ampara Jaffna INTERSOS, MOVIMONDO Programma di ricostruzione partecipata per le popolazioni colpite Kalutara OVERSEAS, ASIA, dallo Tsunami nei distretti di Ampara, Kalutara, e Hambantota Ampara UCODEP, GUS Hambantota FONDI TOTALI FINANZIAM. MAE EURO 4.200.000 2.000.000 1.500.000 7.700.000 Fonte: MAE - 2005 Apparentemente il MAE si è mosso seguendo una nuova tendenza: agire direttamente e, ove possibile, fare a meno dei normali strumenti di mediazione implementativa (ONG internazionali e UN), ritenendo che questo riducesse i tempi di esecuzione e i costi di gestione. In relazione agli aiuti pubblici allo sviluppo occorre sottolineare la specificità di alcuni attori: la cooperazione decentrata e le maggiori Banche di Sviluppo (WB e ADB) sono i soggetti che hanno caratterizzato gli interventi di emergenza e post emergenza, sia per l’entità dell’impegno finanziario sia per i risvolti che questo protagonismo comporta. Per la prima volta in modo eclatante, infatti, entrambi questi attori sono entrati direttamente nella fase di gestione dell’emergenza, senza limitare il proprio ruolo al finanziamento. Hanno dimostrato una straordinaria velocità di erogazione e cercato di caratterizzare il proprio contributo con l’intento di influenzare il processo di pacificazione dell’area. Mentre la cooperazione decentrata ha utilizzato un approccio di intervento classico (fornitura di beni e servizi e sviluppo comunitario), le Banche sono ricorse a strumenti innovativi e per certi versi spregiudicati, quali il Cash Grant per la ricostruzione delle case, ovvero la consegna di denaro direttamente nelle mani dei beneficiari. © ActionAid International Italia – marzo 2006 44 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) Il dibattito Dalla metà del gennaio 2005 in poi l’attenzione dei mezzi d’informazione nei confronti dell’emergenza maremoto e della gestione degli aiuti diminuisce. Si tratta, però, di un momento cruciale perché esige la messa in pratica delle dichiarazioni fatte. È una fase molto delicata durante la quale si manifestano i contrasti nella gestione degli aiuti. Ma i media risultano poco interessati a monitorare la vicenda. Nella notte tra il 28 e il 29 marzo un violento terremoto sull’isola di Nias, 125 chilometri al largo di Sumatra, fa temere il ripetersi della catastrofe del 26 dicembre 2004. Fortunatamente ciò non accade, anche se si devono contare purtroppo altre 658 vittime. Questa volta l’allarme Tsunami viene dato con tempestività, provocando il panico degli abitanti delle zone già colpite; non si genera però alcuna onda anomala. È in questa occasione che sui media di tutto il mondo la questione Tsunami riprende quota. In Italia, in particolare, destano preoccupazione le condizioni di un missionario e l’allarme creato tra i turisti presenti nelle aree colpite dal precedente maremoto. Il terremoto sull’isola di Nias offre ai media lo spunto per ricordare anche che, in realtà, molti degli aiuti promessi a livello internazionale per le vittime del maremoto di dicembre non sono mai giunti a destinazione74. La stampa italiana imputa la colpa soprattutto alla burocrazia dei Paesi destinatari degli aiuti, piuttosto che approfondire le ragioni del divario tra le promesse fatte e quelle effettivamente mantenute da parte dei Paesi donatori. I vertici della Protezione Civile, intanto, ricordano75 che stanno per essere realizzate “circa 300 case, due ospedali, 20 scuole e la fornitura di centinaia di barche” e, anche se riconoscono le difficoltà dell’avvio, si dicono sicuri di poter portare a termine il lavoro “con rigore e trasparenza”. I quotidiani italiani riprendono a indagare le polemiche tra le ONG, la Protezione Civile e il Ministero degli Esteri. Da una parte, come abbiamo visto, alle ONG non fa certo piacere76 che il Governo si sia sostituito ad esse nella ricerca di fondi da sottoscrizioni private. Le ONG coinvolte nell’operazione della Protezione Civile si lamentano77 poi di non aver ancora ricevuto la disponibilità all’utilizzo dei fondi promessi. Ritornano voci e sospetti sulla competizione tra Protezione Civile e Ministero degli Esteri per la gestione degli aiuti. Le ONG, in una nota dell’11 marzo, ribadiscono la necessità di essere maggiormente coinvolte nei processi decisionali e chiedono un incontro specifico con il Comitato dei Garanti: "Constatiamo con soddisfazione la tempestività e l'efficacia dell'azione della Protezione Civile, così come emerso dalla prima relazione della Commissione dei Garanti sulle attività sin qui svolte” – dichiara Sergio Marelli, Presidente dell'Associazione ONG Italiane - "e ora, dopo una prima fase di confronto e parziale collaborazione con la Protezione Civile limitatamente agli aspetti tecnici di alcuni singoli progetti, ci aspettiamo, in virtù della nostra quarantennale esperienza specifica in materia di aiuti umanitari e cooperazione allo sviluppo, di essere coinvolti direttamente nella definizione delle strategie di intervento”. (Fonte: Vita, Paolo Manzo, 11.03.2005) Il 29 marzo, in un’intervista al Sole 24 ore, Emma Bonino annuncia per il giorno successivo una riunione tra il Comitato dei Garanti e il Presidente delle ONG italiane78; l’On. Bonino polemizza nei confronti della richiesta di un maggiore coinvolgimento avanzata dalle ONG: “domani abbiamo come Comitato di Garanti un incontro a Roma con il Presidente del coordinamento fra le ONG. Noi garanti abbiamo un compito non di gestione dei fondi e delle operazioni, ma di monitoraggio, lavoro che abbiamo preso molto sul serio, inutile dirlo. E sulla base dei dati che ho, posso dire che in Sri Lanka operavano da molto tempo Movimondo, i Gesuiti e i Salesiani. Tutti gli altri si sono attivati dopo lo Tsunami. Ora, la Protezione Civile ha vagliato i loro progetti seguiti da un tavolo congiunto presso l'Ambasciata italiana a Colombo, il 17 febbraio ha firmato 74 Il Sole 24 ore del 29 marzo 2005, “Gli aiuti mai arrivati” di Alberto Negri – L’Unità del 30 marzo 2005, “Pochi gli aiuti arrivati nell’Asia devastata dallo Tsunami” di Gabriel Bertinetto. 75 Corriere della Sera del 8 marzo 2005, “ Sri Lanka, un tetto per 300 famiglie: Grazie Italia” , di Costantino Muscau. 76 A questo proposito l’articolo di Michele Smargiassi su La Repubblica del 21 febbraio, “Tsunami, la colletta-SMS mette in crisi i volontari”, seguito dalla replica del 28 febbraio di Guido Bertolaso sullo stesso quotidiano “Così usiamo i fondi per lo Tsunami”. 77 Il Sole 24 ore del 4 marzo 2005, “Il maremoto scatena gli SMS ma la burocrazia li ferma”, di Marco Magrini e Valentina Melis. 78 Il Sole 24 ore del 29 marzo 2005, “Bonino: sui fondi allo Sri Lanka chiarimento domani con le ONG” , di Mario Margiocco. © ActionAid International Italia – marzo 2006 45 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) alcune convenzioni per un totale di 15 e per oltre 13 milioni di euro, e il 18 ha scritto a varie ONG chiedendo una fideiussione com'è prassi in questi casi, e un numero di conto corrente. Venerdì 11 marzo era arrivata una sola risposta. Poi c'è stata la richiesta dell'incontro di domani dove ben volentieri sarò presente”. L’onorevole Bonino mette quindi in evidenza la mancata presenza delle ONG italiane in Sri Lanka prima dello Tsunami, e la loro presunta inefficienza dal punto di vista amministrativo. L’indomani però la pace sembra fatta tra Protezione Civile e ONG italiane79: il Presidente dell’Associazione ONG italiane, Sergio Marelli “esprime grande soddisfazione per la decisione di creare per le emergenze future un tavolo decisionale paritetico”. Da parte sua l’On. Bonino dichiara80 “il Dipartimento non intende portare avanti progetti a medio-lungo termine, al di là della realizzazione di quelli per cui sono stati firmati gli impegni”, facendo di fatto notare che gli interventi successivi non coinvolgeranno la Protezione Civile. In merito ai prospetti presentati dal DPC, vi sono alcune questioni che meritano un approfondimento. La principale critica emersa in questa fase è la mancata trasparenza dei criteri di ammissione per l’assegnazione dei fondi, delle procedure adottate e delle priorità definite; si sottolinea l’ assenza di una call pubblica con chiari criteri di ammissione e di valutazione81. Abbiamo provato a capire meglio i processi di assegnazione dei fondi raccogliendo il parere di uno dei protagonisti della vicenda, il dott. Miozzo, capo missione per il DPC in Sri Lanka, intervistato il 19.10.2005. Riguardo all’identificazione delle aree, dall’intervista si apprende che “Le zone di intervento sono state decise in concerto con Ambasciatore e Autorità locali. Sono state scelte da subito le aree raggiungibili via strada, per cui le aree a Sud (scelta sempre concordata con Ambasciata e Autorità locali), mentre a Trincomalee siamo andati perché ci è stato chiesto dalle Autorità locali. Durante le missioni di fattibilità e in tutti i memorandum redatti si può vedere come ricoprissi il ruolo tecnico, mentre l’Ambasciatore si assumeva il compito politico”. La Protezione Civile ricorda che al momento dell’istruttoria non poteva esservi “una definizione dettagliata delle concrete modalità di attuazione di ciascuna iniziativa, dei relativi tempi e delle conseguenti previsioni di spesa”. Come si evince dai dati pubblicati sul sito, per alcuni soggetti non è stato possibile definire l’esatta entità dei costi degli interventi. Rimane il fatto che per parecchio tempo non si trova traccia della documentazione preparatoria relativa agli altri interventi previsti da organismi diversi dalla Protezione Civile, che ammontano a oltre sette milioni di euro dei fondi già allocati in precedenza. Al momento non esistono per gli altri enti disposizioni analoghe a quelle previste per le ONG dal decreto citato in precedenza. Riguardo alle convenzioni con enti dobbiamo notare che esse non sembrano essere (salvo il caso di Banca Etica che è basato su uno studio di pre-fattibilità) il risultato di un’attenta azione preparatoria, ma piuttosto rispondono all’esigenza della Protezione Civile di intervenire in ambiti non previsti dai restanti programmi. È sicuramente interessante, però, che il Dipartimento abbia considerato la necessità di agire sul microcredito per avviare processi virtuosi di sviluppo e la connessione con un’agenzia delle Nazioni Unite, che fornisce un respiro internazionale a un’iniziativa fino a allora scollegata dal sistema degli aiuti internazionali. Cercando di far luce sulle procedure di selezione e identificazione dei progetti apprendiamo da Agostino Miozzo che “le interlocuzioni con gli enti attuatori è stata automatica. Non ci sono state call, bandi (…): la nostra sede era nella stessa struttura dell’Ambasciata, per cui risultò tutto molto facile a livello di comunicazione. Le organizzazioni facevano prima un passaggio obbligato con l’Ambasciata, e dopo, completata l’analisi dei bisogni, proponevano un progetto. La presentazione dei progetti veniva fatta direttamente in loco. Non c’erano criteri rigidi nella selezione dei progetti: abbiamo dettato alcuni orientamenti generali (ad esempio nel settore della pesca), poi si è trattato di un progressivo adattamento”. E infatti “non ci sono stati progetti non accettati: normalmente sono stati solo riorientati. Abbiamo prima 79 Avvenire del 31 marzo 2005, “Alle ONG la metà delle donazioni italiane. Un protocollo per le emergenze future”, di Luca Liverani. 80 Il Sole 24 ore del 31 marzo 2005, "Aiuti: si spegne la polemica italiana”. 81 Il Dipartimento precisa che la selezione delle ONG è avvenuta nel quadro definito dalla legge 49 (cooperazione internazionale) e dal sistema dell’associazionismo che collabora con la Protezione Civile. Le ONG internazionali idonee ai sensi della Legge 49 dovrebbero tenere presente che la lingua di lavoro per le attività di coordinamento è l’italiano. La presenza sul teatro delle operazioni di personale che parla italiano diventa cruciale. © ActionAid International Italia – marzo 2006 46 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) terminato l’identificazione dei soggetti (ONG e altri enti), poi li abbiamo contattati, abbiamo descritto quali criteri di massima volevamo per i progetti, fornendo un orientamento generale agli interventi da proporre”. I settori di intervento “erano quelli classici. In un caso come questo evidentemente i progetti da sviluppare sono legati alla pesca, alle infrastrutture… Non ci voleva molta fantasia per definire i settori in cui sviluppare gli interventi”. Tanto che alcune proposte di progetto “avrebbero potuto essere pianificate anche a tavolino da un qualsiasi esperto di emergenza (…). Alcuni progetti mostravano un’identificazione ‘granitica’ e questo capitava soprattutto per le ONG da anni presenti sul territorio. Altri ‘neo arrivati’, a volte, hanno fatto un’identificazione del progetto più emotiva o più ‘standard’, ma nonostante ciò hanno avuto forti e significative evoluzioni nell’attuazione dei progetti (..)”. Da quanto emerso dall’intervista sembra che non siano stati accettati solo alcuni progetti privi dell’agreement con le comunità locali (lettera di appoggio in loco). Anche ActionAid International ha presentato una proposta al DPC, ma non le sono state comunicate le motivazioni per l’esclusione82. Se da una parte la Protezione Civile ci tiene a ribadire che “alla loro predisposizione hanno collaborato in maniera attiva e propositiva numerose organizzazioni non governative italiane e Organismi Internazionali”, “le iniziative sono state oggetto di consultazioni e di intese con le Autorità locali (…) e di preliminari condivisioni da parte delle strutture centrali e periferiche del Ministero degli Affari Esteri”, occorre però considerare che molte delle organizzazioni prescelte non avevano precedentemente attivi programmi nell’area; anzi, alcune di esse non hanno mai effettuato interventi di sviluppo non solo in Sri Lanka, ma nemmeno negli altri Paesi colpiti dallo Tsunami, bensì si tratta di ONG giunte in loco solo a seguito della catastrofe. Quindi il criterio dell’esperienza sul territorio è stato tenuto presente solo in parte. 82 . Durante successivi colloqui abbiamo comunque avuto modo di comprendere una possibile causa di esclusione. Uno dei prerequisiti per partecipare ai processi di selezione era la padronanza della lingua di servizio, ovvero l’italiano. Purtroppo, avendo solo operatori locali, AAI non ha potuto soddisfare questa precondizione. © ActionAid International Italia – marzo 2006 47 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) KENYA SOMALIA MALDIVE MALESIA BIRMANIA THAILANDIA INDONESIA INDIA SRI LANKA Tab. 8 – Presenze prima del 26 dicembre 2006 delle ONG con convenzione DPC nelle aree colpite dal maremoto* AFMAL AISPO AIBI ALISEI CESVI CISP (Solint) COOPI (Solint) COSV (Solint) GUS PROGETTO SUD GVC INCONTRO TRA I POP. INTERSOS (Solint) ISCOS MAGIS MOVIMONDO (Solint) RICERCA E COOP. VIS Progetto attivo prima del maremoto 2004 Intervento di sostegno o adozione a distanza * sono esclusi eventuali interventi realizzati in partnership con altri enti Fonti: Ass. ONG Italiane – Guida alla cooperazione e al volontariato SOCI Comune Milano - Siti web delle organizzazioni Se si valuta il quadro offerto da questa tabella, è evidente che non sono state scelte soltanto le ONG presenti in loco prima dello Tsunami, ma anche quelle che sono giunte nei Paesi colpiti a seguito della catastrofe: “Le ONG si sono mobilitate subito per rispondere all’emergenza. Ve n’erano alcune già presenti in loco - VIS, Movimondo, AIFO, AIBI e altre - che si sono adoperate mettendo a disposizione fondi propri e riuscendo a ottenere la riconversione di parte dei fondi di altri progetti che non sarebbero più stati realizzabili in tempi brevi, e tante altre ONG che sono partite già il 28 dicembre per apportare il proprio sostegno, senza ancora sapere cosa sarebbe accaduto. Non si parlava ancora di SMS, di Protezione Civile etc… Siamo quindi partiti senza sapere cosa sarebbe stato il futuro”. (Fonte: intervista a rappresentante di ONG, 10.11.2005) Secondo il Portavoce del CINI, Salinari, “la firma delle convenzioni da parte di una decina di ONG aderenti all’Associazione ONG dopo le critiche di Marelli mette in risalto la debolezza della struttura. Inoltre, buona parte delle ONG che hanno stilato le convenzioni non erano mai state prima in Sri Lanka: anche questo dato indebolisce l’Associazione che, invece, chiedeva di rafforzare il valore aggiunto delle ONG presenti in loco”. In relazione alle scelte dei soggetti attuatori Agostino Miozzo ci risponde infatti che “i fondi sono stati destinati in parte al volontariato e in parte al DPC: un filone di interventi che possiamo chiamare ‘bilaterale’ è stato destinato al Dipartimento (ad esempio la ricostruzione di scuole e ospedali), e questo ammonta a circa il 50% dei fondi, mentre per interventi più sociali si è impegnato il ‘volontariato italiano’ definito dalla L. 49 e dalla LDPL 194. © ActionAid International Italia – marzo 2006 48 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) A questi si è aggiunto successivamente un incarico alla FAO perché ha apportato una proposta d’intervento che abbiamo ritenuto particolarmente rilevante. Pertanto i criteri di ammissione alle selezione di cui si è dotato il DPC sono stati: a) ONG presenti in loco (VIS, MAGIS - Gesuiti, Movimondo) b) ONG riconosciute dalla 49 o riconosciute dal DPC come entità di volontariato (cioè riconosciute idonee dal LDPL 194) Non abbiamo accettato ONG non riconosciute dal MAE o da noi”. Particolari i processi che hanno accompagnato la scelta degli altri soggetti attuatori: oltre alle ONG idonee al MAE hanno operato con i fondi degli SMS anche altre strutture, quali i Vigili del Fuoco, Opere delle Misericordie e ANPAS. “L’identificazione dell’Istituto Superiore, Vigili del Fuoco, FAO, Banca Etica è stata parte del processo: si sono individuati dei bisogni e sono stati identificati dei progetti. La consultazione con le ONG si avvia sin dai primi di gennaio e si conclude sul piano formale solo dopo che sappiamo quanti fondi privati abbiamo da gestire e dopo che abbiamo fatto le prime verifiche sui territori. La prima ondata di convenzioni con le ONG ‘classiche’ avviene intorno a marzo. La seconda coinvolge enti diversi. (…) Il contratto di partenariato che si è istaurato con i diversi soggetti è frutto di un ‘processo’, al momento, per esempio, non abbiamo un albo di riferimento come quello del MAE (…). Il nostro è un modello adattatativo, dipende dalle circostanze” (Fonte: intervista a Miozzo) Miozzo fa presente che “tali organizzazioni sono intervenute fin dalle prime ore di emergenza:i Vigili del Fuoco perché fanno parte della nostra struttura, mentre Misericordie e ANPAS sono le due principali associazioni di volontariato che operano con il DPC e anche i loro volontari sono partiti con noi fin dalle prime ore. Tutte queste organizzazioni hanno seguito lo stesso percorso delle ONG, ovvero la presentazione dei progetti e la successiva selezione”. Proviamo a esplicitare il processo di assegnazione: a gennaio il DPC prende contatto con gli enti: Associazione ONG e altre istituzioni. A metà febbraio chiede che le ipotesi progettuali siano presentate in forma di framework, tenendo conto degli orientamenti (aree e settori d’intervento) stabiliti. Inizialmente c’è stata quindi una molteplicità di proposte che sono state analizzate solo dalla struttura di missione in loco. Sicuramente la professionalità di Miozzo, per vent’anni dirigente negli uffici di emergenza della Farnesina, ha permesso di selezionare correttamente i progetti presentati, però in questa fase del processo il DPC si ritrova sprovvisto di procedure ad hoc per la valutazione. Una volta verificata la congruenza con gli orientamenti accordati e la conformità delle stime di costo, il framework viene allegato alle convenzioni che vengono firmate a partire da marzo. A maggio si chiede un ridimensionamento quantitativo e puntuale della scheda tecnica attraverso una descrizione minuta e piani operativi di dettaglio. In sintesi, la procedura adottata dal DPC, come sintetizza Miozzo, è stata: • • • • • • La • • • • gennaio: conoscenza del luogo, identificazione di aree e settori di intervento; gennaio: identificazione dei soggetti, contatti preliminari, acquisizione (con modifiche) del modello ECHO; febbraio: verifica delle idee progettuali; metà febbraio: stesura convenzione con un allegato tecnico (framework di progetto e stima dei costi) ; marzo: firma convenzioni; maggio: raccolta piani operativi con descrizione minuta. selezione dei progetti mette in evidenza alcuni elementi che vale la pena sottolineare: assenza di call o bandi; presentazione e discussione del progetto in loco; orientamento ed eventuale “ri-direzionamento” dei progetti da parte del DPC; condizione non necessaria l’essere in Sri Lanka prima del maremoto. In sintesi il dubbio è che non si tratti tanto di un modello “adattivo”, come lo stesso Miozzo ricordava in un intervista, ma piuttosto di un modello “occasionale”. Sembra quasi che i fondi inizialmente siano stati gestiti © ActionAid International Italia – marzo 2006 49 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) con la diligenza e la responsabilità di “un buon padre di famiglia”, senza procedere ad atti pubblici di selezione e di aggiudicazione, ma basandosi su conoscenze dirette capaci di soppesare la serietà e la professionalità delle singole realtà coinvolte. Non si trova alcuna traccia pertinente alla pubblicizzazione della chiamata a presentare progetti, ai criteri di ammissibilità, agli organi preposti alla selezione, agli iter procedurali da avviare per partecipare alla valutazione, alle graduatorie. Tornano quindi ancora una volta ad aprirsi le discrasie sulla natura “pubblica-privata” di questi fondi. I grandi assenti da questo scenario sono spesso sembrati proprio i beneficiari della solidarietà internazionale, le popolazioni locali colpite dal maremoto. Oscurati in una prima fase dall’eccessiva attenzione dei mezzi d’informazione alle conseguenze per gli occidentali coinvolti, sono stati relegati poi al ruolo di meri destinatari della “meritevole opera” delle nostre istituzioni. Poco ci è stato detto sul loro coinvolgimento nelle decisioni riguardanti l’intervento di solidarietà internazionale sui loro territori. D’altra parte riteniamo non completamente giustificabile e comprensibile l’atteggiamento di alcuni Governi locali che hanno rifiutato o osteggiato l’intervento della cooperazione internazionale. Le straordinarie vicinanze tra i programmi del MAE e i progetti affidati dal DPC, sia per soggetti che per contenuto, pongono inoltre ulteriori quesiti relativi al reale coordinamento presente in loco83. L’affollamento di attività umanitarie nelle aree colpite, con il relativo scoordinamento, anziché portare a una rapida soluzione dei problemi per le popolazioni locali rischia di accentuare le disuguaglianze e le situazioni di disagio ed emarginazione già presenti prima del maremoto. Il Dipartimento della Protezione Civile, per le ragioni a cui ci riferivamo, è stato sicuramente il più attivo e quello che nel breve termine ha raggiunto i migliori risultati. Tutto ciò però a prezzo di una certa sommarietà, soprattutto nella scelta degli interlocutori e degli interventi. La giustificata preoccupazione di offrire trasparenza nella gestione si è scontrata con l’esigenza di fare presto. Non sempre il risultato è stato convincente. È pur vero che lo sforzo di trasparenza è stato notevole. La pubblicazione dei dati e della documentazione su Internet e attraverso i mezzi di informazione è stata finora un elemento di sicura novità rispetto alla gestione degli interventi precedenti da parte della pubblica amministrazione. Inoltre, ci sono voluti molti mesi per fare chiarezza sul ruolo, la dimensione effettiva e i dettagli dell’intervento diretto della Protezione Civile italiana. Il Dipartimento pubblica sul proprio sito prospetti aggiornati sugli interventi: sono esposti in forma sintetica gli elementi informativi di base relativi ai programmi di intervento che ha predisposto per l’utilizzo delle risorse finanziarie che gli italiani hanno messo a disposizione. Certamente da migliorare invece la trasparenza nell’azione del Ministero degli Esteri e della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo84. Anche se in occasione dello Tsunami c’è stato un timido accenno d’inversione di rotta, attraverso, ad esempio, la pubblicazione di dati su Internet, tale slancio è poi andato perso, con il risultato che non appaiono ancora chiari né l’entità reale dell’intervento della Cooperazione italiana né i piani specifici di realizzazione. 83 Abbiamo chiesto se esisteva una struttura di coordinamento e lo stesso DPC afferma che “Non si sono costruite strutture di coordinamento, è stata fatta però attenzione affinché non ci fossero delle sovrapposizioni sugli ambiti di intervento (…)” (Fonte: intervista a Miozzo, 10.11.2005). 84 In base alla legge, alla Dgcs è operativa "una banca dati in cui sono inseriti tutti i contratti, le iniziative, i programmi connessi con l'attività di cooperazione disciplinata dalla presente legge e la relativa documentazione. L'accesso alla banca dati è pubblico salvo i limiti previsti dall'ordinamento" (AGI). © ActionAid International Italia – marzo 2006 50 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) I nodi emersi Il profilo strategico 1. In merito alla fase di definizione degli interventi da parte del Dipartimento della Protezione Civile , sulla base di quanto emerso nel corso dell’analisi, si evidenziano i seguenti aspetti: a. il quadro delle iniziative e l’individuazione dei soggetti attuatori sembra il frutto di un processo decisionale incrementale, sviluppato per aggregazione di interventi singoli, individuati sulla base di input esterni presi in considerazione secondo un criterio temporale e successivamente raggruppati per area e infine attivati sulla base dell’esigenza di mobilitare rapidamente le risorse disponibili. Questa impostazione presenta evidentemente alcuni limiti, solo in parte giustificabili alla luce delle caratteristiche di un teatro di post emergenza e delle modalità con le quali l’intervento si è venuto a creare. In termini di replicabilità, è evidente la necessità di dotarsi di criteri e procedure più organiche e puntuali per quanto riguarda la sollecitazione e individuazione dei possibili soggetti attuatori; b. la natura e l’orizzonte temporale di alcuni dei progetti prescelti conferma l’ambiguità della natura “emergenziale” dell’intervento complessivo, alimentando l’esigenza di una riflessione sulle caratteristiche delle operazioni di emergenza e post emergenza; c. il processo istruttorio e quello decisionale sono stati gestiti dalla struttura locale del DPC, in stretto raccordo con la sede di Roma e in collegamento con diversi soggetti operanti localmente e in Italia. Ciò conferma la capacità del Dipartimento di combinare le esigenze di rapidità di azione e di consultazione, evitando che l’una prevalga sull’altra e operando contemporaneamente sul terreno e in Italia. Si ha tuttavia la sensazione che sul fronte interno tale condivisione si riduca spesso a una “presa d’atto”, come nel caso dei rapporti con il MAE, oppure a una forma di controllo ex-post, come nel caso dell’approvazione del piano da parte del Comitato dei Donatori e dei Garanti; d. sembra evidente, in particolare, l’assenza di un’integrazione programmata con l’attività del MAE, che sviluppa, seppur lentamente e in modo poco percepibile dall’esterno, una propria attività istruttoria parallela, anche attraverso l’istituzione – nel febbraio 2005 - di una propria Unità Tecnica in Sri Lanka. La divaricazione iniziale tra i due soggetti si conferma, quindi, anche in termini strutturali e di programma; e. anche l’assenza di un collegamento organico e sistematico con l’azione di Regioni ed Enti Locali richiede una riflessione. In primo luogo, le Regioni e gli Enti Locali sono una componente intrinseca del sistema nazionale di Protezione Civile ed è necessario comprendere come l’intero sistema (e non solo il DPC) possa posizionarsi nel contesto delle emergenze internazionali. In secondo luogo, l’interlocuzione tra MAE e Regioni in tema di cooperazione costituisce un secondo sistema che rischia di sovrapporsi al primo e produrre duplicazioni; f. nonostante il quadro contraddittorio emerso nel corso dell’analisi, alla luce delle informazioni disponibili sembra confermato che nel processo di elaborazione strategica le ONG italiane operano come attori individuali impegnati in una forma di interlocuzione bilaterale con il DPC e in competizione tra loro per l’accesso alle risorse finanziarie, al di fuori di un coordinamento complessivo potenzialmente in grado di massimizzare i vantaggi di sistema; g. il coinvolgimento delle ONG in qualità di “soggetti attuatori”, inoltre, configura per le ONG un ruolo di “agenzia tecnica” dedicata alla produzione delle attività e dei servizi necessari alla traduzione in concreto della funzione esercitata dal DPC. Anche se nel caso specifico questa riduzione di autonomia strategica non si verifica (il DPC approva progetti presentati - quindi concepiti - dalle singole ONG piuttosto che “assegnare” alle ONG obiettivi autonomamente elaborati), il modello sottinteso da questa impostazione dovrebbe indurre le ONG a una riflessione sul proprio posizionamento; © ActionAid International Italia – marzo 2006 51 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) h. la scelta del DPC di destinare una parte consistente delle risorse a interventi da gestire direttamente appare legittima, anche sul piano dell’opportunità. Mentre l’elaborazione strategica (identificazione dei bisogni e delle funzioni necessarie a soddisfarli) è o dovrebbe essere condivisa con i soggetti finanziatori, la responsabilità della definizione delle attività necessarie alla realizzazione di tali funzioni è chiaramente assegnata al DPC e sembra appropriato che a tale responsabilità corrisponda anche un’autonomia decisionale, fatta salva l’esigenza di motivare le decisioni. Il profilo organizzativo e gestionale 1. In questa fase la struttura di missione DPC si consolida, anche sulla scorta dell’Ordinanza 3402 (del 25 febbraio 2005) che, tra l’altro, autorizza il reclutamento aggiuntivo di personale esterno (fino a 15 esperti, che si aggiungono ai sei previsti dalle precedenti ordinanze, contrattualizzati con regime di collaborazione coordinata e continuativa e la possibilità di 5 ulteriori mandati professionali, oltre che di reclutare personale locale). Questa autorizzazione, e le facoltà conseguenti, vengono motivate alla luce delle esigenze di somma urgenza. È tuttavia importante segnalare che in una successiva Ordinanza, la n. 3417 del 24 marzo 2005 (art. 13 comma n. 2), il trattamento giuridico, economico, fiscale e previdenziale di esperti e collaboratori viene equiparato a quanto previsto per gli incarichi di esperto ai sensi della L. 26 febbraio 1987, n. 49 – circostanza che sottrae l’impiego di tale personale alla logica derogatoria dell’eccezionalità, riconducendolo a un ambito ordinariamente normato e regolato. 2. Benché nell’Ordinanza manchi un riferimento esplicito, è presumibile che la configurazione della missione sia riconducibile alla fattispecie delle “strutture di missione”. Si tratta di una forma organizzativa flessibile prevista tra quelle attuabili dalla presidenza del Consiglio dei Ministri ai sensi della specifica normativa vigente (in particolare art. 7 comma 4 del d.lgs. 303 del 30 Luglio 1999 e provvedimenti successivi) in vista di obiettivi e programmi ben definiti e da conseguire in un arco di tempo determinato. Una conferma indiretta giunge dal fatto che, nell’ambito della medesima Ordinanza n. 3402, viene istituita una seconda struttura di Missione del DPC per quanto concerne le attività post emergenza nella città di Beslan. Quest’ultimo fatto è anche una conferma diretta della proiezione internazionale del DPC e della sua operatività in contesti successivi all’immediata emergenza (l’evento traumatico a Beslan avviene nel settembre 2004). 3. Anche in questa fase il processo direzionale DPC appare fluido lungo la direttrice Bertolaso (Capo DPC) – Spaziante (Vicecapo) – Miozzo (responsabile di Missione). Contribuiscono a generare tale fluidità il peculiare assetto direzionale del DPC basato sull’intercambiabilità delle figure di Capo e Vicecapo e la chiara distribuzione delle responsabilità centro-periferia. Dal punto di vista organizzativo, tuttavia, gioca un ruolo determinante anche una cultura direzionale omogenea, fondata su una medesima visione organizzativa e spiegabile anche alla luce delle biografie delle persone in carica. Questa cultura sembra poggiare su una ricerca sistematica degli spazi di azione effettivamente disponibili, orientando prassi e comportamenti verso i risultati da perseguire secondo modalità compatibili con il rispetto delle prescrizioni e normative vigenti. La seguente dichiarazione del Capo del DPC riassume la visione organizzativa evidenziata nel corso delle interviste: “Le burocrazie nei loro comportamenti spesso si fanno interpreti di [una] confortevole rassegnazione all’esistente, traducendola in inerzia e passività e azzerando il valore del tempo. Per noi il tempo esiste, spesso è il nemico da battere: occorre arrivare prima, esserci, attivarsi immediatamente. Altre realtà vivono il tempo in maniera del tutto diversa: gelose delle loro competenze, avviano iter procedurali destinati ad arenarsi in qualsiasi momento, e convivono senza disagio con procedimenti in corso magari da anni che non hanno prodotto e che spesso non produrranno alcun risultato concreto. È questo – non l’unico – un motivo importante della ragione per cui la Protezione Civile spesso viene vissuta come una sorta di indebita violenza, come una forzatura della volontà di altri, perché obbediamo a logiche opposte, ci muoviamo anche dal punto di vista normativo con regole che riconoscono il valore del tempo, operiamo calando sul tavolo la carta della responsabilità, ci attiviamo e non ci rassegniamo fino a quando non abbiamo tentato tutte le strade per raggiungere gli obiettivi che ci vengono affidati. Ecco perché è più difficile gestire il confronto con le burocrazie di questo tipo, attive al centro come in periferia, piuttosto che governare un’emergenza85. 85 Il brano è tratto dalla relazione di Guido Bertolaso “Prevedere, prevenire e gestire le emergenze: un possibile metodo di governo delle complessità”, Roma – 17 novembre 2005, Villa Mondragone, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. © ActionAid International Italia – marzo 2006 52 Parte Prima LA SCELTA DEGLI INTERVENTI (dal 20 gennaio al 21 marzo) 4. Per quanto riguarda le procedure, due aspetti sono rilevanti: a. l’apertura di due distinti conti correnti (presso la struttura di missione – Ordinanza n. 3417 e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ordinanza n. 3394) e le modalità previste per la movimentazione delle risorse (Capo e Vicecapo DPC per il conto principale, sotto il controllo della Commissione di Garanzia, e responsabile di Missione per il conto locale) combinano esigenze di rapidità decisionale, chiarezza delle responsabilità, mappatura e controllo di trasferimenti e impieghi; b. la decisione di adottare il framework ECHO ad attività già iniziate, adattandolo alle caratteristiche dell’intervento, alla luce delle informazioni raccolte sembra riflettere l’esigenza di: 1. dotarsi appena possibile di un punto di riferimento organico, certo e condiviso per lo sviluppo degli interventi e il dialogo con i soggetti attuatori. A questo proposito la collaborazione instaurata con le ONG (peraltro più esperte e competenti sull’utilizzo delle procedure) costituisce un interessante esempio di governance degli interventi; 2. rinunciare a soluzioni immediatamente disponibili ma poco funzionali e potenzialmente in grado di compromettere alcune dimensioni dell’intervento (rapidità gestionale, regolarità, rendicontazione etc.); in questo senso si può interpretare la rinuncia alle procedure MAE; 3. definire, apprendere e metabolizzare una procedura specifica per gli interventi DPC, replicabile in futuro. © ActionAid International Italia – marzo 2006 53 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) FASE 3: LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) I fatti A fine marzo risultano firmate tutte le convenzioni con ONG per progetti in loco. Il valore dei contributi concessi dal Dipartimento della Protezione Civile a tali progetti è di 19.596.752,93 euro, di cui 16.743.044,6 a carico dei fondi privati e il restante 14,5% a carico dei fondi della DPC. Il costo complessivo dei progetti è di 20.265.555,9 euro (alcuni progetti sono cofinanziati dalle ONG). Altre convenzioni vengono stipulate nei mesi successivi con gli enti preposti al monitoraggio: la SIM, Punto Sud e ActionAid International. Il 7 aprile 2005 la Protezione Civile emette una direttiva per la gestione degli interventi diretti, facente riferimento “alle procedure previste dall’Accordo Quadro di ECHO – Ufficio Umanitario della Commissione Europea”, analogamente a quanto previsto nelle convenzioni stipulate con le ONG e gli altri enti. Alla struttura di missione in Sri Lanka spetta la definizione dei requisiti tecnici e dei capitolati, la predisposizione dei bandi di gara o delle richieste di offerta, la valutazione delle offerte, la stesura dei contratti. Il Dipartimento provvederà alle aggiudicazioni formali, alla stipula dei contratti e alla gestione di eventuali contenziosi. Sul sito del Dipartimento della Protezione Civile il 21 marzo 2005 compare la notizia che sono state “firmate tutte le convenzioni previste dai piani operativi approvati dal Comitato dei Donatori e dal Comitato dei Garanti nelle riunioni del 31 gennaio e del 15 marzo”. Ciò appare impreciso, in quanto due convenzioni, quella con l’ANPAS e quella con la Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, portano in realtà la data del 12 aprile 2005 (per un importo complessivo di 718.607,29 euro). Nel caso dell’ANPAS la scheda di progetto risulta presentata il 21 marzo per un intervento della durata di 18 mesi da realizzarsi nel Distretto di Galle; per quanto riguarda l’intervento della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, si tratta di un intervento di 12 mesi da realizzarsi nei distretti di Trincomalee e Batticaloa86. L’importo totale delle sei convenzioni fino a questo momento firmate con enti diversi da ONG è pari a 7.894.007,29 euro; i progetti sono distribuiti in tutte le zone colpite dal maremoto, con concentrazione nei distretti di Galle e Trincomalee. Il 26 maggio 2005 viene pubblicato dal Dipartimento della Protezione Civile un decreto87 contenente le modalità di gestione degli interventi realizzati dalle ONG. Tale documento, che per le regole generali fa riferimento al già citato accordo di partenariato di ECHO, specifica meglio gli adempimenti ai quali sono sottoposte le ONG nel quadro delle convenzioni stipulate. In particolare, stabilisce che: i progetti possono avere una proroga massima di tre mesi; l’invio di una relazione intermedia deve avere luogo entro un mese dal termine del progetto; una relazione finale deve essere approntata al massimo entro 3 mesi dalla conclusione delle attività. Il decreto definisce la tipologia dei costi eleggibili e specifica anche alcuni “criteri di flessibilità” che permettono alle ONG di modificare i programmi previsti sia direttamente in alcuni casi, sia dietro necessaria approvazione da parte del Dipartimento. Da febbraio a settembre 2005 sono state stipulate tutte le 25 convenzioni previste dal programma generale degli interventi, comprese quelle per il monitoraggio, per un importo complessivo di 19.955.056,16 euro, di cui 17.101.346,83 a carico delle donazioni e 2.823.709,33 a carico del Fondo per la Protezione Civile88. Nell’aggiornamento del DPC del 10.10.2005 si aggiunge una generica voce “monitoraggio” a cui fanno capo tre differenti organizzazioni: SIM, Progetto Sud e la nostra organizzazione, ActionAid International. 86 Il testo della convenzione tra DPC e la Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, pubblicato sul sito del Dipartimento, non contiene l’allegato con la descrizione del progetto da realizzarsi. 87 Dipartimento della Protezione Civile – Decreto Modalità di gestione dei progetti da parte delle ONG nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dallo Tsunami del 26 dicembre 2004 – 26 maggio 2005. 88 Al 12 dicembre 2005 il dato di riferimento ai pagamenti effettuati è pari a 14.159.298,57 euro. © ActionAid International Italia – marzo 2006 54 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) Il Comitato dei Garanti, nella seduta del 21 gennaio 2005, raccomandava al Dipartimento di affiancare alle proprie attività il ruolo di una società di monitoraggio in grado di svolgere un controllo qualitativo sull’esecuzione degli interventi in corso nello Sri Lanka, misurando il grado di avanzamento delle attività previste per i singoli progetti, nonché l’efficienza e l’efficacia dei risultati conseguiti. Sulla base di tale raccomandazione il 19 maggio 2005 il Dipartimento conferiva alla SIM - Società Italiana di Monitoraggio S.p.A., che vanta una importante esperienza proprio nello specifico settore degli interventi umanitari d’emergenza -, l’incarico di curare il monitoraggio delle operazioni. Il rapporto intermedio della SIM89, presentato in sintesi nel capitolo successivo, rappresenta un primo bilancio sull’intervento italiano nel Sud Est Asiatico in risposta al maremoto del 26 dicembre 2004. Il dato complessivo per l’attività di monitoraggio prevede uno stanziamento di 205.500 euro, finanziato per 135.500 euro con fondi del DPC, e per il rimanente con fondi privati. Questo dato risulta poco eloquente dal momento che: • è impossibile fare uno scorporamento degli effettivi finanziamenti alle singole organizzazioni (è il solo caso in cui non è stata fatta una suddivisione per enti sulla base delle convenzioni firmate); • non si capisce se i fondi privati di cui qui si parla facciano parte della raccolta SMS o di una successiva raccolta (sul sito del DPC si legge che per il finanziamento di tale attività il Dipartimento si è rivolto a diversi soggetti, chiedendone la disponibilità a sostenere almeno in parte l’iniziativa. La disponibilità è stata assicurata da tre istituzioni bancarie, che hanno già deliberato la concessione di un contributo: la Compagnia di San Paolo, la Banca Popolare di Vicenza e la Banca Cassa di Risparmio di Firenze. Il Dipartimento si è fatto carico del residuo finanziamento necessario). Da parte nostra possiamo fare chiarezza sul fatto che la convenzione con ActionAid International viene firmata nel settembre 2005 e ha una durata di 7 mesi. Il Dipartimento si impegna a fornire ogni informazione richiesta e un contributo finanziario di 15.000 euro comprensivo di IVA, unicamente destinato ai costi vivi effettivamente sostenuti dall’Associazione (missioni, trasferte, riproduzioni o pubblicazione documenti), restando in ogni caso escluso che il contributo possa essere utilizzato per la remunerazione di personale. Obiettivo del nostro intervento è svolgere un’attività di ricerca volta a descrivere il modello complessivo di intervento messo in atto dal Dipartimento per la gestione delle emergenze conseguenti al maremoto del 26 dicembre 2004. In totale vengono quindi firmate 31 convenzioni per progetti in loco e tre per il monitoraggio. Gli importi variano da un minimo di 15.000 euro a un massimo di 3.000.000 euro. In data 10 ottobre 2005 il Dipartimento ha pubblicato uno stato di attuazione aggiornato delle assegnazioni, che riportava i dati consultabili nella Tabella 9 in Allegato. Per la lettura della sintesi delle assegnazioni al 10 ottobre 2005 (Tabella 10), si ricorda che i costi imputati al monitoraggio vengono considerati (come fa il DPC) destinati a organizzazioni non governative, nonostante solo due (Punto Sud e ActionAid International) dei tre soggetti chiamati in causa abbiano tale natura (la SIM è una S.p.A.). Tab. 10 – Sintesi delle assegnazioni al 10.10.2005 costo a carico donazioni costo a carico DPC costo totale ONG 16.743.044,60 2.853.708,33 19.596.752,93 DPC 22.766.161,50 2.129.573,60 24.895.735,10 ALTRO 7.026.746,56 1.072.760,73 8.099.507,29 Fonte – Elaborazione ActionAid International su dati della Protezione Civile % sul totale 37,26 47,34 15,40 n° interventi 25 6 11 89 Il rapporto è interamente pubblicato sul sito della Protezione Civile. © ActionAid International Italia – marzo 2006 55 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) Grafico 1 – Assegnazione fondi al 10.10.2005 30.000.000,00 25.000.000,00 20.000.000,00 costo a carico donazioni costo a carico DPC costo totale 15.000.000,00 10.000.000,00 5.000.000,00 ONG DPC ALTRO Fonte: Elaborazione ActionAid International su dati della Protezione Civile A fronte dell’aggiornamento del 12.12.2005, l’importo delle donazioni disponibili affidate al Dipartimento della Protezione Civile per la realizzazione di interventi nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dallo Tsunami è pari a 47.354.372,33 euro. In aggiunta a tale importo, a valere sul Fondo della Protezione Civile, è stata resa finora disponibile la somma di 6.056.043,56 euro. L’importo complessivo disponibile è quindi pari a 53.410.415,89 euro (in data 15 dicembre 2005). Il programma generale degli interventi ha una dimensione finanziaria pari a 52.875.298,45 euro, di cui 46.819.254,89 a carico dei donatori e 6.056.043,56 a carico del Dipartimento della Protezione Civile. L’importo residuo derivante dalle donazioni (537.117,44 euro) costituisce un fondo di riserva per eventuali ulteriori interventi anche di natura integrativa rispetto a quelli già in corso. Il programma, a seguito di alcune rimodulazioni approvate dal Comitato dei Garanti, consiste in 42 progetti di intervento, 25 dei quali oggetto di convenzioni con organizzazioni non governative, sette90 oggetto di convenzione con altre organizzazioni e organismi nazionali e internazionali e 10 realizzati direttamente dal Dipartimento della Protezione Civile. Da una rielaborazione dei dati forniti dal DPC, vediamo che i principali settori di intervento dei progetti gestiti da ONG o altri enti sono: sviluppo socio economico (43%), pesca (21%) e sanità (15%) così ripartiti: 90 Questo dato, ripreso dallo stato di attuazione del DPC al 10.10.2005, probabilmente tiene conto della convenzione con la SIM, che però non è disponibile per cui non è stata considerata precedentemente. Una volta presa visione della convenzione con la SIM, soggetto “altro”, sarà inoltre possibile rettificare la ripartizione dei fondi, che fino a qui ha incluso i costi allocati per la valutazione fra quelli per le ONG. © ActionAid International Italia – marzo 2006 56 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) Tab. 11 Distribuzione per settori e per tipo di soggetti ONG Enti Istruzione 300.000 Monitoraggio 205.500 Pesca 2.809.044 3.000.000 Ripristino condizioni di vita 3.811.450 718.607 Sanità 3.548.414 675.400 sistema igienico sanitario 926.500 Sviluppo socioeconomico locale 8.201.344 3.500.000 19.802.252 7.894.007 TOTALE 300.000 205.500 5.809.044 4.530.057 4.223.814 926.500 11.701.344 27.696.260 Fonte: DPC – prospetto approvato dai Garanti il 10.10.2005 – 7° aggiornamento - rielaborazione ActionAid International Il 100% degli interventi di istruzione, monitoraggio e sistema igienico sanitario, l’84% dei progetti relativi al settore del ripristino condizioni di vita e sanità e il 70% delle opere di sviluppo socioeconomico locale vengono realizzati da ONG. Solo nei progetti legati alla pesca gli altri enti partecipano in maniera considerevole con il 51,64% dei fondi. Si ricorda che questi dati non tengono conto dei progetti gestiti direttamente dal DPC, che consistono nel 48,9% dei fondi privati raccolti con SMS. Come abbiamo ricordato precedentemente, lo sviluppo degli interventi viene accompagnato da attività di controllo. Le verifiche sull’operato del Dipartimento della Protezione Civile in Sri Lanka sono esercitate da due diversi organismi, istituiti con l’Ordinanza 3392 dell’8 gennaio 2005 dalla Presidenza del Consiglio, il Comitato dei Garanti e la Commissione di garanzia per il controllo contabile e di legalità. Nel periodo gennaio – maggio 2005, il Comitato si riunisce cinque volte, la Commissione sette. Al Comitato dei Garanti il Governo ha assegnato la funzione di supervisione dell'azione di gestione delle risorse da parte del Dipartimento della Protezione Civile. Non si tratta quindi di una funzione di controllo vero e proprio, quanto appunto di un’attività di garanzia. Il Comitato dei Garanti ha assunto anche un ruolo di gestione dei contatti con le parti coinvolte nell’azione di cooperazione italiana. A più riprese infatti ha avuto rapporti sia con il Ministro degli Esteri sia con le ONG, nonché con i media. In particolare tiene i rapporti con il “Comitato dei Donatori” che riunisce i rappresentanti degli enti e aziende (gestori telefonici, mezzi di comunicazione, comunità religiose) che hanno deciso di affidare la gestione dei fondi raccolti al Dipartimento della Protezione Civile. La segreteria del Comitato è presso il Dipartimento della Protezione Civile. Di • • • • particolare interesse invece sono i cinque report prodotti dalla Commissione di controllo: I report - marzo 2005 II report - aprile 2005 III report maggio 2005 IV report – luglio 2005 • V report - settembre 200591 Nel primo report, dell’8 marzo 2005, la Commissione ha dovuto affrontare una questione preliminare concernente la definizione delle regole contabili cui sottoporre la gestione delle donazioni e, in particolare, il loro regime giuridico. Occorreva infatti trovare una sintesi tra la natura oggettivamente “privata” delle donazioni e la necessità che la gestione delle stesse fosse affidata a un organismo pubblico. I fondi sono stati versati su un conto corrente bancario e la Commissione ha il potere di verificarne la movimentazione. In questo caso assistiamo a una prima eccezione alle regole stabilite nella gestione di fondi pubblici; infatti la Commissione di controllo riconosce che “il prelevamento di somme dal conto corrente bancario avverrà secondo le tipiche prassi bancarie e quindi il Dipartimento, anche in questa fase, si muoverà sulla base di regole privatistiche, che consentiranno fluidità e soprattutto rapidità di intervento” 92. Per quanto riguarda le convenzioni con gli organismi esecutori, 91 Testi disponibili presso il sito del Dipartimento Protezione Civile http://www.protezionecivile.it. 92 Primo Report della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico colpite dal maremoto del 26 dicembre 2004 – 8 marzo 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 57 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) alla data del report la commissione riconosce come giuridicamente impegnati 13.444.759,93 euro, che gravano sulle risorse derivanti dalle donazioni. Le convenzioni, stipulate con le ONG, sono regolate secondo le modalità previste dall’Accordo Quadro di Partenariato ECHO - Ufficio Umanitario della Commissione Europea, in vigore dal 1° gennaio 2004. La Commissione rileva anche che “alla data del presente ‘report’ non sono risultate spese a carico del fondo donazioni private”. Dal report risulta che nei giorni dal 24 al 27 febbraio due componenti della Commissione si sono recati in Sri Lanka per visitare le attività del Dipartimento. La stessa Commissione riconosce che la durata di tale visita non ha permesso di effettuare controlli amministrativi in loco, riservandosi la possibilità di ulteriori missioni nell’area93. Nel secondo report della Commissione si descrive una missione effettuata in loco da un componente della struttura di controllo. Per quanto riguarda la spesa allocata sulle risorse ordinarie della Protezione Civile, risultavano iscritte alla struttura in loco entrate pari a circa 156.724,82 euro, quasi totalmente spese e giustificate. Riguardo alle convenzioni approvate con le ONG e con gli altri organismi pubblici la Commissione ha preso atto che “la totalità dei progetti è, per così dire, ‘in marcia’; alcuni sono in fase più avanzata, altri meno; e ciò per motivi di vario genere…” 94. La Commissione quindi preannuncia un ulteriore controllo riguardante i progetti delle ONG e degli altri enti e “ravvisa l’opportunità che il Dipartimento, da subito, provveda a richiedere alle ONG e agli altri soggetti interessati elementi conoscitivi aggiornati sullo stato operativo dei singoli progetti e soprattutto sulle spese sostenute…”. Nel secondo report non si fa riferimento ai progetti in corso del Dipartimento della Protezione Civile, il quale ne aveva annunciato, in data 11 marzo, l’avviata esecuzione per circa 3.300.000 euro di spesa e l’avvio delle procedure di aggiudicazione per ulteriori 6.700.000 euro. Ciò appare singolare, considerando che tali interventi costituiscono una parte notevole delle attività da realizzarsi con le donazioni percepite. In data 7 aprile 2005 il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso un documento95 contenente le “Direttive concernenti modalità e procedure per l’utilizzo delle risorse destinate alla realizzazione degli interventi nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dal maremoto del 26 dicembre 2004”. In tale documento si fa riferimento innanzitutto al sistema di conti bancari messi in atto per la raccolta delle donazioni e l’impiego delle risorse in loco. In pratica esiste un “Conto Italia” sul quale sono depositate le somme raccolte dai cittadini. Il 25 febbraio 2005 l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio n. 3402 ha autorizzato l’apertura di un conto corrente bancario anche nello Sri Lanka (denominato “Conto Sri Lanka DPC”) il quale però deve essere alimentato con risorse tratte dal Fondo per la Protezione Civile e non dal Conto Italia, e dovrà essere utilizzato esclusivamente “per le sole finalità concernenti l’acquisizione di beni e servizi ad uso della struttura di missione”. Il 24 marzo 2005 l’Ordinanza 3417 della Presidenza del Consiglio autorizza l’apertura in Sri Lanka di un secondo conto corrente, denominato “Conto Sri Lanka – donazioni” sul quale verranno trasferite dal Conto Italia somme derivanti dalle donazioni e destinate alla realizzazione degli interventi diretti da parte della Protezione Civile. La direttiva definisce poi le rispettive competenze tra il Dipartimento e la struttura di missione in loco. Le spese effettuate in loco vengono registrate e trasmesse trimestralmente. Il primo rendiconto è previsto per il 30 giugno 2005: durante i cinque mesi successivi al maremoto non si sono potuti visionare pubblicamente gli accertamenti della gestione delle spese realizzate in loco. 93 Cit. Primo report Commissione controllo (…) “La brevità della visita e il carattere ricognitivo della stessa non hanno consentito particolari approfondimenti e del resto questa prima visita, preparatoria di ulteriori accertamenti in loco, non aveva lo scopo di effettuare uno specifico “controllo” . Va tuttavia detto, per i profili che interessano questa Commissione, che ciò che si è visto giustifica ampiamente positive aspettative in ordine ai criteri e alle modalità di gestione delle donazioni (…)“. 94 Secondo Report della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico colpite dal maremoto del 26 dicembre 2004 – data non ricavabile dal documento pubblicato. 95 Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile – Direttive concernenti modalità e procedure per l’utilizzo delle risorse destinate alla realizzazione degli interventi nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dal maremoto del 26 dicembre 2004, Roma, 7.04.2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 58 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) La Commissione ha rilevato regolarità e conformità alla vigente legislazione da parte del Dipartimento della Protezione Civile ma non è stata in grado di valutare adeguatamente la correttezza dell’impiego dei fondi degli organismi esecutori e nemmeno della Protezione Civile stessa per quanto attiene ai progetti direttamente gestiti. Ciò significa che se non è facile coniugare le esigenze di flessibilità tipiche dell’intervento di emergenza con il rigore nella gestione delle pratiche amministrative, a maggiore ragione occorre che gli organismi deputati al controllo pubblico siano messi in grado di operare nel modo più efficace possibile. Nel terzo report della Commissione vengono riportati i risultati della missione effettuata in loco dal 20 al 23 maggio da due componenti della struttura di controllo per una verifica dello stato di attuazione dei progetti di cui alle convenzioni stipulate tra il Dipartimento della Protezione Civile e le ONG; la verifica – tesa a comprendere, in vista dell’esame dei rendiconti, le attenzioni contabili poste localmente in essere e le difficoltà operative incontrate nell’attuazione dei progetti – ha nel contempo consentito di accertare lo stato dell’arte relativo ai progetti in questione. La visita, attuata in collaborazione con il nucleo di esperti operanti presso la Missione della Protezione Civile in Sri Lanka, ha riguardato iniziative collocate nel distretto di Galle e in località Negombo realizzate da: CISP, COSV, Alisei, Movimondo, VIS. La missione, si ricorda, ha avuto uno scopo conoscitivo e non ispettivo. È interessante notare come una delle difficoltà registrate dalla Commissione venga imputata a “carenze nella progettazione iniziale, che è stata condizionata dalla comprensibile non adeguata conoscenza delle realtà locali o da informazioni errate o incomplete fornite dalle stesse amministrazioni locali”. Questo mette ancora più in luce i limiti della selezione iniziale dei progetti e/o degli enti attuatori da parte del DPC. A riprova di ciò si evince nello stesso documento che solo il VIS, ONG già storicamente presente in loco, ha realizzato positivamente tutti gli interventi in oggetto. È solo nel IV report che si parla di verifica dei progetti direttamente eseguiti dal DPC. La missione ha avuto luogo nella prima decade del mese di agosto. Com’è noto i progetti in questione riguardano principalmente scuole, ospedali e in genere edifici pubblici. La verifica, essenzialmente, si è basata sull’analisi degli atti custoditi presso l’archivio della Struttura di Missione DPC a Colombo; nello stesso contesto si sono svolti colloqui informativi con il personale (“esperti”, funzionari amministrativi) a vario titolo impegnato nella realizzazione dei progetti in questione. La missione ha verificato la corretta e completa raccolta di tutti gli atti relativi ai passaggi formali delle procedure avviate dalla fase dell’analisi dei bisogni a quella progettuale, a quella dell’avvio della fase propriamente esecutiva dell’opera. Tale “ricostruzione” è apparsa conforme ai “quadri” riepilogativi (“database”) elaborati e aggiornati con gli strumenti informatici e, sotto il profilo delle spese, con le risultanze contabili. Nel documento si sottolinea inoltre l’importanza di registrare anche i contatti diretti e non formalizzati con le autorità locali per rispondere all’esigenza di tramandare la completa conoscenza dello stato del procedimento al personale di volta in volta assegnato alla struttura di missione. Si prendono inoltre in esame altre modifiche da apportare al sistema di archiviazione in banca dati. Riguardo alle procedure adottate dalla missione in loco, l’analisi della documentazione ha consentito di verificare che è stata posta in essere una procedura (standard) che sotto il profilo della trasparenza e della correttezza appare esente da rilievi sostanziali96. La Commissione ha inoltre ‘colto l’occasione’ per chiedere elementi informativi sui progetti seguiti dalla FAO, dai Vigili del Fuoco e dall’Istituto Superiore di Sanità. Si registra un forte ritardo del progetto FAO, nonostante la Protezione Civile abbia già erogato all’organizzazione la somma di 3.000.000 euro, pari al costo totale dell’intervento. Gravi ritardi anche dell’Istituto Superiore di Sanità che, alla data del report, aveva già riscosso il 40% dell’importo previsto in convenzione, pari a 270.160 euro (su di un totale di 675.400 euro). Banca Etica e Vigili del Fuoco stanno invece proseguendo le attività secondo i tempi. 96 Nel documento si mette in risalto che nelle procedure messe applicate si è tenuto conto sia delle regole e dei principi ECHO, pur se in parte motivatamente derogati, sia delle regole e prassi locali, per giungere infine a un risultato che viene definito positivo sotto il profilo della trasparenza e della legalità: Non si declinano le rilevanze “non sostanziali” registrate. © ActionAid International Italia – marzo 2006 59 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) Oggetto di esame del V report è una gara d’appalto. Importante sottolineare che nel computo finanziario degli interventi non era stata tenuta in considerazione l’applicazione da parte del Ministero delle Finanze dello Sri Lanka delle disposizioni per garantire “Facilitazioni sul pagamento dell’imposta sul valore aggiunto (VAT) per donazioni/acquisti di beni e servizi da parte di organizzazioni e persone impegnate nei lavori di riabilitazione delle aree colpite dallo Tsunami ”, norme sollecitate anche da parte del Dipartimento. Se l’esclusione non può avere valore “retroattivo” sulla VAT già pagata, tale applicazione pone comunque la necessità di riformulare il piano economico/finanziario di tutti gli interventi per i quali non si è ancora giunti al pagamento e il “risparmio” conseguito dovrà essere oggetto di attento monitoraggio. Infine, in questo rapporto si sottolinea la questione del prezzo a base d’asta che, a quanto sembra, non corrisponde più alle esigenze di mercato. Tra le attività di controllo e monitoraggio rientra anche una missione organizzata dal DPC che ha avuto luogo dal 25 al 30 giugno. Vi hanno preso parte: E. Bonino, A. Monorchio, A. Canale, due Direttori Generali e un Vicedirettore della Farnesina, rappresentanti di aziende telefoniche ed enti promotori delle sottoscrizioni (Tim, Vodafone, H3G, Wind e Telecom, Tg1, Corriere della Sera e Tg5), cinque donatori sorteggiati (Dario Cucè, Dario Scancarello, Alessandra Kurre, Marco Muretto, Luciano Travaglino). I giornali raccolgono diversi commenti, tutti estremamente positivi, dei partecipanti alla missione97. Il 12 dicembre 2005, con l’Ordinanza del DPC, si prevede una diversa disciplina per l’alimentazione del Conto Italia, consentendo anche il trasferimento delle risorse relative alla quota parte di finanziamento posta a carico del Dipartimento per gli interventi a gestione diretta, questo perché a seguito dell’avvenuta stipula dei primi contratti per la realizzazione dei diversi lavori diretti da parte del DPC è emersa l’esigenza di assicurare la correttezza dei pagamenti nei termini stabiliti dai contratti stessi, evitando il rischio di interruzione dei lavori per temporanea carenza di risorse finanziarie. Il dibattito In fase di gestione degli interventi i temi al centro del dibattito sono quelli legati alla funzione di coordinamento (ONG /Dpc e Dpc/MAE) e alla trasparenza. Se delle procedure, pur non sufficientemente chiare, per la identificazione dei progetti gestiti da ONG esistevano, poco possiamo invece dire per i progetti gestiti direttamente dal DPC e per quelli gestiti da altri enti. Per parecchio tempo non si trova traccia della documentazione preparatoria relativa agli altri interventi previsti da organismi diversi dalla Protezione Civile, che ammontano a oltre sette milioni di euro dei fondi già allocati in precedenza. Non esistono disposizioni analoghe a quelle previste per le ONG dal decreto 2271 citato in precedenza da applicarsi agli altri enti. Nella documentazione pubblicata non sempre si fa riferimento preciso ai tempi di realizzazione e alla quantificazione analitica dei costi, né alle procedure di realizzazione (mezzi, personale impiegato, eventuali appalti, utilizzo di personale locale) per quanto riguarda i progetti gestiti dal DPC. Alcune incongruenze emergono in merito alle convenzioni firmate con altri soggetti. Nel caso della convenzione firmata con la Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, nel testo pubblicato sul sito del Dipartimento non è presente l’allegato con la descrizione del progetto da realizzarsi, che si trova invece nelle altre convenzioni. Nel caso dei Vigili del Fuoco risulta insufficiente la parte relativa al piano economico, che viene espresso in sole tre voci generali. Non vi sono, inoltre, riferimenti a piani di fattibilità dell’intervento, il quale deve essere ancora definito nei particolari98. Sembrerebbe quindi che il Dipartimento abbia posto particolare attenzione a definire gli interventi e i rapporti con le organizzazioni non governative, mentre nel caso dei propri interventi diretti e nei rapporti con gli altri enti non pare che ci sia stata una simile attenzione, nonostante sul totale dei fondi raccolti l’impegno diretto del Dipartimento costituisca oltre il 47% delle disponibilità: i criteri di definizione degli interventi diretti del DPC e la documentazione analitica relativa non sono 97 Si rimanda alla rassegna stampa presente sul sito della Protezione Civile, www.protezionecivile.it . 98 Nel caso dei Vigili del Fuoco si è tenuto conto della natura pubblica del soggetto, essendo parte del Ministero degli Interni. L’oggetto della realizzazione sono stazioni di Vigili del Fuoco. © ActionAid International Italia – marzo 2006 60 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) adeguatamente illustrati e le modalità di gestione dei progetti da parte delle ONG pubblicate con il decreto del 26 maggio 2005 non riguardano gli interventi diretti dal DPC. I report dei comitati di controllo stimolano ulteriori riflessioni sulla gestione complessiva degli interventi. Come era possibile prevedere, gli interventi si sono dimostrati più efficienti laddove le organizzazioni avevano già un contatto forte con il territorio; questo, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, dovrebbe far riflettere sulle modalità di selezione degli interventi che, come abbiamo visto, sono state troppo informali. La sintesi tra la natura oggettivamente “privata” delle donazioni e la necessità che la gestione delle stesse seguisse le regole di trasparenza di un organismo pubblico avrebbe dovuto essere un problema da affrontare già in fase di selezione degli interventi. Le difficoltà in cui si sono imbattuti alcuni soggetti poco affini al lavoro di cooperazione in Paesi all’estero dimostra come l’emergenza internazionale non possa essere un terreno da delegare solamente a tecnici: vi sono competenze, sensibilità e visioni specifiche che non vanno sottovalutate, soprattutto se, allontanandosi da una impostazione miope, si intende l’emergenza come una fase antesignana allo sviluppo, ancora di più in Paesi economicamente o politicamente deboli. Riguardo alla selezione e poi alla gestione dei progetti da parte delle ONG, il Presidente dell’Associazione delle ONG italiane, Sergio Marelli, afferma che “L’intervento in Asia ha funzionato bene perché fin dall’inizio tutte le istituzioni - quindi DPC, MAE e Nazioni Unite in loco - hanno riconosciuto come interlocutore esclusivo e privilegiato l’Associazione delle ONG e non c’è stata una ricerca a doppio senso della singola ONG: da subito c’è stata una interlocuzione coordinata con il soggetto rappresentativo delle ONG”, ma questa tesi non trova una conferma dagli altri i soggetti intervistati, che invece segnalano una sostanziale assenza dell’Associazione e una interlocuzione bilaterale tra ONG e DPC. Miozzo sottolinea che solo il gruppo SOLINT si è presentato al DPC come gruppo coordinato, ma tutte le altre ONG si sono mosse individualmente, anzi sono state proprio le riunioni indette dal DPC a garantire un minimo di coordinamento tra le organizzazioni. L’Associazione ONG entra in scena in Italia quando richiede di essere interlocutore del gruppo dei Garanti, richiesta che fu tra l’altro accolta, ma qui si parla di circa febbraio, marzo. (Fonte: intervista a Mozzo, 30.12.2005) Un ruolo sostanziale sembra invece aver avuto l’Associazione ONG per la definizione delle procedure da adottare per la gestione dei fondi: l’Associazione infatti non solo ha suggerito al DPC l’uso delle procedure ECHO, ma ha fornito anche tutti i materiali (moduli, manuali, metodologie) anche attraverso corsi di formazione realizzati in loco per i funzionari del Dipartimento. (Fonte: intervista a Sergio Marelli, 10.11.2005) Questa scelta, come abbiamo già sottolineato, è stata suggerita e sollecitata al DPC dalle ONG che “hanno non solo fornito tutti i moduli e le procedure, ma si sono occupate anche di promuovere corsi di formazioni in loco sull’applicazione delle procedure ECHO per l’emergenza, apportando, anche in questo caso, un importante contributo” (fonte: intervista a responsabile di ONG, 10.11.2005) “Il DPC non aveva adottato in origine dei formati compatibili con ECHO per cui bisognava arrivare a una convergenza tra lo stato di decisioni già prese, le convenzioni firmate e la possibilità di applicare quello che di determinante dell’FPA andava adottato. Da questa necessità nasce un tavolo di discussione tra ONG e DPC sul bisogno di definire i riferimenti su modalità, modulistica, procedure, etc. Si è fatto un esercizio: di comune accordo si sono costruiti strumenti compatibili sia con il contratto quadro sia conle procedure dell’Amministrazione pubblica (decreto del 26 maggio). È stata un’opera di convergenza e limatura dell’FPA. Dal 26 maggio in poi si è iniziato a lavorare con un linguaggio comune per tutti. Non si è adottata la normativa del MAE perché ha troppe aree non definite soprattutto nel caso di emergenza”. (Fonte: intervista a Davide Martina, Progetto Sud, 19.12.2005) Solo in data 26 maggio 2005 viene quindi pubblicato dal Dipartimento della Protezione Civile un decreto99 contenente le modalità di gestione degli interventi realizzati dalle ONG. 99 Dipartimento della Protezione Civile – Decreto Modalità di gestione dei progetti da parte delle ONG nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dallo Tsunami del 26 dicembre 2004, 26 maggio 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 61 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) Anche in relazione al MAE si sono aperti ampi dibattiti. Nella seconda fase dell’intervento, la Protezione Civile è risultata manifestamente più attiva della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) che è la sezione del Ministero Affari Esteri deputata alla gestione dei programmi di cooperazione internazionale del nostro Paese. Ma questo è dovuto anche alle difficoltà di movimento proprie del MAE che ha solo tre strumenti per operare in casi di emergenza. I fondi stanziati dal MAE non sono minimamente equiparabili a quelli promessi nella fase più acuta del dopo maremoto. Anche la stampa registra difficoltà crescenti100 - non solo da parte dell’Italia101 - a mantenere le promesse rispetto ai fondi stanziati per la cooperazione in generale e per i Paesi colpiti dal maremoto in particolare. Le ONG fanno pressione affinché si possano destinare su queste aree dei fondi di cooperazione che possano dar vita a quei nuovi progetti che si stanno accendendo sui territori in cui le ONG stanno operando. Le opinioni nell’ambito del mondo della cooperazione internazionale sono contrastanti, ma appare chiara la necessità di rivedere in modo approfondito il sistema della Cooperazione italiana, per quanto attiene sia la gestione delle emergenze sia le attività di sviluppo. Il rapporto intermedio della SIM102 nel presentare un primo bilancio sull’intervento italiano nel Sud Est Asiatico a risposta del maremoto del 26 dicembre 2004 esordisce affermando che “l’apparato locale del DPC svolge un proficuo coordinamento, tiene rapporti con gli enti nazionali e locali responsabili dei singoli progetti e con gli enti realizzatori, offre assistenza tecnica e mantiene sotto osservazione i progetti e il quadro generale del Programma. Questa funzione sistemica costituisce l’apporto fondamentale del DPC, apporto che mantiene unitarietà nell’intervento italiano e senza il quale il Programma si sarebbe facilmente disgregato in una moltitudine di attività meramente episodiche”. Ci domandiamo come questa frase si collochi nelle dichiarazioni registrate in più occasioni dal MAE sul proprio ruolo di “coordinamento di tutti gli interventi in loco” (si veda nella prima sezione le dichiarazioni di Fini, Boniver, Deodato), e ci chiediamo anche come a questa frase risponderebbero le ONG presenti in loco che hanno ben messo in evidenza la loro particolare propensione a operare per coordinamento a prescindere dalla presenza del DPC. “In Sri Lanka, come in tutti gli altri Paesi, ci organizziamo attraverso un coordinamento che riunisce tutte le ONG presenti” ma che non vede partecipe allo stesso tavolo il DPC “perché non ci si può coordinare, nel senso di prendere assieme delle decisioni, se un soggetto non è disponibile a discutere sulle proprie politiche: noi ci coordiniamo tra ONG come abbiamo sempre fatto e poi andiamo in delegazione al DPC per far sapere quali sono le nostre posizioni. Di fatto non ci facciamo coordinare da nessuno”. (Rappresentante di una ONG presente in loco, intervista del 10.11.2005) Durante l’implementazione degli interventi, non si placa l’irrisolta polemica sui ruoli di DPC e MAE. Il 26 giugno, a margine di un incontro di missione che si è tenuto a Colombo con i rappresentanti delle ONG e delle Onlus, l'Ambasciatore italiano in Sri Lanka Salvatore Zotta, in scadenza di mandato (dopo tre giorni si è ritirato in pensione), afferma: ''La politica estera bisogna farla fare a chi è preparato. Orecchianti e improvvisatori combinano solo guai. Gli uomini che hanno lavorato qui sono stati bravissimi - precisa -, ma il problema non sono le persone ma l'approccio alla politica. Non si può fare politica internazionale senza saperne nulla. L'Italia ha fatto una gran bella figura qui, ma non ci si può affidare all'improvvisazione''. Da queste parole prendono le distanze il Direttore Generale per l'Asia Pacifico, la Protezione Civile e il rappresentante del Comitato dei Garanti Emma Bonino. Replica Pacifico: “Qualunque cosa sia stata detta dall'Ambasciatore è stata detta a titolo personale. La posizione della Farnesina è quella della Protezione Civile: c'è una totale sinergia e un totale apprezzamento per quello che sta facendo''. Anzi, aggiunge Pacifico, ''Questo è uno di quei casi in cui il sistema Italia può essere orgoglioso di quello che sta facendo e che ci è riconosciuto anche a livello internazionale''. Parole identiche da parte di Spaziante: ''Stiamo procedendo in piena intesa con il Ministero degli Esteri, con i suoi tecnici e con il suo titolare politico. Riteniamo che sia necessario operare in questa maniera e per questo abbiamo messo in piedi un'iniziativa congiunta. Qualsiasi voce polemica su questa vicenda è una stonatura inaccettabile che contraddice la verità". Noi, ha aggiunto 100 Avvenire - 4 giugno 2005, “Tsunami. Ricostruzione ombra”, di Luca Miele. 101 Avvenimenti – 3 giugno 2005, “Cooperazione, l’insostenibile assenza”, di Valerio Calzolaio. 102 Il rapporto è interamente pubblicato sul sito della Protezione Civile. © ActionAid International Italia – marzo 2006 62 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) Spaziante, ''non facciamo politica estera, ma stiamo operando nella piena e assoluta intesa con i vertici della Farnesina''. Bertolaso, in risposta a una mozione con cui un gruppo di senatori 'guidato' dal deputato verde Fiorello Cortiana chiedevano che i fondi non andassero a fomentare il turismo sessuale, due giorni dopo replica: “Due dei saggi e cinque degli italiani che hanno dato il loro contributo via cellulare sono in queste ore nello Sri Lanka proprio per toccare con mano il nostro lavoro: saranno loro, domani sera, una volta tornati, a dirci che cosa stiamo facendo, come stiamo spendendo i soldi che gli italiani, e non il Governo, è bene ribadirlo, ci hanno affidato e se abbiamo improvvisato (chiaro il riferimento alle dichiarazioni del locale Ambasciatore italiano, Salvatore Zotta, NdR)". Di una cosa Bertolaso si è detto comunque convinto: "Come Italia, abbiamo dato prova di come si interviene nel momento dell'emergenza, ma daremo prova anche di come si gestisce il 'dopo', con interventi tempestivi, corretti e al di sopra di ogni sospetto". Risulta difficile ritenere risolte le polemiche. I nodi emersi Il profilo strategico 1. In questa fase due importanti provvedimenti normativi introducono novità consistenti nel sistema italiano di gestione degli interventi di emergenza internazionale: a. nel marzo 2005 viene emanato il Decreto Legge 14 marzo 2005, n. 35 riguardante, tra l’altro, “disposizioni urgenti nell’ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale”. In maggio il decreto viene successivamente convertito nella Legge 80 del 14 maggio 2005 con modifiche che introducono modalità operative più flessibili per la gestione amministrativa di attività da parte di strutture locali del Ministero degli Esteri. In particolare, il comma 15-sexies dell’articolo 1 prevede che ”per la realizzazione degli interventi di emergenza di cui all'articolo 11 della Legge 26 febbraio 1987, n. 49, e successive modificazioni, mediante fondi accreditati alle rappresentanze diplomatiche, il capo missione può stipulare convenzioni con le organizzazioni non governative che operano localmente”, una facoltà precedentemente non contemplata; b. nel maggio 2005 viene emanato il Decreto Legge 31 maggio 2005, n. 90 riguardante “disposizioni urgenti in materia di protezione civile”. In luglio il decreto viene successivamente convertito nella Legge 152 del 26 luglio 2005, che introduce almeno tre elementi di estrema importanza: • • • la titolarità in materia di protezione civile viene attribuita al Presidente del Consiglio dei Ministri (art. 4 comma 1); è prevista l’applicabilità della normativa sullo stato di emergenza e sui poteri di Ordinanza (art. 5 L. 225/92 e art. 5-bis L. 401/2001) “anche agli interventi all’estero del Dipartimento della Protezione Civile, per quanto di competenza in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri” (art. 4 comma 2); viene prevista la possibilità che le ordinanze di protezione civile possano essere adottate anche per gli interventi di emergenza previsti dalla Legge di cooperazione “su richiesta della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo” (art. 4 comma 2). In sostanza: a. viene rafforzato il legame diretto tra Presidenza del Consiglio e Protezione Civile; b. viene definitivamente normata, a posteriori, l’azione internazionale della Protezione Civile; c. vengono introdotte alcune misure per promuovere un’azione più efficace ed efficiente da parte del Ministero degli Esteri. Rispetto a quest’ultimo punto, tuttavia, è opportuno sottolineare che: © ActionAid International Italia – marzo 2006 63 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) a. le misure normative non producono di per sé maggiore flessibilità ed efficienza, essendo necessario un adeguamento delle modalità, delle prassi e della cultura organizzativa. Questo rilievo ripropone il tema dell’adeguatezza gestionale e organizzativa del MAE, nonché della sua capacità di auto-rinnovamento; b. l’estensione della possibilità del ricorso ai poteri di ordinanza alle attività di emergenza del MAE prevede due condizioni oggi difficilmente riscontrabili: (1) un coordinamento tra MAE e DPC attualmente esistente solo sulla carta; (2) una capacità effettiva, da parte del MAE, di operare con la rapidità e la flessibilità consentita dal regime delle ordinanze. In generale, si tratta di provvedimenti di un certo rilievo che introducono novità importanti ma si stratificano sulle norme precedenti, rendendo ulteriormente evidente l’esigenza di una regolamentazione organica degli interventi di emergenza e di cooperazione internazionale. Il profilo gestionale e organizzativo 1. In questa fase la struttura di missione DPC raggiunge il culmine dell’attività operativa, riguardante sia gli interventi in gestione diretta sia i progetti assegnati ai soggetti attuatori. L’articolazione strutturale e funzionale della missione viene consolidata attraverso il decreto del Capo del DPC del 28 luglio 2005, che chiarisce responsabilità e attribuzioni di ruoli e uffici, prevedendo quattro distinti ambiti: • • • • funzione segreteria e coordinamento (un responsabile e non più di tre unità di personale); funzione amministrazione e finanza (un responsabile e non più di quattro unità di personale); funzione monitoraggio (un responsabile e non più di tre unità di personale); nucleo di esperti (un coordinatore e non più di venti esterni nominati dal Capo del Dipartimento). La struttura appare progettata secondo criteri di razionalità organizzativa e il modello che ne deriva è quello tipico degli interventi di cooperazione internazionale che richiedono l’implementazione di numerose azioni in un arco di tempo medio-lungo. 2. La missione opera sotto la supervisione del responsabile di missione (Miozzo), che esercita il proprio incarico in stretto raccordo con il Capo (Bertolaso) e il Vicecapo (Spaziante) del Dipartimento della Protezione Civile . Alla luce di quanto emerso nelle interviste, i tre professionisti condividono esperienze, storie professionali e soprattutto una visione organizzativa comune che contribuisce a spiegare la rapidità e l’efficacia del processo direzionale del DPC. A questo proposito, l’analisi ha permesso di identificare i seguenti punti di attenzione: • • • la pluriennale esperienza pregressa di Bertolaso e Miozzo presso la DGCS del MAE; la sostanziale equiparazione di ruoli tra Capo e Vicecapo DPC, che in pratica permette una completa fungibilità dei ruoli; una logica di management orientata all’azione diretta, con intenso coinvolgimento in frequenti interventi sul terreno. A bilanciamento del rischio di un assetto organizzativo troppo dipendente dalle persone attualmente in carica è stata segnalata l’adozione di alcune misure, tra le quali la rotazione del personale DPC di missione e il coinvolgimento del personale in attività di formazione professionale e sul terreno. In particolare, l’avvicendamento sistematico (su base mensile) del personale DPC distaccato è stato segnalato come condizione per prevenire la creazione di nicchie di competenza o privilegio e favorire un apprendimento generalizzato in merito alla gestione degli interventi di emergenza sul terreno. Pur in assenza di maggiori dettagli, queste misure sembrano confermare l’intenzione di creare una capacità organizzativa e operativa replicabile. 3. Secondo quanto emerso dalle interviste, il gruppo di esperti esterni aggregati alla struttura di missione registra nel tempo un progressivo ricambio dei professionisti coinvolti, in considerazione dell’evoluzione dello stato della missione e in particolare del passaggio (intorno alla metà del 2005) da attività di impostazione e definizione del quadro dei rapporti (anche contrattuali) ad attività tecniche di © ActionAid International Italia – marzo 2006 64 Parte Prima LO SVILUPPO DEGLI INTERVENTI (dal 21 marzo al 26 dicembre) realizzazione degli interventi in gestione diretta. Si tratta di una circostanza non confermata ma plausibile alla luce del quadro informativo generale disponibile. 4. In questa fase è possibile anche considerare la gestione dei rapporti tra la struttura di missione e altri soggetti operanti localmente. Nonostante le limitate informazioni disponibili e la presenza di punti di vista discordanti emersi nell’analisi, si può riscontrare che: • • • • la missione DPC sembra gestire in modo costruttivo le relazioni con le autorità locali; la missione DPC è presente nei tavoli tematici e di coordinamento con le organizzazioni internazionali e le altre agenzie operanti localmente; esiste uno stretto coordinamento con le ONG e gli altri soggetti attuatori; tale coordinamento è tuttavia prevalentemente di tipo bilaterale, consistendo nell’insieme delle relazioni necessarie alla gestione del ciclo del progetto; esistono forme di collaborazione con la struttura tecnica locale della DGCS, nel frattempo costituitasi; questa collaborazione è tuttavia di natura non istituzionale e prevalentemente affidata all’integrazione spontanea tra esperti delle due missioni. © ActionAid International Italia – marzo 2006 65 Parte Prima LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) FASE 4: LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) I fatti A fronte dell’aggiornamento del 12.12.2005, l’importo delle donazioni disponibili affidate al Dipartimento della Protezione Civile per la realizzazione di interventi nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dallo Tsunami del 26 dicembre 2004 è pari a 47.354.372,33 euro. In aggiunta a tale importo, a valere sul Fondo della Protezione Civile, è stata resa finora disponibile la somma di 6.056.043,56 euro. L’importo complessivo disponibile, alla data del 12 dicembre, è quindi pari a 53.410.415,89 euro. Il programma generale degli interventi ha una dimensione finanziaria pari a 52.875.298,45 euro, di cui 46.819.254,89 a carico dei donatori e 6.056.043,56 a carico del Dipartimento della Protezione Civile. L’importo residuo derivante dalle donazioni (537.117,44 euro) costituisce, al momento, un fondo di riserva per eventuali ulteriori interventi anche di natura integrativa rispetto a interventi già in corso. Il programma, a seguito di alcune rimodulazioni approvate dal Comitato dei Garanti, consiste in 42103 progetti di intervento, 25 dei quali oggetto di convenzioni con organizzazioni non governative, sette oggetto di convenzione con altre organizzazioni e organismi nazionali e internazionali e 10 realizzati direttamente dal Dipartimento della Protezione Civile. Sono state stipulate tutte le 25 convenzioni con le ONG previste dal programma generale degli interventi, per un importo complessivo di 19.955.056,16 euro, di cui 17.101.346,83 euro a carico delle donazioni e 2.823.709,33 euro a carico del Fondo per la Protezione Civile. Sempre in data 12 dicembre 2005 erano stati effettuati pagamenti per 14.159.298,57 euro. Si evince inoltre che sono state stipulate sette convenzioni con altri enti per un importo complessivo previsto di 8.099.507,29 euro, di cui 7.026.746,56 a carico delle donazioni e 1.072.760,73 a carico del Fondo per la Protezione Civile. Sono stati effettuati pagamenti per 4.910.895,96 euro. Quattro convenzioni sono state stipulate tra l’8 e il 21 marzo, rispettivamente con Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Banca Popolare Etica-Consorzio Etimos e FAO, per un importo complessivo di 7.175.400,00 euro. Le convenzioni sono state registrate il primo aprile e si è già provveduto all’erogazione dell’anticipo previsto per la convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità per un importo di 270.160 euro. Il 12 aprile sono state stipulate due ulteriori convenzioni con la Confederazione delle Misericordie d’Italia e con l’Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, per un importo complessivo di 718.607,29 euro. L’importo totale delle sei convenzioni è, pertanto, pari a 7.894.007,29 euro. L’ultima convenzione è stata stipulata con la SIM, soggetto preposto al monitoraggio degli interventi, ma al momento il documento non è ancora visionabile sul sito. Gli interventi gestiti direttamente dal Dipartimento della Protezione Civile sono dieci, per un importo complessivo di 24.895.735,00 euro, di cui 22.691.161,50 a carico di donazioni e 2.129.573,5 a carico del Fondo per la Protezione Civile. Tali interventi si trovano in diversi stati di avanzamento. Sono stati effettuati pagamenti per 2.411.379,63 euro, cui si aggiunge la somma di 13.460.847,43 euro già oggetto di anticipi, in termini di impegni o di spese, da parte del Dipartimento della Protezione Civile, non ancora contabilizzati ai fini del necessario reintegro. 103 Vedi nota 70 e nota 90. © ActionAid International Italia – marzo 2006 66 Parte Prima LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) Riassumendo: le dimensioni finanziarie complessive del programma d’intervento della Protezione Civile italiana in Sri Lanka hanno avuto la seguente dinamica: Tab. 12 – Dinamica della dimensione finanziaria complessiva STATO DI ATTUAZIONE VALORE COMPLESSIVO 3 FEBBRAIO 2005 46.560.000,00 EURO 10 MARZO 2005 48.982.153,93 EURO 1 APRILE 2005 51.235.134,65 EURO 12 APRILE 2005 51.307.160,88 EURO 6 SETTEMBRE 2005 52.726.496,22EURO 10 OTTOBRE 2005 52.591.996,22 EURO 12 DICEMBRE 2005 53.410.415,89 EURO Fonte: Elaborazione ActionAid International su dati Protezione Civile italiana Riguardo alla capacità di spesa il sito del DPC ci fornisce alcuni dati così riassumibili: delle spese complessive già realizzate il 41% sono del Dipartimento della Protezione Civile con 13.460.847,42 euro, il 44% sono spese delle ONG con 14.159.298,57 euro e il 15% sono delle altre organizzazioni che hanno speso 4.910.895,95 euro. Un ulteriore primo rendiconto dell’esperienza si può desumere dal rapporto intermedio della SIM104 presentato nel settembre 2005, che fa una prima fotografia dell’andamento dei progetti italiani nel Sud Est Asiatico in risposta al maremoto del 26 dicembre 2004. Riprendiamo qui soltanto una sintesi del Rapporto, rimandando in allegato al Rapporto stesso che presenta anche una tabella riassuntiva di tutti i progetti. Tra i progetti in evidenza per i risultati già conseguiti o la loro impostazione, il rapporto SIM cita ad esempio: ALISEI (progetto n. 15), VIS (n. 2), DPC (n. 29 – intervento di prima emergenza), CESVI (n. 5); secondo il rapporto, l’investimento di tempo ed energia nella preparazione di tutta la documentazione (autorizzazioni, disegni preliminari ed esecutivi) nel caso di questi progetti promette una rapida realizzazione delle attività. Uno stato di realizzazione avanzato viene registrato invece per COSV n. 6 e INTERSOS n. 10, INCONTRO TRA I POPOLI n. 21, COOPI n. 18, ISCOS-CISL n. 23. Fra i progetti che appaiono in ritardo si segnalano: MAGIS n.3, MOVIMONDO n. 12, GVC nn.19 e 20, ANPAS n. 40, ALISEI n. 16, RICERCA E COOPERAZIONE n. 24, VIGILI DEL FUOCO n. 26, MISERICORDIE n. 41, ISS n. 25, DPC nn. 31 e 34, 44 e 45. Per quanto riguarda questi ultimi si tratta di progetti di maggiori dimensioni e soggetti a deliberazioni di policy governative (fonte: Relazione della prima missione in Sri Lanka di monitoraggio della SIM - Settembre 2005). Tutti i dettagli della situazione sono forniti in rapporti di progetto allegati (il tutto è pubblicato sul sito del Dipartimento) Il rapporto propone infine una tabella di sintesi costruita attraverso tre categorie di giudizio scelte come le più adatte a una rappresentazione complessiva dello stato concreto dei progetti e delle circostanze in cui si realizzano. I tre criteri sono: scopo, tempistica, completamento. 1. Scopo: grado di corrispondenza di quanto realizzato (o in corso di realizzazione) a quanto progettato. In tal senso, si distinguono i progetti completamente corrispondenti da quelli corrispondenti solo in modo parziale. Fra i secondi si distinguono quelli che hanno subito modifiche migliorative; oppure adattamenti di circostanza; ovvero mutamenti discutibili, di significato incerto o che potevano essere evitati. A. Del tutto corrispondente B. Corrispondente parzialmente B¹ Modifiche introdotte nel progetto per migliorarlo B² Modifiche introdotte nel progetto per adeguamento a circostanze B³ Modifiche discutibili 2. Tempistica di realizzazione: grado di corrispondenza ai tempi previsti. In tal senso, si distinguono i progetti completamente corrispondenti da quelli corrispondenti solo in modo 104 Il rapporto è interamente pubblicato sul sito della Protezione Civile. © ActionAid International Italia – marzo 2006 67 Parte Prima 3. LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) parziale. Fra i secondi si distinguono quelli che hanno subito ritardi giustificati dall’introduzione di miglioramenti; oppure ritardi dovuti a circostanze locali; ovvero ritardi che potevano essere evitati. A. Completamente corrispondente B. Corrispondente parzialmente B¹ Ritardi giustificati dall’introduzione di miglioramenti B² Ritardi dovuti a circostanze locali B³ Ritardi che potevano essere evitati Completamento: previsione di completamento. Si distinguono i progetti il cui completamento non appare presentare difficoltà da quelli a completamento aleatorio. Si suddividono in base a tre diverse tipologie di difficoltà: oggettive o, comunque, fuori controllo dell’ente realizzatore; superabili con una maggiore applicazione di risorse organizzative, di iniziative e di cooperazione da parte di autorità e beneficiari; dovute alla scarsa efficienza dell’ente esecutore. Chiaramente, a quest’ultima sotto-categoria si dovrebbe prestare particolare attenzione nel prosieguo del monitoraggio. A. Completamento previsto senza particolari difficoltà B. Completamento previsto con difficoltà B¹ Ostacoli oggettivi B² Ostacoli superabili o in corso di superamento B³ Ostacoli dovuti a circostanze che si sarebbe potuto evitare Le informazioni contenute nella Tabella Maestra sotto riprodotta schematizzano i tratti principali di ciascun progetto, ma non sostituiscono i rapporti-progetto e hanno l’unico scopo di dare un quadro di riferimento per la gestione operativa dei progetti delle ONG e degli altri enti (a esclusione di quelli gestiti direttamente dal DPC). Se globalmente si registra un andamento favorevole nella realizzazione del Programma, nello specifico, usando i criteri definiti in precedenza, si nota un esito riassunto nella tabella seguente. Tab 13: tabella maestra dello stato e degli esiti dei progetti gestiti da ONG e altri enti Fonte: rapporto SIM, settembre 2005 Le considerazioni a cui giunge il Rapporto sono le seguenti. “Circa lo Scopo, buona parte degli interventi è in corso di realizzazione secondo quanto progettato - probabilmente quelli con poche componenti e una chiara definizione tecnica. Una parte consistente è stata realizzata con modifiche migliorative. Il totale delle due prime categorie è un ottimo 71%. Attenzione alle circostanze concrete è data dalla sostanziosa quota di Progetti modificati per circostanze oggettive locali (B²). Non inaspettatamente si sono incontrati eventi, regolamenti, priorità, decisioni determinanti di carattere non prevedibile a distanza, nella loro specificità. In totale, le tre categorie danno un 93%, con un residuo molto modesto. La categoria Tempo presenta uno sparpagliamento. Il 73% dei Progetti ha subito dei ritardi, con un importante 24% di casi (B³) in cui i ritardi potevano probabilmente essere evitati. Incoraggiante appare l’indicazione della categoria Completamento, in quanto la classe molto più numerosa è rappresentata dai progetti il cui completamento non presenta ostacoli. Questa categoria, assommata a quella dei progetti con ostacoli superabili o in via di superamento, eccede la © ActionAid International Italia – marzo 2006 68 Parte Prima LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) somma delle altre due categorie, ove sono presenti condizionamenti forti e dubbi sulla capacità di superamento, quanto meno nei tempi pertinenti a interventi d’emergenza105. Queste osservazioni riguardano i progetti, non gli enti realizzatori. Quindi non devono essere lette come attribuzione di meriti o demeriti, ma solo come informazioni utili a eventuali interventi migliorativi nella realizzazione dei Progetti in ritardo o con ostacoli nel completamento”. (Fonte: SIM, Relazione della prima missione di monitoraggio. Sri Lanka, settembre 2005) Sempre dai dati forniti dal sito del DPC riguardo lo stato di avanzamento degli interventi possiamo rilevare che dei 22 cantieri aperti (su 10 progetti) in gestione al DPC possiamo contare 3 cantieri conclusi, 11 aperti, 4 in corso e 4 gare d’appalto in corso. Per il dettaglio vedi la Tabella 14 in Allegato. Non sono stati invece forniti i dati sull’avanzamento lavoro delle altre organizzazioni. Riguardo alla gestione delle ONG possiamo invece considerare conclusi 8 cantieri (32%) e aperti 17 (68%) dei 25 complessivi. Anche in questo caso il DPC presenta il dettaglio dei progetti sul sito www.protezionecivile.it (vedi Tabella 16 in Allegato). Il dibattito Ulteriori elementi di bilancio sull’esperienza di ricostruzione attraverso i fondi privati per le vittime dello Tsunami li abbiamo raccolti attraverso interviste ad attori privilegiati nel mese di ottobre e novembre del 2005106. Sulla base delle opinioni raccolte, possiamo sintetizzare il punto di vista degli attori rilevanti nel contesto dell’emergenza in Sri Lanka. Da una rilettura delle interviste realizzate con Miozzo e Spaziante, possiamo dire che i rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile promuovono l’esperienza: soddisfazione per i risultati raggiunti per efficacia ed efficienza. A parte alcune iniziali incomprensioni che ci sono state e che sono state enfatizzate fin troppo da alcuni mass media, operativamente ha funzionato tutto alla perfezione e il Dipartimento ha dimostrato, in risposta alla mala gestione dei fondi dell’Arcobaleno, che le donazioni possono essere gestite non solo efficacemente, ma anche con elevato rigore e trasparenza. Un fattore migliorato a seguito dell’esperienza dello Tsunami è il rapporto con il sistema di decentramento. Per effetto del decreto112 le Regioni hanno un ruolo di legislazione e quindi anche di operatività concorrente allo stato in materia di protezione civile. In occasione degli aiuti nel Sud Est Asiatico non sempre si era applicato il modello della “concertazione centrale e operazione periferica”. L’intervento nel Sud Est Asiatico ha però posto in essere il riconoscimento del ruolo di coordinamento della DPC non tanto attraverso una modifica normativa, quanto attraverso la prassi. Questa asserzione viene avvalorata dal fatto che in Pakistan ci si è mossi subito secondo un nuovo modello di intervento che prevede il coordinamento delle Regioni107. Sempre prendendo spunto dalle interviste, possiamo dire che i soggetti collettori sono soddisfatti del grande successo dell’impresa e ritengono ormai consolidata la possibilità di fare massa critica di fronte alle catastrofi attraverso una mobilitazione collettiva. Sottolineano che “non avrebbe senso farsi concorrenza tra sottoscrittori perché la posta in gioco è alta”. Il metodo dell’SMS con numero unico è funzionato ed è vincente: non sarebbe possibile fare raccolta di donazioni in modo diverso e ottenere gli stessi risultati. L’importante è non “ingolfare” le raccolte: i soggetti collettori devono mantenere forte il loro ruolo di garanzia per cui è fondamentale farsi portavoce solo di iniziative che poi si è in grado di controllare e seguire dal punto di vista dell’informazione. Riguardo al Pakistan, per esempio, il Comitato Aiuto Subito ha preferito non impegnarsi direttamente, ritenendo di non disporre di risorse sufficienti per seguire il prosieguo dell’iniziativa e perché, visto il contesto in cui si consumava la 105 In relazione alla scelta degli interventi nel Rapporto si scrive: “Dato che la raccolta dei fondi è stata fatta per l’emergenza maremoto, sarebbe opportuno che interventi con finalità diverse, per quanto perfettamente valide, rimanessero un’eccezione”. Osservazione condivisibile sebbene, come abbiamo già scritto, nel caso degli SMS riteniamo che gli italiani abbiano donato in uno stato di totale inconsapevolezza sull’uso che si sarebbe fatto del loro denaro, pertanto risulta difficile ponderare il grado di “pertinenza” delle azioni intraprese. 106 Quando si realizzano le interviste si è da poco consumata una violenta catastrofe in Pakistan dove, a causa di un forte terremoto, si sono registrati più di 70.000 morti. Tale circostanza viene presa in considerazione durante i colloqui. 107 Vedi nota precedente. © ActionAid International Italia – marzo 2006 69 Parte Prima LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) catastrofe, si prefigurava una elevata probabilità di non raggiungere i risultati attesi. Per il Pakistan il Comitato ha pertanto preferito, dopo essersi accertato che il DPC intendesse intervenire solo con azioni di primo soccorso, adoperarsi come sponsor di un intervento dell’UNICEF (altro suo collaboratore già collaudato). Inoltre, tutti i collettori sottolineano la grande trasparenza sui conti oltre che una elevata partecipazione alle scelte. Si sono sempre fatte riunioni periodiche e il DPC è molto puntuale in tutti i suoi aggiornamenti. Gli enti collettori sono in più occasioni andati in missione con il DPC a verificare quanto stesse avvenendo. (Fonte: sintesi delle interviste a Vito Oliva, Gianluigi Astroni, Paolo Di Bartolomei, Caterina Torcia) Un altro importante interlocutore della cooperazione italiana sono le Regioni. La preoccupazione che si rileva nelle parole di Mario Gay dell’OICS non riguarda il bilancio degli interventi realizzati, anzi è evidente l’ottimo lavoro svolto da ciascuno dei soggetti presenti in Sri Lanka, quanto le prospettive future. L’unità di emergenza del MAE, come d’altra parte il DPC, prevede di chiudere le operazioni al massimo entro settembre 2006, e le previsioni di una eventuale nuova fase si fondano sui progetti promossi dalle ONG (ufficio VII della DGCS) e sui programmi MAE/Regioni, ma l’eventuale nuova fase di una cooperazione italiana in Sri Lanka non è stata messa a fuoco da nessun ente o istituzione, anche se tutti la auspicano. La presenza di ONG sia negli interventi della DPC che in quelli del MAE ha dato modo di attivare una serie di contatti che probabilmente dovranno essere convogliati in una strategia di sviluppo più ampia e condivisa. È comunque importante analizzare alcuni temi sostanziali: la logica dell’emergenza geograficamente definita non ha infatti dato modo di riflettere né su altre aree problematiche (war affected areas) né sui soggetti istituzionali e sociali (social economic affected subjects). Su questi pilastri bisogna identificare le strategie di lungo-medio periodo. (Fonte: sintesi intervista a Mario Gay e documento di missione realizzato da Gay nel 16 febbraio 2006) Tra gli interlocutori significativi che abbiamo ascoltato non potevano mancare i rappresentanti delle ONG che hanno operato in loco. Per le organizzazioni non governative l’esperienza dello Tsunami è stata più che positiva. Le ONG hanno messo in atto, secondo la loro ormai consolidata metodologia, una struttura di coordinamento che ha apportato ottimi risultati. Non è stata determinante la presenza del DPC per i risultati ottenuti, ma è stato fondamentale lo spirito collaborativo e il coordinamento con cui le ONG ormai da decenni operano in aree di sviluppo o di emergenza. I buoni risultati si sono raggiunti anche grazie alla naturale attenzione verso la conoscenza dei contesti, la valorizzazione dei partner, lo spirito di reciprocità che contraddistingue l’operare di queste organizzazioni. Le ONG hanno messo a punto una “pianificazione Paese” (ad esempio, vengono definiti protocolli su questioni quali l’acqua, la sanità), ovviamente in accordo con le organizzazioni internazionali. Riguardo alla presenza del DPC, le ONG dichiarano che non vi è stata alcuna restrizione sulla scelta degli interventi. Quanto alle procedure, è stata la stessa Associazione delle ONG a proporre l’utilizzo del contratto ECHO: sempre l’Associazione ha fornito manuali, modulistica, metodologia e ha curato la formazione dei funzionari della Protezione Civile per la buona gestione degli interventi. Indubbio elemento facilitante è stata invece la disponibilità quasi immediata dei fondi da parte del DPC. Si sottolinea infine il forte rapporto costituitosi con le realtà territoriali, che sicuramente avrà un prosieguo. (Fonte: intervista con un Presidente di ONG) Abbiamo ascoltato anche la voce del rappresentante dell’Associazione ONG italiane. Il coordinamento ha funzionato bene anche perché fin dall’inizio tutte le istituzioni, DPC-MAE e Nazioni Unite in loco, hanno riconosciuto come interlocutore esclusivo e privilegiato l’Associazione delle ONG: non c’è stata la ricerca a doppio senso della singola organizzazione, ma da subito si è instaurata una interlocuzione coordinata con il soggetto rappresentativo delle ONG. Il tavolo di coordinamento delle ONG ha pertanto sempre partecipato unitariamente alle riunioni e agli incontri interistituzionali sia in loco che in Italia. Si tratta di una procedura consolidata e non eccezionale, indipendente dalla presenza o meno di stanziamenti pubblici o esterni, come conferma anche l’esperienza dei tavoli di coordinamento in Thailandia e in Iraq. Si ricorda anche che il coordinamento delle ONG italiane in Sri Lanka parte prima che raccolta fondi o i finanziamenti pubblici siano in essere. Si sottolinea invece l’importanza di dare modo anche al Ministero degli Affari Esteri di velocizzare l’erogazione dei finanziamenti attraverso adeguate modifiche: il DPC ha potuto farlo certamente grazie alla sua competenza, ma soprattutto perché normativamente può farlo. Infine si ricorda che sul piano del coordinamento interistituzionale il MAE ha ricoperto proficuamente l’importante e sostanziale ruolo che gli compete di raccordo delle © ActionAid International Italia – marzo 2006 70 Parte Prima LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) politiche di cooperazione a cui ciascun soggetto che interviene deve richiamarsi. (Fonte: intervista a Sergio Marelli) Infine abbiamo ascoltato il rappresentante del CINI che sottolinea alcuni sostanziali cambiamenti strutturali apportati dalla vicenda della gestione di fondi privati da parte del DPC: a) prima dello Tsunami il ruolo di soggetto titolato a svolgere emergenze spettava prevalentemente al MAE, che chiamava eventualmente in appoggio il DPC. Con lo Tsunami assistiamo a un protagonismo diretto della DPC che, pur essendo titolata per legge ad agire indipendentemente dal MAE ( Legge 152|2005), di fatto stabilisce non solo un doppio canale di intervento, ma si propone nella gestione dell'emergenza come il soggetto principale; b) si sta delineando una ripartizione di competenze e poteri tra sviluppo ed emergenza, tra DPC e MAE, e poiché la maggior parte delle azioni di politica estera assume peso grazie alla capacità mediatica, si rischia di attribuire un’importanza sempre più rilevante alle vicende legate all’emergenza; c) avendo sistematizzato con questo intervento la possibilità del Governo di occuparsi di fund raising per azioni di emergenza, è possibile che vedremo sempre di più questi enti (prima ONU, adesso DPC) raccogliere fondi a scapito di quelle organizzazioni che fanno raccolta per avvicinarsi alla società civile. Infine, il più grave tra questi temi è il fatto che il ruolo del DPC nella politica estera, in qualche modo, rappresenta un’ulteriore espropriazione parlamentare delle decisioni legate alla geopolitica e alla politica estera a favore di meccanismi verticistici. Nella riforma della legge di cooperazione bisogna vedere se si manterrà questo bicefalismo politico o se si cercherà di eliminarlo: solo a quel punto potremo capire quali i sono i processi decisionali in campo e se sarà il Presidente del Consiglio a decidere se andare in Sri Lanka a scapito di una condivisa scelta parlamentare. (Fonte: intervista a Raffaele Salinari) Nel bilancio del lavoro svolto in aiuto alle popolazioni colpite dallo Tsunami non possiamo non prendere in considerazione i mass media, che in qualche modo sono stati co-protagonisti assieme ad altri soggetti della vicenda. Non solo sono stati sostenitori di raccolte fondi imponenti, ma anche il veicolo di grandi aspettative; riteniamo che l’elevata attenzione verso la rapidità di elargizione dei fondi abbia in parte determinato un’eccessiva pressione sulle organizzazioni preposte alla scelta degli interventi. Spesso quindi i media non sono stati semplicemente i testimoni dei dibattiti in corso, ma sono divenuti essi stessi protagonisti nelle discussioni. A un anno di distanza, in concomitanza con il primo anniversario del disastro, proponiamo quindi una breve raccolta (vedi allegato 3) di alcuni degli articoli più significativi pubblicati dalla stampa italiana. In conclusione avremmo voluto anche ascoltare il bilancio di quelli che sono i veri protagonisti e che fino a questo momento abbiamo omesso: i beneficiari. Di loro abbiamo sentito parlare solo attraverso gli articoli di giornale, raramente ne abbiamo conosciuto i volti per mezzo di qualche intervista, anche se solo nei giorni della catastrofe e solo quando lo schermo non era impegnato a farci conoscere la storia di qualche nostro connazionale vittima o testimone della tragedia. Si è parlato spesso di numeri in questi mesi: quanto è stato raccolto, quanto è stato speso, quanti progetti sono stati avviati, quante convenzioni stipulate, quanti i metri della buffer zone, quanti ospedali aperti, quante case ripristinate, quanti latrine costruite, anche nelle convenzioni si susseguono i numeri delle ordinanze e dei decreti dei mesi di durata; poco, troppo poco si è invece detto delle persone che hanno beneficiato di questi interventi e ancor meno si è dato spazio alle loro storie, se non a ridosso di ricorrenze e anniversari. I nodi emersi L’analisi condotta nei capitoli precedenti evidenzia che il DPC sta operando in modo sostanzialmente coerente con il mandato ricevuto. Pur con i limiti evidenziati, in parte riconducibili all’esigenza di costruire progressivamente l’assetto necessario alla gestione di un evento di queste proporzioni, l’intervento del DPC sembra essere ispirato da e orientato a garantire le seguenti condizioni: • • • rapidità decisionale, anche se talvolta a discapito di chiarezza e sistematicità; attenzione ai rapporti con i soggetti a vario titolo coinvolti, pur nell’ambito di tensioni latenti o espresse; imprenditorialità ed efficacia gestionale nella realizzazione diretta degli interventi e nel governo di quelli affidati ai soggetti attuatori; © ActionAid International Italia – marzo 2006 71 Parte Prima • • LA SITUAZIONE AD UN ANNO DI DISTANZA (dal 26 dicembre 2005 a fine ricerca) bilanciamento tra operatività immediata e creazione di condizioni strutturali di medio periodo, come evidenzia ad esempio lo sviluppo del framework ECHO; attivazione di diversi tipi di controllo e rendicontazione a diversi livelli, inclusa pubblicità e trasparenza su molte notizie e documenti. A livello di sistema italiano di gestione delle emergenze internazionali, l’intervento che vede protagonista (per capacità propria, decisioni esterne e difficoltà di altri soggetti) il DPC ha un impatto forte, che mette in evidenza alcuni limiti strutturali e introduce sull’onda dell’emergenza misure e aggiustamenti con effetti “di sistema”, facendo sorgere interrogativi ai quali è necessario dare risposta. Competenze in materia di gestione dell’emergenza internazionale L’esperienza post Tsunami ha rafforzato la legittimità formale dell’azione internazionale del DPC, confermando nel contempo quella del MAE. Il quadro che se ne ricava è ambiguo, così come poco chiare sono le forme e le modalità in cui dovrebbe consistere il coordinamento operativo tra DPC e MAE, previsto da tutte le norme. È possibile prevedere per l’Italia una politica chiara che: (1) fornisca una visione unitaria della filosofia di intervento italiano in contesti di emergenza e cooperazione; (2) illustri il ruolo atteso dai diversi soggetti (MAE, DPC, Regioni ed Enti Locali, ONG) potenzialmente interessati e/o coinvolgibili; (3) chiarisca in modo sostanziale il quadro delle regole, delle responsabilità e dei rapporti all’interno del quale i soggetti pubblici dovrebbero operare, in particolare per quanto riguarda il collegamento tra DPC e MAE? MAE e DGCS Quali sono i veri motivi che frenano l’azione del MAE in situazioni di emergenza? È possibile che il protagonismo del DPC (nell’evento specifico) e il quadro normativo (peraltro in evoluzione) facciano ombra a limiti strutturali interni (indirizzo, dotazioni, sistemi, prassi e comportamenti)? Per quale motivo sono disponibili informazioni numerose e aggiornate sugli interventi e le decisioni del DPC, mentre non esistono informazioni pubbliche facilmente accessibili sull’azione del MAE nella stessa area?108 In quale misura il modello operativo e l’esperienza del DPC possono essere trasferiti alla DGCS? Esiste un interesse a che ciò avvenga? E quali sarebbero le condizioni necessarie? ONG L’esperienza post Tsunami conferma la tendenza delle ONG italiane a muoversi in ordine sparso, sia sul piano strategico sia sul terreno. Esiste un interesse a promuovere forme di aggregazione che permettano a gruppi di ONG di riposizionarsi sullo scenario italiano e internazionale incrementando la propria visibilità e influenza? Sono possibili o desiderabili azioni di riflessione comune finalizzate ad assicurare la qualità dell’intervento complessivo, prescindendo in parte dall’interesse specifico dei singoli attori? Quali azioni di governance sono possibili da parte pubblica per incorporare le ONG (e più in generale la società civile) nel sistema nazionale di gestione delle emergenze internazionali? Qual è il posizionamento desiderato da parte delle ONG e quale è il contributo reale che il sistema delle ONG e le singole ONG possono apportare a tale sistema? Donatori L’analisi evidenzia il problema della capacità dei donatori privati di esercitare le funzioni di indirizzo e controllo. In linea generale, è accettabile che le scelte sull’impiego delle risorse siano di fatto demandate ai soggetti attuatori? Chi si assume la responsabilità di fronte alla collettività di raccogliere risorse finanziarie per interventi di solidarietà non dovrebbe dotarsi della capacità di esercitare tali funzioni? Esiste l’esigenza di regolamentare in modo più organico questo tipo di operazioni? 108 Al momento in cui si scrive (marzo 2006), le informazioni più aggiornate del sito www.cooperazioneallosviluppo.it, sezione “Emergenza Tsunami” risalgono al 17 marzo 2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 72 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI E LA TRASPARENZA DELLA RACCOLTA FONDI NELL’INTERVENTO ITALIANO PER L’EMERGENZA MAREMOTO NEL SUD EST ASIATICO 109 Con quale grado di consapevolezza i tantissimi micro-donatori a favore della Missione Tsunami, quelli dell’euro per intenderci, hanno seguito l’evolversi dell’utilizzo dei fondi, dalla progettazione degli interventi alla realizzazione delle attività, dalla negoziazione tra istituzioni per la paternità della gestione dei fondi, al controllo contabile e al monitoraggio ? Questa domanda, che è sinceramente provocatoria, guida le considerazioni che seguono, fermo restando che le cifre donate sono state certamente trascurabili a livello individuale, ma non per questo senza valore poiché anche la micro-solidarietà è bene comune, anche se l’atto del dono è compiuto, come nel caso dello Tsunami, sull’onda di un’assoluta emotività. La domanda di fondo resta tuttavia la seguente: quale peso abbia il donatore (o il micro-donatore) in un’occasione come lo Tsunami, quale rispetto sia necessario nei suoi confronti, quale meccanismo di rappresentanza possa essere eventualmente attivato, in sintesi quale concetto di trasparenza e quindi di fiducia valga in una situazione del genere. Dopo più di un anno dal tragico evento, con il distacco dall’emotività e con un pizzico di razionalità di analisi, possiamo probabilmente guardare alla Missione Tsunami come a un laboratorio che ci deve condurre necessariamente, e in modo più deciso rispetto al passato, a immaginare nuove modalità di relazione, senza abbandonare le cose buone fatte, ma mantenendo la centratura sul concetto di “dono” in quanto artefice di un’enorme generosità. Sgombriamo però subito il campo da qualsiasi possibile incomprensione: i fondi raccolti, in considerazione dell’enorme sforzo compiuto da parte di tutte le istituzioni coinvolte (profit, non profit e Amministrazioni pubbliche, statali e locali), saranno sicuramente utilizzati nel modo migliore, un assioma che ci aiuterà nella semplificazione, lasciando da parte le polemiche fini a se stesse. Puntiamo invece a comprendere le dinamiche, le relazioni, gli sviluppi, utilizzando gli schemi e i modelli della raccolta fondi. Il fund raising Per poter analizzare quanto accaduto in occasione della Missione Tsunami ci pare importante riprendere qualche concetto di base del fund raising. Letteralmente la traduzione di “fund raising” è “innalzamento/elevamento di fondi”, un comportamento proattivo e dinamico di strategie e conseguenti azioni affinché aumentino, coerentemente con gli obiettivi e la mission, attraverso un flusso costante, le risorse destinate alle attività e ai progetti. Si tratta quindi di un processo continuo, interno a un’organizzazione, e non di un’attività sporadica. Senza ombra di dubbio è possibile affermare che il fund raising nasce all’interno del mondo delle organizzazioni non profit, essendo quest’ultimo basato su un meccanismo di scambio cosiddetto “solidale” diverso da quello esistente per le altre categorie; lo Stato, che utilizza in maniera caratteristica il prelievo coattivo di risorse per svolgere la propria missione, e il Mercato, che usa invece in prevalenza il prezzo come strumento di equilibrio tra domanda e offerta di beni e servizi. Il fund raising è inoltre basato su una particolare dimensione del concetto di interesse, nel senso di reciprocità, di partecipazione; in pratica attraverso il fund raising si crea una relazione tra donatore e beneficiario ed è fondamentale che tale relazione sia mantenuta il più possibile alla pari affinché si riesca a creare vero valore sociale, attraverso l’autonomia della comune azione volontaria. 109 Bibliografia di riferimento, segnalata dall’Autore, a cura di Giuseppe Ambrosio (esperto di management delle aziende non profit, docente presso la Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi e direttore di VITA Consulting): AA.VV., La crisi dell’umanitario, Communitas n. 2, Vita, Milano, 2005 AA.VV., Il nonprofit italiano al bivio, a cura di Stefano Zamagni, Egea, Milano, 2002 AA.VV., Manuale di Economia delle aziende non profit, a cura di Federica Bandini, Cedam, Padova, 2003 Ambrogetti, F., Coen Cagli, M., Milano, R., Manuale di fund raising, Carocci Editore, Roma, 1998 Fiorentini, G., Organizzazioni non profit e di volontariato, Etas Libri, Milano, 1997 Melandri, V. e Masacci, A., Fund raising per le organizzazioni non profit, Il Sole 24 Ore, Milano, 2000 Stiglitz, J., Principi di microeconomia, Bollati Boringhieri, Torino, 1994. © ActionAid International Italia – marzo 2006 73 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI Fig.4. Relazione Donatore – Beneficiario – Cliente/Utente. A cura dell’Autore. Il meccanismo di scambio “solidale” fa riferimento a un doppio circuito, laddove da una parte esiste un cliente/utente che riceve una prestazione di servizi o un bene relazionale (2), mentre dall’altra c’è l’organizzazione non profit in qualità di beneficiario che riceve dal donatore quanto necessita per realizzare i propri obiettivi (1). Quindi tra colui che riceve la prestazione e colui che paga perché essa venga realizzata non vi è un legame diretto. Il donatore, direttamente oppure attraverso la non profit, riceve a sua volta dal cliente/utente un riscontro che dà il senso della partecipazione alla causa di solidarietà o di disagio (3). Riassumere in poche righe quali siano le motivazioni che spingono un individuo a donare è molto difficile, anche se alcune schematizzazioni ci possono aiutare. Ad esempio è possibile fare una distinzione tra la presenza di un legame emotivo con l’organizzazione, per averla conosciuta direttamente o per il tramite di familiari o amici o attraverso le persone che in essa operano, e la presenza di un interesse più razionale inteso come il grado di coinvolgimento o di consenso nei confronti della causa. Nell’ambito di diverse ricerche e studi si rilevano invece in modo più dettagliato i motivi della donazione: l’idea di solidarietà e di dono, il senso del dovere, l’ideologia o i valori personali, i motivi fiscali etc. Questo doppio circuito, che possiamo definire “privato”, nel senso che coinvolge soggetti che hanno natura privatistica, rappresenta la modalità di relazione della stragrande maggioranza delle organizzazioni non profit definite “filantropiche”, proprio per la caratteristica di sopravvivere grazie alle elargizioni di soggetti diversi da coloro che beneficiano delle loro attività. Ci pare interessante sottolineare in questo schema lo scambio che si attua al punto 1) in cui, a fronte di una richiesta/sollecitazione di donazione da parte del beneficiario attraverso degli strumenti ad hoc di contatto collettivo (televisione, radio, giornali etc.) oppure diretto (mailing, telemarketing etc.), viene effettuata la donazione che utilizza strumenti classici (banca, posta, carta di credito, etc.) oppure innovativi e tecnologici (SMS, Internet etc.). L’esperienza pluriennale delle realtà non profit ha portato a elaborare il processo di fund raising come un percorso articolato in diverse fasi (si veda lo schema seguente) che prima di definire gli strumenti parte necessariamente da una lettura approfondita della missione e degli obiettivi che ci si pone con la richiesta di fondi. In pratica si cerca di rispondere ai seguenti quesiti: chi si vuole servire attraverso il proprio intervento; quali bisogni o richieste si vogliono soddisfare; attraverso quali modalità si intendono realizzare le proprie attività. © ActionAid International Italia – marzo 2006 74 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI Fig. 5. Ciclo di fund raising. 4 VALUTAZIONE DEI RISULTATI E PREDISPOSIZIONE DI CORRETTIVI PER IL FUTURO 1 ANALISI DELLA MISSION E STESURA DEL “DOCUMENTO BUONA CAUSA” 3 INDIVIDUAZIONE E APPLICAZIONE DELLE TECNICHE E DEGLI STRUMENTI DA UTILIZZARE 2 SEGMENTAZIONE DEL TARGET E SCELTE DI POSIZIONAMENTO A cura dell’Autore. Infine, uno dei più importanti studiosi del fund raising, Hank Rosso, usa dire “fund raising is the noble art of teaching people the joy of giving”. E quando parla di “people” intende gli individui, coloro che costituiscono la comunità all’interno della quale l’organizzazione opera. Al contrario per le imprese, le fondazioni, le Amministrazioni pubbliche, anche nel momento in cui dovessero procedere ad attività di “giving” diretto, cosa che ormai è diventata una consuetudine, subentra un concetto mediato, o negoziato, di interesse. Cosa è successo in occasione della Missione Tsunami Quando il 26 dicembre avviene il disastro la primissima fase di intervento concerne la gestione dell’emergenza finalizzata all’individuazione, assistenza e rimpatrio degli italiani che si trovano nei luoghi della sciagura. Nella stessa giornata e in quelle immediatamente successive le due iniziative principali di sottoscrizione di fondi a favore del Sud Est Asiatico proposte a livello nazionale decidono di mettersi insieme: quella del comitato Aiuto Subito, promosso da Corriere della Sera e TG5 e Rai; quella delle aziende della telefonia. Si scelgono come canali di raccolta da una parte i sistemi di SMS solidali e dall’altra le carte di credito e il conto corrente. Dalle ultime informazioni ufficiali (ottobre 2005) si evince che la somma complessiva delle donazioni raccolte ammonta a 47.179.528,12 euro. Per la gestione di queste donazioni, su proposta del Comitato Aiuto Subito, viene individuato il Dipartimento della Protezione Civile il quale, in virtù di una ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, viene autorizzato a ricevere risorse derivanti da donazioni e atti di liberalità da destinare all’attuazione delle iniziative a favore del Sud Est Asiatico. Le liberalità confluiscono nel Fondo della Protezione Civile, mantenendo distinta evidenza. Le decisioni relative ai progetti da finanziare e agli interventi da realizzare sono prese dal Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con gli operatori della telefonia e il Comitato Aiuto Subito. Alla fine le risorse raccolte vengono destinate per il 48% circa a interventi operati direttamente dal Dipartimento della Protezione Civile e per la restante parte a interventi delle ONG e di altre organizzazioni in qualità di “soggetti attuatori”. Analizzando ciò che è capitato si osservano due soggetti “nuovi” che si inseriscono nel meccanismo di scambio “solidale”: il Dipartimento della Protezione Civile e le imprese private del mondo delle telecomunicazioni e della comunicazione. © ActionAid International Italia – marzo 2006 75 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI Si può dire che, a differenza dello schema classico, è diventato ormai frequente che soggetti diversi (pubblici o privati) realizzino attività di fund raising non tanto per finanziare proprie iniziative (che sarebbe un assurdo, anche se corretto) ma a favore di altri, quasi sempre di organizzazioni non profit. Fig. 6 Relazione Donatore – Beneficiario – Cliente/Utente nel caso delle iniziative post Tsunami. A cura dell’Autore. L’esperienza della Missione Tsunami, come altre, è da leggere proprio secondo questa logica che però, oltre a non essere “neutra” rispetto all’intero processo di fund raising, potrebbe alla lunga minare una storia e una consuetudine anche di tipo gestionale, maturata dalle organizzazioni non profit in tanti anni di attività. In pratica, nel percorso della donazione si sono aggiunti come intermediari le imprese che hanno promosso la raccolta, quelle che hanno messo a disposizione gli strumenti per la raccolta stessa e poi un ente pubblico direttamente collegato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Protezione Civile. Con il percorso indicato dal numero 1 si rappresenta il passaggio delle risorse donate, in cui si evidenzia un aumento dei passaggi che non è indenne da un aumento dei costi di transazione (e banalmente anche solo di quelli collegati alla burocrazia delle varie istituzioni coinvolte) e da un rischio di maggiori asimmetrie informative; analizzando la riga tratteggiata, quella cioè che riguarda il feedback del fund raising, emergono altresì alcune dinamiche distorte collegate questa volta alla contropartita di scambio basata sulla partecipazione e la vicinanza alla causa (in questo caso quasi esclusivamente elementi di emotività). In pratica, tutti i soggetti intermediari (imprese, DPC, non profit) hanno parlato di “nostri donatori”, rivendicandone impropriamente l’appartenenza. In un caso però si trattava “solo” di clienti emotivamente coinvolti dalla tragedia che usavano uno strumento finalizzato alla raccolta fondi (l’SMS) e nell’altro di cittadini italiani partecipi alla tragedia di una popolazione, ma che non avevano scelto razionalmente una rappresentanza istituzionale come sintesi della propria volontà di donare. In pratica, come si è già accennato, un atto tipicamente individuale, il dono, è stato sostituito da un’azione collettiva attraverso l’intervento degli intermediari. Tutto ciò non è sbagliato, ma semplicemente pericoloso: ogni attività svolta per finalità solidaristiche da parte dello Stato e del Mercato è il frutto di una mediazione; si inserisce un intermediario tra il donatore e il beneficiario che per ragioni ovvie (di propri interessi istituzionali) non potrà essere neutro nella relazione, si porterà appresso il proprio sistema di riferimento e ciò determinerà una automatica svalutazione del “dono”. Per riagganciarsi al discorso precedente sulla pericolosità dell’intermediazione si potrebbe arrivare a un assurdo. L’intermediario (impresa o amministrazione che sia) potrebbe scalzare completamente l’organizzazione non profit (che per sua natura è già un intermediario rispetto al bisogno sociale, anche se questa attività costituisce la sua missione specifica, il suo sistema di interessi istituzionali), proponendosi come diretto erogatore del servizio. Tutto ciò non potrebbe funzionare per almeno due ragioni. La prima è testimoniata dalle teorie che parlano dei fallimenti del Mercato e dello Stato come motivo per la nascita di uno spazio di operatività del Terzo settore. La seconda ragione, forse più operativa, sta nella capacità intrinseca e unica del non profit di costruire intorno a sé il coinvolgimento e la partecipazione di persone e istituzioni, attraverso la costruzione della “gioia di donare”. La trasparenza nell’azione di fund raising Il concetto di trasparenza è qualcosa di estremamente complesso, a differenza di quanto si possa pensare, e in un certo senso è addirittura scontato che nella realtà delle cose la trasparenza come © ActionAid International Italia – marzo 2006 76 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI derivazione di trasparente, di cristallino, sinonimo di chiarezza e di limpidezza, sia più un’utopia che una possibilità110. È anche vero che nella definizione il concetto di trasparenza assume immediatamente una doppia valenza, di tipo oggettivo (chiarezza, pubblicità) e di tipo soggettivo (assenza di ogni volontà di occultamento e di segretezza), così mentre su un piano oggettivo si potrebbe raggiungere tecnicamente una ineccepibile trasparenza, in quanto a chiarezza e pubblicità, nella realtà, la dimensione soggettiva potrebbe minare il concetto stesso attraverso la volontà di nascondere particolari anche rilevanti dell’oggetto. Possiamo quindi dire che la trasparenza oggettiva è necessaria ma non è sufficiente, in quanto potrebbe scontrarsi comunque con una “non” trasparenza soggettiva; quest’ultima diventa l’obiettivo più importante da perseguire. Quindi la trasparenza in assoluto non esiste, se non nelle ipotesi teoriche di alcune correnti dell’economia di mercato. Infatti, nella concorrenza perfetta si parla di disponibilità perfetta delle informazioni per gli operatori interessati affinché possano scegliere la migliore alternativa possibile, ma a confutare tale assunto alcuni autori importanti in realtà parlano di asimmetrie informative, specificando che tra venditore e compratore (che nel fund raising sarebbero il beneficiario e il donatore) il primo possiede un numero maggiore di informazioni che porterà a sicuro vantaggio in occasione di una transazione. Seguendo il piano soggettivo della trasparenza emerge uno stretto legame con il concetto di reputazione che è una sorta di garanzia che ciò che è stato promesso verrà effettivamente mantenuto sulla base di un’esperienza passata e di una continua attenzione alla crescita e allo sviluppo della reputazione stessa; quest’ultima diviene anche una barriera all’entrata importante, tale per cui il soggetto che ha costruito con il tempo la propria reputazione difficilmente potrà essere scalzato. Si può dire in sintesi che una costruzione attenta della reputazione può effettivamente garantire una discreta trasparenza soprattutto nella dimensione soggettiva. Infine, una delle pre-condizioni della reputazione è la fiducia. Tale condizione consente, sulla base di adeguate riflessioni, di lavorare sul senso di appartenenza e quindi automaticamente attivare circuiti virtuosi che possono portare alla condivisione della missione e degli obiettivi delle attività. La fiducia permette di dimostrare, attraverso strategie collaborative con gli attori sociali, la propria disponibilità e capacità di interpretare e di soddisfare i bisogni dell’ambiente di riferimento, sostenendone il cambiamento. La fiducia è generata dalle relazioni di reciprocità, ovvero da una relazione biunivoca nella quale un soggetto dona a qualcuno gratuitamente sulla base di un’aspettativa reciproca. Il percorso che conduce al risultato della trasparenza soggettiva è sintetizzato nello schema seguente e coinvolge in maniera fondamentale la trasparenza oggettiva. Fig. 7 Relazioni Reciprocità – Fiducia – Reputazione - Trasparenza A cura dell’Autore Come affrontare nello specifico il tema della trasparenza nelle attività di fund raising? 110 Una definizione tratta da Wikipedia vede la trasparenza in contrapposizione con la “privacy” intesa come la capacità di un individuo o di un gruppo di bloccare la diffusione di informazioni ad altri che non siano volutamente oggetto delle informazioni stesse (www.wikipedia.org). © ActionAid International Italia – marzo 2006 77 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI Ci sono due aspetti tra loro collegati: quello della accountability, cioè il complesso delle tecniche e il sistema di misurazione, di controllo e di valutazione delle performance delle organizzazioni, e quello dell’etica del fund raising. Riflettendo sull’accountability la prima questione da porsi è la seguente: quale performance è necessario misurare, controllare, valutare nel caso del fund raising e più in generale delle iniziative non profit ? E di conseguenza quali strumenti sono più efficaci per assolvere a tale compito ? Certamente esiste un dato inconfutabile: gran parte delle relazioni attivate nell’ambito delle iniziative non profit non hanno esclusivamente una rilevanza economica, che sarebbe più facilmente misurabile attraverso il principio di economicità, ma hanno al contrario una marcata rilevanza sociale. Ciò vale anche per il fund raising che, pur esprimendo una prestazione di tipo economico, fa riferimento a una controprestazione che è di tipo metaeconomico e a un obiettivo finale che è di tipo sociale. Quindi la performance dovrebbe prevedere una prima analisi di economicità (è in questa fase, ad esempio, che si fa riferimento all’annosa questione del costo del fund raising) e un secondo step, ben più importante, che dovrebbe invece entrare nello specifico dell’impatto sociale dei fondi erogati, misurando cioè il beneficio socio-economico di quanto erogato. Alla luce di queste considerazioni, gli strumenti che si possono utilizzare possono essere distinti tra: strumenti a finalità economiche, spesso di natura contabile (ad esempio il bilancio d’esercizio e il report finanziario), oppure a finalità sociali (ad esempio il bilancio sociale). Per quanto riguarda invece l’etica della raccolta fondi, essa risponde in maniera molto precisa a un bisogno di trasparenza. Alcuni principi e regole di riferimento sono stati elaborati dal mondo stesso delle organizzazioni che basano la propria attività sulla raccolta fondi. In Italia è stata ad esempio scritta una “Carta della Donazione” che, attraverso una autoregolamentazione delle singole realtà, consente di “consolidare un contesto di fiducia e trasparenza in cui possano moltiplicarsi le opportunità di donazione in campo sociale”111. La Carta della Donazione è strutturata in tre sezioni: diritti dei donatori; responsabilità delle organizzazioni che fanno raccolta fondi; regole, metodologie di raccolta e sistemi di rendicontazione. Tralasciando un’analisi dettagliata del documento, andiamo a recuperare esclusivamente il concetto di trasparenza elaborato a più riprese nella Carta. Tra i diritti dei donatori si parla di trasparenza e completezza di informazione sull’organizzazione nel senso della sua struttura operativa, degli organi di governo, ma anche della missione e delle finalità che si perseguono. Inoltre, si parla di trasparenza e completezza di informazione sull’iniziativa da sostenere, sia sulle finalità, i tempi e le modalità, sia sui risultati ottenuti attraverso la donazione. Proprio nell’ambito dei diritti dei donatori si può inserire un concetto che possiamo definire di trasparenza “istituzionale” che attraverso meccanismi indipendenti di tipo intraorganizzativo (comitati di garanzia, comitati di controllo, comitati di donatori e/o beneficiari etc.) ha l’obiettivo di verificare da una parte il rispetto della mission dell’organizzazione e dall’altra parte l’utilizzo corretto, finalizzato agli obiettivi previsti, dei fondi raccolti, per i quali si chiede il coinvolgimento di individui e imprese. Per quanto riguarda la parte della responsabilità delle organizzazioni è interessante riprendere tutto il paragrafo settimo, dove si parla di trasparenza e in cui si afferma: “le organizzazioni si impegnano a rendere conto ai donatori e ai destinatari delle loro attività sociali, evidenziando la relazione tra le finalità annunciate e l'utilizzo effettivo dei fondi raccolti. Pertanto le organizzazioni si impegnano a curare la redazione e la pubblicizzazione in modo chiaro, veritiero e puntuale, con mezzi adeguati alle proprie dimensioni e attraverso l'utilizzo di regolari scritture contabili, della loro situazione patrimoniale e finanziaria, in modo da rendere manifesti sia la provenienza che l'utilizzo di tutte le risorse economiche amministrate. Inoltre, a fornire al pubblico e ai donatori una chiara e veritiera informazione sugli scopi che esse perseguono, sulle finalità, i tempi e le modalità d'attuazione delle iniziative da sostenere, nonché sulle attività svolte attraverso l'impiego dei fondi stessi. Si impegnano, infine, a non promuovere alcuna raccolta di fondi se non accompagnata da una chiara e veritiera informazione sugli scopi e sulle attività per i quali verranno impiegati i fondi stessi”. Cosa è successo in occasione della Missione Tsunami Il tema della trasparenza è forse quello più controverso nell’ambito della Missione Tsunami. Da una parte infatti non si può non riconoscere ai soggetti intermediari (imprese della comunicazione, Protezione Civile, organizzazioni non governative) la buona volontà e la forte determinazione 111 Tratto dalla premessa www.istitutoitalianodonazione.it. alla Carta della donazione © ActionAid International Italia – marzo 2006 che è possibile scaricare integralmente dal sito 78 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI nell’attivare meccanismi di trasparenza, dall’altra parte però, facendo riferimento a quanto appena affermato, emergono elementi di criticità. Andiamo per ordine. A pochissimi giorni dalla catastrofe, e più precisamente l’8 gennaio, il Presidente del Consiglio dei Ministri nomina un Comitato dei Garanti composto da personalità istituzionali di altissimo profilo: Giuliano Amato, Giulio Andreotti, Emma Bonino, Andrea Monorchio, Giorgio Napolitano. Dopo appena due giorni, il 10 gennaio, viene nominata dal Dipartimento della Protezione Civile una Commissione di controllo contabile composta da dirigenti dello Stato di grande professionalità ed esperienza: il dott. Angelo Canale – Vice Procuratore Generale della Corte dei Conti, il dott. Antonio De Santis – Dirigente I fascia del Ministero dell’Economia e delle Finanze e il dott. Carlo Tixon – Dirigente II fascia del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La Commissione di controllo contabile ha elaborato sei rapporti, il primo il 12 gennaio 2005, l’ultimo il 3 febbraio 2006. Emergono quindi quasi istantaneamente, da una parte la necessità di “tutelare” i donatori privati, e dall’altra lo stile della trasparenza della Missione Tsunami gestita dal Dipartimento della Protezione Civile. Uno stile di tipo “istituzionale” - con riferimenti chiari a personalità e professionisti del sistema politico-istituzionale -, che non ha tenuto conto della possibilità di inserire all’interno dei Comitati personaggi provenienti dalla Società civile oppure professionalità di indubbio valore. Tale scelta sembra peraltro abbastanza obbligata soprattutto per quanto concerne la Commissione di controllo contabile, dato che tutto il sistema di gestione amministrativa e finanziaria scelto per la Missione Tsunami fa riferimento al sistema della contabilità pubblica, seppur con ampi margini di manovra. Successivamente il 19 maggio 2005 la Protezione Civile decide di affidare incarico alla Società Italiana di Monitoraggio S.p.A. (la stessa che aveva operato in occasione della Missione Arcobaleno) per la verifica dei progetti finanziati, nel senso di stabilire attraverso l’analisi di tre caratteristiche lo stato dell’arte: grado di corrispondenza fra quanto realizzato e quanto progettato; grado di corrispondenza ai tempi previsti; previsione di completamento. Allo stato attuale risulta un primo rapporto del 6 agosto molto accurato nell’analisi e anche nei rimandi relativi alle criticità. Infine vengono commissionati due rapporti indipendenti: il primo ad Actionaid International e l’altro al gruppo di ricerca Punto Sud. Altro elemento fondamentale sono le numerose missioni in loco svolte dal personale della Protezione Civile, che oltre alla gestione delle risorse raccolte dai privati ha assunto il ruolo fondamentale di coordinamento degli interventi. In tali missioni sono stati spesso coinvolti giornalisti e anche per due volte rappresentanti dei donatori estratti a sorte dalle imprese delle telecomunicazioni. In tal senso le missioni più importanti che hanno coinvolto anche il Comitato dei Garanti sono state quella di fine giugno e quella di fine dicembre 2005. Per concludere alcune criticità riguardano: l’assenza di preventiva definizione degli obiettivi della raccolta fondi, anche se tale mancanza è parzialmente giustificata dalla variabile tempo di cui si dirà più avanti, che non consentirà un’analisi precisa ex-post del raggiungimento degli scopi per i quali si è sollecitata la donazione al pubblico; l’assenza, per ora, di un bilancio economico-patrimoniale redatto secondo i principi contabili internazionali con l’intervento di una società di revisione che ne possa certificare i contenuti. Infatti è già complicato leggere un bilancio redatto secondo il metodo privatistico della partita doppia; uno schema di bilancio con regole pubbliche potrebbe rendere impossibile la trasparenza dell’oggetto; l’assenza, per ora, di una rendicontazione sociale che possa rappresentare puntualmente i benefici apportati alle comunità attraverso la generosità degli italiani. Osservazioni conclusive Ci sono alcune riflessioni che emergono dal rapporto finale e da quanto fin qui scritto e che ci aiutano a strutturare delle conclusioni. 1) La prima è che la variabile tempo ha giocato un ruolo fondamentale. Non c’è stato il tempo per poter ricercare e rendere operative altre soluzioni alla grande spinta emotiva dei privati. Lo afferma Oliva, il vicedirettore del TG5: “A fronte di una emergenza così vasta per dimensioni territoriali e per ambiti coinvolti sarebbe stato importante sapere quali soggetti, per storia o per competenza, potevano essere coinvolti nella gestione degli interventi. Più è ampio il panorama della catastrofe più è necessario che ci siano soggetti forti diversificati. Tornando indietro il DPC sarebbe sempre uno degli interlocutori da prendere seriamente in considerazione ma potrebbero essercene altri ugualmente validi da vagliare (…). Questo però è un lavoro che dovrebbe esser fatto preventivamente perché poi nell’emergenza si deve decidere tutto molto velocemente”. © ActionAid International Italia – marzo 2006 79 Parte Seconda MISSIONE TSUNAMI: CONSIDERAZIONI SUI MECCANISMI DI RACCOLTA FONDI Nella dichiarazione di Oliva si legge comunque una considerazione critica sul fatto che non esista allo stato attuale un’alternativa immediatamente e facilmente utilizzabile. È la stessa riflessione meno diretta ma che emerge dalle parole di Salinari, quando afferma che è solo normativamente che si è sancito l’intervento di riferimento economico e operativo della Protezione Civile (il “subcontractor” come viene chiamato), e che manca invece la considerazione della società civile in una logica di sussidiarietà orizzontale al fine di una più ampia, coordinata ed efficace azione nell’ambito delle emergenze, come afferma Sergi, autorevole esponente del mondo delle ONG. Quindi urgenza sì, ma senza che sia mai stata fatta una riflessione adeguata, e magari concertata, da parte delle istituzioni pubbliche e delle istituzioni della società civile. 2) Una seconda riflessione segue la prima ed è basata su una semplice constatazione. Non è vero che si tratta della prima volta che in Italia si affronta l’emergenza coinvolgendo in una stessa azione pubblico e privato. La missione Arcobaleno non è così lontana (1999) eppure è una lezione dalla quale si è imparato poco, in positivo e in negativo. Anche nei riferimenti all’interno del rapporto se ne parla solo come un evento da non ripetere con la presunzione che nella Missione Tsunami gli errori fatti in precedenza non sarebbero mai più stati commessi. Ci sono tuttavia alcune mezze verità. Pare strano che diversi interlocutori non ricordino che in realtà ci furono due Missioni Arcobaleno, la prima con gestione di fondi pubblici, che portò alle note faccende poco chiare sulle quali non ci soffermiamo ma che la magistratura a suo tempo individuò, e la seconda con gestione dei fondi privati, una cifra vicina ai 150 miliardi di lire, e quindi ben maggiore dei 47 milioni di euro raccolti per lo Tsunami, che furono utilizzati per progetti realizzati da ONG. Forse non furono separate a sufficienza le due gestioni. Purtroppo anche in occasione dello Tsunami si è ripetuta una commistione di fondi pubblici e privati, con questi ultimi messi a disposizione di interventi pubblici: in occasione della Missione Arcobaleno il Governo italiano non utilizzò infatti le cifre raccolte dai privati per finanziare progetti delle istituzioni, che invece in occasione della Missione Tsunami hanno riguardato una cifra pari a ben oltre il 45% di quanto donato dai privati. Purtroppo questo dato è dirimente nella valutazione del meccanismo privato-pubblico di gestione dei fondi privati. Come ha ricordato recentemente Zamagni, si tratta di una sussidiarietà al contrario: “È in corso una vera e propria sterilizzazione degli aiuti. Anziché essere l’ente pubblico che sussidia il soggetto della società civile, succede che è la società civile che raccoglie i fondi per poi darli in gestione a una struttura pubblica. Questo è un aspetto molto pericoloso che le stesse ONG non tematizzano abbastanza. È la negazione del principio di sussidiarietà, chiedere ai cittadini di fare il gesto di buon cuore, e la gestione, il modo di spesa rimane un affare privato, invece di essere l’affare più pubblico che ci sia. L’agenzia pubblica può e deve essere efficiente, ma un’agenzia pubblica per definizione non è in grado di produrre beni relazionali” e ancora “il rischio dell’efficientismo potrebbe essere questo: io, ente pubblico, garantisco l’efficienza, che è cosa buona, ma quando l’efficienza diventa l’unico parametro di giudizio scade nell’efficientismo”. Le parole più chiare rispetto alle quali riflettere e riferite a suo tempo alla Missione Arcobaleno le possiamo prendere a prestito da Giuliano Amato attraverso alcuni passaggi di un suo intervento pubblico: “La Missione Arcobaleno è un modello in qualche modo misto, in cui c’è un iniziale, ma molto limitato, ruolo di coordinamento pubblico, che fa da promotore e coordinatore di una raccolta di fondi privati, non pubblici, e questo indiscutibilmente potenzia l’efficacia della raccolta. Il ruolo del Governo però finisce lì. Il pubblico entra in questo modo: si costituisce un fondo che viene affidato interamente ad una gestione privata, che poi opera sul campo e si coordina, anzi si subordina, all’organismo di governo della zona in cui si trova, che è un organismo delle Nazioni Unite. La sua caratteristica principale è di avere una grandissima prontezza operativa e immediatezza (…)”. Infine Amato conclude sul perché è auspicabile che gli interventi vengano fatti direttamente dalle ONG. “Fortunatamente Iddio ha inventato le ONG. È attraverso questo rapporto, che è comunque un rapporto tra un essere umano e un altro essere umano che possono passare messaggi che non suscitano barriere preventive, perché ci si guarda negli occhi e ci si parla in modo assolutamente paritario. Questo è l’enorme vantaggio che ha il volontario, cioè di essere percepito come un essere umano, e allora si può parlare, si può provare anche a convincere, si può provare a fare cambiare, si può dire all’altro che sta sbagliando. Mentre io, Primo Ministro di un Paese industrializzato non lo posso dire, ed è bene che non lo dica”. © ActionAid International Italia – marzo 2006 80 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC L’aiuto umanitario nasce nel diritto internazionale principalmente come attività legata alla guerra. Fino alla Prima Guerra Mondiale, l’azione umanitaria riguarda quasi esclusivamente i soldati coinvolti nel conflitto, in particolare quelli che la Convenzione di Ginevra del 1863 definisce come non-combattenti: i soldati feriti o imprigionati, ormai non più in grado di rappresentare un pericolo per il nemico. I civili, che fino a quel momento non rappresentano più del 5% delle vittime di una guerra, entrano prepotentemente in gioco come vittime - e quindi come potenziali beneficiari di assistenza - con la Seconda Guerra Mondiale, con l’irruzione massiccia dei bombardamenti aerei nel teatro bellico, l’uso del gas, delle mitragliatrici e di nuovi tipi di esplosivo (compreso quello nucleare). Inoltre, per la prima volta la guerra provoca vasti movimenti di rifugiati e sfollati. Il dopoguerra Definiti, nel primo decennio del dopoguerra, i principali meccanismi giuridici che lo regolano, per circa quarant’anni, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il sistema umanitario internazionale ha mantenuto sostanzialmente la stessa struttura, fondata sul ruolo centrale della Croce Rossa, giuridicamente radicato nelle Convenzioni di Ginevra e in altri patti internazionali, e su una robusta struttura operativa fornita da alcune agenzie e programmi delle Nazioni Unite. Il contributo di alcune ONG internazionali, per quanto legittimato dal diritto umanitario, non aveva mai costituito un fenomeno di particolare rilevanza. Con poche eccezioni (ad esempio Médecins Sans Frontières) si trattava di organizzazioni dedite principalmente ad attività di sviluppo, che intervenivano solo occasionalmente in caso di disastro o conflitto armato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’azione di assistenza si concentra sui conflitti che colpiscono Asia e Africa negli anni ’50 e ’60, dalla Corea al Congo, dal Vietnam al Biafra. Inoltre, si cominciano a utilizzare sistematicamente le organizzazioni umanitarie per portare assistenza internazionale nei disastri naturali. È in questo ambito, in particolare, che le ONG di sviluppo concentrano i loro interventi umanitari. Dagli anni Ottanta alle Emergenze complesse A partire dagli anni Ottanta, il panorama cambia con crescente rapidità. Innanzitutto perché la crescita demografica nei PVS aggrava l’impatto delle crisi ambientali, aumentando in misura preoccupante il numero di vittime (si pensi al milione di morti causato dalla carestia etiopica del 1984-85), e sommando gli effetti della povertà acuta a quelli della vulnerabilità climatica. In secondo luogo perché la fine della Guerra Fredda produce fenomeni d’instabilità grave in molti Paesi fuorusciti dal controllo delle super-potenze, quadruplicando il numero dei conflitti in corso e modificandone la natura. Anche in questo caso, gli effetti della vulnerabilità politica si sommano a quelli della fragilità economica. Nelle cosiddette “emergenze complesse” degli anni Novanta, oltre agli effetti devastanti delle crisi, constatiamo il moltiplicarsi degli attori coinvolti. In Ruanda, dopo il genocidio del 1994, scendono in campo oltre 400 organizzazioni, gran parte delle quali alla prima esperienza in contesto di crisi. Il livello d’inefficienza che ne risulta porta alla morte “evitabile” di 150.000 persone. In Bosnia, durante l’assedio di Sarajevo, erano presenti più di 3.000 persone provenienti da 250 organizzazioni. Tra Kossovo, Albania e Macedonia, nel 1999, ne erano operative almeno 500. A Timor, 1.000. Nel terremoto di Izmit (Turchia) 94 squadre di protezione civile internazionali (di urban search and rescue) portano sul campo 2.700 operatori in 72 ore. In Darfur, nel marzo del 2004, c’erano 200 operatori umanitari, alla fine dello stesso anno erano diventati 9.100. © ActionAid International Italia – marzo 2006 81 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC Grafico 2 Rilevanza degli attori dell’emergenza NAZIONI UNITE Il fenomeno non riguarda soltanto le ONG. Se guardiamo allo UNHCR (l’Alto Commissariato per i Rifugiati) che, come molte altre agenzie delle Nazioni Unite, opera attraverso cosiddetti “implementing partner”, vediamo che anche i partner governativi e quelli UN sono aumentati in modo esponenziale nel periodo 1983-1995. Lo stesso discorso vale per le altre agenzie UN coinvolte ormai strutturalmente nella risposta alle crisi: • United Nations Development Programme (UNDP) • United Nations Volunteers (UNV) • United Nations Fund for Population Activities (UNFPA) • United Nations Children’s Fund (UNICEF) • World Food Programme (WFP) • Food and Agriculture Organisation (FAO) • World Health Organisation (WHO), • International Labour Organisation (ILO) • United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) • Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR) e numerose altre. Nel 1997, il Segretario Generale decide di trasformare il vecchio Dipartimento degli affari umanitari (DHA) in ufficio di coordinamento, affidandone la direzione a Sergio Vieira de Mello. L’ Office for Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) è l’unica componente del Segretariato che si occupa specificamente di questioni umanitarie. Il mandato di OCHA consiste nel mobilizzare e coordinare le operazioni di aiuto umanitario in collaborazione con attori nazionali e internazionali. OCHA quindi è una entità non operativa, nel senso che non svolge operazioni umanitarie in proprio, ma si limita a coordinare le azioni compiute da altri. OCHA gioca anche un ruolo molto importante © ActionAid International Italia – marzo 2006 82 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC nella mobilizzazione delle risorse finanziarie (attraverso gli appelli umanitari interagenzia denominati Consolidated Appeal Process) e nel coordinare lo sviluppo delle politiche della comunità umanitaria. Croce Rossa La natura delle emergenze complesse rende sempre più critico il ruolo del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), che si vede sempre più spesso affiancato dalla Federazione (IFRC) e dalle società nazionali, che sempre più numerose partecipano alle operazioni, spesso introducendo una certa confusione di mandati. I compiti svolti dal ICRC comprendono: • • • • • • • • visite ai prigionieri di guerra e ai detenuti civili; ricerca di persone scomparse; riunificazione delle famiglie separate dalla guerra; trasmissione di messaggi tra membri della stessa famiglia attraverso la linea del fronte; distribuzione di cibo, acqua e fornitura di assistenza sanitaria alle popolazioni che ne sono private; disseminazione delle norme del Diritto Internazionale Umanitario, particolarmente tra le forze armate; controllo dell’applicazione della Convenzione di Ginevra; segnalazione delle violazioni e contributo all’ulteriore sviluppo del Diritto Internazionale Umanitario. ECHO Fondato nel 1991 e operativo dal 1992, l’Ufficio umanitario della Comunità europea (oggi Ufficio di aiuto umanitario) è diventato rapidamente il massimo donatore di aiuto umanitario al mondo, con un budget fisso di circa 200 milioni di euro che, integrato da allocazioni straordinarie, ha raggiunto nel 1999 la cifra di 812 milioni di euro. ECHO non è una “banca” umanitaria ma un organismo con capacità di elaborazione strategica e di coordinamento. Fin dall’origine ECHO ha lavorato secondo un meccanismo di partnership che prevede la selezione di organizzazioni di provata capacità. Queste sono rappresentate per il 60-70% da ONG, per il 10% dalla famiglia della Croce Rossa e per la parte restante da agenzie o programmi delle Nazioni Unite. Queste agenzie firmano un contratto quadro di partenariato (Framework Partnership Agreement - FPA) che stabilisce a priori i termini del rapporto finanziario, le norme generali e i termini dell’accordo operativo, in modo di rendere celere e semplice la procedura di finanziamento dei progetti al momento della loro approvazione. Lo FPA, già rivisto e aggiornato in tre occasioni, dal 1992 a oggi, si è rivelato uno strumento estremamente efficace e flessibile. Di recente ECHO ha cambiato il suo status da ufficio autonomo in direzione generale, il che porterà probabilmente a una serie di cambiamenti di portata più vasta sul piano politico e strategico. Grafico 3 Il budget di ECHO 1991 – 2004 (in milioni di euro) 900 812 764 800 692 700 657 605 600 441 500 570 491 368 400 300 544 539 517 600 195 200 100 0 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Fonte: ECHOSTAT. © ActionAid International Italia – marzo 2006 83 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC I militari Fino alla fine degli anni Novanta, la presenza di forze militari internazionali sul terreno si caratterizza quasi sempre per un ruolo neutrale, di sostegno alle azioni umanitarie. Con rare eccezioni (ad esempio in Somalia) le truppe di peacekeeping si muovono in coerenza con il mandato generale di assistenza della comunità internazionale. Per quanto i militari partecipino, con grandi numeri, alla moltiplicazione degli attori in campo, in molti casi il loro contributo è determinante per migliorare la logistica e la sicurezza delle operazioni. Più limitato il loro contributo al coordinamento, in quanto portano una visione della cooperazione molto diversa da quella delle organizzazioni civili, e dopo qualche tentativo di affidare loro la responsabilità di coordinare le azioni, si preferirà conferirle a un civile. Le ONG La moltiplicazione delle ONG è chiaramente dimostrata da un dato: all’inizio della sua attività, ECHO collaborava con 25 ONG partner in Europa. Nel 1999, erano diventate circa 250, mentre altrettante attendevano di poter firmare l’accordo di partenariato. A partire dalla metà degli anni Novanta, le ONG assorbono circa due terzi della spesa umanitaria mondiale e sono le esecutrici di circa l’80% delle azioni. Per quanto quasi 1.000 ONG siano state in qualche modo coinvolte nelle operazioni degli ultimi dieci anni, solo 260 in tutto il mondo possono essere considerate propriamente organizzazioni umanitarie, dotate di capacità tecniche e profilo deontologico idonei. Grafico 4 ECHO funding 2001 – 2004 based on allocations as at 25.01.2005 Fonte: ECHOSTAT Agenzie governative La presenza di agenzie direttamente riferibili ai governi donatori si fa marcata a partire dalla fine della guerra in Bosnia (1995), nella gestione diretta dei programmi di ricostruzione, e si affianca a una presenza militare che sempre più spesso si dispiega senza il “cappello” delle Nazioni Unite. Verso la fine degli anni Novanta, in coincidenza con la guerra del Kossovo, mentre in campo militare si parla di Operations Other Than War (OOTW), il ruolo diretto dei governi ha un impatto spesso negativo sulla neutralità reale o percepita delle azioni umanitarie. Questo riguarda anche le Protezioni Civili, fino ad allora utilizzate quasi esclusivamente in ambito di disastri naturali, per operazioni di search and rescue. Come nel caso dell’italiana Operazione Arcobaleno, la Protezione Civile entra a far parte dell’impegno governativo diretto. Purtroppo, in quel caso, di un governo schierato nel conflitto. © ActionAid International Italia – marzo 2006 84 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC Il Meccanismo europeo di protezione civile Con una decisione del 1999, la Commissione Europea dà seguito alle decisioni del Consiglio dell’Unione, creando un programma comunitario nel campo delle protezione civile “per rafforzare i meccanismi di prevenzione, preparazione e risposta ai disastri naturali e/o provocati dall’uomo”, nel periodo 1999-2004. Successivamente la decisione verrà estesa a tutto il 2006. Lo EU's Civil Protection Mechanism viene adottato nel 2001, in coincidenza con gli attacchi dell’11 settembre, e in vista delle loro possibili conseguenze in termini di atti terroristici. Si esplica efficacemente in occasione delle inondazioni dell’Europa Centrale e Orientale del 2002 e degli incendi forestali dell’estate 2003. Nelle intenzioni, il Meccanismo dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della risposta all’emergenza in ambito europeo. L’iniziativa si accompagna a quella della creazione di un Fondo di solidarietà europeo, della consistenza di circa un miliardo di euro, destinato a riabilitare immediatamente infrastrutture importanti quali l’energia, la fornitura d’acqua, le comunicazioni, i trasporti, i servizi sanitari; la sistemazione temporanea per gli sfollati e per le squadre di soccorso; la sicurezza di infrastrutture critiche come le dighe etc. Il Meccanismo si occupa anche di coordinamento di operazioni in Paesi terzi, sottolineando il ruolo circoscritto della Protezione Civile in caso di aiuto umanitario “Civil protection assistance typically includes activities such as search and rescue, evacuation, fire fighting, medical expertise/equipment, field hospitals, and other specialised activities, such as detection, analysis, measurement, safety and security/decontamination in case of nuclear, bacteriological, radiological or chemical incidents. Civil protection assistance is only provided in response to a request from the relevant state and the response is decided in agreement with the EU presidency”, 112 in considerazione della natura peculiare dell’aiuto umanitario, “Humanitarian aid aims at saving lives and alleviating suffering during and in the aftermath of manmade crises and natural disasters and must be guided by the humanitarian principles of humanity, impartiality, neutrality and independence” 113. Il testo della decisione sottolinea anche il ruolo centrale di ECHO nell’ambito specificatamente umanitario a livello europeo. Per quanto riguarda l’azione di coordinamento, la protezione civile deve integrarsi con il sistema Nazioni Unite e con gli altri attori umanitari per l’esecuzione di azioni “complementari”, attraverso meccanismi come lo UN Disaster Assessment and Coordination (UNDAC), e lo Inter-Agency Standing Committee (IASC), e sotto il coordinamento di OCHA. “Complementary humanitarian operations under the specific mandates of international humanitarian organisations, e.g. UN OCHA for international aid coordination, UNHCR for refugees, UNICEF for children, ICRC for the protection of civilians and prisoners) and under the umbrella of the IFRC, the National Red Cross or Crescent societies on the spot, will also be underway in a given emergency. In such circumstances, the assistance provided through the Community Mechanism will take place in close cooperation with all other international actors in order to ensure full complementarity”114. 112 Commission OF THE European Communities - “Reinforcing the Civil Protection Capacity of the European Union” COM(2004) 200 final Brussels, 25.03.2004. 113 Ibidem. 114 Ibidem. © ActionAid International Italia – marzo 2006 85 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC Altre proposte europee Un’altra proposta avanzata in diverse sedi è quella della costituzione di un corpo di “Caschi blu umanitari”, ovvero di una forza permanente di pronto intervento da impiegare in tutto il mondo. Una “protezione civile globale” che, per essere significativa, dovrebbe contare su parecchie migliaia di uomini e comporterebbe costi fissi elevatissimi, il che non sembra realistico in questa fase economica. In linea è anche l’iniziativa, integrata nel testo della Costituzione Europea, per la creazione di un corpo di volontari europei da impiegare in azioni umanitarie, nello sforzo di caratterizzare la capacità continentale di operare autorevolmente nel settore della gestione delle crisi, mediante un sistema basato sull’uso sistematico di militari, protezioni civili e volontariato. In sostanza, l’Unione si propone come attore umanitario “statale”, in una curiosa contrapposizione tra un umanitarismo “privato e di mercato”, basato principalmente sulla collaborazione tra organismi internazionali e ONG, e un umanitarismo “di stato”, burocratico e semi-militare. E per motivi che sembrano prescindere dai bisogni umanitari. Queste proposte - e la messa in opera di questo concetto dell’aiuto - sembrano infatti voler affrontare dei nodi politici più che dei problemi operativi. Il coordinamento internazionale La “macchina umanitaria” mondiale si articola in una serie di agenzie autonome quali la Croce Rossa, nelle sue diverse articolazioni; in un gruppo di servizi delle Nazioni Unite che, negli anni, hanno assunto il ruolo di enti di guida e coordinamento; e in una “forza lavoro” specializzata, formata da un migliaio di ONG internazionali e decine di migliaia di organizzazioni locali, e alcune agenzie governative, come la Protezione Civile. Quando è necessario, anche i militari partecipano alle operazioni umanitarie con i loro imponenti ma costosi mezzi logistici. La validità del sistema sta nella sua flessibilità, articolato com’è in un nucleo ristretto di strutture fisse e un vasto numero di partner, da attivare rapidamente solo quando necessario. Il tutto funziona grazie al coordinamento delle Nazioni Unite, attraverso l’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) e al ruolo strategico dell’ufficio umanitario europeo ECHO. Come spesso accade in queste evenienze, la crisi è stata l’occasione per una vasta produzione di “grandi idee” su chi e come debba gestire gli aiuti. La decisione di affidarsi alle Nazioni Unite presa dalla conferenza dei Paesi donatori di Giacarta del 6 gennaio 2005, rappresenta una scelta di concretezza e realismo: l’Onu è infatti l’unica organizzazione al mondo in grado di coordinare un’operazione umanitaria di tanta ampiezza e complessità, ha sviluppato gli strumenti idonei a farlo e ha accumulato una lunga esperienza in questo campo. Ma l’eccessiva politicizzazione della crisi dello Tsunami solleva molte preoccupazioni in termini di coordinamento. Mai come in questo caso, i Paesi donatori hanno proceduto alla ricerca di una visibilità individuale, sottolineata da grandi azioni mediatiche. Eppure, tutti reclamavano a gran voce un coordinamento centrale delle operazioni, un’esigenza peraltro discutibile, dato che i Paesi della zona sono dotati di solidi governi. La gestione della risposta alle emergenze nei sistemi umanitari nazionali e il caso Italia Per quanto la casistica sia molto ampia, in termini generali la risposta alle emergenze, a livello nazionale dei principali Paesi donatori, viene normalmente affidata al Ministero degli Esteri o, con frequenza minore, al Ministero (o all’Agenzia) per la Cooperazione. La scelta del primo deriva - tecnicamente - dalla necessità di assicurare il massimo coordinamento con le autorità nazionali del Paese colpito, attraverso il sistema delle Ambasciate, che normalmente dispongono anche di fondi propri per questi casi. Nel caso di conflitti o di crisi politiche, la scelta dei MAE viene spiegata anche dalla necessità di intervenire con un sufficiente livello di consapevolezza “politica”. L’intervento umanitario a più lungo termine, nel caso di processi “post” o di crisi croniche, abitualmente viene affidato alle istituzioni che si occupano anche di cooperazione allo sviluppo, più attrezzate a interventi a lungo termine. In alcuni casi, i governi esplicano anche una quota limitata di operatività diretta in ambiti limitati. È il caso, per esempio, dell’Office for Foreign Disaster Assistance (OFDA) parte dell’agenzia di sviluppo © ActionAid International Italia – marzo 2006 86 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC americana USAID, che integra forze governative e ONG nelle operazioni di assessment. O quello della GTZ tedesca, nel campo dell’assistenza tecnica. L’Italia ha storicamente fornito risposte “occasionali” all’emergenza, mancando di una politica di sistema al riguardo. Benché esista all’interno del MAE un Ufficio emergenze, questa struttura è sempre stata sottodimensionata rispetto alle esigenze, e di volta in volta si sono adottate soluzioni ad hoc, incaricando Ministeri diversi (Esteri, Solidarietà Sociale, Interno) o nominando commissari speciali, o delegando il compito alla Croce Rossa Italiana o alla Protezione Civile, organismi esecutori per eccellenza. In sostanza, non esiste nel nostro Paese una struttura dotata di poteri adeguati e di competenze specifiche utili alla gestione della risposta alle crisi umanitarie, in considerazione della complessità degli aspetti politici, etici, tecnici, economici e sociali di queste catastrofi. Anche la limitata presenza italiana nei meccanismi di coordinamento internazionale è sintomatica di una debolezza generale del sistema. Nel caso dell’intervento italiano, il DPC ha partecipato alle iniziative di coordinamento solo per i primi tre mesi, rendendole poco incisive. Rispetto alle buone pratiche consolidate in materia di condivisione di informazioni e documenti di valutazione e analisi e di elaborazione metodologiche, non appare evidente un apporto significativo da parte dell’Italia. Ad esempio, nel caso dei maggiori canali specializzati, come i siti di Relief Web, Alnap e Alertnet, non si trovano contributi italiani a eccezione di comunicati stampa e interviste. La documentazione disponibile non evidenzia in particolare la partecipazione allo IASC, l’Inter Agency Standing Committee per il coordinamento dell’azione umanitaria. A livello non governativo la situazione non sembra molto migliore. Per quanto la crescita delle ONG italiane nell’ambito umanitario sia stata un fenomeno di riguardo negli anni Novanta, a questa non ha corrisposto la creazione di efficaci meccanismi di coordinamento tra ONG a livello operativo. E neppure nel campo della raccolta di fondi, in cui non esiste un sistema paragonabile al Disaster Emergency Committee britannico, che dal 1964 riunisce le 15 principali ONG in campagne comuni, o di sistemi analoghi esistenti in Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Irlanda e altri. Il quadro normativo italiano L’intervento del DPC dall’emergenza alla ricostruzione L’intervento italiano nelle regioni colpite dallo Tsunami del 26 dicembre 2006 ha presentato, alla luce di quanto emerge da questo studio, alcune caratteristiche particolari. La comprensione in termini oggettivi di tali peculiarità è di primaria importanza per poter valutare lo stato e l’evoluzione del sistema della cooperazione in Italia. Ora, l’intervento italiano nelle aree colpite dallo Tsunami si è caratterizzato per la preponderanza dell’azione della Protezione Civile nel promuovere in primis le azioni di emergenza e poi quelle di ricostruzione rispetto agli altri attori tradizionalmente presenti nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e in particolare rispetto alla Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri (DGCS). L’azione della DPC è stata resa possibile grazie all’attivazione di poteri pubblici specifici a carattere straordinario propri della Pubblica Amministrazione (poteri di ordinanza) che hanno di volta in volta consentito il passaggio dall’azione di emergenza a quella di ricostruzione, compresa la possibilità di gestire dei fondi di origine privata. Nei giorni immediatamente successivi al maremoto, il Dipartimento della Protezione Civile svolge tempestivamente la sua attività di primo soccorso. In base alla normativa in vigore e all’appartenenza alla rete internazionale delle Protezioni Civili di altri Paesi europei, il DPC opera a partire della dichiarazione dello stato di emergenza, si avvale del potere di ordinanza e svolge la sua attività primaria di soccorso. Tuttavia, nei giorni a seguire, a seguito della richiesta da parte dei donatori di gestire i fondi raccolti da soggetti privati di varia natura, l’attività del DPC, a partire da quella svolta di primo soccorso e grazie a questa, si diversifica e si amplia. Sempre avvalendosi del potere di ordinanza che autorizza di volta in volta le varie attività, il DPC entra a pieno titolo nell’attività di aiuto umanitario e di ricostruzione. Tale ingresso si rende possibile grazie alla reputazione di efficienza e tempestività di © ActionAid International Italia – marzo 2006 87 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC intervento acquisita dalla Protezione Civile nel corso delle sue operazioni sul territorio nazionale e, in passate occasioni, anche a livello internazionale (terremoto di Bam in Iran). Le attività di ricostruzione promosse dal Dipartimento della Protezione Civile si sostanziano nella gestione dei fondi privati, nella loro distribuzione alle ONG e ad altre istituzioni private, ma anche nella gestione diretta di progetti di ricostruzione. Circa il 48% dei fondi raccolti viene utilizzato per progetti gestiti direttamente dalla Protezione Civile. Per valutare appieno la portata innovativa di tale intervento è utile richiamare brevemente il quadro di riferimento entro il quale agisce la Protezione Civile in Italia. Il Sistema nazionale della Protezione Civile Diversamente da quanto avviene in altri Paesi europei, dove la funzione della Protezione Civile è assegnata a una singola istituzione o a poche strutture pubbliche, in Italia sono coinvolte sia l’organizzazione centrale dello Stato sia quella periferica, così come parti della società civile. Si tratta di una rete di soggetti che di fatto erogano i diversi servizi nei quali si articola la funzione della Protezione Civile. Così come risulta dai diversi interventi normativi che si sono susseguiti nel corso degli anni, la nascita del Sistema Nazionale della Protezione Civile appare strettamente connessa da un lato con lo sviluppo di una politica di gestione e tutela del territorio e dall’altro con i mutamenti nei rapporti tra Stato ed Enti Locali. Il sistema attuale è il frutto di numerosi interventi (e ripensamenti) normativi che hanno portato anche a ipotizzare l’istituzione di una “Agenzia” (così come emergeva dal d.l. n.300/1999) con conseguente unicità nell’esercizio della funzione di protezione civile e soprattutto ipotizzando la separazione tra indirizzo politico e gestione di tipo amministrativo. Come noto, non si è mai arrivati alla costituzione di un’Agenzia e i successivi interventi normativi hanno visto il mantenimento del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri già introdotto con la Legge n.225 del 1992. L’attuale modello del servizio nazionale, come emerge dalla Legge n.401/2001, prevede la presenza congiunta di varie tipologie di soggetti pubblici e privati, territoriali e nazionali. La Legge stabilisce che l’organo di indirizzo politico e di coordinamento della protezione civile è il Presidente del Consiglio che determina le politiche di protezione civile; detiene i poteri di ordinanza; coordina le attività delle varie componenti del servizio nazionale. Per lo svolgimento di dette attribuzioni il Presidente del Consiglio si avvale del Dipartimento della Protezione Civile. Il Dipartimento svolge tutte le attività tecniche e operative d’intesa con le diverse componenti del sistema (regioni, prefetto, Enti Locali), ma anche con alcune strutture operative nazionali quali il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Forestale dello Stato, i servizi tecnici nazionali, i gruppi nazionali di ricerca scientifica, l’istituto nazionale di geofisica, la Croce Rossa Italiana e le organizzazioni di volontariato. Il Sistema si attiva grazie alla dichiarazione dello stato di emergenza e al potere di ordinanza da parte del Presidente del Consiglio così come previsti dalla Legge del 24 febbraio 1992, n.225. Volendo risalire ai principi generali dai quali deriva il potere di ordinanza si ritrova la potestà di supremazia a carattere generale che lo Stato e gli enti pubblici territoriali possiedono nei confronti di tutti i soggetti residenti sul territorio nazionale. L’articolo 5 della Legge citata prevede che al verificarsi di eventi di particolare gravità definiti all’articolo 2 (tre categorie di eventi calamitosi tra cui “calamità naturali, catastrofi ed altri eventi” i quali hanno una tale intensità da richiedere degli interventi straordinari), il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, delibera lo stato di emergenza, determinandone la durata e l’estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità e alla natura degli eventi. Al venire meno dei relativi presupposti, con le medesime modalità si procede all’eventuale revoca dello stato di emergenza. Per l’attuazione degli interventi di emergenza si provvede anche a mezzo di ordinanze in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi dell’ordinamento giuridico. Le ordinanze emanate in deroga debbono contenere l’indicazione delle principali norme a cui si intende derogare e debbono essere motivate. © ActionAid International Italia – marzo 2006 88 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC L’attività internazionale del Dipartimento della Protezione Civile La normativa cui si è fatto cenno nel paragrafo precedente non prevede esplicitamente l’attività internazionale de DPC. D’altra parte il Sistema della Protezione Civile viene concepito a partire dallo sviluppo della politica di gestione del territorio nazionale ed è quindi naturale che il legislatore non abbia previsto che tale funzione potesse estendersi sistematicamente all’estero. In tale ambito è inoltre già attiva la Croce Rossa Italiana. Tuttavia l’eventuale attività internazionale della DPC non è esclusa. Tale attività si è già sostanziata in passato nella partecipazione a interventi di emergenza all’estero, spesso coordinati a livello europeo. Si tratta fondamentalmente di interventi di emergenza, primo soccorso e assistenza medica (si ricordano, ad esempio, quelli a seguito del terremoto in Algeria e in Iran). Nell’ambito dell’attività di prevenzione a medio e lungo termine, il DPC ha sviluppato con le altre Protezione Civili reti di informazioni e di monitoraggio, prevalentemente in campo idrogeologico. È solo successivamente allo Tsunami però che l’attività internazionale del DPC si “istituzionalizza” estendendosi anche alla promozione di progetti di ricostruzione. Ciò avviene attraverso gli strumenti propri della DPC a livello nazionale, vale a dire attraverso l’utilizzo del potere di ordinanza. Che, si ricorda, costituisce un potere avente carattere eccezionale, legato alla gravità e alla contingenza di una situazione di calamità. E che, come tutti i poteri aventi carattere eccezionale, deve essere delimitato nel tempo e nello spazio. Le ordinanze principali che autorizzano il DPC a operare all’estero sono: • • • • l’Ordinanza n.3389 del 26 dicembre 2004 – Disposizioni di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud est Asiatico che autorizza il Dipartimento della Protezione Civile ad assumere tutte le iniziative e gli interventi utili a consentire, anche alle componenti e alle strutture di protezione civile, di operare nell’attuale contesto calamitoso assicurando ogni possibile assistenza a coloro che si trovano nelle zone interessate dagli eventi; l’Ordinanza n.3390 del 29 dicembre 2004 che autorizza il Dipartimento della Protezione Civile a ricevere risorse derivanti da donazioni e atti di liberalità da destinare all’attuazione delle iniziative di cui all’Ordinanza precedente. Il Dipartimento viene autorizzato a impiegare dette risorse utilizzando procedure di somma urgenza per assicurare ogni possibile tipo di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi, anche mediante la fornitura di beni, servizi e la realizzazione di opere; l’Ordinanza n.3392 del 8 gennaio 2005 che sancisce l’assegnazione dei fondi raccolti con le sottoscrizioni private alla Protezione Civile e definisce anche la deducibilità dal reddito imponibile dei contributi offerti. L’Ordinanza prevede inoltre che “Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, definisce, in raccordo con il Ministro degli Affari Esteri, le necessarie iniziative di assistenza alle popolazioni provvedendo alla realizzazione degli interventi e delle opere finalizzate al superamento dell’emergenza stessa”; l’Ordinanza n.3394 del 18 gennaio 2005 attraverso il quale viene istituito un conto corrente specifico sul quale fare confluire al Fondo della Protezione Civile i contributi raccolti da Vodafone, Wind, Telecom Italia Mobile, Telecom, Rai e Mediaset. L’estensione dell’attività della Protezione Civile All’origine della decisione di intervenire nell’ambito della ricostruzione nelle zone colpite dallo Tsunami vi sono: • la presenza in quelle zone del DPC per gli interventi di primo soccorso; • la scelta da parte di un comitato di donatori privati (prevalentemente soggetti attivi nel settore delle telecomunicazioni) di attribuire dei fondi al DPC, decisione presa anche per la buona reputazione di cui gode il Dipartimento, acquisita nel corso di precedenti situazioni di emergenza nazionali e internazionali; • la capacità del sistema di prendere delle decisioni tempestivamente in virtù del potere di ordinanza di cui si è detto sopra; • la crisi del sistema della cooperazione che crea di fatto un vuoto istituzionale: fondi in diminuzione, interventi soggetti a istruttorie con procedure lunghe. Oltre un anno dopo l’evento, il Ministero degli Esteri ha destinato 70 milioni di euro per tutta le aree colpite dallo Tsunami ma ne © ActionAid International Italia – marzo 2006 89 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC ha speso circa la metà. La parte preponderante degli aiuti gestiti dal Ministero degli Esteri (circa 16 milioni di euro) dovrebbe finanziare organizzazioni sopranazionali (FAO, OMS, WFP, OIM). Queste circostanze creano il presupposto di quello che appare un vero e proprio cambiamento nella natura nell’attività del Dipartimento della Protezione Civile che passa così dall’emergenza alla ricostruzione a livello internazionale. A sua volta, l’attività di ricostruzione comprende: la possibilità di ricevere dei fondi privati, la gestione di tali fondi; la scelta delle zone nelle quali intervenire; l’attribuzione dei fondi privati a soggetti di varia natura (ONG, organismi sovranazionali); l’intervento diretto in progetti di ricostruzione con fondi privati ma anche con fondi propri; il coordinamento dei vari soggetti appartenenti al Sistema (Regioni, Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco), ma anche di soggetti terzi che a vario titolo e con competenze diverse si occupano di cooperazione (ONG). Il concatenamento delle decisioni sopra accennato evidenzia una particolare relazione causale tra pubblico e privato: la spinta a effettuare un intervento da parte di un organismo pubblico (il Dipartimento per la Protezione Civile), sulla base di un “potere normativo” a carattere straordinario (il potere di ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di protezione civile a livello nazionale) può essere fatta risalire a un’istanza privata (il Comitato dei Donatori). Si può dire che le caratteristiche di urgenza (che portano alla dichiarazione dello stato di emergenza) che normalmente sono alla base dell’utilizzo del potere di ordinanza in questo caso possono essere ricondotte solo alle ordinanze del DPC dei giorni immediatamente successivi allo Tsunami. Successivamente l’estensione del potere del DPC si avvale di ordinanze che, seppure motivate con le caratteristiche dell’urgenza, in realtà rispondono anche all’esigenza di impiegare tempestivamente le cifre raccolte in progetti di ricostruzione. Una conseguenza dell’emergenza? Oppure della decisione di attribuire i fondi raccolti tramite l’invio di SMS alla Protezione Civile? Di certo, la raccolta di fondi nasce dalla solidarietà dei cittadini e dalla loro volontà di fare qualcosa per rispondere a una catastrofe di vastissime proporzioni. Ma innesca un meccanismo molto più ampio che finisce con l’avere conseguenze sull’intero sistema degli aiuti pubblici allo sviluppo. E uno degli ingranaggi attraverso il quale questo sistema riesce a funzionare è proprio l’utilizzo esteso del potere di ordinanza. Le modifiche legislative a seguito dell’intervento del DPC in Sri Lanka (d.l. n.50 del 31 maggio 2005 recante “Disposizioni urgenti in materia di Protezione Civile” convertito in Legge del 26 luglio 2005, n.152) L’intervento della Sistema della Protezione Civile nelle aree colpite dallo Tsunami ha creato il presupposto per delle modifiche di tipo legislativo, promosse dalla Presidenza del Consiglio attraverso l’utilizzo del Decreto Legge. Ciò avviene cinque mesi dopo la dichiarazione dello stato di emergenza nel maggio del 2005. Infatti, il d.l. n. 50 del 31 maggio 2005 recante “Disposizioni urgenti in materia di protezione civile”, convertito in Legge del 26 luglio 2005, n.152 sancisce l’estensione dei poteri della Protezione Civile all’estero all’articolo 4 comma 2. Viene infatti stabilito che, ferme le competenze in materia di cooperazione del Ministero degli Affari Esteri, l'articolo 5 della Legge 24 febbraio 1992, n. 225, e l'articolo 5-bis, comma 5, del Decreto Legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla Legge 9 novembre 2001, n. 401, si applicano anche agli interventi all'estero del Dipartimento della Protezione Civile, per quanto di competenza in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri. Si tratta in sostanza della definizione di stato di emergenza e di grande evento e del relativo potere di ordinanza che vengono estesi agli interventi all’estero della Protezione Civile. Anche in questo caso tutte le funzioni di indirizzo in materia di protezione civile fanno capo al Presidente del Consiglio. Il D.L consente alla DGCS di chiedere l’emanazione di ordinanze specifiche in materia di interventi urgenti. Sembra questo un intervento speculare a quello della Protezione Civile, laddove le competenze del MAE in materia di interventi straordinari si potranno accompagnare alla possibilità di chiedere delle ordinanze specifiche. Viene inoltre rifinanziata l’unità di crisi del Ministero degli Esteri per il triennio 2005-6-7. © ActionAid International Italia – marzo 2006 90 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC Con l’entrata in vigore della Legge n.152/2005 viene sancito definitivamente l’ingresso del Dipartimento della Protezione Civile (e di tutti i soggetti che fanno parte del Sistema Nazionale della Protezione Civile) nel novero dei soggetti attivi nel settore degli aiuti umanitari e, latu sensu, della cooperazione allo sviluppo. Nei paragrafi che precedono si sono visti i limiti degli interventi posti in essere, limiti che permangono nell’impianto definitivo dato dalla Legge. Quest’ultima delinea un sistema che si avvale del potere di ordinanza attribuito a due organismi pubblici per svolgere progetti di aiuto umanitario. La Legge sembra riferirsi a situazioni di emergenza a carattere straordinario, ma l’esperienza dello Tsunami ha mostrato che non vi è stata nell’ottica della politica degli interventi una distinzione tra il breve e il lungo periodo, tra emergenza e sviluppo. L’estensione delle attività della Protezione Civile alla gestione di progetti di lungo periodo, all’attività di erogazione di fondi privati ha creato nei fatti una sovrapposizione di competenze con il Ministero degli Esteri che la Legge n.152/2005 non può che aggravare, attribuendo a entrambi i soggetti la facoltà di richiedere l’emanazione di ordinanze. La sovrapposizione delle competenze e la facoltà di richiedere delle procedure di urgenza non possono che aumentare la confusione sulle modalità di intervento in assenza di un coordinamento tra le due istituzioni. Coordinamento che alla prova dei fatti è stato carente. Se inoltre il potere di ordinanza viene utilizzato per accelerare le procedure e se a questo si collega la facoltà di utilizzare tempestivamente fondi privati, il pericolo di creare tensioni competitive improprie tra DPC e MAE per aggiudicarsi la gestione di eventuali raccolte di fondi è reale. Tutto ciò a discapito dell’efficacia degli interventi. I criteri di scelta delle aree di intervento A seguito dell’incontro del 20 gennaio con il Comitato dei sottoscrittori la Protezione Civile, in una nota informativa, chiarisce che il quadro degli interventi verrà predisposto, una volta acquisito il consenso dei Paesi interessati e ottenuta la necessaria approvazione in ambito governativo. Il quadro così delineato verrà sottoposto ai rappresentanti dei donatori. La scelta da parte della Protezione Civile delle aree dove intervenire sembra essersi basata sui seguenti criteri: • la presenza in loco nei giorni immediatamente successivi al maremoto; • il contatto con i governi locali; • il consenso da parte dei donatori. Sulla base di quanto dichiarato dallo stesso DPC sembra che il Governo dello Sri Lanka sia stato l’unico a richiedere l’intervento italiano della Protezione Civile. Trovandosi già lì il DPC decide di utilizzare le ingenti somme raccolte esclusivamente nello Sri Lanka. Questa scelta ha tutte le caratteristiche di una decisione condizionata da aspetti di carattere politico (rapporto tra governi). Risulta difficile ravvisare nell’intervento del DPC quelle caratteristiche di indipendenza dalle logiche della politica estera che sono alla base degli interventi umanitari, ad esempio delle organizzazioni non governative. Tale criterio è infatti ampiamente citato nel Codice Di Condotta relativo agli aiuti umanitari sottoscritto dalla Croce Rossa Internazionale e da alcune ONG. I criteri di intervento contenuti nel CdC sono fondamentali in tema di aiuto umanitario, in quanto discendono naturalmente dalle caratteristiche di necessità e urgenza proprie alla tutela del diritto alla vita. Oltre all’”imperativo umanitario di priorità assoluta” il Codice stabilisce che “l’aiuto è portato senza alcuna considerazione di razza, credenza o di nazionalità dei beneficiari e senza discriminazioni di alcun genere. Le priorità di assistenza sono determinate in funzione dei soli bisogni”. Inoltre, “l’aiuto non sarà utilizzato al servizio di convinzioni politiche o religiose di qualunque tipo”. Infine, il CdC sottolinea la necessità di “non essere lo strumento della politica estera dei governi” e di “fondare gli interventi sulle capacità locali”. Nel corso di questo studio l’assenza di indipendenza dal potere politico emerge nel momento di scegliere le aree dove impiegare i fondi raccolti. Infatti, lo stesso DPC afferma che la scelta di intervenire in Sri Lanka è derivata dal fatto che è stato quello stesso Governo a chiederlo, mentre gli altri governi non hanno richiesto alcun tipo di aiuto. In definitiva risulta paradossale chiedersi se un © ActionAid International Italia – marzo 2006 91 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC intervento, la cui volontà primaria può essere fatta risalire alla stessa Presidenza del Consiglio, organo politico, possa essere indipendente dallo stesso potere del quale è espressione. Certamente il DPC, una volta presa la decisione di intervenire nello Sri Lanka, si rivolge anche a organismi terzi indipendenti (come le ONG). Tuttavia, la scelta primaria di dove localizzare i propri interventi non può definirsi indipendente, né può dirsi che la scelta sia stata fatta ragionando su quante ONG erano già attive in Sri Lanka. Al momento dello Tsunami, infatti, le ONG italiane presenti sull’isola erano pochissime (soltanto tre). Qualche dubbio sulle modalità di scelta delle aree di intervento viene espresso dagli stessi donatori. Così il Comitato Aiuto Subito, pur mantenendo la bontà di fondo della scelta di aver attribuito i fondi al DPC per ragione “di conoscenza e di buona riuscita di precedenti esperienze”, sostiene che sarebbe stato importante per orientare meglio la scelta dei soggetti ai quali attribuire i fondi sapere meglio quali erano i soggetti che per “storia e competenza potevano essere coinvolti nella gestione degli interventi (…) Tornando indietro il DPC sarebbe stato sempre uno degli interlocutori da prendere seriamente in considerazione ma potrebbero essercene altri ugualmente validi da vagliare”. Il problema dell’indipendenza va posto anche sotto un altro profilo che riguarda i donatori. Se è fondamentale che i contributi vengano utilizzati al meglio (seguendo dei criteri di trasparenza sui costi dei progetti, quelli di struttura etc.) e che i privati cittadini ricevano garanzie al riguardo, appare meno giustificato che i grandi donatori in qualche modo intervengano nella scelta degli interventi stessi. Eppure è ciò che avviene in virtù del tipo di rapporto pubblico/privato che si instaura nel caso dell’intervento del Dipartimento della Protezione Civile dopo lo Tsunami. I protocolli di intesa che vengono siglati all’indomani dell’istituzione del conto corrente sul quale versare i fondi supplementari prevedono che la scelta degli interventi da effettuare venga fatta d’intesa con i donatori, i quali peraltro sono attivi in settori molto diversi da quelli relativi agli aiuti umanitari e non possono quindi vantare particolari competenze al riguardo. Si tratta di un’ulteriore anomalia di questa tipologia di intervento che non può essere in alcun modo sistematizzata. Se estremizzata, una logica siffatta potrebbe finire per determinare perfino l’orientamento aprioristico del fondi condizionato dalle logiche del sensazionalismo mediatico, da un’ottica di breve periodo. Il sistema di controlli sull’attività DPC L’attività del DPC nello Sri Lanka descritta nei paragrafi precedenti ha reso necessario istituire un complesso meccanismo di controlli che controbilanci e governi le caratteristiche politiche di questo tipo di intervento da un lato, ma che garantisca anche il buon utilizzo dei fondi privati dall’altro. Nel caso di specie i controlli sono stati svolti da più organismi. Il controllo sulla gestione delle risorse: il Comitato dei Garanti Il Comitato viene istituito con la stessa Ordinanza (n.3392 dell’8 gennaio 2206) che attribuisce al DPC la gestione dei fondi raccolti tramite le sottoscrizioni. Il Comitato è “composto da cinque componenti scelti tra persone di riconosciuta competenza e professionalità e di indiscussa moralità e indipendenza, nominato con apposito provvedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri, al fine di garantire una efficace supervisione dell'azione di gestione da parte del Dipartimento della Protezione Civile delle risorse di cui all'art. 1, comma 1, dell'Ordinanza di protezione civile n. 3390 del 29 dicembre 2004”. Il controllo sulla legalità e sulla contabilità: la Commissione di controllo La stessa ordinanza prevede l’istituzione di una Commissione di garanzia per il “tempestivo controllo legale e contabile delle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile e contabile” composta da un magistrato contabile, con funzioni di Presidente, e da due esperti di riconosciuta professionalità, anche estranei alla Pubblica Amministrazione. © ActionAid International Italia – marzo 2006 92 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC Il controllo qualitativo sull’esecuzione dei progetti: la Società Italiana di Monitoraggio S.p.A. Il Comitato dei Garanti ha ritenuto opportuno affiancare l’attività del DPC a quella della SIM Spa che ha l’incarico di curare il monitoraggio degli interventi. L’istituzione di questi organismi di controllo conferma l’eccezionalità dell’intervento del DPC, il suo collocarsi al di fuori dell’attività normalmente prevista per il sistema. Inoltre, l’attivazione dell’intervento pubblico a partire dalle istanze di un gruppo di aziende private che a loro volta, in virtù del loro operare nel mondo delle telecomunicazioni e dei media, sono in grado di sollecitare il risparmio di centinaia di migliaia di cittadini, suscita le preoccupazioni circa il corretto utilizzo dei fondi. Si tratta quindi di istituire dei controlli che contemperino queste due esigenze: il buon utilizzo dei fondi privati da parte del sistema pubblico; il buon funzionamento del sistema pubblico in generale, il rispetto dei principi di corretta contabilità e il controllo sulla separazione delle gestioni pubblico/privato. Analisi del meccanismo di raccolta dei fondi Il meccanismo di raccolta dei fondi nel caso Tsunami si è basato principalmente sul sistema dell’invio di SMS, gestiti dalle compagnie telefoniche, di cui poi i proventi sono stati destinati alla Protezione Civile. Diciamo principalmente, perché in realtà una miriade di Amministrazioni Pubbliche e di realtà private hanno lanciato raccolte fondi in tale occasione. In alcuni casi i risultati sono stati modesti e i fondi raccolti si sono dispersi in iniziative locali non direttamente controllabili. Molti mezzi di comunicazione di sono fatti tramite per la realizzazione di raccolte fondi a livello nazionale e locale, trovandosi poi in obiettiva difficoltà al momento della destinazione dei fondi raccolti. La convergenza dei principali operatori verso la destinazione dei fondi raccolti al Dipartimento della Protezione Civile, se ha comunque rappresentato un prezioso elemento di collegamento tra le fonti di donazione, d’altra parte ha innescato una serie di polemiche sui mezzi di comunicazione di massa tra diverse Amministrazioni dello Stato che non ha certo influito favorevolmente sui donatori, i quali non sono stati in grado di avere la percezione chiara dell’utilizzo effettivo dei fondi da loro messi a disposizione se non dopo un considerevole periodo di tempo e quando ormai l’attenzione generale nei confronti dell’evento Tsunami si era assai affievolita. Si può rilevare che: il sistema non si è caratterizzato per una gestione unica della raccolta fondi e nemmeno c’è stato un coordinamento complessivo. Il fatto stesso che la maggior parte dei fondi sia stata raccolta da privati e poi destinata a strutture pubbliche ha generato una distorsione del sistema di fund raising che ha sicuramente penalizzato la gestione da parte delle organizzazioni non governative e internazionali; pur essendoci stati in passato episodi che avevano caratteristiche similari, si è trattato fondamentalmente della prima esperienza su larga scala di un meccanismo di raccolta fondi applicato a un evento internazionale; l’entità della tragedia e la mobilitazione internazionale che si è generata, non hanno permesso di fornire ai donatori obiettivi chiari e verificabili relativamente all’impiego dei fondi raccolti; il meccanismo stesso della raccolta effettuata tramite SMS, pur essendo stato sicuramente efficace in termini quantitativi, si fonda però su un atteggiamento da parte dei donatori che non favorisce né l’adeguata comprensione del gesto di donazione, né la possibilità di avere un riscontro reale in termini di obiettivi raggiunti rispetto alla donazione stessa. L’invio di SMS, infatti, pur essendo una tecnica ormai ampiamente utilizzata, fa leva su componenti puramente emozionali e mette in atto un comportamento che si caratterizza per il gesto prevalentemente di “elemosina” da parte del donatore, sia per l’entità modesta della donazione, sia per il meccanismo stesso dell’atto donatorio; la confusione seguita all’impatto dei media sull’opinione pubblica dopo la tragedia dello Tsunami non ha consentito ai donatori di avere la sufficiente chiarezza nell’esprimere consapevolmente le proprie preferenze per il destinatario finale dei fondi, generando quindi un atteggiamento di sospetto, alimentato dalle diverse dichiarazioni contraddittorie comparse © ActionAid International Italia – marzo 2006 93 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC sulla stampa da parte dei vari gestori dei fondi (Protezione Civile, Ministero Affari Esteri, Enti Locali, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative). Il risultato complessivo della raccolta fondi in Italia in occasione dell’evento Tsunami in effetti non è nemmeno quantificabile esattamente, così come non è stato possibile offrire all’opinione pubblica, nonostante gli sforzi di trasparenza che pure ci sono stati da parte di alcune strutture e in particolar modo da parte della Protezione Civile, un quadro complessivo chiaro e coerente dei fondi raccolti e degli obiettivi di assistenza e ricostruzione nelle aree colpite effettivamente raggiunti. Un altro elemento da considerare è il fatto che la raccolta fondi è stata originariamente effettuata sulla base di necessità legate alla specifica emergenza e che poi i fondi sono stati utilizzati soprattutto per interventi da considerarsi sostanzialmente post emergenziali o di sviluppo a medio, lungo termine. Il susseguirsi di dichiarazioni contrastanti da parte governativa sul reale stanziamento di fondi pubblici da parte dell’Italia e sul loro impiego non ha poi fornito ai contribuenti l’esatta dimensione dell’impegno del nostro Paese in merito agli interventi di sostegno strutturale (cancellazione del debito, sostegno al credito, cooperazione allo sviluppo). Anche la destinazione principale dei fondi raccolti a un unico Paese (Sri Lanka), pur rappresentando almeno una scelta ponderabile, non ha consentito di comprendere quale siano state le ragioni fondamentali di tale atteggiamento e quelle che hanno portato all’esclusione di altri Paesi dell’area altrettanto duramente colpiti dallo Tsunami. In generale, appare comunque criticabile il meccanismo di raccolta fondi utilizzato in questa occasione, in quanto non ha permesso ai contribuenti di avere l’esatta percezione che il loro atto di donazione abbia portato a risultati verificabili; inoltre il fatto che l’Amministrazione Pubblica abbia captato la maggior parte dei fondi disponibili, ha portato a un sottodimensionamento del gettito destinabile direttamente alle organizzazioni della società civile, che sono poi risultate in alcuni casi le destinatarie finali dei fondi raccolti in ambito pubblico. In tale modo si è venuto a creare un circolo di trasferimento dei fondi distorto, che vede la donazione partire da privati, essere gestita da strutture private (Comitato Aiuto Subito, compagnie telefoniche), affidata poi a una struttura governativa e infine, per una parte considerevole, da questa ultima riaffidata alle organizzazioni della società civile. L’impreparazione di forme stabili di raccolta fondi organizzate e coordinate secondo modelli che pur risultano funzionanti in altri Paesi europei ha costretto anche il Governo a legiferare nello specifico attraverso strumenti di urgenza quali i decreti, limitando in questo modo il controllo parlamentare su una materia tanto delicata. Occorre pertanto giungere in futuro a dotarsi di strumenti più adatti a essere utilizzati nel caso di emergenze internazionali, che possano favorire sia l’immediatezza delle donazioni, sia l’effettiva gestione da parte delle strutture della società civile che a livello di volontariato siano in grado di intervenire nei Paesi colpiti da emergenze e possano garantire l’utilizzo mirato e trasparente dei fondi raccolti. Ciò non deve naturalmente escludere l’intervento delle strutture pubbliche, sia quelle attrezzate in particolare per intervenire in caso di prima emergenza (Protezione Civile) sia quelle preposte a interventi di tipo strutturale (Ministero Affari Esteri e cooperazione decentrata). Il tutto va però coordinato in modo coerente, attraverso la preparazione di modelli di intervento adeguati e la disposizione di strumenti legislativi che favoriscano la convergenza tra ambito pubblico e privato. Inoltre, la mancanza di un efficace coordinamento a livello internazionale nelle sedi deputate (Unione Europea, Nazioni Unite) ha sicuramente influenzato la capacità nell’utilizzo più appropriato sia in termini quantitativi che qualitativi dei fondi raccolti dai privati cittadini e stanziati dalle strutture pubbliche. Trasparenza – scelta partner –pubblicizzazione delle informazioni – meccanismi di controllo Per ciò che attiene il capitolo trasparenza e meccanismi di controllo, occorre distinguere tra lo sforzo considerevole fatto in questa direzione dal Dipartimento della Protezione Civile e invece l’approssimazione dimostrata da altri attori (in primis dal Ministero Affari Esteri). La trasparenza, i meccanismi di controllo e le modalità di pubblicizzazione delle informazioni si dovrebbero intrecciare creando un circolo potenzialmente virtuoso, al fine di rispondere alla necessaria esigenza da parte dei donatori di avere ben chiari la destinazione finale e l’utilizzo da parte degli enti gestori dei fondi donati. Nel caso Tsunami ciò è avvenuto solo in parte. Per quanto attiene alle modalità di pubblicizzazione delle informazioni, al Dipartimento della Protezione Civile occorre riconoscere il © ActionAid International Italia – marzo 2006 94 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC grande lavoro fatto, in particolare attraverso Internet, per aggiornare costantemente sull’utilizzo delle donazioni, con notevole profusione di dati, tabelle e documentazione. Nella prima fase ciò è avvenuto piuttosto confusamente e l’aggiornamento non è stato molto puntuale, ma in seguito abbiamo potuto notare una maggiore precisione e organizzazione delle informazioni fornite. Tali dati sono stati pubblicizzati anche attraverso il Televideo Rai e tramite giornali e televisioni. Complessivamente il Dipartimento ha cercato di fornire ai cittadini un quadro completo di quanto stava avvenendo a seguito delle donazioni da loro effettuate. Assolutamente carente invece l’informazione da parte del Ministero Affari Esteri, se si esclude una prima fase nella quale ha cercato di fornire almeno alcune informazioni in merito alla presenza degli italiani nelle zone colpite e al recupero dei nostri connazionali. La Protezione Civile ha fornito periodicamente informazioni ai mezzi di comunicazione anche in merito alle missioni di controllo e monitoraggio effettuate in loco e nell’occasione dell’anniversario ha riportato all’attenzione dei media i risultati del lavoro effettuato. Per ciò che riguarda la trasparenza nella gestione dei fondi a disposizione, congiuntamente al sistema di controllo messo in atto che prevedeva organismi differenti (il Comitato dei Garanti, la Commissione di controllo, la Società Italiana di Monitoraggio S.p.A), occorre considerare che anche il nostro lavoro, nonostante ci siano state delle resistenze iniziali, è stato compreso dal Dipartimento della Protezione Civile tra gli strumenti utili a verificarne l’azione e che abbiamo potuto contare sulla disponibilità dei dirigenti del Dipartimento a fornirci le informazioni richieste. Ci è sembrato quindi interessante che da parte del Dipartimento, forse memore di operazioni precedenti che avevano lasciato qualche dubbio nell’opinione pubblica, ci fosse un atteggiamento in questo caso molto attento alle problematiche relative alla trasparenza nella gestione dei fondi ricevuti. Le polemiche più volte registrate dai mezzi di comunicazione e le dichiarazioni contraddittorie di alcuni funzionari pubblici non hanno favorito la trasparenza, così come il fatto che almeno in una certa fase si siano create incomprensioni evidenti tra Dipartimento della Protezione Civile e le organizzazioni non governative. I controlli effettuati e il monitoraggio continuo delle azioni hanno comunque permesso di seguire in modo abbastanza efficace l’evoluzione degli interventi. In questo panorama abbiamo però dovuto rilevare alcune debolezze, relative in particolare ai criteri di scelta dei partner del Dipartimento e di destinazione alle organizzazioni della società civile dei fondi per la realizzazione degli interventi. La mancata pubblicizzazione tempestiva di alcune convenzioni e l’assenza di informazione pubblica in merito all’attività del Comitato dei Garanti hanno costituito delle zone d’ombra di difficile comprensione nel panorama informativo fornito. Riguardo agli interventi del Ministero Affari Esteri il giudizio che è possibile esprimere sulle procedure previste per la pubblicizzazione, la trasparenza e il controllo è negativo. La mancanza di definizione chiara dell’intervento pubblico italiano, del reperimento dei fondi da capitoli di spesa originariamente destinati agli interventi di cooperazione allo sviluppo, l’assegnazione alle Ambasciate del ruolo di gestione in loco dei fondi a disposizione e di definizione dei progetti da realizzare non permettono ancora oggi, a distanza di oltre un anno dall’evento, di comprendere la quantità dei fondi effettivamente resi disponibili, le aree precise di intervento, le modalità di attuazione e di controllo della spesa. Se si sono quindi fatti indubitabili passi in avanti nella direzione della trasparenza nell’utilizzo delle risorse raccolte pubblicamente, occorre sicuramente definire un quadro più preciso in una materia tanto delicata, che possa permettere ai donatori di poter seguire nel tempo l’evoluzione degli interventi che si stanno realizzando, potendo contare su una serie di strutture che offrano le opportune garanzie di competenza per effettuare controlli sostanziali e non solo meramente formali. La duplicazione di strutture di gestione e controllo non aumenta necessariamente l’efficacia né della gestione e neppure del controllo, se non in presenza di una chiara definizione delle competenze e delle aree di intervento reciproco. Sarebbe forse auspicabile in questo ambito la creazione di una struttura specifica, dotata delle necessarie competenze e risorse, in grado di effettuare i controlli necessari e di offrire all’opinione pubblica quelle garanzie che possono solo rafforzare l’atteggiamento di solidarietà verso le popolazioni colpite da calamità naturali o da eventi emergenziali. Tale struttura dovrebbe prevedere la partecipazione di rappresentanti almeno delle principali organizzazioni coinvolte in azioni di intervento di emergenza a livello internazionale e svolgere effettivamente un’azione di controllo il più possibile “super partes” affinché siano rispettati al meglio tutti i codici etici di comportamento nell’utilizzo appropriato dei fondi raccolti e sia offerta la massima trasparenza. © ActionAid International Italia – marzo 2006 95 Parte Seconda IL CONTESTO UMANITARIO INTERNAZIONALE E IL RUOLO DEL DPC Efficienza, copertura ed efficacia In termini di assegnazione e rilascio dei fondi, il DPC ha dimostrato una notevole velocità d’azione: in poche settimane sono state allocate risorse per oltre quaranta milioni di euro, anche se in molti casi senza una definizione dettagliata degli interventi da effettuare, e con dei dubbi sull’esperienza di alcuni dei soggetti attuatori. Il metodo utilizzato (assenza di calls o bandi, presentazione e discussione del progetto in loco, orientamento e eventuale “ri-direzionamento” dei progetti da parte del DPC) è lo stesso adottato da ECHO attraverso i suoi “Delegati” sul terreno, per la risposta alla prima emergenza. Forse il sistema non è sempre adeguato in una fase di post emergenza e in considerazione della natura di gran parte degli interventi promossi (per il 64% di sviluppo socio-economico). Un altro aspetto ripreso dall’esperienza di ECHO è l’adozione di procedure simili a quelle del Framework Partnership Agreement, anche se ne è rimasta inevitabilmente esclusa la componente principale, ovvero la prevalutazione delle capacità del partner. Complessivamente, sul piano della gestione amministrativa e finanziaria si è comunque scelto - opportunamente - di adottare metodi di sperimentata efficacia. Per quanto riguarda la qualità degli interventi, per ora i dati disponibili non forniscono elementi tali da poter stimare la copertura delle azioni previste, né l’impatto dei progetti. Finora, nessun rapporto di valutazione sugli interventi è apparso nel sito del DPC, mentre sono disponibili rapporti di tipo legaleamministrativo. Inoltre, l’Italia e il DPC non partecipano alla principale iniziativa internazionale di valutazione per l’intervento post-maremoto, la Tsunami Evaluation Coalition (TEC) creata nel gennaio 2005, di cui fanno parte gli organismi governativi di tutti i principali Paesi donatori (AusAid Australia, BMZ Germania, CIDA Canada, Danida Danimarca, DC Irlanda, DfID UK, MAE Paesi Bassi, ECHO, MAE Francia, JICA Giappone, MAE Luxembourg, NORAD Norvegia, SDC Svizzera, Sida Svezia, USAID), le principali agenzie ONU (FAO, OCHA, UNDP, UNFPA, UNICEF, WFP, WHO), alcune grandi ONG internazionali (ActionAid, CARE, Cordaid, AIDMI, IRC, IFRC, World Vision) e i principali think tanks del settore (ALNAP, DARA Int, DEC, Feinstein International Famine Centre, Groupe URD). © ActionAid International Italia – marzo 2006 96 Parte Seconda RACCOMANDAZIONI PER LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE EMERGENZE RACCOMANDAZIONI PER LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE EMERGENZE L’intervento del DPC in Sri Lanka è stato condotto con intelligenza e buon senso, adottando procedure sperimentate e un approccio trasparente. Si è trattato di un’azione di buon livello tecnico e corretta sul piano amministrativo. Vediamone però gli aspetti più critici: 1. Metodologia generale. L’intervento è stato condotto tutto all’insegna dell’emergenza, benché nella maggioranza dei progetti si sia fatto un lavoro di riabilitazione e di sviluppo socio-economico. La scelta di questo approccio ha dato senz’altro dei frutti sul piano della rapida allocazione delle risorse, ma non ha consentito di procedere secondo metodologie e studi di fattibilità adeguati, come pure la situazione avrebbe consentito. L’approccio partecipativo è stato limitato alla consultazione con le autorità locali, in una logica essenzialmente bilaterale, e pochissimo si è fatto sul piano del capacity building. 2. Partnership e coordinamento interno. Dal punto di vista del coordinamento interno al programma, il livello è stato discreto, soprattutto per la scelta di operare in una zona circoscritta, limitando la dispersione delle risorse, e con un gruppo limitato di partner. La logica della scelta dei partner è meno evidente. Solo tre delle organizzazioni prescelte erano già attive nel Paese. Le altre, benché organizzazioni con un’esperienza certa nel settore, non avevano mai lavorato nello Sri Lanka. Si è voluto lavorare necessariamente con organizzazioni italiane in una logica che ha poco a che fare con la ricerca del miglior risultato per i beneficiari. Va poi detto che alcune delle organizzazioni scelte non hanno alcun tipo di reputazione specifica nel campo dell’aiuto umanitario internazionale o della cooperazione allo sviluppo. 3. Coordinamento internazionale. Nel coordinamento esterno, con altri attori e protagonisti della comunità internazionale, l’azione è stata meno in linea con le best practices di settore. Il programma non ha curato la consultazione sistematica con OCHA e le altre agenzie delle Nazioni Unite (ad eccezione della FAO), né con le grandi ONG internazionali, salvo che per un breve periodo. Si segnala l’assenza dell’Italia dal TEC (Tsunami Evaluation Coalition), la principale iniziativa di armonizzazione e di controllo della qualità, cui hanno partecipato tutti i governi donatori e le principali agenzie esecutrici. L’impressione è che si sia adottato un approccio italiano, poco aperto al confronto, alla collaborazione e al dialogo tecnico-metodologico. 4. L’intervento diretto del DPC. Il dipartimento si è riservato una fetta pari a circa il 50% del budget disponibile per l’esecuzione diretta di progetti. Questi sono stati realizzati attraverso accordi con imprese locali gestiti da esperti internazionali reclutati ad hoc. Di questa operazione non si coglie completamente il senso, dato che non esiste un evidente valore aggiunto rappresentato dal Dipartimento. Si sarebbero potuti offrire i finanziamenti direttamente alle controparti locali, dietro garanzie certe in termini di trasparenza e accountability. E l’esperienza del DPC nella gestione di appalti in Italia non è di alcuna utilità nel contesto di un Paese in via di sviluppo. In generale, al di là delle scelte fatte sul campo dai singoli partner del DPC, l’impressione è che ci sia stata un’attenzione limitata ad alcune delle principali questioni che animano il dibattito nella comunità umanitaria: concertazione, dialogo con le comunità di base, priorizzazione dei bisogni, interazione con gli attori internazionali, adozione di standard tecnici e deontologici. Il livello tecnico è stato curato attentamente, anche in termini di efficienza, ma quello metodologico risulta poco adeguato, specialmente in considerazione della portata dell’intervento. Un modello per l’aiuto umanitario italiano? L’aiuto umanitario, negli ultimi quindici anni, ha modificato profondamente il suo profilo. Rispetto agli interventi condotti fino al 1994, in cui la componente tecnica rimaneva prevalente, dopo la crisi del Ruanda si è proceduto a un riequilibrio degli elementi fondanti dell’umanitarismo, nel senso di una crescente attenzione ai temi della “protezione” e della diplomazia umanitaria, del capacity buiding e delle partnership locali, della neutralità e dell’indipendenza dalla politica. © ActionAid International Italia – marzo 2006 97 Parte Seconda RACCOMANDAZIONI PER LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE EMERGENZE L’azione umanitaria si presenta oggi come una disciplina particolarmente complessa e sofisticata, che richiede crescenti capacità di analisi, una forte componente diplomatica e un’estrema attenzione agli aspetti deontologici. Con le grandi emergenze complesse degli anni Novanta, si è meglio compresa l’esigenza di dotare l’azione umanitaria di una solida struttura plasmata sul diritto internazionale, di meccanismi di coordinamento internazionale, di metodologie compatibili con la lezione appresa in ambito di diritti umani e sviluppo. Si è meglio calibrato il ruolo di discipline integrative e complementari, quali il monitoraggio dei diritti e la risoluzione/trasformazione dei conflitti, mentre si è accentuata l’esigenza di una maggiore autonomia dal livello politico-governativo e dalle sue rappresentanze sul terreno (militari e agenzie di stato). Una spinta più decisa in direzione dell’indipendenza dalla politica è venuta dall’evoluzione delle relazioni internazionali che ha seguito gli interventi nei conflitti in Kossovo, Afghanistan e Iraq. Successivamente alla partecipazione diretta del nostro Paese e di altri Paesi donatori in quei conflitti, si è sviluppata negli ultimi anni una crescente difficoltà a operare in condizioni di sicurezza e sostenibilità in diversi Paesi. Il numero delle vittime di attacchi diretti contro le organizzazioni umanitarie è raddoppiato ogni anno, dal 2001 ad oggi, con una crescita esponenziale che può essere spiegata solamente con la crescente identificazione tra attori umanitari e potenze occidentali, con l’evidenziazione del carattere essenzialmente occidentale dell’umanitarismo e con l’identificazione dei governi donatori con le parti belligeranti. Questo quadro incoraggia all’adozione di politiche sempre più autonome e neutrali rispetto al ruolo dei governi e alle strategie economiche e di sicurezza. Non a caso, ad esempio, dopo una flessione del finanziamento alle ONG negli ultimi anni, dal 2004 ECHO ha rimesso il settore non governativo in testa delle sue scelte di partnership, avviandosi a riprodurre il quadro degli anni Novanta, con quasi due terzi dei finanziamenti concentrati sulle ONG. D’altronde, il sistema UN+ONG+Croce Rossa rappresenta da molti anni un meccanismo integrato e coordinato, certamente non privo di difetti ma complessivamente di grande impatto ed efficienza. Basti ricordare che a metà dello scorso decennio questo sistema ha consentito di gestire una massa di 56 milioni di rifugiati e sfollati e circa 300 milioni di vittime dei conflitti e dei disastri, con risorse limitatissime. Il nostro Paese, poco attento ai temi del diritto internazionale, non ha mai sviluppato una politica umanitaria che definisse principi e meccanismi di gestione dell’aiuto d’emergenza. Le soluzioni occasionali hanno sempre caratterizzato le decisioni dei nostri governi, senza consentire che alcuna istituzione acquisisse la leadership in questo settore. Una visione molto politicizzata dell’aiuto umanitario ha portato a scegliere di volta in volta quello che sembrava il sistema politicamente più opportuno, con poca considerazione per il consolidamento, la capitalizzazione delle esperienze e l’efficienza organizzativa. Il DPC rappresenta, ad oggi, il più efficiente dei meccanismi finora sperimentati, e c’è da sperare che nessuna sorpresa venga a guastare questa impressione generale. Ci sono stati scrupolo e attenzione, da parte dei dirigenti del Dipartimento, per evitare ogni rischio nell’uso dei fondi, con un moltiplicarsi perfino eccessivo di comitati di controllo e garanzia. Rimane però invalicabile il carattere strettamente tecnico di questa scelta, che evade le dimensioni politica, culturale e metodologica dell’intervento umanitario. Il vuoto legislativo, la debolezza del MAE, la mancanza di visione politica fanno del DPC la soluzione migliore tra quelle disponibili ma, pur sempre, una soluzione di ripiego. Il problema è che, anche a causa delle caratteristiche peculiari della nostra Croce Rossa nazionale, in Italia non esistono una cultura e una politica dell’umanitarismo, laddove si è invece sviluppata una presenza notevole di organizzazioni italiane - dal DPC alle ONG - sul terreno. Per affrontare in modo organico il problema bisognerebbe riportare il discorso al peccato originale: l’inesistenza di un organismo specifico che porti la responsabilità di gestire e coordinare a livello nazionale l’intervento umanitario internazionale dell’Italia. Un pezzo di sistema - Paese che possa assicurare al tempo stesso un ruolo operativo rilevante, una disponibilità adeguata di fondi, una politica aderente alla lettera e allo spirito del diritto umanitario internazionale e un’integrazione con la comunità umanitaria mondiale. Come abbiamo visto, questo ruolo è normalmente coperto dal MAE o dal Ministero della Cooperazione. Ma in Italia, il secondo non esiste (almeno per ora), mentre il primo non ha mai potuto o voluto sviluppare un approccio sistemico al problema. D’altronde, le considerazioni di cui all’inizio di questo paragrafo suggeriscono che piuttosto che tentare di riabilitare soluzioni “classiche” ci sia lo spazio per © ActionAid International Italia – marzo 2006 98 Parte Seconda RACCOMANDAZIONI PER LA CREAZIONE DI UN FONDO NAZIONALE EMERGENZE adottare una soluzione più innovativa e avanzata. Soprattutto in direzione di una maggiore trasparenza (non solo amministrativa) dell’azione italiana in questo campo. Una proposta La soluzione su cui il team di valutatori ha indirizzato la propria attenzione tenta di affrontare tre problemi centrali: a) la creazione di un organismo di competenza adeguata e dotato dei poteri necessari a garantire una risposta umanitaria mirata, proporzionale ed efficiente; b) l’indipendenza dell’azione umanitaria tanto da interessi di natura strategica o economica, quanto di tipo politico o propagandistico; c) la creazione di regole chiare e razionali per la corretta gestione delle donazioni private. L’ipotesi allo studio si articola su tre elementi: 1. la creazione di un Fondo Nazionale per le Emergenze (FNE), che assicuri una base di risorse certe e sempre disponibili per l’intervento d’urgenza. Per il finanziamento del FNE si potrebbero adottare meccanismi automatici, quale una quota fissa di proventi fiscali dello Stato, in modo di svincolarla dalla decisione politica contingente. Il fondo di base potrebbe poi essere di volta in volta integrato da specifiche allocazioni decise dal Governo o da finanziamenti provenienti da altre fonti; 2. la creazione di un Comitato Italiano per le Emergenze Internazionali (CIEI), che abbia la titolarità e il potere d’ordinanza per una gestione efficiente, autonoma e trasparente del FNE. Il Comitato dovrebbe essere composto da rappresentanti dei Ministeri competenti (Esteri, Sanità, Interno, Difesa), del DPC, della Croce Rossa, delle ONG, degli Enti Locali, e di altre istituzioni e organizzazioni rilevanti; nonché da esperti indipendenti di indiscussa reputazione e da personalità di alto profilo morale. Dovrebbero essere specificamente esclusi esponenti di partiti politici, di enti economici o imprese, di servizi segreti, e di altre categorie incompatibili con il profilo indipendente e immune da interessi particolari del CIEI. La composizione del CIEI dovrebbe assicurare che il numero dei rappresentanti governativi non sia mai maggioritario. Il Comitato non avrebbe alcuna capacità operativa diretta ma il potere di definire linee strategiche, priorità e allocazione di fondi, sulla base di criteri obiettivi e imparziali. La nomina del CIEI potrebbe essere affidata alla Presidenza della Repubblica o a un’altra istituzione indipendente, secondo criteri assolutamente rigorosi; 3. un intervento legislativo che chiarisca il sistema delle donazioni alla luce del ruolo dei grandi soggetti privati così come palesato nelle iniziative post Tsunami, in modo che siano assicurate la correttezza nell’utilizzo delle risorse, il rispetto della volontà dei cittadini, oltre che adeguate norme sulla defiscalizzazione. Sarebbe anche auspicabile che il settore non governativo sapesse produrre un meccanismo coordinato per la raccolta dei fondi (sul modello del DEC britannico) che possa rappresentare un naturale interlocutore per i donatori privati individuali e per fondazioni e imprese. © ActionAid International Italia – marzo 2006 99 Allegati ALLEGATO 01- CRONOLOGIA INTERVENTO ITALIANO EMERGENZA SUD EST ASIATICO Legenda Protezione Civile o DGCS MAE Presidenza del Consiglio dei Ministri 26 dicembre 2004 - Riunione di coordinamento tra Dipartimento della Protezione Civile, Unità di Crisi del MAE e Centro di Monitoraggio e Informazione della UE 26 dicembre 2004 - Ordinanza n. 3389 – Presidente Consiglio dei Ministri - Disposizioni di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud Est Asiatico 26 dicembre 2004 / 3 gennaio 2005 - Ponte aereo per il recupero dei cittadini italiani nelle zone colpite dal maremoto: 52 voli, 4308 passeggeri (3967 italiani e 342 stranieri) trasportati negli aeroporti italiani 26 dicembre 2004 – il DPC viene incaricato del coordinamento europeo in Thailandia 29 dicembre 2004 – Ordinanza n. 3390 – Presidente Consiglio dei Ministri - Disposizioni di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud Est Asiatico che recita: “Il Dipartimento della Protezione Civile è autorizzato a ricevere risorse derivanti da donazioni ed atti di liberalità da destinare all’attuazione delle iniziative di cui all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3389 del 26 dicembre 2004 (…)” 30 dicembre 2004 - Apertura dell’ospedale da campo a Hunawatuna, vicino a Galle – Sri Lanka o 30 dicembre 2004 - Riunione di coordinamento tra Ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, il responsabile del dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta o 31 dicembre 2004 - Alla Farnesina si tiene una riunione con i rappresentanti di Regioni, Province, Comuni, Università, organizzazioni non governative, Sindacati, Imprese, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali, Croce Rossa Italiana ed enti impegnati nel campo della solidarietà e del volontariato o 1 gennaio 2005 – Il Ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, annuncia che l’aiuto governativo italiano ammonterà a 70 milioni di euro 4 gennaio 2005 – Polemica tra il direttore della Protezione Civile, G. Bertolaso, e il Ministro degli Esteri G. Fini sulla gestione degli aiuti o 4 gennaio 2005 – Riunione delle Regioni alla Protezione Civile di Roma per coordinare gli aiuti o 7 gennaio 2005 - Partenza di un aereo cargo diretto in Sri Lanka con aiuti messi a disposizione dalle Regioni italiane 8 gennaio 2005 – Ordinanza 3392 del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud Est Asiatico (istituzione comitato dei garanti e commissione di garanzia) 8 gennaio 2005 – Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri - Nomina del Comitato di Garanti - Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3392. Il Comitato risulta composto da: On. le Giuliano Amato - Sen. Giulio Andreotti - On. Emma Bonino - Prof. Andrea Monorchio - On. Giorgio Napolitano 9 gennaio 2005 – Termina la raccolta fondi attraverso SMS solidali © ActionAid International Italia – marzo 2006 100 Allegati 10 gennaio 2005 - Prima riunione del Comitato dei Garanti o 10 gennaio 2005 - Seconda riunione di coordinamento degli interventi. Presiede il Segretario Generale del MAE, l’Ambasciatore Umberto Vattani e coordina il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Umberto Deodato. Partecipano Ministeri (Difesa, Ambiente, Agricoltura, Sanità, Interno, Pari Opportunità), Protezione Civile, CRI, Arma dei Carabinieri, Vigili del Fuoco, Regioni ed enti Locali, ONG impegnate nelle aree colpite, Agenzie ONU e OO.II. specializzate in materia 10 gennaio 2005 - Decreto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile - Costituzione della Commissione per il controllo sulla gestione delle donazioni in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico colpite dal terremoto e dal maremoto del 26 dicembre 2004. Il direttore della Protezione Civile, G. Bertolaso, nomina il dott. Angelo Canale- Vice Procuratore Generale della Corte dei Conti il dott. Antonio De Santis- Dirigente I fascia del Ministero dell’Economia e delle Finanze e il dott. Carlo Tixon - Dirigente II fascia del Ministero dell’Economia e delle Finanze, quali membri della commissione di garanzia 12 gennaio 2005 - Prima riunione della Commissione di controllo o 13 gennaio 2005 - Riunione del Gruppo di lavoro sui programmi in favore dei minori tra esperti della Cooperazione, ONG, Unicef o 14 gennaio 2005 - Missione della DGCS per predisporre gli interventi in favore dei minori in condizioni di vulnerabilità o 14 gennaio 2005 - Riunione di coordinamento degli interventi immediati in Sri Lanka 14 gennaio 2005 – Conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sui fondi privati e sui fondi stanziati dal Governo 17 gennaio 2005 - Seconda riunione della Commissione di controllo 18 gennaio 2005 – Firma dell'Ordinanza n. 3394 - Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud Est Asiatico. viene istituito un conto corrente specifico attraverso il quale sarà possibile far confluire al Fondo della Protezione Civile i contributi raccolti attraverso l’iniziativa degli SMS 19 gennaio 2005 – Firma dei primi protocolli d'intesa con i promotori delle sottoscrizioni SMS (Vodafone, Wind, Telecom Italia Mobile, Telecom, “3”, RAI, Mediaset)115 19 gennaio 2005 – Decreto Legge n. 2 – Interventi umanitari per le popolazioni del Sud Est Asiatico (autorizzazione spesa di 70 milioni di euro e disposizioni sul regime degli interventi del MAE) o 20 gennaio 2005 - Riunione del Programma Regionale di Cooperazione Universitaria 20 gennaio 2005 - Incontro tra i componenti del “Comitato un aiuto subito a favore degli Stati colpiti dal maremoto del Sud Est Asiatico” e i vertici del Dipartimento per definire modalità e possibili linee di intervento nella gestione delle somme raccolte nell’ambito della relativa sottoscrizione. 115 L’accordo con i gestori di telefonia mobile per la raccolta attraverso SMS è successivo all’accordo tra Rai e Mediaset. Dai protocolli si evince che al DPC verranno trasferite tutte le somme raccolte attraverso SMS in data 11 gennaio 2005. Sempre dall’accordo si desume che le spese di gestione sono a carico del DPC e non ricadono sui fondi privati. L’accordo della RAI consiste nel trasferimento di 2 milioni di euro - correlati al valore commerciale della pubblicità trasmessa nella giornata di lutto nazionale - sul conto bancario del DPC. © ActionAid International Italia – marzo 2006 101 Allegati 20 gennaio 2005 - Incontro tra il Coordinatore del Comitato di Garanti, On. Emma Bonino, con il Prof. Andrea Monorchio, componente dello stesso Comitato, e il Presidente della Commissione di controllo, dott. Angelo Canale, per l’esame delle possibili sinergie tra i due organismi 20 gennaio 2005 - Nota informativa sulle donazioni al Dipartimento della Protezione Civile da destinare alla realizzazione di interventi in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico colpite dal maremoto 21 gennaio 2005 - Seconda riunione del Comitato dei Garanti o 22 gennaio 2005 - 7 febbraio 2005 - missione per l’identificazione del programma DGCS e Regioni Italiane a favore dei minori 24 gennaio 2005 - Terza riunione della Commissione di controllo o 26 gennaio 2005 - Riunione di coordinamento degli interventi 31 gennaio 2005 - Terza riunione del Comitato dei Garanti 1 febbraio 2005 – Il Comitato Esecutivo del “Comitato un aiuto subito a favore degli Stati colpiti dal maremoto del Sud Est Asiatico”, a seguito di preliminare contatti con la Protezione Civile, delibera 116 di destinare al DPC le somme raccolte attraverso donazioni su CartaSi e apposito conto corrente finanziare il programma Muthur e il programma Galle e 3 febbraio 2005 – Pubblicazione dei primi prospetti relativi ai programmi di intervento del DPC o 9 febbraio 2005 - Delibera Comitato Direzionale MAE DGCS stanziamento fondi per gestione in loco Sri Lanka e fondo esperti 15 febbraio 2005 – Firma delle prime convenzioni con le ONG per i progetti di ricostruzione 15 febbraio 2005 – Firma del protocollo d'intesa con l'Unione delle Comunità Ebraiche 17 febbraio 2005 - Il Presidente della Camera, Pier Paolo Casini, consegna al Direttore della Protezione Civile G. Bertolaso aiuti per 200 mila euro della donazione della Camera in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico 18 febbraio 2005 – Pubblicazione dell'Ordinanza n° 3399 "Disposizioni urgenti di protezione civile, per la parte relativa alla gestione delle donazioni" 20 febbraio 2005 - Una pagina di ringraziamento agli italiani117 per le donazioni affidate al Dipartimento della Protezione Civile, da impiegare in aiuto delle vittime del maremoto, viene pubblicata gratuitamente dal Corriere della Sera 22 febbraio 2005 – Firma dell'accordo per la ricostruzione dell'ospedale di Matara 24 febbraio 2005 – Firma del memorandum of understanding relativo all'Ospedale di Kinnya 25 febbraio 2005 – Pubblicazione dell'Ordinanza n° 3402 "Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nei territori esteri " 116 Si tratta di circa 9 milioni di euro. In questo caso il Comitato entra nel merito di quali sono gli interventi su cui impiegare i soldi: per realizzare il programma Muthur ci si avvarrà dell’ausilio di ONG - sempre sotto responsabilità del DPC- mentre il programma Galle viene realizzato direttamente dal DPC. Sul programma Muthur si anticipa il 40% (sul conto del DPC) e il resto si dà a consuntivo dopo l’auditig del DPC. Per il programma Galle si salda su esibizione di documentazione contabili attestante i costi direttamente sul Fondo della protezione Civile. 117 Corriere della Sera, 20.02.2005. © ActionAid International Italia – marzo 2006 102 Allegati o 28 febbraio 2005 – Riunione tematica per problemi dei minori con i rappresentanti delle Regioni o 2 marzo 2005 - Incontro con i rappresentanti delle Università e gli esperti incaricati della gestione dell'emergenza per il Programma Regionale di Cooperazione Universitaria per la prevenzione delle catastrofi naturali e gestione delle crisi 5 marzo 2005 - Quarta riunione del Comitato dei Garanti 8 marzo 2005 – Primo report della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile 14 marzo 2005 - L’assemblea dell’Associazione Italiana ONG chiede una partecipazione più attiva all’uso dei fondi gestiti dalla DPC 14 marzo 2005 – Decreto Legge n. 35 riguardante Disposizioni urgenti nell’ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale (disposizioni per l’attività degli uffici distaccati del MAE art. 1 comma 15) 15 marzo 2005 – Firma di altre convenzioni con le ONG per i progetti di ricostruzione o 16 marzo 2005 - Delibera n. 45 del Comitato Direzionale del MAE per la Cooperazione allo sviluppo Per la concessione di un contributo per il programma promosso da organismo non governativo VIS per un importo totale del finanziamento di 838.514,00 euro : 18 marzo 2005 – Firma della convenzione con i Vigili del Fuoco 21 marzo 2005 – Pubblicazione delle convenzioni con FAO, Banca Etica/Etimos, Istituto Superiore di Sanità e con due ONG 21 marzo 2005 – Pubblicazione del secondo report della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile 22 marzo 2005 - Sesta riunione della Commissione di controllo 24 marzo 2005 – Ordinanza 3417 del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante Disposizioni urgenti in materia di protezione civile (art. 13 relativo a contrattualizzazione e trattamento esperti in missione nel sudest asiatico) 30 marzo 2005 – Riunione tra il Comitato dei Garanti e la rappresentanza delle ONG italiane 7 aprile 2005 – Pubblicazione da parte del Dipartimento della Protezione Civile del testo delle direttive concernenti modalità e procedure per l'utilizzo delle risorse destinate alla realizzazione degli interventi 11 aprile 2005 - Quinta riunione del Comitato dei Garanti 29 aprile 2005 – Ordinanza 3429 del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante Disposizioni urgenti in materia di protezione civile (art. 5 – movimentazione conti bancari intervento Sud Est Asiatico) 14 maggio 2005 – Conversione, con modifiche, del Decreto Legge n. 35 nella Legge 80 11 maggio 2005 - Settima riunione della Commissione di controllo 19 maggio 2005 - il Dipartimento conferisce alla SIM l’incarico di curare il monitoraggio: dal 19 al 26 maggio e dal 21 al 22 giugno si sono svolte interviste tra SIM e ONG © ActionAid International Italia – marzo 2006 103 Allegati 26 maggio 2005 – Firma del decreto 2271 del Capo del Dipartimento riguardante le modalità di gestione dei progetti da parte delle ONG (applicazioni ECHO) 31 maggio 2005 – Decreto Legge n. 90 riguardante Disposizioni urgenti in materia di protezione civile (interventi all’estero del DPC) 6 giugno 2005 – Firma del decreto 2362 del Capo del Dipartimento - tutti i progetti in fase di realizzazione si rimettono alle modalità di gestione definite nel decreto 2271 a eccezione di FAO e Consorzio Etimos per le quale saranno stipulate apposite convenzioni Giugno 2005 – Terzo rapporto della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal DPC 12 giugno 2005 – IV rapporto della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal DPC 16 giugno 2005 – Nuovo prospetto degli interventi proposto ai Garanti 18 giugno 2005 – Protocollo di intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Protezione Civile delle Regioni 25 /30 giugno 2005 - Missione DPC: presenti E. Bonino, A. Monorchio, A. Canale, rappresentanti del MAE, rappresentanti aziende telefoniche ed enti promotori delle sottoscrizioni, cinque donatori sorteggiati 26 giugno 2005 – Colombo: il gruppo di missione incontra le organizzazioni impegnate nella realizzazione dei 45 progetti in cantiere 17 luglio 2005 – Pubblicazione sul sito del DPC della relazione sulla missione di verifica del Comitato dei Garanti, rappresentanti donatori e promotori sottoscrizioni Dal 18 luglio al 6 agosto 2005 – Missione di verifica della SIM in Sri Lanka 26 luglio 2005 – Conversione, con modifiche, del Decreto 90/2005 nella Legge 152 28 luglio 2005 – Decreto del Capo del Dipartimento G. Bertolaso riguardante Attribuzioni e composizione della Struttura temporanea di missione operante nella Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka – abrogazione dei decreti del 10 marzo, 29 marzo e 7 aprile. 6 agosto 2005 – Rapporto intermedio sulle attività di monitoraggio del programma generale degli interventi (grado di avanzamento, efficienza ed efficacia dei risultati conseguiti) – rapporto della SIM 3 ottobre 2005 – Quinto rapporto della Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal DPC 7 ottobre 2005 – Nuovo prospetto degli interventi proposto ai Garanti 10 ottobre 2005 - Riunioni con il Comitato dei Garanti e i donatori: aggiornamento del quadro finanziario generale degli interventi e quadro finanziario relativo allo stato di attuazione degli interventi stessi 10 ottobre 2005 – Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardante Disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare la grave situazione in cui versa la popolazione del sud del Sudan 12 novembre 2005 - Aggiornamento del quadro finanziario generale degli interventi e quadro finanziario relativo allo stato di attuazione degli interventi stessi © ActionAid International Italia – marzo 2006 104 Allegati 12 novembre 2005 – Decreto del Capo Dipartimento su ulteriori disposizioni in materia di gestione delle risorse provenienti dalle donazioni e per la realizzazione degli interventi nell’area del Sud Est Asiatico. Si prevede una diversa disciplina per l’alimentazione del conto Italia consentendo anche il trasferimento delle risorse relative alla quota parte di finanziamento posta a carico del Dipartimento per gli interventi a gestione diretta, questo perchè a seguito dell’avvenuta stipula dei primi contratti per la realizzazione dei diversi lavori diretti da parte del DPC è emersa l’esigenza di assicurare la correttezza dei pagamenti nei temini stabiliti dai contatti stessi, evitando il rischio di interruzione dei lavori per temporanea carenza di risorse finanziarie. 26 dicembre 2005 – Alla missione di verifica del Comitato dei Garanti partecipano anche tre donatori sorteggiati 26 dicembre 2005 – Cerimonia di commemorazione in ricordo delle vittime a Negombo, Colombo. Presenti E. Bonino, A. Monorchio, G. Amato (Comitato dei Garanti), G. Bertolaso (Capo del DPC), V. Spaziante (Vicecapo DPC), A. Miozzo (Capo missione DPC) 26 dicembre 2005 – A Negombo, cerimonia di consegna della prima palazzina costruita con i fondi privati italiani © ActionAid International Italia – marzo 2006 105 Allegati ALLEGATO 02 - TABELLE Tab. 2 – Ripartizione Fondo Protezione Civile, al 3 febbraio 2005 N. INTERVENTI 9 2 3 6 1 1 3 3 1 3 1 ORGANISMO Dipartimento Protezione Civile VIS FAO SOLINT ETIMOS AFMAL ALISEI ISTITUTO SUPERIORE SANITA' CONGREGAZIONE APOSTOLICA DEL CARMELO VIGILI DEL FUOCO CESVI 2 1 1 MAGIS AIBI SOUTH ASIA WOMEN'S FOUND TOTALE ALLOCATI TOTALE DICHIARATI TOTALE DA ALLOCARE Fonte: elaborazione ActionAid International su dati Protezione Civile © ActionAid International Italia – marzo 2006 COSTO 20.995.735,10 3.705.000,00 3.000.000,00 3.000.000,00 3.000.000,00 1.600.000,00 1.050.000,00 700.000,00 600.000,00 410.000,00 650.000,00 45.510.000,00 DA DEFINIRE DA DEFINIRE DA DEFINIRE € 45.510.000,00 € 46.560.000,00 € 1.050.000,00 € € € € € € € € € € € € 106 Allegati Tab. 3 –Progetti DPC per tipo, area d’intervento e costo Progetto tipologia di intervento Distretti costo a carico donazioni SMS costo a carico DPC costo totale ricostruzione scuole Istruzione Galle € 1.468.561,50 € 163.173,60 € 1.631.735,10 tre scuole primarie e secondarie Istruzione Trincomalee € 2.174.400,00 € 241.600,00 € 2.416.000,00 ricostruzione scuole Istruzione Ampara € 1.785.600,00 € 198.400,00 € 1.984.000,00 ricostruzione scuole Istruzione Batticaloa € 1.137.600,00 € 126.400,00 € 1.264.000,00 allestimento campi ripristino condizioni di vita Trincomalee, Galle, Matara € 3.000.000,00 € 900.000,00 € 3.900.000,00 fornitura beni ripristino condizioni di vita Sri Lanka € 3.900.000,00 € 200.000,00 € 4.100.000,00 fornitura mezzi ripristino condizioni di vita Trincomalee € 1.000.000,00 € 1.000.000,00 ricostruzione ospedale Sanità Trincomalee € 3.350.000,00 € 150.000,00 € 3.500.000,00 pronto socc. e banca del sangue Sanità Matara € 2.350.000,00 € 150.000,00 € 2.500.000,00 struttura assistenza bambini sviluppo socioec. locale Trincomalee € 600.000,00 € 600.000,00 Traghetto sviluppo socioec. locale Trincomalee € 2.000.000,00 € 2.000.000,00 € 24.895.735,10 € 22.766.161,50 Fonte: € 2.129.573,60 elaborazione AAI su dati della Protezione Civile © ActionAid International Italia – marzo 2006 107 Allegati Tab. 4 – Convenzioni siglate tra Dipartimento della Protezione Civile e ONG italiane (dati al 1/4/2005)** N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 ONG VIS* VIS MOVIMONDO (Solint)* MOVIMONDO (Solint) MOVIMONDO (Solint) MAGIS ISCOS INCONTRO TRA I POPOLI* GVC GVC GUS – PROGETTO SUD COSV (Solint) COSV (Solint) COOPI (Solint) INTERSOS (Solint) CISP (Solint) CISP (Solint) CESVI CESVI AIBI ALISEI ALISEI AFMAL RIC. E COOPERAZIONE AISPO** TOTALE COSTO TOTALE PROGETTO € 3.300.000,0 € 900.000,0 € 732.000,0 € 291.450,0 € 475.000,0 € 1.331.606,0 € 615.678,0 € 463.802,0 € 505.800,0 € 800.000,0 € 1.110.000,0 € 743.000,0 € 480.000,0 € 376.500,0 € 750.000,0 € 550.000,0 € 450.000,0 € 300.000,0 € 350.000,0 € 1.404.738,8 € 400.000,0 € 650.000,0 € 1.598.415,1 € 587.566,0 € 1.100.000,0 € 20.265.555,9 CONTRIBUTO DONAZIONI € 2.805.000,0 € 900.000,0 € 722.000,0 € 291.450,0 € 475.000,0 € 1.331.606,0 € 615.678,0 € 300.000,0 € 505.800,0 € 800.000,0 € 1.110.000,0 € 743.000,0 € 480.000,0 € 376.500,0 € 750.000,0 € 550.000,0 € 450.000,0 € 300.000,0 € 350.000,0 € 1.404.738,8 € 400.000,0 € 650.000,0 € 1.598.414,1 € 587.566,0 € 1.100.000,0 DURATA PROGETTO FEB 2005 / APR 2006 FEB 2005 / GEN 2006 FEB / MAG 2005 FEB / LUG 2005 FEB / APR 2005 FEB 2005 / FEB 2006 MAR 2005 / MAR 2006 GEN / DIC 2005 FEB / AGO 2005 FEB / AGO 2005 MAR 2005 / FEB 2006 FEB / LUG 2005 FEB / LUG 2005 MAR / SET 2005 FEB / NOV 2005 FEB / MAG 2005 FEB / LUG 2005 FEB / OTT 2005 FEB / OTT 2005 GEN / DIC 2005 FEB / LUG 2005 FEB / AGO 2005 FEB 2005 / FEB 2006 MAR / AGO 2005 ZONA SRI LANKA Negombo – Kandy TrincomaleeWeligama-Matara-Dickwella Devinuwara Jaffna Ampara Galle e Trincomalee Tangalle – Hambantota Wellawate – Galle Trincomalee Trincomalee Matara Galle Hikkaduwa Trincomalee – Muthur Ampara Trincomalee – Muthur Galle Hikkaduwa Galle – Matara Trincomalee – Kinnya Trincomalee – Kinnya Ampara - Gampaha – Kandy Galle Galle – Matara Trincomalee – Muthur Ampara Trincomalee € 19.596,752,9 Fonte: Elaborazione ActionAid International su dati Protezione Civile ** AISPO ha firmato la convenzione a giugno 2005, ma qui inseriamo il dato per facilitare la lettura complessiva degli interventi in loco. © ActionAid International Italia – marzo 2006 108 Allegati Tab. 5 - Gli stanziamenti previsti dal MAE - Situazione Progetti ONG approvati N. ESECUTORI SETTORE INTERVENTO (titolo/luogo) Programma di emergenza in favore di bambini, adolescenti e donne in situazione di elevata vulnerabilità attraverso l'urgente psico-sociale ripristino dei servizi socio-educativi e la riattivazione di attivita' generatrici di reddito nel distretto di Ampara. PSICO 1 POG GVC PSICO 2 POG INTERSOS psico-sociale RICO 2 POG ONG UCODEP RICO 9 POG RICO 10 POG erogato Valore Finanziamento totale MAE previsto (euro) note 264.772 294.190 294.190 Programma psico-sociale a favore dei bambini e delle donne colpiti dal maremoto Trincomalee 270.000 300.000 300.000 ricostruzione Habitat per le famiglie di Panadura colpite dallo Tsunami. Kalutara 157.700 568.882 350.000 CISS/Comune di Palermo ricostruzione Rivitalizzazione dell’industria peschiera nella località di Vakaray (Batticaloa) 44.409 98.920 altre fonti di finanziamento: Comitato 49.343 26 dicembre di Palermo e Comune di Palermo (49.577 Euro) CISS/Comune di Palermo ricostruzione Costituzione di un Centro Giovanile interculturale e di formazione professionale a Kalmunai (Ampara) 23.486 105.101 altre fonti di finanziamento: Comitato 52.191 26 dicembre di Palermo e Comune di Palermo 52.9010 Euro) Sostegno socio-economico e ricostruzione dopo lo Tsunami nella RICO 8 CIPSI/ Regione Lombardia ricostruzione comunità di Mawella, Ampara POG 253.710 890.050 199.508 443.350 323.500 finanziati dalla regione 281.900 Lombardia e 282.800 da altri finanziatori Movimondo sanitario Riattivazione di emergenza e rafforzamento dei servizi materno infantili e di PHC nelle divisioni costiere del distretto di Ampara. Componente Gestione diretta sanitario Acquisti di beni e materiali sanitari nell'ambito della riattivazione di emergenza e rafforzamento dei servizi materno infantili e di PHC nelle divisioni costiere del distretto di Ampara. 22.000 137.400 SANI 2 POG CISP sanitario Riabilitazione funzionale del Rural Hospital di Thirukkovil, Ampara 231.750 515.000 515.000 SANI 3 POG AFMAL sanitario Ricostruzione e potenziamento del Reparto Maternità e Laboratorio dell’Ospedale Distrettuale di Arayampathy Distretto di Batticaloa Sri Lanka. 135.891 301.980 301.980 PSICO 3 VIS 70.108 400.000 157.352 SANI 1 POG psico-sociale Attivazione di strutture e servizi destinati ai minori © ActionAid International Italia – marzo 2006 altre fonti di finanziamento: Regione Toscana, Provincia di Bolzano, Circondario Emplorese Valdelsa, Lega Coop Italia (218.882 Euro) 443.350 Con il progetto finanziato alla ONG Movimondo sono previste alcune forniture di beni e materiali sanitari in gestione diretta a seconda delle fasi 137.400 raggiunte dal progetto altre fonti di finanziamento:Contributo Reg. Lombardia: 142.648 ; Contributo Comune di Imperia: 30.000 ; Contributo ONG: 70.000 109 Allegati N. ESECUTORI SETTORE RICO 1 ONG Asia ricostruzione RICO 5 ALISEI PSICO 4 UNIVER. CATT. RICO 3 COOPI INTERVENTO (titolo/luogo) Ricostruzione di emergenza per le famiglie di Panadura colpite dallo Tsunami ricostruzione Ricostruzione della scuola elementare di Paddiruppu Progetto a sostegno del riavvio del sistema educativo e formativo psico-sociale professionale a seguito dell’emergenza terremoto nel paese di Dicwkella distretto di Matara. ricostruzione Building houses in Sangamamgramam erogato Valore Finanziamento totale MAE previsto (euro) 159.390 404.200 354.200 157.500 345.000 345.000 52.245 383.395 246.213 607.890 100.283 581.385 157.500 350.000 350.000 0 598.600 598.600 sanitario Sanità Pubblica. Missione di identificazione da parte dell’ISS prevista in aprile 2005. Vedi road map SANI 5 CROCE ROSSA sanitario Progetto pilota per la realizzazione della rete di emergenza sanitaria nel Distretto di Batticaloa PSICO 5 ISCOS SANI 4 UNFPA RICO 22 GUS RICO 26 ALISEI Riabilitazione e ripresa delle attivita' produttive delle donne e Psico-sociale supporto sociale alle famiglie colpite dallo Tsunami nelle località di Beruwala - Kalutara Centri di servizio e assistenza nel settore della salute riproduttiva sanitario per donne, adolescenti e bambine nelle aree colpite dallo Tsunami Progetto di ricostruzione di case e supporto per famiglie colpite ricostruzione dallo Tsunami nel distretto di Hambantota ricostruzione Progetto di ricostruzione di case e supporto per famiglie colpite dallo Tsunami villaggio di Pandirippu nel distretto di Ampara 43.402 138.748 Regione Toscana 50.000 Euro (in approvazione) altre fonti di finanziamento: Regione Lombardia: 141.500 euro; Dono del 116.100 personale regionale: 10.795 euro; Università Cattolica del Sacro Cuore: 115.000 possibile cofinanziamento Regione 607.890 Emilia Romagna altre fonti di finanziamento: 212.995 euro (Regione Lombardia); 65.900 222.850 euro ONG; 24.800 euro (Altri finanziatori) ; 54.840 euro (Controparte locale) Supporto alle comunità di sfollati nel distretto di Ampara ICEI/MOVIMONDO Regione attraverso il ripristino di infrastrutture igienico-sanitarie e ricostruzione RICO 7 Lombardia scolastiche e sostegno alle attivita’ economiche nel settore agricolo, della pesca e del turismo comunitario SANI 6 Istituto Superiore di Sanità POG note 132.4486.300 parte locale 0 487.044 487.044 0 200.000 150.000Prato (150.000) 0 80.000 80.000 2.682.0218.323.291 6.419.948 totale decentrata 2.189.125 Fonte: MAE © ActionAid International Italia – marzo 2006 110 Allegati Tab. 6 – Il contributo della Cooperazione Decentrata in Sri Lanka ATTORI DECENTRATA Regione Toscana, Provincia di Bolzano, Circondario Emplorese Valdelsa, Lega Coop Italia PROGETTO Habitat per le famiglie di Panadura colpite dallo Tsunami. Kalutara Partner esecutore ONG UCODEP 218.882 Comitato 26 dicembre di Palermo Rivitalizzazione dell’industria peschiera nella e Comune di Palermo località di Vakaray (Batticaloa) CISS/Comune di Palermo Costituzione di un Centro Giovanile Comitato 26 dicembre di Palermo interculturale e di formazione professionale a e Comune di Palermo Kalmunai (Ampara) CISS/Comune di Palermo Regione Lombardia e altri finanziatori Sostegno socio-economico e ricostruzione dopo lo Tsunami nella comunità di Mawella, Ampara CIPSI/ Regione Lombardia Istituto italiani all'estero Riattivazione di emergenza e rafforzamento dei servizi materno infantili e di PHC nelle divisioni costiere del distretto di Ampara. Movimondo Istituto italiani all'estero Riabilitazione funzionale del Rural Hospital di Thirukkovil, Ampara CISP Regione Lombardia, Comune di Imperia, ONG VIS Attivazione di strutture e servizi destinati ai minori VIS Regione Toscana Ricostruzione di emergenza per le famiglie di Panadura colpite dallo Tsunami - Kalutara Progetto a sostegno del riavvio del sistema Regione Lombardia, Personale educativo e formativo professionale a seguito regionale, Università Cattolica del dell’emergenza terremoto nel paese di Sacro Cuore Dicwkella distretto di Matara. Euro 49.577 52.910 608.150 8.000 ONG Asia 8.000 242.648 50.000 UNIVER. CATT. 267.295 Regione Lombardia, Altri finanziatori, Controparte locale Supporto alle comunità di sfollati nel distretto di Ampara attraverso il ripristino di ICEI/MOVIMONDO infrastrutture igienico-sanitarie e scolastiche e Regione sostegno alle attivita’ economiche nel settore Lombardia agricolo, della pesca e del turismo comunitario 358.535 Comune di Modena, Overseas Progetto di ricostruzione di case e supporto per famiglie colpite dallo Tsunami nel distretto di Batticaloa OVERSEAS 175.128 Regione Toscana e Regione Marche Progetto di ricostruzione di case e supporto per famiglie colpite dallo Tsunami nel distretto di Hambantota GUS TOTALE DECENTRATA 100.000 2.139.125 Fonte: MAE © ActionAid International Italia – marzo 2006 111 Allegati Tab. 9 Ripartizione dei fondi tra soggetti attuatori –aggiornamento al 10.10.2005 n° interventi 11 2 1 1 1 3 1 1 2 2 1 1 2 2 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 43 attuatore Costo a carico donazioni costo a carico contributo DPC ONG a carico donazioni % sul tot costo tot progetto DPC VIS - Don Bosco ONG Banca Etica – ETIMOS FAO AFMAL MOVIMONDO AIBI MAGIS GVC COSV GUS AISPO ALISEI CISP INTERSOS Istituto Sup. di Sanità CESVI ISCOS Ricerca e Cooperazione Vigili del Fuoco ANPAS COOPI Misericordie Incontro fra i Popoli Monitoraggio TOTALE ALLOCATI 22.766.161,50 2.129.573,60 24.895.735,10 47,34% 3.200.000,00 505.000,00 495.000 4.200.000,00 7,04% 2.750.000,00 250.000,00 3.000.000,00 5,70% 2.750.000,00 250.000,00 3.000.000,00 5,70% 1.400.000,00 198.414,13 1.598.414,13 3,04% 1.350.805,00 137.645,00 1.488.450,00 2,83% 1.200.000,00 204.738,80 1.404.738,80 2,67% 1.050.000,00 281.606,00 1.331.606,00 2,53% 1.175.220,00 130.580,00 1.305.800,00 2,48% 990.000,00 233.000,00 1.223.000,00 2,33% 999.000,00 111.000,00 1.110.000,00 2,11% 820.000,00 280.000,00 1.100.000,00 2,09% 815.000,00 235.000,00 1.050.000,00 2,00% 851.250,00 148.750,00 1.000.000,00 1,90% 600.000,00 150.000,00 750.000,00 1,43% 450.000,00 225.400,00 675.400,00 1,28% 600.000,00 50.000,00 650.000,00 1,24% 554.110,20 61.567,80 615.678,00 1,17% 528.809,40 58.756,60 587.566,00 1,12% 360.000,00 140.000,00 500.000,00 0,95% 363.111,56 40.345,73 403.457,29 0,77% 338.850,00 37.650,00 376.500,00 0,72% 283.635,00 31.515,00 315.150,00 0,60% 270.000,00 30.000,00 163.802 463.802,00 0,57% 70.000,00 135.500,00 205.500,00 0,39% 46.535.952,66 6.056.042,66 658.802 52.591.995,32 100% TOTALE FONDI 47.179.528,12 6.056.043,56 643.575,46 0,90% TOTALE DA ALLOCARE 53.894.373,68 Fonte: Rielaborazione ActionAid International su dati della Protezione Civile - aggiornamento del 10.10.2005 © ActionAid International Italia – marzo 2006 112 Allegati Tab. 14: Stato di avanzamento dei progetti gestiti dal DPC - aggiornato al 22 dicembre 2005 Fonte: DPC © ActionAid International Italia – marzo 2006 113 Allegati Tab. 15: Stato di avanzamento dei progetti gestiti dal DPC - aggiornato al 22 dicembre 2005 Fonte: DPC © ActionAid International Italia – marzo 2006 114 Allegati Tab. 16: sintesi sullo stato di attuazione dei progetti gestiti da DPC e ONG – al 22 dicembre 2005 DPC cantieri aperti progetti in corso gare in corso concluse tot assegnato utilizzato ONG 11 4 4 3 22 17 8 25 24.820.735,00 13.460.847,43 19.955.056,16 14.159.298,57 Fonte: DPC - rielaborazione dati ActionAidInternational © ActionAid International Italia – marzo 2006 115 Allegati ALLEGATO 03 - GLI ARTICOLI PIÙ SIGNIFICATIVI USCITI SULLA STAMPA ITALIANA A un anno di distanza, in concomitanza con il primo anniversario del disastro, proponiamo quindi una breve raccolta di alcuni articoli usciti sulla stampa italiana. Il 23.12.2005, nell’articolo “Più di cento i progetti italiani. Finiremo a giugno”, L’Unità sottolinea che “il Governo italiano offrendo un anno fa 148 milioni di euro metteva nel conto anche la solidarietà privata che solo per i messaggini telefonici era riuscita a raccogliere 48,3 milioni di euro. Per il resto si contavano fondi della Cooperazione (35 milioni), del Ministero dell’Economia e degli Esteri, più 30 milioni della conversione del debito dei due Paesi maggiormente danneggiati – Indonesia e Sri Lanka - debito che per il momento risulta congelato. Della cifra iniziale finora sono stati stanziati 96 milioni di euro ed effettivamente spesi grosso modo la metà. (…) dice Mozzo: “Il 60-70% delle risorse sono state erogate e siamo riusciti a non pagare il 15% di IVA che il Governo di Colombo pretende (..). Abbiamo cantieri aperti e contiamo di chiuderli per marzo-giugno prossimi. Ma per riuscirci bisogna lavorare con le comunità e non tutti lo fanno. Bilancio positivo anche per le ONG italiane intervenute con 12 progetti: “Abbiamo già impegnato l’80% dei fondi, 71 milioni dice S. Marelli - quello che è mancato a fronte di questo impegno è la capacità di partecipare al processo decisionale su cosa fare e dove”. Panorama del 27.12.2005, “Quanto hanno ricostruito gli SMS” di Franca Riatti. “Gli italiani hanno già aperto oltre il 50% dei cantieri promessi, la media degli organismi internazionali presenti sul campo si ferma a 13,8 nel caso degli istituti scolastici e 6,8 per quel che riguarda i centri sanitari secondo i dati citati ufficiali del Governo di Colombo citati da Miozzo. Cifre che raccontano il successo incominciato lo scorso dicembre con 47.354.372 euro raccolti attraverso le sottoscrizioni di TG5, Corriere, Rai, Tim, Vodafone, Wind e Tre, fondi con cui sono stati finanziati 49 progetti realizzati dal DPC e da una ventina di ONG. Neanche uno di quegli euro è stato usato per coprire i costi di gestione dell’ufficio a Colombo, pagare aerei o stipendi. I sei milioni per le spese operative provengono tutti dalle casse del Dipartimento della Protezione Civile. Il DPC è l’unica realtà dell’aiuto umanitario in Sri Lanka ad aver ottenuto l’esenzione delle tasse doganali pari al 15%. Secolo d’Italia del 27.2.2005: “il 26 dicembre a un anno dall’onda anomala la Protezione Civile è tornata a Colombo per fare il punto degli interventi. La delegazione era guidata dal Capo della Protezione Civile Bertolaso e dal Vice Spaziante. C’erano inoltre E.Bonino, G.Amato, A. Monorchio del Comitato Garanti. Ad un anno dalla tragedia sono ancora 1000 i corpi senza nome tra cui un’ottantina di europei”. Il sole e 24 ore del 29.12.2005 “La Protezione Civile batte la Farnesina” – “Non rappresento il Governo ma la solidarietà degli italiani e devo dire – dice Amato (durante la cerimonia commemorativa in Sri Lanka) - senza nulla togliere alla bravura dei diplomatici italiani, che la Protezione Civile si è rilevata la migliore branca della Pubblica Amministrazione italiana, i risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Parole che hanno fatto sgranare gli occhi ai rappresentanti della Farnesina. La Stampa del 23.12.2005: “Gli italiani devono essere soddisfatti sia perché i soldi sono stati spesi bene, sia perché l’amministrazione si è dimostrata efficiente”. “Lo Tsunami degli aiuti: ancora in tenda”, di Marina Mastroluca, sul L’Unita del 23.12.2005: “Pareti di stoffa e telo di plastica per tetto per 67.000 persone a Banda Aceh è ancora la sola casa possibile. Per altre 30.000 l’unico riparo è una baracca di legno messa su alla meglio, mentre 400.000 persone sono ospitate da familiari. Un anno dopo la devastazione (…) si fa fatica a ricominciare. In tutta la regione solo un quinto delle case sono state ricostruite, la maggior parte degli sfollati non è nemmeno riuscita ad avere una casa temporanea. L’ottimismo delle NU che contavano di chiudere le tendopoli entro il 2005 si è stemperata strada facendo”. Il Riformista del 23.12.2005, articolo di Emanuela Giordana “L’aiuto che l’Italia portò dopo lo Tsunami. Ecco i miti e i fatti”: “A scorrere i dati illustrati dal comitato dei cinque saggi (…) c’è da levarsi il cappello di fronte all’efficienza dalla Protezione Civile.(…) Tutto oro? Vediamo quel che luccica. (..) Dei 42 progetti realizzati 25 dei quali affidati a ONG, 7 in convenzione con organismi internazionali e 10 realizzati direttamente dal DPC. Di questi 3 sono già conclusi, 11 sono i cantieri aperti e 4 le gare in corso. Quanto alle ONG 8 i progetti conclusi e 17 i cantieri aperti. Grafici conti e tabelle sono conclusi al capitolo “procedure” in cui con trasparenza si rendiconta non solo l’iter ma anche i ritardi inevitabili dove è in corso un faticoso processo di pace. Chi conosce Bertolaso e Miozzo non aveva dubbi che le promesse sarebbero state assolte con © ActionAid International Italia – marzo 2006 116 Allegati efficienza e competenza. (…) Qualcuno ha suggerito che sono due ottimi capomastro che lavorano nel cantiere sbagliato, nel dipartimento cioè che coordina tutte le strutture (dello Stato) per tutelare l’integrità (di beni e cittadini) dal pericolo dei danni derivanti da calamità naturali catastrofici” e che la Legge 225/92 stabilisce essere un “servizio nazionale” Il realtà il DPC sta espandendo la sua attività a macchia d’olio: dopo lo Sri Lanka il Darfur, dove un decreto estivo le ha dato mandato di agire. Il braccio della Presidenza del Consiglio tende cioè ad assorbire attività che prima svolgeva il MAE”. “Tsunami-Italia missione compiuta” di Luca Liverani del 23.12.2005 afferma che “una buona parte dei progetti sono già conclusi. Secondo Avvenire è un esempio di sussidiarietà realizzato in stile rispettoso dell’origine dei finanziamenti. Visto che la maggioranza dei fondi per i 42 progetti attivati in SL - l’89% - è arrivato da donazioni private, coerentemente la fetta più grossa - 76% dei programmi - è stata affidata a ONG (25 progetti per il 59%) o altri organismi (7 progetti per il 17%)”. Il Tempo del 27.12. 2005, “Consegnate le prime case costruite con gli SMS”: Bonino sottolinea “I soldi degli italiani sono stati spesi bene. Entro giugno le palazzine realizzate a Negoombo saranno 13. 204 famiglie avranno una nuova casa. Il lavoro realizzato con i fondi degli italiani riguarda tutto i Paese: si stanno realizzando pozzi, strutture sanitarie, impianti di potabilizzazione per rilanciare l’economia locale sia del sud dell’isola che del nord-est. “Per capire lo sforzo – sintetizza Amato - bisogna guardare concretamente i singoli progetti e vedere a quanti bisogni è stato necessario rispondere”. L’impegno del nostro Paese è anche politico: non solo per la scelta di destinare gli aiuti alle aree sotto controllo governativo e a quelle sotto influenza del Tigri Tamil ma anche per il tentativo di proporsi come interlocutore per i colloqui di pace tra le due parti. Nella visita realizzata dal Sottosegretario agli esteri M. Boniver ha dato la disponibilità a ospitare a Roma eventuali incontri a porte chiuse tra le parti”. “Il dramma dello Tsunami ha acceso i riflettori sul conflitto” intitola Avvenire del 28.12.2005: “Uno dei risultati raggiunti dall’evento Tsunami è certamente quello di aver messo le aree del Sud Est Asiatico al centro degli interessi dei mass madia; questo ha favorito l’accettazione degli accordi di Helsinki. Oltre allo smantellamento delle forze nazionali armate di Aceh, il braccio militare del Gam, l’accordo prevedeva la smobilitazione dell’esercito indonesiano nella provincia di Aceh. Giacarta potrà mantenere solo 14mila soldati e 9mila poliziotti reclutati localmente al posto degli iniziali 50mila soldati. Inoltre è stata varata l’amnistia e sono stati offerti degli incentivi economici alla gente locale per aiutarla ad integrarsi. Certo la pressione internazionale non è stata fortissima, ma l’attenzione dei media è stata sufficiente perché i protagonisti del conflitto dopo tanti anni trovassero un accordo”. Panorama, il 27.12.2005 in “Freddi calcoli misericordiosi” di Enzo Bettiza propone alcune considerazioni riassuntive che si possono trarre a un anno di distanza, affermando: “Sul piano umanitario 50 governi e agenzie hanno elargito un aiuto di circa 5 miliardi di dollari cui è stato aggiunto un altro miliardo e mezzo fornito da imprese e individui privati. Non sempre è andato tutto bene: casi di corruzione, sprechi, errori, hanno spesso inquinato questa grande operazione di soccorso internazionale. Non solo. Assai presto l’aspetto puramente umanitario è passato in secondo piano lasciando emergere dalle ondate del maremoto un fenomeno singolare e del tutto nuovo: l’utilizzo geopolitico di una spaventosa calamità naturale”. Libero del 28.12.2005, “Sottotiro Liberation e il Corriere della Sera: anche sprechi e opportunismi sugli aiuti umanitari dopo lo Tsunami. C’è chi ammette sbandamenti, ma le associazioni replicano “attacchi falsi e ipocriti”. Replica alla recente pubblicazione “Tsunami la vérité humanitaire”. (…) La tesi: le associazioni sono aziende a cui ci si rivolge per far carriera, le motivazioni ideali si perdono e i contatti con le popolazioni locali lasciano il posto a circoli dediti al gozzoviglio”. “Tsunami burocratico: Oceano Indiano, l’ONU spende un terzo degli aiuti per i suoi funzionari”, su il Foglio del 24.12.2005. A conclusione un estratto dal dossier de La Repubblica, 27.12.2005, “Sri Lanka, le accuse sugli aiuti riaccendono la guerra civile”, di r.bu: “A distanza di un anno, con 4.000 persone ancora considerate "disperse" e quasi mezzo milione di sfollati, Sri Lanka ha pagato uno dei prezzi più alti, con un costo approssimativo per la ricostruzione stimato dalla World Bank e da un consorzio delle banche asiatiche in un miliardo e mezzo di dollari per case, attività economiche, sanità, educazione. Se le cifre degli aiuti rese note dagli organismi di coordinamento fossero vere, i fondi raccolti sarebbero già quasi il triplo di quelli necessari. Ma con una delle amministrazioni a più alto tasso di corruzione del mondo l'impresa si è rivelata subito difficile, con l'aggravante di una guerra civile tra minoranza Tamil e maggioranza cingalese che, invece di placarsi com'è accaduto a Banda Aceh, ha ripreso vigore, alimentata anche dalle accuse sulla cattiva © ActionAid International Italia – marzo 2006 117 Allegati distribuzione dei fondi per le vittime. Dei 78mila alloggi da riedificare - metà dei quali in insediamenti lontani dal mare per via di una rigida legge governativa - ne sono pronti circa cinquemila, meno di un terzo di quelli ricostruiti in Indonesia, mentre sono in corso i lavori per altri diecimila. Le oltre 300 organizzazioni non governative che operano nello Sri Lanka per l'assistenza alle vittime avevano promesso di ricostruirne 32mila nel primo anno, ma non avevano evidentemente calcolato le difficoltà di reperire in loco tecnici specializzati per i loro progetti, i problemi burocratici creati dal divieto di edificare entro 200 metri dalle spiagge, la corruzione e l'incompetenza delle autorità denunciata dalla stessa magistratura dell'isola, nonché l'impennata dei costi dei materiali e della manodopera saliti di oltre il 60 per cento in quest'ultimo anno. Una situazione difficile che si riverbera anche in altri settori. Delle 180 scuole per le quali sono già stati stanziati i fondi, solo 10 sono state completate e consegnate, altre 124 lo saranno nel 2006 e 48 nel 2007. Analoghi i problemi dei progetti sanitari. Lo speciale trattato firmato dal Governo con 45 ONG ha portato alla costruzione di 10 cliniche e un deposito centrale di medicine, mentre ci sono da ristrutturare ancora 97 strutture danneggiate e altre 100 in condizioni precarie. Inoltre crea molto allarme un altro grave fattore ambientale, gli oltre 30 milioni di metri cubi di immondizia depositati in gran parte lungo le coste, nelle lagune e corsi d'acqua, con imprevedibili conseguenze sanitarie. In compenso, con i fondi che cominciano a scarseggiare nonostante i generosi aiuti giunti da ogni parte del mondo, 66mila famiglie hanno ricevuto in parte o per intero la somma spesa per ristrutturare le proprie abitazioni distrutte. Secondo l'agenzia per la ricostruzione e lo sviluppo Rada, tra il 70 e l'85 per cento delle 150mila famiglie colpite ha recuperato la propria fonte di guadagno che, nel 50 per cento dei casi, significa barche e reti da pesca. Ma molte ONG hanno lamentato l'impossibilità di controlli sulla corretta distribuzione degli aiuti, pressate - secondo numerose testimonianze - da politici locali e funzionari statali. Secondo una di queste denunce, ben 15mila famiglie della parte nord occidentale, nemmeno sfiorate dal cataclisma, hanno ricevuto impropriamente assegni mensili di sussistenza. Lo stesso ufficio della Ragioniera generale ha sostenuto che il Governo ha speso meno del 25 per cento del milione e mezzo di dollari stanziato per la ricostruzione a medio termine e appena il 10 per cento dei 700 milioni annunciati per i prestiti senza interesse. Per questi e altri motivi, secondo la denuncia di Oxfam, il 95 per cento delle vittime che non avevano case di proprietà e terreni intestati vive ancora in alloggi provvisori. Una realtà che la Rada attribuisce in gran parte alle restrizioni governative sui siti della ricostruzione. Tra le maggiori cause dei ritardi viene indicato il mancato coordinamento tra uffici governativi e organizzazioni umanitarie, un problema che il nuovo Presidente Mahinda Rajapakse eletto il 17 novembre scorso vorrebbe risolvere con un nuovo organismo alle dipendenze dell'esecutivo. Ma in parte anche a causa della sua nomina, la tensione tra la maggioranza cingalese buddista e i guerriglieri delle Tigri Tamil sembra ridare alimento alla guerra civile - che ha provocato il doppio dei morti dello Tsunami - con il rischio che si torni ai livelli precedenti alla tregua del 2002. Migliaia di monaci buddisti e numerose organizzazioni politiche che sostengono il nuovo leader avevano organizzato in campagna elettorale proteste e scioperi della fame per impedire che gli aiuti internazionali finissero ai territori Tamil del nord e nord est. Le stesse organizzazioni internazionali, giunte in massa nel martoriato sud e sud est dove si trovano gran parte dei resort turistici, non hanno osato avventurarsi in territori dove le violenze sono all'ordine del giorno, con attacchi di bombe e granate. È in questo contesto che Sri Lanka si appresta a celebrare l'anniversario del cataclisma con cerimonie buddiste, ma anche di altre religioni presenti in minoranza nel Paese. Un omaggio dovuto all'universalità del sostegno umanitario”. © ActionAid International Italia – marzo 2006 118 Allegati ALLEGATO 04 – PRINCIPALI DOCUMENTI DI BACKGROUND ORDINANZE E NORMATIVE Ordinanza n. 3389 Presidenza Consiglio dei Ministri Disposizioni di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni d’emergenza nell’area del Sud Est Asiatico. Ordinanza n. 3390 Presidenza Consiglio dei Ministri Disposizioni urgenti di protezione civile. Ordinanza n. 3392 Presidenza Consiglio dei Ministri Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud Est Asiatico. Ordinanza n. 3394 Presidenza Consiglio dei Ministri Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nell’area del Sud Est Asiatico. Ordinanza n. 3399 Presidenza Consiglio dei Ministri Disposizioni urgenti di protezione civile. Ordinanza n. 3402 Presidenza Consiglio dei Ministri Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare le situazioni di emergenza nei territori esteri. DECRETO del Capo del Dipartimento della Protezione Civile del 28 luglio 2005 Attribuzioni e composizione della Struttura temporanea di missione operante nella Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka. DECRETO Presidenza Consiglio dei Ministri Nomina del Comitato di Garanti di cui all’art. 1, comma 2, dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3392 dell’ 8 gennaio 2005. DECRETO Capo Dipartimento della Protezione Civile Costituzione della Commissione per il controllo sulla gestione delle donazioni in favore delle popolazioni del Sud Est Asiatico colpite dal terremoto e dal maremoto del 26 dicembre 2004 (art. 1, comma 4, dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3392 dell’ 8 gennaio 2005). DIRETTIVA Capo Dipartimento della Protezione Civile Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile – Direttive concernenti modalità e procedure per l’utilizzo delle risorse destinate alla realizzazione degli interventi nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dal maremoto del 26 dicembre 2004 – Roma – 7 aprile 2005 DECRETO Capo Dipartimento della Protezione Civile Modalità di gestione dei progetti da parte delle ONG nelle aree del Sud Est Asiatico colpite dallo Tsunami del 26 dicembre 2004 – 26 maggio 2005 DECRETO-LEGGE 19 gennaio 2005, n.2 Interventi umanitari per le popolazioni del sudest asiatico DECRETO LEGGE "Disposizioni urgenti in materia di protezione civile" Decreto-Legge n. 90 del 31 maggio 2005, G.U. n. 125 del 31 maggio 2005 LEGGE 24 febbraio 1992, n. 225. Istituzione del servizio nazionale della protezione civile © ActionAid International Italia – marzo 2006 119 Allegati LEGGE 9 novembre 2001, n. 401 Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 7 settembre 2001, n. 343, recante disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile LEGGE 26 Luglio 2005 n. 152 “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 31 maggio 2005, n.90, recante disposizioni urgenti in materia di protezione civile” Protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e Telecom S.p.A. Protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e Vodafone – Wind – TIM Telecom S.p.A. Protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e RAI Protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e Unione delle Comunità Ebraiche Protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e Comitato “Un aiuto subito…” Protocollo d’intesa tra Dipartimento della Protezione Civile e SEGEA gazzetta di Parma S.p.A. Decreto-Legge 30 dicembre 2004, n. 315 "Disposizioni urgenti per garantire la partecipazione finanziaria dell'Italia a Fondi internazionali di sviluppo e l'erogazione di incentivi al trasporto combinato su ferrovia, nonché per la sterilizzazione dell'IVA sulle offerte a fini umanitari" Delibera Comitato Direzionale DGCS MAE – Atto n. 18 del 9 febbraio 2005 CONVENZIONI Convenzione per la realizzazione del progetto “Gestione dell’Ospedale da campo Kinniya nella municipalità di Kinniya nello stato dello Sri Lanka ( Distretto Trincomalee) - AISPO Convenzione per la realizzazione di interventi a favore del riavvio delle attività inerenti la pesca nello stato dello Sri Lanka ( Distretto Trincomalee, Division di Mutur) - INTERSOS Convenzione per la realizzazione di strutture di prima accoglienza ed interventi psico-sociali nello stato dello Sri Lanka - Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini Convenzione per la realizzazione del progetto "Strutture e infrastrutture per la pesca" nello stato dello Sri Lanka - CESVI cooperazione e sviluppo onlus Convenzione per la realizzazione del progetto "Riabilitazione di piccoli edifici scolastici" nello stato dello Sri Lanka - CESVI cooperazione e sviluppo onlus Convenzione per la realizzazione del progetto "Riabilitazione degli edifici e ripristino delle attività della sede centrale del MOH Medical Officer for Health di Hikkaduwa e dei poli-ambulatori danneggiati dal maremoto delle division di Hikkaduwa - Distretto di Galle e Weligama - Distretto di Matara" nello stato dello Sri Lanka CISP Comitato Internazionale per lo sviluppo dei popoli Convenzione per la realizzazione del progetto "Riabilitazione d'emergenza delle strutture igienico-sanitarie danneggiate dallo Tsunami in case occupate a scopo abitativo e supporto alla riabilitazione delle medesime nella division di Hikkaduwa" nello stato dello Sri Lanka - CISP Comitato Internazionale per lo sviluppo dei popoli Convenzione per la realizzazione di un intervento per soluzioni abitative temporanee per le famiglie sfollate nello stato dello Sri Lanka - COSV Comitato di Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario © ActionAid International Italia – marzo 2006 120 Allegati Convenzione per la realizzazione di un intervento di prima emergenza per l'assistenza ai gruppi più vulnerabili nei centri sfollati nello stato dello Sri Lanka - COSV Comitato di Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario Convenzione per la realizzazione di "Soccorso e riabilitazione delle comunità locali" nello stato dello Sri Lanka - MAGIS Convenzione per la realizzazione di riabilitazione d'emergenza delle strutture danneggiate dallo Tsunami in case occupate a scopo abitativo nel distretto di Matara e riabilitazione di 1000 case parzialmente danneggiate nella divisione di Welligama, nello stato dello Sri Lanka - MOVIMONDO Convenzione per la realizzazione del progetto "Ricostruzione e riabilitazione di strutture e di servizi destinati alle famiglie, ai bambini e agli adolescenti colpiti dallo Tsunami nell'area di Negombo" nello stato dello Sri Lanka - VIS Volontariato Internazionale per lo sviluppo Convenzione per la realizzazione del progetto "Azioni di sostegno, ricostruzione e riabilitazione a favore delle famiglie colpite dallo Tsunami nell'area di Trincomalee" nello stato dello Sri Lanka - VIS Volontariato Internazionale per lo sviluppo Convenzione per la realizzazione di un progetto denominato "Ristrutturazione e potenziamento dei servizi sanitari dell'ospedale di Muthur" nello stato dello Sri Lanka - Associazione con i Fatebenefratelli per i malati lontani Convenzione per la realizzazione del progetto "Assistenza di emergenza alle famiglie di pescatori artigianali, colpite dallo Tsunami " nello stato dello Sri Lanka - ALISEI Convenzione per la realizzazione del progetto "Riattivazione d'emergenza della funzionalità operativa del Teaching Hospital Mahamorada in Galle" nello stato dello Sri Lanka - ALISEI Convenzione per la realizzazione del progetto "Ricostruiamo Wellawate" nello stato dello Sri Lanka INCONTRO FRA I POPOLI Convenzione per la realizzazione di un "programma integrale per la riabilitazione delle unità abitative del villaggio di Jaya, Sayurupura/Mudillagaha Watta e per la realizzazione di strutture e infrastrutture per la pesca nello stato dello Sri Lanka" - GUS Convenzione per la realizzazione del progetto di "veloce ripristino delle condizioni di vita di base per la popolazione affetta dallo Tsunami nella penisola di Jaffna" nello stato dello Sri Lanka - MOVIMONDO Convenzione per la realizzazione del progetto di "ripresa delle attività di pesca e cantieristica navale" nello stato dello Sri Lanka - ISCOS CISL Convenzione per la realizzazione del progetto di "sostegno al rientro delle famiglie ospitate nei campi di accoglienza nelle aree di origine e proprietà, nelle zone colpite dal maremoto" nello stato dello Sri Lanka GVC Convenzione per la realizzazione di un intervento urgente di "ripristino delle condizioni di vita di base e miglioramento della fornitura di acqua potabile nella divisione di Pottuvil, distretto di Ampara" nello stato dello Sri Lanka - COOPI Convenzione per la realizzazione del progetto di "ripristino delle strutture e dei sistemi micro-economici del settore peschiero nel distretto di Trincomalee" nello stato dello Sri Lanka - GVC Convenzione per la realizzazione del progetto di “rapido ripristino delle condizioni igienico ambientali a Kulmunai e ricostruzione della nuova sede amministrativa della divisione di Pottuville nello stato dello Sri Lanka – distretto di Ampara - MOVIMONDO Convenzione per la realizzazione del progetto “sostegno alla comunità di pescatori di Potuvil nello stato dello Sri Lanka – distretto di Ampara – RICERCA E COOPERAZIONE © ActionAid International Italia – marzo 2006 121 Allegati Convenzione per la realizzazione di interventi per il potenziamento dei Vigili del Fuoco dello Sri Lanka Ministero dell'Interno - Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile Convenzione per la realizzazione di interventi di post emergenza nello stato dello Sri Lanka - Banca Popolare Etica Proposta di piano di intervento per l'avvio di linee di interventofinalizzate al sostegno di attività di microfinanza - Consorzio ETIMOS e Banca Etica Agreement for the realization of the project OSRO/SRL/504/ITA "Emergency assistance for the rehabilitation of fisher folk communities in the Tsunami -affected districts of Trincomalee, Matara, Galle and Hambantota" - FAO Convenzione per la realizzazione del progetto "sostegno alla comunità di pescatori di Potuvil" nello stato dello Sri Lanka - RICERCA E COOPERAZIONE Convenzione per la realizzazione del progetto di "rapido ripristino delle condizioni igienico-ambientali a Kulmunai e ricostruzione della nuova sede amministrativa della divisione di Pottuville" nello stato dello Sri Lanka - MOVIMONDO Convenzione per la realizzazione del programma di "valutazione della situazione socio-sanitaria e nutrizionale ed il monitoraggio dell'efficacia degli interventi sanitari italiani nei distretti di Trincomalee, Matara e Galle" nello stato dello Sri Lanka - ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA' Convenzione per la realizzazione del progetto “Looking at tomorrow – Guarda al domani” – nel distretto di Galle, località Unawatuna e Dewata nello stato dello Sri Lanka – A.N.P.A.S – ASSOCIAZIONE NAZIONALE PUBBLICHE ASSISTENZE Convenzione per la realizzazione del progetto “Aiutiamo i bambini dello Sri Lanka – Camminiamo mano nella mano… in località Nilaveli nel distretto di Trincomalee e Akkaraipattu nel distretto di Batticaloa, nello stato dello Sri Lanka – CONFEDERAZIONE NAZIONALE MISERICORDIE D’ITALIA PUBBLICAZIONI MAE/DGCS – La gestione della crisi: il caso Tsunami Dossier AGI, Cooperazione Italiana allo Sviluppo: maremoto in Asia DOCUMENTI MAE/DGCS - Missione DGCS nelle aeree colpite dal maremoto per predisporre gli interventi in favore dei minori in condizioni di vulnerabilità. MAE/DGCS – Gruppo di lavoro minori – resoconto riunione 13/1/2005 Ministero Pari opportunità – Missione nel sud est asiatico MAE/DGCS – Coordinamento piano aiuti sud est asiatico prospetto degli interventi in Sri Lanka, Thailandia ed Indonesia – 26/1/2005 Rapporto intermedio sulle attività di monitoraggio del programa generale degli interventi PROTOCOLLO D'INTESA Dipartimento della Protezione Civile e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Protezione Civile della Regione Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile– Quinto report © ActionAid International Italia – marzo 2006 122 Allegati Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile– Quarto report Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile– Terzo report Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile– Secondo report Commissione per il controllo contabile e di legalità sulle azioni poste in essere dal Dipartimento della Protezione Civile– Primo report Dipartimento della Protezione Civile – Ministero Salute Sri Lanka - Accordo di ricostruzione dell’ospedale di Matara –22/2/2005 Dipartimento della Protezione Civile – Sintesi della relazione tecnica del progetto preliminare dell’edificio magazzino e dell’edificio pronto soccorso e banca del sangue presso il General hospital di Matara - Ing. Bruno G. Lamonaca – Ing. Massimiliano Severino Dipartimento della Protezione Civile – Governo Sri Lanka – Memorandum of understanding – 24/2/2005 Dipartimento della Protezione Civile – New Kinnya Hospital Preliminary drawing – Arch. Sandro Coppari – Ing. Andrea Veschi – 22/2/2005 Ministero dell’Educazione Sri Lanka – Lettera di approvazione per la ricostruzione dell’edificio scolastico di Thotagamuwa – 16/3/2005 Dipartimento della Protezione Civile italiana – New Thotagamuwa School Preliminary drawing – Ing. E.De Francesco –Ing. Angelo G.Pizza – Arch. M.Licciardello – 13/3/2005 Gli interventi nel sudest asiatico aprono seri interrogativi sulle competenze e i rapporti istituzionali nelle attività di cooperazione con i paesi terzi – Nino Sergi - Intersos Emergenza maremoto e Governo italiano – documento Campagna “Sbilanciamoci” Dipartimento della Protezione Civile – Stato di attuazione programmi – 12/4/2005 ARTICOLI STAMPA Tsunami. Dietro lo scontro niente – G.Marcon – Il Manifesto – 2/1/2005 Tsunami, pochi spiccioli dal Governo italiano – T.Fontana – L’Unità – 3/1/2005 B&M versus F&D – Come la Farnesina ha perso (e continua a perdere) i suoi uomini migliori – Lettera 22 4/1/2005 Ora e sempre croce rossa – E.Giordana - Lettera 22 4/1/2005 "Vogliono gestire i nostri soldi? La Protezione Civile non si ritira" – A.Mattone - La Repubblica 4/1/2005 Fini: "Alla Protezione Civile la gestione dei fondi per l'Asia" – La Repubblica 4/1/2005 L’Italia e la cooperazione internazionale nel 2005 – La Voce – 7/1/2005 Maremoto: gli aiuti ai raggi X – G.Frangi – Vita – 14/1/2005 La Protezione Civile: un’agenzia per lo sviluppo “fai da te”? – Il Cosmopolita 17/1/2005 Lo Tsunami della Farnesina e il futuro della cooperazione allo sviluppo – Il Cosmopolita 17/1/2005 © ActionAid International Italia – marzo 2006 123 Allegati Maremoto: la Protezione Civile collaborerà con le ONG – Vita – 21/1/2005 Maremoto: serve agenzia super-partes per gestione aiuti – L.Maci - Misna – 23/1/2005 Tsunami, la colletta-sms mette in crisi i volontari – M.Smargiassi – La Repubblica – 21/2/2005 Aiuti interessati – E.La Ferrara S.Radaelli – La Voce 21/2/2005 Grazie agli italiani – pagina pubblicitaria – Protezione Civile – Corriere della Sera 21/2/2005 Così usiamo i fondi per lo Tsunami – G.Bertolaso – La Repubblica 28/2/2005 Tsunami: canto del cigno della cooperazione – G.Barbera - Solidarietà Internazionale Cipsi 28/2/2005 Il maremoto scatena gli sms ma la burocrazia li ferma – M.Magrini V.Melis – Il sole 24 ore 4/3/2005 Tsunami: due mesi dopo l’Italia dà il via alla ricostruzione – Ansa – 7/3/2005 Sri Lanka, un tetto per 300 famiglie: “Grazie Italia” – C.Muscau – Corriere della Sera – 8/3/2005 Tsunami, al via i primi progetti – P.Ciociola – Avvenire 8/3/2005 Tsunami: le ONG chiedono di incontrare i garanti – P.Manzo – Vita 11/3/2005 Lo Tsunami e gli aiuti pubblici allo sviluppo – C.Sdralevich – La Voce – 11/3/2005 Gli aiuti allo Sri Lanka – G.Bertolaso – Il sole 24 ore – 11/3/2005 Uno Tsunami di solidarietà dagli italiani – G.Rocchi – Avvenire – 12/3/2005 Tsunami, si sbloccano i fondi – R.Romagnoli – Il Messaggero – 12/3/2005 Gli aiuti mai arrivati - Alberto Negri - Il Sole 24 ore – 29/3/2005 Bonino: sui fondi allo Sri Lanka chiarimento domani con le ONG - Mario Margiocco 29/3/2005 Il Sole 24 ore – Pochi gli aiuti arrivati nell’Asia devastata dallo Tsunami - Gabriel Bertinetto - L’Unità – 30/3/ 2005 Alle ONG la metà delle donazioni italiane. Un protocollo per le emergenze future - Luca Liverani Avvenire 31/3/2005 Inondati dagli aiuti – D. Rieff - Internazionale, n. 578/2005 Protezione Civile e ONG: - A.Raimondi – Villaggio Volint un binomio per l’emergenza, la riabilitazione e lo sviluppo Tsunami, l’Italia fa mezzo passo indietro - Marco Magrini e Valentina Melis - Il Sole 24 ore - 16/5/2005 Tsunami, ricostruzione ombra - Luca Miele - Avvenire – 4/6/2005 Cooperazione, l’insostenibile assenza - Valerio Calzolaio - Avvenimenti – 3/6/2005 Dossier Stampa – comunicati e articoli su interventi sull’emergenza maremoto Regioni italiane Rassegna stampa n. 1 – Protezione Civile italiana Rassegna stampa n. 2 – Protezione Civile Italiana STUDI E RICERCHE © ActionAid International Italia – marzo 2006 124 Allegati Ricerca “I buoni e i cattivi dell’Unione Europea” – ActionAid International – Eurodad – Oxfam International Dossier Maremoto - Caritas Nota di missione in Indonesia, Sri Lanka, Thailandia – Dgcs/Regioni italiane LINK A RISORSE SUL WEB Dipartimento della Protezione Civile Ministero degli Affari Esteri - MAE Ambasciata d'Italia in Colombo - Embassy of Italy in Colombo Cooperazione allo Sviluppo - Emergenza Sud Est Asiatico Osservatorio Interregionale Cooperazione Sviluppo OCHA – United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs Relief Web FCE - Tsunami Information Centre EUROPA - ECHO - Crisis in Asia ActionAid International ActionAid International Italia Croce Rossa Italiana Dossier Tsunami – La Repubblica © ActionAid International Italia – marzo 2006 125 Allegati ALLEGATO 05 - BIOGRAFIE DEGLI AUTORI GIUSEPPE AMBROSIO Nato a Taranto nel 1971, laurea in Economia Aziendale alla Università Luigi Bocconi di Milano con una tesi sulla gestione del personale nelle organizzazioni senza scopo di lucro. Dal maggio 1996 è direttore di VITA Comunicazione, oggi VITA Consulting, con compiti di coordinamento generale e di sviluppo progetti di fund raising e partnership tra il mondo non profit e quello profit. Dal gennaio 2000 è docente della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi nella divisione sanità, enti locali e non profit e ricercatore CERGAS dove coordina le attività del Network delle Aziende Non Profit. Collabora con il settimanale VITA Non Profit Magazine e ha pubblicato: “La Gestione del Personale nelle aziende non profit”, 1998 EtasLibri (con Federica Bandini); “Manuale pratico per la gestione delle organizzazioni non profit”, 2000 EtasLibri (con Riccardo Bonacina); “Comunicare nel non profit”, 2004 Carocci (con Maurizio Regosa). ANOTELLA BUCCI Laureata in Economia e Commercio all’Università la Sapienza di Roma con una tesi sui problemi del debito estero e la gestione della politica monetaria nei Paesi in via di sviluppo, si specializza alla Columbia University di New York (tesi “Family and enterprise in Japan: their effects on the economic system). Dopo un periodo di lavoro a Nomisma presso il laboratorio di politica industriale (A.Bucci:"Joint ventures: Characteristics, motives and effects", in : G. Gualtieri (a cura di): "The Impact of Joint Ventures on Competition; the Case of the Petrochemical Industry in the EEC", Nomisma 1991, collana Documenti di Studio CEE) entra presso il Servizio Studi dell’Istituto Mobiliare Italiano dove approfondisce la conoscenza degli strumenti derivati (E.Barone, A.Bucci:"Valuation of Multiple Options: an Application to the Exchange Rate Market of the Italian Lira": "CRF-Centro Ricerche Finanziarie-Gruppo IMI", Serie Economica, febbraio 1991,n.7; FINANZA IMPRESE E MERCATI, a.III, n.2, 1991). Successivamente passa dieci anni presso l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nelle direzioni Istruttorie e alla direzione Studi Economici e Giuridici. Attualmente è responsabile dei rapporti associativi di Terre des Hommes e coordina la segreteria del CINI. E’ docente di legislazione sociale e sanitaria e di marketing sociale presso l’Istituto Cortivo. LUCA DE FRAIA Attualmente è Direttore del Dipartimento di Advocacy e Partnership di ActionAid International: un team di dieci persone responsabile delle attività di ricerca, sensibilizzazione e campaigning sui temi delle risorse per la lotta all’HIV/AIDS, la sovranità alimentare e la responsabilità sociale dell’impresa. Nel 2005 De Fraia ha seguito da vicino la preparazione del Summit del G8, in contatto con le istituzioni italiane e la Commission For Africa, e con la partecipazione alla organizzazione del concerto del Live8 di Roma, quale rappresentante della Coalizione italiana contro la povertà. Dal 1998 al 2002 ha coordinato la campagna italiana per la cancellazione del debito, Sdebitarsi, parte del movimento Jubilee 2000. Fra i risultati più importanti ai quali la campagna ha contributo, l’adozione da parte dell’Italia di politiche avanzate per la cancellazione del debito, con l’approvazione della legge 209 nel luglio del 2000. Nella posizione di coordinatore di Sdebitarsi, ha preso parte alla preparazione delle iniziative della società civile per il Summit G8 di Genova 2001, all’interno del gruppo dei portavoce del Genoa Social Forum. Dal 1988 ha partecipato alle attività del movimento antiapartheid, sostenendo l’ufficio della African National Congress in Italia. GIANNI RUFINI Gianni Rufini è un esperto di aiuto umanitario, già direttore del coordinamento europeo delle ONG umanitarie VOICE, dal 1997 al 2001. Dal 1996 è membro della Post-war Reconstruction and Development Unit dell’Università di York. Dal 1985, ha lavorato in India, Ghana, Palestina e Argentina come direttore di progetti di sviluppo ed aiuto umanitario. Inoltre, è stato impegnato in oltre 60 missioni in Africa, Asia, Medio Oriente, Balcani e America Latina, con diverse ONG italiane e internazionali, ed agenzie delle Nazioni Unite (FAO e UNDP-UNOPS). Già membro del Pearson Peacekeeping Centre (Canada), attualmente è direttore di ricerca per il CeSPI, e coordinatore di corsi presso le università La Sapienza di Roma e Bocconi di Milano, nonché per l’ISPI, e per il Master in Cooperazione dell’Università La Sapienza. Insegna anche presso la Scuola Superiore S. Anna di Pisa, l’ULB di Bruxelles, American University di Washington, John Cabot University e Legon (Ghana). Infine, è Direttore della rete di formatori umanitari Fields, e membro degli Editorial Board di Humanitarian Affairs Review (Brussels) e The Humanitarian Times (Washington). © ActionAid International Italia – marzo 2006 126 Allegati STEFANO OLMETI Stefano Olmeti si occupa di ricerca, formazione e consulenza manageriale per il settore pubblico nazionale e internazionale presso la Scuola di Direzione Aziendale dell'Università Bocconi di Milano. Dopo aver conseguito il Dottorato di Ricerca in Economia Aziendale, si è concentrato su due aree di interesse specifiche: il funzionamento manageriale e lo sviluppo organizzativo delle organizzazioni internazionali governative e non governative. E' attualmente Condirettore del Master of Public Management (MPM) e docente responsabile dei corsi Management of International Institutions e Human Resources Management in Public Institutions. Si interessa inoltre di orientamento professionale, cambiamento organizzativo e coaching. © ActionAid International Italia – marzo 2006 127 Allegati ALLEGATO 06 - INDICE DEI NOMI Amato; 19; 81; 82; 103; 108; 119; 120 Andreotti; 19; 81; 103 Astroni; 10; 11; 72 Bertolaso; 13; 17; 19; 23; 24; 25; 47; 54; 55; 65; 66; 103; 104; 105; 107; 108; 119; 120; 127 Bonino; 19; 21; 29; 47; 48; 62; 64; 81; 103; 105; 107; 108; 119; 120; 127 Canale; 19; 62; 81; 104; 105; 107 De Santis; 19; 81; 104 Deodato; 17; 20; 22; 28; 64; 104 Di Bartolomei; 12; 23; 72 Fini; 17; 19; 22; 25; 64; 103; 126 Gay; 38; 43; 72 Marelli; 25; 26; 27; 28; 29; 47; 48; 50; 63; 73; 119 Martina; 63 Monorchio; 19; 62; 81; 103; 105; 107; 108; 119 Mozzo; 63; 119 Napolitano; 19; 81; 103 Oliva; 11; 18; 23; 24; 72; 81; 82 Pacifico; 6; 64 Salinari; 26; 27; 50; 73; 82 Scelli; 19; 28 Sergi; 26; 28; 82; 126 Spaziante; 13; 24; 25; 32; 34; 54; 64; 66; 71; 108; 119 Tixon; 19; 81; 104 Torcia; 12; 16; 72 Zamagni; 75; 82 © ActionAid International Italia – marzo 2006 128 Allegati © ActionAid International – marzo 2006 Il documento può essere liberamente utilizzato per intenti correlati a campagne di promozione, istruzione e ricerca, a condizione che sia fatto pienamente riferimento al presente documento. I testi citati nella presente ricerca sono tratti da fonti pubbliche e dalla rete Internet. Laddove non è stato possibile recuperare la fonte precisa della citazione restiamo a disposizione per ulteriori integrazioni e correzioni da parte dei rispettivi autori. Per ulteriori informazioni: [email protected] ActionAid International Via Broggi 19/A 20129 Milano Tel. 02/742001 www.actionaidinternational.it © ActionAid International Italia – marzo 2006 129