il ritorno della lattina

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IL RITORNO DELLA LATTINA
Dimenticatevi l’immagine “low cost” della lattina di birra. Oggi sono i birrifici artigianali americani, ma
non solo, a rilanciarla come contenitore alla moda. I motivi sono molti e fanno pensare che il “ritorno
della lattina” sta per arrivare anche in Europa…
L’immagine della birra in lattina in Italia non è mai stata considerata molto bene dagli estimatori.
Collegata irrimediabilmente a prodotti da grande distribuzione e a lager di tipo industriale risentiva spesso e
volentieri di un gusto “ferroso” che allontanava gli intenditori e limitava la circolazione delle lattine al consumo
casalingo o alle situazioni estreme. Insomma, quelle dove ci si doveva accontentare.
Ma negli ultimi tempi qualcosa sta decisamente cambiando.
Negli Stati Uniti, dove il consumo di birra è certamente più elevato e dove la lattina ha sempre goduto di una
maggiore considerazione, i produttori artigianali si stanno praticamente lanciando in massa ad
abbracciare il piccolo contenitore di alluminio. A smuovere le acque ci aveva pensato già dieci anni fa circa
la Oskar Blues del Colorado, “lattinando” la sua Dale’s Pale Ale. Nel 2009 un articolo pubblicato sul sito della
Brewers Association, l’organizzazione che rappresenta il mondo craft statunitense, parlava di qualcosa come
cinquanta birrifici artigianali impegnati a proporre le loro birre in lattina.
Nel 2013 questo numero è praticamente triplicato.
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I tanti vantaggi della lattina
Come questo sia potuto succedere va spiegato. E le ragioni sono molteplici.
Innanzitutto le lattine non sono più quelle di una volta. La birra non è più a contatto con la parete interna di
alluminio che è stata rivestita di una pellicola neutra, inodore e insapore, che permette il mantenimento di tutte
le proprietà organolettiche della birra stessa. Questa è stata la rivoluzione più significativa senza la quale la
rinascita della birra in lattina non sarebbe mai stata possibile.
Potendo garantire una qualità perfetta, sono emersi poi tutti gli ulteriori vantaggi della lattina nei confronti della
bottiglia.
In primo luogo la protezione della birra stessa. A differenza del vetro, anche di quello scuro, che non
protegge del tutto la birra dai raggi solari, la lattina è impenetrabile. La lattina poi è decisamente più leggera
del vetro ed è praticamente infrangibile. Ergo da un lato una cassa di lattina è più facile da trasportare
rispetto a una di bottiglie, dall’altro con la lattina scompare qualsiasi problema di sicurezza legato alla
frangibilità del vetro.
La leggerezza dell’alluminio inoltre comporta, nel trasporto, un maggiore quantitativo di birra rispetto
al volume occupato. Un elemento che diventa vantaggio anche per chi, la birra, la deve poter stoccare con
facilità nel proprio deposito, sia esso quello di un distributore o di un locale.
Altro vantaggio è dato dallo spessore del contenitore. Indubbiamente più sottile nella lattina che nella bottiglia.
La cosa comporta come conseguenza pratica una velocità di raffreddamento nettamente superiore a quella
della bottiglia.
Infine l’immagine. La inseriamo come ultima cosa ma non è certo la meno importante. Perché la lattina può
essere uno straordinario veicolo di comunicazione del brand. Superiore sotto certi aspetti a quello
rappresentato storicamente dalla bottiglia. Basta osservare le lattine di Brooklyn Brewery e di Sierra
Nevada per rendersene conto, ma è chiaro che una superficie circolare permette ai grafici di sbizzarrirsi
ampiamente.
Il caso americano
Negli Stati Uniti, come abbiamo detto, la lattina è ritornata prepotentemente in auge. Per il consumatore
americano, fattori come la maggiore facilità di riciclaggio e la possibilità per la lattina di arrivare in luoghi
dove le bottiglie non arrivano o arrivano con fatica (pensiamo ad esempio a un picnic domenicale o a una
gita con gli amici), sono ulteriori vantaggi che hanno facilitato l’esplosione del fenomeno. Addirittura a
Scottsdale, in Arizona, si tiene ogni anno un vero e proprio festival interamente dedicato alle birre in
lattina e a partecipare sono aziende di assoluto prestigio come Kona Brewing, Goose Island, New Belgium,
Oskar Blues, Sierra Nevada, Anderson Valley… E un altro dato a sostegno del successo della birra in lattina è
dato dal sito Craft Cans (www.craftcans.com) che può vantare qualcosa come quasi 1200 birre artigianali in
lattina segnalate.
Dopo Oskar Blues, numerosissime aziende si sono allineate al trend. Tra le più importanti, sia in termini di
qualità sia di diffusione, vi è certamente la californiana Sierra Nevada, fondata nel 1980 e attualmente al
secondo posto in classifica negli States per volumi di birra venduta.
Il suo fondatore e titolare, Ken Grossman, in una recente intervista ha spiegato: «Siamo sempre stati
affascinati dal discorso lattine. Non siamo partiti prima solo perché dovevamo trovare una linea adatta alle
nostre esigenze. Ma una volta risolto questo aspetto abbiamo subito iniziato a mettere in lattina sia la nostra
bestseller, la Sierra Nevada Pale Ale, sia la Torpedo Ipa. Ed è probabile che non ci fermeremo qui».
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I primi esempi in Europa
L’onda lunga americana non poteva non approdare anche in Europa. Sono anni che gli States dettano la strada
da seguire quando si parla di birra artigianale e sono loro ad avere storicamente acceso la “miccia” sulle
produzioni craft. Il loro risveglio dopo anni di omologazione lager è passato attraverso gli stili più disparati ma
non hanno mai perso di vista i gusti dei consumatori. In lattina viaggiano le loro India Pale Ale e le loro Brown
Ale, le American Pale Ale e le loro lager… Birre di facile approccio ma di grande intensità e carattere. La
dimostrazione più concreta che si può fare buona birra artigianale senza per forza doversi inerpicare su
estremismi vari…
Ma, in Europa? L’Europa sta riscoprendo le birre in lattina. Per inciso molti dei produttori delle nuove
lattine senza sapore di alluminio vengono fatte proprio nel Vecchio Continente e così gli impianti necessari alla
produzione.
La crescita più lenta è dovuta solo al costo dell’investimento iniziale e alle maggiori dimensioni, nonché
capacità di spesa, dei birrifici americani. Ma i consumatori sono più che pronti ad accettare la birra
artigianale in lattina.
Lo hanno già dimostrato gli scozzesi di Brewdog che con le loro Punk Ipa e Dead Pony Club hanno invaso il
mercato dei beershop e delle birrerie più specializzate. La risposta è stata più che positiva.
Dopo di loro ecco i norvegesi di Lervig Aktiebryggeri e gli svizzeri di Bad Attitude. Entrambi hanno
sposato la causa delle lattine senza incertezze. Altre sono in arrivo dal Belgio. Parliamo di piccoli e medi
produttori ovviamente, trascurando volutamente le grandi multinazionali che, alla lattina, non hanno mai
rinunciato.
Ma appare sempre più chiaro, a tutti gli operatori professionali della filiera (produttori, distributori, gestori e
comunicatori) che quello della lattina sarà un ruolo destinato a crescere parecchio anche nei mercati europei.
Italia inclusa.
Il parere di alcuni esperti
Per concludere questa nostra rapida indagine sulla rinascita internazionale della lattina come contenitore di
birre di qualità eccellente, abbiamo voluto sondare il terreno con alcuni opinion leader italiani.
Il primo tra questi è Lorenzo Dabove, spesso meglio noto come Kuaska, degustatore professionale e
giudice internazionale con un curriculum lunghissimo e un’esperienza unica in Italia. È interessante
riportare un suo aneddoto. «Circa una decina di anni fa mi trovavo in Repubblica Ceca con alcuni colleghi e ci
sottoposero a un assaggio alla cieca di alcune lager. Una parte era stata spillata dalla bottiglia, una parte della
lattina e noi dovevamo indovinare la loro “provenienza”. Non ci fu alcun problema. Qualche anno più tardi,
questa volta a Londra, venni sottoposto allo stesso “esperimento”. E ne sbagliai tre. Oggi come oggi, sono
convinto che non ci siano differenze qualitative tra bottiglia e lattina e la stessa birra, in entrambi i
contenitori, risulta identica».
Quello di Kuaska è un giudizio sulla qualità del contenuto, aspetto su cui lui è davvero un riferimento di livello
mondiale, ma anche sugli altri aspetti/vantaggi delle lattine sono arrivate delle conferme. Un giornalista di
lungo corso nel campo birrario come Maurizio Maestrelli non ha dubbi: «Il ritorno della lattina è un
fenomeno nuovo, ma destinato a durare. Sono troppi i vantaggi perché questa tendenza non si debba
consolidare. Vantaggi equamente divisi tra i produttori, che così possono abbattere i costi, i gestori dei locali e
la distribuzione, facilitati a livello di gestione, e i consumatori, che sono garantiti nella qualità della birra e
vedono moltiplicate le occasioni di consumo».
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